D'Alema ed i suoi sanno
bene di essere stati i carnefici del socialismo italiano e di aver
dato vita - negli anni - ad un partito liberal-capitalista che ha,
oggi, Renzi suo leader e rappresentante.
Ad ogni modo, chi è
rimasto socialista, lo sa bene.
Del resto anche in tutta
Europa, dopo la fine del Psi di Craxi, il cosiddetto "socialismo
europeo" si è trasformato nel liberal-capitalismo europeo.
Prima con le privatizzazioni selvagge all'italiana, che proprio Craxi
tentò di contrastare, e via via con le varie Loi Travail di
Hollande, i Jobs Act renziani, le liberalizzazioni, il precariato
sociale, le misure di austerità, i tagli alle spese sociali, tutto
in nome di una Europa economicistica ed elitaria che i cittadini
europei stessi, se potessero decidere direttamente, avrebbero da
tempo rifiutato.
Su Bettino Craxi, grande
statista che non necessita di alcuna riabilitazione nè nazionale nè
sicuramente internazionale, è stato scritto molto. Interessante un
recente romanzo scritto da Pietro Carubbi, lucchese, classe 1967,
ragioniere programmatore laureatosi in Filosofia e romanziere.
Nel suo "La seconda
vita di Bettino Craxi", edito dalla Fuoco Edizioni, Carubbi fa
rivivere e soprattutto fa ancora vivere Bettino Craxi. Lo fa vivere
come se non fosse mai morto, quel 19 gennaio 2000, ma avesse
semplicemente deciso di aver "fatto credere" di essere
morto. Per invece continuare a vivere e viaggiare, persino in Italia,
sotto mentite spoglie.
Nel romanzo in realtà
non c'è pressoché alcuna azione. Ci sono piuttosto riflessioni e
ricostruzioni storiche. E' come se lo stesso Craxi scrivesse le sue
memorie e formulasse giudizi sulla Prima e sulla sedicente Seconda
Repubblica. E Carubbi nel suo romanzo vi riesce alla perfezione, con
un linguaggio colto e tagliente che potrebbe essere attribuito allo
stesso Craxi.
Un Craxi che racconta le
sue origini e quelle della sua famiglia, socialista da sempre. Un
Craxi che racconta gli anni della Segreteria del Psi e del
rinnovamento autonomista, nel solco della tradizione libertaria di
Pierre-Joseph Proudhon, Giuseppe Garibaldi e Carlo Rosselli.
A Garibaldi, in
particolare, Craxi si rifarà sempre, al punto di collezionarne i
cimeli. Critico nei confronti del comunismo materialista, ma pronto a
dialogare con i comunisti in nome degli oppressi, proponendo, nei
primi Anni '90, una lista di Unità Socialista. Proposta caduta nel
vuoto sino al linciaggio politico-mediatico ordito in primis dai
post-comunisti. Da quelli che, D'Alema in testa, finiranno per essere
i migliori amici degli Stati Uniti d'America imperialisti e della
NATO, al punto da offrire - durante la guerra del Kosovo del 1999 -
l'uso delle basi militari italiane per bombardare la Serbia (sic !),
già partner commerciale dell'Italia.
A tal proposito, come
riporta Carubbi nel suo libro, Craxi dichiarava: "L'Italia non è
la portaerei fissa della NATO nel Mediterraneo".
Nel romanzo di Carubbi
c'è, condensata, dunque, tutta la vita politica di Craxi sino
all'esilio di Hammamet. C'è il politico machiavellico che, in nome
dell'interesse del Paese, dialoga con i Paesi del Mediterraneo,
anziché entrarvi in conflitto, come hanno fatto spesso le potenze
europee negli ultimi decenni. C'è il politico che taglia quattro
punti della scala mobile per contrastare l'inflazione galoppante. C'è
il politico che rilancia il Made in Italy nel mondo e che finanzia
segretamente vari movimenti di liberazione nazionale: da quello
sandinista del Nicaragua sino all'OLP palestinese, il Partito
Socialista di Spagna allora ancora illegale ed i socialisti cileni
sottoposti alla dittatura di Pinochet. C'è il politico che, in nome
della sovranità del Paese, si oppone alle ingerenze statunitensi.
C'è il politico che contrasta le privatizzazioni selvagge, ma che
pagherà per la sua politica quale capro espiatorio attraverso la
falsa rivoluzione denominata Tangentopoli, la quale mirava a
dimostrare che lui, lo statista socialista per eccellenza, si era
personalmente arricchito attraverso il finanziamento illegale alla
politica (sic !).
Proprio quel
finanziamento illegale che lui stesso per primo aveva denunciato,
quando tutti sapevano che i partiti politici italiani (e non solo !)
- dal dopoguerra - si finanziavano illegalmente, ovvero prendevano
"in nero" danari privati o, molto peggio, attraverso il
parastato (la Dc) o il finanziamento illegale proveniente dall'Unione
Sovietica (il Pci).
Craxi, che mai si
arricchì personalmente, denunciò tutto ciò in tempi non sospetti,
proponendone una riforma, oltre che lo denunciò alla Camera dei
Deputati in un famoso discorso del 3 luglio 1992.
Ormai era tardi ed il
sistema gli crollò addosso. Crollò addosso a lui e a gran parte dei
socialisti della sua corrente autonomista. Il 70% dei quali assolti
negli anni a seguire, ma ormai la loro vita e la loro salute era
rimasta compromessa. Taluni si suicidarono. Il Partito Socialista
Italiano finirà per sempre di esistere.
Non ci resta dunque che
onorare la memoria di Craxi ed il romanzo di Pietro Carubbi lo fa,
chiudendosi con una speranzosa poesia e con una frase che Carubbi fa
dire a Craxi: "C'è chi mi paragona anche a Giuseppe Garibaldi".
Eh sì, anche Craxi, come
Garibaldi, rimarrà per sempre un Eroe immortale per tutti i
socialisti e per tutti i rivoluzionari d'ogni tempo che hanno ancora
il coraggio di sognare e di amare.
Luca Bagatin
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