Eduard Limonov, al secolo Eduard
Veniaminovich Savenko è, per il sottoscritto, il simbolo più
fulgido del nostro tempo, così come in passato lo furono Gabriele
d'Annunzio e Pier Paolo Pasolini.
Di lui e del suo partito, il Partito
Nazionalboscevico, scrissi entusiasticamente già qualche anno fa,
definendolo scrittore anti-intellettuale e anti-politico nel senso
più positivo del termine.
Oggi ritorno a parlare di Limonov,
scrittore e dissidente russo, e non smetterò di farlo nei mesi a
venire credo, in quanto il suo ultimo libro - "Zona industriale"
- edito da Sandro Teti, è in questi giorni presentato in Italia
dallo stesso Limonov, il quale è uscito dal suo Paese natale dopo
ben vent'anni.
Eduard Limonov è uno scrittore di 75
anni portati benissimo. Un dissidente integrale, impossibile da
inquadrare e che non ama le etichette. E' un nazionalista moderato,
un socialista "dalla linea dura", un anticapitalista capace
di unire i valori della destra patriottica e della sinistra sociale
tipici del Socialismo Russo, che è poi il miglior socialismo
originario europeo dell'Ottocento: quello del populismo russo del XIX
secolo, quello di Pierre Leroux, di Marx, Engels, Bakunin, Proudhon
di cui parlano scrittori queli Michéa e De Benoist.
Limonov è un intellettuale dei nostri
tempi senza pretese se non quella di promuovere la sua visione
eurasiatica e nazionalbolscevica del mondo. Un autodidatta, ex
teppista amante della letteratura e della poesia nell'URSS degli Anni
'60, che negli Anni '70 si farà volutamente espellere per approdare
negli USA ed ove vivrà di scrittura e di umilissimi lavori, assieme
alla ex moglie Elena (che, come segnala anche il suo sito
ufficiale web www.tout-sur-limonov.fr,
si trovava fra il pubblico romano alla presentazione di "Zona
industriale" del 7 maggio scorso).
Negli USA, Limonov, inizierà a
frequentare circoli culturali e alla moda e raggiungerà la prima
notorietà nel 1979, attraverso il romanzo "Sono io, Edika",
uscito postumo in Italia nel 1985 con il provocatorio titolo "Il
poeta russo preferisce i grandi negri".
Bisessuale dichiarato, Limonov non
smetterà mai di scandalizzare volutamente il pubblico con il suo
linguaggio a tratti scurrile, violento, provocatorio, erotico
all'estremo, ma anche profondamente sensibile.
La scrittura e la vita di Limonov sono
per molti versi state segnate dagli abbandoni sentimentali prima di
Elena Schapova e successivamente della cantante Natalia Medveva, che
lo sposò negli Anni '80.
Forse anche queste delusioni lo
spingeranno a divenire un "poeta soldato", come d'Annunzio,
partecipando negli anni '90 alla guerra civile nell'ex Jugoslavia a
fianco dei serbi e successivamente tornando in Russia ed organizzando
un gruppo di poveri, sbandati, emarginati, punk ed ex punk delusi dal
crollo dell'Unione Sovietica e vittime dell'avvento dei liberalismo
oligarchico. Quel nucleo di "desperados", nel 1992,
prenderà il nome di Fronte Nazionale Boscevico e, nel 1994, di
Partito Nazionalbolscevico (PNB) e sarà ispirato alle teorie
eurasiatiste del filosofo Aleksandr Dugin ed a quelle culturali e
sociali della Nuova Destra di Alain De Benoist, ovvero un'unione fra
un programma economico socialista autentico (superamento del
capitalismo, giustizia sociale, lavoro collettivo, proprietà in
comune) ed una visione nazionale in politica interna in grado di dare
priorità allo Stato sull'economia ed una maggiore centralità della
Russia in Europa.
Limonov, Dugin ed il cantante e
chitarrista punk rock Egor Letov saranno dunque i maggiori animatori
del PNB e del suo giornale controculturale "Limonka"
("Granata") e riusciranno via via ad aggiudicarsi le
simpatie dei nazionalisti e dei comunisti delusi dall'avvento di
Eltsin al potere e della conseguente distruzione della Russia in
favore degli oligarchi e delle politiche globaliste e imperialiste
degli USA e della NATO.
Il Partito Nazionalbolscevico sarà
successivamente, con l'avvento di Vladimir Putin al governo, il
maggior oppositore di quest'ultimo, al punto da ricevere il plauso
sia di Elena Bonner, vedova del dissidente Andrej Sacharov, che della
giornalista Anna Politkovskaja, la quale definirà i Nazbol dei
"giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che permettono
di guardare con fiducia all'avvenire morale del Paese".
Giovani coraggiosi e dissidenti al
punto che il PNB sarà l'unico partito in Russia ad essere messo
fuorilegge nel 2007 e molti dei suoi componenti saranno arrestati,
fra cui lo stesso Limonov nel 2001 accusato di un inesistente
traffico d'armi e ciò gli costerà ben due anni di carcere. E' in
questi anni che scriverà altri dei suoi romanzi fra cui il "Libro
dell'acqua", "Diario di un fallito" ed in particolare
"Il trionfo della metafisica - memorie di uno scrittore in
prigione".
Il suo ultimo libro, "Zona
industriale", oltre a parlare della sua avventurosa vita,
racconta anche dell'incontro con un ratto bianco femmina che gli
ricorda gli ex compagni di cella e che egli decide di chiamare Krys,
la quale odora di bucato appena tirato fuori dalla lavatrice in
quanto ama mangiare il sapone. Le pagine dedicate a Krys sono forse
le più tenere scritte da un autore che, sotto la scorza del "duro"
ha un vero animo sensibile, che pur nella sua gioventù ha voluto
nascondere.
Limonov ha vissuto sino al 2005 con
Krys, morta un anno dopo suo padre e tre anni prima di sua madre, nel
piccolo e umido appartamento moscovita dove lo scrittore vive, nella
zona industriale Siry.
Limonov non si è infatti mai
arricchito ed ha sempre odiato la ricchezza, nonostante abbia
frequentato ambienti alla moda e la sua ultima moglie sia stata
l'attrice Ekaterina Volkova, dalla quale ha avuto due bellissimi
figli.
Eduard Limonov, divenuto famoso in
Occidente negli ultimi anni grazie alla biografia romanzata scritta
da Emmanuel Carrère, pubblicata in Italia da Alelphi, nella quale
purtuttavia egli non si riconosce mimimamente, non ha comunque mai
smesso di fare politica, divenendo, assieme ad Aleksandr Dugin (con
il quale ha politicamente rotto, ma con il quale mantiene comunque
una visione politica simile), Alain De Benoist, Jean-Claude Michéa e
la rivista francese socialista rivoluzionaria "Rébellion",
punto di riferimento di una galassia politico intellettuale vasta e
che sempre più affascina le nuove generazioni. Una galassia oltre la
destra e la sinistra, in grado di abbracciare: suggestioni
eurasiatiche; un'alternativa sociale ad una Europa e ad un mondo
unipolare oligarchico-liberale; un ritorno al socialismo autentico ed
originario, che è populismo nel senso autentico ed originario del
termine, ovvero politica di popolo e per il popolo.
Non a caso Limonov si definisce un
"dissidente dalla parte dei ribelli e dei deboli" e
ricorda come in Russia, mentre lui è stato condannato a quattro anni
di carcere di cui due scontati interamente (è uscito anticipatamente
per buona condotta), il cosiddetto dissidente filo-occidentale
Navalny è stato condannato al massimo a quindici giorni.
Oggi Limonov, che non ha mai lesinato
critiche anche agli Stati Uniti d'America ed alla loro assurda
pretesa di destabilizzare il mondo, ritiene che quello di Putin sia
un potere assolutista, ma attualmente senza alternative e che in
realtà la Russia sia governata da trenta famiglie. Ad ogni modo,
nonostante al Partito Nazionalbolscevico sia impedito presentarsi
alle elezioni (anni fa riuscirono a presentarsi in una composita
alleanza unita da elementi liberali, socialisti, nazionalisti e
comunisti denominata "L'Altra Russia", ma ottenendo pochi
consensi), militanti nazionalbolscevichi rimangono comunque attivi in
ogni parte dell'ex URSS, come ad esempio nella guerra in Ucraina a
sostegno dei ribelli del Donbass contro i nazionalisti Ucraini. Qui i
nazionalbloscevichi sono coordinati fra l'altro da Zachar Prilepin,
anch'egli grandissimo scrittore e dissidente, che in Italia ha
pubblicato con Voland bellissimi romanzi di storie e vite di
periferia della Russia post-sovietica.
Negli ultimi anni, Limonov, è stato
fermato diverse volte per manifestazioni non autorizzate contro il
Cremlino e temeva che ciò gli impedisse di essere presente in
Italia, in questo periodo, per le presentazioni del suo libro
organizzate da Sandro Teti e che lo vedranno protagonista anche al
Salone del Libro di Torino.
Limonov sembra dunque una figura in
bilico, scrivevo all'inizio dell'articolo, fra d'Annunzio e Pasolini.
Fra il "poeta soldato", l'esteta rivoluzionario innamorato
della sua idea ed al contempo dell'emancipazione degli oppressi ed il
poeta di vita, di strada, l'intellettuale dissidente.
Limonov non è un intellettuale da
salotto, questo è certo. E' un autodidatta, antiborghese,
anticonformista, anarcoide, socialista autentico.
Ultimo ma non ultimo dei rivoluzionari
del momento presente nel quale viviamo. Il momento che De Benoist ha
definito, giustamente, "momento populista" nel senso più
positivo del termine: quello del riscatto dei poveri, dei popoli,
degli opporessi da ogni oligarchia.
Luca Bagatin
Nessun commento:
Posta un commento