Il Venezuela si avvia, il 20 maggio
prossimo, alla sua ventiquattresima elezione democratica in
diciannove anni.
Il favorito nei sondaggi è, con oltre
il 50% dei consensi, il socialista Nicolas Maduro, che guida la
coalizione chavista del "Gran Polo Patriotico" e attuale
Presidente della Repubblica, la cui coalizione ha già stravinto le
elezioni amministrative del 15 ottobre scorso.
Maduro, amato dal suo popolo come
dimostrano i numerosi i bagni di folla festante nei comizi in giro
per il Paese, non è certo amato dalle élite dell'emisfero
capitalista dei pianeta, in quanto, coerentemente con le riforme
avviate dal suo predecessore Hugo Chavez, ha saputo ridare dignità e
sovranità al Paese, in alternativa al governo dell'economia fondato
sul profitto.
Maduro, come ha scritto di recente
sullo spagnolo "El Pais", ha ricordato come il Venezuela
bolivariano sia una democrazia popolare, non classista, alternativa
alle élite, la quale ha garantito abitazioni, servizi e scuole
pubbliche, nonostante la guerra economica in atto da anni, volta a
destabilizzare il Paese ed anche per questo il governo ha risposto
attraverso l'introduzione della criptovaluta denominata Petro,
sostenuta dal petrolio nazionale prodotto nel Paese.
Gli altri candidati principali in corsa
alle Presidenziali venezuelane sono l'ex sindaco di Iribarren e
governatore di Lara, Henri Falcon, ex socialista ed ora candidato del
cartello elettorale di centrosinistra "Avanzada Progresista",
Javier Bertucci, imprenditore e leader religioso evangelico,
candidato di "El Cambio" e Reinaldo Quijada, candidato di
"Unidad Politica Popular 89", direttore del gruppo
editoriale Aporrea, chavista ma critico nei confronti di Maduro,
criticando l'introduzione della criptovaluta Petro quale strumento
capitalista e ritenendo che l'attuale governo non sia più
rivoluzionario ed abbia smesso di costruire il socialismo.
Luca Bagatin
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