Gabriele d'Annunzio, il
Vate della letteratura italiana, il grande amatore e seduttore, ma
anche l'anticipatore del '68, attraverso la libertaria impresa di
Fiume, unificando tutti gli spiriti repubblicani, mazziniani,
rivoluzionari, anarchici e socialisti dei suoi tempi e che per la
prima volta produsse una Costituzione avanzatissima per l'epoca, che
- fra le altre cose - introdusse la libertà di divorziare, il
diritto di voto alle donne, garantì l'assistenza ai disoccupati e ai
non abbienti, garantì le libertà sessuali e tollerò
l'omosessualità.
Gabriele d'Annunzio, di
cui ricorrono gli 80 anni dalla scomparsa e i 155 dalla nascita, fu
il punto cardine della letteratura del Novecento, oltre che coniatore
di numerosi neologismi ormai d'uso comune, fra i quali i termini
"tramezzino", "scudetto", "vigili del fuoco"
e numerosi altri.
Di d'Annunzio si è
parlato a Roma presso la Sala Del Carroccio di Piazza del Campidoglio
l'8 giugno scorso, nella conferenza di presentazione della sua
autobiografia, "Il Fastello della Mirra", edito postumo da
Vallecchi per la prima volta nel 2004 e rieditato da Bibliotheka
Edizioni (www.bibliotheka.it),
curato ancora una volta da Angelo Piero Cappello e che sarà
disponibile nelle librerie da giovedì 14 giugno.
La conferenza,
presenziata dal curatore Angelo Piero Cappello, appassionato studioso
di letteratura italiana e già autore di studi e saggi su Dante,
Manzoni, Pirandello, Capuana, Svevo, Morselli Jahier, oltre che
curatore di varie opere di d'Annunzio, è stata moderata e condotta
dai giornalisti Luciano Lanna e David Frati, direttore di
Mangialibri.
Lanna ha esordito
spiegando come i primi studi approfonditi su d'Annunzio, in Italia,
siano iniziati attorno al 1979 e di come da allora si sia
particolarmente approfondita la sua visione libertaria e
repubblicana, che per molti versi sembrò anticipare i moti
rivoluzionari del '68 francese ed italiano.
Il curatore del testo,
Angelo Piero Cappello, ha spiegato come nel 2004 sia per caso venuto
in possesso di questo manoscritto dannunziano postumo, redatto fra il
1923 ed il 1927, ovvero attraverso una sua ricerca della
corrispondenza di d'Annunzio presso il Vittoriale degli Italiani.
"Il Fastello della
Mirra" è dunque un'autobiografia antologica che il Vate avrebbe
voluto lasciare ai posteri, senza purtuttavia riuscire a pubblicarlo
in vita, ovvero rimanendo escluso da ogni progetto editoriale.
Il giornalista David
Frati ha spiegato come il Vate sia molto presente nell'immaginario
collettivo e popolare, nonostante il suo stile letterario sofisticato
e l'ostracismo subito da d'Annunzio, forse dovuto alle ingiuste
accuse di fascismo, mentre egli fu uno dei primi oppositori di
Mussolini nel '24, dopo il delitto Matteotti, al punto che il Duce lo
farà mettere sotto controllo, temendo che il Vate potesse sobillare
la popolazione in chiave antifascista, così come antifascisti
diventeranno molti dei suoi compagni di Fiume, fra i quali spicca il
sindacalista rivoluzionario, mazziniano e socialista Alceste de
Ambriis, già co-autore della Carta del Carnaro, ovvero la
Costituzione fiumana.
Angelo Piero Cappello
spiega come lo stile letterario sia sì sofisticato, ma frutto di uno
studio maniacale della parola sin dalla sua origine e quindi come il
Vate di fatto abbia voluto svelare, attraverso la sua arte, il
significato più profondo della lingua italiana.
D'Annunzio ritiene,
peraltro, a differenza del suo contemporaneo Pirandello, che la
scrittura si faccia vita e che la vita si faccia scrittura, ovvero
che le esperienze di vita dell'autore medesimo siano e debbano essere
raccontate attraverso la letteratura.
E' così che, come ha
spiegato Cappello, alla base di ogni gesto di d'Annunzio, vi è una
trasposizione sul piano letterario. La verità, nella letteratura
dannunziana, non esiste in quanto il Vate racconta la sua vita
attraverso degli aneddoti verosimili, ma non necessariamente
veritieri e ciò in quanto egli brama alimentare la curiosità del
lettore. Peraltro, spesso, il Vate era solito costruire i suoi
racconti sulla base di una singola parola, magari desueta, tratta dal
dizionario della lingua italiana.
Il d'Annunzio de "Il
Fastello della Mirra" è dunque il d'Annunzio che si è ritirato
nel Vittoriale, lontano dai fasti di un tempo. E' qui che egli svela
la sua autentica musa di sempre, ovvero quella malinconia che lo ha
accompagnato ed ispirato per tutta la vita, ma che egli ha spesso
tentato di celare ai lettori ed ai suoi sodali attraverso le
sregolatezze sessuali e l'uso di stimolanti.
Il d'Annunzio del
"Fastello" è quello alle prese con la "decrepita
vecchiezza", che sembra voler ricorrere al suicidio e che, per
alcuni, fu la vera causa della sua morte, attraverso l'uso di
medicinali che gli avrebbero indotto l'emorragia cerebrale.
"Il Fastello della
Mirra", che sarà mia cura recensire prossimamente, è dunque un
testo che completa l'opera dannunziana. Opera fondamentale per
chiunque voglia cimentarsi con la letteratura e analizzare a tutto
tondo chi sia stato e chi sia Gabriele d'Annunzio.
Gabriele d'Annunzio, con
le sue opere letterarie, la sua attività politica e la sua vita,
sregolata, per alcuni incoerente, sicuramente appassionata ed eroica,
ha anticipato per molti versi il "momento populista" nel
senso originario e positivo del termine che per molti versi oggi è
patrimonio di quei popoli oppressi dalle élite finanziarie ed
opulente e che vorrebbero un cambio di passo. Egli ha dato moltissimo
all'Italia, all'Europa ed a quei popoli oppressi dall'imperialismo
che Egli stesso avrebbe voluto uniti in un'unica Lega terzomondista,
che fondò negli Anni Venti - la Lega dei Popoli Oppressi, appunto -
e di cui ancora oggi ci sarebbe bisogno, così come ci sarebbe
bisogno di una letteratura che, come quella dannunziana, recuperasse
il significato profondo della parola scritta e ne facesse novello
strumento di seduzione.
Luca Bagatin
Vedi anche il seguente link: http://amoreeliberta.blogspot.com/2017/09/gabriele-dannunzio-fondatore-della.html
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