"Mamma, mi ammazzano
!" queste le ultime parole di Pier Paolo Pasolini prima di
essere barbaramente ucciso all'Idroscalo di Ostia quel tragico 2
novembre 1975.
Il cantore
dell'innocenza, il fustigatore della società dello spettacolo e dei
consumi, il profeta contro il capitalismo assoluto, il poeta, non
c'era più.
Quel poeta che fu, per
Cavallo Pazzo, al XX secolo Mario Appignani, un padre ideale.
Di Mario scrissi in un
mio lungo articolo, nel maggio 2015
(http://amoreeliberta.blogspot.com/2015/05/in-ricordo-di-mario-appignani-un.html),
pubblicato anche dal quotidiano nazionale "L'Opinione",
quando ancora vi scrivevo, raccontandone la straziante vicenda
giovanile. Figlio di Tina, una prostituta, vivrà sin quasi alla
maggiore età negli istituti-lager dell'Opera Nazionale Maternità e
Infanzia (OMNI), seviziato e torturato, come tutti i bambini orfani
della sua generazione affidati a quelle assai poco amorevoli cure
statali, retaggio del regime clericofascista.
Istituti che proprio lui,
grazie al libro denuncia "Un ragazzo all'inferno",
contribuirà - nel 1975, a far chiudere, facendo arrestare la
suora-aguzzina Diletta Pagliuca.
Quello fu, possiamo
dirlo, il suo primo e coraggioso atto politico.
Tutta la vita di Mario
Appignani fu, nei fatti, una manifestazione politica vissuta in prima
persona.
E la sua vicenda è
raccontata dal suo amico e compagno militante di sempre, ovvero Marco
Erler detto "Nuvola Rossa", che ha dato alle stampe per la
Armando Curcio Editore una riedizione cresciuta di due capitoli,
considerata definitiva dall'autore - con tanto di fotografie - del
suo romanzo biografico "Assalto alla Diligenza", con
prefazioni e ricordi di Lucia Visca, Carlo Caracciolo, Renato
Nicolini, Marco Grispigni, Nicola Caracciolo e postfazioni di Massimo
Tosti e Tinto Brass.
Ringrazio Marco Erler per
avermi regalato questo suo romanzo, che è un documento preziosissimo
per chiunque volesse conoscere meglio la storia politica, umana e
controculturale di Cavallo Pazzo, romano, classe 1954, leader degli
Indiani Metropolitani di Roma o, meglio, di Piazza Navona.
"Assalto alla
Diligenza" è peraltro uno spaccato di Storia patria che va
dalla metà degli Anni '70 alla metà degli Anni '90. Dagli Anni
della Contestazione agli Anni di Fango, per cosi dire.
E' la storia di Cavallo
Pazzo e Nuvola Rossa, più giovane di lui di soli quattro anni, i due
indiani che assaltano la diligenza del Potere e lo fanno con tutta la
passione del loro essere neanche maggiorenni e proseguiranno negli
anni a venire, con nel cuore D'Annunzio, Garibaldi e quel loro
immortale maestro: Pier Paolo Pasolini.
E' il settembre 1973
quando i due si conoscono, casualmente, al funerale di Anna Magnani.
Mario, appena diciottenne, è elegantissimo, con un mazzo di rose
rosse in mano. Marco, invece, ha marinato la scuola, la quinta
ginnasio. E' un minorenne timido, di estrazione borghese, a
differenza di Mario. Mario gli offre un superalcolico e da quel
giorno, i due, diverranno inseparabili per i successivi ventitrè
anni, sino alla prematura morte di Mario, a soli quarantun anni.
Mario bazzica il Partito
Radicale di Marco Pannella, il quale gli scrisse anche la prefazione
al suo "Un ragazzo all'inferno" e fa subito in modo di
coinvolgere Marco - allora appena sulla soglia degli ambienti della
Federazione Giovanile Comunista, pur di estrazione borghese, di cui
non era affatto entusiasta - in quel caravanserraglio colorato e
anticonformista, almeno in apparenza, che pur già da subito sembra
mal sopportare l'esuberanza e l'attivismo di Mario Appignani.
Mario cerca nelle persone
amore, comprensione e amicizia incondizionate, offrendo tutto ciò a
sua volta, con grande spontaneità, forse proprio perché gli sono
mancate da bambino, quando era legato al letto e, come i suoi
compagni d'orfanotrofio, costretto a urinarsi e defecarsi addosso,
spesso senza lenzuola e coperte. E' con questo spirito che coinvolge
Marco nella sua prima impresa, ovvero quella di preparare il pranzo,
con dei panini farciti, per i barboni che sono riuniti a congresso a
Roma e lo fa spendendo tutto ciò che ha a disposizione.
Successivamente, gli presenta il poeta Dario Bellezza, che vede in
Appignani un italico Genet, come amico diverrà di Pasolini,
considerandolo da sempre un maestro e un padre.
I due, Mario e Marco,
daranno dunque vita, nel 1977, alla più esplosiva e intrisa di
ironia corrosiva tribù di Indiani Metropolitani d'Italia, prendendo
i nomi, rispettivamente di "Cavallo Pazzo" e "Nuvola
Rossa", guidando la contestazione a Luciano Lama alla Sapienza
di Roma; ispirandosi alla Beat Generation di Kerouac, Burroughs e
Ginsberg, al situazionismo di
Guy Debord, al futurismo di Marinetti e al fiumanesimo dannunziano;
raggruppando un popolo colorato di figli dei fiori, animalisti,
buddisti, coniando slogan dissacranti - anche nei confronti dei
sessantottini e dei radical chic - quanto buffi (fra i più celebri
"Sarà un risotto che vi seppellirà"); proponendo la
costruzione di un laghetto dei cigni al posto dell'Altare della
Patria, la legalizzazione della cannabis, oltre che guidando le
manifestazioni antinucleariste a Montalto di Castro. Forme di
contestazioni nonviolente e libertarie in un'epoca che stava
scivolando verso il terrorismo degli Anni di Piombo. Forme che
affascineranno persino alcuni militanti più libertari della destra,
fra i quali l'amico Luciano Lanna, oggi noto giornalista.
Forme di contestazione
che Cavallo Pazzo e Nuvola Rossa proseguiranno anche alla Mostra del
Cinema di Venezia, con incursioni fuori programma atte a contestare
l'americanizzazione del cinema, con tanto di vilipendio alla bandiera
degli USA, che costerà a Cavallo Pazzo-Appignani, a soli 25 anni, il
suo primo arresto.
Ma quelle contestazioni
saranno rivolte via via anche contro il Partito Radicale, dal quale
Cavallo Pazzo e Nuvola Rossa, dopo sei anni di militanza, usciranno
sdegnati ravvisandone cinismo e poco interesse per le tematiche
riguardanti gli emarginati e la lotta al Potere.
Appignani, in un
intervento fiume nel Congresso radicale di Genova del 1979, pur molto
contestato dalla presidenza e dalla platea, denuncerà presunti
ammanchi di bilancio da parte del gruppo parlamentare radicale,
nonché il problema dell'eroina - di cui egli stesso era vittima -
proponendo la somministrazione controllata della stessa. E ciò
anticipando i tempi di almeno vent'anni sull'esperimento svizzero in
tal senso. Mentre Marco, a sua volta, propone il MANTRA (Movimento
Alternativo Normative Tossicodipendenze Radicali Associati), ovvero
il primo movimento federativo radicale antiproibizionista, precedente
e alternativo rispetto al nascente movimento antiproibizionista di
Taradash.
Ma molte, moltissime
altre furono le "irruzioni" giovanili di Cavallo Pazzo
sulla scena pubblica, raccontate nel romanzo biografico di Erler: dallo schiaffo
ad Alberto Moravia sino allo "smascheramento" di Gandalf il
Viola (personaggio che Cavallo Pazzo - alla presenza di un
giovanissimo Massimo d'Alema - non riconoscerà come Indiano
Metropolitano); passando per quella al teatro Caio Melisso per
contestare la rappresentazione de "Il lebbroso" di
Giancarlo Menotti, nel quale Appignani apparve in scena nei panni del
lebbroso, sino a quella in cui - ventenne - si finse per alcuni mesi
un insegnante, a Spoleto.
Le capacità
camaleontiche e di travestimento di Cavallo Pazzo, atte a suscitare
scandalo, erano davvero impressionanti, ma tutte avevano lo scopo di
contestare il Potere costituito o di denunciare il malaffare, sino a
quelle più celebri nelle quali, pochi anni prima di morire, negli
Anni '90, arrivò a togliere il microfono a Pippo Baudo in diretta tv
alla consegna dei Leoni d'oro alla 48esima Mostra internazionale del
Cinema di Venezia e, successivamente, al Festival di Sanremo del
1992, nella quale dichiarò chi lo avrebbe vinto.
Per finire, nel 1994, già
malato di tumore, invase per l'ennesima volta - da tifoso sfegatato
della Roma - lo Stadio Olimpico per denunciare il malaffare nel mondo
del calcio.
Per anni e anni queste
sue incursioni gli costeranno continue entrate e uscite dagli
istituti carcerari. Nel romanzo biografico di Erler sono infatti
contenuti molti dei suoi scritti e lettere ai politici provenienti
proprio dal carcere di Rebibbia e fatti recapitare all'amico di
sempre. Nei suoi scritti denuncia le condizioni inumane del sistema
carcerario e giudiziario e, negli anni della falsa rivoluzione di
Tangentopoli, esprime vicinanza e profonda commozione per i tristi
suicidi di Gabriele Cagliari e Sergio Moroni e difenderà sempre a
spada tratta quella Prima Repubblica che il ciclone di Tangentopoli
spazzerà via per sempre, colpendo in particolare quel Bettino Craxi
che sempre sarà amico di Cavallo Pazzo e sempre avrà una parola
buona per lui, finanche dal suo esilio di Hammamet.
E proprio ad Hammamet
Marco Erler si recherà - nel 1994 - nel periodo della malattia di Mario,
per tentare in extremis di convincere Craxi a pagare un trapianto di
fegato che potesse salvare la vita al suo amico.
Craxi si adopererà in tal senso, pur non avendo grande possiblità
di manovra, per ragioni contingenti. Un ex potente, per così dire,
che pur aveva saputo essere amico di un emarginato, di un beatnik, di
un figlio di una prostituta e contestatore integrale, ma
intellettualmente onesto, come Mario Appignani. E di questo Appignani
gli fu sempre riconoscente, tanto che negli anni - dopo la parentesi
radicale - si era avvicinato al Partito Socialista Italiano.
Questo era Cavallo
Pazzo-Mario Appignani. Un ragazzo che ha conosciuto la disperazione e
è diventato un uomo, meritando di essere ricordato con un nome di
battaglia legato ai Nativi d'America e che, il giorno prima di
morire (il 13 aprile 1996), in ospedale, farà festa ballando a perdifiato con le sue
infermiere preferite.
Un ragazzo, Mario
Appignani, che, catapultato dall'inferno, oggi abita in Paradiso.
Luca Bagatin
A distanza di tempo, tre anni abbondanti, leggo questa bellissima introduzione e recensione di Luca Bagatin sul mio libro Assalto alla diligenza. È centrata e assai raffinata la sua disanima, bravo e tanta riconoscenza da parte mia. Vorrete sapere quante migliaia di copie sono andate vendute per questo, in fondo assai di nicchia, romanzo a episodi e divina commedia di noi irregolari che pur avendo un marcato taglio storico per orientare nella caleidoscopica babele di quegli anni più unici che rari.... opera che ha comportato tanto lavoro e in fondo lasciato il tempo che ha trovato (a detta, sighh... del sottoscritto autore) ? Provate a indovinare...
RispondiEliminaIl mio nuovo (235 pag) è un noir atipico: ironico, scanzonato ed esoterico, e se avrete il fegato di leggerlo dopo *Assalto" (500 pagine) si potrà dire che il vostro palato è raffinato. Sappiate che questo è uno sberleffo ai servizi segreti post riforma del '77 dove c'era lo zampino di Cossiga...
MISSION A HONG KONG:1977
TRIBUTO A BRUCE LEE
editore Porto Seguro... Maggio 2022.
Marco Erler
Pura vida
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