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lunedì 1 ottobre 2018

Alcune riflessioni sul reddito di cittadinanza. Articolo di Luca Bagatin

A parer mio il reddito di cittadinanza dovrebbe essere funzionale a dare un reddito, appunto, in una società di "non lavoro", conseguenza del capitalismo assoluto, la quale genera - ovvero ha generato - precarietà e disoccupazione endemica.
Con la globalizzazione, la sovrappopolazione, l'avvento di una società ipertecnologica, le delocalizzazioni, la crescita economica senza limite, lo sfruttamento dell'ecostistema e del lavoro, il lavoro stesso è diventato sempre più una rarità. 
Temo che coloro i quali criticano l'introduzione del reddito di cittadinanza, non abbiano compreso questo. Ma temo che anche i Cinque Stelle (e non solo loro), ritenendo il reddito di cittadinanza un incentivo al lavoro (che non c'è e ce ne sarà sempre meno), sbaglino.
Il reddito di cittadinanza ha il solo scopo di ammettere che il capitalismo genera disoccupazione nel medio-lungo termine. Che se non si da un reddito a tutti, nessuno potrà più consumare e quindi la crescita economica andrà a farsi benedire e così tutto il sistema capitalista borghese.
È chiaro che, per uscire da questa spirale assistenziale e consumista - che è peraltro una spirale di sfruttamento delle menti e dei corpi - occorre uscire dal capitalismo e puntare ad una società socialista, autogestita, antiglobalista, anticoncorrenziale, di piena autosufficienza economica, addirittura di superamento del lavoro (possibile proprio anche grazie alle nuove tecnologie), di economia del dono, di decrescita e di condivisione delle risorse.
E' chiaro che, una società di questo tipo, essendo una società egualitaria - ovvero potremmo definirla una autentica civiltà democratica - non contemplerà più l'esistenza dei ricchi, ma quantomeno renderà tutti assai meno poveri e decisamente più consapevoli di sè stessi e dei propri doveri verso la comunità e il proprio prossimo.

Luca Bagatin

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