Fallito il tentativo di
golpe del deputato venezuelano Juan Guaidó già a fine febbraio, con
il blocco dell'arrivo di armi dalla Colombia, fatte passare per
“aiuti umanitari” e anche grazie al sostegno di gran parte della
popolazione venezuelana e alle sue manifestazioni di massa – pur
spesso censurate dai media europei - in favore del governo socialista
di Maduro, legittimamente eletto nel maggio 2018, oggi Guaidó viene
esautorato di tutti i suoi poteri.
Guaidó –
autoproclamatosi in modo illegittimo “Presidente del Venezuela”
alla fine del gennaio scorso - oggi non è più nemmeno Presidente
del Parlamento. Il Presidente della Corte dei Conti del Venezuela,
Elvis Amoroso, ha dichiarato infatti Guaidó ineleggibile per i
prossimi 15 anni, in quanto – con la sua “autoproclamazione”,
ha usurpato funzioni pubbliche e violato palesemente la Costituzione
del Paese, oltre ad essere accusato di aver commesso azioni in combutta
con governi stranieri. Guaidó, da quando è diventato deputato, è
risultato che abbia realizzato oltre 90 viaggi all'estero - per un
costo complessivo di 310 milioni di bolivares - non manzionati nella
sua dichiarazione dei redditi.
Gli USA, sempre pronti a
gettare benzina sul fuoco e a voler destabilizzare la sovranità del
Venezuela socialista, hanno appreso con sdegno tale decisione e Trump
pretende peraltro che il governo russo, che sostiene la legittimità
di Maduro, ponga fine ad ogni sostegno.
La Russia, diversamente,
attraverso il portavoce del governo Dmitri Peskov, ha espresso la sua
estrema preoccupazione “per il fatto che diversi Paesi hanno
apertamente dichiarato la loro intenzione di immischiarsi negli
affari del Venezuela, non consentendo a questa nazione sovrana di
superare i problemi di politica interna”. Su
posizioni analoghe, peraltro, anche la Repubblica Popolare Cinese,
altro Paese multipolare e a sostegno della stabilità internazionale
e della non ingerenza degli affari di Paesi sovrani.
La
Russia ha peraltro inviato in Venezuela, nei giorni scorsi, un gruppo
di specialisti informatici al fine di risolvere il problema dei
blackout nel Paese ed evitare eventuali ulteriori attacchi hacker.
Già
nei giorni scorsi, la Portavoce del Ministero degli Esteri russo,
Maria Zakharova, aveva dichiarato su Facebook, rivolgendosi al
consigliere per la sicurezza nazionale USA John Bolton: "Vorrei
ricordare a John Bolton che, se un grande Paese occidentale smettesse
di tormentare il popolo del Venezuela con le sanzioni e il secondo
Paese orientale insieme ad un certo numero di istituti bancari
internazionali sbloccassero i miliardi di dollari venezuelani nei
loro conti, allora i venezuelani potrebbero acquistare medicine e
cibo senza l'aiuto della Buona Washington”.
La
situazione, in Venezuela, risulta dunque ancora piuttosto tesa. Ad
ogni modo il governo socialista rimane in carica e – già nel
febbraio scorso - si era detto disposto ad indire elezioni
parlamentari per il rinnovo dell'Assemblea nazionale, ma, certamente,
non nuove elezioni presidenziali, in quanto queste si sono tenute nel
maggio scorso. Elezioni presidenziali peraltro anticipate di sette
mesi rispetto alla scadenza naturale, come peraltro richiesto
espressamente dall'opposizione, il cui partito principale – quello
di Guaidó, composto da partiti di destra e sinistra di matrice
liberal-capitalista – non aveva però voluto presentare un proprio
candidato. E quindi ora non può certo pretendere di lamentarsi o di
accusare Maduro di essere un “dittatore”.
Luca
Bagatin
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