Chiedersi se questa
Unione Europea abbia migliorato la vita dei cittadini, il loro tenore
di vita, il loro senso di partecipazione attiva e democratica è
finanche superfluo. La risposta è no.
Ai bisogni delle persone
si è sostituita l'economia. L'ideologia di una “crescita” che
non è e non può essere illimitata, in quanto le risorse sono
limitate e non ci si rende ancora conto che più si consuma e più si
distrugge l'ambiente e si costringono le persone a lavorare di più,
a fronte di salari sempre più ridotti, in quanto c'è sempre chi
vuole profitti maggiori e, pur di ottenerli, è disposto a
delocalizzare la propria azienda.
Un'Europa nella quale i
cittadini si sentono sempre più, dunque, succubi di scelte prese
altrove e in balìa di fantomatici “mercati”, che nulla hanno a
che vedere con il mercato sotto casa e con la piccola distribuzione.
In balìa di Commissioni e Parlamenti “europei” lontani dalla
propria realtà locale, dal proprio comune sentire, dalle proprie
tradizioni. Decisioni alle quali ogni cittadino non può opporsi, non
può appellarsi. E' la legge del “mercato”, della “crescita”,
è “l'Europa” e la “competitività” che ce lo impongono, ci
si sente rispondere.
La democrazia,
purtuttavia, è un'altra cosa. E' partecipazione e compartecipazione
popolare. Altrimenti si rischia di finire come in Francia, ove un
Presidente liberal-europeista è inviso alla maggioranza del suo
popolo che – da ben ventidue settimane – manifesta
incessantemente chiedendo le sue dimissioni.
Le elezioni europee del
26 maggio, che già di per sé vanno ad eleggere dei parlamentari e
non prevedono forme di democrazia diretta, prevedono – almeno in
Italia - ancora una volta uno sbarramento al 4%. Non così
permettendo a tutti i cittadini di eleggere un proprio
rappresentante, ma escludendone moltissimi. Come se non bastasse, se
un partito non ha già un suo rappresentante nel Parlamento europeo,
tale partito sarà costretto a dover raccogliere le firme...impresa
davvero ardua se non impossibile !
In tutto ciò un piccolo
partito, quello che ancora si presenta con la storica falce e
martello, il Partito Comunista di Marco Rizzo, sembra che avrà la
possibilità di presentarsi senza dovere raccogliere le firme. In
quanto sarà collegato alle liste del Partito Comunista Greco, il
KKE, che ha già un suo rappresentante nel Parlamento di Bruxelles.
Quel KKE che, a
differenza della sinistra liberal-capitalista greca di Tsipras e
Varoufakis, che ha ridotto il popolo greco in bolletta, si è sempre
opposto all'austerità europeista della “crescita” (buona per i
ricchi, ma non per i poveri) ed alle politiche del Fondo Monetario
Internazionale (il quale ha ammesso di aver sacrificato la Grecia per
salvare l'Euro...sic !).
Il PC di Rizzo sembra
essere il solo e unico partito socialista che si candiderà alle
elezioni europee in Italia e forse uno dei pochissimi partiti
socialisti a candidarsi in Europa. E questo in quanto è l'unico a
volersi porre in discontinuità con il sistema liberal-capitalista e
europeista. Proponendo non solo l'uscita dall'Unione Europea, che
impone assurdi vincoli di bilancio, e dalla guerrafondaia Alleanza
Atlantica, ma anche proponendo un sistema economico diverso.
Socialista, appunto. Alternativo sia alle destre che alle sinistre
liberal-capitaliste.
Così scrive – fra le
altre cose - una nota del Partito Cominista dei giorni scorsi:
“L’Europa dei lavoratori e dei popoli che noi
vogliamo realizzare, potrà essere costruita solo al di fuori
dell’Unione Europea che è un’alleanza imperialista al cui timone
ci sono le grandi società della finanza. L’Unione Europea è il
principale promotore delle politiche di attacco ai diritti dei
lavoratori e delle classi popolari, protagonista di guerre e
responsabile della crisi. Non esiste spazio per la creazione di una
società che metta in primo piano i diritti sociali nella gabbia
dell’Unione Europea e dell’euro. Non esiste alcun futuro di
progresso, di giustizia e di pace per le nuove generazioni in un
sistema antidemocratico che mira a schiacciare i diritti e la
condizione dei popoli in favore del profitto di pochi. Crediamo sia
necessario rafforzare il processo di ricostruzione comunista per dare
ai lavoratori e alle classi popolari una reale alternativa alla falsa
scelta tra le forze di governo e di opposizione, tra europeisti e
nazionalisti, divisi nella propaganda ma sempre uniti nella difesa
degli interessi della finanza e nell’approvazione di politiche
antipopolari. Un’alternativa che non può essere rappresentata da
liste elettorali di sinistra, prigioniere di contraddizioni politiche
e prive di qualsiasi prospettiva, funzionali solo alla conservazione
di vecchi gruppi dirigenti, che puntualmente si presentano a ogni
elezione con nomi e simboli diversi, contribuendo solo a disorientare
il proprio popolo”.
Il Partito Comunista,
nonostante l'alto sbarramento elettorale, può forse rappresentare
una alternativa, anche per chi comunista non è. Per chi non si
rassegna a mettere in vendita il presente e il futuro di un'Europa
che, come ha detto lo scrittore Eduard Limonov “...persegue il
bene con tutti i mezzi del male. L'Europa è in profonda crisi, in
crisi di coscienza”.
Luca Bagatin
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