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sabato 29 giugno 2019

Crescita illimitata, deportazione di esseri umani, odio, violenza. Occorre una alternativa. Di Amore e Libertà. Riflessioni sparse di Luca Bagatin

L'uso smodato dei condizionatori in estate è una metafora.
Se li usate smodatamente togliete risorse a tutti. E la luce si spegne.
È esattamente ciò che fanno i ricchi.
Accumulano ricchezze, vivono nella bambagia, fanno le ferie a Saint Tropez.
Mentre i popoli vengono schiacciati e privati delle loro risorse.
La crescita economica illimitata è il problema. I ricchi sono il problema.
Solo una vita modesta permette a tutti di vivere dignitosamente.
Altrimenti la luce si spegne. Per tutti.

Non ho voluto né voglio prendere parte a show mediatici che vedano protagonisti i governi, le opposizioni e le ONG.
Posso solo dire che, nel mio ultimo saggio, ho scritto anche di immigrazione quale fenomeno padronale e conseguenza del capitalismo assoluto.
E ho scritto anche di panafricanismo e di lotte per un'Africa agli africani.
Tutto il resto è mediaticità politica.
Per nulla interessante o utile ai poveri e ai popoli (spegnete le TV, smettete di comprare i giornali, è spesso molto meglio).

Quella di cui parlo nel mio ultimo saggio - "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" - non è una società aperta, ma una civiltà socialista e populista. Ovvero una civiltà democratica, persino cristiana.
Illiberale in quanto il liberalismo ha messo in vendita ogni cosa, persino i sentimenti, in nome del profitto.
E in nome del profitto ha propagandato l'odio fra le genti e le comunità.
La mia è una denuncia del totalitarismo liberale, il più pericoloso dei tempi odierni.
È una nuova ricerca del Sacro e del Divino.
È il trionfo degli ideali di Giordano Bruno, Garibaldi, D'Annunzio, Hugo Chávez
, Gesù detto "Il Cristo".
E' infatti anche un saggio che racchiude le vicende di Hugo Chávez, Evo Morales, Evita e Juan Peron, José Pepe Mujica, Eduard Limonov, Angelica Balabanoff, Thomas Sankara, Mu Ammar Gheddafi, Ernst Niekisch, Mario Bergamo, Anita e Giuseppe Garibaldi, Pier Paolo Pasolini, Alain de Benoist, Gabriele D'Annunzio, Jean-Claude Michéa, Aleksandr Dugin, Christopher Lasch, ma anche di Mario Appignani, Riccardo Schicchi e Moana Pozzi.
Ma non solo.
Parla di Socialismo e Populismo, appunto.
Di alternativa alla destra e alla sinistra.
Di liberAzione.
Un saggio militante.
 



Il saggio "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" può essere acquistato unicamente a questo link: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/

martedì 25 giugno 2019

"Sovversione!": un saggio di conversazioni con il filosofo Horvat su politica, amore e tecnologia. Articolo di Luca Bagatin

Quello del giovane filosofo e attivista politico post-jugoslavo Srecko Horvat – autore di diversi scritti su testate quali “The Guardian”, “Der Spiegel” e “The New York Times” - è un pensiero critico. Non già un pensiero socialista originario e autentico, ma comunque un pensiero critico, che annovera tra le fila dei suoi sostenitori personalità come Noam Chomsky e Ken Loach.
Horvat racconta il suo pensiero in un agile volumetto edito da NovaEuropa, che raccoglie tre interviste realizzate da Alfie Brown, dal titolo “Sovversione !”.
Di “sovversivo”, per così dire, c'è l'analisi del filosofo relativamente alla politica, all'amore e alla tecnologia. Aspetti apparentemente distanti fra loro, ma in realtà profondamente connessi.
In ambito politico, Horvat, denuncia il fenomeno globalista e capitalista, facendo notare come le varie guerre di Libia e Siria siano state funzionali ad interessi euro-atlantici. In Libia le compagnie petrolifere occidentali erano indebitate con Gheddafi e, nonostante questi avesse proposto loro di rinegoziare il debito, ciò non era comunque funzionale ai loro interessi. E così la Siria, che era l'unico Paese del Medioriente a non essere indebitato e ove erano state rinvenute nuove risorse naturali.
Horvat racconta di come, invece, alla Gracia non sia stato consentito di rinegoziare il debito con l'estero e, dopo l'avvento al potere di Tsipras, siano state adottate politiche di lacrime e sangue, che ancora oggi stanno soffocando il suo popolo.
Secondo l'opinione di Horvat, purtuttavia, la Grecia avrebbe potuto salvarsi se al potere, oltre che Tsipras, vi fossero stati il laburista Corbyn in Gran Bretagna e Podemos in Spagna. In quanto, a suo dire, la Grecia avrebbe goduto di maggiore supporto in Europa.
Tsipras, diversamente, ha ricercato il supporto di Hollande e Renzi e questi non lo hanno per nulla supportato.
Secondo Horvat il modello vincente è quello internazionalista e del cosiddetto Movimento dei Paesi non allineati, sviluppatosi anche grazie al contributo del leader jugoslavo Tito e di quello indiano Nehru, oltre che del presidente egiziano Nasser, del leader cinese Zhou Enlai e di quello indonesiano Sukarno.
Horvat ritiene dunque che se oggi esistesse una sorta di Movimento dei Paesi non allineati, unito e cooperante, ci si sarebbe potuti opporre ad operazioni come la guerra in Libia, in Siria o alla triste vicenda greca.
Il pensiero di Horvat, più che mere forme di protesta, comprende forme di democrazia diretta, ovvero di orizzontalità, ma anche di verticalità, ovvero forme di organizzazione verticale della democrazia diretta, attraverso gruppi di lavoro che coniughino le opinioni di tutti con quel tanto di organizzazione che serve. In proposito egli cita il movimento Occupy Wall Street del 2011, al quale egli stesso prese parte e fu uno degli animatori.
Horvat, in questo senso, si richiama al modello proposto dall'ex Presidente del Brasile Lula, il quale, quando fu eletto, propose forme di partecipazione popolare a livello regionale e nazionale, quali ad esempio l'introduzione del cosiddetto bilancio partecipativo (idea sorta alla fine degli Anni '90), laddove la comunità ebbe la possibilità di decidere sul 30% del bilancio pubblico.
Particolarmente interessante è l'analisi di Horvat sull'”amore”. Ovvero su come il capitalismo globalizzato abbia messo in vendita persino tale nobile e antico sentimento. E lo abbia fatto attraverso siti di incontri o “social” quali Tinder o simili. Laddove un software è in grado di prendere pressoché scelte al nostro posto, in quanto, attraverso i nostri personali profili online, sembra conoscerci meglio persino dei nostri genitori o dei nostri amici ! E ciò proprio perché l'essere umano è così narcisista da farsi attirare dai “social” e quindi cedere ad essi ogni sua informazione o fotografia.
Il discorso di Horvat è molto interessante, sia per i suoi risvolti sociologici, politici e, inevitabilmente, economici e a vantaggio dei pochi che hanno a disposizione i mezzi per carpire i nostri dati e invitarci nei loro “harem” virtuali, nei loro “speed date” virtuali. “Luoghi” asettici e privi di ogni romanticismo dettato invece dal contatto e dalla conoscenza umana reale, priva di quel narcisismo che non ci fa in realtà ricercare una persona diversa da noi, ma una persona che – purtroppo – soddisfi unicamente le nostre aspettative e il nostro bisogno di essere amati. Il nostro bisogno di narcisismo, appunto.
Aspetti peraltro, come scrive lo stesso Horvat, rilevati decenni prima dal sociologo statunitense Christopher Lasch nei suoi saggi “La cultura del narcisismo” e ne “L'io minimo”.
Per quanto concerne la tecnologia, Horvat ammette la portata rivoluzionaria del web, ma anche il fatto che esso è concentrato nelle mani di poche grandi imprese multinazionali, quali ad esempio Google e Facebook – divenute dei colossi principalmente grazie all'acquisizione di imprese più piccole o di startup innovative - le quali sono in possesso dei dati di milioni di utenti e sono slegate da qualsiasi tipo di controllo pubblico.
Egli esalta piuttosto il progetto WikiLeaks di Julian Assange, il quale è stato in grado di sovvertire le regole del business e del Potere (di quello che egli definisce “capitalismo di sorveglianza”), mettendo a disposizione del pubblico informazioni riservate, spesso fra governi e/o fra governi e imprese private.
“Sovversione !” è un saggio/raccolta di interviste davvero interessante. E' un condensato, per così dire, di pensiero critico, come scrivevo all'inizio del pezzo. Un saggio che getta luce sul presente e lo fa con franchezza e spirito pragmatico.

Luca Bagatin

domenica 23 giugno 2019

Venezuela. Guaidó e il suo staff sprofondano nello scandalo degli "aiuti umanitari". Articolo di Luca Bagatin tratto da "Alganews"

Il golpe del sedicente autoproclamato Presidente del Venezuela Juan Guaidó è da tempo fallito.
Al punto che Guaidó stesso, alla fine di maggio, tentò di trattare con il governo legittimo guidato dal socialista Nicolas Maduro, attraverso l'invio di rispettivi funzionari in Norvegia.
Oggi si scopre addirittura dell'altro. Si scopre che l'operazione degli “aiuti umanitari” del febbraio scorso, sostenuta dal gruppo di Guaidó, non aveva davvero nulla di umanitario.
La vicenda è stata portata alla luce il 14 giugno scorso dal giornale statunitense online PanAm Post. Si apprende così di una lettera al governo colombiano con la quale Guaidó sottrae il coordinamento degli “aiuti umanitari” agli esponenti dell'opposizione, al fine di affidarlo ai militanti del suo partito – Voluntad Popular - Kevin Rojas e Rossana Barrera.
Il giornale rivela che questi furono incaricati di gestire i fondi destinati all'accoglienza dei militari venezuelani disertori, ai quali era stato promessa ogni sorta di aiuti e onori. I due avrebbero gonfiato il numero dei militari dai reali 700 sino addirittura ai 1450, al fine di utilizzare tale danaro in hotel lussuosi, discoteche, aerei a noleggio per un totale di 800 mila dollari, alcol, cibo ecc...
Secondo le fonti di PanAm Post, Juan Guaidó e il suo braccio destro Leopoldo López, per quanto informati di ciò, non avrebbero preso alcun provvedimento.
Quanto agli “aiuti umanitari” effettivi, sembra – sempre secondo le fonti di PanAm Post – che “almeno il 60% di tutti gli alimenti donati dagli alleati di Guaidó sia andato a male”.
Inutile dire che i militari disertori sono invece stati cacciati dagli hotel di lusso.
Da segnalare anche che non esiste ancora alcun rendiconto sull'utilizzo del danaro raccolto dal concerto organizzato il 22 febbraio a Cúcuta dall'imprenditore della Virgin Richard Branson. Concerto peraltro tanto criticato dal cantautore Roger Waters, strenuo sostenitore – sin dal primo momento - del governo legittimo di Maduro e del popolo venezuelano.
Il governo Maduro, dallo scorso marzo, peraltro, denuncia l'appropriazione indebita da parte di Guaidó di danaro e risorse appartenenti al popolo venezuelano, sulla base di informazioni recuperate dal telefonino del capo dello staff dell'”autoproclamato presidente”, Roberto Marrero, già arrestato il 21 marzo. Allora era emersa una relazione fra Guaidó e una certa “Rosana de Cúcuta”, sui cui conti venivano depositati centinaia di migliaia di dollari.
Su tutta la faccenda il procuratore della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha aperto una inchiesta penale.
E' curioso, ad ogni modo, che di tutto ciò i grandi media italiani e europee non parlino. E' altrettanto curioso che gli esponenti politici dell'Unione Europea non si interroghino e non si chiedano se, forse, sostenendo Guaidó, abbiano sbagliato e abbiano sbagliato profondamente.
Da notare, poi, che le assurde e ingiuste sanzioni al Venezuela, volute da USA e UE, stanno causando tutt'oggi danni prima di tutto alla popolazione, come peraltro rilevato anche dall'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani Michelle Bachelet.

Luca Bagatin

giovedì 20 giugno 2019

Due belle recensioni ad "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" di Luca Bagatin, scritte da due lettrici

Desidero ringraziare Patrizia Tasselli e Daniela Toschi, due lettrici del mio ultimo saggio "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore", per aver scritto queste loro personali recensioni al mio saggio.
Penso siano andate al Cuore del saggio e mi fa piacere che a scriverle siano state due donne.
Sono due recensioni diverse, scritte come una sorta - direi - di flusso di coscienza.
Daniela ammette di non averlo ancora letto tutto, ma di essere rimasta colpita da alcuni aspetti, che descrive nel suo scritto.
Chiunque volesse acquistare il mio nuovo saggio, chiunque si sia incuriosito, può ordinarlo direttamente a questo link: 
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/ 

Luca Bagatin
 
Lettura piacevolmente "irritante", ci sono scritte quelle cose che non vorresti vedere, non vorresti sentire, quelle che ti fanno pensare, ti costringono a scegliere, che se le condividi sei costretto a dimezzare le amicizie, quelle che dici non posso e invece puoi, che vuoi e invece non puoi ...
(Patrizia Tasselli)

Lettura piacevolmente "irritante", ci sono scritte quelle cose che non vorresti vedere, non vorresti sentire, quelle che ti fanno pensare, ti costringono a scegliere, che se le condividi sei costretto a dimezzare le amicizie, quelle che dici non posso e invece puoi, che vuoi e invece non puoi ...
Lettura piacevolmente "irritante", ci sono scritte quelle cose che non vorresti vedere, non vorresti sentire, quelle che ti fanno pensare, ti costringono a scegliere, che se le condividi sei costretto a dimezzare le amicizie, quelle che dici non posso e invece puoi, che vuoi e invece non puoi ...
Lettura piacevolmente "irritante", ci sono scritte quelle cose che non vorresti vedere, non vorresti sentire, quelle che ti fanno pensare, ti costringono a scegliere, che se le condividi sei costretto a dimezzare le amicizie, quelle che dici non posso e invece puoi, che vuoi e invece non puoi ...
Alcuni libri si divorano, altri si vivono o si viaggiano. Ecco perché non ho ancora finito di leggere “Amore e Libertà” di Luca Bagatin: sto facendo un viaggio impegnativo in questo libro e ora ho bisogno di sostare. Ho provato un paio di volte a riprendere il cammino ma mi distraggo, perché il pensiero mi ritorna a una storia che vi ho letto, una delle tante qui riportate: la storia di Mario Appignani (“Cavallo Pazzo”). Non la conoscevo. Una terribile dimenticanza se penso che questo personaggio ha sfiorato la vita di tanti e anche la mia. Non lo avevamo visto, ed è gravissimo. E’ un sassolino tagliente nelle scarpe che per ora mi impedisce di proseguire.
Il viaggio in questo libro è iniziato come tanti altri. Lo ordino, mi arriva a casa, lo apro partendo dalla fine, mi soffermo su ciò che cattura la mia attenzione. In questo caso è stato il capitolo “Prendimi l’anima”: un film sulla storia d’amore tra Sabina Spielrein e Carl Gustav Jung. Straordinario che qualcuno si soffermi su questo film di Faenza del 2002, straordinario come la vita dei due protagonisti. Perché il film più recente che li riguarda, “A Dangerous Method” di David Cronenberg, mi è sembrato al confronto deludente. Per Luca Bagatin questo film e la vicenda narrata hanno un significato particolare, che condivido. Dovrei parlare con l’autore del mio entusiasmo per la “Tumbalalaika”, canzone tradizionale yiddish che accompagna due delle scene più belle del film di Faenza: dal 2002 questa canzone accompagna eventi importanti della mia vita. E’ una canzone che descrive l’Amore, la difficoltà e la potenza dell’Amore. Un ragazzo chiede a una ragazza:
Meydl, meydl, ch'vel bay dir fregen,
Vos kan vaksn, vaksn on regn?
Vos kon brenen un nit oyfhern?
Vos kon benken, veynen on treren?
Cosa può crescere senza pioggia, ardere per molti anni, cosa è che desidera e piange senza lacrime? E la ragazza risponde che è l’amore che può crescere senza pioggia, che può ardere per molti anni, che desidera e piange senza lacrime.
Mi si impone subito una sosta: cerco il video di quella volta che ho ballato la tumbalalaika a una festa con mia madre che ancora usciva da casa e con una ragazzina rumena cui volevo molto bene, amica di mio nipote, che ora, dopo la crisi, ha dovuto di nuovo migrare per cercare lavoro e fortuna in un altro paese europeo, che non le piace perché c’è sempre buio e freddo, e deve lavorare dodici ore al giorno, dice, ma deve farlo… Amore, libertà e giustizia sociale sono strettamente legati, forse ha ragione l’autore. E poi cerco il video della rappresentazione teatrale che ho scritto con la Bianca: il regista, Enzo, aveva inserito la Tumbalaika alla fine, quando gli attori salutano il pubblico e il pubblico applaude.
Procedo nel viaggio. Altri film. Questi non li ho visti. Parlano di Cristo. Poco conosciuti ma significativi. Distrazione. Mi metto a guardare le scene dell’interrogatorio di Cristo nel film russo sottotitolato in italiano tratto dal “Maestro e Margherita” di Bulgakov. Sublime.
Vado avanti con la lettura. Immigrazione. Condivido il pensiero dell’autore. Thomas Sankara. Mi fa piacere trovarlo qui. Credevo di sapere tutto di lui. E invece no. Non sapevo che era diventato amico di Marco Pannella, che era venuto in Italia nei pochi anni in cui era presidente del Burkina Faso, dal 1984 al 1987 (solo quattro anni, prima di essere tradito e assassinato) e aveva incontrato i radicali. Ero distratta in quegli anni: cosa facevo? La mente divaga. Ho perso molto. Quante cose lasciamo indietro e le scopriamo solo quando è troppo tardi!
Ed ecco Gheddafi, il suo libro verde. Per me Gheddafi era il dittatore della Libia, un sanguinario, come ce lo dipingevano i media. Ma il mio amico africano professore di letteratura nella capitale di uno sperduto paese africano mi spiegò con pazienza che no, non era così, e un mio amico fiorentino aveva scritto un libro profetico, uno di quei libri che nessuno pubblica volentieri e ben pochi leggono, “La Libia sull’orlo del vulcano”, e anche lui cercò di convincermi che no, non era così come dicevano i media: lui la Libia la conosceva bene. E così riuscii a capire, e volevo far qualcosa ma non potevo far niente. Ogni tanto sento ancora un assurdo senso di colpa, una morsa allo stomaco, come se tutto quello che accadde allora e che è accaduto dopo fosse stato causato dalla mia dabbenaggine. Assurdo.
Pier Paolo Pasolini. Alexander Dugin. Descrizioni vive, l’autore va al punto.
Mi trovo in compagnia di una folla di personaggi che, negli anni, hanno catturato il mio interesse; che sono rimasti, come i ciottoli sulla spiaggia quando la marea si ritira (immagine non mia, ma tratta da una poesia d’amore di Bulgakov: diamo a Cesare quel che è di Cesare, anche se, come dice giustamente Luca Bagatin, il diritto d’autore andrebbe abolito “al fine di eliminare il monopolio intellettuale e liberare la creatività diffusa che esso oggi opprime”).
Basta, un sacco di gente, guarda caso tutte pietre miliari del mio viaggio spirituale, se la mia vita può definirsi tale, ma credo di sì, come ogni vita.
Continuo a sfogliare, dalla fine all’inizio e dall’inizio alla fine (io faccio così, leggo in libertà quando un libro me lo permette), aumentando la folla e l’affollamento mentale.
Ed ecco un personaggio che non conosco. O meglio che non ricordo. L’ho solo intravisto senza sapere chi fosse, che storia avesse. Mario Appignani detto “Cavallo pazzo”. Uno scorcio sulla realtà che non vorremmo mai vedere. Quanto è facile maltrattare i bambini. Fino a che punto si possono maltrattare i bambini, senza motivo. Fino a farli morire dal freddo nudi su un terrazzo come punizione di qualche innocente malefatta, per poi nascondere il cadavere e con questo sentirsi la coscienza a posto. Lo fanno proprio coloro che dovrebbero proteggerli e che predicano l’Amore. Mai storia mi aveva tanto impressionata, quale rivelatrice di crudeltà e indifferenza quotidiane, da quella volta che avevo letto “Le ceneri di Angela” di Frank McCourt. Però la storia qui rivelata non si svolge nell’Irlanda povera del primo dopoguerra, ma in un orfanotrofio della fiorente Italia della mia generazione. Il suo libro, “Un ragazzo all’inferno”. Quanti lo avranno letto? Io no…
Provo ad andare avanti nel viaggio, ma non ci riesco per ora. Ho questo sassolino tagliente nella scarpa, che mi ferisce e mi distrae ogni volta che apro il libro. Ho bisogno di una sosta.
Mi succede a volte così, con questi libri (quando ne capitano) che diventano un viaggio, che vengono assorbiti nella vita.
Torno col pensiero a Sabina Spielrein. La marea doveva averle lasciato, come ciottoli sulla sabbia, l’amore per i bambini: andò a studiare a Ginevra nell’Istituto di Claparede, conobbe Piaget…
Di lei ho letto begli articoli, importanti. Quello che preferisco, il più noto, è “La distruzione come causa della nascita”. Lo cita anche Freud perché credo che sia stata proprio lei la prima ad ipotizzare la pulsione di morte. In questo articolo, Sabine sostiene che la nascita implica distruzione. Insomma l’amore è anche distruzione, ma quest’ultima pare conditio sine qua non della nascita. Probabile che queste sue riflessioni siano state sollecitate dalla storia disastrosa con Jung, che tuttavia risultò feconda per entrambi. Ha ragione Luca Bagatin. L’amore è creazione, e la creazione è libertà, e la libertà è amore etc…
Tutte le pagine che ho letto sin qui, i personaggi incontrati sin qui, rivendicano amore, libertà e giustizia sociale. Oppure ci dicono cosa accade quando amore, libertà e giustizia sociale mancano o sono rinnegati, traditi.
E’ un libro importante, definitivo. Un viaggio necessario.
(Daniela Toschi)

Luca Bagatin sur Limonov: una pagina in italiano dedicata allo scrittore Eduard Limonov sul sito francese in cinque lingue a lui dedicato e curato da José Setien

Desidero ringraziare l'amico José Setien (che peraltro intervistai un anno fa (http://amoreeliberta.blogspot.com/2018/06/eduard-limonov-un-dissidente-dalla.html), curatore del sito francese in cinque lingue dedicato allo scrittore Eduard Limonov, per aver appositamente creato una sezione dedicata ai miei articoli su Limonov e le sue battaglie politiche, visitabile al seguente link: http://www.tout-sur-limonov.fr/222318802.

Per me è davvero un grande onore aver scritto e scrivere di questo personaggio e delle sue imprese, oltre che di quelle dei giovani militanti nazionalbolscevichi di "Altra Russia", che, proprio l'altro ieri, con i compagni del Partito Comunista della Federazione Russa, del Fronte di Sinistra ed esponenti dei movimenti verdi e ambientalisti, hanno manifestato a San Pietroburgo contro la costruzione di una nuova discarica e per una raccolta dei rifiuti che, in Russia, tuteli l'ambiente e non favorisca il business.

Luca Bagatin

San Pietroburgo, 18 giugno 2019 - Manifestazione unitaria (comunisti, nazionalbolscevichi, ambientalisti, Fronte di Sinistra) contro la costruzione di una nuova discarica


lunedì 17 giugno 2019

L'alternativa al totalitarismo materialista e liberale è l'Amore e la Libertà. Ovvero una possibile Civiltà dell'Amore. Articolo di Luca Bagatin

Tematiche come la sovranità nazionale, il populismo, l'impagabilità – per gli Stati – del debito pubblico, la tutela dell'ambiente e delle culture, il superamento del capitalismo, sono di scottante attualità in questi ultimi mesi e anni.
Da diversi anni, con il presente blog ne sto parlando diffusamente – andando al di là delle ideologie e contrapponendomi alle visioni borghesi e moderniste della destra e della sinistra, sorte con la Rivoluzione Francese del 1789, la quale escluse del tutto il Quarto Stato, ovvero i proletari e i contadini.
Da tempo assistiamo a un nuovo avanzare - oltre che a un nuovo risveglio -  dei ceti neo-proletari, ovvero dei precari, dei disoccupati, degli sfruttati dal sistema economico capitalista e finanche di quei soggetti costretti ad abbandonare il proprio luogo di origine per cercare – spesso invano – un “futuro migliore”.
Di tutto ciò ho avuto modo entusiasticamente di sentire parlare anche nelle recenti conferenze romane del filosofo russo Aleksandr Dugin e anche nell'ambito di alcuni circoli socialisti della Capitale che, finalmente, hanno iniziato a parlare di tali tematiche oltre la destra e la sinistra.
Da una ventina di giorni ho dato alle stampe il mio terzo saggio, “Amore e Libertà – Manifesto per la Civiltà dell'Amore”, che raccoglie gli articoli che in questi anni ho scritto e relativi proprio a tali tematiche di attualità, sia a livello politico, storico, geopolitico.
Occorre un risveglio delle coscienze e la prospettiva di una nuova civiltà. Quella che definisco, appunto, Civiltà dell'Amore. Che combatta l'atavica paura dell'uomo per tutto ciò che lo circonda. Che lo liberi dall'egoismo, dal materialismo, dall'odio e dalla violenza, dal razzismo, conseguenze proprio della mente razionale/materiale nella quale l'essere umano è imprigionato e portatrice di ideologie totalitarie, non ultima quella liberale.
Recupero dunque, sotto il profilo storico/politico del populismo delle origini, ovvero del socialismo originario della Prima Internazionale dei Lavoratori e di quello russo di matrice contadina, il quale anticipò di qualche tempo la Rivoluzione bolscevica.
Recupero di una dimensione spirituale dell'esistenza, anti-materialista, gnostica, teosofica, oltre i dogmi religiosi e che vada a riscoprire la natura Divina dell'essere umano, degli animali e delle piante che lo/ci circondano e di ogni essere senziente o non senziente.
Recupero della dimensione comunitaria, sociale, morale dell'essere umano in comunione con la Natura e con tutti i suoi simili.
Un percorso che ha una profonda base psicologica e interiore e che vuole essere una forma di risveglio dei poteri latenti dell'essere umano, delle sue capacità artistiche e spirituali, che sono aspetti molto più importanti e potenti del materialismo di matrice politica e economica.
In questo senso, nel mio saggio, mi sono rifatto al pensiero, alla vita e agli studi di personalità solo apparentemente eterogenee, ma unite da un filo rosso/bianco, come rosso/bianco è il simbolo di questa possibile Civiltà dell'Amore (rosso, il colore del socialismo e della passione, simbolo della Libertà; bianco il colore della purezza del cuore, simbolo dell'Amore): Giordano Bruno; Anita e Giuseppe Garibaldi; Giuseppe Mazzini; Simon Bolivar; Evita e Juan Peron; Gabriele d'Annunzio; Pier Paolo Pasolini; Alain De Benoist, Jean-Claude Michéa, Aleksandr Dugin, Eduard Limonov, Moana Pozzi, Thomas Sankara; Mario Appignani; Adriano Celentano, Hugo Chavez; José “Pepe” Mujica e molti, molti altri.
Chiunque voglia immergersi nella lucida visione d'Amore e Libertà, per una Civiltà dell'Amore, può acquistare il mio libro online unicamente a questo link: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/
Mi auguro che i miei testi possano essere utili, nel loro piccolo, ad un risveglio interiore e ad una riflessione più profonda su tematiche che spaziano dai temi etici sino alla geopolitica. Risveglio interiore e riflessione/discussione interore, che sono le uniche basi per un possibile cambiamento della vita quotidiana di ciascuno di noi.

Luca Bagatin

mercoledì 12 giugno 2019

Amore è Libertà. I suoi nemici ? Paura e egoismo. Riflessioni brevi di Luca Bagatin

La politica e l'economia son sempre più una malattia.
Se non usi il cuore, se non fai l'Amore, il tuo animo è già morto. Da diverse ore.

 
Gli esseri umani, una volta adulti, pensano di sapere tutto. E in realtà sono spesso preda di paure (conscie o inconscie) e dell'interesse egoistico.
Il mondo è malato e violento perché troppe persone non sono consapevoli di tali aspetti, di tali meccanismi della mente umana materiale disturbata.
I nemici dell'essere umano dovrebbero essere la paura e l'egoismo. Non altri.
La sua malattia mentale nasce dal lusingare e coltivare questi due aspetti, che sono portatori di pregiudizio, violenza, angoscia, malafede, frustrazione, follia.

mercoledì 5 giugno 2019

Ha ragione Adriano Celentano: "Solo l'Amore ci può salvare". Non l'economia. Non la politica. Articolo/riflessione di Luca Bagatin



Il video è tratto dal canale ufficiale YouTube di Adriano Celentano: https://www.youtube.com/watch?v=PbEiFO4NVpg

Lo scrissi già in un articolo del 29 gennaio scorso, che è peraltro anche il pezzo che conclude il mio ultimo saggio “Amore e Libertà – Manifesto per la Civiltà dell'Amore”, uscito appena una settimana fa circa (https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/).
Scrissi che Adriano Celentano, con la serie tv “Adrian”, sospesa anticipatamente da Canale 5, ha voluto lanciare un messaggio al mondo.
In quella serie, lo abbiamo saputo ieri, vi era una scena profetica, che il Molleggiato ha voluto pubblicare in anteprima sul suo blog e sul suo canale YouTube, dal titolo emblematico: “Un motivo per cui i governi dovrebbero cadere”: https://ilmondodiadriano.it/2019/06/04/motivo-governi-dovrebbero-cadere/
Nel video, una grande nave da crociera attraversa la Giudecca, a Venezia, e si abbatte contro la banchina di Piazza San Marco, distruggendo il Palazzo Ducale.
E' un messaggio profetico, se si pensa a quanto accaduto solo pochi giorni fa, ove una nave da crociera di 275 metri per 65 mila tonnellate di stazza, ha urtato un battello sul canale della Giudecca.
Le navi da crociera, a Venezia, non ci devono stare. L'essere umano, al cospetto della Natura, è un essere insignificante. E non ne è affatto il protagonista, come crede di essere. Come la politica e l'economia promettono di fare. E non ci riescono, perché del tutto inadeguate e in controtendenza rispetto alla Natura e alle sue regole millenarie.
Regole millenarie che l'essere umano ha dimenticato, perché, pretendendo di dominarla, pretendendo di sottometterla, finisce per rimanerne schiacciato. Anche se in realtà, a schiacciarlo, è il suo ego.
Celentano ce lo dice con e nel suo video. Ma ce lo dice da anni, anzi, da molti decenni. Con le sue parole e le sue canzoni. E non è il solo.
E' per questo che, nel mio ultimo saggio, mi sono lasciato ispirare anche dal suo messaggio di Amore e Libertà. Perché, come dice lui: “Solo l'Amore ci può salvare”.
Non la politica. Non l' economia. Solo il cuore umano, se è davvero capace di cambiare, può salvarci e salvarsi.
Oggi sento ancora di persone che vengono violentate e che per questo non riescono più a vivere. Di bambini e anziani maltrattati. Di tutto ciò ho scritto e, sotto il profilo emotivo, mi è costato e mi costa molto ammettere che mai come oggi l'essere umano preferisce contrapporsi all'Amore anziché abbracciarlo.
Forse lo fa per stupidità. In quanto attaccato alla sua mente egoista. Forse lo fa perché non è in grado di superare quella barriera che lo può avvicinare al Divino che è in lui. Perché teme di...capire che la vita non è altro che una illusione fatta di materia. Materia alimentata dal business, dall'economia, dalla religione, dalla politica. Dal Potere. E' un incubo. Un inferno ove l'essere umano è prigioniero della sua mente razionale, che usa spesso nel peggiore dei modi. In modo distruttivo, violento, coercitivo. E così, finisce per spegnere il suo cuore.
Quel cuore che, invece, è in sintonia con la Natura. Perché è parte di essa.

Luca Bagatin

sabato 1 giugno 2019

"Altra Russia" di Eduard Limonov in piazza a Mosca per i diritti costituzionali e sociali. Articolo di Luca Bagatin

Venerdì 31 maggio si è tenuta, a Mosca, davanti al monumento degli Eroi della Rivoluzione del 1905, una manifestazione del partito nazionalbolscevico “Altra Russia”, alla presenza del suo leader, lo scrittore Eduard Limonov e di numerosi giovani e giovanissimi militanti.
Scopo della manifestazione, quello di denunciare la necessità di libertà di riunione pacifica, attualmente limitata dal governo russo, in palese violazione dell'Articolo 31 della Costituzione Russa.
“Altra Russia”, con le sue fiere bandiere rosse con una granata al centro, nata dallo scioglimento del Partito NazionalBolscevico (fondato da Limonov, Aleksandr Dugin e Egor Letov nel 1994), imposto dal governo Putin nel 2007, non è nuova a manifestazioni di tale tipo. Si pensi che lo scorso 10 marzo i militanti di “Altra Russia” erano in piazza a Mosca per denunciare la legge sul controllo di internet, approvata alla Duma. Da almeno dieci anni, inoltre, si mobilita in difesa della libertà di assemblea e di parola. E ciò, sin dalla fine degli Anni '90 e 2000, valse il plauso e la difesa dei nazionalbolscevichi da parte della giornalista Anna Politkovskaja, assassinata nel 2006, la quale li definirà: "giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che permettono di guardare con fiducia all'avvenire morale del Paese".
Eduard Limonov
Limonov, dopo lo scioglimento del Partito NazionalBolscevico, aveva addirittura fondato un movimento chiamato “Strategia31”, il quale, nel 2009, organizzava manifestazioni l'ultimo giorno di ogni mese, proprio in difesa dei diritti costituzionali, della libertà di parola e di espressione nel suo Paese.
“Altra Russia”, in questa manifestazione, ha fatto presente come la Russia sia polarizzata: da una parte vi è il potere, il capitale e la Chiesa e dall'altra vi sono le persone comuni. Il famoso “il popolo contro le élite”, ricordato più volte dallo scrittore francese Alain De Benoist, che è anche uno dei punti di riferimento di Limonov.
Limonov ha raccontato della sua recente visita a Parigi, a sostegno dei Gilet Gialli, la cui lotta è la stessa condotta dal suo partito in Russia, ovvero alternativa al sistema oligarchico dominante e, non a caso, molti dei manifestanti, indossavano – simbolicamente – un gilet giallo.
I nazionalbolscevichi russi, chiedono dunque – oltre che libertà di assemblea, di parola e di associazione, anche il rilascio di tutti i prigionieri politici – molti dei quali appartenenti al loro stesso partito – nonché elezioni libere, che permettano a tutte le forze politiche di essere ammesse, cosa che ancora ad “Altra Russia” non è permesso fare, forse proprio per la sua intransigenza e il suo spirito popolare e intransigente. Denunciano inoltre, oltre che la riforma delle pensioni, anche la riforma del sistema di raccolta di rifiuti, che ritengono avvantaggi unicamente il business privato e generi un potenziale disastro ecologico.
Durante la manifestazione, i militanti hanno distribuito inoltre un volantino che denuncia come il 57% della ricchezza del Paese si trovi nelle mani dell'1% dei russi più ricchi e delle oligarchie, mentre gli stipendi e le pensioni si riducono sempre di più. E, nel volantino, i militanti nazionalbolscevichi, chiedono pertanto la nazionalizzazione delle industrie di base dell'economia russa, dall'energia sino a quelle della costruzione di macchinari e l'introduzione di una imposta progressiva, in modo da ridurre il carico fiscale sulle persone comuni e sulle piccole imprese.
Di Eduard Limonov si è peraltro recentemente parlato in Italia, in quanto il regista Mimmo Calopresti ha realizzato un docu-film dal titolo “Limonov e Pasolini” – proiettato a Roma il 17 maggio scorso – che racconta la sua vita e la mette in parallelo a quella di Pier Paolo Pasolini.
Di Limonov, un anno fa, è stato pubblicato – da Sandro Teti - il romanzo autobiografico “Zona industriale”, mentre in Francia è stato editato da Bartillat il suo ultimo romanzo “Et ses démons”, che, a partire dall'operazione al cervello che ha subito nel marzo 2016 a causa di una malattia improvvisa (che egli attribuisce ad un sospetto tentativo di avvelenamento), racconta della sua nuova fidanzata, molto più giovane di lui, del tentativo di trovare una nuova guida ad “Altra Russia” e ricorda il periodo nel quale ha vissuto, dal 1998 al 2001, sulle montagne dell'Altaj, al confine con il Kazakistan, assieme a molti dei suoi militanti.

Luca Bagatin