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sabato 1 giugno 2019

"Altra Russia" di Eduard Limonov in piazza a Mosca per i diritti costituzionali e sociali. Articolo di Luca Bagatin

Venerdì 31 maggio si è tenuta, a Mosca, davanti al monumento degli Eroi della Rivoluzione del 1905, una manifestazione del partito nazionalbolscevico “Altra Russia”, alla presenza del suo leader, lo scrittore Eduard Limonov e di numerosi giovani e giovanissimi militanti.
Scopo della manifestazione, quello di denunciare la necessità di libertà di riunione pacifica, attualmente limitata dal governo russo, in palese violazione dell'Articolo 31 della Costituzione Russa.
“Altra Russia”, con le sue fiere bandiere rosse con una granata al centro, nata dallo scioglimento del Partito NazionalBolscevico (fondato da Limonov, Aleksandr Dugin e Egor Letov nel 1994), imposto dal governo Putin nel 2007, non è nuova a manifestazioni di tale tipo. Si pensi che lo scorso 10 marzo i militanti di “Altra Russia” erano in piazza a Mosca per denunciare la legge sul controllo di internet, approvata alla Duma. Da almeno dieci anni, inoltre, si mobilita in difesa della libertà di assemblea e di parola. E ciò, sin dalla fine degli Anni '90 e 2000, valse il plauso e la difesa dei nazionalbolscevichi da parte della giornalista Anna Politkovskaja, assassinata nel 2006, la quale li definirà: "giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che permettono di guardare con fiducia all'avvenire morale del Paese".
Eduard Limonov
Limonov, dopo lo scioglimento del Partito NazionalBolscevico, aveva addirittura fondato un movimento chiamato “Strategia31”, il quale, nel 2009, organizzava manifestazioni l'ultimo giorno di ogni mese, proprio in difesa dei diritti costituzionali, della libertà di parola e di espressione nel suo Paese.
“Altra Russia”, in questa manifestazione, ha fatto presente come la Russia sia polarizzata: da una parte vi è il potere, il capitale e la Chiesa e dall'altra vi sono le persone comuni. Il famoso “il popolo contro le élite”, ricordato più volte dallo scrittore francese Alain De Benoist, che è anche uno dei punti di riferimento di Limonov.
Limonov ha raccontato della sua recente visita a Parigi, a sostegno dei Gilet Gialli, la cui lotta è la stessa condotta dal suo partito in Russia, ovvero alternativa al sistema oligarchico dominante e, non a caso, molti dei manifestanti, indossavano – simbolicamente – un gilet giallo.
I nazionalbolscevichi russi, chiedono dunque – oltre che libertà di assemblea, di parola e di associazione, anche il rilascio di tutti i prigionieri politici – molti dei quali appartenenti al loro stesso partito – nonché elezioni libere, che permettano a tutte le forze politiche di essere ammesse, cosa che ancora ad “Altra Russia” non è permesso fare, forse proprio per la sua intransigenza e il suo spirito popolare e intransigente. Denunciano inoltre, oltre che la riforma delle pensioni, anche la riforma del sistema di raccolta di rifiuti, che ritengono avvantaggi unicamente il business privato e generi un potenziale disastro ecologico.
Durante la manifestazione, i militanti hanno distribuito inoltre un volantino che denuncia come il 57% della ricchezza del Paese si trovi nelle mani dell'1% dei russi più ricchi e delle oligarchie, mentre gli stipendi e le pensioni si riducono sempre di più. E, nel volantino, i militanti nazionalbolscevichi, chiedono pertanto la nazionalizzazione delle industrie di base dell'economia russa, dall'energia sino a quelle della costruzione di macchinari e l'introduzione di una imposta progressiva, in modo da ridurre il carico fiscale sulle persone comuni e sulle piccole imprese.
Di Eduard Limonov si è peraltro recentemente parlato in Italia, in quanto il regista Mimmo Calopresti ha realizzato un docu-film dal titolo “Limonov e Pasolini” – proiettato a Roma il 17 maggio scorso – che racconta la sua vita e la mette in parallelo a quella di Pier Paolo Pasolini.
Di Limonov, un anno fa, è stato pubblicato – da Sandro Teti - il romanzo autobiografico “Zona industriale”, mentre in Francia è stato editato da Bartillat il suo ultimo romanzo “Et ses démons”, che, a partire dall'operazione al cervello che ha subito nel marzo 2016 a causa di una malattia improvvisa (che egli attribuisce ad un sospetto tentativo di avvelenamento), racconta della sua nuova fidanzata, molto più giovane di lui, del tentativo di trovare una nuova guida ad “Altra Russia” e ricorda il periodo nel quale ha vissuto, dal 1998 al 2001, sulle montagne dell'Altaj, al confine con il Kazakistan, assieme a molti dei suoi militanti.

Luca Bagatin

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