La Cina, proprio in
questi giorni, sta affrontando la sfida più difficile, in 70 anni di
Repubblica Popolare, ovvero l'epidemia di coronavirus.
A 70 anni dalla
proclamazione della Repubblica Popolare, da parte del Grande
Timoniere, Mao-Tse Tung, la Cina ha comunque dimostrato più volte di
potersi rialzare.
Da “sabbia informe”,
è diventata una potenza globale. Proprio questo è, peraltro, il
sottotitolo dell'interessante e documentato saggio “Cina”,
edizioni Impromatur, dello studioso Diego Angelo Bertozzi.
Un saggio che affronta
tutti i 70 anni di Repubblica Popolare, sino ai nostri giorni.
Ovvero da quando Mao
Tse-Tung, proclamò – il 1 ottobre 1949 - la nascita della
Repubblica, a seguito della vittoria dell’Esercito di Liberazione
Popolare da lui guidato, che sconfisse definitivamente i nazionalisti
di Chiang Kai-shek, sostenuti dagli Stati Uniti d’America di
Roosevelt.
Un comunismo con
caratteristiche particolari, quello cinese che, secondo le direttive
di Mao, doveva privilegiare la classe contadina, piuttosto che lo
sviluppo industriale del Paese.
Un Mao che, figlio di contadini egli stesso, alla
guida del Paese, promosse la riforma agraria, collettivizzando e
ridistribuendo le terre, oltre che avviando un processo di
alfabetizzazione delle masse.
Solo dopo la morte di Mao, nel 1976, sarà avviata
una nuova fase di modernizzazione del Paese, attraverso la corrente
riformista guidata da Deng Xiaoping, il quale avvierà quello che
ancora oggi viene chiamato “socialismo con caratteristiche cinesi”.
Un socialismo che si rifiuta di aderire al modello
capitalista, ma che vuole apprendere quanto di positivo il sistema
capitalista può insegnare. Un socialismo che apre al mercato e alla
multiproprietà, ma ove l'intervento pubblico rimane preponderante e
fulcro stesso della modernizzazione del Paese e dell'elevazione
economica del popolo stesso.
E' quindi nel periodo guidato da Deng Xiaoping che,
pur non archiviando il maoismo, ma criticandone solo gli aspetti più
dogmatici, si sviluppa il settore industriale e teconologico.
Allo stesso tempo, la Cina, si pone quale guida dei
Paesi più poveri e che hanno da poco ritrovato l'indipendenza dal
colonialismo, ponendosi a baluardo geopolitico nella lotta contro il
sottosviluppo.
In questo senso, come fa presente il saggio di
Bertozzi, la Cina è oggi molto presente nel continente africano, ove
ha contribuito a costruire strade, ponti e infrastruttire, oltre che
concesso prestiti a tassi agevolati e spalmati nel tempo. Attualmente
la Cina possiede percentuali di debito di diversi paesi africani,
contribuendo concretamente a far uscire tali Paesi dal sottosviluppo,
provocato dal colonialismo e dal neocolonialismo, che è aspetto
ancora presente in quei Paesi ove il Fondo Monetario Internazionale e
le potenze occidentali neocoloniali (Francia, Gran Bretagna e USA in
primis), sono ancora molto presenti.
E' stata, in sostanza, secondo la tesi di fondo del
saggio di Bertozzi, l'ondata di rinnovamento portata avanti da Deng e
dai suoi successori - Jang Zemin, Hu Jintao e l'attuale Presidente Xi
Jinping - la marcia che ha permesso alla Cina di non fare la fine
dell'URSS.
La Cina comunista, in sostanza, ha mantenuto la sua
impronta socialista e la sua visione democratica, alternativa a
quella liberale e occidentale.
La democrazia cinese non ammette la competizione
elettorale fra partiti, in nome dell'armonia e della collaborazione
fra partiti e formazioni politiche non antagoniste, ma in dialogo
costante con il Partito Comunista Cinese (PCC), che rappresenta
l'unità di tutto il popolo.
Partito – quello comunista cinese - che, peraltro,
è al mondo la forza politica con il maggior numero di iscritti (la
maggioranza ancora oggi agricoltori, ma da tempo ha aperto anche alle
classi borghesi e ai liberi professionisti) avendo superato, nel
2019, i 90 milioni di tesserati. L'iscrizione allo stesso, peraltro,
è piuttosto selettiva e il PCC è una vera e propria scuola di
formazione politica socialista, atta a formare la futura classe
dirigente del Paese.
Secondo i cinesi, peraltro, non esiste un solo
modello di democrazia universale, esportabile e che vada bene per
tutti, bensì questo è necessariamente frutto dello sviluppo interno
e della civiltà politica del Paese nel quale tale processo è sorto
e non frutto di imposizioni esterne. In tal senso, la Repubblica
Popolare Cinese, come spiegato nel saggio di Bertozzi, non intende
dare alcuna lezione al mondo, ma parimenti non accetta alcuna lezione
dal mondo occidentale, così come a suo tempo non la accettò nemmeno
dall'URSS, con la quale spesso entrò in conflitto ideologico.
Il saggio di Bertozzi, spiega dunque che, in Cina,
il PCC governa la Repubblica, ma esistono anche altre forze
democratiche. Forze che partecipano all'esercizio del potere statale,
hanno un ruolo consultivo e partecipano alla scelta dei capi di Stato
e all'amministrazione del Paese. Ma tutte le forze politiche,
unitamente al PCC, non sono minimamente in competizione.
In Cina sono peraltro presenti anche dei comitati di
villaggio - i quali hanno una certa autonomia in ambito educativo e
finanziario - che prevedono il diritto di voto attivo e passivo di
tutti i residenti adulti.
Quanto all'economia cinese, come spiegato nel saggio
“Cina”, è mista, ovvero, accanto ad aziende pubbliche, in
particolare nei settori chiave dell'economia quali quello bancario,
delle risorse energetiche e delle telecomunicazioni, vi sono imprese
private e cooperative. Imprese private comunque piuttosto
sindacalizzate e ove una parte dei profitti viene non solo utilizzata
per interventi a carattere sociale (come per la costruzione di scuole
professionali o per soccorso di vittime di una catastrofe nazionale),
ma anche reinvestita nello sviluppo di nuove tecnologie dell'impresa
e ciò sembra essere una delle ragioni del boom teconologico cinese,
in particolare negli ultimi anni.
La Cina, in sostanza, da Paese feudale e
successivamente coloniale, in 70 anni, ha fatto passi da gigante. Non
solo è oggi pressoché un colosso economico, ma ha anche aumentato
del 7,4% il reddito pro capite; creato oltre 13 milioni di nuovi
posti di lavoro negli ultimi anni; sottratto dalla povertà oltre 100
milioni di persone nelle aree rurali e investito moltissimo
nell'ambiente, ponendo un tetto all'emissione di gas serra e nello
sviluppo di fonti rinnovabili.
Per quanto molti ancora rimangano i problemi da
risolvere in Cina, l'obiettivo dichiarato anche dall'attuale
Presidente Xi Jinping, rimane quello di rendere il Paese una “società
moderatamente prospera” entro il 2020, con una nuova lotta alla
povertà e per la redistribuzione delle ricchezze.
Il saggio di Diego Angelo Bertozzi offre dunque al
lettore uno spettro complessivo dello sviluppo di una nazione che sta
da tempo modificando gli equilibri geopolitici globali, in favore di
un mondo multipolare, più prospero.
Luca Bagatin
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