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sabato 4 gennaio 2020

Il Presidente socialista del Messico Obrador chiede la liberazione di Assange. Articolo di Luca Bagatin

Julian Assange, fondatore di Wikileaks, è da mesi detenuto a Londra, nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, con accuse che vanno dal presunto terrorismo alla presunta violazione della legge sullo spionaggio. Assange, per aver rivelato al mondo i piani segreti dei potenti del Pianeta, rischia di morire in carcere, in attesa, peraltro, di essere estradato negli USA, dove deve affrontare ben 18 capi d'accusa. Il Relatore speciale sulla tortura alle Nazioni Unite, Nils Melzer, aveva di recente espresso preoccupazione relativamente alla salute di Assange, esposto a “tortura psicologica continua o altro, trattamenti inumani o crudeli e degradanti”, ravvisando ciò dopo averlo visitato in carcere.
Di fronte a questa palese violazione dei diritti umani, si è levata ieri – in conferenza stampa - la voce del Presidente socialista del Messico, Andrés Manuel López Obrador, il quale ha dichiarato: “Speriamo che venga preso in considerazione e rilasciato e non torturato”, dichiarando che la sua liberazione sarebbe “una causa molto giusta per i diritti umani del mondo”. Obrador ha espresso solidarietà anche sull'attività di Wikileaks nel rivelare quello che egli ha definito “sistema mondiale nella sua natura autoritaria”.
Ancora una volta è dall'America Latina socialista che proviene una richiesta di rispetto dei diritti civili e umani, verso un mondo più libero e giusto. Aspetti che, nel mondo liberal-capitalista e cosiddetto “opulento”, sembrano ormai da tempo dimenticati, se non addirittura calpestati.

Luca Bagatin

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