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giovedì 30 dicembre 2021

Una fine dell'anno con Eduard Limonov

GLORIA ETERNA A EDUARD LIMONOV! 

LUNGA VITA AI NAZIONALBOLSCEVICHI!

UN'ALTRA RUSSIA E UN'ALTRA EUROPA SONO POSSIBILI!

SENZA PIU' RICCHI, SENZA PIU' OLIGARCHI, SENZA PIU' CAPITALISTI! 

foto di Dmitry Ivanov

I giovani sono spesso pigri e non vogliono lavorare. Beh, hanno ragione.
Più tardi saranno pressati e costretti. Ma avevano ragione.
Cosa c'è di bello nel lavoro e perché andarne fieri?
"Io lavoro, pago le tasse..." - è così che obbediscono per tutta la vita.
A me personalmente piace solo scrivere, e nemmeno sempre. In generale, preferisco non fare niente.
Cibo per riflettere. Le poesie di qualcuno da ricordare.
Sdraiato al sole.
C'è carne. Vino da bere.
Fare l'amore o fare la rivoluzione.
E scrivere, a volte.
 
(Eduard Limonov)


La scuola, che è una sadica istituzione statale volta a reprimere la natura e l'essenza umana, va distrutta.
Altrimenti la nostra società è destinata a riprodursi nella forma ripugnante attuale.
Ci saranno sempre pensionati scuri, poliziotti e funzionari del Palazzo. Generazione dopo generazione.
E la formazione di queste creature ripugnanti inizia già sui banchi di scuola.
La società schiaccia il bambino sino agli undici anni, sino a farlo diventare un semi lavorato, strumento da lavoro per i suddetti soggetti.
Questo nastro trasportatore va fermato.
Questo faremo quando andremo al potere.
 
(Eduard Limonov)
 
foto di Sergey Belyak


mercoledì 29 dicembre 2021

DONNA ANIMA. Poesia di Luca Bagatin / SOUL WOMAN. Poem by Luca Bagatin / ЖЕНСКАЯ ДУША. Поэма Луки Багатина

 DONNA ANIMA

Poesia di Luca Bagatin

Musa nella foto: Vasilisa Semiletova

Guardo la luna, sento il richiamo del bosco.
E' come se avvertissi il tuo respiro.
E allora ammiro ancora una volta il cielo e le stelle che ancor più belle mi guidano verso il pensiero di te.
Donna Anima.
Strega di Luce nella notte che tace.
Luca Bagatin
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SOUL WOMAN

Poem by Luca Bagatin  

Muse in the photo: Vasilisa Semiletova 

 I look at the moon, 

I hear the call of the woods. 

 It is as if you feel your breath. 

And then I admire once again the sky and the stars that even more beautiful guide me towards the thought of you.

Soul Woman.  

Witch of Light in the silent night. 

 Luca Bagatin  

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ЖЕНСКАЯ ДУША  

Поэма Луки Багатина  

Муза на фото: Василиса Семилетова 

Я смотрю на луну, слышу зов леса.  

Как будто чувствуешь дыхание.  

И затем я снова восхищаюсь небом и звездами, которые еще более прекрасны, что направляет меня к мысли о тебе.

Душа женщины.  

Ведьма Света в тихой ночи.  

Лука Багатин  

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Essere Divini, mai umani !

"Ade e Persefone" (dettaglio) di Pandora Young

Non ho mai capito perché, quando si vuole essere buoni, si dica "restiamo umani".
L'essere umano non è affatto buono.
A differenza degli altri animali, che agiscono d'istinto, l'essere umano può agire spesso con crudeltà e mosso da sentimenti di egoismo.
L'essere umano è, fra gli animali, il peggiore e inferiore.
Quindi, se possibile, evitiamo di rimanere umani il più possibile.
Cerchiamo, invece, di essere Divini.
 

martedì 28 dicembre 2021

In Libia si rinviano le elezioni perché si teme il ritorno di Gheddafi. Articolo di Luca Bagatin

Le elezioni presidenziali, in Libia, si sarebbero dovute tenere il 24 dicembre, ma, ancora una volta, sono state rinviate.

Ennesimo rinvio. Ennesimo mancato appuntamento per un definitivo cambio di governo in Libia, che avrebbe, molto probabilmente, messo fine all'instabilità di questi decenni, dopo il colpo di Stato contro Gheddafi. Golpe che ha aperto la strada al fondamentalismo e al caos.

Non ci sono le condizioni per tenere le elezioni, si dice. Il Parlamento libico non fissa alcuna data. Parlamento nel quale non è presente il partito socialista, laico e di sinistra, pro-Gheddafi, in quanto gli è proibito presentare liste elettorali, sin dal 2012.

Il tentativo di estromettere dalla corsa alle presidenziali il figlio di Mu'Ammar Gheddafi, Saif, candidato del “Fronte popolare per la liberazione della Libia”, di ispirazione laica e socialista araba, è fallito e, quindi, essendo egli, secondo tutti i sondaggi il favorito alla Presidenza, con oltre il 50% dei consensi, non potevano far altro che rinviare le elezioni.

Non sia mai che in Libia torni la democrazia, il socialismo e la laicità.

In Libia, dunque, regnano ancora l'incertezza e il caos. Complici i veti incrociati e le interferenze straniere, mentre il Paese rischia una nuova guerra interna. Nel silenzio assordante dell'Unione Europea.

Marco Rizzo, Segretario del Partito Comunista ha affermato, significativamente, sulla sua pagina Facebook: “Esiste qualche giornalista che ha il coraggio di dire che le elezioni in Libia si faranno solo se viene messo fuori quello che sarebbe il vero vincitore? E cioè Saif Gheddafi. E cioè l’unico che si scaglierebbe contro le milizie, contro il furto di petrolio e contro le migrazioni forzate”.

Luca Bagatin

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domenica 26 dicembre 2021

Niente è MAI come appare. Riflessioni di fine anno di Luca Bagatin

Purtroppo non possiamo scegliere le caratteristiche fisiche con le quali veniamo al mondo.

Spesso le caratteristiche esteriori non corrispondono affatto a quelle interiori, ma raramente il prossimo se ne rende conto.

Pensiamo che tutto ciò che è visibile sia reale, eterno, immutabile e vero. Ma non è affatto così.

È esattamente l'opposto.

(Luca Bagatin)

La natura delle donne non è fatta per essere imbrigliata in qualche schema o da qualcuno.

In realtà non lo è nemmeno la natura dell'uomo, che spesso perde tempo e energie nel rincorrere beni materiali, sicurezze e una compagna (a tutti i costi).

Nel mondo materiale nulla è certezza, molto è dolore e tutto è attaccamento.

Una volta spezzato ogni attaccamento materiale c'è spazio solo per una sconfinata libertà (prima di tutto mentale).

(Luca Bagatin)

Riflettevo sulle discriminazioni.

La società, soprattutto moderna, tende spesso e spontaneamente a tutelare le cosiddette "minoranze" e a volerle "includere".

Per cui si tutelano le donne, le persone di colore, i disabili e gli omosessuali. Che, in realtà, non sono affatto minoranza. Semplicemente, per ignoranza, nei secoli, sono stati emarginati o sottomessi.

In realtà la società (dei "normali"), non prende minimamente in considerazione le persone che fanno fatica ad integrarsi, anche se queste sono di sesso maschile, bianche, eterosessuali e non hanno disabilità evidenti (magari le hanno, ma non sono "visibili" agli occhi degli apparentemente "normali").

Questa forma di discriminazione permane e temo rimarrà.

Della società dei "normali", fondata sull'ipocrisia e la menzogna, dubito ci si possa fidare.

Perché ottusa, stupida e incapace di guardare oltre il proprio naso, sin tanto che essa continuerà ad esistere.

(Luca Bagatin)

Riunione fra il Partito Comunista della Federazione Russa e quello della Repubblica Popolare di Donetsk. Articolo di Luca Bagatin

Come riportato dall'organo di stampa “Avanti”, del Partito Comunista della Repubblica di Donetsk, http://wpered.su, il 26 dicembre, a Donetsk, si è tenuta una riunione della delegazione del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), giudata dal deputato russo Kazbek Taisayev (Primo Vice Presidente del Comitato Centrale dell'Unione dei Partiti Comunisti – Partito Comunista dell'Unione Sovietica (UPC – CPSU) e il Partito Comunista della Repubblica Popolare di Donetsk, giudato da Boris Litvinov.

Dopo le formalità di rito, Taisayev ha parlato dell'assistenza fornita dal Partito Comunista della Federazione Russa, guidato da Gennady Zjuganov (e maggior partito d'opposizione russo) al popolo del Donbass e della Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk.

Il deputato del KPRF ha fatto inoltre presente che, il partito, è riuscito ad ottenere un aumento del numero di posti finanziati nelle università russe per i residenti nelle Repubbliche Popolari del Donbass, il rilascio di diplomi russi per un'università di medicina e passaporti russi per i residenti nelle Repubbliche Popolari.

I comunisti russi patrocinano, infatti, diverse istituzioni educative e forniscono regolarmente aiuti umanitari ai residenti nel Donbass più bisognosi.

Luca Bagatin

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venerdì 24 dicembre 2021

A NATALE PUOI? Racconto surRenale di Luca Bagatin

A Natale tutti a ricercare l'ultimo regalo, ad accalcarsi nei centricommerciali, freneticamente, con la frenetica frenesia dei frenologi dell'Ottocento.
Perché, nell'800, i fenologi andavano di fretta? Chiederete voi.
E che ne so? Però suonava bene. Un po' come la campana per Heminguay che, pure, non era sordo come la suddetta.
"A Natale si può amare di più", ma a ricordarcelo c'è solo il jingle (bells, siamo a Natale!) dello spot pubblicitario del pandoro Bauli.
"A Natale puoi fare ciò che non puoi fare mai", ci ricorda il medesimo spot.
Ad esempio potremmo scassinare una gioielleria. Se non l'abbiamo mai fatto. Per dire.
Ma, più prosaicamente, potrei mettermi a dieta.
Cosa che non ho mai fatto, sia detto per inciso, e l'ho evitato perché amo mangiare con gli incisivi in modo tutt'altro che conciso (e men che meno circonciso, eh!, sia BEN chiaro!).
Oggi ho mangiato al giapponese "all you can eat", che suona (come la campana di Heminguay) tipo "tutto quello che puoi mangiare". E, in effetti, ho svuotato la cucina giapponese, pagando poco più di una pizza. Che non ho mangiato. Ma non tanto perché ero pieno, quanto perché non era nel menù.
All'all you can eat, ad ogni modo, preferisco l'"all you need is love" dei Beatles. Perché ho nostalgia di Alberto Castagna. O, meglio, del suo cappello, detto, appunto "castagna".
Tutto ciò di cui hai bisogno è l'amore e a Natale si può amare di più.
Anche se non compri il pandoro Bauli. Anche se non sei un frenologo e non svaligerai alcuna gioielleria e eviterai la dieta (molto meglio evitarla, infatti!).
A me, a Natale, piacerebbe amare Irene, ma, nell'impossibilità, le mando un bacio, un saluto e anche un augurio di buon duemilaecredici.
 
Luca Bagatin

Russia. Il Plenum del Comitato Centrale del partito “Comunisti di Russia” fa il punto della situazione. Articolo di Luca Bagatin

  

Si è tenuto, a Mosca, il 19 dicembre scorso, il Plenum del Comitato Centrale del partito “Comunisti di Russia” (CPKR), guidato da Maxim Suraykin.

Partito non revisionista e dai principi marxisti-leninisti ortodossi, il CPKR ha fatto il punto della situazione dopo le elezioni parlamentari russe, tenutesi nel settembre scorso.

La risoluzione della sessione plenaria, ha rilevato che, nonostante i non ottimi risultati delle elezioni parlamentari del 19 settembre, che hanno riconfermato la maggioranza al partito liberal conservatore “Russia Unita” di Putin, il CPKR ha rafforzato la sua presenza nella raccolta di firme e nell'ambito della campagna elettorale, sia attraverso i canali tradizionali (giornale di partito e volantinaggi), che attraverso i social network.

I “Comunisti di Russia” hanno inoltre ribadito il loro slogan elettorale, ovvero “Abbasso il capitalismo, per il socialismo!”, che ha ricevuto risposte positive da parte di un elettorato sempre più in fermento, vista la situazione sempre più drammatica dell'economia capitalista russa e delle ripercussioni sulle fasce più deboli, ottenendo un sostegno di 700.000 elettori.

Il CPKR ha peraltro ottenuto tre deputati regionali in più, rispettivamente nei parlamenti del territorio dell'Altai e nelle regioni dell'Amur e di Omsk, per un totale di 65 deputati regionali. Risultato che è stato considerato notevole per un partito non ancora presente nella Duma, ovvero il Parlamento russo.

Il CPKR ha peraltro ribadito la necessità di ripristinare il potere sovietico e di abbandonare definitivamente il capitalismo, secondo gli insegnamenti di Vladimir Lenin, invitando tutti i componenti del partito a perseverare nell'ottenimento di tale risultato.

Luca Bagatin

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martedì 21 dicembre 2021

Solstizio d'Inverno, Yule, festa della Luce e del Natale del Sole Invincibile. Articolo di Luca Bagatin

Il Natale è una forma rituale antica il cui significato originario andò perduto già per molti versi con l’avvento del cristianesimo, il quale utilizzò la festività pagana del Sol Invictus ovvero del Dies Natalis Solis Invicti (Giorno Natale del Sole Invincibile), la festività di Yule secondo il calendario celtico e dei Saturnalia secondo quello romano, per decretare – attraverso l’Imperatore Costantino – la nascita di Gesù detto Il Cristo.

Il Solstizio d’Inverno, in celtico Yule, rappresenta dunque un passaggio fondamentale per tutte le persone impegnate sul sentiero spirituale, da comprendere e interiorizzare. È il momento in cui la luce vince sull’oscurità, il momento in cui la Dea partorisce il Bambino Sacro, il momento in cui la vibrazione della speranza si diffonde come un’onda sulla Terra.

Simbolicamente, ad ogni modo, anche la nascita (simbolica ma non storica) del Cristo può indicare la Luce, il Sole che illumina d’amore le coscienze terrene e le invita al dono ed è in questo senso che il Natale può essere celebrato e vissuto. Non dovrebbe, in sostanza, essere certo la festa del commercio, del consumo, dello spreco, tanto in voga nell’occidente liberal-capitalista.

Ricordo che, anni fa, partecipai alla presentazione di un illuminante saggio dell’amico prof. Claudio Bonvecchio, dall’emblematico titolo “Filosofia del Natale”.

Un saggio senza tempo, che merita di essere conosciuto, in quanto va ad approfondire il significato di questa festività, troppo relegata al consumismo e molto poco al suo profondo significato spirituale, gnostico ed esoterico.

Il testo del prof. Bonvecchio spiega infatti come il Natale, Yule, la Festa della Luce o, appunto, il “Giorno Natale del Sole Invincibile”, fosse festeggiato tanto dalle popolazioni indo-iraniche devote al dio del sole Mithra, quanto dagli antichi romani, attraverso le celebrazioni dei “Saturnalia” in onore, appunto, di Saturno, il mitico dio della pace e della felicità.

Con l’avvento del cristianesimo, come spiegato anche dal prof. Bonvecchio, per volontà dell’Imperatore romano Costantino, fu deciso di cumulare la festa del Sol Invictus con quella della nascita del Cristo, considerato, appunto, la “Luce del Mondo” e fu così che il 25 dicembre divenne la data ufficiale della festività del Natale.

Di quel Natale ricco di simboli antichissimi, dunque, tutti spiegati nel testo del buon prof. Bonvecchio: dall’Albero natalizio – simbolo dell’unione fra Cielo e Terra – passando per il significato della stella di Natale, del vischio, dei cibi natalizi, dei canti di Natale e via via sino agli ornamenti dell’albero di Natale stesso e del presepe.

In particolare il prof. Bonvecchio si sofferma sulla spiegazione del simbolismo della grotta, ovvero della capanna nella quale, secondo quanto scritto nei Vangeli Apocrifi (e non in quelli canonici), nacque il Cristo. La grotta, secondo tutte le tradizioni simboliche, rappresenta infatti l’“uterus mundi”, ovvero il luogo nel quale si trovano le acque primordiali che, come il liquido amniotico per il feto, portano alla nascita/rinascita di una nuova vita. Oltretutto, come spiegato nel saggio, le grotte erano i luoghi nei quali non solo nascevano le grandi divinità, ma erano anche il santuario nel quale venivano praticati i rituali in onore alla Grande Madre o al dio Mithra, imperniati non a caso sulla morte simbolica e sulla rinascita dell’iniziando.

Altra figura simbolica del Natale è quella relativa a Babbo Natale, il quale incarna la figura di San Nicola, vescovo in Asia Minore e protettore dei bambini ai quali, come tradizione vuole, porta in dono dei regali. I bambini, peraltro, secondo tutte le tradizioni simboliche, sono considerati l’incarnazione degli antenati morti che, peraltro, erano i veri protagonisti della festività romana dei “Saturnalia”. E’ così che, per allontanare l’immagine della morte dalla società e farci credere nella vita, Babbo Natale colma i bambini di doni, propiziandosi così anche le anime degli antenati defunti.

Anche il prof. Bonvecchio, in conclusione del suo saggio, sempre attuale, pone l’accento sul drammatico abbandono dello spirito del Sacro da parte di un’incalzante società mercantilista e dei consumi, che ha trasformato il Natale – persino in piena pandemia Covid 19 – nel solito happening del commercio, figlio di una società sempre più relativista, nichilista, fredda, tecnologica, edonista, globalizzata.

Una società neo-oscurantista, potremmo dire, laddove le tenebre sono rappresentate da questi aspetti materialistici e volti al profitto individuale, anziché al bene collettivo e comunitario.

Ecco dunque la necessità di invertire la rotta, di ricercare la luce dentro noi stessi, attraverso la riscoperta della dimensione del Sacro: restituendo dignità al simbolo, alla simbolica, alla filosofia del Natale, liberando così la società della metaforiche tenebre che l’avvolgono.

Solo allora potremo assistere ad una nuova rinascita del Vero, del Buono, del Bello, ovvero nel momento in cui ci riapproprieremo dell’autentico significato gnostico della festività natalizia.

Non il Natale del consumismo, dunque, ma il Natale della Luce, del Sole, dell’innocenza dei bambini non più resi adulti da una società senza coscienza, ma aperti alla conoscenza di sé stessi per costruire, da adulti, un mondo d’amore, armonia e fratellanza universale.

Luca Bagatin

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Fascismo e liberalismo, due facce della stessa (totalitaria) medaglia

I fascisti e i liberali non comprendono che la loro natura è la stessa.
I fascisti puntano a uno Stato forte, dove l'autorità statale governi, continuando non solo a permettere la proprietà privata, ma anche sostenendo i ricchi industriali.
I liberali puntano a uno Stato più debole, leggero, ma dove la proprietà privata e il ricco imprenditore, rimangono le figure centrali della società.
Considerare fascismo e liberalismo come due facce sfruttatrici della stessa medaglia è necessario.
Stato, mercato, proprietà privata imprenditoriale (oltre che sistema monetario e religione) sono le malattie della modernità.
Vanno abolite e distrutte.
Per dare TUTTO il potere ai popoli.
Nel segno del socialismo autogestito.
 

lunedì 20 dicembre 2021

Andrea G. Pinketts era una leggenda. Articolo/ricordo di Luca Bagatin

  

Vorrei, di seguito, ripubblicare l'articolo che scrissi quando appresi della morte dell'amico Andrea G. Pinketts, il 20 dicembre 2018. 

Andrea era una leggenda.

Era la leggenda di sé stesso.

Era Lazzaro Santandera, il suo alter ego letterario, in grado di sgominare bande di criminali incalliti e persino di resuscitare.

Andrea G. Pinketts - al secolo Andrea Giovanni Pinchetti - con le sue cravatte fantasia, le sue giacche e cappelli colorati - era immortale e tale rimarrà.

Ex pugile, ex fotomodello, ex istruttore di arti marziali, giornalista investigativo e soprattutto scrittore di gialli e di racconti noir.

Grande viveur, bevitore di birre enormi (nello storico locale milanese "Le Trottoir" gli fu dedicata - oltre che una sala - la birra formato gigante battezzata, per l'appunto, "birra Pinketts") e fumatore di sigari. Andrea Pinketts era scrittore funambolico e poliedrico.

Negli Anni '80 recitò un piccolo ruolo nel film di Carlo Vanzina "Via Montenapoleone". Diventeranno celebri le sue inchieste giornalistiche per "Esquire" e "Panorama", che lo porteranno, negli Anni '90, ad incastrare alcuni camorristi nella città di Cattolica; all'incriminazione della setta dei "Bambini di Satana" e a suggerire agli inquirenti il profilo del "mostro di Foligno" Luigi Chiatti.

Furono queste esperienze che gli permisero di scrivere i suoi numerosi romanzi e racconti gialli e noir: da "Lazzaro vieni fuori" a "La capanna dello zio Rom", passando per "Il vizio dell'agnello", "Il conto dell'ultima cena", "Il senso della frase" e moltissimi altri (almeno una ventina).

Il protagonista era sempre lui, ovvero il suo alter ego: Lazzaro Santandrea. Un perdigiorno che vive con la madre ed il cagnolone Benvenuto e si mantiene con l'eredità della ricca zia Olghina. Frequentatore seriale di bar, amici e belle donne, Lazzaro si ritrova inevitabilmente sempre coinvolto in casi di cronaca nera che...armato del suo sigaro (rigorosamente Antico Toscano) e del suo "senso della frase", condito di giochi di parole funambolici e della sua abilità nel provocare e vincere risse, riuscià immancabilmente a risolvere. Incastrando il criminale o i criminali di turno, riuscendo a, come dice stesso Lazzaro, "fare giardino", ovvero risollevare le sorti di una situazione disastrosa riscrivendo e "sovvertendo" ogni regola.

I romanzi di Andrea erano e rimangono dei pezzi unici di letteratura per diverse ragioni: sono tratti da casi di cronaca nera che lui ha vissuto in prima persona; i personaggi sono tutto tranne che immaginari, ma rappresentano - spesso con tanto di nome e cognome reali - i suoi amici e conoscenti (uno dei quali ho avuto modo di conoscerlo personalmente); sono uno scoppiettante susseguirsi di assonanze e giochi di parole e letterari, battute comiche ad effetto, pur calate in un contesto da romanzo giallo, noir, ricco di colpi di scena.

Andrea Pinketts li ha scritti regolarmente tutti nel locale che ha sempre frequentato ogni sera e notte - "in mezzo al casino", che gli permetteva di concentrarsi, come diceva lui - ovvero Le Trottoir, in pieno centro a Milano. E sono stati tutti scritti con la sua fedele penna Mont Blanc, in quanto non amava le tecnologie e, quando lo conobbi, sapeva a malapena maneggiare un telefono cellulare di vecchissima generazione.

Andrea era un caro amico, che ho avuto l'onore e il privilegio di conoscere nella primavera del 2004, proprio al Trottoir. Lì ci siamo dati appuntamento, dopo che avevo divorato gran parte della sua produzione letteraria e ne ero rimasto affascinato. Da allora ci siamo visti spesso, in quegli anni, abbiamo bevuto e fumato sigari a lungo sia al Trottoir che allo Smooth di Via Buonarroti, vicino a dove abitava con la madre Mirella, la quale, ricordo, gli preparava le valige ogni qual volta era invitato a tenere presentazioni dei suoi libri, oppure doveva presiedere qualche concorso in qualità di giurato.

Come Jack Kerouac, anche Andrea, oltre ad essere uno sregolato in tutto, era legatissimo a sua madre. E come Jack Kerouac, anche Andrea era amico di Fernanda Pivano, la quale lo definì, nelle prefazioni ai suoi libri "un duro dal cuore di meringa".

Andrea Pinketts era "un duro", sin da ragazzino. Sin da quando fu espulso dal liceo per aver "menato" il preside. Ragazzo irrequieto, insofferente alle costrizioni, evase dalla caserma dei granatieri di Orvieto e si finse psicopatico. Bevitore e fumatore incallito sin da ragazzo, non smise mai quel suo vizio che, come da lui stesso ammesso, finirà per portarlo nella tomba, novello Kerouac, novello "scrittore maledetto" che, sino all'ultimo ha lottato, non già contro i suoi vizi, che per lui erano piaceri e virtù, ma contro la tristezza della sofferenza, contro la tristezza della malattia. Quella tristezza che ti fa essere e sentire debole, mentre Andrea Pinketts, documentando la sua degenza all'ospedale Niguarda di Milano con numerosi video su Youtube, ci appare come sempre pieno di spirito e di giochi di parole funambolici.

Quei giochi di parole usati anche nelle sue apparizioni televisive in qualità di showman o di opinionista, ove, presentandosi sempre completamente ubriaco (esattamente come Kerouac nelle sue celebri interviste), e pieno di spirito (non solo alcolico), ribaltava ogni canone mediatico, lasciando di stucco la presentatrice o il presentatore di turno che, rimasto senza parole, non poteva che arrendersi al genio e alla sregolatezza di questo artista dei nostri tempi.

Pinketts era, come il suo personaggio letterario Lazzaro, un antieroe. Un "cattivo ragazzo", ma sempre dalla parte dei più deboli e sempre dalla parte dei "buoni" contro i "cattivi", fossero costoro corrotti, stupratori, stalker, balordi che si divertivano a dar fuoco ai barboni. Andrea Pinketts interveniva sempre, in prima persona, con il suo metro e novanta di stazza e le sue capacità di "persuasione".

I romanzi di Andrea Pinketts, a onor del vero, erano più letti all'estero che in Italia. Non era un profeta in Patria, in sostanza. Amatissimo in Francia e lì pluri-premiato, fu apprezzato molto dal regista e sceneggiatore Claude Chabrol che, in ogni suo film, omaggerà Pinketts con un cameo dei suoi romanzi e che avrebbe voluto realizzare un film tratto dal romanzo (a parer mio il più bello) "Il conto dell'ultima cena".

Con Andrea Pinketts, che se ne va a soli 57 anni, non se ne va Lazzaro Santandrea, in quanto, l'ultimo romanzo che lo vede protagonista - "La capanna dello zio Rom" - lascia un finale aperto.

Forse nemmeno Andrea Pinketts se ne va del tutto. Almeno non se ne andrà dal mio cuore, ove lo tengo fra i miei "eroi-antieroi" preferiti, viventi e non, conosciuti da me personalmente o meno (assieme a Jack Kerouac, William Burroughs, Moana Pozzi, Mario Appignani, Peter Boom, Eduard Limonov).

La madre Mirella così lo ricorda, nel suo necrologio ed è con queste toccanti parole - le parole della persona che più lo ha amato al mondo - che vorrei concludere questo mio articolo in sua memoria:

"Con passo marziale sta valicando i confini degli spazi celesti e dei cieli infiniti Andrea G. Pinketts, scrittore-giornalista. Ha accanto l’amore di chi lo ha preceduto che lo accoglie con gioia accorata, così presto! Lazzaro Santandrea, la sua creatura, è ansioso di future, mirabolanti avventure da vivere insieme. Mirella Marabese Pinketts è fiera del tuo talento e della tua genialità. Prosegue il cammino terreno come tu vuoi. Non ti dirò mai addio. Mamma".

Luca Bagatin

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Cile. Il socialista Gabriel Boric è il nuovo Presidente. Più vicina un'integrazione latinoamericana socialista. Articolo di Luca Bagatin

Una vittoria elettorale al ballottaggio, quella di Gabriel Boric, che sbarra la strada ad un nuovo totalitarismo liberale stile Pinochet, in Cile.

Con il 56%, ottenuto al ballottaggio per le presidenziali cilene, tenutosi il 19 dicembre scorso, Gabriel Boric, 35 anni, avvocato e leader delle proteste studentesche contro il governo liberale, dal 2011 al 2013, è il nuovo Presidente del Cile.

Boric è stato sostenuto dalla coalizione Apruebo Dignidad, costituita da socialisti, comunisti, ecologisti, sinistra cristiana e socialisti libertari.

Sconfitto con il 44%, il rivale José Antonio Kast, rappresentante dell'estrema destra religiosa e liberal-capitalista, che al primo turno era in vantaggio con il 27,9%.

L'affluenza è stata da record, per il Cile, superando il 50%. Ciò sembra significare che, il timore che la destra liberal-capitalista in salsa pinocchettista, potesse tornare al governo, ha portato a votare per Boric coloro i quali avevano espresso – al primo turno - un voto per i candidati di centrodestra, piuttosto che coloro i quali avevano sostenuto partiti di centrosinistra, oppure il marxista-leninista patriottico Eduard Artes.

Il sindaco comunista del distretto di Racoleta a Santiago del Cile, Daniel Jadue, rivale di Boric alle primarie di coalizione, ha dichiarato: “Con questa vittoria consideriamo chiuso il capitolo della dittatura di Augusto Pinochet”.

Il neoletto Presidente Boric ha promesso di giudare il Paese da “Presidente di tutti i cileni”.

Messaggi di congratulazioni al Presidente Boric sono giunti dai Presidenti socialisti di Cuba (Miguel Diaz-Canel); Venezuela (Nicolas Maduro); Argentina (Alberto Fernandez) e Bolivia (Luis Arce), oltre che dagli ex Presidenti della Bolivia, Evo Morales; del Brasile, Lula e dell'Ecuador, Rafael Correa.

Con la vittoria di Boric e la probabile vittoria alle prossime Presidenziali del Brasile di Lula, una nuova integrazione latinoamericana, nel segno del socialismo, sembra essere e ritornare più vicina.

Luca Bagatin

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sabato 18 dicembre 2021

GUERRIERA GRECA. Poesia di Luca Bagatin / GREEK WARRIOR. Poem by Luca Bagatin

GUERRIERA GRECA

Poesia di Luca Bagatin

Musa nella foto: Ellada Elven

 

Guerriera greca

Che combatti nei Secoli

Con la tua Spada di Fuoco.

Guerriera greca

Che attraversi le Ere, i Secoli,

Avvolta dal tuo spirito,

Fonte di Sapienza, Coraggio, Forza, Ribellione.

Donna Scarlatta di Grecia,

Che con i tuoi rossi capelli

E il tuo sguardo,

Mi hai permesso di riconoscerti.

Non ti conosco, ma ti ho riconosciuta.

Il nostro sangue,

La nostra carne,

Il nostro spirito,

Si uniscono in questa eterna danza

Che vuole liberare l'Eros

Da ogni forma di volgarità,

Da ogni forma di morale,

Da ogni forma di impurità

Imposta dal mondo moderno.

Liberare il mondo moderno

Da ogni forma di volgarità,

Da ogni forma di morale,

Da ogni forma di impurità,

Significa combattere e dominare il mondo moderno.

Significa riunire ciò che è sparso.

Significa superare l'ordine costituito sulla terra.

Significa governare l'Arte Creativa del Caos

E della Magia dell'Eros.

Significa rinascere nello Spirito del Tempo Antico.

Significa rinascere nell'Amore, che è l'unica Legge.

Luca Bagatin

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GREEK WARRIOR

Poem by Luca Bagatin

Muse pictured: Ellada Elven


 Greek warrior

You fight for centuries

With your Sword of Fire.

Greek warrior

Through the Ages, the Centuries,

Enveloped in your spirit,

Source of Wisdom, Courage, Strength, Rebellion.

Scarlet Woman of Greece,

Than with your red hair

And your gaze,

You allowed me to recognize you.

I don't know you, but I recognized you.

Our blood,

Our meat,

Our spirit,

They come together in this eternal dance

Who wants to free Eros

From every form of vulgarity,

From every form of morality,

From all forms of impurities

Set from the modern world.

Free the modern world

From every form of vulgarity,

From every form of morality,

From all forms of impurities,

It means fighting and dominating the modern world.

It means bringing together what is scattered.

It means overcoming the established order on earth.

It means ruling the Creative Art of Chaos

And the Magic of Eros.

It means being reborn in the Spirit of Ancient Time.

It means being reborn in Love, which is the only Law.

Luca Bagatin

Saggezza crowleyana su emancipazione femminile e superamento dell'ego

"Le Leggi contro l'adulterio sono basate sul concetto che la donna è un oggetto di arredamento, così che il far l'amore con una donna sposata significa privare il marito dei di lei servizi. È la più franca e la più grossolana dichiarazione di una situazione di schiavitù. Per noi, ogni donna è una stella. Ella ha perciò un diritto assoluto di viaggiare nella sua personale orbita. Non c'è ragione per la quale ella non debba essere l'ideale hausfrau* , se questa sorte è la sua volontà. Ma la società non ha diritto di insistere su tale schema"
* Ted. : Casalinga

(Aleister Crowley - " La Legge è per Tutti")
 
"Rinunciare a qualcosa in cambio di un vantaggio personale, è magia nera. Non sei più un generoso donatore di tutto te stesso, bensì un trafficante meschino"
 
(Aleister Crowley - "Magick")
 

L'Avana. Summit dell'ALBA-TCP per rafforzare l'alleanza caraibico-latinoamericana opposta all'imperialismo. Articolo di Luca Bagatin

Il 14 dicembre scorso si è tenuto, a L'Avana, Capitale di Cuba, il XX Simmut dell'ALBA-TCP (Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America – Trattato Commerciale dei Popoli).

Presenti, fra gli altri, il Presidente di Cuba Miguel Diaz-Canel; quello del Venezuela, Nicolas Maduro; della Bolivia, Luis Arce e del Nicaragua, Daniel Ortega.

Tale Alleanza politico-commerciale, di ispirazione bolivariana e socialista, fondata nel 2004 da Venezuela e Cuba, per volontà dell'allora Presidende venezuelano Hugo Chavez, comprende, oltre a Venezuela e Cuba, anche Bolivia, Nicaragua, Grenada, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine e Dominica.

Nel Summit del 14 dicembre scorso, i Paesi membri hanno ribadito la volontà di rafforzare tale accordo politico-commerciale, a diciassette anni dalla sua fondazione, allo scopo di rafforzare l'integrazione latinoamericana e caraibica e i suoi meccanismi di difesa della pace e della cooperazione.

Rinnoviamo il nostro impegno a rafforzare questo meccanismo di accordo politico, basato sui principi di solidarietà, giustizia sociale, cooperazione e complementarietà economica, come risultato della volontà politica dei suoi fondatori, i comandanti Fidel Castro Ruz (di Cuba) e Hugo Rafael Chávez Frías (del Venezuela)”, ha indicato la dichiarazione finale del suddetto incontro.

Allo stesso tempo, i Paesi membri dell'ALBA-TCP, hanno ribadito la necessità di contrastare “le rivendicazioni del dominio e dell'egemonia imperialista e le crescenti minacce alla pace e alla stabilità regionali”, ribadendo la necessità di sostenere un ordine internazionale “trasparente, democratico, giusto ed equo, basato sul multilateralismo, il rispetto e i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”.

Il documento finale del Summit ha condannato il blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli USA contro Cuba e ha respinto le “misure coercitive unilaterali contro il popolo e il governo del Venezuela”. Denunciando, altresì, “l'uso di strategie di guerra non convenzionali contro i governi e i leader progressisti della regione”, oltre che rifiutando ogni forma di criminalizzazione della migrazione irregolare, di razzismo, di discriminazione razziale, di xenofobia e di incitamento all'odio nei confronti dei migranti.

In tema di migrazioni, il documento finale del Summit, ha espresso l'impegno a voler proteggere i diritti umani delle persone che migrano, secondo “i principi di una migrazione responsabile, sicura, ordinata e regolare, lavorando per sradicare le cause della migrazione irregolare”.

Il Summit ha, inoltre, posto l'accento sul cambiamento climatico, definito “una delle principai minacce per l'umanità” e, pertanto, il documento finale, chiede “un'azione concertata per la piena attuazione degli impegni delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e dell'Accordo di Parigi sulla base dell'equità e del principio delle responsabilità comuni, ma differenziate”, riaffermando, peraltro, l'impegno da parte dei Paesi che compongono l'ALBA-TCP, di promuovere i “diritti inviolabili di Madre Terra e della sua interrelazione con l'essere umano in armonia con la natura”.

Il documento, infine, ha voluto mettere in evidenza gli ottimi risultati ottenuti da Cuba nello sviluppo di tre vaccini contro il Covid 19 e riconosciuto il lavoro “umanistico e altruistico svolto dal contingente medico Henry Reeve e il suo contributo contro il Covid 19 in varie nazioni” (fra le quali, non dimentichiamo, l'Italia).

Luca Bagatin

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venerdì 17 dicembre 2021

Nestor Machno, l'anarco-comunista che si contrappose a zaristi e bolscevichi. Articolo di Luca Bagatin

La storia del movimento machnovista, di matrice anarco-comunista, libertaria e contadina, fu certamente aspetto profondo e interessante della guerra civile russa del 1917 e degli anni successivi.

Di Nestor Machno, guida armata, stratega geniale e anima della rivolta contadina e anarchica ucraina, parla l'ottimo saggio “Nestor Machno: bandiera nera sull'Ucraina”, scritto dallo storico russo Alexander V. Shubin e edito in Italia da Elèuthera.

Nestor Machno, nato in Ucraina, a Guljaj Pole, nell'ottobre 1888 (per quanto egli credette di essere nato l'anno successivo, a causa della falsificazione della data di nascita da parte dei suoi genitori, affinché fosse richiamato dall'esercito un anno più tardi), da poveri contadini, ebbe un'infanzia di forti privazioni economiche.

Lavorò, sin dall'infanzia, come pastore e successivamente come manovale in una fonderia di proprietà di ricchi possidenti tedeschi.

Come ci racconta il saggio di Shubin, fu proprio con lo sciopero della fonderia, nel 1905, che Machno si trovò catapultato in un contesto politico. Il 1905, fu infatti l'anno dello scoppio della prima rivoluzione proletaria che la Russia conobbe.

Fu proprio in quell'anno che Machno si avvicinò all'organizzazione contadina anarco-comunista, chiamata Unione dei contadini liberi, la quale era dedita agli espropri ai danni di ricchi borghesi e possidenti.

Nel corso di una delle azioni dell'organizzazione, nel 1907, Machno venne arrestato per la prima volta e, nel 1908, venne nuovamente arrestato, per una rapina presso la fonderia per la quale lavorava.

Nello stesso anno venne condannato a morte dalle autorità zariste, ma, a causa della sua giovane età, la pena gli fu commutata in ergastolo, nel carcere di Mosca.

Fu dunque in carcere che iniziò a maturare la sua coscienza anarchica, anche grazie ai suoi compagni di prigione, e ad approfondirne l'ideologia, ispirata dagli scritti di Michail Bakunin, Pierre-Joseph Proudhon e Petr Kropotkin.

Nel marzo 1917, la rivoluzione bolscevica leninista, liberò dunque Machno dal carcere e fu in quell'anno che, ritornato nella sua natìa Guljaj Pole, iniziò a costituire un gruppo anarco-comunista armato, composto prevalentemente di contadini e proletari, oltre che di socialisti rivoluzionari di sinistra.

Il loro obiettivo – come fa presente Shubin nel suo saggio - era quello di abolire le istituzioni governative, abolire la proprietà privata della terra e delle fabbriche e opporsi ad ogni forma di Potere. Tutto ciò li mise immediatamente in attrito con il nascente governo bolscevico di Vladimir Lenin.

Lenin, pur avento istituito, su ispirazione anarchica, i Soviet, ovvero i consigli degli operai e dei contadini, sembrava pian piano distaccarsi dall'idea rivoluzionaria originaria e voler accentrare il potere nelle mani del partito bolscevico.

Machno e i suoi, per contro, ritenevano che i Soviet andassero rafforzati ed essere la base per l'autogoverno degli operai, dei contadini e delle masse proletarie nel loro complesso. Senza alcun partito al comando, senza alcuna forma di Stato.

Machno, in sostanza, immaginava un sistema di liberi Soviet, apartitici, coordinati fra loro, autogestiti dai lavoratori e culla per una nuova società fondata sul lavoro in comune, il baratto e il socialismo libertario.

Soviet retti, gestiti ed eletti dai lavoratori stessi.

Per quanto, per combattere i Bianchi, ovvero le truppe zariste e i borghesi, machnovisti e bolscevichi si fossero inizialmente alleati, ben presto, le differenze ideologiche fra i due movimenti, divennero sempre più evidenti e sempre meno conciliabili.

In particolare per i bolscevichi, i quali bollarono i machnovisti con l'appellativo “piccolo borghesi” e – a differenza dei seguaci di Machno - miravano ad una forma di organizzazione gestita dall'alto.

Alexander Shubin ci ricorda anche l'incontro fra Machno e Lenin. 

Incontro inizialmente cordiale ma, mentre il primo guardava ad una visione nella quale tutto il potere dovesse essere effettivamente nelle mani dei Soviet, ovvero allineato “alla coscienza e alla volontà stessa dei contadini” (come egli stesso gli disse al “piccolo padre” della rivoluzione bolscevica), il secondo accusò i contadini di essere “contaminati dall'anarchia”.

Il che, per Machno, non poteva essere altro che un bene.

L'esercito insurrezionale rivoluzionario di Machno, detto anche Machnovščina, fu essenzialmente nomade e organizzato, appunto, in Soviet del lavoro, consigli di fabbrica e cooperative.

Per la prima volta, nella Storia, grazie alla Machnovščina, venivano sperimentate delle comunità autogestite di lavoratori, i quali lavoravano le terre espropriate ai grandi proprietari terrieri.

Fu la prima esperienza egualitaria della Storia che, per molti versi, sarà esportata prima nella Spagna anarchica (prima della guerra civile del 1936) e, diverso tempo dopo, nella Jugoslavia di Josip Tito Broz e nella Libia di Gheddafi.

A partire dal 1919, machnovisti e bolscevichi, ruppero definitivamente. Se prima erano uniti nel combattere Bianchi, austro-tedeschi e nazionalisti ucraini, ora divennero definitivamente nemici.

I machnovisti e i socialisti rivoluzionari, contavano, all'epoca, di far scoppiare una terza rivoluzione proletaria in Russia. Ovvero una rivoluzione anarchica e socialista rivoluzionaria, che avrebbe dovuto mirare alla soppressione di ogni forma di autoritarismo e di governo centralizzato, restituendo il potere a tutto il popolo.

Purtuttavia, nel 1921, i machnovisti e i socialisti rivoluzionari, furono definitivamente sconfitti dai bolscevichi e costretti all'esilio dalla madrepatria.

Prima in Romania e successivamente in Francia, i machnovisti non si arresero mai e continuarono a propagandare le idee anarchiche, sempre pronti ad accendere la fiaccola della rivoluzione, da riportare anche in Russia.

Le loro idee saranno di ispirazione agli anarco-sindacalisti spagnoli che, nel 1936, riucirono a portare le idee della rivoluzione anarchica in Spagna, allorquando gli anarchici e i repubblicani vinsero le elezioni (prima volta nella Storia nella quale gli anarchici presentarono liste elettorali). Ma, ben presto, verranno spazzati via dal golpe di Francisco Franco e dal suo totaliarismo clerico-fascista.

Machno non smise mai di essere vicino ai suoi compagni, sia russi che del resto d'Europa, anche nei suoi utimi giorni di vita, vinto dalla tubercolosi. Così come fu sempre un padre e un marito affettuoso.

Morì a Parigi, in esilio e completamente povero, nel 1934.

Il saggio “Nestor Machno: bandiera nera sull'Ucraina”, del prof. Alexander V. Shubin, ce ne restiuisce un profilo autentico, sia dal punto di vista biografico che delle sue idee politiche e delle sue capacità di stratega militari.

In tal senso, probabilmente, Machno potrebbe essere paragonato al nostro Giuseppe Garibaldi. L'eroe senza macchia, lo stratega militare, ma con un cuore e uno spirito antimilitarista. Il socialista umanitario e anti-autoritario che entra in conflitto con il potere costutuito. Che viene sconfitto, nella Storia, ma non nella bontà dei suoi atti e delle sue idee.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it