C'è voluto un giovane rapper, Ghali, per rompere gli schemi di un Festival, come sempre, noioso e piatto.
Ghali – artista che nella mia ignoranza nell'ambito della musica moderna, non conoscevo - ha usato il mezzo televisivo, come faceva nei cari vecchi tempi Adriano Celentano. Per lanciare un messaggio sociale, politico, di pace e nonviolenza.
Ha fatto ciò che auspicavo in un mio recentissimo articolo (https://amoreeliberta.blogspot.com/2024/02/il-web-e-la-comunicazione-televisiva-e.html). Usare il mezzo di comunicazione di massa e non esserne usati. Non esserne manipolati. Discostarsi dal caravanserraglio pubblicitario-commerciale-mediatico al servizio del Potere.
Il carrozzone Rai, ovviamente, si dissocia da tale messaggio. Il carrozzone Rai, che andava privatizzato decenni anni fa – magari, ancor meglio, dato in gestione direttamente a chi ci lavora, ovvero agli artisti, ai tecnici, agli autori, ai registi... – si dissocia, perché il Festival lo vuole per com'è: un evento mediatico-commerciale triste e noioso (“La noia”, ottimo brano di Angelina Mango, descrive benissimo, nel titolo, ciò che rappresenta il Festival di Sanremo, così come tutti i programmi pre-confezionati a iniziare dai talk show e dai tg, che non offrono alcuna formazione, ma vuota informazione ad uso e consumo del caravanserraglio mediatico).
Ghali, facendo parlare il suo simpatico alieno, ha detto semplicemente ciò che da mesi dice il Presidente socialista del Brasile Lula. Ciò che ha ribadito anche il Presidente socialista della Colombia Gustavo Petro, quello del Messico Obrador, ciò che afferma la Repubblica Popolare Cinese. Paesi che, tanto quanto la diplomazia Vaticana, si stanno adoperando per il cessate il fuoco in Medioriente.
Un messaggio di pace, contro governi sconsiderati che fanno parlare le bombe contro l'inerme popolazione civile.
Un messaggio che trasmette un'artista. Così come ha sempre fatto l'artista e musicista britannico Roger Waters. Come hanno fatto moltissimi artisti, nella Storia. Un nome fra tutti: John Lennon.
Usare l'arte e la propria popolarità per lanciare messaggi sociali. Non ideologici, ma pragmatici, civili, democratici.
Che è ciò che manca da tempo in una UE preda di una sorta di assurdo maccartismo mediatico, che uccide il libero pensiero e, dunque, la democrazia e l'arte.
Negli Anni '70, '80 e persino '90, usare i media per far passare messaggi sociali, era spesso la regola. Lo faceva persino, a modo suo, il grande Cavallo Pazzo Mario Appignani (la cui storia merita di essere ricordata, così come ho voluto fare in diversi articoli).
Poi tutto si è ammorbato.
Viviamo in tempi oscuri, cupi e tristi. In cui l'ideologia fondamentalista (di ogni colore); l'abbassamento del livello culturale, intellettuale e politico; la tecnologia, hanno soppiantato il dialogo, il confronto, l'elevazione intellettuale, l'approfondimento, la ricerca sui libri (e non attraverso strumenti meccanici).
Viviamo in tempi orrendi e irresponsabili, in cui si investe in armi, ma non in sanità (sempre più allo sbando, ed è gravissimo!), ricerca, formazione.
Questo dovrebbe scandalizzare e far rabbrividire.
Ma nessuno farà nulla, purtroppo. Soprattutto ai piani alti. A parte criticare un giovane rapper.
Luca Bagatin
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