Ugo Intini ci ha lasciati. Così come pochi giorni fa ci ha lasciati Nerio Nesi.
Storico esponente del Partito Socialista Italiano, quando ancora un vero partito socialista degno di questo nome esisteva ancora – in Italia e Europa - a lungo direttore dei giornali socialisti “Avanti!” e “Il Lavoro”, collaborò con Bettino Craxi, negli Anni '80, come responsabile dell'informazione e portavoce del PSI.
Nel 1994 – dopo lo scoppio della falsa rivoluzione di Tangentopoli e l'annientamento del PSI - fondò la Federazione dei Socialisti e, nel 1996, assieme a Gianni De Michelis, Fabrizio Cicchitto, Margherita Boniver e altri, fondò il Partito Socialista, che si collocò in posizione autonoma rispetto ai poli di centrodestra e centrosinistra.
Nel 1998, allontanandosi dal partito di De Michelis, partecipò alla fondazione dei Socialisti Democratici Italiani e venne eletto alle politiche del 2001. Successivamente, nel 2005, fu fra i promotori della Rosa nel Pugno, assieme a Marco Pannella e, nel 2007, aderì al Partito Socialista Italiano di Enrico Boselli, collocandosi all'interno dell'alleanza ulivista.
A differenza di Gianni De Michelis, non ho conosciuto personalmente Intini, ma, politicamente, le nostre strade si sono incrociate. Ho letto diversi suoi saggi, fra cui l'interessantissimo “Craxi. Una storia socialista”, ripubblicato nel 2000 e ho partecipato – quando ero giovanissimo – ai primi tentativi di rifondazione di una forza socialista in Italia, guidata da De Michelis.
Quando Intini scelse di andare verso l'Ulivo, il PD e i suoi alleati, non riuscii più a seguirlo, perché non ritenevo (né ritengo possibile) che i socialisti si collocassero con le peggiori forze anti-socialiste, anti-craxiane, borghesi e padronali, che hanno sempre finto di definirsi “di sinistra”, pur non essendolo mai state, nei fatti.
Per il resto, negli anni in cui lui andò verso il carro di Prodi – passando per Pannella – io pressoché mi ritirai dalla politica attiva, convinto (come lo sono oggi) che non vi fosse più spazio per una forza socialista, perché ormai il conformismo del finto centrosinistra e del conservatore e inconcludente centrodestra, avevano preso il sopravvento.
Non si poteva, insomma, ricostruire ciò che, nel 1993, era stato distrutto per sempre. E tale distruzione era stata operata proprio da quei poteri interni e internazionali, come ebbe a dire Bettino Craxi, che andavano dall'estrema destra all'estrema sinistra italiane, passando per i Poteri forti economici, finanziari, statunitensi e centro-europei. Al punto che, come ho scritto in numerosi articoli e saggi, in UE, il socialismo, non esiste più.
Intini, come molti ex socialisti, purtroppo, non lo comprese.
La sua scomparsa rende, in ogni caso, questo Paese più povero intellettualmente.
In una tragica, orrida e disgustosa epoca storica che si trascina ormai da trent'anni, in cui il personale politico, economico e intellettuale ha raggiunto – in un Occidente non più democratico - il suo livello più basso, un esponente della gloriosa, responsabile e lungimirante generazione nata negli Anni '40 che se ne va, è una perdita enorme.
Temo non nasceranno più generazioni così, almeno in questo povero continente alla deriva.
Ci rimangono i libri, per chi avrà la pazienza di studiarli.
Luca Bagatin
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