Professor Valori, gli atti eroici della Sua straordinaria madre e il Suo contributo alla pace e all’umanitarismo sono noti e meritori della più alta gratitudine. Le saremmo grati se potesse anche menzionare il fronte principale orientale della guerra antifascista, ovvero il teatro cinese, e il contributo determinante della Cina alla vittoria nella guerra mondiale contro il fascismo.
Ringrazio
per il ricordo della mia cara madre. Però prima di tutto vorrei
ricordare che la Repubblica della Cina il 14 agosto 1917 entrò nella
Prima guerra mondiale, dichiarando guerra alla Germania; e subito
occupò Qingdao, la più grande base navale tedesca all’estero,
situata sulla penisola dello Shandong. E quando la Conferenza di
Versailles (18 gennaio 1919-21 gennaio 1920) assegnò all’Impero
nipponico le ex basi tedesche dello Shandong, con l’avallo del
governo rinunciatario del primo ministro, Qian Nengxun (10 ottobre
1918-13 giugno 1919) e del presidente della Cina, Xu Shichang (10
ottobre 1918-2 giugno 1922), le correnti intellettuali, letterarie e
politiche il 4 maggio 1919 indissero in tutto il paese una serie di
proteste, alle quali aderirono anche titolari di piccole e medie
imprese, nonché operai. Gli organizzatori si rifacevano al Movimento
di nuova cultura, nato nel 1915 e sviluppatosi presso
l’Università di Pechino, ove si esaltava l’importanza della
scienza e della democrazia, respingendo la cultura
tradizionale cinese. Il Movimento del 4 maggio, segnò –
secondo la storiografia cinese – l’inizio della storia
contemporanea.
Per quanto riguarda la Seconda guerra mondiale il
15 agosto 2025 sarà l’LXXX anniversario della sconfitta
giapponese. L’invasione, l’aggressione e l’occupazione
nipponica di molte parti della Cina, ha comportato innumerevoli
crimini di guerra (sperimentazione umana, uso di armi chimiche,
omicidi di massa, lavoro forzato, politica sulla schiavitù sessuale,
arresti arbitrari, torture indiscriminate, uccisione di persone
innocenti, cannibalismo, ecc.). Ovunque andassero i soldati
giapponesi, le case e le fabbriche erano distrutte, le risorse e la
ricchezza saccheggiate, le donne violentate e le vite delle persone
massacrate. La maggior parte delle prove della suddetta brutalità fu
distrutta e nascosta dal governo giapponese prima che Tokyo firmasse
formalmente la resa il 2 settembre 1945.
Molti storici, e il
sottoscritto personalmente, ritengono che il vero inizio della
Seconda guerra mondiale si ebbe in Cina nel 1936 e non in Polonia nel
1939 come comunemente si sostiene. Ma andiamo con ordine.
Il 19
settembre 1931 il Giappone attaccò la Manciuria. Il 7 novembre dello
stesso anno il Partito Comunista Cinese (fondato dieci anni prima)
eresse la Repubblica Sovietica Cinese nello Jiangxi, primo ministro:
Mao Zedong (1893-1976). Già dal dicembre 1930 era iniziata di fatto
la guerra civile. Cinque campagne di annientamento verso i comunisti
volute da Jiang Jieshi si concluderanno nell’ottobre 1933
prostrando i comunisti. Questi dall’ottobre 1934 sino allo stesso
mese dell’anno successivo daranno vita alla leggendaria Lunga
Marcia dei Diecimila Li (Changzheng) per passare dallo
Jiangxi, ormai indifendibile allo Shaanxi. Dodicimila chilometri
impervi percorsi dall’Armata Rossa (fondata nel 1927; poi Esercito
Popolare di Liberazione). Partirono in 130mila contro 400mila, e
arrivarono a destinazione solo in 20mila.
Nel 1936 Jiang Jieshi
giunse al culmine del proprio potere controllando 11 delle 18
province cinesi. Però il 7 luglio i giapponesi attaccarono la Cina.
E da questa data iniziò effettivamente la Seconda guerra mondiale in
cui la Cina (non ancora Repubblica Popolare) dette il contributo di
35 milioni di morti, superiore ai 26 milioni di morti patiti
dall’Unione Sovietica, nella guerra mondiale contro il fascismo.
Per cui il contributo cinese alla vittoria è stato il più alto fra
tutti i Paesi in guerra.
Quali sono le sue idee sull’ordine internazionale nato dal secondo dopoguerra? E il ruolo fondamentale delle Nazioni Unite? E il valore attuale del multilateralismo?
L’ordine mondiale nato dopo la
Seconda guerra mondiale, ed entrato in crisi una prima volta il 15
agosto 1971 – con la fine della parità fissa definita con gli
Accordi di Bretton Woods (22 luglio 1944), che gli Stati Uniti
d’America utilizzarono per far pagare agli europei la loro
superinflazione da guerra del Vietnam in parallelo con la costruzione
della Great Society di Lyndon Johnson – oggi si basa sulla
forza industriale, finanziaria e militare, di Stati Uniti d’America
ed Europa, che controllano il capitale di produzione petrolifera, i
mercati commerciali, gli insediamenti del dollaro e i corsi d’acqua
globali, e costituiscono l’intero ordine mondiale del
petro-dollaro, differenziando la Repubblica Popolare della Cina,
l’Asia e l’Africa e dividendo il mondo in base alle note
considerazioni. O scegli il dollaro o scegli la guerra; ed il dollaro
sta soffrendo da molto tempo.
Come in tempi antichi le tribù
nomadi bloccavano la Via della Seta e monopolizzavano il commercio
tra Oriente e Occidente, gli Stati Uniti d’America e l’Europa
stanno frenando e fermando la cooperazione e lo sviluppo dell’intera
Asia e dei Paesi in via di sviluppo. Secoli fa, erano una cavalleria
della prateria, archi, frecce e scimitarre: oggi è una nave della
marina e un sistema finanziario in dollari.
Pertanto, la
Repubblica Popolare della Cina e i Paesi produttori di petrolio e in
via di sviluppo, sono attualmente alla ricerca di modi per dribblare
gli intermediari e fare la differenza. Se c’è un’altra forza
potente che può dare garanzie di sicurezza militare e allo stesso
tempo offrire fondi e prodotti industriali sufficienti, allora
l’intero petrolio può essere liberato dal dominio del dollaro e
può commerciare direttamente a confrontarsi con la domanda, nonché
persino introdurre nuovi sistemi industriali moderni.
Tenere il
petrolio lontano dal dollaro statunitense e dalle guerre e usare il
petrolio per la cooperazione, l’assistenza reciproca e lo sviluppo
comune sono la voce interiore dell’intero Medio Oriente e dei Paesi
in via di sviluppo: una forza che assieme non può essere ignorata
nel mondo.
Per cui si auspicano interventi che esprimano una
posizione contraria alle guerre tariffarie e alle guerre commerciali,
a favore del multilateralismo e contro l’unilateralismo e il
protezionismo commerciale. Su queste basi un importante funzionario
membri della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo
sviluppo ha sottolineato che, negli ultimi due decenni, la RP della
Cina ha sostenuto fermamente il sistema commerciale multilaterale
basato su regole, ha praticato un vero multilateralismo, ha
partecipato pienamente ai negoziati dell’Organizzazione Mondiale
del Commercio, ha guidato i negoziati in settori quali facilitazione
degli investimenti e commercio elettronico, e ha lavorato per le
regole dell’OMC al passo con i tempi. La concorrenza deve essere
solo leale e basata su regole e leggi. Tal maniera è la norma
fondamentale delle relazioni internazionali, in accordo con lo
Statuto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite come suo punto di
riferimento. Ed appunto un ulteriore passo per un futuro condiviso è
migliorare il benessere umano. Occorrono inoltre: scambi culturali
per promuovere la conoscenza e l’apprendimento reciproco; lo
sviluppo innovativo dell’economia a favore della prosperità
comune; garantire la sicurezza internazionale e favorire uno sviluppo
ordinato; costruire un sistema di governance globale basato sullo jus
gentium, che dall’inizio degli anni Duemila è entrato in
crisi; rafforzare l’autorevolezza dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite, i cui documenti sin troppo spesso sono solo carte
stracce per alcuni degli stessi findatori dell’ONU e null’altro;
far avanzare l’equità e la giustizia affinché si fornisca un
approccio pratico e un percorso di pace che sfoci in un reale
multilateralismo.
Quest’anno ricorre il 55º anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Italia, nonché il 50º anniversario delle relazioni diplomatiche tra Cina e Unione Europea. In tale contesto, La invitiamo a parlare del concetto cinese di Comunità di destino condiviso per l’umanità, con particolare attenzione al significato delle tre Iniziative Globali: quella per lo sviluppo, per la sicurezza e per la civiltà.
Nel
Terzo Millennio le tre iniziative globali: per lo sviluppo, per la
sicurezza e per la civiltà (su cui mi soffermerò successivamente in
particolare), sono portate avanti dai BRICS, che perseguono il
concetto di cooperazione aperta e inclusiva e stanno attirando sempre
più Paesi a partecipare – ciò dimostra ancora una volta che la
grande iniziativa cinese per costruire una comunità con un futuro
condiviso per l’umanità è corretta e tempestiva. I BRICS oggi
rappresentano una piattaforma strategica per la cooperazione tra
paesi emergenti e in via di sviluppo; offrono un canale istituzionale
per promuovere iniziative a raggio internazionale; rappresentano la
voce dei Paesi del Sud del mondo nel riformare e migliorare l’ordine
globale; e si propongono come alternativa ai meccanismi dominati
dall’Occidente.
Inoltre il modello “BRICS+” espande la rete
di partenariato globale e rafforza la solidarietà e la cooperazione
tra gli Stati BRICS e ulteriori mercati. Il meccanismo di
cooperazione BRICS si conforma al mondo con la tendenza allo sviluppo
della multipolarizzazione e della globalizzazione economica, quindi
si attende che tali Paesi diano nuovi e maggiori contributi alla
promozione della creazione di un nuovo ordine politico ed economico
internazionale che sia più giusto, uguale, equo e democratico.
Tutto
questo perché il meccanismo di cooperazione BRICS è un’importante
piattaforma per la cooperazione. Quanto più il meccanismo di
collaborazione BRICS si sviluppa, tanto più esso può rafforzare il
potere della pace mondiale e dello sviluppo, e maggiormente sarà in
grado di svolgere un ruolo più vasto nella salvaguardia degli
interessi di tutti i Paesi compresi quelli dentro o fuori il gruppo e
degli Stati in via di sviluppo.
Il Presidente Xi Jinping afferma
che l’impulso al miglioramento delle relazioni internazionali
globali sostiene il rispetto della diversità delle civiltà
mondiali; la promozione dei valori comuni di tutta l’umanità;
l’attribuzione di importanza all’eredità del passato e alle
innovazioni coeve e future; il rafforzamento degli scambi e della
cooperazione internazionale tra i popoli; e la promozione della
coesistenza inclusiva, degli scambi e dell’apprendimento reciproco
tra etnie e popoli diversi.
Le iniziative perorate dal Presidente
Xi Jinping hanno messo radici e stanno inducendo la comunità
internazionale nella giusta direzione dello sviluppo comune, della
pace e della stabilità a lungo termine. Guardando al futuro, la
Repubblica Popolare della Cina – in specie alla vigilia di queste
ricorrenze che stiamo ricordando in questa intervista – continuerà
a collaborare con tutte le parti per attuare attivamente le proposte,
prettamente cinesi, mirate a una comunità mondiale con un futuro
condiviso.
Il principio guida del pensiero attuale cinese mirato alle grandi contraddizioni mondiali e alla loro risoluzione può estrinsecarsi nella forma in cui si manifesta oggi la politica estera di Pechino. La comunità di destino condiviso per l’umanità (Rénlèi mìngyùn gòngtóngtǐ) rappresenta il concetto centrale della teoria diplomatica cinese contemporanea. Si basa sull’idea che tutti i Paesi del mondo condividano interessi e destini comuni, in un’epoca di interdipendenza globale. Questo principio guida propone:
un mondo di pace duratura;
sicurezza collettiva;
prosperità condivisa;
inclusività culturale;
sviluppo ecologico e sostenibile.
È una visione strategica a lungo termine che mira a superare l’unilateralismo e l’egemonia, proponendo invece una governance globale più equa e multilaterale. Tale principio guida è legato alle predette tre iniziative globali (infra), i cui strumenti operativi mettono in pratica la visione della comunità di destino condiviso:
iniziativa per lo sviluppo globale: essa mira a rilanciare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e a promuovere la cooperazione Sud-Sud in materia di sviluppo sostenibile;
iniziativa per la sicurezza globale: essa promuove una sicurezza comune, integrata, cooperativa e sostenibile, opponendosi a logiche da guerra fredda e alle sanzioni unilaterali non approvate dall’Organizzazione delle Nazioni Unite;
iniziativa per la civiltà globale: essa sottolinea il rispetto per la diversità culturale e la necessità del dialogo interculturale, contrastando narrazioni di “scontro di civiltà”.
Questi sono i principali percorsi per attuare concretamente il concetto di comunità di destino condiviso. Nel discorso cinese, il Sud Globale non è visto come un alleato contro l’Occidente, ma quale partner naturale per portare avanti un processo di miglioramento onde superare l’attuale sudditanza economica. I Paesi in via di sviluppo e gli Stati produttori di petrolio diventano i destinatari prioritari e privilegiati delle tre predette iniziative globali. Il Sud del mondo è il nucleo strategico dell’espansione e dell’efficacia dei BRICS. Per cui la Repubblica Popolare della Cina si propone come membro e leader solidale di questi soggetti di diritto internazionale, promuovendo una solidarietà sud-sud per correggere l’asimmetria dell’attuale ordine mondiale nato dopo la Seconda guerra mondiale e basato su padroni e servitori.
Giancarlo Elia Valori
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