In Repubblica Ceca, lo scorso 30 maggio, la Camera dei Deputati messo mano alla riforma della legislazione penale, approvando un emendamento che mette al bando la cosiddetta “promozione del comunismo”.
Chi sostiene il comunismo – movimento politico che, per inciso, ha liberato i Paesi dell'Est europeo dal totalitarismo nazifascista e emancipato e istruito milioni di persone – rischia, in sostanza, almeno cinque anni di carcere.
A denunciarlo, in primis, il Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSCM), rappresentato peraltro nel Parlamento europeo da un deputato e nelle cui fila sono stati eletti vari rappresentanti a livello amministrativo, regionale e locale.
In un comunicato, il
KSCM, sottolinea che “Il governo di Petr Fiala è stato finora
responsabile dell’introduzione della censura, del divieto di pagine
web e della persecuzione degli oppositori politici, della loro
criminalizzazione e del licenziamento per motivi politici.
Il
Partito Comunista di Boemia e Moravia respinge fermamente tale
emendamento al Codice Penale. Lo ritiene deliberato e
discriminatorio. I ripetuti tentativi di vietare il KSCM, che sono
stati respinti dall’opinione pubblica in passato, miravano a
soddisfare i loro elettori e intimidire chiunque criticasse l’attuale
regime.
Il KSCM non sarà messo a tacere, così come i valori che
i comunisti difendono: cooperazione internazionale, solidarietà,
progresso e pace”.
Solidarietà al KSCM è giunta da numerosi partiti comunisti del mondo, fra i quali il Partito Comunista Brasiliano, quello Tedesco, Bielorusso, Greco, Spagnolo e Austriaco.
Luca Bagatin
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