Fra le già molto interessanti proposte
editoriali della casa editrice Mimesis, desideriamo segnalarne una
particolarmente rara, ovvero la pubblicazione del “Libro Verde”
di Mu'Ammar Gheddafi, saggio di cui parlammo già in altro articolo e
che merita di essere presentato al lettore occidentale.
Il titolo dell'opera editata da Mimesis
è, in realtà, “Le mie verità”, con commento dei giornalista
Marco Marsili.
Al di là del commento di Marsili, che
tende troppo frettolosamente a banalizzare il pensiero del Raìs
libico ragionando in termini strettamente occidentalisti, l'opera di
Gheddafi è certamente unica nel suo genere, anche perché di rara
reperibilità editoriale.
Un saggio tutt'altro che liberticida
quello di Gheddafi, troppo frettolosamente bollato in Occidente –
sull'onda dell'influenza statunitense – come dittatoriale.
Si pensi infatti che il
"Libro
Verde", nella sua parte iniziale, muove una critica serrata ai
sistemi elettorali, fatti di partiti e di parlamenti, che, nei fatti,
non rappresentano affatto la reale volontà popolare ma unicamente
quella del partito che ha raccolto più voti e che come tale non
rappresenta di fatto il popolo, ma solo una parte ideologica,
peraltro formata da una fetta esigua di rappresentanti, ovvero i
parlamentari.
E propone un sistema
fondato sulla democrazia diretta, chiamata da Gheddafi Jamahiriyya,
ovvero governo delle masse, da attuarsi attraverso appositi comitati
popolari spontanei.
Interessante
anche l'analisi economica del Raìs e colonnello Gheddafi, il quale
propone un sistema di autogestione delle imprese, ove il lavoratore
non è più un salariato, ma proprietario dell'impresa medesima,
richiamandosi, per molti versi, non già al marxismo come sostenuto
da Marsili, bensì al pensiero mazziniano ove capitale e lavoro
risiedono nelle stesse mani.
Un
pensiero, quello di Gheddafi, a tratti forse un po' utopistico, come
egli stesso rivelò allo storico Angelo Del Boca, affermando di
essere rimasto un po' deluso nel non essere stato totalmente compreso
dal suo popolo, il quale talvolta ha abusato del “potere delle
masse” per diventare corrotto, indolende e consumista. Le parole di
Gheddafi a Del Boca sono le seguenti: “(...)
I principi contenuti nel Libro Verde sono, ovviamente, principi
utopistici. Se però la mia gente li avesse adottati, oggi vivremmo
in un mondo più felice, più verde. Ma è difficile, con la gente di
oggi, conseguire tali risultati. Di conseguenza il nostro mondo è
ancora, purtroppo, di colore nero”.
Quella
che il Raìs di Tripoli chiama Terza Teoria Universale, oltre
capitalismo e marxismo, è, nei fatti, una nuova visione umanista non
sempre di facile attuazione.
Purtuttavia
è innegabile che la Libia di Gheddafi, oltre ad essersi
riappropriata dell sue risorse – petrolio in primis – strappate
alle potenze colonialiste straniere, fece passi da gigante.
Come
scrisse il giornalista Mario Vignolo nella sua biografia sul Raìs:
"La
Libia è un laboratorio sociopolitico fondato su un miscuglio di
oligarchia e anarchia, democrazia diretta e guidata, consumismo e
rigorismo morale. La spinta ideologica viene sempre da Gheddafi che
si dedica ad organizzare l'anarchia. (...) Pensa che il suo compito
sia di condurre il suo piccolo popolo a fare a meno di ogni guida.
(...)
Audace e appassionato come quando era un ragazzo, Gheddafi non ama
essere l'uomo politico che si arrangia nel campo del possibile. Si
trova più a suo agio ai confini fra realtà e utopia. (...) Alcuni
sogni sono rimasti tali: il popolo libico non è diventato
produttore, l'unità araba è ancora un miraggio. (...), ma molti
sogni si sono avverati: i libici hanno ritrovato orgoglio, dignità e
un senso di identità; la Libia di cui si diceva "è un Paese
che non esiste", ha un posto di rilievo nell'atlante
geopolitico; i particolrismi regionali e tribali sono superati; i
diseredati non sono più tali; la sfida contro le onnipotenti
compagnie del petrolio è stata vinta e ha messo in moto un
meccanismo destinato a modificare gli equlibri mondiali".
Una
Libia che, purtroppo, oggi non esiste più, invasa prima dagli
anglo-franco-statunitensi e dalle truppe della NATO che hanno
consegnato Gheddafi nelle mani dei ribelli - che lo hanno barbaramento
ucciso - ed oggi martoriata dai terroristi di Daesh, ovvero l'Isis.
L'utopia
del colonnello Gheddafi è stata rasa al suolo dalla realpolitik
dei nuovi barbari, dai nuovi colonizzatori. Ieri in Libia, oggi in
Siria. In nome del dio danaro.
Luca Bagatin
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