Volendo usare un termine
per definire il 2018 appena passato, sotto il profilo politico,
potremmo definirlo anno "populista". O, quantomeno, anno
nel quale i popoli del mondo hanno voluto far sentire, a diversi
livelli, la propria voce ed esprimere la loro contrarietà nei
confronti di politiche liberali, capitaliste e di austerità.
Pensiamo innanzitutto
alle manifestazioni comuniste in Russia contro l'aumento dell'Iva e
dell'età pensionabile, che hanno segnato un arretramento del fronte
liberal-putiniano, sia nei sondaggi che alle elezioni amministrative,
in favore del Partito Comunista della Federazione Russa (KPFR)
guidato da Gennady Zjuganov, la cui visione della politica è la
seguente: "La politica dovrebbe essere basata su quattro
principi: potenza, collettivismo, spiritualità, giustizia".
E sempre, in Russia, il
movimento nazionalbolscevico Altra Russia di Eduard Limonov, grazie
in particolare alla giovane attivista Olga Shalina, ha denunciato lo
stato drammatico in cui vivono i carcerati nel Paese e, con il Fronte
della Sinistra di Udalstov e il KPFR, ha sostenuto le manifestazioni
contro l'austerità.
Pensiamo alla Francia dei
Gilet Gialli, i quali, ancora oggi, non hanno cessato le loro
manifestazioni contro le politiche di Macron e sono riusciti peraltro
ad ottenere, dall'Unione Europea, la possibilità di sforare il
fantomatico e assurdo tetto del 3% deficit/PIL.
Pensiamo all'Italia, le
cui elezioni hanno visto la sconfitta delle forze europeiste ed
elitarie - Pd e Forza Italia - e l'avanzare di partiti anti-Unione
Europea (per quanto tali solo a parole) quali Movimento Cinque Stelle
e Lega, le cui politiche, pur in maniera assai timida e pasticciata,
vorrebbero - quantomeno in parte, pur minima - contrapporsi
all'austerità europeista e ad una immigrazione che, ad oggi, ha
rappresentato una vera e propria deportazione di esseri umani e una
nuova lotta fra poveri.
Pensiamo alla vittoria in
Messico del candidato socialista populista Andres Obrador e al
Venezuela, che ha visto la riconferma al governo del socialista
Nicolas Maduro, per quanto l'astensionismo, tanto quanto nei Paesi
europei menzionati, sia comunque aumentato, segnale di come i popoli
vorrebbero maggiormente avere la possibilità di dire la loro.
In Brasile, purtroppo,
"grazie" all'impossibilità di candidare Lula, ha vinto
l'esponente dell'oligarchia ricca, ovvero Jair Bolsonaro e persino in
Argentina continuano i tentativi di delegittimazione dell'ex
Presidentessa Cristina Kirchner, la quale è pronta, nel 2019, a
ricandidarsi contro l'attuale Presidente Mauricio Macri, il quale ha
svenduto il Paese alle politiche di austerità del Fondo Monetario
Internazionale e ha tagliato ogni fondo per il sociale e la
disabilità.
Pensiamo infine
all'Ungheria che, finalmente, inizia a ribellarsi alle politiche
liberal-capitaliste di Orban, che ha varato una vera e propria legge
schiavista sul lavoro e, anche lì, tornano in campo i comunisti del
Partito Operaio Ungherese, di matrice patriottica e autenticamente
socialista.
Dove stia andando e dove
andrà il mondo, non sappiamo. Certo sarebbe molto se i popoli ricchi
comprendessero la necessità di vivere con meno, ma con il giusto,
senza pensare di sfruttare altri popoli imponendo loro la propria
visione oppure "deportando" manodopera a basso costo o
sfruttandola in loco, attraverso le delocalizzazioni.
Sarebbe molto se concetti
tipici del socialismo delle origini, come la "sovranità" e
il "populismo", fossero recuperati, ma non in maniera
feticistica o ideologica, bensì come alternativa al globalismo
capitalista e alla dittatura del danaro, del lucro e del consumo, al
fine di approdare ad una dimensione di autosufficienza economica:
produci ciò che consumi, il resto lo distribuisci.
Forse siamo ben lontani
da questa dimensione e dal superamento dell'egoismo, che è forse
quel totalitarismo che accompagna l'Umanità sin dai suoi albori.
Saremo ben lontani, ma,
ad ogni modo, credo che questa possa essere l'unica via per
l'emancipazione sociale dell'essere umano. Una via non materialista,
spirituale, di ricerca di una democrazia piena e autentica, ovvero di
consapevolezza interiore, che permetta di autogestirsi e
autogovernarsi, senza la necessità di alcun "leader" e
capace di superare e annientare ogni forma di totalitarismo e di
diseguaglianza.
Luca Bagatin
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