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venerdì 4 gennaio 2019

Instagram, ovvero come seguire senza essere inseguiti o, meglio, come non essere acchiappati. Riflessioni surRenali di Luca Bagatin

Grazie a una mia amica sono approdato su Instagram.
È un mondo di following e di followers.
Un mondo di seguitori e inseguiti, praticamente.Tipo guardie e ladri, in sostanza.
È praticamente un inseguimento continuo.
Forse l'obiettivo è fuggire, seminando un sacco di gente. O, meglio, di followers.
Come si dice: chi semina raccoglie.
Pare che, se raccogli un tot numero di followers, diventi un influencer.
Ovvero ti pagano senza fare o sapere un cazzo .
Ad oggi, su Instagram, ho 40 seguitori, ma, nel frattempo, sto inseguendo 43 persone.
Seguo più persone di quelle che mi inseguono.
Avrò un successo successivo, si vede. Un successo postumo. Un successo che otterrò solo se riuscirò ad acciuffare uno a caso o uno a cazzo di quelli che sto inseguendo, oppure se riuscirò ad acciuffare uno dei miei seguitori, senza prima essere da lei, da lui o da esso acciuffato !
Instagram, in sostanza, più che un gioco di società, è un gioco di abilià nella fuga e nell'acchiappo, senza la necessità di usare un ACCHIAPPATOIO ! E' una metafora della vita, quella puttana che, se non stai attento, ti fotte senza passare dal VIA e/o senza avere il foglio di VIA. Senza, quindi, ritirare le ventimilalire del Monopoli, unico posto al mondo ove l'euro non è entrato ancora in corso legale. Ovvero è ancora, fortunosamente, illegale.
Nel frattempo, ho capito che su Instagram non posso postare post. Al massimo posso impostare foto. Il divertimento di fare ciò devo ancora capirlo, a parte il fatto che ci sono followers o following o come ca...spita si chiamano, di sesso femminile, che sono parecchio avvenenti. L'unico avvenimento rilevante di Instagram, direi, piuttosto, anzichenò.
Per il resto devo ancora capire il senso di questo cosiddetto “social”, al quale non so se posso aggiungere il termine “network”.
A me pare l'ennesimo social asociale. Un social socialmente pericoloso, in particolare se, al di là dello schermo, c'è qualche malintenzionato pronto a fotterti i tuoi dati personali.
Che poi mi chiedo anche da dove derivi il termine “Instagram”. Forse da istante o da istantanea. Un tempo esistevano le macchinette fotografiche Polaroid. Quelle sì che realizzavano delle foto istantaneamente, ma su carta, cazzo ! Su carta FO-TO-GRA-FICA ! Su carte FICA, in sostanza. Mica su uno schermo di pixel sponsorizzato dalla Disney Pixar o dalla Sisley o da checcapperoneso (senza ashtag).
Ah, a proposito. Qualcuno fra voi, pubblico non pagante, pubblico badante, pubblico di badanti che badano alle cazzate che sto scrivendo, sa dirmi che cavolo voglia significare il termine “ashtag” ?
No perché, dopo sushi e sashimi, anche questo termine mi sushita un certo languorino, ma non di roba insipida giapponese, bensì di qualcosa di più sostanzioso, tipo un panino al burro di arachidi ricco di grassi saturi e insaturi e di fibre ricche di proteine.
Ora, io non so se le fibre siano ricche di proteine - sono l'esatto opposto di un dietologo o di un dietista – ma so certamente che l'”ashtag” non è ricco delle medesime.
Buona istantanea su Instagram a tutti.
Io, nel frattempo, passerò presto a sfanculare snapchat.

Luca Bagatin

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