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venerdì 28 dicembre 2018

Sempre più under 35 vivono in famiglia, ma dov'è lo scandalo ? Una rivolta contro il mondo moderno. Articolo di Luca Bagatin

Crescono i "mammoni", così scrivono alcuni giornali che commentano i dati Eurostat relativi al 2017 che ci dicono che, in Italia, le persone di età compresa fra i 18 e i 34 anni che vivono con i genitori sono il 66,4% rispetto al 65,8% del 2016. Il 72,2% dei maschi e il 59,8% delle femmine.
Il dato più alto a livello europeo dopo Croazia, Malta e Grecia, a fronte di una media europea del 50%.
Dove sia lo scandalo, davvero non sappiamo.
In un'epoca in cui le famiglie sono sempre più disgregate in favore dell'ideologia del consumo, della deregolamentazione (dei consumi e dei costumi), della precarietà lavorativa e del cosmopolitismo imposto con relativo sradicamento identitario (migrazioni da un Paese all'altro, dettate da necessità economiche imposte dalla globalizzazione e dalla deregolamentazione economica), il fatto che, nella nostra bella Italia ancora resista l'idea che si può vivere e bene in famiglia - con i propri genitori e conserviamoceli cari - è tutt'altro che da considerarsi scandalosa.
Scandalosa lo è, forse, per coloro i quali auspicano, ancora una volta, una società di atomi, da dare in pasto al dio mercato. Una società di individui separati fra loro: senza più una identità comunitaria, sia essa culturale, storica, sociale, spirituale. Una società che crea nuove povertà e razzismo laddove si impone ai popoli di migrare, facendo così perdere loro ogni contatto con la propria comunità di origine, con la propria storia e cultura e ciò in nome di sedicenti "società aperte", ovvero in nome dello sfruttamento e della deportazione di esseri umani da un posto all'altro, affinché siano separati dalle proprie origini, dai propri simili e dai propri affetti, affinché divengano docili strumenti posti di fronte alle richieste incessanti del mercato, del consumo, dello sfruttamento dettato dal danaro e dall'ideologia del desiderio di beni di consumo e modelli di vita sempre più sofisticati ai quali ambire... al prezzo di un lavoro sempre più sottopagato, o di un lavoro in nero o di nessun lavoro.
Ecco che allora, il circo politico-mediatico "liberal" addita coloro i quali crescono e vivono in famiglia come "bamboccioni" o "mammoni", anzichè considerarli gli ultimi resistenti di una comunità tradizionale in disgregazione. Comunità già attaccata dalla deregolamentazione dell'affettività e dell'amicalità, laddove i rapporti umani, sociali e affettivi sono ridotti a conversazioni asettiche attraverso il pc, il tablet o lo smartphone, senza più incontrarsi, vedersi, guardarsi negli occhi. Confrontandosi, amandosi, discutendo, creando legami forti e forme di democrazia partecipativa. Rapporti che divengono invece sempre più superficiali e virtuali e quindi sempre più impossibili nella vita reale, come pornograficamente o pornocraticamente voluto dall'industria del "libero scambio" e della "sessualità libera" purchè rigorosamente a pagamento, sul web, o in varie altre modalità asettiche, onanistiche, disumane (si veda peraltro l'assurda e vergognosa apertura dei bordelli con prostitute robot o la messa in produzione di "bambole del sesso", neo surrogati di persone ormai del tutto anestetizzate dal marketing commerciale).
La famosa "ideologia del desiderio" - ovvero il nuovo totalitarismo - denunciata dal filosofo comunista francese Michel Clouscard nel '68 e da Pier Paolo Pasolini negli stessi anni è ormai, in epoca odierna, la regola dei Paesi a ideologia liberal-capitalista.
Una "ideologia" che accetta, senza battere ciglio, separazioni, divorzi, famigli allargate, imponendo tutto ciò ai relativi figli, i quali vengono "rabboniti" e "consolati" con ogni sorta di bene di consumo, vizio, capriccio.
In Italia resiste - pare - una certa mentalità familista, che si unisce alle difficoltà economiche delle categorie più giovani, le quali hanno pagato e continueranno a pagare le conseguenze di un modello di (sotto)sviluppo insostenibile, ovvero il modello della crescita economica, sino a che gli economisti e i soloni della politica liberal-cosmopolita non si renderanno conto che questa non è affatto illimitata e che le risorse sono limitate e vanno condivise all'interno di ciascuna comunità, nel rispetto degli usi e constumi di ogni comunità e realtà geografica.
Teniamoci cari il nostro o i nostri genitori, dunque. Sono l'ultima isola felice di una realtà in totale distruzione. Resistiamo, con le unghie e con i denti, alla fine dell'affettività, dell'amicalità, dei sentimenti, dell'amore e facciamolo rinunciando alla becera mentalità consumista, ipertecnologica, cosmopolita, capitalista, modernista, liberaleggiante. Costruendo una realtà diversa e alternativa a quella attuale.
Il rivoluzionario di oggi non può che essere un conservatore. Un resistente all'ideologia del desiderio. Un ricercatore di quella che mi piace definire "Civiltà dell'Amore". Un conservatore dei sentimenti in primo luogo. Come lo era Jack Kerouac, un giramondo, un amante degli eccessi di ogni tipo, ma legato alla sua identità, legato a sua madre, con la quale ha sempre vissuto e legato al senso del Sacro. Quel senso del Sacro che gli ha fatto reinterpretare il suo cattolicesimo in senso buddhista zen.

Luca Bagatin

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