Crescono i "mammoni",
così scrivono alcuni giornali che commentano i dati Eurostat
relativi al 2017 che ci dicono che, in Italia, le persone di età
compresa fra i 18 e i 34 anni che vivono con i genitori sono il 66,4%
rispetto al 65,8% del 2016. Il 72,2% dei maschi e il 59,8% delle
femmine.
Il dato più alto a
livello europeo dopo Croazia, Malta e Grecia, a fronte di una media
europea del 50%.
Dove sia lo scandalo,
davvero non sappiamo.
In un'epoca in cui le
famiglie sono sempre più disgregate in favore dell'ideologia del
consumo, della deregolamentazione (dei consumi e dei costumi), della
precarietà lavorativa e del cosmopolitismo imposto con relativo
sradicamento identitario (migrazioni da un Paese all'altro, dettate
da necessità economiche imposte dalla globalizzazione e dalla
deregolamentazione economica), il fatto che, nella nostra bella
Italia ancora resista l'idea che si può vivere e bene in famiglia -
con i propri genitori e conserviamoceli cari - è tutt'altro che da
considerarsi scandalosa.
Scandalosa lo è, forse,
per coloro i quali auspicano, ancora una volta, una società di
atomi, da dare in pasto al dio mercato. Una società di individui
separati fra loro: senza più una identità comunitaria, sia essa
culturale, storica, sociale, spirituale. Una società che crea nuove
povertà e razzismo laddove si impone ai popoli di migrare, facendo
così perdere loro ogni contatto con la propria comunità di origine,
con la propria storia e cultura e ciò in nome di sedicenti "società
aperte", ovvero in nome dello sfruttamento e della deportazione
di esseri umani da un posto all'altro, affinché siano separati dalle
proprie origini, dai propri simili e dai propri affetti, affinché
divengano docili strumenti posti di fronte alle richieste incessanti
del mercato, del consumo, dello sfruttamento dettato dal danaro e
dall'ideologia del desiderio di beni di consumo e modelli di vita
sempre più sofisticati ai quali ambire... al prezzo di un lavoro
sempre più sottopagato, o di un lavoro in nero o di nessun lavoro.
Ecco che allora, il circo
politico-mediatico "liberal" addita coloro i quali crescono
e vivono in famiglia come "bamboccioni" o "mammoni",
anzichè considerarli gli ultimi resistenti di una comunità
tradizionale in disgregazione. Comunità già attaccata dalla
deregolamentazione dell'affettività e dell'amicalità, laddove i
rapporti umani, sociali e affettivi sono ridotti a conversazioni
asettiche attraverso il pc, il tablet o lo smartphone, senza più
incontrarsi, vedersi, guardarsi negli occhi. Confrontandosi,
amandosi, discutendo, creando legami forti e forme di democrazia
partecipativa. Rapporti che divengono invece sempre più superficiali
e virtuali e quindi sempre più impossibili nella vita reale, come
pornograficamente o pornocraticamente voluto dall'industria del
"libero scambio" e della "sessualità libera"
purchè rigorosamente a pagamento, sul web, o in varie altre modalità
asettiche, onanistiche, disumane (si veda peraltro l'assurda e
vergognosa apertura dei bordelli con prostitute robot o la messa in
produzione di "bambole del sesso", neo surrogati di persone
ormai del tutto anestetizzate dal marketing commerciale).
La famosa "ideologia
del desiderio" - ovvero il nuovo totalitarismo - denunciata dal
filosofo comunista francese Michel Clouscard nel '68 e da Pier Paolo
Pasolini negli stessi anni è ormai, in epoca odierna, la regola dei
Paesi a ideologia liberal-capitalista.
Una "ideologia"
che accetta, senza battere ciglio, separazioni, divorzi, famigli
allargate, imponendo tutto ciò ai relativi figli, i quali vengono
"rabboniti" e "consolati" con ogni sorta di bene
di consumo, vizio, capriccio.
In Italia resiste - pare
- una certa mentalità familista, che si unisce alle difficoltà
economiche delle categorie più giovani, le quali hanno pagato e
continueranno a pagare le conseguenze di un modello di
(sotto)sviluppo insostenibile, ovvero il modello della crescita
economica, sino a che gli economisti e i soloni della politica
liberal-cosmopolita non si renderanno conto che questa non è affatto
illimitata e che le risorse sono limitate e vanno condivise
all'interno di ciascuna comunità, nel rispetto degli usi e constumi
di ogni comunità e realtà geografica.
Teniamoci cari il nostro
o i nostri genitori, dunque. Sono l'ultima isola felice di una realtà
in totale distruzione. Resistiamo, con le unghie e con i denti, alla
fine dell'affettività, dell'amicalità, dei sentimenti, dell'amore e
facciamolo rinunciando alla becera mentalità consumista,
ipertecnologica, cosmopolita, capitalista, modernista,
liberaleggiante. Costruendo una realtà diversa e alternativa a
quella attuale.
Il rivoluzionario di oggi
non può che essere un conservatore. Un resistente all'ideologia del
desiderio. Un ricercatore di quella che mi piace definire "Civiltà
dell'Amore". Un conservatore dei sentimenti in primo luogo. Come
lo era Jack Kerouac, un giramondo, un amante degli eccessi di ogni
tipo, ma legato alla sua identità, legato a sua madre, con la quale
ha sempre vissuto e legato al senso del Sacro. Quel senso del Sacro
che gli ha fatto reinterpretare il suo cattolicesimo in senso
buddhista zen.
Luca Bagatin
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