Chi
è Sathya Sai Baba ?
Un mistico ? Un santone ? Un guru ?
Nella poliedrica varietà di sadhu e mistici che popola il vastissimo continiente asiatico, è facile confondere Sai Baba con uno di loro.
Ma Sai Baba è – in realtà - molto di più.
Un mistico ? Un santone ? Un guru ?
Nella poliedrica varietà di sadhu e mistici che popola il vastissimo continiente asiatico, è facile confondere Sai Baba con uno di loro.
Ma Sai Baba è – in realtà - molto di più.
Nato a
Puttaparthi - un piccolo villaggio dell'Andra Pradesh, regione
dell'India meridionale - il 23 novembre del 1926, sin da bambino,
dall'età di 10 anni, dimostra di possedere poteri
sovrannaturali.
Sai Baba, studiato da numerosissimi ricercatori da decenni, possiede infatti poteri cognitivi come la chiaroveggenza, la psicodiagnosi, la telepatia; poteri psicocinetici come la capacità di materializzare oggetti, apportarli, moltiplicarli, anche sotto l'occhio vigile di chi gli si trova di fronte.
Ma egli stesso non sembra dare alcuna importanza ai miracoli che compie. Sai Baba sembra compiere miracoli unicamente per focalizzare l'attenzione di chi lo ascolta, per lanciare un messaggio di unità fra tutte le religioni (simboleggiato anche dal Suo vessillo, il Sarva Dharma: un fior di loto contornato dal simbolo dell'Om Indù; dalla Ruota buddhista; dal Fuoco zoroastriano; dalla Stella di David; dalla Luna e la Stella dell'Islam e dalla Croce cristiana)."Esiste una sola religione", afferma Sai Baba, "la religione dell'Amore. Esiste una sola razza, quella dell'umanità. Esiste un solo Dio, che è onnipervadente".
Questo, in sintesi, il messaggio che Sai Baba vuole trasmettere a chi lo ascolta.
Ho avuto la fortuna, fra il 2002 ed il 2005, di frequentare settimanalmente la casa di due anziani coniugi, da anni abitanti a Pordenone: la romana Gerarda Cesarini, detta amichevolmente Gegè, ed il napoletano verace Oscar Martino. Entrambi citati anche in numerose opere dedicate a Sai Baba, in primis quelle dello psicologo Giancarlo Rosati, massimo studioso italiano del fenomeno Sai Baba.
Gegè ed Oscar sono stati, infatti, i primi fondatori di un Centro intitolato a Sai Baba in Italia, negli anni '60 a Roma, in via Benedetto Musolino, quando ancora era poco conosciuto. Questa simpatica coppia fu anche in assoluto la più ricevuta dal Maestro.
Sai Baba, studiato da numerosissimi ricercatori da decenni, possiede infatti poteri cognitivi come la chiaroveggenza, la psicodiagnosi, la telepatia; poteri psicocinetici come la capacità di materializzare oggetti, apportarli, moltiplicarli, anche sotto l'occhio vigile di chi gli si trova di fronte.
Ma egli stesso non sembra dare alcuna importanza ai miracoli che compie. Sai Baba sembra compiere miracoli unicamente per focalizzare l'attenzione di chi lo ascolta, per lanciare un messaggio di unità fra tutte le religioni (simboleggiato anche dal Suo vessillo, il Sarva Dharma: un fior di loto contornato dal simbolo dell'Om Indù; dalla Ruota buddhista; dal Fuoco zoroastriano; dalla Stella di David; dalla Luna e la Stella dell'Islam e dalla Croce cristiana)."Esiste una sola religione", afferma Sai Baba, "la religione dell'Amore. Esiste una sola razza, quella dell'umanità. Esiste un solo Dio, che è onnipervadente".
Questo, in sintesi, il messaggio che Sai Baba vuole trasmettere a chi lo ascolta.
Ho avuto la fortuna, fra il 2002 ed il 2005, di frequentare settimanalmente la casa di due anziani coniugi, da anni abitanti a Pordenone: la romana Gerarda Cesarini, detta amichevolmente Gegè, ed il napoletano verace Oscar Martino. Entrambi citati anche in numerose opere dedicate a Sai Baba, in primis quelle dello psicologo Giancarlo Rosati, massimo studioso italiano del fenomeno Sai Baba.
Gegè ed Oscar sono stati, infatti, i primi fondatori di un Centro intitolato a Sai Baba in Italia, negli anni '60 a Roma, in via Benedetto Musolino, quando ancora era poco conosciuto. Questa simpatica coppia fu anche in assoluto la più ricevuta dal Maestro.
Oggi i Centri Sai Baba in Italia - peraltro tutti senza scopo di lucro e senza alcuno spirito di proselitismo - sono centinaia e nel mondo i devoti del Maestro, sono milioni.
Dal Maestro, sì, perché infondo Sai Baba non è che un Maestro spirituale il cui messaggio va ben oltre i suoi miracoli, per così dire, ed il cui messaggio mira sempre a trasformare il cuore umano.
Sai Baba, come dicevamo, è solo nato in un contesto indù, ma il suo insegnamento - che fonda le sue radici nella concezione gnostica ed esoterica delle Sacre Scritture di tutte le fedi e tradizioni, i Veda in primis e che Baba invita a studiare, a partire dal concetto di Reincarnazione - si basa sulla ricerca della Divinità insita in ciascun individuo per mezzo del canto devozionale, i Bahjan, della ripetizione dei mantra vedici ed in particolare per mezzo del rispetto quotidiano di cinque valori umani: Verità, Amore, Pace, Rettitudine e Nonviolenza.
Per mezzo delle frequentazione dei coniugi Martino, sono rimasto letteralmente rapito nella descrizione delle loro esperienze dirette con il Maestro. Quando ad esempio ad Oscar materializzò un anello d'oro, preziosissimo, sotto i suoi stessi occhi, o quando regalò ad entrambi una cornice d'oro recante la sua effige ricavata dalla povere dorata che Baba stesso lanciò in aria per poi ricomporsi, magicamente, fra le sue mani.
Sai Baba, chissà perchè, amava moltissimo Gegè ed Oscar. Una coppia di teosofi adorabile, semplicissima e sempre pronta a dare una mano al prossimo. Una coppia che fu peraltro, per anni, in contatto con Madre Teresa di Calcutta e con Padre Anthony Elenjimittam, ultimo discepolo vivente del Mahatma Gandhi, alle cui missioni elargirono gran parte del loro patrimonio.
Si recarono in India, a Puttaparthi, sino in età avanzata, 90 anni Oscar e 80 Gegè. E puntualmente, pur fra una marea di devoti in attesa di uno sguardo dal Maestro, furono ricevuti in udienza privata.
Oscar, uomo sensibilissimo, mi raccontò che confidò a Sai Baba che avrebbe voluto morire prima della moglie, perché non avrebbe sopportato il dolore della sua scomparsa. Fu allora che Sai Baba predisse loro che sarebbero morti l'uno a distanza di due soli giorni dall'altra. Prima sarebbe morto Oscar e successivamente Gegè.
La scena mi commosse molto.
Ricordo inoltre ancora con affetto quando - conoscendo la mia golosità - Oscar mi ricopriva letteralmente di dolciumi e Gegè, pur non essendo consigliabile per la sua salute, ne approfittava per mangiarne in quantità.
Volevo molto bene a Gegè ed Oscar, che per me erano come dei nonni ai quali confidavo veramente tutto e fu un duro colpo quando appresi della loro morte.
Il Messaggero Veneto di Pordenone del 10 gennaio 2006 titolava, a tutta pagina: "Muore di dolore due giorni dopo il marito. Gerarda Cesarini e Oscar Martino sono rimasti legati fino all'ultimo da un'incredibile storia d'amore". Nell'articolo, ovviamente, si parlava anche di Sai Baba e della sua previsione e di come la coppia fosse a lui legata.
Persino il prete, in Chiesa, nonostante Sai Baba sia fortemente criticato ed osteggiato dalla Chiesa cattolica, si prodigò in elogi nei confronti di questo particolarissimo Maestro indiano dalla folta e curiosa capigliatura.
Sai Baba, lungi
dall'essere un fenomeno da baraccone o un santone mediatico, è
universalmente noto per la sua opera umanitaria e nel campo del
sociale: dalla costruzione di ospedali nei quali si eseguono
interventi sofisticatissimi e a titolo completamente gratuito (come
il Super Speciality Hospital di Puttaparthi e quello di Whitefield,
entrambi inaugurati alla presenza del Primo ministro dell'India) a
scuole, centri di accoglienza per indigenti, e numerosi progetti
finalizzati a rendere potabile l'acqua nei villaggi rurali e nelle
regioni limitrofe ove vi è siccità.
Dagli anni '60 ad
oggi, numerosissimi studiosi, abbiamo detto, hanno cercato di
approfondire la realtà di Sai Baba.
Su di lui sono
stati scritti numerosissimi testi e notiamo come anche gli studiosi
più critici, alla fine, si sono convinti che questo curioso Maestro
indiano ha qualche cosa di profondamente mistico.
Pensiamo ad
esempio al prete cattolico Don Mario Mazzoleni che, partito per
Puttaparthi per fare un inchiesta per conto dell'Osservatore Romano,
finì per convertirsi
al credo di
Sai Baba, tanto che venne scomunicato.
Oppure
al già citato psicologo Giancarlo Rosati, forse il più prolifico
nello scrivere e nel descrivere il fenomeno
Sai Baba,
tanto che egli lo accosta al Cristo
Cosmico annunciato
da Gesù nel Vangelo di Giovanni, ma anche al Kalki
Avatar,
l'ultima incarnazione divina descritta dai Veda.
Invero,
Rosati, porta a sostegno di queste affermazioni una serie di
coincidenze:
il Vishnu Purana annuncia che il Kalki Avatar nascerà nell'India del
Sud, in un territorio bagato da tre mari, nel villaggio dei coni o
termitai (e Puttaparthi corrisponde esattamente a questa descrizione
n.d.a.) e vivrà sino a 95 anni (Sai Baba ha annunciato che vivrà
sino a quell'età).
Inoltre
nell'Apocalisse di Giovanni il Cristo Cosmico è chiamato “Fedele”
e Verace. E guarda caso
il nome
di nascita di Sai Baba è Satya Narayana, che in sanscrito significa
appunto “Fedele” e “Verace”.
Andando
oltre, possiamo notare cone il grande mistico indù Sri
Aurobindo,
il 24 novembre del 1926, un giorno dopo la nascita di Sai Baba, fece
l'annuncio che quella notte il Divino si era incarnato portando con
sé tutti i poteri divini: l'Onnipotenza, l'Onniscenza e
l'Onnipresenza.
Maometto,
il fondatore dell'Islamismo, fra le sue profezie, fece la descrizione
di quello che chiamò El
Mahdi Maoud o
il Maestro
del mondo.
E lo descrisse distintamente: “La
sua chioma sarà folta, i capelli neri giungeranno fino alle spalle.
Le sopracciglia si uniranno al centro della fronte, che apparirà
ampia. Il naso sarà dritto e avrà un infossamento alla radice. Avrà
un neo sulla guancia e non porterà mai la barba. I denti centrali
saranno separati e allontanati tra di loro. I suoi occhi saranno neri
e pungenti. Il suo corpo sarà minuto e le sue gambe saranno quelle
di un adolescente. Indosserà due abiti color fiamma, l'uno sopra
l'altro (....). Materializzerà piccoli oggetti con la mano (…).
Egli vivrà fino a 95 anni.”
Qui,
guarda caso, la
descrizione fisica è addirittura soprendentemente identica a quella
di Sai Baba: dalla chioma sino ai tratti somatici, passando per la
bassa statura (Baba è alto all'incirca 150 centimentri) e la
materializzazione di oggetti.
Sai
Baba, materializza, in primis, una curiosa cenere profumata, chiamata
vibhuti.
La
vibhuti,
secondo l'iconografia indù, è attribuita al Dio Shiva, che la porta
sulla fronte e su altre parti del corpo a rappresentare l'immortalità
dell'anima.
Sai
Baba ne materializza in quantità, unicamente per mezzo del palmo
della sua mano che agita in senso orario, così, dal nulla. La dona
ai devoti più bisognosi ed essa ha proprietà spesso miracolose, per
così dire.
Ora,
sappiate che chi scrive – per indole caratteriale – è a
prescindere uno scettico. Purtuttavia ho avuto modo di applicare una
sola volta della vibhuti
sulla
zampina malata della mia gattina, che anni fa soffriva di un
incurabile tumore, visibilissimo e purulento. Dopo un paio di giorni
il tumore le si era completamente riassorbito e quindi scomparso, con
grande sorpresa mia e del veterinario.
Questo
è solo un banalissimo caso accadutomi personalmente, ma nelle
pubblicazioni dedicate a Sai Baba (edite in Italia dalle Edizioni
Milesi) se ne trovano a bizzeffe e di molto toccanti.
Sai Baba ha fatto
inoltre numerose profezie per gli anni a venire, come quella che - a
partire dal 2015 – ci sarà un ritorno all'Età dell'Oro, di pace e
prosperità, che dovrebbe avere il suo apice attorno al 2021, anno
della morte prevista per Sai Baba stesso.
Numerosissime
altre cose ci sarebbero da dire su questo Maestro spirituale che
afferma con candore: “Io
sono Dio, ma lo sei anche tu”,
ma, forse, l'unico modo per comprendere davvero la sua realtà
spirituale è
quella di accostarsi al Divino, nella forma in cui ciascuno si
riconosce maggiormente e continuare a ricercare, entro sé stessi,
quella scintilla divina
che
rende ciascuno di noi – quotidianamente - davvero speciale.
Luca Bagatin
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