Le
Storie d'Europa e d'America Latina, per molti versi, sono intersecate
fra loro. Lo sono, purtroppo, tristemente, se pensiamo ai milioni di
Nativi sterminati dai colonizzatori europei nel XVI, XVII e XVIII
secolo. Ma, ad ogni modo, il XIX ed il XX secolo, vedranno la nascita
– in quelle terre – di nuovi liberatori ed emancipatori dei
Nativi e delle classi oppresse.
Di
alcuni di questi ci parla Maddalena Celano, studiosa di America
Latina e di lotte per l'emancipazione femminile, la quale ha dato di
recente alle stampe due saggi relativi all'eroina latinoamericana
Manuela Sáenz
(1797 -1856), ovvero “Manuela
Sáenz:
l’altro volto dell’Indipendenza latinoamericana”, edito da
Edizioni Accademiche Italiane e “Manuela Sáenz
Aizpuru – Il femminismo rivoluzionario oltre Simon Bolívar”,
edito da Aras.
Opere che furono peraltro da
me recensite al seguente link
http://amoreeliberta.blogspot.com/2018/11/manuela-saenz-eroina-latinoamericana.html
Ho avuto dunque, in questi giorni, la possibilità di intervistare
Maddalena Celano per parlarci, più nel dettaglio, dei suoi studi in
merito e dell'evoluzione delle lotte d'emancipazione in America
Latina.
Luca Bagatin: Come
hai scoperto il personaggio storico di Manuela Sáenz
?
Maddalena
Celano: Quando
qualche tempo fa mi recai a Cuba, a La
Habana, conobbi la professoressa Acela Caner Román, autrice del
saggio “Voci di donne cubane. La Tia Angelina e le altre”. Acela
mi regalò un fumetto dal titolo “Manuelita”. Le chiesi dunque
chi fosse “Manuelita” e lei mi rispose che si trattava di un
personaggio storico, conosciuta come
“l'amante
dell'eroe indipendentista latinoamericano Simón Bolívar”, detto
“Il Libertador”. Un’eroina che riuscì finanche a sventare un
complotto contro di lui e a salvarlo da un attentato il 25 settembre
1828 a Bogotà, in Colombia. Da allora fu soprannominata "Libertadora
del Libertador". Dunque, la mia curiosità crebbe sempre più e
decisi così di proseguire le mie ricerche, scoprendo così che tutta
la Storia del continente ispano-americano è pervasa di personaggi
femminili forti, straordinari e assolutamente inusitati.
Luca Bagatin: Che
cosa ti ha affascinato di più di questa eroina latinoamericana ?
Maddalena
Celano: Il
suo temperamento rivoluzionario e indomito. Le donne, nell'ambito
dell'indipendenza delle Americhe, sono state tradizionalmente
rappresentate come sarte, fabbricanti di uniformi e bandiere, cuoche,
prostitute, infermiere, spie. In realtà vi furono diverse donne a
capo della guerriglia, come nel caso della messicana Antonia Nava,
chiamata Generalessa, la quale aizzò alla rivolta un intero
esercito, alla testa del quale ha combattuto con coraggio esemplare.
Oppure la figura della cilena Javiera Carrera, la quale non solo ha
provveduto al sostentamento dei suoi fratelli, ma ha anche
organizzato il Primo Consiglio di Amministrazione nel suo Paese.
Manuela Sáenz si è distinta invece sia come stratega militare che
come attivista politica. Ha operato, alla pari degli uomini più noti
del suo tempo, nell'ambito di cospirazioni e intrighi, come dimostra
anche una lettera di Francisco Antonio Sucre, indirizzata al
Libertador, del 10 dicembre 1824. La
forte personalità di Manuelita Sáenz, ha prevalso sui suoi nemici,
facendoci intravedere la forza di un personaggio in grado di rompere
barriere sociali, morali e di genere. Manuela Sáenz fu coraggiosa
anche nell'ambito della sua vita privata. La relazione che
intrattenne con il Libertador fu all’insegna della passione ideale.
Entrambi furono amanti della libertà e totalmente al servizio della
lotta per l'indipendenza.
Luca Bagatin: Se
escludiamo “Libertadora ! Storia di Manuela Sáenz”
di Toni Klingendrath edito da Stampa Alternativa nel 2010, i tuoi
saggi sono gli unici editi in Italia che raccontano le gesta
dell'”Anita Garibaldi equadoriana”. Come mai pensi che Manuela
Sáenz
sia così poco raccontata e celebrata ?
Maddalena
Celano: Direi
che, nel corso della sua vita, fu molto invidiata e calunniata. Tale
potrebbe essere la principale ragione. Fu nominata - per ordine di
Bolívar - membro dello Stato Maggiore dell'Esercito di Liberazione
e, successivamente, le fu attribuito il grado di Colonnello. Aspetto
che attirò le invidie del Vicepresidente della Gran Colombia, il
Generale Francisco de Paula Santander, il quale protestò vivamente,
ritenendo che fosse degradante
elevare agli onori militari una donna. Successivamente, Manuela
scoprì i piani
di cospirazione del Generale contro il Libertador.
Santander aveva costruito una vera e propria macchina del fango, sia
contro il Libertador che contro di lei. Sicuramente Bolívar non morì
durante l’attentato, ma l'esperienza di tale brutale attacco segnò
il suo declino spirituale e la sua salute ne rimase influenzata in
modo significativo. Nel
dicembre 1830 Bolívar morì e da allora la
Gran Colombia iniziò a disgregarsi e vani furono i tentativi di
Manuela Saánz di evitare che ciò potesse accadere. Fu arrestata e
detenuta con degli schiavi e, successivamente, espulsa dal Paese.
Decise quindi di tornare in Ecuador, ma l'allora Presidente Vicente
Rocafuerte la respinse.
Calunniata e isolata, morì in esilio a Paita, in Perù.. Tutto il
suo operato venne svilito ed offuscato dal discredito. In America
Latina fu riscoperta solo a partire dal 1988 e ciò grazie al
ritrovamento dei suoi scritti, creduti scomparsi.
Luca Bagatin: Ritieni
che le lotte di Manuela Sáenz
e Simon Bolívar siano ancora attuali e, se sì,
perché ?
Maddalena
Celano: Certamente.
Ritengo che in questa fase storica di profonda crisi
economico-politica internazionale - che vede prevalere forme di
neoimperialismo, neocolonialismo, classismo, razzismo, misoginia ed
omofobia – il pensiero bolivariano – recuperato da Hugo Chavez e
dal governo successivo di Maduro in Venezuela - possa costituire una
delle poche forme di eguaglianza e inclusione sociale. E' un'eredità
storica che oggi è stata rifondata sul rispetto dei diritti dei
popoli nativi e i diritti di cittadinanza, sotto il dominio della
legge, fondamento del diritto.
Quando
Bolívar
ad Angostura, nel
1819, chiese
la libertà per gli schiavi, propose un progetto di inclusione
sociale e di uguaglianza, che è ciò che hanno fatto oggi i governi
bolivariani in Venezuela e quelli socialisti dell'America Latina,
ovvero l'inclusione delle masse che storicamente sono sempre state escluse.
Lo hanno fatto introducendo, innanzitutto, una sanità e
un'istruzione gratuita e garantita a tutti. L'eredità
di Bolivar e di Chávez è, a parer mio, fondata sull'amore per le
classi popolari, l'onestà, il coraggio, la lotta per la verità.
Così come la lotta dei popoli oppressi contro gli oppressori, il
primato e le priorità governative conferite agli indigeni, alle
donne e alle classi subalterne. Si parla da diverse settimane della
"crisi" venezuelana, ma è impossibile capire cosa sta
accadendo in Venezuela se non ci rendiamo conto che il popolo
venezuelano sta pagando il medesimo prezzo di tutti i popoli che -
nella Storia - hanno osato fare delle rivoluzioni. Da Spartacus a
Gesù Cristo sino ai primi cristiani; dalle ribellioni dei popoli
nativi americani come quelli guidati da Tupac Amaru, sino ai
combattenti per le lotte d'Indipendenza in ogni parte del mondo. E'
anche per questo che ritengo che le lotte di Bolivar e di Manuela
Sáenz siano di strettissima attualità.
Luca Bagatin
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