Pagine

sabato 2 novembre 2019

Superare l'odio. Articolo di Luca Bagaitn

Trovo abbastanza illusorio e un po' sciocco il voler abolire "l'odio" per legge.
I politici vorrebbero normare tutto, senza comprendere nulla.
Come se la “legge”, il “diritto”, fossero in grado di cambiare le persone e persino di “migliorarle”.
L'odio può essere abolito solo dal cuore umano.
Attraverso un percorso di autocoscienza.
L'odio ha origine dall'egoismo. L'essere umano – specie nelle società cosiddette “economicamente avanzate”, ma anche fortemente dogmatiche sotto il profilo religioso - nasce, spesso, con tale nefasto sentimento e la vita terrena dovrebbe essere funzionale a debellare tale sua atavica malattia dell'anima e della psiche.
La dittatura del danaro, il capitalismo, nascono dall'egoismo e l'egoismo si fondata sull'odio. E così l'idea malsana che la propria religione (o il proprio popolo) possa e debba essere migliore delle altre.
Egoismo e odio, anziché essere sdoganati, vanno curati.
Allo stesso modo, egoismo e odio non possono essere puniti, così come non si può sanzionare una patologia.
L'odio, diceva il filosofo indiano Jiddu Krishnamurti, può essere osservato. Egli disse esattamente: “quello che si può fare è osservare l’odio e metterlo gentilmente da parte. Non metterti a fare la guerra all’odio, non star lì a dire che cosa orribile è odiare gli altri. Piuttosto, invece, vedi l’odio per quello che è e lascialo cadere…La cosa importante è non lasciare che l’odio metta radici nella tua mente”.
E a proposito dell'amore, in rapporto all'odio: “Se si potesse insegnare l’amore i problemi del mondo sarebbero molto semplici, no ?… Non è facile imbattersi nell’amore. È invece facile odiare e l’odio può accomunare le persone… Ma l’amore è molto più difficile”.
Secondo Krishnamurti l'importante non è “fare la guerra all'odio”, ma evitare che esso metta radici nella mente umana. Egli, infatti, così prosegue il suo ragionamento a proposito dell'odio: “La tua mente è come un terreno fertile e qualsiasi problema, solo che gli si dia tempo a sufficienza, vi metterà radici come un’erbaccia e dopo farai fatica a tirarla via. Invece, se tu non lasci al problema il tempo di metter radici, allora non sarà possibile che esso cresca e finirà, piuttosto, con l’appassire. Ma se tu incoraggi l’odio e dai all’odio il tempo di mettere radici, di crescere e di maturare, allora l’odio diventerà un enorme problema. Al contrario, se ogni volta che l’odio sorge tu lo lasci passare, troverai che la mente si fa sensibile senza diventare sentimentale”.
L'odio va dunque superato e solo il cuore umano può fare ciò. Non i politici, non le leggi, non le contrapposizioni fra ideologie nuove o vecchie, che non faranno altro che portare e fomentare nuove contrapposizioni, nuove divisioni, nuovo odio.
L'odio, dicevo, nasce dall'ego. Dal perseguimento dell'interesse del singolo, della propria mente egoica, ad ogni costo. E ciò può portare invidia oppure violenza o contrapposizione su base sociale, religiosa, etnica ecc...
E' molto importante osservare tali aspetti, nella propria vita quotidiana, al fine di poterli superare.
La società capitalista, fondata sul danaro e sull'interesse, è forse l'esempio più lampante di società fondata sull'egoismo, sull'individualismo, sull'accumulo di danaro, beni materiali, oggetti alla moda, sullo sfruttamento delle menti, dei corpi, del lavoro.... Sull'invidia sociale, sull'odio di chi è diverso per cultura, estrazione sociale, modo di intendere le cose o altro ancora. Non ci rendiamo conto di quanto pericoloso sia tutto ciò ! Tutto ciò ci può apparire “normale” semplicemente perché, si dice, “fa parte della natura umana”.
Ma una “natura umana” egoistica non può essere “normale”, se questa produce divisioni, contrapposizioni, violenza, odio....
Solo soffermandosi ad osservare tali storture si può iniziare a comprendere l'odio. Per superarlo e lasciarlo cadere, senza che esso possa mettere radici nella nostra mente e nel nostro cuore. Senza giudicare il prossimo, ma osservando semplicemente la nostra quotidianità.
Ho letto, nei cosiddetti “social”, nei giorni scorsi, taluni che si definiscono “socialisti” o “anticapitalisti”, inneggiare all'odio, ad esempio a quello che definiscono “odio di classe”. E a dire che esiste un “odio giusto”, per così dire. Penso non si rendano conto di quanto ciò finisca per farli assomigliare ai liberal capitalisti, con il loro odio (anche inconsapevole !) per i più deboli, la loro volontà di far prevalere il danaro sui rapporti umani, il loro sfruttamento del lavoro a basso costo, le loro speculazioni borsistiche e così via...
L'odio non dovrebbe aver nulla a che vedere con il socialismo, che è ideale di emancipazione sociale, di amore per il prossimo, di condivisione. Ideale che il Presidente socialista e profondamente democratico Hugo Chavez riassunse sia nei suoi discorsi che – simbolicamente e graficamente - in un cuore, con i colori della bandiera venezuelana, oppure rosso con delle scritte bianche - simbolo ripreso peraltro dal suo successore, Nicolas Maduro, attraverso molti cuori colorati usati nella trasmissione televisiva, con la quale dialoga settimanalmente con il suo popolo, “Los Domingos con Maduro”.
Il cuore del socialismo è il cuore del popolo. E il cuore è il simbolo dell'amore, che è il senso ultimo del Socialismo del XXI Secolo latinoamericano, erede dei movimenti indigeni, di quelli populisti ottocenteschi, di quelli teosofici, garibaldini, bolivariani. Oltre le ideologie atee e materialiste della destra e della sinistra, che hanno insanguinato il mondo e che continuano a farlo, oggi in nome del danaro, del capitale, della religione (che è l'opposto rispetto alla spiritualità), della presunta superiorità di un popolo rispetto a un altro.
Ecco dunque perché l'odio deve e può essere superato da ciascuno di noi, che è figlio del popolo. Un popolo che merita una società diversa o, meglio, una civiltà diversa. Fondata sull'emancipazione e sulla giustizia sociale. Fondata sull'amore e sulla libertà di ciascun popolo, affratellato agli altri popoli.

Luca Bagatin

Nessun commento:

Posta un commento