Ho abbandonato il sinistrismo borghese e liberale venti anni fa più o meno esatti.
Ho capito che un proletario, un precario, non ha nulla a che spartire con la sinistra borghese liberale.
È un fatto antropologico, oltre he sociale.
Il sinistro è un borghese. Un politicamente corretto. Uno che segue le regole. Del danaro, del diritto, dell'etica (che egli stesso si dà).
Non è uno che segue l'onore, l'amore, la condivisione, l'emancipazione.
Il sinistro non lotta. Usa le leggi a vantaggio della sua classe (media o medio alta) e ha in spregio il popolo.
Non è diverso dal destro.
La sinistra borghese e liberale è solo il lato peggiore della destra borghese e liberale.
Ho capito che un proletario, un precario, non ha nulla a che spartire con la sinistra borghese liberale.
È un fatto antropologico, oltre he sociale.
Il sinistro è un borghese. Un politicamente corretto. Uno che segue le regole. Del danaro, del diritto, dell'etica (che egli stesso si dà).
Non è uno che segue l'onore, l'amore, la condivisione, l'emancipazione.
Il sinistro non lotta. Usa le leggi a vantaggio della sua classe (media o medio alta) e ha in spregio il popolo.
Non è diverso dal destro.
La sinistra borghese e liberale è solo il lato peggiore della destra borghese e liberale.
Oggi mi riconosco piuttosto nella "Nuova Destra" francese di De Benoist (che in realtà non ha nulla a che vedere con la destra classica, ma così fu impropriamente definita dai media francesi) e nella sinistra patriottica e conservatrice russa.
Ovvero mi riconosco nella lotta al capitale, al liberalismo. Nella valorizzazione delle
comunità, dell'ambiente, delle identità nel superamento del razzismo inteso come
superiorità di una civiltà sulle altre (tipico invece del liberalismo
anglosassone).
Luca Bagatin
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