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sabato 30 dicembre 2023

Xi Jinping, il nuovo Mao socialista riformista. Articolo di Luca Bagatin

 

Il 26 dicembre scorso ricorreva il 130esimo anniversario della nascita di Mao Tse-Tung, padre fondatore della Cina socialista e eroe della liberazione dall'oppressione, non solo della Cina, ma anche di gran parte dei Paesi del Terzo Mondo.

Molto interessante il recente articolo che Ben Chacko, editore del giornale britannico di ispirazione socialista “Morning Star”, ha dedicato al ricordo di Mao, facendone un parallelismo con l'attuale leadership socialista cinese guidata dal Presidente Xi Jinping.

Ben Chacko, che ha vissuto in Cina diversi anni, ritiene che sia totalmente errata l'idea che molti si sono fatti di Xi Jinping quale “revisionista del maoismo”, sottolineando che, tutti i leader cinesi, non hanno mai accettato l'idea che la Cina possa aver rotto definitivamente con Mao e la sua prospettiva di edificazione di una società socialista.

Chacko riconosce come vi siano dei parallelismi fra Mao e Xi Jinping, in particolare sulla necessità di combattere la corruzione interna, diffondere la prosperità economica in tutto il Paese e diventare leader di un rinnovato movimento di decolonizzazione e di promozione dell'ascesa del Sud del mondo (pensiamo alla promozione dell'alleanza dei BRICS da parte del Presidente Xi e della stessa Nuova Via della Seta, oltre che gli ottimi rapporti della moderna Cina con tutti i Paesi del Sud del mondo).

La Cina maoista infatti, molto più che l'Unione Sovietica, si prodigò per promuovere i movimenti di liberazione dal colonialismo in tutti i Paesi del Terzo Mondo e ciò probabilmente anche grazie all'influenza che ebbe su Mao, William Edward Burghardt Du Bois (1869 - 1963), saggista e sociologo statunitense che fra i primi si batté per i diritti civili delle persone di colore, il quale fu molto amico di Mao e fu candidato, all'età di 82 anni, per il Partito Laburista Americano nello Stato di New York, conquistando il 4% dei consensi e, in età avanzata, si iscrisse al Partito Comunista degli Stati Uniti d'America.

Ben Chacko, nel suo articolo, rileva come, di fatto, la Repubblica Popolare Cinese non abbia mai rotto con il maoismo, affermando: “Nel 2003, l’allora presidente Hu Jintao lodò Mao per aver apportato “i cambiamenti sociali più profondi e più grandi nella storia cinese”. Fu sotto Deng che il partito emise il famoso verdetto secondo cui Mao aveva il 70% di ragione e il 30% di torto”.

E prosegue sottolineando come già il Presidente Hu abbia rafforzato la legge sui contratti di lavoro nel 2007, ravvisando “l'impatto negativo della mercatizzazione sui diritti dei lavoratori”.

Chacko fa inoltre presente come il Presidente Xi, pur di orientamento socialista riformista come i suoi predecessori, abbia spostato la politica del Partito Comunista Cinese a sinistra, subordinando “la crescita economica all'equità e alle considerazioni ambientali ed ecologiche”.

E come egli promuova l'istruzione pubblica rispetto a quella privata e come tratti il mercato con maggiore sospetto, promuovendo “un’etica più egualitaria, reprimendo i miliardari e chiedendo al governo di regolamentare i “redditi eccessivi” dei ceti più alti”.

Nel suo articolo, Ben Chacko, fa inoltre presente come “Xi ha promosso una cultura del volontariato, esortando gli studenti a trascorrere le vacanze nelle regioni rurali più povere lavorando su progetti di sviluppo, e ha gemellato le aree ricche con quelle povere con l’obbligo legale per le prime di investire nelle seconde”. E come egli abbia lanciato un appello a laureati e uomini d'affari a trasferirsi nelle loro città rurali d'origine e ciò al fine di incoraggiare un movimento di “rivitalizzazione rurale” che, nella moderna e iper-tecnologica Cina, si stava via via perdendo.

Certamente l'attuale leadership socialista cinese sarà ricordata come fu ricordata l'epopea di Mao. Un rinnovato marxismo con caratteristiche cinesi e aspetti socialisti riformisti che, purtroppo, nella nostra Europa e nel nostro Occidente (ovviamente esclusa l'ottima America Latina socialista con, in testa, Cuba, il Messico, il Nicaragua, il Brasile, la Colombia, il Venezuela, solo per citare alcune realtà socialiste serie), sembrano essere dimenticati da troppi decenni.

Luca Bagatin

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lunedì 25 dicembre 2023

Fratellanza e Socialismo, unici antidoti alla follia egoistica del mondo della materia

Che il Cielo possa unirsi alla Terra e formare il centro del Tutto: il Divino che è nascosto in ogni essere, senziente o non senziente.

Che il cuore umano si liberi da quella patologia chiamata "ego", che lo tiene ancorato alla materia, ovvero all'eterna sofferenza terrena.

Che si smetta di far parlare le armi, che si smetta di inviarne, che possa trionfare l'unità nella diversità dei popoli.

Che possa trionfare lo spirito d'Amore, Libertà, Fratellanza e il Socialismo, che è l'UNICA forma di democrazia possibile.

Luca Bagatin

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venerdì 22 dicembre 2023

Felice Yule! Buone Festività d'Amore, Libertà e Socialismo!

  

Solstizio d'Inverno, Yule, festa della Luce e del Natale del Sole Invincibile. 

Articolo di Luca Bagatin 

https://amoreeliberta.blogspot.com/2021/12/solstizio-dinverno-yule-festa-della.html 

 
"Il giorno dell'amore e della pace arriverà quando la giustizia spazzerà dalla faccia della terra la razza degli sfruttatori e dei privilegiati..."
(Evita Peron)
 

 

lunedì 18 dicembre 2023

Un bilancio geopolitico del 2023. Fra conflitti non sanati e nuove sfide globali. Articolo di Luca Bagatin

 

Siamo giunti al termine del 2023 e, come ogni anno, è tempo di bilanci.

Da due anni USA e UE gettano benzina sul fuoco di conflitti che hanno origini lontane.

Ad Est, il conflitto russo-ucraino, ha origine della disgregazione dell'URSS, avvenuta a seguito di golpe interni e esterni. Una tragedia immane che ha lasciato il popolo sovietico (compresi i popoli russo, ucraino, lettone e così via) - finito sul lastrico - nelle mani di oligarchi ed estremisti di destra.

Una tragedia che preoccupò finanche la classe politica di governo dell'unico vero centro-sinistra italiano, lungimirante e responsabile, della gloriosa Prima Repubblica, che si reggeva sull'asse socialisti - democratici cristiani - socialisti democratici e repubblicani.

Una tragedia tanto quanto quella che portò alla distruzione della Jugoslavia, sulla quale gli USA e i loro alleati, soffiarono sul fuoco, portando morte, distruzione e barbarie.

E pensiamo a quanto l'Italia di allora, con Gianni De Michelis Ministro degli Esteri, grande amico del Paese balcanico, tentò il tutto per tutto per evitare la guerra.

La politica delle sanzioni è sempre una politica deleteria e non fa che rafforzare chi siede al governo del Paese sanzionato. E' storicamente sempre stato così e solo chi non osserva la Storia non lo comprende. Se ad essere sanzionato è, peraltro, un Paese che detiene risorse (gas, petrolio o altro) di cui il sanzionatore ha necessità, allora le difficoltà maggiori le avrà senza dubbio il sanzionatore.

E' quanto avvenuto con le assurde sanzioni alla Russia da parte dell'UE, imposte senza alcun criterio da politici e tecnici totalmente irresponsabili e per nulla lungimiranti.

Qualcuno disse, facendo una battuta tanto pessima, quanto fuori luogo: “Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?”. In realtà anche un bambino capirebbe che, se vuoi la pace (e anche salvare il tuo Paese, la sua economia e evitare, in generale, morti innocenti), ti adoperi affinché questa avvenga e cerchi di operare in modo serio e lungimirante, ovvero:

1) se vuoi la pace cerchi il dialogo;

2) non ha senso ed è controproducente impegnarsi militarmente in conflitti che non ci riguardano;

3) pace e commercio con TUTTI, come disse il Presidente statunitense Thomas Jefferson (1743 - 1826), nel suo primo discorso di insediamento alla Presidenza: “Pace, commercio e amicizia con tutte le nazioni, nessun vincolo d"alleanze"”;

4) nessuna ingerenza in casa di altri;

5) rispetto e promozione del diritto internazionale;

6) cooperazione e rispetto dell'autodeterminazione dei popoli.

E' chiaro che, i problemi sia nazionali che europei si trascinano dal 1993, l'anno orribile che, in Italia, ha distrutto una classe politica democratica e lungimirante, che – pur rimanendo ancorata all'Alleanza Atlantica - dialogava con tutti, favoriva la pace, la concordia, il commercio internazionale, la stabilità economica, ma non a scapito delle tasche dei cittadini (come invece fa l'UE, con politiche di austerità, aumento del tesso di interesse, deregolamentazione del mercato energetico e così via).

Una classe politica che, in Italia e Europa, prima del 1993, non favoriva il militarismo, non inviava armi, gettava acqua sul fuoco di ogni conflitto. Ed erano gli anni terribili della Guerra Fredda!

Oggi sembra che i governanti di USA e UE siano fermi alla mentalità della Guerra Fredda, ma siano totalmente privi della lungimiranza, responsabilità e intelligenza dei politici che li hanno preceduti e che la Guerra Fredda l'hanno vissuta davvero.

I politici di USA e UE di oggi sembra, in sostanza, che giochino con i videogames, ma, purtroppo, le vittime che le loro politiche irresponsabili generano sono fin troppo reali.

Nel 1993 non solo ad Est erano già crollate realtà pluri-nazionali, che erano unite nel socialismo, ma, in Italia, una strana convergenza fra settori mediatici, finanziari, postcomunisti, postfascisti e leghisti metteva fine al governo di centro-sinistra (l'unico vero centro-sinistra in Italia), che aveva garantito stabilità dal 1948, ovvero l'anno dell'inizio ufficiale della ricostruzione dalle macerie del vergognoso regime mussoliniano.

Dal 1993 in poi, il diluvio.

L'avvento al governo, non solo di imprenditori, tecnici, comici, postfascisti e postcomunisti ormai promotori del capitalismo assoluto, ma anche l'avvento dell'austerità in UE; la deregolamentazione dell'economia; le privatizzazioni selvagge; la perdita di sovranità dell'Italia e di ogni Paese europeo; l'apertura indiscriminata delle frontiere, la delocalizzazione delle imprese (con conseguente perdita di posti di lavoro nei singoli Paesi europei); la distruzione della scuola e della sanità pubbliche. Tanto per citare alcuni effetti nefasti che si sono diffusi a macchia d'olio negli anni. E siamo ancora lì, a quel punto.

Ciò che siamo oggi lo dobbiamo a quanto avvenuto esattamente trent'anni fa.

Da dire, ad ogni modo, che la globalizzazione ha favorito, a livello internazionale, nel lungo periodo, più i Paesi emergenti e storicamente sfruttati dal colonialismo Occidentale.

Pensiamo alla Cina, all'India, al Brasile e ai BRICS in generale. Paesi che, in modo molto intelligente e lungimirante hanno saputo unirsi, cooperare, favorire le proprie economie interne investendo in settori produttivi (e non in armamenti!) e soprattutto non chiudendosi – ideologicamente – nei confronti di quei Paesi che avevano sistemi e valori diversi da loro.

La massima del buon Thomas Jefferson - “Pace, commercio e amicizia con tutte le nazioni, nessun vincolo d"alleanze"” - sembra dunque essere da tempo diventata l'orizzonte dei BRICS.

E già il buon leader socialista cinese Deng Xiaoping – aprendo la Repubblica Popolare Cinese al mercato, ma mantenendo, giustamente e responsabilmente, nelle mani della comunità e del pubblico tutto l'apparato economico – con la celebre frase “Non importa se il gatto è bianco o nero, l'importante è che acchiappi i topi”, vide lontano.

Oggi fanno molto sorridere i finti “sovranisti”, che a parole vorrebbero combattere la globalizzazione, con politiche anti-storiche quanto controproducenti (come l'imposizione di dazi doganali). Pseudo “sovranisti” che rimangono legati alla visione liberal-capitalista della Guerra Fredda, senza alcuna visione del presente, né del futuro. E non si dimostrano minimamente differenti dai vari “liberal” alla Biden and Co..

Oggi il mondo ha alcune sfide molto serie da affrontare e, se tutti i Paesi non si siedono ad un tavolo e non si uniscono in tale ottica, sarà molto difficile risolverle.

Il rischio di pandemie continue è dietro l'angolo. Il rischio di attentati di matrice terroristico-ideologica-religiosa lo è altrettanto. Le città sempre meno sicure per quanto riguarda la criminalità (più o meno organizzata) e le baby gang - sempre più drammaticamente in crescita - è un altro serissimo problema, ancora profondamente sottovalutato. La sanità pubblica al collasso. Una scuola pubblica che ha smesso di formare.

Tutti problemi che vanno discussi, seriamente, anche e soprattutto a livello internazionale. Evitando sciocche divisioni. Mantenendo un atteggiamento di concordia, rispetto reciproco, cooperazione, collaborazione paritaria.

Altro settore al quale andrebbe posta seria attenzione è quello tecnologico, in particolare relativo all'Intelligenza Artificiale.

L'IA rischia di sfuggirci di mano. Quello che personalmente chiamo “governo delle macchine” sulle persone, potrebbe diventare un problema molto serio. Già ciascuno di noi è, spesso e inconsapevolmente, psicologicamente dipendente dal suo smartphone.

Le nuove tecnologie per uso civile ci stanno facendo diventare degli analfabeti funzionali. Non siamo più in grado di scrivere, parlare correttamente e, dunque, di ragionare correttamente e, più in generale, rischiamo di compromettere ogni nostro processo cognitivo.

Se l'attuale classe politica occidentale è meno lungimirante del passato, un motivo c'è e viene sottostimato. Così come viene sottostimato il fenomeno degli hikikomori, ovvero quelle persone – in particolare giovani – che si auto-isolano dalla società e si rinchiudono nel loro mondo virtuale e fatto esclusivamente di tecnologia.

L'IA per uso civile, peraltro, sta e rischia sempre più di sostituire i mestieri, sia nel settore dell'arte (musica, cinema, letteratura), ma anche – via via - in tutti i settori produttivi.

Ragionare in merito all'IA per uso civile – arrivando anche a porvi un limite - dovrebbe essere argomento di discussione molto serio.

Si tende, purtroppo, a livello globale, ad analizzare i fenomeni osservandone i vantaggi a breve o brevissimo termine. Non ragionando nel lungo e lunghissimo periodo. Salvo condannare le generazioni future, presto o tardi, a una schiavitù che oggi – in modo molto miope – non si vorrebbe vedere.

In generale non sono molto d'accordo con l'affermazione dell'economista John Maynard Keynes “Nel lungo periodo siamo tutti morti”.

La Storia dimostra, ha dimostrato e sta dimostrando che, quei popoli che hanno saputo essere lungimiranti, ovvero ragionare nel lungo e lunghissimo periodo, hanno saputo resistere ad ogni crisi, uscendone rafforzati.

Luca Bagatin

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sabato 16 dicembre 2023

La Repubblica Popolare Cinese impegnata nella pacificazione e nello sviluppo di relazioni bilaterali a livello internazionale. Articolo di Luca Bagatin

 

Con lungimiranza e responsabilità, la Repubblica Popolare Cinese continua a tentare di spegnere gli incendi nell'ambito di conflitti che si trascinano da decenni, muovendosi – in modo serio e deciso - sul terreno diplomatico. Oltre a ciò, essa ricerca partnership e collaborazione, come dimostrato anche recentemente.

Il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi, incontrando il Ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian, negli scorsi giorni, ha ribadito la ferma posizione della Cina relativamente al conflitto israelo-palestinese, ovvero la “realizzazione di un cessate il fuoco” e la “fine del conflitto il prima possibile, garantendo aiuti umanitari e ritorno alla soluzione dei due Stati”.

Ribadendo che “La Cina ritiene che qualsiasi accordo riguardante il futuro e il destino della Palestina dovrebbe riflettere pienamente la volontà del popolo palestinese, rispettare pienamente il suo diritto alla statualità e all’autodeterminazione e incarnare il principio di “proprietà palestinese, guida palestinese e amministrazione palestinese”".

La Repubblica Popolare Cinese è, inoltre, da tempo, in prima linea per pacificare e rafforzare il riavvicinamento fra Iran e Arabia Saudita, storicamente rivali.

Il 12 e 13 dicembre scorso, il Presidente cinese Xi Jinping ha visitato la Repubblica Socialista del Vietnam, incontrando il Segretario Generale del Comitato Centrale del Partito Comunista del Vietnam (PCV), Nguyen Phu Trong.

Scopo della visita, quello di rafforzare i rapporti fra i due Paesi e i rispettivi partiti comunisti, uniti storicamente dalle comuni lotte per l'indipendenza e la liberazione nazionale.

Cina e Vietnam hanno siglato accordi di cooperazione, in particolare ambito agricolo, nel settore dell'istruzione e dell'assistenza medica.

Altro importante incontro è stato quello che ha visto rafforzare, già dal novembre scorso, le relazioni fra Cina e Messico, guidato dal socialista Andrés Manuel López Obrador.

La Ministra degli Esteri messicana Alicia Barcena Ibarra ha ringraziato il Vicepresidente Han Zheng e il Ministro degli Esteri Wang Yi – rappresentanti della Repubblica Popolare Cinese - per aver fornito tempestiva assistenza al Messico, colpito recentemente dall'uragano Otis e si è detta disponibile ad implementare le cooperazione bilaterale e multilaterale dei rispettivi Paesi.

Inoltre, i Ministri degli Esteri di Messico e Cina hanno sottoloneato la necessità dell“istituzione di un gruppo di lavoro tra Messico e Cina” al fine di contrastare il “traffico di precursori chimici che possono essere utilizzati nella produzione di droghe sintetiche e di fentanil, nonché per monitorare la catena di produzione in modo accurato e scambiare informazioni per combattere l’uso illegale di queste sostanze”.

La Ministra Barcena, ha altresì sottolineato l'importanza che la Cina rafforzi i suoi legami con l'America Latina attraverso il rafforzamento del forum CELAC-Cina, sotto la Presidenza pro tempore dell'Honduras.

Luca Bagatin

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sabato 9 dicembre 2023

Esce "Ritratti del Socialismo", ultimo saggio di Luca Bagatin

 

"Ritratti del Socialismo" è l'ultimo saggio di Luca Bagatin, con prefazione di Ananda Craxi, nipote dell'ex Presidente del Consiglio socialista Bettino Craxi, edito da IlMioLibro e acquistabile unicamente al seguente link: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/670930/ritratti-del-socialismo/

In un'epoca in cui, dagli Anni '90 ad oggi, si è operata una distruzione sistematica del socialismo in Europa e nel cosiddetto mondo Occidentale, Luca Bagatin ripercorre la Storia, le suggestioni e le figure di un ideale di emancipazione civile, umana e sociale tanto antico quanto attualissimo. Da Napoleone Bonaparte a Giuseppe e Anita Garibaldi, passando per Camillo Berneri, i fratelli Rosselli, Bettino Craxi, Hugo Chavez, Lucio Colletti e molte altre figure storiche passate e presenti. Dall'America Latina socialista alla Repubblica Popolare Cinese odierne, il socialismo democratico non è mai stato così attuale. Un'elaborazione intellettuale non tanto e non solo per comprendere il passato, quanto per analizzare e affrontare un presente che, nel mondo liberal-capitalista ha distrutto completamente lo stato sociale, i diritti dei lavoratori e dei cittadini. Ovvero ha distrutto il socialismo e la democrazia, nel senso più ampio e profondo del termine.

DALLA PREFAZIONE DI ANANDA CRAXI

(...)

L’Autore è riuscito, con grande maestria, a ricalcare il ritratto del Socialismo in Italia e nel mondo. Il lettore può godersi le varie sfumature del pensiero socialista. (...)

Luca porta in auge molti personaggi poco noti, ma importanti, della Storia socialista. Persone d’animo nobile che hanno sacrificato la loro vita per il bene del proprio popolo. (...)

Questo saggio è un capolavoro che dona speranza alla nostra società. (...)

Il socialismo, per sua natura, vuole proprorre una soluzione pratica per la gestione politica, economica e sociale di una nazione, basata sui principali valori umani. Il comune rispetto, la verità, la retta via, la pace, la non-violenza e l’amore per la propria patria. (...)

La globalizzazione, il capitalismo sfrenato, le privatizzazioni dei beni comuni generati dal popolo con duro lavoro e onestà, hanno contribuito a mettere l’Italia in ginocchio. Bettino Craxi aveva fatto ogni cosa in suo potere, all’epoca, per evitare tutto ciò. (...)

 

L'Autore: Luca Bagatin, nato a Roma nel 1979, è blogger dal 2004 (www.amoreeliberta.blogspot.it). Dal 2000 collabora e ha collaborato con diverse riviste di cultura risorgimentale, esoterica e socialista, oltre che con numerose testate giornalistiche nazionali, fra le quali L'Opinione delle Libertà, La Voce Repubblicana, L'Ideologia Socialista, La Giustizia, Critica Sociale,  Olnews, Electomagazine, Liberalcafé.
Suoi articoli sono e sono stati tradotti e apprezzati in Francia, Belgio, Serbia e Brasile.
Ha pubblicato i saggi "Universo Massonico" (2012); "Ritratti di Donna (2014); "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" (2019) e "L'Altra Russia di Eduard Limonov - I giovani proletari del nazionalbolscevismo" (2022).

mercoledì 6 dicembre 2023

I BRICS e il futuro geopolitico mondiale. Articolo di Luca Bagatin

Mentre l'Italia, irresponsabilmente, ma in linea con la demagogia ideologica e incoerente dell'attuale governo, si appresta a lasciare la Nuova Via della Seta e mentre l'UE continua a mantenere una politica estera di sudditanza agli USA, guidati irresponsabilmente da Biden, il 30 novembre scorso, a Roma, autorevoli figure del mondo accademico, politico ed economico, hanno discusso in merito a un tema di scottante attualità e che è destinato a rappresentare il futuro geopolitico ed economico globale.

La Fondazione Studi Internazionali e Geopolitica, presieduta dal prof. Giancarlo Elia Valori e dall'On. Oliviero Diliberto, ha organizzato a Roma, presso l'Aula Calasso della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università “La Sapienza” di Roma, il convegno “Brics e il nuovo ordine mondiale”.

Presenti, fra i relatori, oltre ai già citati Valori e Diliberto, la Magnifica Rettrice prof.ssa Antonella Polimeni, il Presidente della Consob prof. Paolo Savona e l'ex Presidente del Consiglio dei Ministri e ex Ministro degli Esteri On. Lamberto Dini.

La prof.ssa Polimeni, nella sua relazione d'apertura, ha inquadrato perfettamente il nocciolo della situazione globale odierna: “Guerre atroci riempiono le pagine dei nostri giornali e le immagini delle nostre televisioni, come non accadeva da decenni: appare chiaro che dopo la fine della guerra fredda, il crollo dell’Unione Sovietica e la fine del mondo bipolare non è stato trovato alcun nuovo equilibrio e le stesse istituzioni internazionali, ad iniziare proprio dall’Onu, hanno perduto i punti di orientamento, le categorie concettuali e politiche, sulla base dei quali le istituzioni medesime erano state create dopo la fine della Seconda guerra mondiale.(...) Così, in questo clima complessivo di incertezze diffuse a livello globale, di crisi d’identità delle stesse grandi potenze, avanza il tentativo di costruzione di un multilateralismo nuovo e di un protagonismo dei Paesi in via di sviluppo (“il Sud globale”, come viene definito e si autodefinisce, anche se evidentemente si tratta di un Sud ideale, politico, e non geografico): si tratta, appunto, dei BRICS, cui è dedicato questo odierno incontro: Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa. Paesi che per estensione geografica, popolazione, ricchezze naturali e risorse energetiche già oggi rappresentano un formidabile agglomerato a livello mondiale. Ma dal 1 gennaio del 2024 (cioè tra pochi giorni) ad essi si aggiungeranno Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran.

Come ha sottolineato il Presidente brasiliano Lula da Silva, nel corso della conferenza stampa finale del 15/mo summit dei BRICS in Sudafrica, con questi ingressi i BRICS medesimi "rappresenteranno il 36% del Pil mondiale e il 47% della popolazione dell'intero pianeta". "E a questa prima fase se ne aggiungerà un'altra di ulteriore ampliamento", ha aggiunto Lula.

Sono Paesi – è appena il caso di sottolinearlo – profondamente diversi gli uni dagli altri: per storia, cultura, struttura e istituzioni politiche, economia, filosofie e religioni. Ma il cui cemento unitario è rappresentato dalla volontà di “contare” nella scena mondiale, rispetto ad un Occidente rappresentato simbolicamente dal G7 o G8 e da una Unione Europea che obiettivamente fatica a svolgere un ruolo globale”.

Il prof. Oliviero Diliberto, peraltro Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università “La Sapienza” e già ex Ministro della Giustizia, ha introdotto successivamente il convegno, sostenendo le parole della prof.ssa Polimeni e affermando che “Le guerre, gli atroci massacri, l’esplodere di egoismi nazionali e/o etnici, i fondamentalismi religiosi, le contrapposizioni tra le potenze che esasperano le chiusure delle frontiere e le guerre su dazi doganali e brevetti: tutto ciò è la conseguenza del disordine, non la causa di esso”. Ed ha sottolineato come l'ordine mondiale fondato dalla Pace di Vestfalia del 1648 in poi, abbia funzionato “proprio perché plurale e multipolare”. E così è stato fino al 1989.

La fine della guerra fredda” – secondo Diliberto - “ha aperto una fase nuova: non la fine delle ideologie, come è stato proclamato, ma viceversa il predominio di una sola ideologia, quella neoliberista”. Sottolineando come “Nessuno ha dato ascolto, invece, ad un’altra autorevole opinione, quella di Samuel Huntington, secondo la quale la vittoria sul comunismo sovietico non avrebbe fatto cessare il conflitto, ma lo avrebbe trasformato: non più tra ideologie, ma tra civiltà, culture, religioni. In una parola: tra identità”.

(…) “E infatti, dopo l’89, si è aperta una stagione di conflitti e di complessiva instabilità globale.

Guerra atroce nella ex Jugoslavia (in Europa!, ben prima della Ukraina); Iraq, Afghanistan, ancora Iraq, e mille altri conflitti: in Siria e Yemen ancora si contano i morti, gli sfollati, le devastazioni materiali. In Libia è in corso una guerra tribale di cui non si vede l’esito: ma intanto si può serenamente affermare che in Libia non esista più lo Stato- nazione. E nel resto dei Paesi della riva sud del Mediterraneo si può, altrettanto serenamente, affermare che le cd primavere arabe nel giro di pochi anni hanno riconsegnato quelle aree allo status quo precedente, con autocrati diversi nei nomi, ma non nella sostanza.

Terrorismo con un impressionante salto di qualità: Torri Gemelle, attacco al cuore degli Usa.

L’unipolarismo, come il sonno della ragione, ha creato mostri, sino alla guerra in Ukraina e quella – per così dire asimmetrica – tra Israele ed Hamas”.

Il prof. Diliberto ha ad ogni modo ravvisato come “Al mondo unipolare dagli anni ’90 inizia a contrapporsi una opposizione di natura politico-economica (i Paesi poveri contro quelli ricchi), non di rado intrecciata con un’opposizione anche culturale, etnica e/o religiosa”. (…) “E’ in un contesto siffatto che si deve, a mio modo di vedere, analizzare la nascita e lo sviluppo dei BRICS.”.

E il prof. Diliberto ha rilevato come “Nei Paesi BRICS, ci tengo a sottolinearlo (lo ha autorevolmente notato Andrea Margelletti), ad esclusione della Russia, la narrazione anti-occidentale non è certo prevalente nei Paesi BRICS.

Chiedono di contare di più. Chiedono un equilibrio mondiale multipolare. In definitiva, chiedono – come recita il titolo di questo nostro incontro – un nuovo ordine mondiale.

La mia opinione è che solo un tale ordine rinnovato potrebbe garantire nuovamente decenni di prosperità e pace, il ritorno all’abbattimento delle barriere commerciali, con il libero mercato internazionale. In una parola, che consenta di diffondere il benessere a livello globale”.

E, in merito, ha sottolineato come la formula che riassume l'orientamento dei BRICS sia stata coniata dal Presidente cinese Xi Jinping nel 2017, ovvero che “la sicurezza del mondo non può che passare attraverso la costruzione di “una comunità umana dal futuro condiviso””.

Intervenendo, il prof. Paolo Savona, ha chiarito un concetto fondamentale: “Per esaminare il tema del nostro incontro dobbiamo avere chiaro in mente i concetti di modello cooperativo e modello competitivo nelle relazioni geopolitiche, tutti argomenti che gli economisti e i politologi hanno lungamente discusso senza pervenire a una convergenza di valutazioni. La realtà ha provveduto a colmare la lacuna accertando con la globalizzazione, massima espressione economica della competizione con cooperazione geopolitica, che i due modelli possono convergere migliorando il progresso economico e sociale; essi si pongono in contrapposizione solo se la politica lo vuole, non per la loro intrinseca natura”.

Ed ha proseguito affermando, fra le altre cose, che “Il compito che ci attende è costruire un Nuovo Ordine Mondiale basato su un modello cooperativo-competitivo equilibrato, ossia che operi in modo più equo nel disequilibrio tra forti e deboli”. Concludendo affermando che “L’Italia vive al di sotto delle proprie risorse, che solo una soluzione cooperativa-competitiva mondiale propiziata dal dialogo può trasformare in crescita reale e benessere sociale”.

L'ex Premier Lamberto Dini ha iniziato la sua relazione sostenendo come “il mondo sta attraversando il difficile momento in cui un Ordine Mondiale sta forse morendo e un Nuovo Ordine non sta ancora nascendo”.

Ha fatto inoltre presente come al vertice BRICS dell'agosto 2023, ben 22 siano i Paesi che hanno fatto domanda per entrare nel raggruppamento dei BRICS, fra i quali l'Algeria, il Messico, il Venezuela, il Vietnam, il Kazakistan, l'Indonesia e la Nigeria.

Rappresentando il 45% dell'economia globale, essi prefigurano “la costruzione di un nuovo Ordine Mondiale”. Che, purtuttavia, a parere dell'On. Dini, ancora fatica a nascere in quanto permangono forti differenze e attriti in particolare fra gli USA e la Repubblica Popolare Cinese che, al momento, solo il recente incontro fra il Presidente Biden e il Presidente Xi Jinping hanno in parte appianato.

Il prof. Giancarlo Elia Valori ha concluso il convegno ricordando il recentemente scomparso Henry Kissinger, che egli conobbe personalmente nel maggio 1978 (e che rivide, a New York, nel settembre 2019), ricordandolo come “«un vecchio amico del popolo cinese» e ha svolto un ruolo importante nello stabilimento delle relazioni diplomatiche e degli scambi tra Pechino e Washington”.

Il prof. Valori ha fatto presente poi come “Nel corso degli anni Kissinger ha prestato sempre attenzione allo svolgimento degli affari esteri mondiali e ha attribuito grande importanza al ruolo positivo delle relazioni economiche e commerciali tra Stati Uniti e Cina. All’età di 88 anni ha pubblicato il libro "Sulla Cina" nel tentativo di comprendere la Cina da un punto di vista strategico e prospettiva storica.

Nel luglio 2023, il presidente Xi Jinping ha incontrato Kissinger alla Diaoyutai State Guesthouse a Pechino: questa è stata l’ultima visita di Kissinger in Cina. Xi Jinping ha parlato molto bene del contributo storico di Kissinger alla promozione dello sviluppo delle relazioni sino-americane e al rafforzamento dell’amicizia tra i due popoli. Kissinger ha affermato che le relazioni USA-Cina sono cruciali per la pace e la prosperità dei due paesi e del mondo attraverso la comprensione reciproca”.

Affermando, in conclusione, che “Nei suoi recenti lavori ha fatto anche riferimento all’intelligenza artificiale, su cui – assieme al nuovo ordine mondiale – mi soffermerò nel mio prossimo libro”.

Certamente i BRICS – troppo a lungo sottovalutati anche dalla stampa, oltre che dalla politica nostrana attuale - rappresentano e sicuramente potranno rappresentare il futuro per un mondo multipolare e pacifico. Nel rispetto delle diversità di ogni popolo. Aspetto questo, purtroppo, sottovalutato dalla mentalità “universalista” statunitense, che non ha mai tenuto troppo in conto le diversità di ogni popolo.

Ogni popolo, come ben sappiamo, è differente. Ha la sua Storia, cultura, usi e costumi. Ogni ideologia, se vogliamo, si è edificata, all'interno di ogni Paese, a seconda della sua Storia, cultura, usi e costumi. E da questo non possiamo prescindere.

I BRICS rappresentano e rappresenteranno, molto probabilmente, l'unità nelle diversità. Che è aspetto che noi in UE sottovalutiamo ancora molto. Persi in ignoranza e sconsideratezza, portatrice di sanzioni a popoli sovrani (che danneggiano in primis noi stessi), di guerre folli (che ci danneggiano altrettanto) e di politiche economiche assai poco lungimiranti, fatte – fra le altre cose – di liberalizzazioni selvagge e di tagli economici a settori chiave per gli stessi cittadini (pensiamo, caso più eclatante, alla sanità pubblica italiana, che i vari governi della Seconda Repubblica hanno ben pensato, sistematicamente, di distruggere).

Un panorama desolante, il nostro, sin dal 1993, anno della fine della lungimirante Prima Repubblica e del lungimirante Bettino Craxi, il cui socialismo democratico guardava al superamento dei blocchi contrapposti e guardava a quella dottrina terzomondista e terzaforzista che, negli Anni '60 e '70, vide concordi la Jugoslavia di Tito, l'Egitto di Nasser, l'India di Nerhu, l'Indonesia di Sukarno, il Ghana di Nkrumah e, successivamente, l'Argentina di Peron, la Romania di Ceausescu, la Cina di Zhou Enlai e, per molti versi, la Cuba di Fidel Castro.

Paesi in gran parte di orientamento socialista democratico che guardavano oltre le logiche della Guerra Fredda.

Dare una possibilità alla pace, alla stabilità, alla giustizia sociale, alla sovranità nazionale, all'indipendenza economica e alla cooperazione internazionale, significa, giustamente, ragionare in termini multipolari e recuperare quanto è stato distrutto a partire dal 1989 e dal 1993 in particolare.

Al netto dei programmi demagogici, ideologici, incoerenti dei vari Draghi, Cinque Stelle, Meloni, Salvini, Schlein, Tajani, Renzi, Calenda, Von Der Layen e Co.

Luca Bagatin

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martedì 5 dicembre 2023

MAGIA D'AMORE. Poesia di Luca Bagatin

 MAGIA D'AMORE

Poesia di Luca Bagatin

Musa nella foto: Vasilisa Semiletova 
(gli orecchini che indossa sono da lei stessa realizzati)

Profumo di rose

E pepe nero,

Trecce di giovane fanciulla,

Una corona in testa.

Sei tu

Regina degli Elfi

Che ha rubato il mio cuore.

Sei tu che

Nelle fredde notti invernali

Sotto un manto di neve

Immagino di baciare

Con passione, tenerezza e trasporto.

Sei tu,

Le cui mani immagino di stringere a me

E riscaldare,

Così come i tuoi piedi

E il resto del tuo corpo.

E' questa la magia che mi trasmetti.

E' questo che rende vivo

Il mio cuore.

Luca Bagatin

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giovedì 30 novembre 2023

Una società che giudica, senza approfondire, è una società malata e inquietante. Riflessioni di Luca Bagatin

 

Trovo sia molto miope avere una visione, al 100%, negativa su Henry Kissinger.

Certo, molte sono le ombre sul suo modo di operare. Ad ogni modo, personalmente, vorrei invitare ad approfondirne il pensiero e, guarda il caso, proprio in questo periodo sto ultimando di leggere il suo saggio "Ordine Mondiale", utilissimo per approfondire la geopolitica dal 1600 ad oggi ed il punto di vista statunitense.

Perché ogni punto di vista deve essere sempre conosciuto e approfondito, per avere una visione più ampia della realtà che ci circonda.

Kissinger fu fra i primi (secondo solo al leader socialista italiano Pietro Nenni), sin dagli Anni '70, a individuare nella Repubblica Popolare Cinese, il futuro di un nuovo ordine mondiale di stabilità e prosperità, ovvero Henry Kissinger comprese la necessità di dialogo e cooperazione fra USA e Cina, anziché ricercare sciocche, infantili, anacronistiche, irrazionali contrapposizioni.

Al punto che la sua visita al Presidente Xi Jinping risale all'estate appena trascorsa.

In mezzo a tanti, troppo incompetenti, negli USA come in UE, oggi, una personalità come quella di Kissinger mancherà.

(Luca Bagatin)

A me ciò che inquieta, da sempre, è la società.

Quella che giudica e punta il dito.

Mi spaventa.

Leggo che c'è chi punta il dito contro la sorella di quella povera ragazza.

Giudica perché vuole dare fiato alla sua bocca o togliere la polvere dalla sua tastiera.

Giudica sulla base di immagini.

È inquietante.

Giudicare sulla base di immagini, percezioni, è da persone piccine e ignoranti.

Ignoranti nel senso che non approfondiscono.

A me, una società così, inquieta.

Perché secoli fa si bruciavano le streghe.

E lo si faceva sulla base di giudizi lapidari e di morali religiose.

Ovvero sulla base di ignoranza e stupidità, che sono alla base della violenza e della cattiveria umana. Assieme all'egoismo.

Purtroppo si preferisce non riflettere, non studiare, non approfondire.

Così come ogni singolo individuo riflette poco su sé stesso.

Preferendo dare giudizi sommari sul prossimo.

E questo sì, mi fa paura.

E penso, da moltissimi anni, che i veri mostri siano attorno a noi.

(Luca Bagatin)

Il problema della gran parte delle persone è di giudicare, evitando di approfondire.

Giudicare è semplice e immediato.

Fornisce immediata e apparente soddisfazione esteriore.

Approfondire costa tempo e fatica. Ma dà profonda soddisfazione, in termini di crescita interiore.

Personalmente sono sempre per seguire la via più lunga, quella che richiede tempo, ma appagamento sicuro.

(Luca Bagatin)

Si tende ad analizzare i fenomeni (storici, politici, geopolitici ecc...) facendo riferimento alla propria realtà.

E così si finisce per andare fuori strada.

Mi spiego meglio.

In Europa il termine "populismo" viene indicato in modo negativo/spregiativo.

Il che è totalmente fuorviante, visto che in moltissimi Paesi (USA compresi, che hanno conosciuto il Populist Party nel '900) è aspetto totalmente positivo e popolare.

Oppure il termine "peronismo", che qualcuno si ostina ancora ad accostare, in modo totalmente errato, al fascismo.

Ma potremmo continuare.

Il problema è non volersi mettere NEI PANNI DEGLI ALTRI. Ovvero non provare minimamente ad approfondire realtà diverse, ma rimanere con il cervello fermi al proprio orticello.

È molto triste, secondo me.

Perché la conoscenza è fatta di apertura e approfondimento mentale, prima di tutto.

(Luca Bagatin)

Non ho mai amato chi ricerca la carriera facile o gli scoop.

L'ambizione, a mio modo di vedere, mal si concilia con l'approfondimento e la capacità di analisi.

L'ambizione è mera esteriorità.

E' roba, a parer mio, per persone umanamente piccine e che valgono molto poco.

Non consiglierei a nessun giovane di ricercare l'ambizione, la carriera, ma sempre l'approfondimento e la conoscenza.

Chi approfondisce e conosce, erediterà il Regno dei Cieli, ovvero si eleverà un po' di più, rispetto alle bassezze del mondo.

(Luca Bagatin)

Uno dei problemi della modernità, che non si vuol vedere?

La vita facile, comoda, i genitori che la danno vinta ai figli, i professori che giustificano tutto.

Scomodità. autorità e ordine.

Questo si è perso.

E solo scomodità, autorità e ordine possono formare persone che, a quel punto, si rimboccheranno le maniche e cercheranno di risollevarsi.

Diversamente alleveremo delinquenti e annoiati.

(Luca Bagatin)

lunedì 27 novembre 2023

Nicolae Ceausescu, un socialista oltre i blocchi contrapposti. Articolo di Luca Bagatin

 

Figura e storia molto poco approfondita dalla storiografia nostrana e spesso trascurata o bistrattata, in particolare a partire dai tragici Anni '90, quella di Nicolae Ceausescu, merita di essere – invece – recuperata e ricordata.

Segretario del Partito Comunista Rumeno e Presidente della Repubblica Socialista di Romania dal 1967, sino alla prematura e barbarica morte per fucilazione, il 25 dicembre 1989, Ceausescu fu figura politica socialista di primo piano e per molti decenni, avendo avuto ruolo spesso di cerniera e comunicazione pacifica fra il mondo Orientale e quello Occidentale.

Leader di dialogo, pace e cooperazione internazionale, fu fra i primi a sviluppare una mentalità capace di andare oltre i due blocchi contrapposti – quello sovietico e quello statunitense – ricercando un mondo multipolare, cooperativo e pacifico. Almeno sino alla sua tragica morte, a seguito del barbarico golpe ordito dal KGB gorbacioviano, sul finire del 1989, visto che la Romania di Ceausescu aveva sempre difeso la sua sovranità e indipendenza da parte del blocco sovietico ed era riuscita a ripagare i suoi debiti esteri.

Ho ricevuto in dono, proprio di recente, dal prof. Giancarlo Elia Valori, con tanto di dedica, un suo rarissimo saggio del 1974, dedicato proprio alla figura di Nicolae Ceausescu, del quale vorrei qui trattare.

Un saggio davvero raro e interessante, quello del prof. Valori, “Ceausescu”, Bulzoni Editore, che reca la presentazione dell'On. socialista Giovanni Mosca, deputato e sindacalista del PSI di quegli anni.

Da dire che il Partito Socialista Italiano, negli Anni '60, '70 e '80, aveva un ottimo rapporto con il Partito Comunista Rumeno (PCR) e con Ceausescu.

Nel 1978, in particolare, Bettino Craxi, nell'ambito della promozione dell'eurosocialismo (contrapposto all'eurocomunismo berlingueriano, molto più confuso e velleitario), mirava ad abbracciare tutti i fratelli socialisti d'Europa (fra cui i partiti socialdemocratici in esilio all'estero, quali quello polacco e cecoslovacco).

Fra questi, come dimostra la corrispondenza fra Craxi e Ceausescu di quegli anni, un rinnovato rapporto fra PSI e PCR e un incontro ufficiale a Bucarest, nell'ottobre '78, fra Craxi e il Presidente rumeno.

Un Presidente rumeno, Ceausescu, apprezzato non solo dall'Italia dell'epoca, ma da tutti i Paesi europei e persino dagli USA, con i quali aveva ottimi rapporti, pur nella diversità di opinioni politiche e di impostazione socio-economica.

Tornando al saggio del prof. Valori, in esso è riassunta non solo la politica e prospettiva politica di Ceausescu negli Anni '70, ma anche la sua biografia.

Nicolae Ceausescu nacque il 26 gennaio 1918, nel piccolo villaggio di Scornicesti, da una famiglia proletaria contadina, così povera da essere costretto a raggiungere la scuola a piedi nudi.

Scolaro diligente, fin da ragazzino aveva ben piantati i semi della giustizia sociale, al punto di diventare violento solo per difenderne i principi, come ricordavano i suoi insegnanti dell'epoca.

Nel 1929, il piccolo Nicolae, a 11 anni, raggiunse la capitale, Bucarest, per imparare il mestiere di calzolaio. Erano gli anni della crisi economica internazionale e il giovane Ceausescu entrò, ben presto, nel partito comunista, fondato nel 1921 e che, dal 1924, operava in clandestinità, in una Romania sotto il tallone, all'epoca, della monarchia.

Nel 1933 la crisi economica, in Romania, si fece pressante e Ceausescu iniziò a partecipare ai primi scioperi e fermenti rivoluzionari, assieme ad operai e contadini. Fu così arrestato, per la prima volta, il 23 novembre 1933, con l'accusa di “incitazione alla rivolta”.

Sarà successivamente arrestato altre volte, per le medesime ragioni, ma, nel frattempo, aveva aderito all'Unione della Gioventù Comunista e fu più volte costretto a cambiare identità e mestiere.

Erano gli anni dell'avanzata delle idee nazifasciste in Romania e, nel 1936, la politica di Re Carlo II divenne ancor più conservatrice e repressiva, in particolare contro gli antifascisti e i comunisti in generale. Accanto a ciò, il Re di Romania, aveva aperto il Paese allo sfruttamento da parte delle imprese straniere.

Fu così che, ben presto, la Romania fu asservita alla Germania nazista hitleriana ed enorme fu lo sdegno di Ceausescu e dei suoi compagni, che iniziarono a manifestare per la libertà, indipendenza e sovranità della Romania dal giogo hitleriano e contro il governo del nazista Antonescu e dei suoi lacchè della Guardia di Ferro.

Come sottolineato dal saggio del prof. Valori, Antonescu non teneva in nessun conto la vita e la dignità dei suoi avversari e questo contribuì a rafforzare la determinazione degli antifascisti rumeni nell'organizzare la resistenza al suo governo.

L'insurrezione popolare scoppiò infatti il 23 agosto 1944, quando Ceausescu era già Segretario dell'Unione della Gioventù Comunista.

Un'insurrezione che vide unite forze diverse, nel Blocco Nazionale Democratico, che portò alla fine del governo di Antonescu e alla costituzione di un governo di unità nazionale, comprendente anche socialisti e comunisti, che avviò le prime riforme popolari.

Successivamente, il Partito Socialista e quello Comunista si fusero in un unico partito, il Partito Romeno dei Lavoratori e, nel 1948, la Romania divenne una Repubblica popolare e socialista.

In quell'anno si avviarono le prime nazionalizzazioni dei settori chiave dell'economia quali miniere, banche e trasporti.

Nel 1946, peraltro, Ceausescu fu eletto deputato per la prima volta e divenne vice Ministro dell'Agricoltura, iniziando così la sua carriera politica e, successivamente, nel 1949, fu nominato vice Ministro delle Forze Armate.

Fu invece nel 1954 che divenne Segretario del Comitato Centrale del PCR; nel 1965, venne eletto Segretario Generale e Presidente del partito, che tornò ad assumere la denominazione di Partito Comunista Rumeno e, nel 1967, venne eletto Presidente del Consiglio di Stato.

Il prof. Valori, che ebbe modo anche di conoscere e di divenire amico di Ceausescu, negli Anni '70 (e con il quale ebbe modo di confrontarsi, anche nell'ambito di una tavola rotonda sull'ordine economico internazionale, assieme all'ex Presidente argentino Arturo Frondizi), nel suo saggio, spiega come il Presidente Ceausescu abbia adattato il marxismo-leninismo non solo ai tempi moderni, ma anche alla mentalità, storia e cultura della Romania, affermando sempre il principio di sovranità nazionale, indipendenza e autodeterminazione dei popoli.

In tal senso, Ceausescu, fu sempre in prima linea per la promozione dell'indipendenza e sovranità dei Paesi del Terzo Mondo, d'Asia, Africa e America Latina in particolare.

Tornando alla politica interna, come spiega Valori, Ceausescu avviò una lotta serrata alla burocrazia e promosse la gestione delle imprese da parte dei lavoratori, in modo che questi fossero, allo stesso tempo, proprietari e produttori e cercando di assicurare a tutti – attraverso un'apposita attività di programmazione, sia in ambito scolastico che economico - un lavoro confacente alle proprie attitudini, studi e abilità, retribuito in proporzione alla qualità ed alla qualità del lavoro svolto. Il tutto cercando di far partecipare direttamente operai, contadini e intellettuali – attraverso appositi consigli popolari - alla direzione della società, ovvero all'edificazione della democrazia socialista.

In ambito internazionale, come ricorda il saggio del prof. Valori, Ceausescu promosse non solo ottimi rapporti con gli altri Paesi socialisti all'interno del COMECON, ma anche con la Repubblica Popolare Cinese, che all'epoca aveva rapporti piuttosto freddi con l'URSS e, oltre a questi, con tutti i Paesi che uscivano dal colonialismo o, in ogni caso, ambivano a uscire dal colonialismo e dall'imperialismo Occidentale.

Grande attenzione, Nicolae Causescu, pose nei confronti dei Paesi africani e latinoamericani, che ambivano ad uscire dal giogo dello sfruttamento delle proprie risorse e alla ricerca della via dell'emancipazione, dell'indipendenza nazionale e della sovranità.

In tal senso, peraltro, va visto l'incontro fra Ceausescu e il Presidente argentino Juan Domingo Peron, nel 1974, a Buenos Aires, rientrato da poco in patria dopo un lungo esilio.

Il saggio del prof. Valori, che si conclude con una descrizione dei rapporti d'amicizia fra la Romania socialista e l'Italia, guidata dal centro-sinistra dell'epoca, rileva peraltro come il Presidente Ceausescu auspicasse lo “scioglimento del blocchi militari, delle basi militari” e lavorasse in favore del disarmo “per la comprensione e la collaborazione tra i popoli”, operando in tale direzione.

Luca Bagatin

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Nicolae Ceausescu e Bettino Craxi

Nicolae Ceausescu e il prof. Giancarlo Elia Valori 

venerdì 24 novembre 2023

Recensione di Alberto De Marchi a "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" di Luca Bagatin

  

per acquisti: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/

Luca Bagatin, “Amore e Libertà – Manifesto per la Civiltà dell’Amore”, Ilmiolibro/Kataweb, 2019, 123 pagine, 12 euro

Un titolo che non deve trarre in inganno per questo terzo saggio di Luca Bagatin, che segue “Universo Massonico” (Bastogi Editore, 2013) e “Ritratti di Donna” (Ipertesto Edizioni, 2014) e che ne anticipa ufficiosamente due, per ora, però, ancora uno soltanto, e cioè “L’Altra Russia di Eduard Limonov – I giovani proletari del Nazionalbolscevismo” (Ilmiolibro/Kataweb, 2022); sembrerebbe, infine, essere di imminente uscita il saggio dal titolo “Ritratti del Socialismo”, ma, fino all’ufficializzazione del tutto, Luca preferisce che se ne parli il meno possibile, anche (e soprattutto) per precisa scelta militante.

Del titolo, si parlava: di primo acchito lo si potrebbe riferire – più che erroneamente! – ad una pubblicazione pregna di buoni sentimenti e “volemose bene” un tanto al chilo, ma basta intervenga il sottotitolo per riportarci sulla buona strada, perché effettivamente trattasi di un manifesto, (anti)politico e (contro)culturale ma pur sempre un manifesto; anzi, molto probabilmente proprio per questo un Manifesto!

Introdotto da una composizione in versi dello stesso Bagatin, dalla prefazione del Principe Antonio Tiberio di Dobrynia, da uno scritto esplicativo e da un “Manifesto d’intenti di Amore e Libertà” a firma sempre dell’autore del saggio tutto, esso si sostanzia di tre parti: la prima e più corposa è il manifesto “politico” vero e proprio, la seconda è una raccolta di biografie (“Alcune figure storico-politiche che hanno ispirato Amore e Libertà”), il tutto si conclude con qualche pagina di “Recensioni a film e serie tv d’Amore e Libertà”.

Che cosa Amore e Libertà sia per Luca Bagatin è arduo da spiegare, soltanto lui lo potrebbe fare; ad ogni modo, recensire è anche un po' identificarsi non tanto con l’autore dello scritto che ci si ritrova fra le mani per consigliarne o sconsigliarne la lettura, quanto almeno coi suoi propri intenti, dunque ci proverò.

Amore e Libertà è la denominazione di un blog (anzi, di un pensatoio, come lui preferisce chiamarlo) che Luca ha fondato nel non certo lontanissimo ma neppure poi tanto vicino 2013 e che da allora e continuativamente aggiorna.

Gli argomenti trattati in esso si ritrovano in quelli di cui ha voluto riempire le pagine di questo saggio e che hanno una fortissima attinenza anche con quelli dei suoi saggi passati e futuri: esoterismo e massoneria, studi sul Risorgimento e sul socialismo originario (nelle sue varie declinazioni al di là del tempo e dello spazio), pensieri sparsi sul femminile, ritratto nel suo senso eterno e perenne, nulla a che vedere, quindi, col femminismo di matrice borghese che confonde la sacrosanta uguaglianza con l’identità fra uomo e donna (indi per cui: fra maschile e femminile), venendo sbugiardato fin dalla più basica biologia!

Scritti di lunghezza variabile, certi di taglio più giornalistico (per quanto Luca faccia propria la visione gurdjieffiana secondo cui il giornalismo altro non sarebbe che “una pessima forma di letteratura”), altri più letterari (in senso talvolta alternativo, talaltra insieme, o poetico o saggistico) che hanno avuto l’onore (ma suppongo anche l’onere, comune a qualsiasi prova scritta, di essere spiegati e – quando necessario – “giustificati” e difesi) di essere tradotti in francese, in portoghese ma finanche in lingua serba e fiamminga.

L’autore, al di là del suo allontanamento volontario da questi specifici settori, dimostra esplicitamente le proprie perizie, dovute ad anni di permanenza in svariate redazioni di giornali e riviste cartecee ed online (frequentazioni, queste, per la verità mai del tutto smesse, e per fortuna di chi può continuare a leggere le riflessioni di Luca) e sedi e sezioni di partito: l’antipolitica e la controcultura di cui sono impregnate ciascuna delle incursioni di Bagatin nei territori dello scibile principiano proprio da questo suo aver frequentato determinati ambienti dismettendone però gli abiti, operando un “rovesciamento” al fine di giungere al nocciolo delle questioni – politica e culturale – spogliandole di tutte le sovrastrutture, buoniste e mainstream, che ne hanno inficiato la purezza per provare a farle tornare al senso originario, quando non c’era bisogno di farle precedere dai prefissi “anti” e “contro”.

Procedere ad un elenco – che per forza di cose dovrebbe essere parziale – di ciò di cui si può trovare trattazione sfogliando le pagine del saggio, oltre che poco sensato risulterebbe scorretto nei confronti dei punti che, per forza o per amore, si dovrebbero dismettere dall’elenco in questione, quindi funga da invito alla lettura la conclusione dell’Introduzione di Luca (pagg. 7,8), che ad una prima lettura potrebbe sembrare in contrasto con quanto affermato dal sottoscritto lungo queste poche righe, ma non si tratta altro che di due modalità differenti per giungere alla medesima conclusione: “Questo Manifesto per la Civiltà dell’Amore tutto è tranne che un manifesto politico nel senso classico del termine. Esso vuole semplicemente invitare il lettore all’approfondimento e alla riflessione. Ovvero vuole guidarlo verso la sua stessa emancipazione”.

Alberto De Marchi

L'amico prof. Giancarlo Elia Valori insignito del titolo di Professore Onorario dell'Università di Pechino, il 10 novembre scorso

 Il mio articolo, che riporta il discorso del prof. Valori durante la cerimonia, leggibile a questo link:

https://amoreeliberta.blogspot.com/2023/11/il-prof-giancarlo-elia-valori-la-cina.html 

Colgo l'occasione anche per ringraziare il prof. Valori per gli ottimi saggi che mi ha recentemente donato, con tanto di dedica. 

Preziosi contributi intellettuali in un'epoca di vuoto assoluto.