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giovedì 31 ottobre 2024

Samhain/Halloween: quando il regno dei morti e dei vivi si incontrano. Articolo di Luca Bagatin

Quella di questa notte è la festività che preferisco e che sento più vicina.
Perché Samhain rappresenta il passaggio dall'estate all'inverno (la mia stagione preferita, adatta alla meditazione) ed è un ponte di comunicazione fra i vivi e i morti.
La morte, in questa festa, non è vista come un aspetto negativo, ma come una nuova e più profonda forma di vita.
In realtà, senza la morte, che è Rinascita, non esiste alcuna vita.
Tale festa si contrappone peraltro alla superstizione, portatrice di menzogne, delle religioni abramitiche mediorientali (che non a caso si fanno la guerra fra loro da secoli e portano distruzione e putrefazione spirituale, lontane da qualsiasi forma di logica, buonsenso e amore per la Natura).
Buon Samhain a tutti coloro i quali, nell'Oscurità, sono capaci di vedere la Luce.

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 Luca Bagatin

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 Samhain/Halloween: quando il regno dei morti e dei vivi si incontrano. 

Articolo di Luca Bagatin

Le origini dell'Europa affondano le loro radici negli antichi culti misterici.

Si trattava infatti di rituali misterici, spesso di origine contadina, aventi come fondamento la Natura, i suoi spiriti invisibili, le sue regole millenarie.

Culti peraltro esistenti in ogni cultura del mondo, dall'Europa all'Asia sino all'Africa ed alle Americhe, solo declinati in modo diverso.

Culti politeistici, che in Europa saranno prevalentemente di origine celtica.

Fra questi, ancora oggi, nella notte fra il 31 ottobre e il 1 novembre, molti celebrano il cosiddetto Capodanno celtico, ovvero Samhain (il cui significato potrebbe intendersi, secondo l'antico idioma irlandese, “fine dell'estate” o, dal gaelico, “Novembre”), conosciuto anche come Halloween (“Notte di tutti gli Spiriti Sacri”), festività diffusa negli Stati Uniti d'America dai migranti provenienti dalle isole britanniche, in particolare irlandesi, gallesi e scozzesi, anticamente popolate dai Celti.

Tale festività segna il passaggio dalla stagione luminosa a quella più oscura e buia, inaugurando così un nuovo anno. Diversamente, secondo il Calendario celtico, il passaggio dalla stagione oscura a quella luminosa si celebra nelle notti fra il 30 aprile ed il 1 maggio ed è detta festa di Beltane (nella tradizione irlandese e scozzese), o “Notte di Valpurga” o Ostara nella tradizione germanica.

Samahin celebra dunque la morte simbolica della natura, ma nella tradizione pagana la morte è semplicemente una nuova rinascita, un passaggio a un nuovo stato della Natura. Per questo si dice che in quella notte il mondo dei morti interferisce con quello dei vivi, ma, a differenza delle religioni monoteiste – cristianesimo in primis – il mondo dei morti non è affatto contrapposto a quello dei vivi e non è affatto, per così dire, “malvagio”. Bensì è il momento nel quale i morti entrano in comunicazione con i vivi.

Ad ogni modo, il cristianesimo, ha fatto sua questa tradizione – cercando di camuffarla - ideando la festività di Ognissanti, che, pur celebrandosi – secondo il calendario cristiano – il 2 novembre, nei fatti viene festeggiata il 1 novembre, proprio perché rimane radicata, nel patrimonio ancestrale europeo, la tradizione originaria della festività di Samhain.

Spiritualmente, la festa di Samhain, è una festa di contemplazione. Per i Celti era il momento più magico dell'anno, nel quale il tempo era sospeso, ovvero cessava di esistere.

Sotto il profilo materiale era il momento nel quale le tribù celtiche raccoglievano e immagazzinavano il cibo per i lunghi e freddi mesi invernali.

Il simbolo più popolare di Samhain/Halloween è una zucca intagliata con all'interno una candela e questa sembra derivare sempre da una antica leggenda irlandese, probabilmente medievale, avente per protagonista Jack 'O Lantern.

Jack era un astuto fabbro che incontrò – in un pub – il Diavolo, il quale voleva a tutti i costi la sua anima. Purtuttavia, il furbo Jack, in cambio della sua anima, invitò il Diavolo a tramutarsi in una moneta. Una volta che il Diavolo divenne una moneta, Jack la fece lestamente finire nel suo borsellino, accanto ad una croce d'argento, in modo che potesse essere “esorcizzata” e dunque non nuocere più. Il Diavolo convinse Jack a farsi liberare e gli assicurò che, per i successivi dieci anni, non gli avrebbe dato più noie, né chiesto in cambio la sua anima. Dieci anni dopo, ad ogni modo, il Diavolo si ripresentò, reclamando l'anima del fabbro. Questa volta Jack gli chiese prima di raccogliere una mela dall'albero e il Diavolo acconsentì. Ma, quando il Diavolo salì sull'albero per raccoglierla, Jack incise una croce sul tronco e, in questo modo, lo esorcizzò e imprigionò di nuovo. Il Diavolo allora, in cambio della sua liberazione, promise che non gli avrebbe mai dato più noie né fastidi per l'eternità.

Jack, negli anni seguenti, commise così tanti peccati che non fu accettato in Paradiso, ma, a causa del patto con il Diavolo, questi non lo volle accettare nemmeno all'Inferno e gli tirò un tizzone ardente, che Jack utilizzò per posizionarlo all'interno della zucca che portava con sé, al fine di scaldarsi e farsi luce nel lungo cammino che lo avrebbe atteso, costretto a vagare per l'eternità, in un eterno limbo.

Questa la ragione per la quale il simbolo popolare di Halloween è proprio “Jack O'Lantern” (Jack Il Lanternino), intagliato in una zucca con all'interno una candela accesa.

Festività peraltro diffusa, anticamente, persino nel mondo agreste in alcune zone della Sardegna, ove la notte del 30 novembre (non ottobre !), durante la notte di Sant'Andrea, i ragazzini girano per le strade con zucche vuote intagliate a forma di teschio e illuminate, all'interno, con una candela.

Tradizioni simili erano e in parte rimangono peraltro presenti in Calabria, a Serra San Bruno; in Puglia, a Ostara di Puglia, a San Nicandro Garganico e a Massafra; in Veneto e in Friuli; Abruzzo ed Emilia Romagna.

Purtroppo tutto ciò, con l'avvento del dogma cristiano che ha dichiarato “eretico” e assurdamente “satanico” (Satana, in realtà, non è altro che una figura simbolica) tutto ciò che non era una invenzione cristiana (la quale ha attinto a piene mani dagli antichi culti misterici, stravolgendoli e/utilizzandone i simboli, a suo esclusivo uso e consumo) o è scomparso o è praticato, comunque, molto meno, oppure ci si rifà alla festività commerciale e holliwoodyana dell'Halloween statunitense, quando, invece, tale festività è parte integrante delle radici spirituali e culturali dell'Europa antica e della Penisola italiana, dal Nord al Sud sino alle Isole.

Fa sorridere che, ancora oggi, vi siano preti, imam o rabbini, che affibbiano etichette negative alla festività di Samhain/Halloween. Evidentemente non conoscono per nulla la Storia o, meglio, preferiscono stravolgerla a uso e consumo delle loro superstizioni religiose.

Una Storia che le nuove generazioni dovrebbero invece imparare, conoscere e amare.

Perché senza passato, senza radici spirituali, senza antiche tradizioni autentiche, misteriche e ancestrali, non vi è alcun presente e, men che meno, alcun futuro.

Luca Bagatin

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mercoledì 30 ottobre 2024

Mentre in Italia (Liguria) vince l'astensione, in Uruguay vince il socialismo. Articolo di Luca Bagatin


Mentre alle elezioni regionali della Liguria stravincono gli astensionisti con il 54%, ovvero coloro i quali si oppongono ai due schieramenti di cosiddetto centrodestra e cosiddetto centrosinistra, entrambi uniti dall'omologazione, dall'incapacità e dall'irresponsabilità, sin dal 1994, nel civile Uruguay, vince al primo turno il Frente Amplio, ovvero la coalizione Socialista del XXI Secolo, che portò al governo José “Pepe” Mujica (la cui madre, peraltro, era originaria della Liguria), ovvero il miglior Presidente della Storia, che guidò l'Uruguay dal 2010 al 2015.

Al primo turno di domenica scorsa, infatti, il socialista Yamandù Orsi (già Sindaco di Canelones e aderente al Movimento di Partecipazione Popolare, di ispirazione socialista democratica e rivoluzionaria), con il 43,9% ha ampiamente superato il liberal-capitalista conservatore Alvaro Delgado, candidato dell'attuale partito di governo, il Partido Nacional, che si è fermato al 26,77%.

Al terzo posto Andres Ojeda, del liberal-moderato Partido Colorado, con il 16,85% e a seguire Gustavo Salle, del partito conservatore Identità Sovrana (2,83%); Guido Manini Rios, del partito nazional-conservatore di estrema destra Cabildo Abierto (2,58%) e Pablo Mires, del democristiano Partito Indipendente (1,8%).

Il ballottaggio si terrà il 24 novembre prossimo e il candidato socialista promette un programma fondato su: 1) promozione dell'apertura economica, dell'innovazione, dello sviluppo tecnologico e di efficienza nella gestione pubblica; 2) sicurezza, attuando politiche per rafforzare la convivenza pacifica e contrastare la criminalità organizzata; 3) riforma del sistema di protezione sociale, in modo che nessun cittadino rimanga senza protezione pubblica.

Il socialismo autentico, quello che l'Europa non conosce più dal 1993 ad oggi, dunque, sembra tornare anche in Uruguay, dopo le lezioni di Brasile, Venezuela, Colombia e la riconferma di leader socialisti in Nicaragua e Messico, oltre che in Bolivia e Cile.

Luca Bagatin

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lunedì 28 ottobre 2024

Idee per una Direzione Socialista Democratica. Per un soggetto che si occupi di formazione culturale e politica socialista. Articolo di Luca Bagatin


Da tempo penso che mi piacerebbe lavorare alla costruzione di un soggetto politico/culturale (non partitico, non elettoralistico), che si richiami agli storici PSI e PSDI di Bettino Craxi e Pietro Longo e che recuperi le antiche battaglie per i diritti sociali e civili e che, in chiave moderna, si ispiri al Socialismo del XXI Secolo latinoamericano, all'esperienza socialista democratica slovacca e a quella socialista riformista cinese.

Esperienze socialiste autentiche e che nulla c'entrano con le pseudo social-democrazie tedesche, spagnole e nord-europee di oggi.
Il mio ultimo saggio, Ritratti del Socialismo (https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/670930/ritratti-del-socialismo), con prefazione di Ananda Craxi, già va in questo senso. E così il mio pensatoio Amore e Libertà (https://amoreeliberta.blogspot.com), che ho ideato undici anni fa e il cui scopo è sempre quello di fare formazione politico-culturale, oltre che spirituale.
Non ho più le energie e speranze di un tempo, ma non si può mai dire.
Potrebbe essere interessante intitolare questo progetto "Direzione Socialista Democratica" o "Direzione Socialdemocrazia", oltre i blocchi contrapposti, per un mondo multipolare, pacifico, cooperante. Per la sicurezza internazionale, i diritti sociali di tutti, una società formata, istruita, ordinata.

Lo scopo ultimo non dovrebbe essere affatto quello di creare l'ennesima organizzazione partitica e elettoralistica. Non una cosa in cui “ci si conta”, insomma, ma che “conta” a livello di prestigio intellettuale.

Fare formazione politico-culturale è il massimo che, oggi, sia possibile fare nell'Occidente fondamentalista e alla deriva. Un Occidente sempre meno colto, omologato e appiattito, dal 1993 ad oggi. Ovvero da quando tentarono, spesso purtroppo riuscendovi, di spazzare via tanto il socialismo quanto una classe dirigente di alto livello.

Sono convinto che, senza formazione, non ci sia alcun futuro. Le stesse elezioni sono diventate un rito vuoto, in cui persone con scarsa formazione, delegano ad altre persone con la medesima scarsa formazione. E' un aspetto che ha intaccato non solo la politica, ma tutto il tessuto sociale e talvolta anche associativo.
Che queste due spillette nella foto, che mi sono state generosamente donate da un antico militante socialista, che rappresentano i gloriosi simboli del Partito Socialista Democratico Italiano e del Partito Socialista Italiano del passato (non ciò che è venuto dopo e da cui mi dissocio in toto), possano essere di buon auspicio.

Luca Bagatin

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domenica 27 ottobre 2024

Il socialismo di Napoleone III. Articolo di Luca Bagatin sulla rivista storica francese "Napoleon III"

 
L'articolo è disponibile anche in lingua italiana sull'ultimo saggio di Luca Bagatin, "Ritratti del Socialismo", con prefazione di Ananda Craxi.

sabato 26 ottobre 2024

Unione del Sud del mondo, pace, sicurezza, sviluppo, cooperazione, prosperità e modernizzazione. Le prospettive del Presidente cinese Xi Jinping all'ultimo vertice BRICS. Articolo di Luca Bagatin


Il vertice BRICS, che si è tenuto dal 22 al 24 ottobre a Kazan, Capitale della Repubblica del Tatarstan, nella Federazione Russa, si è concluso.

I BRICS sono un importante meccanismo di cooperazione nato nel 2009, che vede protagonisti Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e oggi anche Egitto, Emirati Arabi Uniti, Iran e Etiopia e numerosi sono gli altri importanti Paesi del Sud e dell'Est del mondo, che ne hanno chiesto l'adesione.

Al recente convegno, organizzato dal prof. Giancarlo Elia Valori, a Roma, dal titolo “Mondializzazione, confini, identità”, il prof. Oliviero Diliberto ha affermato come il gruppo dei BRICS possa rappresentare un tentativo di riequilibrio del mondo d'oggi, preda di conflitti e fondamentalismi di ogni genere.

Lo stesso prof. Valori, impegnato almeno sin dagli Anni '70 nella promozione di un mondo multipolare, ha affermato come i Paesi aderenti ai BRICS stiano lavorando per la costruzione di una “comunità dal futuro condiviso, fondata sulla solidarietà e la cooperazione, per la costruzione di un mondo migliore”

L'incontro di Kazan ha visto la partecipazione di leader di ben 36 Paesi, fra i quali 22 capi di Stato, oltre al Segretario Generale dell'ONU Antonio Guterres.

Importante è stato l'intervento del Presidente cinese Xi Jinping, il quale, fra le altre cose ha affermato: “Mentre il mondo entra in un nuovo periodo definito da turbolenza e trasformazione, ci troviamo di fronte a scelte cruciali che plasmeranno il nostro futuro. Dovremmo permettere al mondo di sprofondare nell'abisso del disordine e del caos, o dovremmo impegnarci per riportarlo sulla strada della pace e dello sviluppo? Questo mi ricorda un romanzo di Nikolay Chernyshevsky intitolato “Che fare?” La determinazione incrollabile e la spinta appassionata del protagonista sono esattamente il tipo di forza di volontà di cui abbiamo bisogno oggi. Più i nostri tempi diventano tumultuosi, più dobbiamo rimanere fermi in prima linea, esibendo tenacia, dimostrando l'audacia di essere pionieri e mostrando la saggezza di adattarci. Dobbiamo lavorare insieme per trasformare i BRICS in un canale primario per rafforzare la solidarietà e la cooperazione tra le nazioni del Sud del mondo e un'avanguardia per promuovere la riforma della governance globale”.

Nello specifico, il Presidente cinese ha sottolineato la necessità lavorare per la pace e di agire “come difensori della sicurezza comune”.

A tal proposito, ha ricordato come Cina e Brasile, in collaborazione con altri Paesi del Sud del mondo, abbiano avviato il gruppo “Amici per la pace”, al fine di affrontare sia la crisi ucraina che il conflitto in Medio Oriente.

In tal senso, il Presidente Xi, ha ricordato i tre principi sui quali occorre muoversi: “nessuna espansione dei campi di battaglia; nessuna escalation delle ostilità e non gettare benzina sul fuoco, ovvero impegnarci per una rapida de-escalation della situazione”.

In merito alla questione in Medio Oriente egli ha affermato che: “Mentre la situazione umanitaria a Gaza continua a deteriorarsi, le fiamme della guerra sono state nuovamente riaccese in Libano e i conflitti tra le parti stanno aumentando. Dobbiamo promuovere un cessate il fuoco immediato e la fine delle uccisioni. Dobbiamo compiere sforzi incessanti verso una risoluzione completa, giusta e duratura della questione palestinese”.

Il Presidente Xi Jinping ha ricordato come la Cina sia, peraltro, impegnata nella cooperazione e nello sviluppo nell'ambito dell'Intelligenza Artificiale, oltre che nell'ambito dello sviluppo ecologico e sostenibile e come stia lavorando per la “riforma della governance globale”.

Ha sottolineato, inoltre, come occorra “unire le forze dei Paesi del Sud del mondo nella costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità”.

Unione del Sud del mondo, pace, sicurezza internazionale, sviluppo, cooperazione, prosperità comune e modernizzazione. Queste, in sostanza, le prospettive della Cina socialista odierna che, dalla Conferenza afroasiatica di Bandung del 1955 – che riunì gli allora Paesi Non Allineati, oltre gli opposti imperialismi USA-URSS – si sta adoperando per l'emancipazione del Terzo e Quarto Mondo.

Come peraltro insegnarono grandi leader socialisti della Storia quali i cinesi Mao-Tse Tung e Zhou Enlai, oltre che il Presidente rumeno Nicolae Ceausescu e quello argentino Juan Domingo Peron (vorrei ricordare, in merito, il suo importante saggio, scritto nel suoi anni d'esilio in Spagna, nel 1967, dal titolo “L'ora dei popoli”, in cui trattò, nello specifico, della necessità dell'emancipazione e unione del Terzo Mondo) e i nostri grandi statisti socialisti quali Bettino Craxi e l'allora Ministro degli Esteri Gianni De Michelis.

Quando il mondo aveva politici di spessore al governo. Quando l'Europa era ancora un continente serio, ragionevole, civile, privo di omologazione e di fondamentalismi di ogni genere.

Luca Bagatin

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mercoledì 23 ottobre 2024

"Mondializzazione, confini, identità", un convegno organizzato dal prof. Giancarlo Elia Valori per la costruzione di una comunità dal futuro condiviso. Articolo di Luca Bagatin

Il prof. Giancarlo Elia Valori e il Dr. Marco Tronchetti Provera

La Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica, fondata e presieduta dal prof. Giancarlo Elia Valori, autorevole analista geopolitico, nonché manager di fama internazionale, ha organizzato, lo scorso 22 ottobre, un convegno dal titolo “Mondializzazione, confini, identità”.

Il convegno, molto partecipato, si è tenuto in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma, che lo ha ospitato presso la prestigiosa Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano, nella suggestiva Piazza di Pietra.

Presieduto e moderato dal prof. Oliviero Diliberto, sono intervenuti, oltre al Presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti; il Vice Presidente esecutivo del gruppo Pirelli, Marco Tronchetti Provera; il Vicedirettore Generale del dipartimento di ricerca sulle relazioni economiche con l'Estero e componente del Partito Comunista Cinese, Yuze Luo; il prof. Paolo Savona, Presidente della CONSOB; l'Ing. Massimo CompariniManaging Director della Space Business Unit di Leonardo e Presidente del Consiglio di Amministrazione di Thales Alenia Space e il prof. Gianluca Oricchio, Direttore Generale del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma.

Il prof. Valori, nel suo saluto introduttivo, ha spiegato come tale convegno – che ha trattato anche delle potenzialità connesse alla Nuova Via della Seta in forza della riapertura delle imponenti Relazioni tra Italia e Cina - si svolga - e non a caso - nello stesso periodo del vertice BRICS di Kazan, i cui Paesi stanno lavorando per la costruzione di una “comunità dal futuro condiviso, fondata sulla solidarietà e la cooperazione, per la costruzione di un mondo migliore”, come ha sottolineato il prof. Valori, citando peraltro le tesi del Presidente cinese Xi Jinping.

Successivamente è intervenuto il Dott. Tagliavanti, a nome della Camera di Commercio di Roma, il quale ha fatto presente come gli interscambi fra Italia e Cina ammontino a circa 66 miliardi di euro e come tale rapporto di cooperazione risalga sin dai tempi in cui Marco Polo – di cui ricorrono quest'anno i 700 anni dalla morte - attraverso la sua insaziabile curiosità di conoscere nuovi popoli e nuove culture, avviò i primi interscambi economici e culturali con l'Oriente.

Il prof. Diliberto ha spiegato come oggi, la rete, abbia di fatto abolito i confini tradizionali, ma mai come oggi assistiamo ancora a sanguinosi conflitti. I più evidenti quello russo-ucraino, che Diliberto ha definito “ultima guerra novecentesca” e quello in Medio Oriente, che si combatte in particolare con mezzi tecnologici, quali droni e cercapersone che esplodono.

Relativamente a quest'ultimo conflitto, il prof. Diliberto ha affermato come esso rappresenti una guerra non più fra Stati nazionali, come avveniva nel '900, bensì fra identità differenti non statali.

Mentre l'OLP – ha spiegato Diliberto – era un'organizzazione politica laica, Hamas e Hezbollah, che l'hanno sostituita, sono entità religiose fondamentaliste e ciò dovrebbe particolarmente preoccupare.

Egli ha altresì sottolineato come, purtroppo, l'ONU sia in “crisi verticale”, in quanto, venendo meno le grandi entità statali e ideologiche del '900, sono cambiati gli equilibri di forza al suo interno.

Attualmente, ha proseguito il prof. Diliberto, solamente il gruppo dei BRICS e i Paesi che vogliono ad esso aderirvi, sembra rappresentare un tentativo di riequilibrio del mondo, alla ricerca di una comunità dal futuro condiviso.

Il Dr. Marco Tronchetti Provera, nel suo intervento, ha esordito facendo presente come egli sia nato in un mondo, per così dire, “ordinato” rispetto a quello in cui viviamo oggi. Un mondo, quello di oggi, che appare “angosciante” rispetto alla possibilità di vedere un futuro basato sullo sviluppo.

Egli, come il prof. Diliberto, ha ricordato come un tempo l'ONU e le altre organizzazioni internazionali, permettessero di garantire un certo equilibrio geopolitico. Un equilibrio che sembra venuto meno.

Egli ha ravvisato come da tempo vi sia una maggiore crescita economica nel Sud del mondo rispetto al Nord e ciò sia un fatto del quale occorre tenere conto.

Egli ritiene che, oggi, cittadini e imprese dovrebbero chiedere l'istituzione di un tavolo di confronto che porti alla creazione di un organismo capace di regolare l'attuale situazione internazionale, preda di conflitti e capace, altresì, di governare l'avvento delle nuove tecnologie (Intelligenza Artificiale in primis), anche per evitare la perdita di posti di lavoro.

Egli ritiene che tutto ciò che sia importante, al fine di poter tornare a guardare al futuro con fiducia, come accadeva un tempo.

Il Dr. Trochetti Provera, nel suo intervento, ha affermato come occorra “tornare alla razionalità” perché, altrimenti, “per la prima volta la mia generazione non è in grado di vedere un futuro”.

Egli ha fatto presente come, a suo avviso, i governanti di oggi siamo impotenti e preda dell'omologazione, mentre occorrerebbe ridare spazio alla diplomazia, senza vedere un nemico in chi la pensa in modo diverso.

Successivamente è intervenuto Yuze Luo, del Centro di Ricerca e Sviluppo del Consiglio di Stato di Pechino. Egli ha fatto presente come l'attuale unilateralismo dell'Occidente abbia limitato di molto gli scambi economici, in questi ultimi anni, attraverso misure restrittive al commercio internazionale.

Ciò ha determinato – secondo Mr. Luo – un “circolo vizioso”, in quanto il protezionismo commerciale ha, a sua volta, influenzato la fiducia e il senso di sicurezza dei Paesi e ciò ha determinato l'introduzione di ulteriori misure restrittive.

Mr. Luo ha, ad ogni modo, affermato come la rinnovata collaborazione fra Cina e Italia faccia ben sperare, in quanto l'Italia è il quarto partner commerciale della Cina in UE e ha una storica amicizia con la Cina, sin dai tempi di Marco Polo.

Mr. Luo ha fatto presente come, durante l'attuale Presidenza di Xi Jinping, la Cina abbia ulteriormente ampliato la liberalizzazione di molti settori, fra i quali quello manifatturiero, delle comunicazioni, della sanità e della cultura e come la Cina fondi la sua politica economica a livello internazionale sulla “cooperazione pragmatica”.

Egli ha spiegato come il Presidente Xi abbia parlato di “nuovo concetto di sviluppo fondato su cinque principi: innovazione; coordinazione; ecologia/economia verde; apertura e condivisione” e come su tali principi la Cina moderna fondi i suoi rapporti economici con i Paesi esteri.

Mr. Luo ha altresì ringraziato molto il prof. Giancarlo Elia Valori per ciò che, da anni, fa e ha fatto per implementare le relazioni di amicizia fra Italia e Cina e come proprio tale fiducia reciproca fra questi due Paesi, possa dare speranza al fine di creare un rinnovato sviluppo dell'umanità.

Il prof. Paolo Savona ha spiegato come il triangolo “Mondializzazione, confini, identità” sia stato costruito ai tempi della Pace di Vestfalia, nel 1648. Ovvero quando si costituirono le prime identità nazionali e ciò anche grazie agli accordi politici fra cattolici e protestanti in Europa.

Successivamente, ha spiegato il prof. Savona, in Europa, nacque una disputa sul libero mercato, che contrappose le tesi di Adam Smith a quelle di Keynes e come queste ultime abbiano prevalso, introducendo l'intervento statale a correzione degli aspetti perversi e negativi del libero mercato.

Egli ha spiegato, altresì, come la popolazione mondiale, dal 1950 ad oggi, si sia triplicata e come la povertà estrema si sia ridotta di due terzi e come ex Paesi coloniali quali Cina e India si siano, oggi, ampiamente emancipate e siano cresciute economicamente.

Accanto a tali aspetti, organismi come l'ONU, sono oggi percorsi da eccessive divisioni.

Secondo il prof. Savona occorre, dunque, una sorta di “quarta gamba”, accanto ai concetti di “mondializzazione, confini, identità”, attraverso una spinta che deve venire dal basso e che porti a creare nuovi organismi in grado di farci uscire dall'attuale tragico scenario fatto di conflitti e continuo ricorso alle armi. Uno scenario che alimenta nazionalismi etnici, ripartisce miserie e che rischia di far implodere ogni forma di democrazia, senza che ce ne rendiamo nemmeno conto.

Infine, l'Ing. Massimo Comparini e il prof. Gianluca Oricchio, hanno spiegato, in modo molto tecnico e profondo, i loro ambiti di studi e ricerca. Il primo ha spiegato le potenzialità del progetto spaziale Copernicus, in particolare relativamente allo studio degli effetti del cambiamento climatico. Il prof. Oricchio, invece, ha spiegato le potenzialità delle nuove tecnologie in ambito medico e di come la biologia umana potrebbe potenziare i computer.

Il prof. Valori ha concluso i lavori, leggendo l'intervento del Ministro dello sviluppo economico Adolfo Urso, che, pur non essendo potuto essere presente per impegni istituzionali, ha voluto portare i suoi saluti.

Luca Bagatin

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Luca Bagatin e il prof. Giancarlo Elia Valori

Il prof. Giancarlo Elia Valori

Luca Bagatin e il prof. Giancarlo Elia Valori

lunedì 21 ottobre 2024

Riflessioni sparse sull'attualità, la democrazia, la tecnologia, i conflitti, l'immigrazione e l'economia. Di Luca Bagatin


PARTITI DI IERI E DI OGGI

In generale, da molti anni, non credo al voto elettorale e per una lunga serie di motivi. 

Il primo dei quali il fatto che ritengo che nessuno possa essere rappresentato da qualcun altro, e che solo l'auto-rappresentanza e la democrazia diretta/autogestione, ritengo che possano dirsi forme pienamente democratiche. 

Ma questi aspetti sono possibili solo in una società altamente formata sotto il profilo intellettuale, spirituale e morale, che dovrebbe essere l'obiettivo primario di ogni società/civiltà evoluta.

Ma, ad ogni modo, in Italia mi sarebbe impossibile votare, da molti anni, per qualsiasi partito moderno, in quanto ritengo siano tutti simili, nei fatti, e tutti più o meno di destra, anche quelli che si dicono di "sinistra" o si chiamano "sinistra" o quelli che si dicono di "centro".

Nella Prima Repubblica non avrei avuto problemi nel votare una volta per il Partito Socialista Italiano (guidato da Bettino Craxi), un'altra per il Partito Socialista Democratico Italiano (guidato da Pietro Longo), un'altra ancora per il Partito Repubblicano Italiano (ai tempi di Randolfo Pacciardi e Mario Bergamo) o per il Partito Radicale (ai tempi di Mario Pannunzio e del primo Marco Pannella, quello delle lotte dalla parte di chi, come diceva Pasolini, "non sa di avere diritti"), a seconda del momento storico o politico.

Ovvero per partiti di sinistra laica e libertaria.

Quella sinistra laica e libertaria che manca dal 1993 ad oggi. Perché i suoi esponenti sono estinti e si è anche fatto di tutto per estinguerli o vilipenderli (fino a togliere, ad alcuni di loro, persino quattro soldi di vitalizio).

Tornare indietro non si può, sia ben chiaro. E lo dico con rammarico, ma è così.

Però si può studiare, capire, approfondire e mantenere quei valori storico-politici di sinistra laica e libertaria.

E io, che li professo sin da quando avevo quattordici anni, li manterrò per sempre.

L'ANNO ORRIBILE 1993

Le proteste di piazza di leghisti, postcomunisti, missini, contro i partiti democratici di governo della Prima Repubblica (DC, PSI, PSDI, PRI, PLI), nel 1993, hanno dimostrato che la "società civile" può essere, nei fatti, talvolta, una società incivile.

Purtroppo, dal 1993 ad oggi, in Italia, a destra e a sinistra, al governo o all'opposizione, c'è quel tipo di società. Una società senza valori, allo sbando, opulenta, tanto tecnologizzata quanto preda della semplificazione intellettuale e della banalità.

SULL'AUMENTO DELL'IGNORANZA

Negli anni ho osservato un aumento esponenziale dell'ignoranza, dell'incapacità di scrivere e parlare bene e un aumento generalizzato della maleducazione, oltre che della fretta e dell'impazienza.

Il tutto di pari passo a un miglioramento delle condizioni economiche e tecnologiche.

Più sei ricco e tecnologizzato e più sei sciocco, ignorante e vuoi tutto e subito, in sostanza.

Il perché è presto spiegato: se sei ricco e tecnologizzato diventi pigro. Quindi non te ne frega nulla di conoscere, approfondire, studiare, educarti. Vuoi tutto, senza fatica e senza sapere niente.

In generale penso che il vero male dell'Occidente sia l'eccesso di ricchezza e di tecnologia.

Aspetti che stanno da qualche tempo iniziando a stravolgere anche la società cinese, che pur rimane una società seria e ordinata.

 
SUL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO

La questione del conflitto russo ucraino è molto semplice.

Con il separatismo delle Repubbliche post sovietiche dall'URSS i nazionalismi russofobi hanno preso il sopravvento. Questi sono stati ampiamente sostenuti dagli USA che da un Occidente irresponsabile.

Nel momento in cui i russi abitanti in quelle terre si sono sentiti minacciati, hanno iniziato difendere i loro diritti.

Il primo a denunciare e a attivarsi per questo, lo scrittore Eduard Limonov e i militanti del suo Partito NazionalBolscevico. Un partito di sinistra democratica e patriottica, sostenuto persino dalla compianta giornalista Anna Politkovskaja e perseguitato sia da Eltsin che da Putin.

Quest'ultimo, in calo di consensi, si è accorto troppo tardi che Limonov aveva ragione e ha preso a prestito le sue idee.

L'UE è rimasta a guardare. Si è barcamenata per anni fra amicizia all'autocrate Putin e agli USA. Anziché ricercare una sua propria via autonoma e, nella fattispecie, prendere le difese delle minoranze russe martoriate dai nazionalismi di estrema destra, ha chiuso gli occhi e favorito il riarmo delle Repubbliche post sovietiche in chiave anti russa.

È tutto molto semplice. Basta approfondire la Storia.

L'ideologia e le opposte tifoserie non servono e sono persino fuorvianti.

 
SULL'IMMIGRAZIONE

L'immigrazione, clandestina o meno, è favorita dalle imprese e dalla destra economica.

Imprese e destra economica hanno necessità di carne fresca da introdurre nel sistema produttivo.

Gli autoctoni, infatti, hanno smesso - e giustamente - di farsi sfruttare dalla classe imprenditoriale.

Andrebbe promosso, invece, lo sviluppo autonomo dei Paesi del Terzo e Quarto Mondo e non il suo sfruttamento.

Che è ciò che da sempre fanno i Paesi socialisti, continuamente criticati o destabilizzati dalle grandi imprese e dalla destra economica.

Immigrazione, ius scholae e tutte queste cose non hanno nulla di umanitario in sè. Possono essere aspetti volti a sanare alcune situazioni, ma non dovrebbero essere la regola.

Solo uno sviluppo autonomo dai Paesi del Terzo e Quarto Mondo e la cooperazione internazionale possono favorire condizioni vantaggiose per tutti.

SULLA RICCHEZZA

Il problema di fondo è la troppa ricchezza, che genera un eccesso di progresso e di modernità, che generano, a loro volta, la mancanza di limiti e di freni inibitori.

Quando dico che occorre combattere la ricchezza (ponendole un freno e sottomettendo i ricchi alle necessità della comunità) e, dunque, porre un freno al progresso (che è il vero regresso), è proprio perché sono consapevole di dove tutto questo potrà portarci.

L'ego è una patologia di cui soffrono troppi esseri umani e va tenuto a freno, così come un bambino necessita di limiti e regole che, dei buoni genitori, sapranno impartirgli per il suo sano sviluppo e per una crescita autonoma e responsabile. 

Luca Bagatin

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venerdì 4 ottobre 2024

Sogno d'incanto. Poesia di Luca Bagatin

Sogno d'incanto

Poesia di Luca Bagatin

Musa nella foto: Maribel Rosales Rivas

La notte scorsa

Ho fatto un sogno.

L'aria era calda

Ma un vento leggero

Mi ha accarezzato la pelle.

Il vento trasportava

Una canzone

Melodiosa e forte.

Ho seguito quella canzone

E alla fine,

Ho visto l'amore.

Capelli lunghi

Volto profondo

E enigmatico

Abito scuro,

Come scura è la notte,

Che nel suo mistero

Avvolge il ricercatore

Dello Spirito.

Ti ho visto

Scalza

Cantare dal profondo.

Un'emozione erotica

Ha colpito il mio cuore

E la mia anima.

Mi sono avvicinato

Ho percepito

Il tuo profumo ancestrale,

E un bacio appassionato

Ci ha avvolti.

E questo è il sogno.

Di un incantesimo.

Luca Bagatín

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Sueño de encantamiento

Poesía de Luca Bagatin  

Musa de la foto: Maribel Rosales Rivas


Ayer por la noche

Tuve un sueño.

El aire estaba caliente

Pero un viento ligero

Acarició mi piel.

El viento llevó

Una canción

Melodioso y fuerte.

Seguí esa canción

Y al final,

He visto el amor.

Pelo largo

Visión profunda

Y enigmático

Traje oscuro,

Que oscura es la noche,

Que en su misterio

Envuelve al buscador

Del Espíritu

Te vi

Descalza

Cantar desde las profundidades.

Una emoción de erotismo

Golpeó mi corazón

Y mi alma

Me acerque

Yo percibí

Tu perfume ancestral,

Y un beso apasionado

Nos abrumó.

Y este es el sueño.

De un encantamiento.

Luca Bagatin

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I 75 anni della Repubblica Popolare Cinese e la necessità di pace, cooperazione e stabilità mondiale. Articolo di Luca Bagatin

In occasione del 75esimo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, i co-editori dell'associazione Friends of Socialist China, Keith Bennett e Carlos Martinez, hanno curato e dato alle stampe, con la casa editrice britannica, specializzata in testi di cultura socialista e marxista Praxis Press, il saggio People's China at 75 – The Flag Stays Red”.

Il saggio, presentato a Londra lo scorso 28 settembre, raccoglie gli scritti di studiosi del socialismo cinese degli ultimi 75 anni e ha lo scopo di dare un punto di vista, senza pregiudizi, del socialismo cinese e dei progressi ottenuti dalla Cina in tutti questi decenni.

Il tutto partendo dalla sua fondazione, ovvero dal 1 ottobre 1949, in cui la Cina era una delle società più povere del pianeta.

Una realtà in cui analfabetismo e aspettativa di vita erano fra i più bassi al mondo e che, grazie alle riforme socialiste introdotte dal leader cinese Mao Tse-Tung e, successivamente, grazie ai suoi successori (ricordiamo in particolare i riformatori Zhou Enlai, Hua Guofeng e Deng Xiaoping), sia riuscita, non solo a eliminare analfabetismo e povertà assoluta, ma anche a divenire una potenza mondiale.

I capitoli del saggio, disponibile purtroppo solo in lingua inglese (e acquistabile sul sito della casa editrice a questo link in formato cartaceo: https://redletterspp.com/products/peoples-china-at-75 e a questo in formato digitale: https://redletterspp.com/collections/digital-books/products/peoples-china-at-75-the-flag-stays-red-digital), sono i seguenti:

  • Keith Bennett e Carlos Martinez: comprendere il socialismo con caratteristiche cinesi

  • Ken Hammond: Costruire il socialismo con caratteristiche cinesi

  • Jenny Clegg: La transizione della Cina al socialismo: 1949-1956

  • Andrew Murray: alzarsi in piedi, vivere a lungo, opporsi all'egemonia

  • Cheng Enfu e Chen Jian: l'importanza del raggiungimento da parte della Cina del suo secondo obiettivo del centenario entro il 2049

  • Kenny Coyle: La "fase primaria del socialismo" nel contesto storico

  • Roland Boer: la democrazia socialista della Cina

  • Mick Dunford: Prosperità comune

  • J Sykes: Mao, la Cina e lo sviluppo del marxismo-leninismo

  • Efe Can Gürcan: Costruire il socialismo, costruire la civiltà ecologica

  • Radhika Desai: Finanza paziente: la sfida principale di Pechino al Washington Consensus

  • Carlos Martinez: Come la Cina è sopravvissuta alla fine della Storia

Un saggio certamente interessante, in particolare in quest'epoca storica, in cui la Cina guida non solo l'alleanza dei BRICS, ma è anche leader della diplomazia e della ricerca della stabilità e della pace mondiale.

Si pensi non solo al piano per il cessate il fuoco, redatto dai Ministeri degli Esteri di Cina e Brasile, per quanto concerne il conflitto russo-ucraino, ma anche all'intervento del Ministro degli Esteri cinese Wang Yi all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, alla fine del settembre scorso, in cui egli ha ribadito le posizioni di pace e diplomazia anche in Medioriente, affermando : “Per quanto riguarda la Palestina, la Cina è fermamente a fianco dei Paesi arabi. Dobbiamo spingere per la rapida realizzazione di un cessate il fuoco completo e duraturo a Gaza, sostenere la piena adesione della Palestina alle Nazioni Unite e attuare la soluzione dei due Stati, nel tentativo di portare una pace duratura in Medio Oriente”.

Inoltre, ha affermato che “La pace è la cosa più preziosa nel nostro mondo odierno. Potreste chiedervi se esista una via che conduce alla pace. In effetti, la pace è la via. Senza pace, lo sviluppo non si manterrà; senza pace, la cooperazione non può avvenire. Per amore della pace, un singolo raggio di speranza è motivo sufficiente per non arrendersi; la minima possibilità merita uno sforzo centuplicato”.

Il mondo moderno di oggi, sempre più complesso e interconnesso, uscito peraltro da poco da una terribile pandemia e attraversato da violenze e fondamentalismi di ogni genere, ha assoluta necessità di pace, stabilità e cooperazione.

Luca Bagatin

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mercoledì 2 ottobre 2024

Ottobre 1993. Il criminale golpe di Eltsin, che pose definitivamente fine al socialismo in Russia. Articolo di Luca Bagatin


Nell'ottobre dell'Anno Orribile 1993, mentre in Italia imperversava quella che Bettino Craxi definì, giustamente, “falsa rivoluzione di Tangentopoli”, che – annientando sotto la mannaia politico-mediatico-giusiziaria i partiti di governo democratici, ovvero la DC, il PSI, il PSDI, il PRI e il PLI - metteva fine a 50 anni di democrazia nel Paese, nella Russia neo-eltsiniana, accadeva più o meno la stessa cosa. Anche se in modo più violento e cruento.

Erano il 3 e 4 ottobre 1993, quando i commandos russi, su ordine di Boris Eltsin, bombardarono il Parlamento, ovvero il Congresso dei Deputati del Popolo.

Fu il culmine di quel golpe bianco liberale, che attentò al cuore della democrazia russa, ovvero della Repubblica Socialista Federativa Russa (RSFR).

Quasi 2500 le vittime.

Il tutto nacque con la crisi costituzionale del 21 settembre 1993, nel momento in cui Eltsin, Presidente della RSFR, decise di sciogliere il Congresso dei Deputati del Popolo e il suo Soviet Supremo, accusando i deputati di essere “troppo comunisti”.

Un atto totalmente incostituzionale, autoritario, golpista, ma fatto passare dai media occidentali come un atto di grande democrazia, così come ogni nefandezza di Eltsin. Ovvero il piano di svendita del patrimonio statale sovietico e la sua conseguente spartizione fra oligarchi e criminali.

Il Parlamento russo si oppose a tale piano definito, vergognosamente, “riformista”.

Il Vicepresidente Aleksandr Ruckoj – che si pose a difesa del Parlamento - denunciò il programma liberale di Eltsin definendolo una forma di “genocidio economico”, anche in quanto impoverì drammaticamente e drasticamente la popolazione.

Il Parlamento – dopo la richiesta di scioglimento - si affrettò dunque a sostituire Eltsin con Ruckoj, ma il Presidente rispose, dal 3 al 4 ottobre, inviando le forze speciali e i carri armati, bombardando la sede della democrazia sovietica, con i deputati chiusi all'interno.

Durissimi gli scontri, anche di piazza, fra le forze speciali e cittadini scesi a difendere – con tanto di bandiere rosse con la falce e martello e ritratti di Lenin in mano, ma anche con bandiere zariste - la legittimità del Parlamento e ciò che rimaneva delle conquiste socialiste e sovietiche.

Conquiste sostenute pensino dai monarchici neo zaristi, che combatterono assieme ai loro ex nemici, ovvero i comunisti, per difendere ciò che rimaneva della democrazia russa.

Nonostante la resistenza popolare eroica, le forze di Eltsin accerchiarono la Casa Bianca, sede del Parlamento, che fu conquistata.

Il resto è Storia che conosciamo.

Gli oppositori al golpe liberale eltsiniano si riunirono nel Fronte Patriottico o Fronte di Salvezza Nazionale, composto da numerosi neonati partiti comunisti, fra cui i comunisti guidati da Gennady Zjuganov e dai nazionalbolscevichi dello scrittore Eduard Limonov, il quale partecipò attivamente alla difesa del Parlamento, mentre sua moglie di allora, la cantante e poetessa Natalya Medvedeva, lanciò un appello contro il golpe – pubblicato anche dalla stampa francese dell'epoca – e sottoscritto da numerosi artisti e intellettuali russi.

Nonostante ciò, l'oligarchia liberal-capitalista ebbe la meglio.

In Russia il comunismo – che dal 1917 aveva emancipato il popolo - fu, se non bandito, considerato alla stregua del fascismo. E continuarono le svendite di Stato e lo smembramento delle Repubbliche ex sovietiche, ormai preda di oligarchi, affaristi, mafiosi e neonazisti. Una svendita ancora per nulla terminata con il passaggio delle consegne da Eltsin a Putin, che ha proseguito nello smantellamento del sistema sociale e economico sovietico.

Ancora oggi, la gran parte dei cittadini russi, non ha dimenticato. E, molti dei famigliari delle vittime di allora, oltre che molti cittadini, sfilano ancora oggi con cartelli recanti le foto dei propri cari, amici, parenti e conoscenti morti negli scontri.

Nel 1993 venne pubblicato, in Italia, dall'editore Roberto Napoleone, un interessante saggio dal titolo “L'enigma Gorbaciov”, di Egor Ligaciov, di cui ho parlato qui: https://amoreeliberta.blogspot.com/2023/02/egor-ligaciov-il-riformista-leninista.html

Ligaciov, esponente riformista del PCUS e successivamente anima riformista e moderata dell'opposizione guidata dal Partito Comunista della Federazione Russa, spiegò molto bene la tensione di quegli anni e le ragioni che portarono a tale tensione, che ancora oggi si trascina ad Est, con guerre fratricide, che sembrano drammaticamente non avere fine. Vedi il conflitto russo-ucraino.

Molto interessanti questi passaggi di Ligaciov: “Il vero dramma della perestrojka consiste nel fatto che i suoi leader, invece di usare la normale arma della critica contro i cosiddetti conservatori, fecero loro la guerra e, impegnati in questo, non videro invece – o non vollero vedere – il vero, grande, principale pericolo che gradualmente aumentava: il nazionalismo e il separatismo”.

E molto interessanti le conclusioni di Ligaciov, in merito alla necessità di recuperare l'idea socialista democratica, peraltro distrutta, alla metà degli Anni '90, sia in Italia (con la distruzione del PSI di Bettino Craxi e del PSDI di Pietro Longo, leader purtroppo dimenticato e al quale ho dedicato diversi articoli), che nel resto d'Europa (dopo la scomparsa di Mitterrand e dei grandi leader socialisti europei degli Anni '70 e '80): “Sono convinto che il socialismo sia una delle vie che conducono al progresso universale. Come intendo io il socialismo? Una società in cui si dà priorità all'uomo e alla democrazia. La base economica del socialismo è la proprietà sociale dei mezzi di produzione, ma in forme differenziate: l'uomo vi diventa comproprietario, e vi convivono pianificazione e libero mercato.

La base politica di questo regime sono i Soviet a tutti i livelli e uno Stato di diritto. Sul piano morale è una società in cui nei valori socialisti trovano posto sublimandosi i valori individuali; sul piano sociale è un regime di giustizia sociale, privo di oppressioni e ingiustizie, una società in cui non esiste la disoccupazione e in cui a ciascuno viene garantito il diritto al lavoro”.

Luca Bagatin

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martedì 1 ottobre 2024

Il benessere economico e tecnologico genera una società sempre più egoista e sempre più violenta. Articolo di Luca Bagatin

Una società in cui si uccide per “vedere che cosa si prova ad uccidere”, è arrivata definitivamente al capolinea.

Una società in cui esistono minorenni violenti, baby gang, rapine, famigliari che uccidono loro stessi famigliari, stupri in continuo aumento, in una spirale di violenza e odio senza fine.

Una società in cui i genitori proteggono sempre e comunque i propri figli, li giustificano, li seguono poco. Impegnati con il lavoro o a farsi belli.

Una società in cui la scuola è una proforma, è diventata giustificazionista, promuove tutti indistintamente.

Una società in cui l'opulenza è diffusa, l'apparire conta più dell'essere, il soldo facile fa gola a tutti.

Una società in cui una patologia dell'anima, purtroppo non riconosciuta come tale, ovvero l'ego, viene sdoganata, finendo per far prevalere il dio danaro, il dio consumo, il dio edonismo al posto di ogni altra cosa.

Al posto dell'amore. Che ormai non esiste più nemmeno nelle famiglie, per non parlare nelle coppie.

Una società che è divenuta tale per il troppo benessere materiale. Per una tecnologia e un progresso materiale che hanno reso tutto più semplice, alla portata di tutti.

Quando non ottieni le cose con fatica, tutto ti sembra dovuto. E tutto finisce per annoiarti al punto che... vuoi sempre di più. Vuoi superare ogni limite, anche quello della decenza. Anche quello della vita... e della morte. Ti senti immortale e padrone persino della vita e dei corpi altrui.

Tutto ciò è aberrante, come è aberrante la società in cui viviamo. In cui il diritto (di fare qualsiasi cosa) prevale sul dovere (che è la base della convivenza civile e del senso di civiltà e andrebbe sempre anteposto al diritto).

Una società edonista, liberal-capitalista, egoista, violenta, ipocrita, giustificazionista, bambinesca, infantile e criminale, pur nell'inconsapevolezza. E ciò è ancora peggio.

Il progresso è il vero regresso. E' la vera malattia delle società opulente, industrializzate, tecnologizzate.

Se pensiamo che, invece, per vivere davvero felici, basterebbe poco.

Come avveniva e avviene ancora nelle società arcaiche, contadine e matriarcali. Ove il vivere del necessario, senza quell'opulenza che genera noia e frustrazione, promuove condivisione, fratellanza, unione e amore fra simili. Simili perché eguali, sia nei punti di partenza che di arrivo.

Non divisione, odio, ricerca del possesso, come avviene, appunto, laddove l'egoismo è sdoganato e stimolato da quel progresso materiale che genera spirali di accumulo e profitto senza fine.

Lavorare tutti il giusto. Guadagnare tutti il giusto. Senza eccessi. Avere sanità, scuola, sicurezza nazionale e internazionale e servizi pubblici efficienti e per tutti. Non altro.

Questo dovrebbe essere il fondamento di una società armoniosa, ordinata. Ove il limite - che è necessario e imprescindibile - deve essere posto proprio per garantire tale equilibrio ed armonia.

Una società senza limiti non è una società ove prevale la libertà. Ma è una società ove prevale la schiavitù del danaro, dei robot, della prevaricazione, dell'accumulo, dell'odio, della violenza, della criminalità.

Lo vediamo ogni giorno, sotto i nostri occhi.

Ma preferiamo voltarci dall'altra parte. Non riconoscere che, il nostro ego, la nostra ambizione, genera squilibrio, prima di tutto dentro noi stessi. E non vogliamo riconoscere che siamo sempre più schiavi delle macchine e degli stimoli esterni.

E' il dramma di un Occidente che preferisce le armi al dialogo. Che preferisce l'apparire all'essere. Ove i libri vengono sostituiti da internet. Ove la sanità pubblica viene distrutta in favore delle assicurazioni private e della sanità privata. Ove la scuola non forma più nessuno, ma permette a tutti di parcheggiare i propri figli. Che vengono seguiti poco e che vengono giustificati in tutto. E finiscono per delinquere.

Ove i governanti parlano per slogan e vogliono raccogliere voti di cittadini distratti dalla pubblicità commerciale o dall'ultima offerta vista sul web.

Purtroppo anche società non occidentali e non capitaliste, come la Cina, sono sempre più preda di tali rischi, che il benessere economico-tecnologico generano, inevitabilmente.

Se non si ha la capacità di osservare tale drammatico fenomeno e porvi un argine, dove andremo a finire?

Dove stiamo già andando a finire?

Luca Bagatin

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