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martedì 29 novembre 2016
sabato 26 novembre 2016
Viva Fidel ! Articolo di Luca Bagatin
E dopo Marco Pannella se n'è andato
anche Fidel Castro.
Nello stesso anno, a distanza di sei
mesi l'uno dall'altro.
Ad aprile di quest'anno scrissi un
articolo nel quale accomunai questi due grandi eroi del XX e del XXI
secolo
(http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/04/fidel-castro-e-marco-pannella-due-eroi.html).
Un articolo che destò non poche polemiche, ma che rivendico e
rivendicherò sempre in quanto in esso – se si avrà la pazienza di
leggerlo e/o di rileggerlo – paragonavo la temerarietà dell'uno e
dell'altro. La passione civile e militante delle tante battaglie
vinte in favore degli ulitmi. Di quegli ultimi di cui i politicanti
d'accatto se ne sono sempre fottuti e continuano a fottersene, pur
riempiendosi la bocca di parole che in realtà non conoscono o non
praticano, quali “democrazia” e “libertà”.
Marco e Fidel, questi due giovani
vecchi, ci hanno insegnato tanto la democrazia quanto la libertà.
La loro vita ne è stato un grande
esempio !
Nel ricordare qui Fidel Castro, vorrei
in particolare fare riferimento ad un articolo che scrissi nel luglio
del 2015, nel quale parlai di Cuba come della “democrazia dei
Caraibi”, costruita grazie al sangue dei martiri e degli eroi.
Così scrissi in proposito:
Fidel Castro a
differenza di Che Guevara, che fu un marxista della prima ora, era un
comunista utopista. La stessa “Revolucion cubana” del 1959 non fu
una rivoluzione socialista, bensì una rivoluzione di popolo e per il
popolo. Il socialismo arrivò dopo, ma spesso in forme piuttosto
libertarie, autogestionarie, piuttosto che comuniste/collettiviste
tout-court.
Soprattutto
nessuno dei rivoluzionari si sognò mai di esportare la rivoluzione,
ma nessuno di loro rinunciò a dare sostegno ai movimenti di
emancipazione sociale e nazionale in giro per il mondo: dall'Angola
sino al Sudafrica che subì – sino al benefico ed auspicato trionfo
di Nelson Mandela – il regime dell'apartheid.
Sì, è vero,
Cuba si alleò ai sovietici. Avrebbe potuto rimanere un Paese non
allineato ed invece si alleò con i russi. Ma che avrebbero mai
potuto fare Fidel ed il Che con un embargo economico e con un rischio
d'invasione da parte degli yankee ? Perché mai rinunciare alla
sovranità nazionale e rischiare, oltretutto, di morire completamente
di fame ? Ricordo che la stessa Repubblica libertaria di Fiume di
Gabriele d'Annunzio si fece riconoscere dai sovietici. Certo, i russi
erano una dittatura e nemmeno delle migliori, ma dall'altra parte era
davvero così rosea la situazione come ci hanno fatto credere per
decenni di pubblicità commerciale edonista e rimbabimento politico ?
Gente che bambarda altra gente inerme e che impone il proprio sistema
economico “libero”, può dirsi una democrazia ? Un governo che fa
pagare le cure mediche a chi non ha danaro è una democrazia ? Un
sistema politico che prevede la concorrenza fra candidati che
spendono milioni di dollari o di euro a caccia di voti...anziché
spenderli in progetti sociali, culturali ecc...è una democrazia ?
Lo ripeto, non
sono né sarò mai comunista, ma sicuramente non dirò mai che il
sistema yankee o capitalista sia un sistema democratico e civile.
Sono entrambi sistemi criminali e antiumanitari e ne ho già spiegato
le ragioni in innumerevoli articoli, oltre che nel mio ultimo saggio.
A Cuba la
sanità è gratuita ed i medici sono all'avanguardia. Ed operano in
tutto il mondo, senza egoismi. Ma questo quasi nessun giornale
“libero” lo scrive.
A Cuba è
riconosciuta la libertà di culto, anche se ho sentito assurde
leggende metropolitane che vorrebbero che a Cuba il Natale non si potesse festeggiare sino al 1998, allorquando il papa dei cattolici
incontrò il Lider maximo.
A Cuba
peraltro i massoni – cosa strana...visto che persino nell'Italia
degli Anni '90 sono stati perseguitati – sono liberi di riunirsi
nelle loro Logge. Che sono peraltro molto numerose sull'isola
caraibica, anche perché la gran parte dei rivoluzionari
appartenevano alla Massoneria.
A Cuba
l'istruzione è libera e gratuita e l'analfabetismo è praticamente
debellato, come, nonostante l'embargo economico, la gente non muore
più di fame.
Oltretutto i
diritti umani sono rispettati...nonostante ciò che ci raccontano
dalle nostre parti.
I diritti
delle donne sono esattamente gli stessi rispetto a quelli degli
uomini e l'Assemblea Nazionale, ovvero il Parlamento cubano, è
composto da quasi il 50% di donne. Eh sì, perché anche Cuba ha un
Parlamento regolarmente eletto a suffragio universale e Fidel Castro
o, meglio, oggi suo fratello Raul, non ha affatto un potere
illimitato.
E sui diritti
degli omosessuali, la deputata Mariela Castro, figlia di Raul Castro,
si sta battendo affinché possa essere riconosciuto il matrimonio fra
persone dello stesso sesso.
C'è un
partito unico, il Partito Comunista Cubano (www.pcc.cu),
che purtuttavia non si presenta alle elezioni, ma è un simbolo: il
simbolo della Rivoluzione. E poi, visto il pluripartitismo
elettoralistico dei Paesi cosiddetti “liberal-democratici”...possiamo
davvero dire che ciò sia una pecca ? Fra l'altro a Cuba ogni
candidato all'Assemblea Nazionale è uguale all'altro, visto che non
esiste – come nei nostri Paesi “liberal-democratici” - alcun
tipo di propaganda elettorale ove vengono spesi milioni di euro per
ottenere voti...spesso frutto di “amicizie” interessate e
clientele (sic !).
Oggi
finalmente anche il Presidente degli USA Obama ha capito che
l'embargo nei confronti di Cuba era una follìa. Per quanto chi
scrive teme che Cuba – anche con il possibile arrivo di Dominique
Strauss-Kahn (uno che dovrebbe andare a nascondersi visti i suoi
trascorsi !) nell'isola quale consulente di Raul Castro...il futuro
dei Caraibi sembra tingersi di grigio !
Raul non è
Fidel. Così come in Venezuela Maduro non è Chavez. Ma al momento
meglio loro che qualcun altro.
Confidiamo ad
ogni modo nei popoli caraibici e latinoamericani. Che la Rivoluzione
sia sempre nei loro cuori e nelle loro menti e che non finisca tutto
come la Grecia di Tsipras: nella resa ai potenti ed agli sfruttatori
criminali di turno.
Questo
è ciò che scrissi lo scorso anno e questo è quanto auspico nei
giorni della morte di Fidel Castro, l'ultimo leader del mondo moderno
e contemporaneo.
Di
leader come lui ne nascono pochissimi. La gran parte sono stati
leader latini. Ci sono stati Simon Bolivar, José Martì, Giuseppe
Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Juan Domingo Peron, Sandino... e
recentemente ne abbiamo conosciuto solo un altro, ovvero Hugo Chavez
e nel recente passato Mu'Ammar Gheddafi, barbaramente ucciso e
vilipeso quando invece i suoi ideali si fondavano sulla democrazia
diretta delle masse popolari. Una forma di governo ancora ritenuta
purtroppo utopistica !
Ma
è di utopia che necessitiamo ! E' di democrazia vera che
necessitiamo ! E' di formazione intellettuale e morale che
necessitano le persone, oltre che di pane per gli affamati e di
emancipazione per gli sfruttati di tutto il mondo !
L'ideale
socialista autogestionario, libertario e patriottico – oltre la
destra e la sinistra - non è morto con la fine di questi eroi.
Rimane nel cuore di coloro i quali sono pronti a coglierlo e ad
ascoltarlo.
Viva
Fidel ! Viva la Patria ! Viva il Socialismo ! Viva la Victoria !
Luca
Bagatin
Storico intervento di Juan Domingo Peron in cui parla di Che Guevara e Fidel Castro
martedì 22 novembre 2016
Riflessioni antimaterialiste di Luca Bagatin sulla passione, sull'economia del dono e della decrescita. Per una (possibile) Civiltà dell'Amore
Se tutta l'umanità annientasse e
trascendesse il suo ego, l'economia del dono tipica delle società
matriarcali e spiegata dall'antropologo Marcel Mauss sarebbe una
realtà. E così l'economia della decrescita tanto cara a Serge
Latouche.
I materialisti, capitalisti, liberali e marxisti, non sono in grado di comprendere questo.
Personalmente riconosco la superiorità morale del povero sul ricco e ritengo che il ricco debba per forza essere al servizio del povero, sino al punto in cui povertà e ricchezza non esisteranno più e vi sarà - al loro posto - una comunità di eguali e dunque di liberi. Ma ciò sarà possibile solo rigettando le empie ideologie umane, comprendenti anche le religioni monoteiste istituzionalizzate.
Dall'ideologia nasce solo violenza e divisione.
I comunisti post-marxisti e tutta la sinistra in genere, purtroppo, disprezzano la povertà ed infatti, una volta giunti al potere, finiscono per diventare capitalisti e si alleano o diventano esattamente come i liberali. Ce lo insegnò Pier Paolo Pasolini nel suo discorso ai giovani sull'edonismo sessantottino. Lo abbiamo visto in tutto l'Occidente.
La povertà non va combattuta in sé, ma compresa, appresa, vissuta. Personalmente ho imparato tutto dalla povertà.
I ricchi, i borghesi, i polticanti ideologizzati, invece, si fanno grandi attraverso lo sfruttamento dei poveri per accrescere la loro bramosia materiale. Costoro ricercano potere, ricchezza, agi, desideri illimitati. E' per questo che, una sana filosofia della decrescita, rispettosa dell'umanità e della comunità, non può che osteggiare tutto ciò.
I materialisti, capitalisti, liberali e marxisti, non sono in grado di comprendere questo.
Personalmente riconosco la superiorità morale del povero sul ricco e ritengo che il ricco debba per forza essere al servizio del povero, sino al punto in cui povertà e ricchezza non esisteranno più e vi sarà - al loro posto - una comunità di eguali e dunque di liberi. Ma ciò sarà possibile solo rigettando le empie ideologie umane, comprendenti anche le religioni monoteiste istituzionalizzate.
Dall'ideologia nasce solo violenza e divisione.
I comunisti post-marxisti e tutta la sinistra in genere, purtroppo, disprezzano la povertà ed infatti, una volta giunti al potere, finiscono per diventare capitalisti e si alleano o diventano esattamente come i liberali. Ce lo insegnò Pier Paolo Pasolini nel suo discorso ai giovani sull'edonismo sessantottino. Lo abbiamo visto in tutto l'Occidente.
La povertà non va combattuta in sé, ma compresa, appresa, vissuta. Personalmente ho imparato tutto dalla povertà.
I ricchi, i borghesi, i polticanti ideologizzati, invece, si fanno grandi attraverso lo sfruttamento dei poveri per accrescere la loro bramosia materiale. Costoro ricercano potere, ricchezza, agi, desideri illimitati. E' per questo che, una sana filosofia della decrescita, rispettosa dell'umanità e della comunità, non può che osteggiare tutto ciò.
Ho da sempre idee di sinistra e valori
di destra. Oppure, viceversa, idee di destra e valori di
sinistra.
Credo nella giustizia sociale e nella democrazia intesa come "governo di popolo e per il popolo" tanto quanto nell'eroismo, nelle identità e nei doveri verso patria e umanità.
Sono della scuola, in sostanza, di Alain De Benoist, Giuseppe Mazzini, Anita e Giuseppe Garibaldi, Evita e Juan Domingo Peron, Hugo Chavez, Eduard Limonov, Simon Bolivar e molti altri pensatori, condottieri, patrioti.
Credo nella giustizia sociale e nella democrazia intesa come "governo di popolo e per il popolo" tanto quanto nell'eroismo, nelle identità e nei doveri verso patria e umanità.
Sono della scuola, in sostanza, di Alain De Benoist, Giuseppe Mazzini, Anita e Giuseppe Garibaldi, Evita e Juan Domingo Peron, Hugo Chavez, Eduard Limonov, Simon Bolivar e molti altri pensatori, condottieri, patrioti.
Se sei una persona appassionata rischi di bruciare e di bruciarti.
Per questo devi indirizzare le tue energie in grandi imprese. Senza fermarti mai. E soprattutto senza curarti del successo o dell'insuccesso.
lunedì 21 novembre 2016
Articolo-intervista di Luca Bagatin alla modella d'arte Lidia Laudani
Gli sguardi, gli sguardi delle donne.
Gli sguardi delle donne sono a volte più intriganti dei corpi. I
corpi, con il tempo, sono destinati a svanire. Gli sguardi, invece,
rimangono immutati.
Curiosi, intriganti, sorridenti,
smaliziati...
Non ho mai creduto che la bellezza
possa in qualche modo salvare il mondo. Il mondo è già condannato
dagli uomini che non sanno attingere alla bellezza della natura. Alla
natura in tutte le sue forme, non edulcorata dalle strutture e
sovrastrutture umane e razionali.
Ho sempre saputo, ad ogni modo, che lo
sguardo di una bella donna può aprire il cuore di un Eroe dello
Spirito.
Ancora una volta nella mia vita devo
ringraziare lo sguardo di una bella donna. Uno sguardo che uno
scrittore come me può solo tentare di raccontare mettendolo su carta
o, meglio, oggi si direbbe, tentando di trasmetterlo ad uno schermo
di pixel, pigiando su di una tastiera delle lettere che vanno a
comporre e ricomporre storie, racconti, vite.
La storia, la vita, lo sguardo è
quello di Lidia Laudani, ventinovenne catanese di nascita ma milanese
d'adozione. Attrice, conduttrice, fotomodella e modella d'arte.
Mi ha colpito molto il fatto che mi
abbia ricercato sul web, pressoché per caso, dopo aver letto
casualmente un'intervista che realizzai alla mia musa Maria José,
qualche tempo fa, ed ora mi fa molto piacere dare voce al suo sguardo
ed alla sua anima.
Luca Bagatin: Ho scoperto che,
prima di essere una modella, sei una giovane mamma. Mi piacerebbe ci
raccontassi la tua storia e quella della piccola Aurora.
Lidia Laudani: Aurora ora ha
9 anni. Avevo 20 anni quando è nata ed io le dico sempre che se Dio
me l’ha mandata tanto presto è perché probabilmente avevo bisogno
di lei il prima possibile ed è vero è lei che sta insegnando tanto
a me. Quanto sia meravigliosa la vita, quanto è bello meravigliarsi
ogni giorno di cose a cui magari prima non davo importanza. E’ una
bambina estremamente, sensibile, buona, gentile e premurosa verso chi
è più in difficoltà. Le si spezza il cuore quando vede qualcuno
che soffre. Con la sua dolcezza ha smussato alcuni angoli di me, mi
ha fatto capire che non bisogna stare sempre con un’armatura
addosso. Mi ha aiutato a liberarmi da tutti quei macigni che
impediscono di “volare”. Grazie a lei ora volo, affrontando la
vita col sorriso e la vita mi risponde sorridendo. Siamo molto legate
ed ogni giorno ci diciamo quanto siamo importanti l’una per
l’altra.
Luca
Bagatin: Dalla Sicilia ti sei trasferita a Milano. E'
stata solo una scelta professionale o dettata anche da altri motivi ?
Lidia Laudani: Beh la scelta
professionale è stata presa dai miei genitori quando io ero molto
piccola. Sono praticamente stata adottata da Milano, che non posso
far altro che ringraziare perché mi ha dato molto sia a livello
personale che professionale. Le mie origini ed il mio cuore rimangono
comunque legate alla mia terra.
Luca Bagatin: Che cosa significa
per te “arte” ? In un'epoca mercificata come la nostra c'è
ancora spazio per la vera arte, a tuo parere ?
Lidia Laudani: L’arte è
ovunque ci sia emozione. Tutto ciò che ci trasmette qualcosa e ci
suscita un’emozione è arte. Arte è poesia, musica e spettacolo.
Posso affermare con certezza che c’è ancora spazio per la vera
arte, perché ho avuto la fortuna di conoscere artisti veri in
diversi ambiti.
Luca Bagatin: Arte ed erotismo,
a tuo parere, sono concetti destinati ad unirsi e allearsi oppure no
?
Lidia Laudani: Partirei con
il dire che a me piace più parlare di sensualità che di erotismo.
L'erotismo è esplicito, la sensualità è sottile, meno evidente,
fatta di gioco e finezza. Arte e sensualità possono assolutamente
legarsi, arte ed erotismo secondo me no. Amo l’elegante sensualità,
che deve essere ben lontana dalla volgarità. Mi permetto di citare
Coco Chanel perché sono perfettamente d’accordo con questa frase
“Amo il lusso. Esso non giace nella ricchezza e nel fasto, ma
nell'assenza della volgarità. La volgarità è la più brutta parola
della nostra lingua. Rimango in gioco per combatterla”.
Luca Bagatin: Sei una modella,
per così dire, “curvy”, nel senso che porti con orgoglio una
taglia 44. E forse, a parer mio, è anche questo a renderti
particolarmente intrigante e decisamente anti-convenzionale rispetto
alla masse delle tante modelle supermagre. Pensi sia proprio questo
il tuo punto di forza nel lavoro che svolgi ?
Lidia Laudani: Credo che la
bellezza si manifesti attraverso gesti, modi, sguardi, sorrisi e
parole. Tutto ciò che è la personalità. La bellezza è una miscela
di molti elementi, mentre il corpo è solo l’involucro. Ovviamente
la bellezza esteriore e la fisicità in questo lavoro sono
importanti ed io sono orgogliosa delle mie forme !
Luca Bagatin: In generale quale
pensi possa essere il tuo punto di forza ?
Lidia Laudani: Il mio punto
di forza nel lavoro e nella vita in generale è sicuramente il mio
carattere, la mia personalità e quello che esprimo a chi mi sta
intorno. Mi ritengo una portatrice sana di positività. Amo la vita e
affronto ogni situazione col sorriso.
Luca Bagatin: Quale pensi possa
essere il punto di forza delle donne in generale e delle donne della
tua generazione in particolare ?
Lidia Laudani: Il punto di
forza di ogni donna dovrebbe essere piacersi, accettarsi ed amarsi.
Oggi si tende a seguire la moda in maniera eccessiva diventando tutte
troppo simili tra loro perdendo di unicità sia nel modo di pensare
che fisicamente.
Luca Bagatin: Nel mio articolo
introduttivo ho parlato di sguardi delle donne. E proprio con il tuo
sguardo vorrei concludere. Che cosa racconta, dunque, il tuo sguardo
un po' orientale?
Lidia Laudani: Mi piacerebbe
che a quest'ultima rispondessi tu Luca. Cosa ti ha trasmesso il mio
sguardo ?
Luca Bagatin: Ti dirò che il
tuo sguardo mi ha ricordato il mito della Donna Selvaggia di cui
parla Clarissa Pinkola Estés nel suo saggio “Donne che corrono coi
lupi” e di cui ho trattato anche nel mio saggio “Ritratti di
donna”. Saggio che ho dedicato in particolare ad una mia musa, che
ho definito non a caso “Donna selvaggia doc”.
Il tuo è lo sguardo di una donna
libera dai condizionamenti esterni. Forte e per nulla malizioso.
Direi che è lo sguardo fiero delle
donne di Sicilia che, senza rigettare la tradizione e senza scadere
nella mercificazione consumistica e borghese, vogliono liberarsi
dall'ancestrale cultura patriarcale che per troppo tempo le ha
oppresse.
Penso che tu e la tua piccola Aurora
meritiate di volare sempre alto, senza mai perdervi nei labirinti di
questa società troppo spesso barbarica e volgare.
Luca Bagatin
domenica 20 novembre 2016
Intervento dello scrittore russo Zachar Prilepin al convegno "A l'Est, du nouveau ?" organizzato dalla rivista francese "Eléments" il 19 novembre scorso
Informazioni su Zachar Prilepin nel sito web di Eduard Limonov
Articolo di Luca Bagatin in cui si parla anche di Zachar Prilepin e dell'opposizione democratica e antiputiniana dei Nazbol in Russia
http://amoreeliberta.blogspot.it/2015/10/lopposizione-democratica-e-anti.html
venerdì 18 novembre 2016
Sul referendum e la democrazia popolare diretta (dal "Libro Verde" di Mu'Ammar Gheddafi)
Il
referendum è una frode contro la democrazia.
Quelli
che dicono “Si” e quelli che dicono “No” non esprimono di
fatto la loro volontà, ma sono stati imbavagliati in norme del
concetto di moderna democrazia. E’ permesso loro dire una parola
soltanto: “Si” o “No”. Questo è il sistema dittatoriale più
oppressivo e crudele.
Colui
che dice “No” dovrebbe poter motivare la sua risposta e spiegare
perché non ha detto “Si”. Colui che ha detto “Si” dovrebbe
poter giustificare la sua scelta e spiegare la ragione per cui non ha
detto “No”. Ognuno dovrebbe poter dire ciò che vuole ed
esprimere le ragioni del suo consenso o del suo rifiuto.
Qual’è,
allora, la via che le società umane devono seguire per liberarsi
definitivamente dalle epoche dell’arbitrio e della dittatura ?
Poiché, nella questione democratica, il problema insolubile è
quello dello strumento di governo, problema che si esprime nella
lotta tra i partiti, le classi o tra individui, dato che l’invenzione
dei metodi elettorali e del referendum non è altro che un tentativo
di camuffare l’insuccesso di questi esperimenti, che non riescono a
risolvere questo problema, ne consegue che la soluzione è nel
trovare uno strumento di governo diverso dagli attuali, che sono
causa di conflitto e che rappresentano solo una parte della società.
Si
tratta, dunque, di trovare un sistema di governo che non sia il
partito, la classe, la setta o la tribù, ma che sia il popolo nel
suo insieme e che, quindi, non lo rappresenti e non si sostituisca ad
esso. “Nessuna
rappresentanza al posto del popolo”, “la rappresentanza è
un’impostura”.
Se
fosse possibile trovare questo sistema di governo il problema sarebbe
risolto. La democrazia popolare sarebbe realizzata e le società
umane avrebbero posto fine ai tempi dell’arbitrio e ai sistemi
dittatoriali che sarebbero sostituiti dal potere del popolo.
Il
“Libro Verde” presenta la soluzione definitiva del problema dello
strumento di governo; indica ai popoli il modo per passare dall’era
della dittatura all’era della vera democrazia. Questa nuova teoria
si fonda sul potere del popolo, senza alcuna rappresentanza né
sostituto. Attua una democrazia diretta, in modo organizzato ed
efficace. Differisce dal vecchio tentativo di democrazia diretta che
non ha trovato realizzazioni pratiche e che ha mancato di serietà a
causa dell’assenza di un’organizzazione di base popolare.
lunedì 14 novembre 2016
"Democrazia è autogoverno. Libertà è essere liberi di godere del proprio tempo". Riflessioni di Luca Bagatin
Il tempo non dovrebbe essere danaro, ma
libertà di godere del proprio tempo.
Sino a che saremo soggetti al sistema del danaro non vi potrà essere alcuna libertà.
Sino a che saremo soggetti al sistema del danaro non vi potrà essere alcuna libertà.
In America Latina il populismo ha
permesso a molta gente di mangiare, istruirsi, liberarsi dal giogo
delle oligarchie.
In Europa invece si teme il populismo, ma non i soliti politicanti che gli europei votano da decenni.
In Europa invece si teme il populismo, ma non i soliti politicanti che gli europei votano da decenni.
Il fatto che non tutti siano d'accordo
sull'elezione di Trump (ma si sarebbe potuto anche trattare di un
altro Presidente) dimostra che le elezioni non sono un sistema
democratico.
L'unica democrazia possibile è dare alle persone la possibilità di auto-rappresentarsi e di auto-governarsi. Ascoltando e dando spazio alle opinioni ed alle proposte di tutti.
L'unica democrazia possibile è dare alle persone la possibilità di auto-rappresentarsi e di auto-governarsi. Ascoltando e dando spazio alle opinioni ed alle proposte di tutti.
Ogni qual volta sento parlare un
“politico del fare” mi preoccupo.
Molto meglio che un politico faccia il
minor danno possibile.
Al massimo che esegua la volontà del popolo.
Senza escludere nessuno.
venerdì 11 novembre 2016
Femen: paladine d'amore, democrazia e libertà. Articolo di Luca Bagatin
“Nuda, scalza, ma con una corona di
fiori in testa” è un detto popolare ucraino usato per descrivere
una ragazza povera, ma bella in quanto, con poco, riesce a
valorizzare la propria personalità.
Nude, scalze e con una corona di fiori
in testa sono le Femen, il noto gruppo di “seXtremiste” ucraine
nato contro lo sfruttamento sessuale dei corpi e delle menti, le
quali, nude, manifestano nei luoghi più sensibili del pienata: dalla
Russia putiniana alla Bielorussia di Lukashenko, passando per i Paesi
islamici, per denunciare l'incultura patriarcale e le violazioni
sistematiche dei diritti umani in nome delle ideologie e delle
religioni.
Di Femen mi occupai già in un articolo
alla fine del 2013 sul quotidiano nazionale L'Opinione delle Libertà
(http://www.opinione.it/esteri/2013/12/31/bagatin_esteri-31-12.aspx).
Già allora ero affascinato da questo
movimento spontaneo e spontaneista formato da giovanissime ragazze
nate fra la fine degli Anni '80 ed i primi Anni '90 in quell'Est
europeo martoriato prima dalla dittatura sovietica e poi dal
turbocapitalismo liberale, ovvero da quelle ideologie che, negando la
prima il pensiero di Marx e la seconda l'autentico bisogno di libertà
delle persone, hanno di fatto instaurato nuove forme di autoritarismo
dittatoriale di stampo politico ed economico, oltre che sociale.
E dunque ecco Inna Shevchenko, Anna
Hutsol, Oksana Shachko e le altre manifestarsi nel 2008,
affacciandosi sulla scena politica internazionale attraverso delle
vere e proprie permofmance artistiche ai limiti della provocazione.
Ma, in questo caso, la “provocazione” sembra assumere un
significato diverso da quello originario. Appare come una sorta di
“vocazione in favore” di qualche cosa, ovvero – in questo caso
- dei diritti civili di tutti proprio in quanto esseri umani
pensanti, senza etichette. Una vocazione/invocazione principalmente
in favore delle donne da secoli sottomesse e sfruttate dalla cultura
patriacale e dal sistema commerciale-consumistico-pubblicitario,
oltre che dai dogmi religiosi.
Il corpo nudo delle Femen, unica arma –
peraltro nonviolenta - a loro disposizione, infatti, è l'esatto
opposto rispetto al corpo esibito delle modelle della pubblicità
commerciale. Il loro corpo è proprio lì a voler scioccare lo
spettatore che certo non è abituato ad un messaggio politico forte
trasmesso attraverso un corpo femminile nudo; è un'allusione alla
loro povertà; diviene un manifesto sul quale scrivere slogan contro
la mercificazione, contro la violenza e la prevaricazione del sistema
capitalista, dei regimi autoritari, della morale religiosa che impone
alle donne di non abortire, agli omosessuali di scomparire, alle
persone di non pensare con la propria testa.
E' la ragione principale per le quali
le Femen sono accusate dai media e dai complottisti di essere
finanziate da qualcuno a scopi commerciali o dall'establishment
economico. Salvo dover rendersi conto che queste ragazze sono
totalmente autofinanziate, come dimostra anche l'ottimo saggio di
Massimo Ceresa “Femen – Inna e le streghe senza dio”, edito da
“Tra le righe libri” ed i cui proventi dei diritti d'autore
andranno interamente ad un'associazione di beneficienza che si occupa
di infanzia.
Il saggio di Cerasa - già autore di un
saggio sulle Pussy Riot, altro gruppo rivoluzionario al femminile -
è, in questo senso, rarissimo reportage realizzato in Italia sul
fenomeno Femen.
E dimostra come sia proprio
l'establishment politico e mediatico a temere queste ragazze che,
scardinando il linguaggio dei media e del politicamente corretto,
bucano gli schermi e gli schemi dei benpensanti.
Non è un caso se Femen sono da sempre
bersaglio dei fondamentalisti islamici e cattolici, oltre che dei
gruppi di estrema destra che non sono ancora in grado di abbandonare
i loro retaggi ideologici in favore della libertà di pensiero e
della democrazia autentica.
Nel saggio di Cerasa apprendiamo, anche
grazie ad un'intervista all'attuale responabile del movimento, Inna
Shevchenko, che il loro riferimento ideale di base è il pensiero
marxista e quello socialista di August Bebel, il quale scrisse uno
dei primi saggi femministi, ovvero “La donna e il socialismo”. Un
pensiero totalmente tradito nei Paesi dell'Est e del cosiddetto
“socialismo reale”, ove di reale vi fu solo una dittatura
burocratica ed oligarchica.
Dittatura affatto diversa da quella
attuale in quei Paesi e non è un caso che le Femen siano le
principali oppositrici di regimi quali quello di Lukashenko in
Bielorussia e di Vladimir Putin in Russia (il quale ha reso illegale
il principale partito attivista di opposizione, ovvero il Partito
Nazionalbolscevico dello scrittore Eduard Limonov), al punto che in
questi Paesi furono arrestate e brutalmente torturate e su di loro
pesano dei mandati di cattura.
Dittature peraltro non dissimili da
certa mentalità dittatoriale facente capo alle Religioni Monoteiste
Istituzionalizzate che le Femen combattono in quanto figlie di quella
cultura patriarcale ed oppressiva che ebbe il suo apice durante i
secoli bui del Medioevo.
E dittature non dissimili
dall'ideologia capitalista e di “libero commercio”, ove la
prostituzione – che le Femen combattono strenuamente - ne è forse
la più alta forma di rappresentazione metaforica.
Ecco dunque le nuove paladine della
democrazia, alternative alle varie dittature e forme dittatoriali
sparse nel mondo. Paladine snobbate e vilipese dai più, così come
erano snobbati e vilipesi i rivoluzionari del passato, specie se con
pochi mezzi e nessuna ambizione personale.
I loro seni sono le loro armi. Novelle
Grandi Madri in un mondo sempre meno democratico ed in
decomposizione. E che necessita di amore, democrazia e libertà.
Luca Bagatin
mercoledì 9 novembre 2016
Vince Trump: l'Europa ed i popoli sovrani tirino un sospiro di sollievo ! Articolo di Luca Bagatin
Simpatico non è, ma almeno è
politicamente scorretto al punto giusto da non apparire fasullo. O
quantomeno da apparire meno fasullo della sua ormai ex avversaria.
Non sarà affatto il miglior Presidente
degli Stati Uniti d'America, ma certamente, almeno stando alle sue
proposte, per l'Europa ed un mondo che auspica ad essere più libero
e multipolare, oggi, ci saranno maggiori chances di libertà e forse
anche di democrazia e sovranità.
Donald Trump ha vinto le elezioni
presidenziali USA a dispetto dei boicottaggi mediatici orchestrati
dall'oligarchia liberal-fighetto-mediatica, tutta appiattita in
favore della guerrafondaia Hillary Clinton.
Donald Trump si presenta - come da
miglior tradizione repubblicana statunitense (dimenticata dai Reagan
e dai Bush) - come un isolazionista sul piano politico-militare e
dunque appare come uno che, finalmente, non vuole mettere becco negli
affari degli Stati sovrani come invece fecero tanto i Reagan quanto i
Bush, oltre che i Kennedy, i Nixon, i Clinton e gli Obama, esportando
una loro singolarissima idea di “democrazia” a suon di
bombardamenti su popolazioni inermi.
Chissà che gli Stati Uniti d'America,
dopo aver destabilizzato la penisola balcanica; dopo aver
destabilizzato la Libia ed il Medioriente socialista e laico; dopo
aver destabilizzato e continuare a destabilizzare l'America Latina
socialista e libertaria, non stiano imparando la lezione: farsi gli
affari propri; rendere grande il proprio Paese senza andare a scapito
degli altri; attuare politiche protezionistiche e sovraniste.
Politiche che Donald Trump sembra voler
attuare. In primis rinunciando al Grande Mercato Transatlantico
(TTIP), che avrebbe di fatto inglobato l'Europa nel mercato
statunitense, con enormi svantaggi per i nostri mercati (già prede
della concorrenza straniera, cinese in primis) e con grandi svantaggi
per le produzioni locali, l'ambiente ed i diritti dei lavoratori (già
di per sé pressoché smantellati). Oltre a ciò Trump punta ad
innalzare le barriere doganali, privilegiando così i prodotti
statunitensi ed i lavoratori autoctoni, sfavorendo l'immigrazionismo.
Politiche che anche un'Europa che ambisse ad essere sovrana, più
sociale e più democratica, ovvero meno “liberista”, dovrebbe
certamente iniziare a ripensare proprio per arginare una
globalizzazione che ha svantaggiato sia coloro i quali erano già
poveri, che quella classe media ormai trasformatasi in nuova classe
proletaria e che è stanca di subire le politiche di austerità delle
Banche Centrali e del Fondo Monetario Internazionale.
Trump, a differenza dei governi
precedenti (non solo quello Clinton e Obama, ma anche Bush), intende
inoltre andare allo scontro con il mercato cinese, che ha invaso
ormai il pianeta, svantaggiando tutti quanti. Ed intende finalmente
tornare a dialogare con la Russia, ponendo fine ad un clima di nuova
Guerra Fredda che ha caratterizzato le ultime amministrazioni
statunitensi. Iniziando, peraltro, a rendere le truppe Nato meno
impegnate ad Est, trasformando il Patto Atlantico in uno strumento
contro il vero nemico dell'Occidente, ovvero il terrorismo islamico.
Se da un lato negli USA non vi sarà
alcune rivoluzione popolare e democratica autentica - come sarebbe
diversamente stato possibile con una eventuale vittoria del
socialista Bernie Sanders - dall'altro il mondo libero – forse –
può quantomeno tirare un sospiro di sollievo.
Auguriamoci che il neoeletto Presidente
USA intenda anche porre fine alla destabilizzazione in atto in
America Latina e, diversamente, inizi a dialogare con spirito
pacificatore e di collaborazione con i Paesi dell'ALBA, ovvero
dell'Alleanza Bolivariana per le Americhe, che comprendono – fra
gli altri - il Venezuela, la Bolivia, l'Ecuador, Cuba e il Nicaragua.
Tutti Paesi, ultimo proprio il Nicaragua che ha riconfermato alla
guida del Paese il sandinista Daniel Ortega domenica scorsa, a guida
socialista, libertaria e bolivariana.
La via maestra che i popoli
dell'America Latina hanno indicato da tempo è una via democratica,
sovranista, protezionista, socialista libertaria, fatta dal popolo ed
in favore del popolo.
Sembra che anche l'Europa stia da tempo
ritenendo che la strada liberal-capitalista di apertura totale dei
mercati e delle frontiere, voluta e imposta dalle élite
economico-finanziarie e privilegiata in particolare dalle forze
cosiddette “progressiste”, non sia affatto la migliore, ed abbia,
diversamente, generato unicamente povertà diffusa e nuove
diseguaglianze.
Il voto in favore di Trump fa davvero
pensare che anche gli Stati Uniti d'America necessitassero di un
cambio di passo in questo senso.
I media occidentali hanno in tutti
questi sensi creato unicamente un eccessivo, pericoloso ed inutile
allarmismo. Gli elettori, ad ogni modo, li hanno smentiti. Un altro
punto il favore dei popoli sovrani. Un'altra sconfitta delle élite
globaliste.
Luca Bagatin
lunedì 7 novembre 2016
venerdì 4 novembre 2016
"La televisione è un medium di massa e il medium di massa non può che mercificarci e alienarci" (Pier Paolo Pasolini)
"Il successo non è niente. Il successo è l'altra faccia della persecuzione. Il successo è sempre una cosa brutta per un uomo"
(Pier Paolo Pasolini)
mercoledì 2 novembre 2016
"Novembrate". Riflessioni by Luca Bagatin
Le radici dell'Europa sono pagane e gnostiche, non certo giudaico
cristiane.
Il Vaticano, fra gli altri, se ne faccia una ragione.
Non mi sono mai curato delle persone di successo e, spesso, le ho
sempre detestate.Il Vaticano, fra gli altri, se ne faccia una ragione.
Preferisco gli sfigati. Sono molto più profondi e interessanti.