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domenica 29 luglio 2018

Arte contro pornocrazia. Riflessioni brevi di Luca Bagatin

Nell'epoca dell'ipersessualizzazione dei costumi e dei consumi imposta dall'economia liberale, dal modello inculturale tecnomodernista, l'arte viene accomunata alla pornografia.
Quando invece la vera pornografia, la vera pornocrazia, è il capitalismo assoluto.


Non capisco chi cura l'estetica della propria persona all'estremo.
Meno che meno quelli o quelle che si rifanno, assomigliando a clown.
Penso che siano ridicoli e perdano tempo.
La natura è natura e va accettata.
Ciò che si può curare - e poco si fa - è solo la propria interiorità.


La gente teme la democrazia e pensa che libertà sia qualche cosa che attiene il danaro e la sfera economica (più hai danaro più hai libertà...una vera assurdità).
 

Personalmente sono per la democrazia e la libertà autentiche, il che presuppone libertà dal danaro e dall'interesse economico, comunità federate, indipendenti e autogestite e spirito di sacrificio e collaborazione. 



venerdì 27 luglio 2018

Civiltà dell'Amore contro Società dello Spettacolo

A Mario Appignani Cavallo Pazzo
Pier Paolo Pasolini e Mario Appignani

E' chiaro che, nella Società dello Spettacolo, ovvero nella Inciviltà della Morte Civile, anche una manifestazione che utilizzi il linguaggio dello spettacolo, clownesca, goliardica, boccaccesca, può essere utile. Lo comprese il d'Annunzio di Fiume e così l'Asso di Cuori Guido Keller. Lo compresero i radicali degli Anni '70 e gli Indiani Metropolitani: primo fra tutti Mario Appigniani Cavallo Pazzo. Lo comprese lo Schicchi di Diva Futura, lo compresero le Femen e i Nazionalbolscevichi di Limonov.
Usare la spettacolarizzazione per farsi beffe della Società dello Spettacolo, del consumismo, del capitale, del liberalismo, dell'autoritarismo e di tutta la merda che tutto ciò si porta dietro.


(Luca Bagatin) 

martedì 24 luglio 2018

Il mio ricordo di Oksana Shachko: paladina d'amore, democrazia e libertà. Articolo di Luca Bagatin

Non riesco a credere che Oksana non ci sia più.
Era la più bella delle attiviste Femen, a parer mio. Quella che in me suscitava maggiore passione e sensibilità, al punto che qualche anno fa, dopo aver scritto l'ennesimo articolo sul loro attivismo (http://amoreeliberta.blogspot.com/2016/11/femen-paladine-damore-democrazia-e.html), decisi di apporre sulla fascia destra del mio blog "Amore e Libertà" una sua foto - volendo così inserirla quale icona d'Amore e Libertà - e in diversi post alle Femen dedicati, posi spesso la sua immagine in risalto. Dedicando a lei e a tutte le eroine e le donne dell'Est, finanche una poesia.
Oksana Shachko era un'artista ucraina, oltre che un'attivista contro la mercificazione dei corpi e delle menti e contro l'autoritarismo della politica e della religione. Oksana era l'incarnazione del detto ucraino: "Nuda, scalza, ma con una corona di fiori in testa". Una ragazza povera ma bella, che con poco riesce a valorizzare la sua personalità.
Fra le co-fondatrici di Femen nel 2008, Oksana sarà costretta a rifugiarsi nel 2013 in Francia in quanto perseguitata politica nel suo Paese a causa del suo attivismo. A Parigi, ritiratasi alcuni anni fa dal movimento Femen, si dedicherà alla pittura, ispirandosi alle icone ortodosse, ma renterpretandole in chiave trasgressiva e umanista, sostenendo che "La vera arte è la rivoluzione".
Oksana aveva già tentato in passato il suicidio pare. Si è impiccata il 23 luglio, a 31 anni, lasciando una lettera d'addio ai suoi amici e una scritta in inglese: "Siete tutti un falso".
Mi sento di comprendere il gesto di Oksana, che è il gesto estremo scelto anche da Alex Langer e da Roberta Tatafiore, anche loro - peraltro - attivisti per l'ambiente, i diritti civili e delle donne.
Noi persone sensibili, che vorremmo un mondo diverso, meno falso, meno violento, meno mercificato, meno perverso, non sempre riusciamo a reggere alla pressione esterna.
Talvolta decidiamo di volare via, come hai fatto anche tu, dolcissima e bellissima Oksana.
Ti voglio e ti ho sempre voluto bene e vorrei ricordarti con la poesia che segue, che ho dedicato a te e a tutte le donne che lottano. Ti tengo nel mio cuore.

Donne dell'Est

di Luca Bagatin
(del 21 marzo 2017)

Nude, scalze, con una corona di fiori in testa
Siete pronte a far la festa
Al patriarcato familista
e all'occidentale consumista.
Oppure con un bavaglio sulla bocca
e la bandiera rossa
scavate la fossa all'ignoranza crassa,
dei media che nulla sanno di voi
e mai parlan degli Eroi.


Luca Bagatin

In difesa della democrazia partecipativa. Articolo di Luca Bagatin

Che il superamento dell'elettoralismo e del parlamentarismo sia inevitabile non sappiamo, che sia auspicabile in favore della democrazia partecipativa, sarebbe certamente positivo per la democrazia stessa.
Sarebbe auspicabile in quanto la democrazia prevede che sia il popolo stesso a decidere per sè stesso, senza mediazioni di sorta, fatte di ideologismi, di lobbismi ed interessi particolari, come spesso rischia di accadere.
Davide Casaleggio dice quindi una cosa giusta, per quanto egli ravvisa che ciò sia possibile attraverso la rete web.
Personalmente ho parecchi dubbi relativamente alla democraticità e trasparenza della rete, oltre che dell'effetiva efficacia del mezzo, oggi certamente utile, ma che limita fortemente la vera comunicazione e l'effettivo dibattito fra le persone, producendo spesso assurdi odi incrociati e invettive. In questo senso il web appare come un prolungamento della televisione e dei mass media in generale, totalmente avulsi dalla realtà delle persone comuni e rispondenti piuttosto a logiche mercantilistiche e di audience.
Affinché la democrazia partecipativa sia possibile sono dunque necessarie delle assemblee popolari pubbliche. Ove le persone tornino a parlarsi e a confrontarsi direttamente, guardandosi negli occhi. Venendo meno le sezioni di partito di un tempo, che erano anche palestre di formazione politica e di confronto, oggi, è più che mai auspicabile un sistema assemblearista aperto, su base federata il più possibile: a partire dai quartieri e via via sino ai livelli superiori. Ovvero dalla periferia sino al centro.
Un sistema di questo tipo è peraltro per molti versi profetizzato dal saggista Van Reybrouck nel suo libro "Contro le elezioni - perchè votare non è più democratico", edito da Feltrinelli e nel quale egli propone un sistema ove il Parlamento sia composto da persone estratte a sorte (una proposta peraltro contenuta anche nel saggio "Semplicemente liberale" di Antonio Martino, se non ricordo male) ed è un sistema non lontano da quello cubano - ove i candidati all'Assemblea Nazionale sono scelti a partire da assemblee di quartiere, su vari livelli e i deputati svolgono il loro lavoro a titolo gratuito, quale servizio alla comunità - o da quello libico gheddafiano nel quale vi erano congressi e comitati popolari aperti.
Il sistema della democrazia partecipativa sarebbe quanto di più democratico possibile, ma ciò presuppone che si investa fortemente nella scuola e nella formazione politica delle persone. I partiti stessi, le associazioni culturali, le fondazioni ecc... dovrebbero e potrebbero mutare la loro funzione in questo senso, ovvero tornare ad essere luoghi dove formare le persone.
Nella scuola (oltre che nella sanità) si dovrebbe investire almeno il 50% del PIL perché unico vero settore di crescita e di sviluppo umano, che è di gran lunga più importante della crescita economica, utile solo a chi vuole arricchirsi e accumulare beni materiali.
La democrazia partecipativa presuppone anche che ogni realtà locale torni ad essere una comunità di persone che vivono la medesima situazione e non un insieme di atomi separati, ciascuno arroccato nel proprio orticello e nel proprio particolaristico ed egoistico interesse.
In questo senso la democrazia partecipativa si coniuga con un sistema che superi egoismo, interesse e capitalismo, ovvero introduca forme di autogestione socialista ove ogni cittadino sia responsabile nei confronti di sè stesso e dunque dell'intera comunità.
Utopia ?
Le Civiltà Matriarcali, ancora oggi esistenti, si fondavano e fondano su questo. Ed erano e sono civiltà pacifiche e libere della mercificazione indotta dalla modernità liberale, dalla crescita illimitata, dallo sfruttamento, da un progresso che in realtà è solo regresso umano ed ecologico.
Questa la base di una possibile civiltà egualitaria, autogestita, ecologista, partecipativa e dunque pienamente democratica.

Luca Bagatin

venerdì 20 luglio 2018

Pier Paolo Pasolini, un cristiano anticlericale per la Civiltà dell'Innocenza e dell'Amore

"...nulla mi pare più contrario al mondo moderno di quella figura: di quel Cristo mite nel cuore, ma «mai» nella ragione, che non desiste un attimo dalla propria terribile libertà come volontà di verifica continua della propria religione, come disprezzo continuo per la contraddizione e per lo scandalo. Seguendo le «accelerazioni stilistiche» di Matteo alla lettera, la funzionalità barbarico-pratica del suo racconto, l’abolizione dei tempi cronologici, i salti ellittici della storia con dentro le «sproporzioni» delle stasi didascaliche (lo stupendo, interminabile discorso della montagna), la figura di Cristo dovrebbe avere, alla fine, la stessa violenza di una resistenza: qualcosa che contraddica radicalmente la vita come si sta configurando all’uomo moderno, la sua grigia orgia di cinismo, ironia, brutalità pratica, compromesso, conformismo, glorificazione della propria identità nei connotati della massa, odio per ogni diversità, rancore teologico senza religione.”

(Pier Paolo Pasolini) 

"Nulla muore mai in una vita. Tutto sopravvive. Noi, insieme, viviamo e sopravviviamo. Così anche ogni cultura è sempre intessuta di sopravvivenze. Nel caso che stiamo ora esaminando [La ricotta] ciò che sopravvive sono quei famosi duemila anni di "imitatio Christi", quell'irrazionalismo religioso. Non hanno più senso, appartengono a un altro mondo, negato, rifiutato, superato: eppure sopravvivono. Sono elementi storicamente morti ma umanamente vivi che ci compongono. Mi sembra che sia ingenuo, superficiale, fazioso negarne o ignorarne l'esistenza. Io, per me, sono anticlericale (non ho mica paura a dirlo!), ma so che in me ci sono duemila anni di cristianesimo: io coi miei avi ho costruito le chiese romaniche, e poi le chiese gotiche, e poi le chiese barocche: esse sono il mio patrimonio, nel contenuto e nello stile. Sarei folle se negassi tale forza potente che è in me: se lasciassi ai preti il monopolio del Bene".

(Pier Paolo Pasolini)



Queste le parole di un eretico, anticlericale ma cristiano, come Pier Paolo Pasolini.
Un eretico, anticlericale e cristiano contro la modernità e il consumismo che tutto hanno distrutto.
Persino l'Amore e quindi la Libertà.


L. B.

Nicaragua: Evo Morales denuncia le «strategie criminali» degli Stati Uniti per rovesciare Ortega (articolo tratto da L'Antidiplomatico)

Articolo tratto da: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-nicaragua_evo_morales_denuncia_le_strategie_criminali_degli_stati_uniti_per_rovesciare_ortega/5694_24786/ 

Il leader indigeno boliviano ha inoltre evidenziato che nel luglio del 1979 con il trionfo del Fronte di Liberazione Nazionale Sandinista (FSLN) contro il dittatore Anastasio Somoza Debayle, ha avuto inizio un «un periodo di cambiamenti epocali in Nicaragua»

Il presidente boliviano Evo Morales saluta il 39° anniversario della Rivoluzione Sandinista e denuncia le «strategie criminali» dell’impero contro il Nicaragua. Strategie criminali che si dipanano su più fronti, dall’economico al mediatico, per accerchiare il governo Ortega e costringerlo ad abbandonare il potere nonostante la recente elezione dove  il Fronte Sandinista ha ottenuto quasi il 70% delle preferenze dei nicaraguensi.

Attraverso un tweet Evo Morales omaggia la Rivoluzione Sandinista e denuncia il ruolo delle famigerate agenzie USA impegnate nella destabilizzazione del governo Ortega: «Nell’anniversario del trionfo della Rivoluzione Sandinista, bisogna denunciare che l’impero sta dispiegando strategie criminali contro il governo del fratello Daniel Ortega. USAID e NED sostengono apertamente la violenza. Respingiamo l’ingerenza».

Il leader indigeno boliviano, già cocalero e dirigente del sindacato dei cocaleros, ha inoltre evidenziato che nel luglio del 1979 con il trionfo del Fronte di Liberazione Nazionale Sandinista (FSLN) contro il dittatore Anastasio Somoza Debayle, ha avuto inizio un «un periodo di cambiamenti epocali in Nicaragua».
  Da oltre tre mesi, in Nicaragua vi sono proteste violente scoppiate dopo l'entrata in vigore di una controversa riforma dell'Istituto nazionale di sicurezza sociale (INSS), approvata con l'obiettivo di aumentare il contributo delle imprese e dei lavoratori. Sebbene l'emendamento sia stato revocato, i manifestanti hanno intrapreso la via della violenza con l’obiettivo di rovesciare il governo sandinista con l’esplicito sostegno degli Usa e delle gerarchi cattoliche.

Ortega, nel frattempo, denuncia che dietro questi atti violenti, che hanno causato la morte di oltre 200 persone, tra cui bambini, donne e funzionari, c'è una «cospirazione» guidata da gruppi sostenuti dagli Stati Uniti e da narcotrafficanti.

In questo senso, il presidente nicaraguense, attraverso un messaggio trasmesso dalla moglie (il vicepresidente del paese), Rosario Murillo, ha invitato il popolo a seguire la via del cristianesimo, del socialismo e della solidarietà per ottenere «sicurezza, pace, lavoro e vita».


mercoledì 18 luglio 2018

"Zona Industriale" di Eduard Limonov. Articolo di Luca Bagatin

Ho incontrato alcune settimane fa l'editore Sandro Teti nel suo studio romano e gli ho chiesto che cosa pensasse di Eduard Limonov, di cui ha editato nei mesi scorsi il romanzo "Zona Industriale".
Mi ha risposto così: "E' un uomo affascinante, sui generis. Mi ha colpito per il suo distacco dalle cose e dal danaro, per il suo comportamento ascetico, tranne che in ambito sessuale...".
Sandro Teti conobbe Limonov negli Anni '90, davanti al mausoleo di Lenin fatto chiudere da Eltsin, ove si erano riuniti diversi oppositori al nuovo regime pseudo democratico della Federazione Russa.
Proprio in quegli anni Limonov e un manipolo di giovani e giovanissimi "desperados" delle periferie russe, fonderanno il Partito Nazional Bolscevico, quello che diverrà il principale partito d'opposizione al governo di Putin e che da questi sarà - unico partito in Russia a subire tale destino - messo fuorilegge nel 2007.
Eduard Veniaminovich Savenko, più conosciuto con il nome di Eduard Limonov e divenuto popolare nel mondo grazie al romanzo biografico - nel quale però Limonov non si riconosce affatto - "Limonov" scritto da Emmanuel Carrére, è una via di mezzo fra Gabriele d'Annunzio, Pasolini e Giacomo Casanova. E' ed è stato, oltre che leader e dissidente politico: scrittore, poeta, giornalista, vagabondo, soldato.
Di lui ho parlato in diversi articoli - il principale dei quali potete leggere a questo link http://amoreeliberta.blogspot.com/2018/05/eduard-limonov-un-dissidente-dalla.html - e in un'intervista che ho fatto al curatore del sito web che raccoglie gran parte della sua attività, José Setien: http://amoreeliberta.blogspot.com/2018/06/eduard-limonov-un-dissidente-dalla.html.
Limonov ha scritto almeno sessanta libri, di cui pochissimi editi in Italia. Sono principalmente romanzi autobiografici ove, attraverso la sua avventurosa vita egli parla delle vicende della Russia sovietica e soprattutto post-sovietica.
Sandro Teti mi ha detto che vorrebbe editare prossimamente altri due suoi libri: "Vacanze americane" e "Palach il boia".
"Zona Industriale", che l'Autore definisce "romanzo moderno", narra delle sue vicende appena uscito dal carcere di Lefortovo, ove ha scontato la pena a due anni e mezzo con l'accusa di traffico d'armi e tentativo di colpo di stato in Kazakistan.
Il libro è dunque ambientato fra il 2004 ed il 2007, principalmente nella periferica zona industriale moscovita di Syry, ove Limonov andrà a vivere in un appartamento fatiscente e malmesso, affittato da due suoi amici.
Limonov è accompagnato sempre dalle sue guardie del corpo, i suoi fedeli nazbol, osannati anche dalla compianta giornalista Anna Politkovskaja, i quali sono divenuti celebri e per questo perseguitati in Russia per le loro azioni goliardiche di protesta contro il governo di Putin attraverso lanci di uova e pomodori alle autorità e occupazione di uffici del potere, ricordando per molti versi le imprese goliardiche dei legionari fiumani fedeli al Vate d'Annunzio.
All'uscita dal carcere Limonov è atteso dalla sua fedele compagna, la ventenne Nastja, militante nazionalbolscevica molto più giovane di lui e che soprannominerà "bambina bulterrierrina" in quanto sempre in compagna del suo enorme cane bulterrier, che andrà con loro a vivere nell'appartamento di Syry, almeno sino a quando le incomprensioni fra Limonov e Nastja non faranno loro prendere strade diverse.
Nastja regalerà a Limonov un simpatico ratto bianco femmina, che egli battezzerà Krys ed al quale in "Zona Industriale" sono dedicate pagine bellissime e commoventissime. Il rapporto fra l'apparentemente "cinico" e "duro" Limonov e Krys è davvero molto tenero. Krys ama il sapone da bucato e odora di quello. Ama saltare sulle gambe e sulle spalle del Nostro e correre per l'appartamento. Purtroppo Limonov apprende che i topi, a dispetto o proprio in quanto animali molto vispi e energici, vivono pochi anni. Quando vede la sua Krys indebolirsi si intristisce e non accetta il suo invecchiare e, quando Krys, il 10 marzo 2005 muore, Limonov le costruisce con una scatola un giaciglio, mettendovi dentro ovatta come cuscino e una ghirlanda che le pone attorno ai fianchi. E la fa seppellire dalle sue guardie del corpo nella cavità di un albero. Le voleva davvero bene.
Limonov si descrive come un cinico, ma in realtà è un uomo che ama. E che ha amato le sue numerose donne, tutte molto più giovani di lui, spesso "bad girl", ragazze alternative a tratti punk, un po' come lui, che sono state sue mogli e amanti. Per quanto i rapporti fra lui e l'altro sesso siano stati piuttosto burrascosi.
In "Zona Industriale" l'Autore descrive lungamente il suo rapporto con l'Attrice, la donna che gli darà due bellissimi figli: Bogdan e Aleksandra. L'Attrice è la sua ultima moglie, il cui rapporto descrive come quello di uno "sciamano" con la sua "Venere". Rapporto passionale ma anche burrascoso, fatto di incomprensioni, durato alcuni anni. Anni nei quali il Nostro non smette di fare politica e, assieme a Kasparov e a Kasyanov, organizza una coalizione antigovernativa - L'Altra Russia - composta da nazionalbolscevichi, liberali, comunisti e nazionalisti, la quale portroppo naufragherà a causa dei litigi interni alla componente liberale.
Nel libro Limonov esalta, fra le altre cose, il sesso, inteso non nella sua funzione riproduttiva ma di "love making", parlando della sua "teoria del superamento della solitudine cosmica", ovvero la solitudine umana - che rischia di far appassire l'essere umano - può essere superata solo attraverso il sesso, sia esso eterosessuale che omosessuale, ovvero unendosi a un altro essere umano, anch'egli avvolto in questo senso di solitudine cosmica. In questo senso Eduard Limonov si riconferma al contempo degno erede e compagno d'erotismo di Casanova e del già citato d'Annunzio.
Alcuni capitoli di "Zona Industriale" sono dedicati a riflessioni di ordine spirituale e metafisico, a interpretazioni personali della Bibbia, a interpretazioni attorno all'universo femminile, grande Mistero che affascina da sempre il Nostro e con il quale ha da sempre un rapporto alterno, di amore e conflittualità, persino con l'anziana madre il quale lo rimprovera al telefono affettuosamente di dover mettere "la testa a posto" e di smettere con le sue "stramberie".
Eduard Limonov non si è mai arricchito grazie al suo lavoro. E' un eterno giovane di 75 anni. Un dissidente integrale. Un erotico-eretico con i suoi occhiali, il suo pizzetto, i suoi capelli rasati ai lati e dietro in stile post-punk. Un personaggio da romanzo. Un "cinico" dal cuore tenero che ha affascinato e continuerà ad affascinare generazioni di giovani delle estreme periferie dell'Est e dell'Ovest del pianeta terra, che lottano dalla parte dei più deboli.

Luca Bagatin

sabato 14 luglio 2018

"Riflessi incondizionati - Parte seconda" di Luca Bagatin

RIFLESSI RIFLESSI

Le persone ti danno retta solitamente quando la pensi come loro.
Poi si eclissano. Meglio rimanere soli.
E non eclissarsi mai.
Meglio rimanere soli.
Soli e splendenti, con i nostri raggi.

Il problema della miseria secondo me è sempre la ricchezza.
Se detieni troppe risorse e danaro, vuol dire che le stai sottraendo ad altri (poco importa se legalmente o illegalmente).
Non ho simpatia per chi ha troppe risorse e ricchezze.
Sin da bambino non ho mai ambito a diventare ricco, ma ho sempre ambito al contrario: abolire i ricchi e rendere tutti un po' più sereni.

Ciascuno tira acqua al suo mulino ideologico, senza andare oltre.
Personalmente ho i miei riferimenti politico culturali, che sono socialisti e autogestionari, ma non ho una ideologia.
Non sono mai riuscito a sposarne in toto nessuna, così come non sono mai riuscito a sposare una donna (molti si sposano e tradiscono, io non mi sposo ma non ammetto nessun tradimento).
Occorre approfondire sempre e andare oltre gli steccati.
Il rimanere fissi su qualcosa porta solo a disaccordi inutili in un mondo già zeppo di divisioni.
Perché farsi il sangue amaro ?
Già la vita è difficile e triste.
Sapete cosa vuol dire farsi la guerra ideologica ?
A tutto questo preferisco l'auto isolamento.
Amo l'isolamento per una ragione: permette di ricongiungersi con ciò che di più profondo c'è in ciascuno.
E permette in parte di capire l'assurdità della vita.

La prima volta che cercai lavoro avevo 19 anni.
Mi recai all'Unione Industruali, che allora metteva in contatto i giovani con le imprese e mi chiesero:
"Che cosa cerca?".
"Un lavoro stabile".
Mi fu risposto con un ironico sorriso: "Beh, stabile, non esageriamo !".
Già allora cominciava la precarizzazione e c'è chi aveva di che ironizzare.
Vent'anni dopo sarebbe mancato anche il lavoro.

Detesto discutere con le persone.
Per questo, se posso, evito le persone.
Se non mi riesce, con le persone, preferisco uscirci a bere e a chiacchierare.
Le discussioni non le ho mai sopportate nemmeno con le mie ex.
Che infatti sono ex.

Per principio non accetto mai offerte commerciali da società private.
In sostanza non rispondo mai ai call center.
Chiamatemi solo quando queste società torneranno in mano pubblica.



Per indole e carattere detesto tutto ciò che è moderno o progressivo.
Sono un tradizionalista e un conservatore e per questo sono un socialista.
Vivi con poco, disfati del non necessario.
Nessuna innovazione esteriore.
Solo evoluzione interiore.
Verrà il giorno in cui il profitto e il guadagno saranno considerate vizi e malattie da curare.

Alla modernità giacobina, che distrugge ogni coscienza collettiva e diversità, preferisco il mondo arcaico, contadino, pasoliniano. Sono per il superamento del danaro e il recupero dell'arcaismo in ogni sua forma, compreso il ritorno al sistema del baratto e a un'economia egualitaria, ovvero all'economia del dono. Detesto ogni forma di accumulo egoistico e di sfruttamento, frutto della follia dell'essere umano non risvegliato.

"Riflessi incondizionati - Parte prima" di Luca Bagatin (clikka qui per leggere)

 Musica del video: Victor Argonov Project

Unità: festa nazionale del Partito Comunista a Roma. Articolo di Luca Bagatin

Si è tenuta, dal 5 al 15 luglio, nel parco del Circolo "Concetto Marchesi" nel quartiere popolare Tiburtino III di Roma, la consueta festa nazionale del Partito Comunista - dal titolo "Unità - con musica, balli, cibo e dibattiti.
Presente anche il Segretario generale Marco Rizzo, il quale, intervistato dal giornalista del TG 3 Maurizio Mannoni, non ha lesinato critiche al capitalismo, all'Unione Europea oligarchica e al reddito di cittadinanza, ricordando che i comunisti sono per il lavoro per tutti, la lotta al precariato e non per la promozione del consumismo e l'incentivazione di "desideri individuali", tanto amati da quella che egli definisce la "sinistra fucsia", con la quale il Partito Comunista non ha nulla a che spartire.

Marco Rizzo e Luca Bagatin
Molto radicato nel quartiere, costruito da ex militanti del PCI, il Partito Comunista - che di recente ha aperto anche una sezione a Pordenone - vede la presenza di numerosissimi giovani dai 18 ai 25 anni, militanti del Fronte della Gioventù Comunista, i quali hanno animato la serata e hanno svolto un servizio cucina e bar davvero encomiabile.
Nel corso delle serate - una delle quali in ricordo di Rino Gaetano e una in ricordo del poeta sovietico Majakovskj interpretato dall'attore e cantautore Pierpaolo Capovilla - hanno suonato band del calibro di "David Short Brass Factory", "Giulia Ananìa e Bella Gabriella", "Enrico Capuano e la Tammuriata Rock", "Radici nel cemento" e si è, nei pomeriggi, dibattuto di diritto alla casa e speculazione edilizia, situazione in Palestina, immigrazione, sport popolare e molto altro.

Luca Bagatin

lunedì 9 luglio 2018

"Simbolo d'Amore". Poesia di Luca Bagatin

Simbolo d'Amore
Poesia di Luca Bagatin
Foto di Antonio Rodríguez
Modella: María José Peón Márquez


Bellezza iberica
in questo deserto
chiamato vita.
Rischiari il cammino
di noi poeti,
cantori di femminile bellezza.
Il Dio Eros ti creò
per mostrare a noi,
comuni mortali,
un simbolo d'Amore
al quale ispirarci.
E così,
quel simbolo che sorge dalle acque primordiali
sei Tu, Venere moderna
in un mondo alla ricerca della Luce.

Luca Bagatin

Riflessioni socialiste in camicia rossa di Luca Bagatin

Porto camicie e magliette rosse da una vita.
Lo faccio in onore a Garibaldi e al socialismo.
Ovvero per le ragioni opposte rispetto a liberali, sinistri e europeisti al caviale.

Una fra le differenze fondamentali fra il socialismo e la sinistra è che, mentre il primo ritiene che il capitalismo non sia riformabile e che solo l'uscita da esso possa generare condizioni di eguaglianza e libertà per tutti, la sinistra ritiene che i poveri, gli indigenti, vadano aiutati, come se fossero dei piccoli bisognosi di cure, ma da tenere a bada.
La sinistra è pietista, borghese, anti popolare, assistenzialista.
Il socialismo è emancipatorio, proletario, popolare, populista e autogestionario.
Personalmente sono socialista e garibaldino proprio perché non sono né di sinistra né di destra.
Penso che dividere gli sfruttati e i proletari, ovvero i socialisti, sia, sin dalla borghese Rivoluzione Francese, lo scopo della destra e della sinistra, ovvero dell'alta e della media borghesia.

"Se Mira, se Kim", romanzo ucronico di Andrea Marsiletti. Recensione di Luca Bagatin tratta da Liberalcafé

Mira è un'insegnante trentacinquenne di Parma, componente del Partito Comunista Italiano in un'Italia alternativa rispetto a quella che conosciamo. Un'Italia socialista non revisionista, ove è stata abolita la proprietà privata e i mezzi di produzione sono stati messi in comune. Esistono solo attività statali e cooperative. Ogni differenza di classe è stata abolita, c'è piena occupazione e tutti
dispongono di un'abitazione e vivono in kommunalki, ovvero abitazioni comuni ove l'ingegnere divide il suo spazio con l'operaio e ciò - fra l'altro - ha favorito la socializzazione fra le persone. Un'Italia ove la crimintalità, il terrorismo e la mafia sono stati debellati e l'immigrazione è solo un miraggio, in quanto i principi marxisti-leninisti prevedono che ciascun popolo debba lottare per la propria emancipazione e non sfruttare la manodopera a basso costo favorendo un cosmopolitismo senza confini.
Questa la realtà immaginata da Andrea Marsiletti, autore del romanzo ucronico "Se Mira, se Kim" edito da Bloom.
Andrea Marsiletti è direttore di ParmaDaily, quotidiano online di Parma e proprio in questa città simbolo è ambiento gran parte del suo romanzo d'esordio, frutto dei suoi studi e di un suo viaggio a Pyongyang - nel settembre 2016 - come relatore del "Seminario internazionale sullo Juche e l'antimperialismo".
Lo Juche è il sistema ideologico comunista della Corea del Nord ideato da Kim Il Sung negli Anni '50, che al marxismo-leninismo unisce i principi del patriottismo coreano.
Il romanzo è un viaggio ucronico anche nello Juche, in quanto Mira è fidanzata con Kim, addetto all'Ambasciata della Corea del Nord con sede nella nuova Capitale d'Italia, ovvero Firenze.
Ma come ha fatto l'Italia ucronica immaginata da Marsiletti a diventare un Paese socialista reale ?
A seguito di un attentato al Segretario del PCI Palmiro Togliatti, ucciso da un esaltato nel 1948, gli ex partigiani e i comunisti ripresero le armi e fecero la rivoluzione, guidata da Pietro Secchia, il quale, una volta vinta la rivoluzione diventerà Capo del Governo. Del primo governo comunista d'Italia, che si doterà di una Costituzione comunista (i cui articoli - ideati dall'Autore - sono inseriti in appendice al romanzo) e lo Stato prenderà la denominazione di Repubblica Popolare d'Italia, mantenendo quale bandiera nazionale il Tricolore, con l'aggiunta di una stella rossa al centro.
La città che maggiormente si spese per il trionfo del comunismo sarà la sanguigna e popolare Parma, che l'Autore descrive facendo un parallelismo fra la Parma reale di oggi e quella socialista reale del romanzo, immaginandosi egli stesso uno dei personaggi minori, nei panni, ovviamente, di sé stesso, direttore di un ParmaDaily...comunista.
Il romanzo, ad ogni modo, oltre a raccontare tale realtà alternativa, è incentrato sulle vincende di Mira, ortodossa comunista stalinista sempre a caccia di revisionisti, trotzkisti e "rottamatori", come ad esempio il suo ex compagno di liceo nonché suo primo amore Pietro Privitera, bibliotecario e appassionato studioso di Vangeli apocrifi, gnosi e spiritualità orientale - in particolare buddhista - che egli ritiene essere compatibile e contigua con gli ideali marxisti, ponendo al centro l'essere umano e ricercando una via per la liberazione dalla sofferenza.
"Se Mira, se Kim", ad ogni modo, è anche il teatro di una guerra imminente fra un Giappone ritornato ad essere nazifascista e imperialista - alleato agli Stati Uniti d'America - e la Corea del Nord guidata da Kim Jong Un, che difende la sua indipendenza e il suo modello socialista e sarà proprio tale evento di portata epocale a segnare le vite di Mira e del suo innamorato Kim, sino al colpo di scena finale.
Romanzo appassionato, a tratti estremo, a tratti romantico, l'opera prima di Andrea Marsiletti incuriosirà certamente tutti i cultori del genere storico "alternativo", che mescola eventi e personaggi storici reali, anche contemporanei, in un contesto immaginario dai contorni che più rossi di così non si può.

Luca Bagatin

L'attivista panafricano Kemi Seba in Italia


"Il nemico dei popoli non sono i migranti, ma piuttosto quelli che saccheggiano e distruggono le nazioni costringendo le persone a migrare. Solo l'unità dei popoli oppressi di fronte all'oligarchia atlantista permetterà alle varie forme di umanità di emanciparsi "

(Kemi Seba) 

Vedi anche il seguente articolo:

mercoledì 4 luglio 2018

Nato il 4 luglio: Giuseppe Garibaldi, l'amico degli umili e dei popoli

Giuseppe Garibaldi: l'amico degli umili e dei popoli. Articolo di Luca Bagatin del 10 marzo 2017

La figura di Giuseppe Garibaldi (1807 - 1882) è ancora oggi poco conosciuta, in quanto poco studiata ed approfondita, specie attraverso gli scritti di coloro i quali vissero e combatterono con lui e ne descrissero le gesta. Prima fra tutti la biografa e giornalista, oltre che patriota Jessie White Mario (1832 – 1906), le cui opere dell'epoca non risultano più essere state di recente ripubblicate.
Purtroppo sulla figura di Garibaldi, salvo gli storici contemporanei Denis Mack Smith ed Aldo A. Mola, pochi sono coloro i quali hanno scritto del Generale in modo obiettivo, senza livore complottistico ed antirisorgimentale tipico di coloro i quali hanno preferito seguire certa storiografia clericale e marxista anziché la realtà storica e le gesta dell'Eroe senza macchia, che visse e morì povero, senza onori, che peraltro rifiutò.
Giuseppe Garibaldi fu fra i fondatori, con Mazzini, Marx, Engels e Bakunin, della Prima Internazionale dei Lavoratori (1864) e questo certa storiografia preferisce dimenticarlo, forse perché il Generale, lungi dall'essere marxista, fu socialista libertario, sansimoniano e umanitario. E Friedrich Engels (1820 - 1895), grande sostenitore dell'impresa dei Mille (1860), ebbe sempre per lui parole di stima, come quando, a proposito di tale azione militare, scrisse: “Garibaldi ha dimostrato di essere non soltanto un capo coraggioso, ma anche un generale dotato di una buona preparazione scientifica. L'attacco aperto a una catena di forti costieri è un'impresa che richiede non soltanto talento militare, ma anche scienza militare”.
Pochi sanno che il Generale Giuseppe Garibaldi scrisse peraltro due romanzi, ripubblicati nel 2006 dalla casa editrice Kaos, ovvero “Cantoni il volontario” e “Il governo dei preti”, entrambi pubblicati per la prima volta nel 1870, prima della Breccia di Porta Pia. Scrive in proposito il prof. Giorgio Galli nella prefazione ad uno dei romanzi di Garibaldi, ovvero “Cantoni il volontario”, riedito dalla casa editrice Kaos nel 2006: “Tra le righe di “Cantoni il volontario”, così come del “Governo dei preti”, si possono leggere i tratti del profilo di Garibaldi. Socialista libertario ingenuo ma non incolto, generale guerrigliero ma non militarista né guerrafondaio, eroe popolare vittorioso ma schivo, anticlericale eppure non insensibile alla fede e alla spiritualità. Solidale con le condizioni delle classi subalterne, rispettoso della figura e del ruolo della donna, cosmpolita e terzomondista ante litteram, perfino dotato di una sensibilità ambientalista (…)”.
Ritango che tale descrizione fatta dal prof. Galli sia davvero emblematica e riassuntiva del personaggio che fu eroe di tutte le cause – dall'America Latina all'Italia – d'emancipazione popolare e sociale. Eroe che richiese sempre precisi impegni ai suoi interlocutori e, non a caso, rifiutò di combattere a fianco dei nordisti nella Guerra Civile Americana o Guerra di Secessione Americana (1861 – 1865) in quanto Lincoln non prese mai un impegni pubblico per l'abolizione della schiavitù.
Fu amante dell'ambiente e degli animali, tanto che fondò l'Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) tutt'oggi attivo. Fu ingenuo, certo, in quanto si fidò del Re e di Casa Savoia pur di fare l'Italia. Un'Italia che però non nacque come egli e Mazzini auspicavano: onesta, laica, indipendente, sovrana. Ma corrotta e ben presto clericale, al punto che Garibaldi – coerentemente con i suoi principi e le sue idee – il 27 settembre 1880 si dimise da deputato al Parlamento scrivendo sul giornale “La Capitale” di non voler essere “tra i legislatori di un Paese dove la libertà è calpastata e la legge non serve nella sua applicazione che a garantire la libertà ai gesuiti ed ai nemici dell'unità d'Italia. Tutt'altra Italia io sognavo nella mia vita, non questa, miserabile all'interno e umiliata all'estero”. Dopo di ciò il Generale tornò nella sua Caprera a fare il mestiere di sempre, ovvero l'agricoltore.
Garibaldi fu massone e teosofo e lo rimase per tutta la vita nel suo cuore, anche allorquando, in polemica con i massoni della sua epoca assai poco massoni, si dimise da ogni carica. Ricoprì la carica di Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia e fu il primo ad iniziare le donne in Massoneria, iniziando, pare, anche l'occultista russa Helena Petrovna Blavatsky (1831 - 1891), fondatrice della Società Teosofica e che fu sempre una sua sostenitrice, anche durante la battaglia di Mentana (1867) alla quale prese parte.
Molte cose potrebbero essere dette su Garibaldi, come sui suoi amori. Il più grande fu quello per la rivoluzionaria brasiliana Anita, ovvero per Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva (1821 - 1849), la quale combattè al suo fianco sia in America Latina che in Italia, in particolare durante la Repubblica Romana (1849), ove morì poco dopo a causa della malaria a soli 28 anni. Di Anita, ad ogni modo, parlai già in un altro articolo di qualche tempo fa (http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/01/anita-garibaldi-eroina-dei-due-mondi.html).
Giuseppe Garibaldi è e rimane una figura centrale nel panorama non solo risorgimentale, ma anche degli Eroi di tutti i tempi. Giuseppe Garibaldi fu infatti prima di tutto l'amico degli uomini e dei popoli per eccellenza e, come al conte Alessandro Cagliostro, sembrò toccare la stessa sorte: amato dagli umili, vilipeso da coloro i quali erano e sono in malafede.
Ma ciò non può toccare il cuore di coloro i quali ricercano, intimamente, il bene dell'umanità e credono nel valore dell'amore e della fratellanza universale. Senza distinzioni.

Luca Bagatin


domenica 1 luglio 2018

Credo nell'Amore, non all'"amore". Poesia e riflessioni di Luca Bagatin

All'amore non credo più da tempo.
Semmai credo nell'Amore.
Nella coerenza dei rapporti.
Troppe persone mi hanno detto
"Ti voglio bene", "Ti amo".
E poi sono sparite
nel nulla.
Raramente ho usato frasi così.
Quando le ho dette erano vere.
Ma sono stato coerente.
Sono rimasto.
Sino a che altri evaporavano.
Ci ho fatto il callo.
Alla malinconia si è sostituita
la rassegnazione, poi l'indifferenza.
"Sei maturato"
mi dice una ex.
No, sono indifferente,
ma questa frase
la tengo per me.
Non credo all'amore,
ho smesso di cercare.
Tutto tanto, comunque,
è destinato a finire.
E noi non sappiamo.
Anche se noi stessi
siamo destinati ad evaporare.
E a contare solo
su noi stessi.


(Luca Bagatin)

Quando ero bambino proponevo a tutte le donne che mi piacevano di sposarmi.
In realtà lo faccio ancora oggi, ma per scherzo.
Fu uno shock, crescendo, scoprire che il matrimonio era un contratto economico, che in minima (ma proprio minima) parte aveva a che vedere con quel sogno di vivere accanto per tutta la vita con la persona amata.
Fu così che capii che danaro e amore non potevano andare d'accordo. E non mi stupì più di tanto il fatto che la gran parte delle coppie si separassero (mi sarei stupito del contrario !).
Ovviamente non mi sposai mai e dubito mi accadrà.

Luca Bagatin