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sabato 25 maggio 2019

Il socialismo dell'Amore e della Libertà di Gabriele d'Annunzio e Alceste de Ambris

"Ribellione – ecco la nobiltà dello schiavo.
(...) Il vostro amor della vita sia l'amore della vostra più alta speranza: e la vostra più alta speranza sia il più alto pensiero della vita!
Che importa vivere a lungo? Quale guerriero vuol'essere risparmiato?" 


(Gabriele d'Annunzio)

"Noi vogliamo lo sviluppo integrale, completo, autonomo del sindacato operaio, fino a farne l’elemento costitutivo principale e l’organo direttivo della nuova società dei produttori liberi ed uguali per la quale combattiamo. Essi [i socialisti] intendono che il sindacato non abbia da essere che uno strumento per i miglioramenti parziali ed illusori, che la classe operaia può ottenere più dalla benevolenza della classe padronale e dall’intervento statale che dalla propria forza, rivolta ad un’audace conquista. La vera trasformazione sociale essi intendono che debba essere compiuta nello Stato e dallo Stato, con una serie di misure legislative e con una estensione sempre cosciente dei poteri dello Stato che dovrebbe arrivare a sostituirsi al capitalismo privato, evocando a sé la dirigenza di tutta la produzione e di tutto lo scambio, nonché la distribuzione della ricchezza. Quale punto di contatto vi è fra questa concezione statolatrica e autoritaria del divenire sociale, e la concezione sindacalista, antistatale e libertaria? Nessuno. Noi andiamo dunque per opposta via, ad una meta opposta a quella dei [socialisti] riformisti. Noi vogliamo annullare il potere oppressivo dello Stato; essi vogliono moltiplicarlo ed aumentarlo fino a farne il regolatore supremo di tutta la vita sociale. Noi miriamo alla conquista dell’autonomia e della libertà integrale dei gruppi produttori, e dell’individuo in seno a questi gruppi; essi mirano ad instaurare la più terribile tirannia che abbia mai visto il mondo." 

(Alceste De Ambris, 1912)

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