Nonostante l'emergenza
Coronavirus, nonostante quello siriano sia un governo laico
socialista, che combatte da sempre il terrorismo islamico, l'Unione
Europea conferma le sanzioni alla Siria, seguendo le direttive degli
USA.
Sanzioni confermate per
un altro anno, ovvero sino al 1 giugno 2021
Sanzionare un Paese,
significa sanzionare il suo popolo. Lo sanno bene Cuba e il
Venezuela, sanzionate da tempo solo perché al governo vi è il
socialismo.
Ma agli USA e all'UE, i
governo laico socialisti – per quanto sostenuti dai loro popoli -
sembrano non piacere.
Un mondo multipolare, ove ogni Paese e ogni popolo si rispetti reciprocamente, sarebbe invece quanto di
più auspicabile, specialmente nei momenti di emergenza sanitaria.
Il mondo laico socialista
dovrebbe unirsi a fianco dei governi socialisti dei Paesi sanzionati
– da sempre in prima linea contro ogni fondamentalismo e ogni
sfruttamento dell'uomo sull'uomo - e opporsi ad ogni forma di
ingerenza delle realtà liberal capitaliste che, nei loro Paesi,
stanno condannando i propri popoli a pagare debiti impagabili e ad un
sistema economico della “crescita” che genera profitto per pochi
e sfruttamento per molti, togliendo loro ogni forma di sovranità e di autentica democrazia.
Un mondo più unito e
multipolare è più che mai necessario.
L'Europa, che da tempo ha
dimenticato che cosa sia il socialismo ed i partiti europei che si
dicono “socialisti” lo sono solo di nome, appare sempre più una
entità del tutto lontana dalle necessità dei popoli che la
compongono.
Come ebbe a dire lo
scrittore Eduard Limonov: “L’Europa sta mentendo quando
afferma di difendere il bene, la democrazia, i diritti degli uomini.
L’Europa, infatti, sta uccidendo i paesi dissenzienti, i diversi
paesi, l’uomo diverso. L’Europa persegue il bene con tutti i
mezzi del male. L’Europa è in profonda crisi, in crisi di
coscienza. L’Europa è persa”.
Gli USA e l'Unione
Europea sanzionano il Venezuela in quanto non accettano che le
elezioni siano state vinte dal socialista Nicolas Maduro ?
Bene, quindi il Venezuela
cerca nuovi partner economici, geopolitici e commerciali.
Da tempo, il Venezuela
chavista, oltre ad aver rinsaldato i rapporti con Cuba e Nicaragua, è
riuscito a trovare sostegno economico e politico da parte di Cina e
Russia e, di recente, anche da parte dell'Iran. Ovvero di tutti Paesi
sanzonati dagli USA e che da tempo ritengono necessario un quadro
geopolitico multipolare, fatto di cooperazione e di collaborazione
fra Paesi e popoli diversi, senza diffidenze reciproce di carattere
economico o politico.
Ecco che, in tal senso, è
giunta il 24 maggio scorso, in Venezuela, una delle cinque petroliere
iraniane cariche di greggio, che garantirà approvvigionamento di
greggio al Paese, vista l'attuale scarsità di carburante, aggravata
dall'emergenza sanitaria legata al Covid 19.
Il piano di cooperazione con l'Iran prevede l'arrivo
di 1,53 milioni di barili di petrolio complessivi. “La benzina
iraniana che arriva in Venezuela è una pietra miliare nella lotta
per la sovranità, l’indipendenza e la pace”, ha affermato su
Twitter Samuel Moncada, Ambasciatore venezuelano presso le Nazioni
Unite.
Oltre al carburante, le petroliere iraniane
trasporteranno anche addittivi e tecnici specializzati, necessari a
rimettere in sesto il lavoro delle raffinerie venezuelane,
danneggiate dalle sanzioni di Washington e dal crollo del prezzo del
petrolio legato all'emergenza sanitaria globale.
Sono a segnalarvi con entusiasmo l'uscita del terzo numero della rivista cartacea "sovranista" "Il Guastatore", diretta da Clemente Ultimo e coordinata da Luca Lezzi.
Aperta a varie riflessioni
politiche e a vari orientamenti, anche contrapposti.
Se il secondo numero ospitava un mio lungo articolo storico sui cento anni di
NazionalBolscevismo, da Ernest Niekisch sino a Eduard Limonov, questo terzo numero ospita un mio pezzo sul pensatore e gropolitico Jean Thiriart e la sua idea di Impero Euro-Sovietico.
Il Partito Comunista di
Marco Rizzo ha annunciato, per il prossimo 2 giugno, giornata della
Festa della Repubblica, mobilitazioni in tutta Italia, contro il
governo Cinque Stelle – Pd.
Manifestazioni annunciate
ben prima del centrodestra, che terrà una manifestazione solamente
nella Capitale. Centrodestra che Rizzo considera, peraltro,
un'opposizione meramente di facciata.
Rizzo punta il dito in
particolare contro la decisione del governo di garantire un prestito
statale di 6,3 miliardi di euro in favore del grippo Fiat-Chrysler.
Gruppo che ha sede legale e fiscale all'estero.
Oltre a ciò denuncia i
contenuti del cosiddetto “Decreto Rilancio”, considerandolo
“confuso e pasticciato”, che doveva essere chiuso per
tempo e con regole più chiare e precise sotto l'aspetto
organizzativo.
Nel merito, il PC di
Rizzo, denuncia anche il fatto che centinaia di migliaia di
lavoratori in cassa integrazione non abbiano mai visto un centesimo;
che i lavoratori precari e stagionali non hanno ricevuto alcuna
garanzia; che migliaia di piccoli negozianti non hanno ricevuto alcun
tipo di sostegno economico e rischiano di chiudere per sempre; che
gli immigrati vengono “legalmente” sfruttati nel settore
agroalimentare e che gli infermieri - che pur sono in prima linea
nella lotta al Covid 19 - non hanno ricevuto alcuna gratifica e molti
di costoro non sono stati nemmeno stabilizzati sul lavoro.
In un comunicato, i
comunisti di Rizzo denunciano come la recente crisi sanitaria abbia
messo a nudo il sistema capitalista, quello che – affermano - “ha
prima distrutto la sanità pubblica e poi ha dimostrato che il
profitto e gli interessi delle classi dominanti sono sempre più
importanti della sicurezza delle masse popolari”. Pertanto i
comunisti puntano il dito sul fatto che la cosiddetta Fase 2, avviata
dal governo, vede il prevalere degli interessi economici privati
rispetto alla salute pubblica.
Il PC di Rizzo, lungi dal
credere in qualsiasi possibile alleanza a sinistra, si legge in un
comunicato, “rilancia l’unità dei lavoratori tutti e
l’alleanza con la piccola borghesia proletarizzata; un’alleanza
politica e strategica che è al di sopra di ogni piano sindacale”.
Oltre a ciò, il PC rilancia l'uscita dall'Unione
Europea, dall'euro e dalla NATO, ritenendo necessario “andare
verso il socialismo” e “iniziare a cambiare seriamente i
rapporti di forza in questo Paese”.
Di orientamento simile, peraltro, anche i comunisti
russi di Zjuganov e il partito nazionalbolscevico “Altra Russia”,
fondato da Eduard Limonov, che puntano il dito contro il governo di
Putin, che è ancora in piena emergenza sanitaria
“Altra Russia”, fra le altre cose, propone un
reddito di base per tutti attraverso la nazionalizzazione dei settori
di estrazione e lavorazione delle risorse naturali; nazionalizzazione
dei settori chiave dell'economia ad iniziare dal settore energetico;
riduzione del numero di dipendenti pubblici e delle forze
dell'ordine; proibire l'esportazione di valuta estera, oro e
gioielli; abolire l'IVA; introdurre un'imposta fiscale progressiva e
una tassa sul lusso; ridurre le quote di immigrazione; cancellare gli
interessi sui debiti dell'intera popolazione e calmierare i prezzi
sui prodotti alimentari di base.
Gli Eroi possono essere sconfitti nel mondo della
materia, ma risultano vincitori nel mondo dello Spirito. Il mondo
della materia è merda. Non è fatto per gli Eroi.
(Luca Bagatin)
Della tradizione conservatrice rifiuto la concezione
gerarchica e elitaria, ma accetto la lotta alla modernità. Della
tradizione comunista rifiuto la concezione progressista e
materialista, ma accetto la lotta al capitalismo. Della tradizione
liberale rifiuto la concezione capitalista e borghese, ma accetto la
ricerca della libertà.
(Luca Bagatin)
Sono dell'idea che, affinché le cose migliorino,
sono le persone che devono migliorare. E, affinché ciò possa
accadere, è necessario che queste superino innumerevoli sofferenze e
catastrofi. Solo dal caos può nascere l'ordine.
(Luca Bagatin)
La destra fa affari sull'immigrazione in quanto
sventola la questione per raccattare voti, contrapponendo autoctoni e
migranti. La sinistra fa affari sull'immigrazione in quanto
utilizza i migranti per farli lavorare a basso costo. Destra e
sinistra sfruttano migranti e popoli per i loro affari e lo fanno da
sempre. Il socialismo è un'altra cosa. Raccoglie i popoli e i
poveri e li contrappone agli sfruttatori di destra e sinistra.
"Cari miei umili ascoltatori, non crediate mai che la soluzione alle
conseguenze di ciò che sta accadendo sia dietro l’angolo”.
“Abbiamo dimenticato che non si può navigare senza timone: in questa
cosiddetta globalizzazione abbiamo lasciato la leadership del mondo al
mercato ed alla tecnologia, dimenticando la coscienza politica degli
umani".
“Il vecchio liberalismo sta diventando così
pragmatico e innamorato di se stesso che si è trasformato in
liberticida, lasciando dietro di se, per la strada, una lunga striscia
di umanità…
Se credessi in Dio, direi che questa pandemia è una specie di
avvertimento per i sapiens, per gli umani. Stiamo subendo una massiccia
distruzione di valore ovunque, ciò comporterà improvvisamente ed
esplosivamente una moltiplicazione della povertà.
Chi pagherà il costo di tutto questo ? Saranno sicuramente i più deboli.
Ma qualcosa cambierà di sicuro. Mentre gli sciovinismi salteranno nel
mondo ricco e lì diventeranno ferocemente protezionistici, ci saranno
risposte da tutto il mondo sotto forma di mobilitazioni di lotta e
tensioni sociali. Perché nessuno, nessuno può essere lasciato povero.
Queste mobilitazioni partiranno dal basso, soprattutto da coloro che
in basso sono precipitati a seguito degli eventi, e metteranno in
discussione tutti i governi, come già stanno facendo i giubbotti gialli
in Francia.
Ci saranno contrapposizioni tra l’area ricca del mondo e quella più
povera. Ci sarà da parte dell’Occidente e in particolare degli Stati
Uniti un confronto contro la Cina. È un pericolo se l’umanità non si
rende conto che la cooperazione deve essere imposta sulla concorrenza ad
ogni costo, soprattutto in questi momenti di tragedia”.
"L’umanità sta raggiungendo i suoi limiti biologici?
Saremo in grado di comportarci come specie pensante e non solo come Paese e come classe ?
La politica sarà in grado di guardare lontano, unendosi alla scienza ?
Raccoglieremo il messaggio di questi giorni ?
In questo disastro vedremo che la natura sembra rianimarsi dappertutto, proprio perché noi umani non la stiamo schiacciamo ?
Continueremo, come oggi, a continuare a spendere 3 milioni di dollari al minuto in bilanci militari ?
Dal momento che l’umanità non spende “per la vita” ma “contro la vita", saremo in grado di reagire a tutto ciò ?"
“Il coronavirus metterà fine alla globalizzazione capitalista ?” “Non sarà il virus a decretare la fine
del capitalismo. Questa deve venire dalla volontà organizzata degli
uomini, che sono stati quelli che lo hanno creato: è l’uomo che deve
distruggerlo. Il dio mercato è la religione fanatica del nostro tempo,
governa tutto”.
(José "Pepe" Mujica, ex Presidente socialista dell'Uruguay)
Per iniziativa della rivista francese socialista rivoluzionaria "Rébellion", al seguente link è possibile ordinare gli adesivi commemorativi in memoria di Limonov:
Era prevedibile che, la
cosiddetta Fase 2, in Italia e nel mondo, non avrebbe fatto altro che
mettere al primo posto l'economia della crescita e non certo la
salute e un nuovo modello di sviluppo.
Era prevedibile sin dal
momento in cui l'Unione Europea avrebbe preferito che fosse attuato
il Meccanismo Europeo di Staibilità (cosa che peraltro è stata in
qualche modo fatta) e non, diversamente, emettere liquidità a fondo
perduto, in favore di tutti i cittadini e di un sistema sociale e
sanitario rafforzato.
E' stato evidente in
Italia, con la nomina a capo della cosiddetta “task force” per la
Fase 2, non già un medico o uno scienziato, ma un manager già alla
guida di Vodafone e già frequentatore dei summit del Gruppo
Bilderberg. Ovvero un esponente dell'economia capitalistica e della
crescita economica illimitata.
E' oltremodo evidente che
non si è colta e compresa la gravità della pandemia - che ha
generato sofferenze e molte morti - e la necessità di modificare
radicalmente ogni cosa.
Si sta preferendo tornare
alla “normalità” tanto amata da Confindustria, da Renzi, da
Salvini, da Zingaretti, da Di Maio, dalla Merkel, da Macron, da
Trump, come se la “normalità” fosse o fosse stata benefica e
positiva per tutti.
Con le nuove riaperture
stiamo assistendo al fatto che molti lavoratori rischiano nuovamente
il contagio e non sono affatto realmente tutelati, anche perché non
sappiamo se e come il Covid 19 tornerà a colpire e se in ogni luogo
di lavoro sarà possibile garantire il distanziamento sociale.
Oltre a ciò, non si è
minimamente pensato di bloccare il pagamento di mutui, bollette e
affitti per coloro i quali hanno perduto il lavoro e non saranno
quindi in grado di pagarli o, se saranno in grado di farlo, lo
faranno con grosse difficoltà e forse per un periodo limitato
(magari saranno costretti addirittura a indebitarsi !).
In compenso, però, si
aiutano le imprese, in modo indiscriminato. Un po' come quando si
aiutarono le banche dal tracollo.
Con le nuove riaperture,
stiamo peraltro assistendo a una nuova crescita dei livelli di
inquinamento atmosferico e ambientale. Il fiume Sarno torna ad essere
inquinato dai liquami industriali e così le nostre realtà, non solo
italiane, ma di tutto il mondo, torneranno ad essere inquinate. E se
c'è un fattore che aumenta il rischio di contrarre il Covid 19 è
proprio l'inquinamento, causa già di gravi infezioni respiratorie.
E' per questo che, una
nuova ripartenza che punti all'economia della crescita è quanto di
peggio si possa e si potresse fare e dimostra, ancora una volta, i
limiti e le criticità del sistema capitalista e fondato sulla
modernità.
Come ricorda da tempo
l'economista e filosofo francese Serge Latouche, occorre imparare a
vivere del necessario e non del superfluo e proprio situazioni di
emergenza (sia economica che sanitaria, ma anche politica) dovrebbero
spingerci a modificare radicalmente modo di vivere e soprattutto di
pensare. Evitando di sprecare le risorse, autoproducendo, evitando di
trarre profitto dalle difficoltà altrui.
Un modo diverso di far
andare avanti le cose, tornando ad esempio a forme di superamento
dell'industrializzazione, a forme di cooperazione lavorativa e a
forme di baratto, che superino il sistema monetario, il quale è
fondato sul ricorso a prestiti con interessi, che genera schiavitù
(del lavoro e del salario e indebita gli Stati, che mai potranno
ripagare i loro interessi sui debiti, né i loro debiti stessi).
L'antropologo socialista
Marcel Mauss (1872 – 1950), scrisse il “Saggio sul dono”,
proponendo una economia fondata sul dono, praticata peraltro ancora
oggi in società arcaiche e matriarcali, che hanno rifiutato ogni
insana modernità e ideologia del progresso.
Una economia fondata su
un forte senso di libertà, di comunità e di reciprocità,
articolata in tre momenti: dare, ricevere e ricambiare.
Mauss spiegò fra
l'altro, nel suo saggio, come le società arcaiche considerassero - a
differenza di quelle moderne e fondate sulla crescita economica
illimitata - i raccolti in eccesso, delle assolute catastrofi. Una
volta soddisfatti i bisogni di ciascuno, quindi, dal raccolto in
eccesso non si doveva trarre assolutamente alcun profitto
(identificato anche nella società moderna come l'interesse sul
capitale o usura), bensì andava donato ad altri, ritualmente -
attraverso una cerimonia sacra - oppure distrutto.
Una economia fondata sul
profitto è quindi destinata a implodere, in particolare in
situazioni di emergenza ecnomica o sanitaria e stiamo già iniziando
a vederlo, specie con l'aumento di una disoccupazione che da tempo
era già endemica.
Ad oggi, un fenomeno
molto pericoloso e totalmente sottovalutato, rimane l'accumulo di
grandi capitali nelle mani di pochi e soprattutto di pochi che
controllano settori sensibili, quali quello delle telecomunicazioni.
Molto pericoloso il fatto che esistano monopoli o oligopoli come
Google, Microsoft, Facebook, Twitter, Apple, Amazon, per non parlare
di grandi società di telecomunicazione. Oligopoli che in questo
periodo di emergenza sanitaria hanno accumulato ulteriori profitti.
I settori chiave
dell'economia, fra cui questi, dovrebbero essere nazionalizzati e
controllati direttamente dai cittadini/fruitori, anche in quanto
raccolgono dati altamente sensibili legati alla privacy e come tali
non dovrebbero rimere nelle mani di privati o di società quotate in
borsa, che si arricchiscono sulle spalle di moltitudini di utenti e
cittadini.
Altri settori chiave che
andrebbero nazionalizzati, oltre a quello del credito e dell'energia,
anche quello delle case farmaceutiche, che diventerà sempre più un
settore sensibile e delicato e che non potrà essere più oggetto di
profitto da parte delle multinazionali e di imprese private.
Ad oggi nessun governo
ragiona in tali termini e non vi sono discussioni in tal senso, ma
ciò è davvero molto serio e grave.
Ad oggi solo
intellettuali quali Latouche, Dugin, De Benoist, Michéa e politici
quali Marco Rizzo e Gennady Zjuganov sembrano avanzare ipotesi in tal
senso.
E molto interessante, in
questo senso, è anche il recente appello uscito pochi giorni fa su
“Le Monde”, firmato da scienziati e numerose celebrità, fra cui
Robert De Niro, Monica Bellucci, Pedro Almodovar, Wim Wenders, Ricky
Martin, Madonna, Penélope Cruz, Juliette Binoche (quest'ultima già
sostenitrice delle istanze dei Gilet Gialli, fra le quali un radicale
cambio dell'economia francese) e molti altri.
In tale appello – che
punta il dito contro il sistema economico, l'inquinamento e i danni
alla natura e all'ecosistema, si legge, fra l'altro, “Gli
aggiustamenti non bastano più” “Il problema è sistemico”. “Ci
vuole una riforma profonda degli obiettivi, dei valori e delle
economie. Il consumismo ci ha portati a negare la vita: quella dei
vegetali, quella degli animali e quella di un gran numero di umani”.
“Il mondo va verso un punto di rottura e dunque tornare alla
normalità è inconcepibile” “La trasformazione globale che si
impone a tutti i livelli, esige audacia e coraggio. Non avrà luogo
senza un impegno di massa e determinato. E' una questione di
sopravvivenza, ma anche di dignità e di coerenza”.
Anche il mondo della
scienza, oltre che del ricco jet set, sembra dunque aver compreso che
non è possibile andare avanti con l'attuale sistema, ma occorra
sovvertirlo e puntare a un nuovo modello di sviluppo.
La crescita economica
“illimitata”, il capitalismo, l'egoismo, la distruzione
dell'ambiente, sono solo alcuni degli aspetti nefasti della nostra
società moderna e “benestante”, tipica del Primo Mondo
industrializzato.
Aspetti messi certamente
a nudo dall'emergenza sanitaria Covid 19, che dovrebbe spingerci a
modificare radicalmente il nostro stile di vita, modo di pensare e di
agire.
Sovvertendo le regole
dell'economia capitalistica e liberale, superando il sistema del
mercato, superando il sistema usuraio degli interessi sui prestiti e
della moneta quale mezzo di scambio. Introducendo, appunto, forme di
baratto equo, di cooperazione, di autogestione del lavoro. Mettendo
al bando teconologie pericolose per la salute (a iniziare dal 5G),
mettendo al bando armi e armamenti, che sono costosi e generano
violenze di ogni genere, di cui non abbiamo certamente bisogno.
Consumare meno, produrre
il necessario e possibilmente a chilomentro zero.
Superare l'ideologia
dell'arricchimento personale e lavorare non già per uno stipendio,
ma per il benessere della collettività e dell'ecosistema.
Questi i fondamenti di
una sana decrescita economica, che è l'unica possibile via d'uscita
dalla sistematica distruzione del Pianeta e della Natura.
Pianeta e Natura che non
sono nostri, ma che noi esseri umani occupiamo e che sono necessari
alla nostra stessa sopravvivenza.
"Non vi è dubbio che il successo delle teorie del complotto proviene
prima di tutto dalla straordinaria semplificazione che propongono, e per
questo la modernità, che si
caratterizza innanzitutto per una sempre crescente complessità dei fatti
sociali, costituisce per esse un terreno privilegiato. Più lo stato del
mondo è complesso, più la semplificazione radicale che la teoria reca
con sé appare salvifica"
(Alain de Benoist, 'Psicologia della teoria del complotto', in «Trasgressioni», n° 14, gennaio-aprile 1992, p. 7.)
"In nessun caso i tradizionalisti e i conservatori possono essere
dalla parte della borghesia, poiché questa è ovviamente una
patologia sociale, la portatrice di decentralizzazione, invidia, bugie e cattiveria.
Il capitalismo è rappresentato dalla figura dell'imprenditore, ovvero una persona che gestisce i suoi interessi egoistici, che lotta per il proprio privato, cercando di espandere il proprio indvidualismo, che è sempre opposto all'interesse altrui.
Pertanto, tutta la nostra storia si basa non solo sull'odio per il
capitalismo, ma su un profondo disaccordo con l'etica capitalista"
(Aleksandr Dugin)
Il vero anarchico non è colui il quale non rispetta
le regole, ma non rispetta solamente le regole che egli non ritiene
giuste e adatte ad una società ordinata. Il vero anarchico è
infatti colui il quale crede in una società ordinata. Dove le
persone libere sono solamente quelle che hanno interiorizzato il
senso dell'ordine (civile, morale, spirituale). Pierre-Joseph
Proudhon l'aveva ben compreso.
Ennesismo tentativo di
destabilizzazione del Venezuela. Ennesimo tentativo fallito, a circa
un anno dal tentato golpe da parte dell'ex deputato dell'opposizione
Juan Guaidò e dal suo sodale Leopoldo Lopez.
E' accaduto la mattina
del 3 maggio scorso, come ha dichiarato il Ministro
dell'Interno e della Giustizia venezuelano Néstor Reverol.
"Un
gruppo di mercenari terroristi provenienti dalla Colombia ha tentato
di compiere un'invasione via mare, con l'obiettivo di commettere atti
terroristici nel Paese, assassinare il leader del governo
rivoluzionario e aumentare la spirale di violenza (...) e con essa
portare a un nuovo tentativo di colpo di stato ".
In questo modo il Ministro Reverol ha spiegato il tentativo di
incursione via mare da parte di una trentina di mercenari armati, a
bordo di diversi motoscafi, lungo le coste dello Stato di La Guaira,
nel nord del Paese.
Lo
stesso Ministro ha fatto presente che il tentativo di invasione è
fallito e che molti dei mercenari sono stati uccisi dalle forze
speciali bolivariane, mentre altri sono stati catturati nelle prime
ore del 3 maggio. Le autorità venezuelane hanno inoltre provveduto
al sequestro di un arsenale di fucili d'assalto.
Reverol
ha assicurato che il Paese rimane costantemente in allerta contro
qualsiasi tentativo di destabilizzazione contro il legittimo governo
socialista guidato da Nicolas Maduro, il quale, già un anno fa, fu
ampiamente sostenuto dalla popolazione contro ogni tentativo di golpe
da parte dei leader dell'opposizione liberale. Sulla vicenda è
intervenuto anche il Presidente dell'Assemblea Nazionale Costituente
(ANC), Diosdado Cabello, il quale ha puntato il dito contro gli USA,
affermando: "È un piano
orchestrato dagli Stati Uniti, che utilizza agenti della DEA e del
traffico di droga, per un'incursione militare nella nostra patria".
Il
presidente dell'ANC ha sottolineato inoltre come uno dei morti
dell'operazione fosse il capitano Robert Colina, alias Pantera,
accusato di essere responsabile di un campo paramilitare in Colombia
e collegato ad un traffico di armi da un milione di dollari, scoperto
alcune settimane fa.
Secondo
Cabello, Colina aveva legami con l'ex militare Clíver Alcalá,
deportato di recente negli Stati Uniti, dopo essere stato accusato di
traffico di stupefacenti e aver ammesso i suoi piani di voler portare
armi nel territorio venezuelano, con il sostegno del deputato
dell'opposizione Juan Guaidó, al fine di assassinare il Presidente
Nicolás Maduro e alti funzionari del governo socialista. Cabello
ha inoltre puntato il dito contro il Presidente della Colombia, Iván
Duque, in quanto, a suo dire, protettore delle azioni di Alcalá e
Colina.
"Questa
Assemblea costituente nazionale respinge fortemente gli atti di
violenza e rifiuta che i governi degli Stati Uniti e della Colombia
continuino a cercare di minare le istituzioni in Venezuela. E la cosa
più triste è che sono finanziati dal traffico di droga",
ha concluso Cabello.
Ancora
una volta, il Venezuela socialista, resiste alle aggressioni esterne.
"Compagne, compagni: Ancora una volta sono nella lotta, di nuovo sono con voi, come ieri, oggi e domani.Sono con te per essere un arcobaleno di amore tra la gente e Perón;Sono con voi per essere quel ponte di amore e felicità che ho sempre cercato di essere tra voi e il capo degli operai"
(Evita Peron, 1 maggio 1952. Suo ultimo discorso)
"l'assoluta autonomia della classe operaia da tutti i partiti e da tutte
le ideologie politiche; l'azione diretta della classe produttiva, verso
le altre classi ed i poteri pubblici,
senza mediatori; la rappresentanza delle categorie economiche nei corpi
elettivi; l'assoluta autonomia comunale, considerando il Comune come
l'organismo della libertà popolare; l'autonomia politica e
amministrativa della regione per tutti gli interessi che non richiedono
provvedimenti di indole nazionale; l'eliminazione progressiva delle
funzioni dello Stato centralistico con la soppressione della relativa
burocrazia. Quest'ultimo principio può essere tradotto nei fatti con la
Repubblica Sociale Federativa." "L'uomo emancipato dai vincoli della
materia potrà liberare soprattutto il suo spirito, dedicarsi al lavoro
dell'intelletto che è certo piacevole, come sa chiunque ne abbia
gustato. L'uomo si farà superuomo: supererà se stesso ed annullerà la
maledizione biblica di dover produrre dolorando." (Alceste De Ambris 'Il
Manifesto dei sindacalisti e la Costituzione Fiumana' 1/9/'21)
Senza il socialismo è il mercato che governa i popoli. Articolo di Luca Bagatin del 2 aprile 2019
Fu Bettino Craxi, il
primo, in Europa, a denunciare il fenomeno della globalizzazione. E
lo fece con queste parole: “Dietro la longa manus della
cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi
imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente
finanziaria e militare”.
Bettino Craxi, non a
caso, usò il termine “imperialismo”. Quell'imperialismo che,
qualche anno dopo, bombarderà la Jugoslavia e, successivamente,
l'Iraq (con tanto di denunce – da Hammamet – dello stesso Craxi),
la Libia e la Siria. Ovvero tutti Stati sovrani, non allineati e
laico-socialisti.
Fu lo stesso Craxi a
denunciare, da buon socialista, peraltro, il fenomeno padronale
dell'emigrazione di massa, che di lì a poco sarebbe esploso –
causa del globalismo capitalista - proponendo ad esso un argine.
Craxi affermò infatti: “Nel Sud del Mediterraneo le popolazioni
sono soggette a un tasso di incremento demografico che è ancora
troppo alto. Sono iniziate correnti emigratorie e immigratorie che in
assenza di un accelerato processo di sviluppo che abbracci tutta la
riva Sud del Mediterraneo sono destinate a gonfiarsi in modo
impressionante, e saranno delle tendenze inarrestabili e
incontrollabili. Paesi con popolazioni giovanissime, le quali
naturalmente vanno verso le luci, le luci della città, se
noi non accenderemo un maggior numero di luci in quei Paesi.
In realtà le grandi nazioni ricche del mondo non compiono lo sforzo
che viene considerato necessario per ridurre queste distanze, le
distanze sono assai grandi, sono abissali ed è questa ripeto la
grande questione sociale del nostro secolo”.
Craxi fu amico di tutti i
socialisti del Terzo Mondo e li sostenne sempre e in ogni modo:
dall'America Latina sandinista sino al socialismo arabo.
Craxi, da buon
socialista, si immaginava sicuramente un'Europa diversa. Sovrana,
anti-globalista, indipendente da ogni imperialismo, un po' come se la
immaginarono Charles De Gaulle e Jean Thiriart.
Craxi fu defenestrato da
quei poteri forti che non potevano accettare tale visione delle cose
e da quella sinistra post-comunista che, rinnegando gli insegnamenti
di Togliatti, sarebbe diventata la paladina del liberal capitalismo
assoluto. Craxi, invece, fu bollato come un criminale e solo oggi –
di fronte a una destra e a una sinistra capitaliste e padronali - la
sua figura è da molti rivalutata. Craxi fu, in realtà, l'ultimo dei
socialisti europei.
Un po' come Palmiro
Togliatti fu, forse, l'ultimo dei comunisti italiani. E vale la pena
ricordare ciò che egli disse, a proposito dell'importanza della
sovranità nazionale, in un'epoca di messa in vendita di ogni cosa e
di ogni identità: “E’ ridicolo pensare che la classe operaia
possa staccarsi, scindersi dalla nazione. (…) I comunisti non
possono staccarsi dalla loro nazione se non vogliono stroncare le
loro radici vitali. Il cosmopolitismo è una ideologia del tutto
estranea alla classe operaia. Esso è invece l’ideologia
caratteristica degli uomini della banca internazionale, dei cartelli
e dei trust internazionali, dei grandi speculatori di borsa e dei
fabbricanti di armi. Costoro sono i patrioti del loro portafoglio”.
Ecco che Craxi e
Togliatti, pur nella loro diversità ideologica, rappresentarono ad
ogni modo una sintesi degli ideali della Prima Internazionale dei
Lavoratori del 1864, non ancora inquinata dalle dispute fra le sue
correnti interne fra marxisti, socialisti, anarchici, mazziniani.
La Prima Internazionale
fu, con l'esperienza della Comune di Parigi del 1871 (il cui simbolo
fu il garofano rosso) e la Rivoluzione bolscevica del 1917,
l'antitesi rispetto alla borghese e liberal-progressista Rivoluzione
Francese del 1789, che tagliò la testa ai nobili, senza modificare
alcun rapporto di classe, escludendo del tutto il Quarto Stato e
instaurando un regime borghese, ove le diseguaglianze non saranno
affatto sanate.
E' merito del filosofo
francese contemporaneo Jean-Claude Michéa, con il suo “I misteri
della sinistra” ed altri successivi saggi, l'aver individuato la
differenza abissale fra socialismo originario e sinistra. Il primo è
il rappresentante del Quarto Stato, la seconda della borghesia. Il
primo è comunitario e preferisce conservare i valori, fra cui quello
della propria patria di origine, delle proprie tradizioni popolari,
del posto di lavoro fisso e della monogamia; la seconda preferisce
disgregarli, in nome del danaro e della “libertà” di produrre
all'infinito, di consumare, di godere illimitatamente.
Il socialismo si rifà
insegnamenti di Marx, Engels, Bakunin, Proudhon, Mazzini, Garibaldi,
Pierre Leroux, i quali – come rileva Michéa - mai si definirono di
sinistra, ma sempre si batterono contro l'oligarchia
monarchico-aristocratica (la destra) e contro la borghesia
capitalista (la sinistra).
Oggi, in Europa, è molto
facile notare come il socialismo sia del tutto pressoché scomparso.
Pressoché nessun partito maggioritario si rifà a quel tipo di
ideali (in parte solo Jean-Luc Mélenchon in Francia e Jeremy Corbyn
in Gran Bretagna).
In molti, anche quelli
che a parole si dicono “socialisti” e fanno riferimento al
cosiddetto Partito “Socialista” Europeo, sono stati i primi,
dagli Anni '90 in poi, ad aver abbracciato il capitalismo assoluto:
promuovendo leggi di deregolamentazione del lavoro (Loi Travail, Jobs
Act); promuovendo le liberalizzazioni; attuando privatizzazioni
selvagge; appoggiando guerre di sedicente esportazione della
sedicente “democrazia” (Jugoslavia e via discorrendo) e imponendo
sanzioni a Paesi sovrani socialisti (vedi oggi il Venezuela).
Costoro, infatti, lungi
dall'essere socialisti, appartengono alla sinistra. Borghese,
liberal, progressista, ovvero al campo di quello che potrebbe essere
definito il “liberal-capitalismo”.
In questo senso non si
differenziano affatto da coloro ai quali vorrebbero contrapporsi,
ovvero i “liberal-capitalisti” di destra: i vari Bolsonaro,
Salvini, Putin o Macron (quest'ultimo una fusione fra
liberal-capitalismo di sinistra e di destra). I programmi, in termini
economico-sociali, sono infatti i medesimi e a tutto sostegno delle
classi medio alte.
Questo, almeno, quanto
accade in Europa e negli USA, ove nemmeno Bernie Sanders, che pur
presenta un programma in discontinuità rispetto ai “liberal” del
Partito Democratico USA, non può essere definito pienamente un
socialista, ovvero un oppositore del sistema del capitale, del danaro
e del profitto.
Solo in alcune realtà
non allineate, come ad esempio la Cuba di Guevara e Castro, la Libia
di Gheddafi, l'Egitto di Nasser, la Jugoslavia di Tito, l'Argentina
di Peron, il Burina Faso di Sankara, il Sudafrica di Mandela e il
Nicaragua sandinista di Ortega, abbiamo assistito all'avvento al
potere del socialismo originario, con caratteristiche che univano
aspetti autogestionari e di democrazia diretta anche in campo
economico. Così come peraltro fu nella libertaria Reggenza del
Carnaro di D'Annunzio e De Ambriis negli Anni '20 e nell'Unione
Sovietica di Lenin.
Negli ultimo decenni,
solo in America Latina, da Hugo Chavez in poi, abbiamo assistito ad
una rinascita di tali ideali. Chavez ha saputo recuperare gli ideali
emancipatori di Bolivar e quelli di Garibaldi, fondendoli con il
socialismo marxista, cristiano, libertario. E tale vento di
emancipazione soffiò finanche in Brasile, con Lula, in Argentina,
con i Kirchner, il Uruguay con Mujica e in Bolivia con Morales.
Dottrine e realtà diverse, ma simili. Che hanno posto al centro
l'essere umano e – pur nella diversità dettata dalle diverse
realtà economiche, sociali, di cultura e tradizione – hanno saputo
riprendere in mano ideali antichi, attualizzandoli, facendo rivivere
il meglio del socialismo della Prima Internazionale.
Non diverso è il
percorso compiuto dai movimenti panafricani in Africa. Grazie al
socialismo arabo di Nasser e Gheddafi, che hanno tenuto a freno il
fondamentalismo religioso e nazionalizzato le risorse, a beneficio
della collettività; grazie alle lotte di emancipazione di Thomas
Sankara; di Nelson Mandela e di molti altri politici e intellettuali
di ispirazione socialista o marxista.
Non a caso tutti invisi
dai Paesi colonialisti e neocolonialisti d'Europa e Nordamerica e,
come tali, combattuti e spesso drammaticamente uccisi. Ma difesi
dall'allora Unione Sovietica, sino a che ha resistito all'avvento del
globalismo e che ha portato successivamente al potere gli oligarchi.
Da tempo, con Putin, gli
oligarchi sono tenuti a freno, ma di certo la Russia moderna è pur
sempre nelle mani del liberal-capitalismo, “grazie”, si fa per
dire, alle privatizzazioni selvagge e all'innalzamento dell'età
pensionabile volute da Putin, ma combattute da quello che – in
Eurasia – rimane il più grande Partito Comunista, ovvero il KPFR
di Zjuganov. Quello Zjuganov che, tentando di resistere all'avvento
dell'oligarchia, ha costituito – negli Anni '90 - un fronte
nazionalpatriottico contro Eltsin, recuperando gli ideali
nazionalbolscevichi di Niekisch, Mario Bergamo e Thiriart, così come
hanno fatto il filosofo Aleksandr Dugin e lo scrittore Eduard
Limonov, con il loro Partito NazionalBolscevico, aggregando i giovani
sbandanti e post-punk delle periferie post-sovietiche.
Profeti del socialismo
originario, in Occidente, furono Pier Paolo Pasolini, Michel
Clouscard e Christopher Lasch. I primi due furono militanti
comunisti, Lasch fu un intellettuale statunitense, di orientamento
socialista conservatore.
Tutti costoro, ad ogni
modo, denunciarono nel corso degli Anni '70 – in particolare –
l'avvento della società dei consumi. Quella società dei consumi che
si sarebbe imposta dagli Anni '90 in poi, che avrebbe imposto la
globalizzazione denunciata dallo stesso Craxi. Quella società che ha
ormai preso il posto di qualsiasi altro valore della nostra epoca.
Che distrugge l'ambiente, che diffonde precarietà (lavorativa,
sociale, sentimentale), che distrugge le culture e le identità
(imponendo alle persone di emigrare, per trovare spesso un lavoro
sottopagato o non pagato).
Quella società sdoganata
dalla sinistra, che non è altro che l'altra faccia della destra.
Dove continueremo ad
andare a finire, senza più il socialismo ?