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martedì 30 marzo 2021

L'Italia, ingrata, favorevole alle sanzioni contro Cuba. Articolo di Luca Bagatin

Cuba, un anno fa, in piena pandemia, ci ha teso una mano.

Avrebbe potuto non farlo e invece, la solidarietà, per il popolo cubano, è sacra.

L'Isola Caraibica aveva infatti inviato – nella nostra Penisola - una brigata di medici, la “Henry Reeve”. Medici esperti nella cura di malattie quali Ebola e che hanno dato, al nostro personale sanitario, un prezioso supporto nel contrasto al Covid 19.

Cuba è all'avanguardia per sanità e istruzione, nel mondo, al punto che sta sviluppando i suoi vaccini anti-coronavirus, che presto saranno disponibili.

Cuba resiste a un vergognoso embargo ideologico che dura da sessant'anni, imposto dagli USA e dai suoi allleati. Paesi spesso ideologicamente allineati a constrastare i sistemi socialisti.

Sistemi che, ad oggi, nel mondo, sono purtuttavia gli unici a garantire diritti sociali, cure e emancipazione ai popoli che li hanno visti applicare.

A differenza di quelli capitalisti che, in particolare in piena pandemia, hanno mostrato tutte le loro crepe e inefficienze (soprattutto laddove si è privatizzata maggiormente la sanità).

In sede ONU, purtroppo, Paesi come l'Italia (assieme ad altri Paesi governati dalle destre quali Austria, Brasile, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Polonia), hanno votato - ancora una volta - in favore delle sanzioni a Cuba.

La risoluzione, presentata presso il Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU il 23 marzo scorso da Cina, Palestina e Azerbaigian, a nome del Movimento dei Paesi non allineati, è comunque passata. Con 30 voti a favore, 15 contrari e due astenuti.

Tra le sanzioni condannate dalla risoluzione vi erano quelle imposte a Paesi come Cuba, Venezuela, Siria e Iran.

Paesi, ad escluscione dell'Iran, laico-socialisti. Cuba e Venezuela impegnati, peraltro, in prima linea contro l'emergenza Covid 19 e la Siria addirittura contro il terrorismo islamico.

Paesi, ad ogni modo, non graditi ideologicamente agli USA e ai loro alleati che, infatti, preferiscono strangolarli economicamente, sanzionandoli.

Il Ministro degli Esteri del Venezuela, Jorge Arreaza, ha dichiarato, subito dopo l'approvazione della risoluzione, nel suo account Twitter: “Oggi il Consiglio per i Diritti Umani ha approvato la risoluzione sull’impatto negativo
delle sanzioni unilaterali nel godimento dei diritti umani. Il suo impatto è così evidente
che, per etica elementare, i Paesi che hanno votato contro dovrebbero perdere il loro
seggio in Consiglio”
.

Il Ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez, riferendosi alle sanzioni contro Cuba, ha affermato che “Queste misure sono illegali e immorali. Affamano le persone da più di sessant'anni”.

Il governo italiano, quello dell'unità nazionale fra destre e sinistre liberal-capitaliste e anti-socialiste, votando contro la risoluzione, ha dimostrato dunque totale ingratitudine nei confronti dell'Isola Caraibica socialista e, ancora una volta, totale allineamento ai desiderata dei Trump e del suo successore, che non sembra voler intraprendere una politica estera differente, pacifica e multipolare.

Luca Bagatin

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venerdì 26 marzo 2021

Russia. Nazionalbolscevichi e comunisti uniti per non dimenticare l'aggressione NATO alla Jugoslavia. Articolo di Luca Bagatin

Il 24 marzo 1999 le forze NATO diedero il via all'invasione della Repubblica Federale di Jugoslavia. Sarà l'inizio della fine di quanto rimaneva della Jugoslavia socialista.

Per ricordare tale triste evento, gli attivisti nazionalbolscevichi de “L'Altra Russia di Eduard Limonov” e il partito “Comunisti di Russia”, hanno tenuto – il 24 marzo scorso - un picchetto dimostrativo, con distribuzione di volantini, nella città russa di Velikij Novgorod, poco lontana da San Pietroburgo.

Il senso dell'evento, come riportato dal comunicato degli organizzatori, è stato ricordare che cosa causò il crollo del socialismo, sia in Jugoslavia che in URSS e nei Paesi del Patto di Varsavia.

Tutto ciò – come ricordato dagli attivisti nazionalbolscevichi e comunisti - ha infatti portato “alla fine dell'uguaglianza sociale e alla giusta redistribuzione delle risorse per il popolo; ha portato a sanzioni internazionali contro la Russia e alla dipendenza dell'economia russa dal capitale occidentale”.

“L'Altra Russia di Eduard Limonov” e i “Comunisti di Russia” hanno così voluto ricordare quella che definiscono “la tragica data della strage degli aggressori americani verso un Paese amichevole” e anche ricordare “a cosa ha portato il crollo dell'URSS e il rifiuto dei popoli uniti del blocco orientale dell'idea di socialismo e uguaglianza sociale”.

L'appello finale degli attivisti si è concluso con la frase: “Ripristiniamo il socialismo in Russia, ripristiniamo la giustizia in tutto il mondo !”

Negli ultimi tempi i due partiti russi di opposizione al governo liberal conservatore di Putin, stanno collaborando a diverse iniziative comuni, fra le quali l'organizzazione di un recente reading pubblico delle opere di Eduard Limonov.

Luca Bagatin

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mercoledì 24 marzo 2021

Riflessioni pasoliniane sulla realtà di oggi (capitalismo, europeismo, ideologia del lavoro, consumismo) by Luca Bagatin

Se è vero che, storicamente, non esiste più il fascismo, non è altrettanto vero che non esiste più la contrapposizione fra borghesia (classe media o medio alta), neo proletariato (precari, inoccupati, sottopagati) e oligarchia (grande impresa, alta finanza).
Sono tre categorie ben distinte, purtroppo lungi dall'essere superate nelle realtà capitaliste.
Sono invece state superate ad esempio in Cina, laddove le classi borghesi e oligarchiche sono sottomesse alla volontà della comunità, rappresentata dal Partito Comunista.
La chiave non è nella redistribuzione del reddito in sé, ma nel mutamento e sovversione dei rapporti di forza fra le classi.
 
Pier Paolo Pasolini così scrisse: "L’«Italietta» è piccolo-borghese, fascista, democristiana; è provinciale e ai margini della storia; la sua cultura è un umanesimo scolastico formale e volgare. Vuoi che rimpianga tutto questo? Per quel che mi riguarda personalmente, questa Italietta è stata un paese di gendarmi che mi ha arrestato, processato, perseguitato, tormentato, linciato per quasi due decenni. Questo un giovane può non saperlo. Ma tu no. Può darsi che io abbia avuto quel minimo di dignità che mi ha permesso di nascondere l’angoscia di chi per anni e anni si attendeva ogni giorno l’arrivo di una citazione del tribunale e aveva terrore di guardare nelle edicole per non leggere nei giornali atroci notizie scandalose sulla sua persona. Ma se tutto questo posso dimenticarlo io, non devi però dimenticarlo tu...".
Non siamo così lontani dall'Italietta di allora. Solo che oggi, l'Italietta, è inglobata nell'UE. Un conglomerato ancor più piccolo borghese e, per molti versi, totalitario (al punto che sanziona Paesi sovrani; vorebbe imporre un neo-linguaggio politicamente "corretto"; equipara comunismo e nazismo, dimenticando che il primo ha liberato l'Europa dal nazismo !).
Ne usciremo mai ? Dobbiamo rimpiangere tutto ciò ?
Non credo. 
Ma non potremo fare nulla sin tanto che non saremo consapevoli di questo. Di ciò che stiamo vivendo. Di ciò che ha subito Pasolini e i tanti Pasolini dopo di lui.
Oggi il "benessere economico" e "materiale", ha assorbito ogni nostra fibra. Lavoriamo e guadagnamo per che cosa ? Per chi ? Ci siamo evoluti come persone ? Oppure, invece, ci siamo solamente addormentati ? Ci siamo lasciati corrompere dal danaro, dall'ego, dal consumismo ? 
Abbiamo smesso di pensare con la nostra testa e di lottare contro questa patologia chiamata "modernità", "capitalismo", "ideologia del lavoro".
Non siamo nemmeno in grado, oggi, di capire questi aspetti. Di fermarci un attimo, a riflettere.
Dove vogliamo andare ? Attualmente non stiamo andando da nessuna altra parte se non verso l'impoverimento della nostra anima.
 
Luca Bagatin

lunedì 22 marzo 2021

Venezuela. Esplosione in un gasdotto. Il Ministro dell'Industria parla di attacco terroristico. Articolo di Luca Bagatin

Il Ministro dell'Industria venezuelano, Tareck El Aissami, ha denunciato come tentativo di sabotaggio da parte di presunti terroristi, l'enorme esplosione verificatasi nel gasdotto gestito dalla società statale PDSVA, situato presso lo Stato venezuelano di Managas, nella città di El Tejero.

Fortunatamente nessuna vittima.

Secondo testimoni, nel pomeriggio, si sarebbero sentite due detonazioni nella zona e gli abitanti sarebbero stati immediatamente evacuati per ragioni di sicurezza.

L'impianto colpito è responsabile della compressione del gas che viene iniettato, ad alta pressione, nei pozzi petroliferi situati a El Tejero, La Leona e Urica.

Il Ministro El Aissami ritiene che l'incidente faccia parte di una serie di “attacchi criminali” che avrebbero l'intento di interrompere il lavoro della società petrolifera del Paese.

Il Presidente venezuelano, Nicolas Maduro, ha più volte accusato gli USA di organizzare attacchi contro le infrastrutture del Paese e gli impanti energetici e petrolchimici.

Secondo il premier socialista venezuelano, le sanzioni USA e UE contro il Paese e la compagna petrolifera statale, sono un tentativo per ostacolare il Venezuela e danneggiare la sua economia.

Luca Bagatin

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giovedì 18 marzo 2021

150 anni fa nasceva la "Comune di Parigi", ovvero il primo governo socialista della Storia. Articolo di Luca Bagatin

150 anni fa, il 18 marzo 1871, i quartieri popolari di Parigi insorsero e istituirono, per la prima volta nella Storia, un governo socialista autogestionario. Ovvero il primo tentativo di istituire un autogoverno operaio, edificato direttamente dalla classe proletaria per la classe proletaria medesima.

Fu, in sostanza, il primo esempio di rivoluzione proletaria e operaia della Storia. Il primo governo comunista, potremmo dire.

Lontana dalla liberale Rivoluzione Francese del 1789, che pose al governo la classe borghese e liberale, la Comune di Parigi anticipò la Rivoluzione Russa del 1905 e la grande Rivoluzione Sovietica del 1917.

Rivoluzione e rivoluzioni che, per la prima volta nella Storia, si contrapposero non solo all'oligarchia monarchica, ma anche alla borghesia sfruttatrice e al totalitarismo liberale, ancora oggi imperante in tutta Europa e nei Paesi capitalisti.

La Parigi del 1871, già provata dall'insensata guerra franco-prussiana che vide la sconfitta di Napoleone III, insorse e organizzò le prime barricate armate.

Per la prima volta nella Storia, i cittadini presero così il potere, scacciando il governo liberal-borghese di Adolphe Thiers, adottando il colore rosso quale propria bandiera e dichiarando costituita una Repubblica socialista. La Comune di Parigi, appunto, il cui Consiglio fu eletto il 28 marzo.

La Comune, fondata su principi di democrazia sociale e municipale, proclamò – fra le altre cose - la parità di salario fra uomini e donne; promosse l'istruzione femminile; garantì un alloggio per tutti; introdusse norme a tutela del lavoro; garantì libertà di stampa e di parola e la laicità assoluta dell'autogoverno costituitosi.

Purtroppo, come l'esperienza mazziniana della Repubblica Romana del 1849 e quella d'annunziana di Fiume del 1920, altri esempi di profonda democrazia diretta e socialismo autogestionario e laico, anche la Comune di Parigi ebbe vita breve e fu soppressa nel sangue nel maggio 1871, da parte del governo francese, causando un eccidio di almeno 20.000 comunardi in una settimana.

Fra gli eroi della Comune, merita un particolare ricordo l'anarchica e socialista Louise Michel (1830 – 1905). Insegnante e scrittrice, Louise Michel, fu infatti una delle più fervide combattenti fra le barricate.

Con l'accusa di istigazione alla guerra civile e al colpo di Stato, Loiuse fu successivamente condannata alla deportazione e incarcerata per vent'anni.

Tornò in Francia nel 1880 e non smise mai di fare politica, sostenendo l'ideale socialista autogestionario. Nel 1904, un anno prima di morire, sarà iniziata in Massoneria nella Loggia di Rito Scozzese Antico ed Accettato “La Philosophie Sociale”.

E' ancora oggi ricordata, come la Comune di Parigi stessa, da tutti i movimenti di ispirazione socialista, autogestionaria e anticapitalista del mondo.

Luca Bagatin

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mercoledì 17 marzo 2021

A un anno dalla morte di Eduard Limonov. Articolo di Luca Bagatin

Un anno fa, il 17 marzo 2020, ci lasciava Eduard Veniaminovich Savenko, per tutti Eduard Limonov, scrittore e leader politico russo di fama internazionale.

A comunicarlo per primo fu lo scrittore e deputato comunista Serghej Shargunov, su Telegram.

Classe 1943, Limonov, il 15 marzo 2016, aveva già subìto un intervento chirurgico al cervello, con l'estrazione di un enorme ematoma, apparso misteriosamente fra i due emisferi del cervello e già allora rischiò la vita. Egli evocò l'ipotesi di essere stato avvelenato, ma non ebbe modo di dimostrarlo con prove concrete.

Eduard Limonov, la cui rocambolesca vita fu raccontata da Emmanuel Carrère nel suo romanzo “Limonov”, del 2011, aveva all'attivo oltre 60 libri. Prevalentemente romanzi a sfondo autobiografico.

Dissidente integrale, negli Anni '70 si fece volutamente espellere dall'URSS per approdare negli USA, ove vivrà di scrittura e di umilissimi lavori, assieme alla moglie dell'epoca, Elena Schapova.

Fu autodidatta, sarto, ex teppista e, per un periodo, visse da senzatetto.

Visse a Parigi negli Anni '80 e successivamente, negli Anni '90, partecipò alla guerra civile nell'ex Jugoslavia a sostegno della Repubblica Federale di Jugoslavia e alla guerra di Transnistria a sostegno della Repubblica Socialista Sovietica Moldava di Pridnestrovie. Successivamente, tornato in Russia, prese parte alla resistenza popolare in difesa del Parlamento russo, fatto bombardare da Eltsin.

Nel 1992 collaborò con il nazionalista di centro Vladimir Zirinovskij, leader del Partito LiberalDemocratico di Russia, ricevendo la nomina a “Ministro della Sicurezza” del governo ombra creato dallo stesso Zirinovskij, ma presto ne prese le distanze.

L'anno successivo, invece, organizzò un gruppo di poveri, sbandati, emarginati, punk ed ex punk delusi dal crollo dell'Unione Sovietica e vittime dell'avvento dei liberalismo oligarchico.

Quel nucleo di “desperados”, nel 1993, prenderà il nome di Fronte Nazionale Boscevico e, nel 1994, di Partito Nazionalbolscevico (PNB) e sarà ispirato alle teorie eurasiatiste del filosofo Aleksandr Dugin e a quelle culturali e sociali della Nuova Destra di Alain De Benoist, ovvero un'unione fra un programma economico socialista autentico (superamento del capitalismo, giustizia sociale, lavoro collettivo, proprietà in comune) e una visione nazionale in politica interna, in grado di dare priorità alla comunità sull'economia e una maggiore centralità della Russia in Europa.

Limonov, Dugin, il cantante e chitarrista punk rock Egor Letov e il musicista e attore Sergey Kuryokhin, saranno dunque i maggiori animatori del PNB e del suo giornale controculturale “Limonka” (“Granata”) e riusciranno via via ad aggiudicarsi le simpatie dei nazionalisti e dei comunisti, delusi dall'avvento di Eltsin al potere e della conseguente distruzione economico-sociale della Russia in favore degli oligarchi e delle politiche globaliste e imperialiste degli USA e della NATO.

Il Partito NazionalBoslcevico sarà bandito in Russia, nel 2007, con l'infondata accusa di “estremismo”.

Nonostante il PNB sia stato dichiarato illegale nel 2007, militanti nazionalbolscevichi rimangono comunque attivi in ogni parte dell'ex URSS e dello spazio post-sovietico, come ad esempio in Ucraina a sostegno delle Repubbliche Popolari del Donbass, contro i nazionalisti ucraini.

Nel 2001, accusato di un inesistente traffico d'armi e di tentativo di colpo di stato in Kazakistan, Eduard Limonov sconterà ben due anni e mezzo di carcere.

Dopo una breve alleanza con i liberali di Kasparov e Kasyanov, Limonov e i suoi giovani militanti organizzeranno, nel 2010, il partito nazionalbolsceivco “L'Altra Russia” che, dopo la sua morte, ha assunto la denominazione “L'Altra Russia di Eduard Limonov”.

Ancora oggi partito di opposizione fra i più perseguitati in Russia, il partito di Limonov propone – fra le altre cose - una forma di socialismo popolare; il rispetto dell'articolo 31 della Costituzione che sancisce la libertà di riunione e manifestazione; la fine dell'autoritarismo del partito liberal-conservatore di Putin; la maggiore età ai 14 enni e la ricostituzione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche guidate dalla Russia.

Luca Bagatin

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Anni '90. Eduard Limonov e i giovani del Partito NazionalBolscevico


Settembre 2018. Eduard Limonov e i giovani nazionalbolscevichi de L'Altra Russia

martedì 16 marzo 2021

Le vie nazionali al socialismo. Articolo di Luca Bagatin

La Repubblica Popolare Cinese, come ogni realtà geopolitica socialista, segue una sua propria “via nazionale al socialismo”.

Nessun Paese socialista ha mai attuato, né avrebbe infatti potuto attuare totalmente, ciò che affermavano Marx ed Engels, a partire dal fatto che socialisti non sono diventati i Paesi occidentali industrializzati, come da loro previsto, bensì Paesi con caratteristiche piuttosto diverse, se non addirittura opposte.

Ciascuno di tali Paesi, spesso arretrati socialmente e economicamente, una volta liberatisi dall'oppressione feudale e coloniale, ha infatti seguito una sua propria via socialista, ispirata anche certamente agli insegnamenti marxisti, ma inevitabilmente adattata alla mentalità, storia, cultura, civiltà del luogo nel quale il socialismo è stato poi attuato.

Abbiamo avuto così il leninismo, il castrismo, il maoismo, ad esempio. Che hanno interpretato e implementato il pensiero marxista con il pensiero dei rivoluzionari che hanno guidato le rivoluzioni sociali e nazionali, le quali hanno portato poi all'instaurazione del socialismo in quei Paesi. In Russia (almeno sino ai primi Anni '90), a Cuba, in Cina e così via.

Ecco, in Cina, ad esempio, con la fine degli Anni '70, si è sviluppato un socialismo con caratteristiche cinesi (promosso da Deng Xiaoping), che, lungi dal superare il capitalismo, lo ha sottomesso alla volontà della comunità.

Sottomettendo e controllando l'attività economica privata. Non abolendola.

Perché comunismo è comunità. Non feticcio dogmatico e ideologico.

Può piacere o meno, ma così facendo la Cina è diventata, con i decenni, la prima potenza al mondo. Oltre che libera dalla povertà assoluta.

Tale via nazionale, come ogni via nazionale, è lungi dal poter essere esportata. Ma è altrettanto lungi dal dover essere criticata, in particolare da chi non è cinese e/o vive in un Paese occidentale, capitalista e liberale.

Tale via merita invece studio, approfondimento e riconoscimento, così come ogni via nazionale al socialismo.

Ogni rivoluzione proletaria è stata prima di tutto un evento partorito e sorto nel grembo del popolo che la ha attuata. Pensiamo ad esempio alla Comune di Parigi del 1870 (di cui quest'anno si celebrano i 150 anni), oppure alle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917.

Ben lontane dalla borghese rivoluzione francese del 1789, tali rivoluzioni – in particolare - hanno prima gettato le basi e poi letteralmente edificato un nuovo sistema sociale, sovvertendo l'economia, annientando non solo lo zarismo, ma anche e soprattutto la borghesia, adattando il nuovo sistema sociale e politico alla mentalità e cultura russa.

Il sistema sovietico non era altro che questo.

Nell'Occidente capitalista, borghese e liberale (ma non necessariamente democratico), il termine “nazionalismo” ha assunto il carattere negativo di “sopraffazione di una nazione su un'altra”.
Così fu ad esempio nella Prima e nella Seconda guerra mondiale, fra le nazioni europee.
In realtà non liberali né capitaliste, invece, il nazionalismo è semplicemente il riconoscimento dell'identità e unità nazionale di un popolo.
Così furono nazionalisti, per loro stessa ammissione, Fidel Castro e Ho Chi Min, ad esempio.
Il loro “nazionalismo di sinistra”, come peraltro definito in quegli stessi Paesi, non è altro che un internazionalismo che difende la propria identità e quella altrui, unita all'affermazione della giustizia sociale.

Ovvero la ricerca di una propria “via nazionale al socialismo”, senza la quale non vi potrà essere alcuna instaurazione del socialismo, ma mera ideologia dogmatica per intellettuali, che del popolo e dei popoli non conoscono nulla.

Luca Bagatin

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lunedì 15 marzo 2021

Cina. Approvato il nuovo Piano quinquennale di sviluppo economico e sociale. Articolo di Luca Bagatin

Il Parlamento cinese ha approvato, giovedì 11 marzo scorso, il quattordicesimo Piano quinquennale di sviluppo economico e sociale (2021 – 2025).

Presentato dal Partito Comunista Cinese, il Piano prevede obiettivi in grado di dare priorità al “miglioramento delle condizioni economiche del Paese, aumentare il benessere dei cittadini e promuovere l'innovazione tecnologica”.

Il documento stabilisce, inoltre, di dare priorità allo sviluppo di fonti energetiche pulite, al fine di raggiungere l'obiettivo strategico nazionale di ridurre a zero le emissioni di anidride carbonica entro il 2060.

Il nuovo Piano quinquennale cinese, che contiene 192 capitoli, presenta, sette obiettivi principali:

1- Mantenere i principali indicatori economici entro un intervallo appropriato al fine di ottenere una crescita annua superiore al 7% delle spese di ricerca e sviluppo.

2- Mantenere il tasso di disoccupazione urbana entro il 5,5%.

3- Aumentare il numero di residenti urbani al 65% della popolazione.

4- Aumentare di un anno l'aspettativa di vita dei cittadini cinesi.

5- Promuovere lo sviluppo verde.

6- Promuovere lo sviluppo di alta qualità della Belt and Road Initiative.

7- Segnare l'inizio di una nuova tappa nella costruzione di una Cina pacifica.

Relativamente allo sviluppo delle tecnologie, il Piano prevede 7 aree di ricerca importanti: intelligenza artificiale, informazione quantistica, circuiti integrati, scienza del cervello, tecnologie generiche e biologiche, medicina clinica e esplorazione dello spazio cormico, sotterraneo, delle profondità dei mari e delle regioni polari.

Settori chiave dello sviluppo e del benessere della popolazione cinese, rimarranno – come indicato nel Piano - il settore dei servizi pubblici, la rete di sicurezza sociale, l'istruzione, la sanità e la redistribuzione del reddito.

Recentemente, il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, aveva dichiarato che la Cina è riuscita a porre fine alla povertà assoluta della sua popolazione, raggiungendo così l'obiettivo posto dall'Agenda per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, addirittura un decennio prima del previsto (2030).

Luca Bagatin

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sabato 13 marzo 2021

Bolivia. Arrestata la golpista Jeanine Añez e i suoi ex collaboratori. Articolo di Luca Bagatin

Il colpo di Stato in Bolivia del novembre 2019, che ha obbligato il Presidente eletto Evo Morales all'esilio e che aveva portato al governo la liberale Jeanine Añez, sostenuta dagli USA con l'avallo dell'Unione Europea, non è rimasto impunito.

Il Ministro Eduardo Del Castillo, neoministro del governo socialista presieduto da Luis Arce, ha comunicato al popolo boliviano su Twitter che “La signora Jeanine Añez è stata arrestata ed è attualmente nelle mani della Polizia”.

Il Procuratore del Dipartimento di La Paz ha infatti emesso un mandato di cattura nei confronti della Añez, con l'accusa di “terrorismo, sequestro e cospirazione”, assieme ai suoi ex Ministri Arturo Murillo; Luis Fernando Lopez; Alvaro Coimbra e Rodrigo Guzman.

Medesimo ordine di cattura è stato spiccato contro numerosi militari all'epoca in carica, fra i quali, in particolare, l'ex comandante in capo delle forze armate Williams Kaliman, per la sua partecipazione al golpe.

Il golpe militare della Añez aveva provocato un'escalation di violenza nel Paese, l'avvento al governo di elementi razzisti e fondamentalisti religiosi e, in ambito economico, aveva distrutto tutte le conquiste sociali ed economiche portate avanti dai governi socialisti di Evo Morales.

Con la recente vittoria alle elezioni di Luis Arce, ex Ministro di Morales, il vento della democrazia, in Bolivia, ha ricominciato a soffiare.

Luca Bagatin

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mercoledì 10 marzo 2021

L'ideologia del lavoro rende meno liberi e più schiavi

II lavoro come (autentica) ideologia totalitaria.
Da sempre.
Ieri come oggi.
Fatto passare come "diritto" (da destra, centro e sinistra). Come base dell'economia, ma capitalistica, borghese, fondata sull'accumulo, la crescita e la distruzione delle risorse, dell'ecosistema, del tempo libero.

Anche in piena pandemia si permette la "libertà di contagio" nei posti di lavoro.
Pensateci.
Sarebbe ora.

Superare l'ideologia del lavoro e lo sfruttamento del lavoro salariato. Articolo di Luca Bagatin del 21 novembre 2020

La vita non è fatta solo per lavorare, ma ha bisogno di tempo libero per l’esercizio della libertà. Non si può vivere oppressi dal mercato che ci obbliga a comprare, comprare, perché non paghi con i soldi, ma con il tempo della tua vita”.

Questo uno degli insegnamenti fondamentali che ci ha lasciato l'ex Presidente socialista dell'Uruguay, José “Pepe” Mujica. Il Presidente povero e dei poveri, che ha governato il suo Paese dal 2010 al 2015 (e fu Ministro dell'Agricoltura e della Pesca dal 2005 al 2008). Risollevandone le sorti e attuando politiche sociali e socialiste, sul modello autogestionario e libertario.

Un modello che supera l'insana “ideologia del lavoro” ad ogni costo. E che supera il conseguente “sfruttamento dal salario”. Un modello che guarda, invece, a quello che Mujica stesso definì “un cammino di lotta al servizio e in solidarietà con gli altri esseri umani”. Ovvero “una politica permanente a favore di chi ha la volontà di lavorarla”, ad esempio organizzando “colonie di terra pubblica in cui si paga un affitto”.

Un modello non dissimile da quello della Jugoslavia di Tito, fondato sull'autogestione delle imprese e della Libia del Raìs Mu'Ammar Gheddafi, laico e socialista ideatore della Terza Teoria Universale, ovvero della “Repubbica delle masse” e della “democrazia diretta” (Jamahiriyya), che fu attuata nell'ambito di Congressi e Comitati popolari aperti a tutti i cittadini.

Gheddafi, nel suo “Libro Verde”, ovvero il suo saggio sociale e politico fondamentale, scrisse, in merito all'organizzazione sociale e del lavoro: “Nella società socialista non ci sono infatti possibilità di produzione individuale al di sopra del soddisfacimento dei bisogni personali. In essa non è permesso di soddisfare i propri bisogni a spese degli altri. Le istituzioni socialiste lavorano per soddisfare i bisogni della società. (…). A ciascun individuo è consentito di risparmiare ciò che vuole, soltanto nell’ambito del proprio fabbisogno, in quanto l’accumulo di risparmio in misura maggiore, è a detrimento della ricchezza collettiva. La gente abile e intelligente non ha il diritto di appropriarsi delle unità di ricchezza altrui per via della propria abilità e intelligenza, tuttavia può utilizzare quelle qualità per soddisfare i deficienti e gli incapaci non perciò devono essere privati di quella stessa parte della ricchezza sociale di cui godono i sani”.

Egli ritenne, dunque, in concordia con il socialismo delle origini (da Saint-Simon, a Marx, sino a Pierre Leroux, Proudhon e così via), che i lavoratori dovessero essere considerati produttori, non più dei salariati, ovvero degli sfruttati. E dunque, ciò che loro producono, dovesse essere considerato di loro stessa proprietà.

Il salario, per Gheddafi (e in realtà per tutti i socialisti, sin dalla fondazione della Prima Internazionale dei Lavoratori, nel 1864), è indice di sfruttamento e un lavoratore/produttore non può essere schiavo di nessun padrone. Sia esso un padrone privato o statale.

Oltre a ciò, il Raìs, ritenne che nessuno potesse possedere più di quanto gli fosse necessario per vivere. Ciò perché – non essendo le risorse illimitate - l'accumulazione della ricchezza da parte di alcuni è fonte di ingiustizia, corruzione e segna il sorgere della società dello sfruttamento.

I concetti fondamentali del socialismo originario o autogestionario, inveratosi sia nella Jugoslavia titina che nella Libia di Gheddafi, ma per molti versi anche nell'Argentina peronista; nella Cuba del Che e Fidel Castro; nell'Egitto nasseriano e via via nei modelli più recenti del Socialismo del XXI Secolo latinoamericano (dal chavismo sino al modello uruguayano del Frente Amplio di Mujica, al modello del Buen Vivir ecuadoriano, sino, in parte, al socialismo boliviano di Evo Morales), propone dunque un nuovo modello di sviluppo.

Uno modello che supera da una parte il produttivismo e dall'altra il capitalismo. Poponendo che il cittadino/lavoratore viva del necessario e lavori a beneficio della società e dei bisognosi e non già per un salario. E che ciascuno sia proprietario del proprio lavoro, nell'ambito di attività economiche socialiste autogestite.

Moltissima strada vi è da fare. Soprattutto per “decolonizzare l'immaginario”, come direbbe l'economista Serge Latouche. Per creare un'alternativa all'assurdo modello di sviluppo occidentale, capitalista, fondato sul danaro e sullo sfruttamento del lavoro.

Lavoro che toglie tempo libero; che lega a un datore di lavoro (e ad eventuali ricatti); che è utile solo a generare profitto e conseguente sfruttamento delle risorse economiche, sociali, ambientali e non già per aiutare la comunità stessa e le sue necessità primarie e fondamentali. Necessità che saranno sempre maggiori e sempre più essenziali in periodi di pandemia.

Necessità che non sono legate al vil danaro, che è uno strumento per sua natura schiavista, in quanto rappresenta un debito nei confronti di qualcuno (ed è il maggiore e più perverso strumento di perdita di sovranità dei cittadini e dei Paesi).

Una società sana, socialista, autogestita, libera e libertaria, è una società che supera i vincoli imposti dall'egoismo umano. Che supera il sistema del danaro (e della conseguente usura o interessi sui debiti/prestiti). Che supera il sistema del lavoro salariato. Che supera il sistema del consumismo e della distruzione delle risorse e del Pianeta.

Per approdare a qualcosa di antico, ma allo stesso tempo di genuino, comunitario, umanitario, spirituale, ecologista e socialista al contempo.

Come ancora oggi avviene in alcune società matriarcali, che vivono su quella che l'antropologo Marcel Mauss definì “economia del dono”. Sullo scambio reciproco, alla pari. Sul baratto. Sul lavoro in comune e a beneficio del prossimo.

Per far uscire”, come ebbe a dire lo stesso Latouche, “l'umanità dalla miseria psichica e morale” nella quale vive da secoli. Semplicemente per aver adottato un modello che sdogana un'infezione della psiche umana chiamata egosimo e accumulo.

Luca Bagatin

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Brasile. L'ex Presidente Lula potrà candidarsi alle Presidenziali del 2022. Articolo di Luca Bagatin

L'ex Presidente socialista del Brasile, Luis Inacio Lula da Silva, per il suo popolo semplicemente Lula, potrà partecipare alle elezioni del 2022.

A dichiararlo il giudice della Corte suprema federale brasiliana, Edson Fachin, il quale ha ribaltato tutte le sentenze a carico dell'ex Presidente nell'ambito della Tangentopoli brasiliana.

Il giudice ha stabilito che la giustizia del Paranà non aveva competenza sull'inchiesta per la quale Lula era stato condannato nel 2018. Condanna che gli aveva impedito di candidarsi alle Presidenziali contro Bolsonaro, alle quali, secondo tutti i sondaggi, avrebbe vinto.

Secondo quanto stabilito dal giudice della Corte suprema, ora i casi di condanna andranno nuovamente analizzati dalla Corte federale.

Nel frattempo, l'ex Presidente Lula può riacquistare i suoi diritti politici e decidere di candidarsi alle Presidenziali del 2022, contro Bolsonaro.

Non si deve più votare quel troglodita di Bolsonaro”, ha dichiarato Lula pochi minuti dopo la sentenza.

Lula, nel suo mandato presidenziale, dal 2003 al 2011, aveva messo al primo posto della sua agenda politica i programmi sociali, giungendo a dimezzare la malnutrizione e la mortalità infantile; a far crescere i salari minimi del 130% e a migliorare le condizioni di vita di gran parte dei brasiliani.

Alla guida del suo Partito dei Lavoratori fu, assieme ad Hugo Chavez, uno dei protagonisti del Socialismo del XXI Secolo latinoamericano, ovvero della svolta antimperialista e anticapitalista intrapresa dai Paesi latinoamericani, nel corso dei primi Anni 2000, liberatisi dai governi corrotti, liberali e filo-statunitensi.

Come molti altri leader socialisti latinoamericani (pensiamo all'ecuadoriano Correa e al boliviano Evo Morales) e, negli Anni '90, italiani (Bettino Craxi in primis), fu vittima di un uso politico della giustizia, volto a screditare le conquista del socialismo nei rispettivi Paesi.

Luca Bagatin

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lunedì 8 marzo 2021

Ricordiamo ora e sempre tre eroine: Anita, Evita e Moana. Perché non è il "femminismo" che libera le donne dal patriarcato. Ma il superamento e la distruzione dell'attuale sistema economico

Bisognerebbe avere presente che, il cosiddetto "femminismo", lungi dal voler liberare le donne dal sistema economico e sociale, distruggendolo, mira semplicemente a collocare ancora di più la donna all'interno del sistema, pretendendo che lei diventi semplicemente uguale all'uomo. Senza liberarla affatto dal sistema patriarcale.

Nel corso della Storia sono esistite tre donne, trasgressive, eretiche, eroiche, che sono morte fra i 28 ed i 33 anni ed hanno lasciato, nel ricordo di chi le ha amate, un vuoto incolmabile.
Tutte e tre si sono battute, spesso accanto agli uomini che hanno amato, per l'emancipazione sociale e civile dei Popoli e dell'Umanità. Donne che mai si sono dette "femministe" o avrebbero voluto esserlo.
I loro nomi: Ana Maria (detta Anita), Eva (detta Evita) e Anna Moana Rosa (detta Moana).
Anita Garibaldi, Eva Peron e Moana Pozzi sono quelle tre donne che, una volta accettato il ruolo di eroine (anti)politiche lo hanno assolto sino infondo e sino alla fine dei loro giorni.
 
Contro l'odio, la violenza, il liberal-capitalismo ed il Potere.
Per l'Amore e la Libertà.

(Luca Bagatin)



sabato 6 marzo 2021

Lockdown generale e sovvertire l'economia. Per salvare vite e uscire dalla pandemia


Qualcuno ha detto che è stata una misura barbarica, ma ha portato a risultati.
Il lockdown generale di due mesi, un anno fa, ha garantito una estate tutto sommato tranquilla e con pochi contagi.
Oggi ci sono le varianti, decisamente più pericolose.
Pensiamo di combatterele e di proteggere il piano vaccini con una Italia a fasce e con la gente che può contagiarsi nei posti di lavoro ?
Ma dai !
Si dia un reddito a chi non lo ha o lo sta perdendo.
Si chiuda per il tempo che serve.
Si sovverta l'economia, nazionalizzino senza indennizzo tutti i settori chiave dell'economia e i servizi pubblici (acqua, energia elettrica, telecomunicazioni, trasporti...) e si restituiscano alla comunità, attraverso lo Stato.
Solo così si vince nel lungo periodo.
Altrimenti si perdono solo tempo prezioso e vite umane.
 
L. B.
 

venerdì 5 marzo 2021

Russia. Arrestato un altro deputato comunista. Articolo di Luca Bagatin

Non si fermano gli arresti di dirigenti e deputati comunisti in Russia.

E' il caso, questa volta, del deputato della Duma regionale di Tyumen, Yuri Yukhnevich, classe 1980, peraltro Primo Segretario del Partito Comunista della Federazione russa della sua regione.

Condannato e arrestato, il 3 marzo scorso, con l'accusa di diffondere materiale estremista, per aver pubblicato sulla sua pagina socialv- su VK (il noto social russo) - un video intitolato “Ricordati dei truffatori e ladri del 2002”, che punta il dito contro il partito di governo “Russia Unita”.

Il video, postato il 5 settembre 2020, è stato notato dalle autorità governative solo recentemente e ha portato all'arresto del deputato da parte della polizia regionale, che ha invocato l'articolo 20.29 del codice amministrativo della Federazione Russa.

Tale articolo esclude la possibilità di partecipare alle elezioni per un anno, dopo l'entrata in vigore della decisione del tribunale.

Come immediatamente denunciato dai dirigenti nazionali del Partito Comunista della Federazione Russa, si è trattato dell'ennesimo tentativo di ostacolare la campagna elettorale dei comunisti, visto che le prossime elezioni legislative si terranno il 19 settembre prossimo e il partito di governo non gode più da tempo di grande consenso popolare, in particolare dopo la riforma pensionistica e altre misure in sfavore delle classi meno abbienti.

In Russia, da tempo, anche nel silenzio della gran parte dei media Occidentali, che si limitano a citare il caso di Aleksej Navalny (che è solo uno dei tanti leader di opposizione, peraltro in Russia molto minoritario), le autorità tendono a mettere i bastoni fra le ruote agli oppositori, con arresti e inciminazioni (solitamente con accuse di “estremismo” o di “partecipazione a manifestazioni non autorizzate”).

Sia a quelli rappresentati alla Duma, il Parlamento russo, ovvero i comunisti di Gennady Zjuganov - principale partito di opposizione - che ai nazionalbolscevichi de “L'Altra Russia di Eduard Limonov” che, quest'anno, dopo il congresso del 24 aprile prossimo, intendono avviare la procedura per la registrazione del partito nelle liste elettorali, sempre che – almeno questa volta – il loro partito sia accettato dalle autorità governative.

Alle elezioni di settembre, il partito governativo liberal conservatore di Putin, “Russia Unita”, dovrà vedersela in particolare i comunisti di Zjuganov; i liberaldemocratici nazionalisti di Zhirinovskj; la coalizione di sinistra patriottica composta dai socialidemocratici di “Russia Giusta”, dai “Patrioti Russi” e da “Per la Verità”; i nazionalbolscevichi di Limonov (che ultimamente stanno collaborando in varie iniziative con i “Comunisti di Russia” di Maxim Suraykin); i nazionalisti di “Rodina” e i liberali di “Piattaforma Civica”).

Luca Bagatin

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giovedì 4 marzo 2021

Cuba. Sviluppati quattro vaccini anti-Covid 19, interamente finanziati dallo Stato. Articolo di Luca Bagatin

Il vaccino anti-Covid 19 prodotto a Cuba, il Soberana 02, sta per approdare alla III fase, dopo aver ricevuto l'autorizzazione dal Cecmed (Centro per il Controllo Statale di Medicinali, Apparecchi e Dispositivi Medici), che ha analizzato la documentazione presentata dall'Istituto Finlay delle Vaccinazioni.

Soddisfazione da parte del Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel, che su Twitter si è detto speranzoso e fiducioso nei confronti della medicina cubana, ma al contempo non ha mancato di sottolineare la necessità di mantenersi responsabili.

Grazie allo sviluppo delle biotecnologie, l'Isola caraibica socialista, ha tutte le carte in regola per iniziare la campagna di vaccinazioni, in particolare dopo l'annuncio della realizzazione del primo lotto di 150.000 dosi di Soberana 2, dei 100 milioni previsti entro la fine del 2021.

Nonostante il blocco economico, imposto dagli USA - per ragioni ideologiche - sin dagli Anni '60, Cuba ha scommesso tutto sulla produzione dei propri vaccini, finanziati al 100% dello Stato.

L'Isola è stata fortemente penalizzata dalla pandemia e sta scommettendo il tutto per tutto sulle sue competenze in campo medico-scientifico, fra le più avanzate al mondo.

I vaccini cubani sono ben quattro, il Soberana 01 e 02 e i due vaccini Abdala e Mambisa e se ne sta già sviluppando un quindo, il Soberana 01-A.

Nel mese di febbraio, a Cuba, il numero dei morti per Covid 19 sono aumentati e giunti a 108, con oltre 7000 nuovi casi.

A scommettere sui vaccini cubani, sia il Messico, che è in trattative con l'Isola per una fornitura e l'Iran, che ha già avviato test su larga scala del Soberana 02.

La III fase di sperimentazione sarà utile ai ricercatori per comprendere l'efficacia del vaccino e capire se saranno necessarie due o tre dosi ai pazienti.

I cubani che saranno vaccinati, nei mesi a venire, saranno circa 11 milioni e i funzionari sanitari del Paese contano di vaccinare l'intera popolazione entro la fine dell'anno e stanno valutando di vendere o donare all'estero le dosi aggiuntive, considerando che, secondo l'Istituto Finlay, Cuba ha la capacità produttiva per realizzare milioni di dosi di vaccino.

Luca Bagatin

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mercoledì 3 marzo 2021

Le comunità alternative naturiste, spiritualiste, libertarie e socialiste rivoluzionarie (tratto da "Rébellion)

Poiché molto affine al nostro spirito, percorso, visione politica, artistica e sociale, pubblichiamo, qui di seguito, un interessante articolo - da noi tradotto in italiano - apparso il 2 marzo scorso sul sito della rivista socialista rivoluzionaria francese "Rébellion", che tratta di comunità alternative, naturiste, spiritualiste, libertarie e socialiste rivoluzionarie storiche.

L. B. 

COMUNITA' ALTERNATIVE CENTENARIE: SOL VERITAS LUX

(tratto da: http://rebellion-sre.fr/communautes-alternatives-centenaires-sol-veritas-lux)

I movimenti alternativi degli anni 1970-2010 non hanno inventato nulla. All'alba del XX secolo, la modernizzazione dell'Europa sotto i colpi dell'industrializzazione e del capitalismo ha dato origine a esperienze culturali e comunitarie molto specifiche. (articolo pubblicato su “Rebéllion” nr. 42 del giugno 2010).

Anarchici fuorilegge, bevitori d'acqua e vegetariani.

In Francia circoli anarchici individualisti si sono battuti per una vita sana, con l'affermata necessità di seguire un'etica di vita basata sulla lotta all'alcolismo (un vero flagello sociale che garantisce al Capitale la passività della classe operaia), la promozione del cibo vegetariano, il rifiuto delle regole dell'ordine borghese e l'instaurazione di un'educazione popolare di emancipazione.

A Parigi, prima della Grande Guerra, associazioni e famiglie anarchiche (ma anche sindacalisti e socialisti rivoluzionari) svilupparono concretamente questo modo di esistere che voleva essere fuori dal sistema. Si tratta di un'affermazione radicale del rifiuto di "partecipare" alle regole della società che trova una particolare eco tra i vecchi partigiani della "propaganda per atto" (ovvero gli anarchici che hanno utilizzato il terrorismo e il "recupero individuale" come mezzo di azione). L'attivista rivoluzionario accusato dalla polizia di essere un complice della "banda dei Bonnot", Louis Rimbault (1877-1949) fu una figura feroce di questo movimento. Léo Malet, il miglior autore di thriller francese, conosceva questo tipo di casa negli anni '30 e lo rievoca nelle avventure di Nestor Birmania.


Ombre e luci del Monte Verità

In Germania, il movimento di "riforma della vita" ha sostenuto la fuga delle città, il ritorno alla natura come soluzione alla crisi causata dal crescente commercialismo, al vegetarianesmo, al rifiuto di alcol e tabacco, nudismo, medicine naturali (soprattutto l'inizio di omeopatia), libertà sessuale, misticismo e scoperta delle spiritualità orientali.

Caso emblematico, che di per sé incarna la ricchezza e le ambiguità di questo tipo di esperienza, la colonia del Monte Verità è stata fondata da un gruppo della Boemia bavarese. Nella magnifica cornice naturale del Ticino svizzero, una piccola comunità di uomini e donne si insedia per fondare una comunità ideale e libera. Figlio di un industriale belga, Henri Oedenkoven finanzia i lavori per creare una sorta di sanatorio vegetariano. Sua moglie, Ida Hofmann, insegnante di pianoforte, wagneriana e femminista avrà un ruolo centrale nell'esperienza.

Si trattava di creare quello che si voleva come luogo di rinascita e rigenerazione, di porre le basi di una “nuova vita” al di fuori della struttura corrotta del mondo dell'edilizia. Vita di comunità, cibo vegetariano e frugale, sedute di elioterapia (in un certo senso prendere il sole, i “coloni” adoravano la stella solare) e ginnastica: il Monte Verità era l'apice del culto del corpo guarito. Una compagnia di ballo soggiornava regolarmente presso le strutture della comunità.

Molto rapidamente, il Monte Verità è stato un punto d'incontro per naturisti, riformatori sociali, attivisti rivoluzionari (molti dei quali erano attivisti dei consigli operai bavaresi dopo la sconfitta del 1918), artisti, antroposofisti e altri teosofi di tutte le nazionalità. Il dissenso è sorto abbastanza rapidamente tra la coppia fondatrice (che voleva sviluppare l'immagine di marca della comunità e creare un centro benessere alberghiero prima dell'ora) e la frangia più radicale della comunità. I fratelli Graser hanno criticato i compromessi fatti con il sistema per sostenere finanziariamente il progetto. Gusto Graser guiderà la fronda e si ritirerà in una grotta eremita con sua moglie Jenny Hofmann (sorella di Ida). Sotto l'influenza delle religioni e filosofie orientali, diventa un profeta ambulante del pacifico panteismo. Lo scrittore tedesco Hermann Hesse era strettamente legato a Graser e gli rende omaggio nella sua opera più importante, Demian.

Lo shock della Grande Guerra è stato quello di distruggere i suoi tentativi alternativi, ma altri sarebbero nati sulle rovine del nostro continente. L'esperienza rivoluzionaria e poetica di Fiume nel 1917 sarà un'altra forma di questa ricerca di una comunità ideale. Ma questa è già un'altra storia.

martedì 2 marzo 2021

I principali problemi del mondo moderno

I PRINCIPALI PROBLEMI DEL MONDO MODERNO


Il capitalismo
Il danaro
Il produttivismo
Il liberalismo
La religione
Il consumismo
L'europeismo
L'edonismo
L'egoismo
Il progresso ad ogni costo
Il razzismo inteso come negazione delle diversità
Il politicamente corretto
 
(Luca Bagatin)