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giovedì 30 novembre 2023

Una società che giudica, senza approfondire, è una società malata e inquietante. Riflessioni di Luca Bagatin

 

Trovo sia molto miope avere una visione, al 100%, negativa su Henry Kissinger.

Certo, molte sono le ombre sul suo modo di operare. Ad ogni modo, personalmente, vorrei invitare ad approfondirne il pensiero e, guarda il caso, proprio in questo periodo sto ultimando di leggere il suo saggio "Ordine Mondiale", utilissimo per approfondire la geopolitica dal 1600 ad oggi ed il punto di vista statunitense.

Perché ogni punto di vista deve essere sempre conosciuto e approfondito, per avere una visione più ampia della realtà che ci circonda.

Kissinger fu fra i primi (secondo solo al leader socialista italiano Pietro Nenni), sin dagli Anni '70, a individuare nella Repubblica Popolare Cinese, il futuro di un nuovo ordine mondiale di stabilità e prosperità, ovvero Henry Kissinger comprese la necessità di dialogo e cooperazione fra USA e Cina, anziché ricercare sciocche, infantili, anacronistiche, irrazionali contrapposizioni.

Al punto che la sua visita al Presidente Xi Jinping risale all'estate appena trascorsa.

In mezzo a tanti, troppo incompetenti, negli USA come in UE, oggi, una personalità come quella di Kissinger mancherà.

(Luca Bagatin)

A me ciò che inquieta, da sempre, è la società.

Quella che giudica e punta il dito.

Mi spaventa.

Leggo che c'è chi punta il dito contro la sorella di quella povera ragazza.

Giudica perché vuole dare fiato alla sua bocca o togliere la polvere dalla sua tastiera.

Giudica sulla base di immagini.

È inquietante.

Giudicare sulla base di immagini, percezioni, è da persone piccine e ignoranti.

Ignoranti nel senso che non approfondiscono.

A me, una società così, inquieta.

Perché secoli fa si bruciavano le streghe.

E lo si faceva sulla base di giudizi lapidari e di morali religiose.

Ovvero sulla base di ignoranza e stupidità, che sono alla base della violenza e della cattiveria umana. Assieme all'egoismo.

Purtroppo si preferisce non riflettere, non studiare, non approfondire.

Così come ogni singolo individuo riflette poco su sé stesso.

Preferendo dare giudizi sommari sul prossimo.

E questo sì, mi fa paura.

E penso, da moltissimi anni, che i veri mostri siano attorno a noi.

(Luca Bagatin)

Il problema della gran parte delle persone è di giudicare, evitando di approfondire.

Giudicare è semplice e immediato.

Fornisce immediata e apparente soddisfazione esteriore.

Approfondire costa tempo e fatica. Ma dà profonda soddisfazione, in termini di crescita interiore.

Personalmente sono sempre per seguire la via più lunga, quella che richiede tempo, ma appagamento sicuro.

(Luca Bagatin)

Si tende ad analizzare i fenomeni (storici, politici, geopolitici ecc...) facendo riferimento alla propria realtà.

E così si finisce per andare fuori strada.

Mi spiego meglio.

In Europa il termine "populismo" viene indicato in modo negativo/spregiativo.

Il che è totalmente fuorviante, visto che in moltissimi Paesi (USA compresi, che hanno conosciuto il Populist Party nel '900) è aspetto totalmente positivo e popolare.

Oppure il termine "peronismo", che qualcuno si ostina ancora ad accostare, in modo totalmente errato, al fascismo.

Ma potremmo continuare.

Il problema è non volersi mettere NEI PANNI DEGLI ALTRI. Ovvero non provare minimamente ad approfondire realtà diverse, ma rimanere con il cervello fermi al proprio orticello.

È molto triste, secondo me.

Perché la conoscenza è fatta di apertura e approfondimento mentale, prima di tutto.

(Luca Bagatin)

Non ho mai amato chi ricerca la carriera facile o gli scoop.

L'ambizione, a mio modo di vedere, mal si concilia con l'approfondimento e la capacità di analisi.

L'ambizione è mera esteriorità.

E' roba, a parer mio, per persone umanamente piccine e che valgono molto poco.

Non consiglierei a nessun giovane di ricercare l'ambizione, la carriera, ma sempre l'approfondimento e la conoscenza.

Chi approfondisce e conosce, erediterà il Regno dei Cieli, ovvero si eleverà un po' di più, rispetto alle bassezze del mondo.

(Luca Bagatin)

Uno dei problemi della modernità, che non si vuol vedere?

La vita facile, comoda, i genitori che la danno vinta ai figli, i professori che giustificano tutto.

Scomodità. autorità e ordine.

Questo si è perso.

E solo scomodità, autorità e ordine possono formare persone che, a quel punto, si rimboccheranno le maniche e cercheranno di risollevarsi.

Diversamente alleveremo delinquenti e annoiati.

(Luca Bagatin)

lunedì 27 novembre 2023

Nicolae Ceausescu, un socialista oltre i blocchi contrapposti. Articolo di Luca Bagatin

 

Figura e storia molto poco approfondita dalla storiografia nostrana e spesso trascurata o bistrattata, in particolare a partire dai tragici Anni '90, quella di Nicolae Ceausescu, merita di essere – invece – recuperata e ricordata.

Segretario del Partito Comunista Rumeno e Presidente della Repubblica Socialista di Romania dal 1967, sino alla prematura e barbarica morte per fucilazione, il 25 dicembre 1989, Ceausescu fu figura politica socialista di primo piano e per molti decenni, avendo avuto ruolo spesso di cerniera e comunicazione pacifica fra il mondo Orientale e quello Occidentale.

Leader di dialogo, pace e cooperazione internazionale, fu fra i primi a sviluppare una mentalità capace di andare oltre i due blocchi contrapposti – quello sovietico e quello statunitense – ricercando un mondo multipolare, cooperativo e pacifico. Almeno sino alla sua tragica morte, a seguito del barbarico golpe ordito dal KGB gorbacioviano, sul finire del 1989, visto che la Romania di Ceausescu aveva sempre difeso la sua sovranità e indipendenza da parte del blocco sovietico ed era riuscita a ripagare i suoi debiti esteri.

Ho ricevuto in dono, proprio di recente, dal prof. Giancarlo Elia Valori, con tanto di dedica, un suo rarissimo saggio del 1974, dedicato proprio alla figura di Nicolae Ceausescu, del quale vorrei qui trattare.

Un saggio davvero raro e interessante, quello del prof. Valori, “Ceausescu”, Bulzoni Editore, che reca la presentazione dell'On. socialista Giovanni Mosca, deputato e sindacalista del PSI di quegli anni.

Da dire che il Partito Socialista Italiano, negli Anni '60, '70 e '80, aveva un ottimo rapporto con il Partito Comunista Rumeno (PCR) e con Ceausescu.

Nel 1978, in particolare, Bettino Craxi, nell'ambito della promozione dell'eurosocialismo (contrapposto all'eurocomunismo berlingueriano, molto più confuso e velleitario), mirava ad abbracciare tutti i fratelli socialisti d'Europa (fra cui i partiti socialdemocratici in esilio all'estero, quali quello polacco e cecoslovacco).

Fra questi, come dimostra la corrispondenza fra Craxi e Ceausescu di quegli anni, un rinnovato rapporto fra PSI e PCR e un incontro ufficiale a Bucarest, nell'ottobre '78, fra Craxi e il Presidente rumeno.

Un Presidente rumeno, Ceausescu, apprezzato non solo dall'Italia dell'epoca, ma da tutti i Paesi europei e persino dagli USA, con i quali aveva ottimi rapporti, pur nella diversità di opinioni politiche e di impostazione socio-economica.

Tornando al saggio del prof. Valori, in esso è riassunta non solo la politica e prospettiva politica di Ceausescu negli Anni '70, ma anche la sua biografia.

Nicolae Ceausescu nacque il 26 gennaio 1918, nel piccolo villaggio di Scornicesti, da una famiglia proletaria contadina, così povera da essere costretto a raggiungere la scuola a piedi nudi.

Scolaro diligente, fin da ragazzino aveva ben piantati i semi della giustizia sociale, al punto di diventare violento solo per difenderne i principi, come ricordavano i suoi insegnanti dell'epoca.

Nel 1929, il piccolo Nicolae, a 11 anni, raggiunse la capitale, Bucarest, per imparare il mestiere di calzolaio. Erano gli anni della crisi economica internazionale e il giovane Ceausescu entrò, ben presto, nel partito comunista, fondato nel 1921 e che, dal 1924, operava in clandestinità, in una Romania sotto il tallone, all'epoca, della monarchia.

Nel 1933 la crisi economica, in Romania, si fece pressante e Ceausescu iniziò a partecipare ai primi scioperi e fermenti rivoluzionari, assieme ad operai e contadini. Fu così arrestato, per la prima volta, il 23 novembre 1933, con l'accusa di “incitazione alla rivolta”.

Sarà successivamente arrestato altre volte, per le medesime ragioni, ma, nel frattempo, aveva aderito all'Unione della Gioventù Comunista e fu più volte costretto a cambiare identità e mestiere.

Erano gli anni dell'avanzata delle idee nazifasciste in Romania e, nel 1936, la politica di Re Carlo II divenne ancor più conservatrice e repressiva, in particolare contro gli antifascisti e i comunisti in generale. Accanto a ciò, il Re di Romania, aveva aperto il Paese allo sfruttamento da parte delle imprese straniere.

Fu così che, ben presto, la Romania fu asservita alla Germania nazista hitleriana ed enorme fu lo sdegno di Ceausescu e dei suoi compagni, che iniziarono a manifestare per la libertà, indipendenza e sovranità della Romania dal giogo hitleriano e contro il governo del nazista Antonescu e dei suoi lacchè della Guardia di Ferro.

Come sottolineato dal saggio del prof. Valori, Antonescu non teneva in nessun conto la vita e la dignità dei suoi avversari e questo contribuì a rafforzare la determinazione degli antifascisti rumeni nell'organizzare la resistenza al suo governo.

L'insurrezione popolare scoppiò infatti il 23 agosto 1944, quando Ceausescu era già Segretario dell'Unione della Gioventù Comunista.

Un'insurrezione che vide unite forze diverse, nel Blocco Nazionale Democratico, che portò alla fine del governo di Antonescu e alla costituzione di un governo di unità nazionale, comprendente anche socialisti e comunisti, che avviò le prime riforme popolari.

Successivamente, il Partito Socialista e quello Comunista si fusero in un unico partito, il Partito Romeno dei Lavoratori e, nel 1948, la Romania divenne una Repubblica popolare e socialista.

In quell'anno si avviarono le prime nazionalizzazioni dei settori chiave dell'economia quali miniere, banche e trasporti.

Nel 1946, peraltro, Ceausescu fu eletto deputato per la prima volta e divenne vice Ministro dell'Agricoltura, iniziando così la sua carriera politica e, successivamente, nel 1949, fu nominato vice Ministro delle Forze Armate.

Fu invece nel 1954 che divenne Segretario del Comitato Centrale del PCR; nel 1965, venne eletto Segretario Generale e Presidente del partito, che tornò ad assumere la denominazione di Partito Comunista Rumeno e, nel 1967, venne eletto Presidente del Consiglio di Stato.

Il prof. Valori, che ebbe modo anche di conoscere e di divenire amico di Ceausescu, negli Anni '70 (e con il quale ebbe modo di confrontarsi, anche nell'ambito di una tavola rotonda sull'ordine economico internazionale, assieme all'ex Presidente argentino Arturo Frondizi), nel suo saggio, spiega come il Presidente Ceausescu abbia adattato il marxismo-leninismo non solo ai tempi moderni, ma anche alla mentalità, storia e cultura della Romania, affermando sempre il principio di sovranità nazionale, indipendenza e autodeterminazione dei popoli.

In tal senso, Ceausescu, fu sempre in prima linea per la promozione dell'indipendenza e sovranità dei Paesi del Terzo Mondo, d'Asia, Africa e America Latina in particolare.

Tornando alla politica interna, come spiega Valori, Ceausescu avviò una lotta serrata alla burocrazia e promosse la gestione delle imprese da parte dei lavoratori, in modo che questi fossero, allo stesso tempo, proprietari e produttori e cercando di assicurare a tutti – attraverso un'apposita attività di programmazione, sia in ambito scolastico che economico - un lavoro confacente alle proprie attitudini, studi e abilità, retribuito in proporzione alla qualità ed alla qualità del lavoro svolto. Il tutto cercando di far partecipare direttamente operai, contadini e intellettuali – attraverso appositi consigli popolari - alla direzione della società, ovvero all'edificazione della democrazia socialista.

In ambito internazionale, come ricorda il saggio del prof. Valori, Ceausescu promosse non solo ottimi rapporti con gli altri Paesi socialisti all'interno del COMECON, ma anche con la Repubblica Popolare Cinese, che all'epoca aveva rapporti piuttosto freddi con l'URSS e, oltre a questi, con tutti i Paesi che uscivano dal colonialismo o, in ogni caso, ambivano a uscire dal colonialismo e dall'imperialismo Occidentale.

Grande attenzione, Nicolae Causescu, pose nei confronti dei Paesi africani e latinoamericani, che ambivano ad uscire dal giogo dello sfruttamento delle proprie risorse e alla ricerca della via dell'emancipazione, dell'indipendenza nazionale e della sovranità.

In tal senso, peraltro, va visto l'incontro fra Ceausescu e il Presidente argentino Juan Domingo Peron, nel 1974, a Buenos Aires, rientrato da poco in patria dopo un lungo esilio.

Il saggio del prof. Valori, che si conclude con una descrizione dei rapporti d'amicizia fra la Romania socialista e l'Italia, guidata dal centro-sinistra dell'epoca, rileva peraltro come il Presidente Ceausescu auspicasse lo “scioglimento del blocchi militari, delle basi militari” e lavorasse in favore del disarmo “per la comprensione e la collaborazione tra i popoli”, operando in tale direzione.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

Nicolae Ceausescu e Bettino Craxi

Nicolae Ceausescu e il prof. Giancarlo Elia Valori 

venerdì 24 novembre 2023

Recensione di Alberto De Marchi a "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" di Luca Bagatin

  

per acquisti: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/

Luca Bagatin, “Amore e Libertà – Manifesto per la Civiltà dell’Amore”, Ilmiolibro/Kataweb, 2019, 123 pagine, 12 euro

Un titolo che non deve trarre in inganno per questo terzo saggio di Luca Bagatin, che segue “Universo Massonico” (Bastogi Editore, 2013) e “Ritratti di Donna” (Ipertesto Edizioni, 2014) e che ne anticipa ufficiosamente due, per ora, però, ancora uno soltanto, e cioè “L’Altra Russia di Eduard Limonov – I giovani proletari del Nazionalbolscevismo” (Ilmiolibro/Kataweb, 2022); sembrerebbe, infine, essere di imminente uscita il saggio dal titolo “Ritratti del Socialismo”, ma, fino all’ufficializzazione del tutto, Luca preferisce che se ne parli il meno possibile, anche (e soprattutto) per precisa scelta militante.

Del titolo, si parlava: di primo acchito lo si potrebbe riferire – più che erroneamente! – ad una pubblicazione pregna di buoni sentimenti e “volemose bene” un tanto al chilo, ma basta intervenga il sottotitolo per riportarci sulla buona strada, perché effettivamente trattasi di un manifesto, (anti)politico e (contro)culturale ma pur sempre un manifesto; anzi, molto probabilmente proprio per questo un Manifesto!

Introdotto da una composizione in versi dello stesso Bagatin, dalla prefazione del Principe Antonio Tiberio di Dobrynia, da uno scritto esplicativo e da un “Manifesto d’intenti di Amore e Libertà” a firma sempre dell’autore del saggio tutto, esso si sostanzia di tre parti: la prima e più corposa è il manifesto “politico” vero e proprio, la seconda è una raccolta di biografie (“Alcune figure storico-politiche che hanno ispirato Amore e Libertà”), il tutto si conclude con qualche pagina di “Recensioni a film e serie tv d’Amore e Libertà”.

Che cosa Amore e Libertà sia per Luca Bagatin è arduo da spiegare, soltanto lui lo potrebbe fare; ad ogni modo, recensire è anche un po' identificarsi non tanto con l’autore dello scritto che ci si ritrova fra le mani per consigliarne o sconsigliarne la lettura, quanto almeno coi suoi propri intenti, dunque ci proverò.

Amore e Libertà è la denominazione di un blog (anzi, di un pensatoio, come lui preferisce chiamarlo) che Luca ha fondato nel non certo lontanissimo ma neppure poi tanto vicino 2013 e che da allora e continuativamente aggiorna.

Gli argomenti trattati in esso si ritrovano in quelli di cui ha voluto riempire le pagine di questo saggio e che hanno una fortissima attinenza anche con quelli dei suoi saggi passati e futuri: esoterismo e massoneria, studi sul Risorgimento e sul socialismo originario (nelle sue varie declinazioni al di là del tempo e dello spazio), pensieri sparsi sul femminile, ritratto nel suo senso eterno e perenne, nulla a che vedere, quindi, col femminismo di matrice borghese che confonde la sacrosanta uguaglianza con l’identità fra uomo e donna (indi per cui: fra maschile e femminile), venendo sbugiardato fin dalla più basica biologia!

Scritti di lunghezza variabile, certi di taglio più giornalistico (per quanto Luca faccia propria la visione gurdjieffiana secondo cui il giornalismo altro non sarebbe che “una pessima forma di letteratura”), altri più letterari (in senso talvolta alternativo, talaltra insieme, o poetico o saggistico) che hanno avuto l’onore (ma suppongo anche l’onere, comune a qualsiasi prova scritta, di essere spiegati e – quando necessario – “giustificati” e difesi) di essere tradotti in francese, in portoghese ma finanche in lingua serba e fiamminga.

L’autore, al di là del suo allontanamento volontario da questi specifici settori, dimostra esplicitamente le proprie perizie, dovute ad anni di permanenza in svariate redazioni di giornali e riviste cartecee ed online (frequentazioni, queste, per la verità mai del tutto smesse, e per fortuna di chi può continuare a leggere le riflessioni di Luca) e sedi e sezioni di partito: l’antipolitica e la controcultura di cui sono impregnate ciascuna delle incursioni di Bagatin nei territori dello scibile principiano proprio da questo suo aver frequentato determinati ambienti dismettendone però gli abiti, operando un “rovesciamento” al fine di giungere al nocciolo delle questioni – politica e culturale – spogliandole di tutte le sovrastrutture, buoniste e mainstream, che ne hanno inficiato la purezza per provare a farle tornare al senso originario, quando non c’era bisogno di farle precedere dai prefissi “anti” e “contro”.

Procedere ad un elenco – che per forza di cose dovrebbe essere parziale – di ciò di cui si può trovare trattazione sfogliando le pagine del saggio, oltre che poco sensato risulterebbe scorretto nei confronti dei punti che, per forza o per amore, si dovrebbero dismettere dall’elenco in questione, quindi funga da invito alla lettura la conclusione dell’Introduzione di Luca (pagg. 7,8), che ad una prima lettura potrebbe sembrare in contrasto con quanto affermato dal sottoscritto lungo queste poche righe, ma non si tratta altro che di due modalità differenti per giungere alla medesima conclusione: “Questo Manifesto per la Civiltà dell’Amore tutto è tranne che un manifesto politico nel senso classico del termine. Esso vuole semplicemente invitare il lettore all’approfondimento e alla riflessione. Ovvero vuole guidarlo verso la sua stessa emancipazione”.

Alberto De Marchi

L'amico prof. Giancarlo Elia Valori insignito del titolo di Professore Onorario dell'Università di Pechino, il 10 novembre scorso

 Il mio articolo, che riporta il discorso del prof. Valori durante la cerimonia, leggibile a questo link:

https://amoreeliberta.blogspot.com/2023/11/il-prof-giancarlo-elia-valori-la-cina.html 

Colgo l'occasione anche per ringraziare il prof. Valori per gli ottimi saggi che mi ha recentemente donato, con tanto di dedica. 

Preziosi contributi intellettuali in un'epoca di vuoto assoluto. 




mercoledì 22 novembre 2023

Roger Waters e José "Pepe" Mujica si incontrano. Due fari di luce in un mondo, quello Occidentale, oscurato dalla guerra e dalla follia. Articolo di Luca Bagatin

Mentre UE e USA sono tristemente impegnati a soffiare sul fuoco delle guerre - in Ucraina come in Medio Oriente – e sono ben lontani dallo scegliere la strada del negoziato e del cessate il fuoco, dei colossi dell'Amore e della Libertà mondiale come l'ex Presidente dell'Uruguay José Pepe Mujica, sua moglie Lucia e il musicista britannico Roger Waters, si sono incontrati, sabato 18 novembre scorso, nella cittadina uruguaiana di Maldonado.

Mujica, oggi 88enne, ex Presidente dell'Uruguay dal 2010 al 2015, leader socialista del Movimento di Partecipazione Popolare all'interno della coalizione di sinistra del Frente Amplio, durante il suo mandato si ridusse drasticamente lo stipendio; promosse l'autogestione delle imprese da parte dei lavoratori; legalizzò la marjiuana; triplicò gli investimenti nella scuola e nell'educazione; legalizzò il matrimonio omosessuale e l'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali.

Risultato del suo mandato fu una riduzione dell'indice di disoccupazione al 6%; un aumento dei salari; un PIL cresciuto del 6% e una riduzione del tasso di povertà dal 39% al 6%.
Insomma, l'esatto opposto di quanto accade da moltissimi anni in UE, guidata dalle irresponsabili Von Der Layen, Lagarde e dai vari leader subalterni e guerrafondai: Meloni, Scholz, Macron, Sanna Marin, Duda e compagnia triste.

Roger Waters, 80enne, già co-fondatore dei Pink Floyd e sempre in prima linea per i diritti umani e civili, dalla parte dei popoli oppressi, contro ogni nazifascismo, ogni guerra, contro un Occidente liberal anti-democratico che preferisce far parlare le bombe, piuttosto che le parole.

Roger Waters è giunto in Uruguay per il suo tour - venerdì scorso - e ha voluto incontrare Mujica e sua moglie, Lucia Topolansky (anche lei, come Mujica, ex combattente Tupamaros contro la dittatura in Uruguay negli Anni '60 e '70), spinto dalla reciproca ammirazione e affetto.

Roger Waters, infatti, ha sempre sostenuto la politica umanitaria, sociale e socialista di Mujica e, da parte sua, Mujica, ha sempre riconosciuto la militanza e attivismo di Waters in tutto il mondo.

Non c’è limite territoriale o linguistico che impedisca la possibilità di condividere un momento insieme”, ha affermato Roger Waters, entusiasta dell'incontro.

Mujica, nei giorni scorsi, si era peraltro scagliato contro il nuovo Presidente eletto in Argentina, il liberal-capitalista e complottista, Javier Milei, mettendo in guardia gli argentini dal rischio del ritorno di una dittatura e invitando loro a prendersi cura della democrazia.

Roger Waters e José “Pepe” Mujica sono, saranno e rimarranno sempre degli ottimi esempi della loro generazione. Forse l'ultima generazione ad avere un po' di sale nella zucca e ad avere a cuore il destino di un mondo, quello Occidentale e liberal-capitalista, sempre più preda della sconsideratezza dei propri politici (che si dicono “democratici”, senza esserlo nemmeno un po'), fatto di mostruosità, violenza, guerra e nuovi genocidi.

Luca Bagatin

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lunedì 20 novembre 2023

DIMENSIONE OLTRE LA MORTE. Poesia di Luca Bagatin

 DIMENSIONE OLTRE LA MORTE

Poesia di Luca Bagatin

E se esistesse

Una dimensione

Nella quale

Lei

Non fosse mai morta?

Come accaduto, alla fine,

A Laura Palmer

In Twin Peaks?

Esiste una dimensione

Parallela?

Oltre il mondo

Cosiddetto

“Reale”?

Io credo di sì.

“Non siamo mai morti

Non siamo mai nati”

Canta

Nel suo "Testamento"

Franco Battiato.

E' esattamente così.

“Tu sei quello che tu vuoi,

ma non sai quello che tu sei”.

Canta, ancora una volta

Battiato

Ne “Il Vuoto”.

Noi non sappiamo

Ciò che siamo.

Esseri Divini

Inconsapevoli

Della nostra Divinità.

Oltre l'illusione

Della materia.

Noi siamo ciò che vogliamo

Nel momento in cui

Ci liberiamo

Dalla materia.

Che è fatta di egoismo e possesso.

Noi pensiamo,

Immersi in questo caotico mondo,

Fatto di violenza e mostruosità,

Di essere slegati

Gli uni dagli altri.

In realtà

Siamo l'Uno.

Esiste

Dunque

Una dimensione

Nella quale

Lei

Non è mai morta?

Esiste una dimensione

Nella quale

Nessuno di noi

E' mai morto.

Certamente.

Esiste una dimensione

Nella quale

Siamo uniti

Gli uni agli altri.

Siamo con i nostri cari

Che ci amano

E che amiamo.

Siamo lì,

a casa.

Non siamo mai andati

Da nessuna parte.

Non siamo mai

Volati via.

Niente vola mai via.

Nemmeno Lei.

Nemmeno le tante Donne

Che ogni giorno

Subiscono la violenza e mostruosità

Di questo mondo

Fatto di materia,

Ovvero di egoismo, possesso, illusione.

Luca Bagatin

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domenica 19 novembre 2023

Amore non può essere ossessione. Articolo di Luca Bagatin

Si confonde l'amore con l'ossessione.

Si dice di amare, ma in realtà si è ossessionati.

Personalmente non punto il dito contro nessuno.

Perché a nessuno è stato dato il libretto delle istruzioni alla nascita (nascita che nessuno di noi ha chiesto, va detto).

Ma una cosa la vorrei dire.

Chi uccide o commette violenza, credendosi “innamorato”, in realtà è solamente ossessionato.

Questa estrema differenza va sottolineata, perché drammaticamente diffusa.

Drammaticamente, anche fra le persone più insospettabili.

Quindi, quando parlate di “amore”, non fatelo con leggerezza.

Chiedetevi piuttosto se siete ossessionati dalla persona che credete di amare.

Rifletteteci bene.

Se ne siete ossessionati, fatevi e fate alla persona amata un favore: lasciatela in pace e mettete il vostro cervello in pace.

Il problema non è essere maschi o femmine (scatenare nuove guerre fra i sessi, come fra i popoli, è la prima cosa che viene in mente, ma anche la più fuorviante e pericolosa), ma essere possessivi e, quindi, insicuri.

Nessuno vuole ammetterlo.

Si fa fatica ad ammettere le proprie debolezze.

Ma la vita (che non è buona, ma è spietata, anche se non è, in sé, cattiva) è anche questo.

Personalmente, da molti anni, penso che le persone non siano fatte per stare assieme a lungo (almeno non più di qualche ora, giorno, al massimo massimo, qualche mese).

Pensare di stare assieme “per tutta la vita” lo trovo un concetto aberrante e contro natura. Forse romantico, ma nemmeno.

Essere romantici, per me (che sarò anche un po' cinico e fin troppo pragmatico, ma spero di essere un romantico), significa amare in modo libero, sereno, ovvero con pieno rispetto per l'altra persona e quindi essere liberi da ogni forma di possesso.

Bisognerebbe prima di tutto imparare a convivere con sé stessi. Il che non è facile, ma nemmeno impossibile.

L'altro è uno specchio di te stesso. Ma se conosci te stesso, l'altro non ha più segreti per te.

Perché l'altro è già te stesso.

Il problema è che, per conoscere noi stessi, ci vogliono moltissimi anni. Forse decenni.

Abbiamo solo bisogno di non avere fretta.

E la fretta è la patologia della nostra epoca.

Tanto quando l'egoismo e il possesso, che sono le patologie dell'umanità intera, da millenni.

Luca Bagatin

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America Latina socialista, Vaticano e Cina per il cessate il fuoco in Medio Oriente. Articolo di Luca Bagatin

Accorati gli appelli, oltre che le manifestazioni in tutto il mondo, per il cessate il fuoco nel conflitto israelo-palestinese.

In particolare da parte dell'America Latina socialista, dello Stato Città del Vaticano e della Repubblica Popolare Cinese.

Il Presidente colombiano Gustavo Petro aveva, a fine ottobre, annunciato che avrebbe richiamato l'ambasciatore della Colombia in Israele. “Se Israele non ferma il massacro del popolo palestinese, non possiamo essere lì”, aveva twittato Petro.

Dello stesso avviso il governo boliviano e cileno e denunce di “violazione del diritto internazionale umanitario” erano giunte dal Ministero degli Esteri argentino, relativamente al bombardamento israeliano contro i palestinesi.

Oltre un mese fa, il Presidente socialista brasiliano Lula aveva peraltro affermato: “È urgentemente necessario un cessate il fuoco in difesa dei bambini israeliani e palestinesi” (...) Ci deve essere un minimo di umanità nella follia della guerra”. E recentemente ha affermato che “Il problema è che non è una guerra, è un genocidio che ha già ucciso quasi duemila bambini che non c’entrano niente con questa guerra, sono solo vittime innocenti”. Dello stesso avviso anche il Presidente socialista venezuelano Nicolas Maduro, quello cubano Diaz-Canel e quello messicano Obrador.

La Repubblica Popolare Cinese, che questo mese detiene la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite, attraverso il suo rappresentante permanente presso l'ONU – Zhang Jun – ha affermato, ancora una volta, la richiesta di cessate il fuoco che, secondo Zhang “È l'unica speranza di sopravvivenza per il popolo di Gaza”, esortando “Israele a frenare l’intensificarsi della violenza dei coloni in Cisgiordania in modo da evitare la diffusione del conflitto”.

Zhang Jun ha fatto presente che “Quando decine di migliaia di persone, tra cui più di 4.000 bambini, hanno perso la vita; quando più di 1,6 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case; quando 2,3 milioni di persone continuano a essere tagliate fuori da acqua, elettricità, carburante, cibo e medicine; e quando ospedali, scuole, campi profughi e strutture delle Nazioni Unite sono stati spesso presi di mira, non si tratta solo di una crisi umanitaria, ma, come descritta dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, di una crisi dell’umanità”.

Di fronte a tutto ciò, il mondo deve parlare insieme: quando è troppo è troppo”, ha esortato Zhang.

Aggiungendo che “il Consiglio di Sicurezza deve eliminare l’ostruzione e l’interferenza di alcuni membri e intraprendere un’azione immediata, responsabile e significativa per sostenere la giustizia e mantenere la pace”.

Zhang, a nome della Cina, ha chiesto a Israele di “revocare immediatamente l'assedio e di rimuovere completamente le restrizioni sulle forniture di mezzi di sostentamento, in particolare sulla fornitura di carburante alle istituzioni umanitarie e mediche e alle strutture di sostentamento”.

Ed ha affermato che “La Cina sostiene la coesistenza pacifica tra palestinesi e israeliani e la pace e la sicurezza a lungo termine in Medio Oriente”.

Posizioni, quelle della Repubblica Popolare Cinese, della Città Stato del Vaticano, dell'America Latina socialista, che – condannando da una parte il terrorismo islamista e dall'altro la barbarie guerrafondaia - ricordano molto quel pragmatico riformismo dialogante e umanitario che caratterizzò i governi del nostro caro vecchio centro-sinistra italiano (non quello fasullo, venuto dopo, chiamato prima Ulivo e poi PD, così simile al carro delle Meloni, dei Salvini, dei Conte e dei Renzi-Calenda, ovvero degli incoerenti e degli irresponsabili di oggi), in particolare dei Ministri degli Esteri Andreotti e De Michelis e del governo presieduto da Bettino Craxi.
Un pragmatico riformismo dialogante che è andato drammaticamente perdendosi, assieme all'umanità, in questi tempi oscuri.
Luca Bagatin
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venerdì 17 novembre 2023

Elezioni presidenziali in Argentina. Il mondo democratico-socialista è con il peronista Sergio Massa. Articolo di Luca Bagatin

 

Domenica 19 novembre prossima si terrà il secondo turno delle elezioni Presidenziali argentine, che vedrà contrapposta la civiltà del peronista Sergio Massa, candidato della coalizione peronista, socialista e comunista “Unione per la Patria”, che al primo turno ha incassato il 36,68% dei voti e la barbarie incarnata da Javer Milei, esponente della destra antiperonista e anticomunista, che al primo turno aveva ottenuto il 29,98%, con la sua coalizione “La Libertà Avanza”.

Mai leader furono più diversi e opposti fra loro.

Massa, avvocato di origine italiana, classe 1972, peronista di sinistra, Ministro dell'Economia del governo uscente presieduto da Alberto Fernandez, sostenitore dei diritti sociali, dei diritti civili e di una politica estera multipolare e di integrazione dell'Argentina con i BRICS.

Milei, assurdo sin dalla sua assurda e folta capigliatura, conduttore radiofonico, classe 1970. Un programma che va dalla distruzione dello stato sociale, della sanità e della scuola pubbliche, fino abolizione dell'aborto, passando per il complottismo e il negazionismo per quanto riguarda il terrorismo di Stato in Argentina durante la dittatura militare anti-peronista e l'avvicinamento dell'Argentina al dollaro USA.

Una sciagura per l'Argentina, se malauguratamente dovesse vincere!

A livello internazionale, con Massa, si sono subito schierati il Presidente del Brasile Lula da Silva e il Presidente spagnolo Pedro Sanchez. Quest'ultimo ritiene che Sergio Massa rappresenta l'impegno per la convivenza democratica, per l'armonia e offre un progetto di unità, solidarietà, con opportunità per tutti”.

Il Presidente socialista Lula, in merito al suo sostegno a Massa ha affermato che “Ho buoni rapporti con molti ex Presidenti argentini. E chiedo che gli argentini ricordino che abbiamo bisogno di un Presidente che apprezzi la democrazia e valorizzi le relazioni tra i nostri Paesi”.

Al fianco del candidato peronista Massa anche altri leader socialisti latinoamericani, fra cui il Presidente del Messico, Manuel López Obrador, il quale – in conferenza stampa - ha definito Milei un “fascista ultraconservatore” che “E' perfino contro il Papa. Chiama comunista il Papa, perché il Papa è a favore della giustizia” e ha aggiunto che “Papa Francesco è uno dei Papi più coerenti che ci siano stati nella storia della Chiesa, più legato alla dottrina dell'amore del prossimo e della difesa dei poveri”. Obrador ha poi proseguito esaltando altri grandi argentini quali Juan Domingo Peron, lo scrittore Jorge Luis Borges e il calciatore Diego Armando Maradona.

Anche il Presidente di sinistra del Cile, Gabriel Boric, infine, ha criticato le proposte di Javier Milei, in particolare in politica estera, sostenendo che sarebbe assurdo per l'Argentina e, in generale, per l'America Latina, interrompere gli accordi di libero scambio con la Cina, con la quale ha ottimi relazioni bilaterali da oltre 50 anni.

Il mondo democratico-socialista è con Massa. Il fronte liberal-capitalista con Milei.

Civiltà contro barbarie, appunto.

Luca Bagatin

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lunedì 13 novembre 2023

Riflessioni sulla pubblicità commerciale, sulle telecomunicazioni e dintorni by Luca Bagatin

  

Siamo governati dalla pubblicità commerciale e dalle società private. Ovvero siamo governati dal danaro e dall'egoismo umano.

Per questo, molte società di telecomunicazione e del web ti obbligano, se vuoi continuare a usare i loro servizi “gratuiti” (che tali non sono, visto che comunque paghi la tua connessione telefonica all'operatore di telefonia che la gestisce), a sorbirti la sua pubblicità, che è frutto dei tuoi dati personali, che gratuitamente gli cedi.

Se ci ragioni bene, tutto ciò non è democratico. Ma è colpa del nostro attaccamento al danaro, alla materialità della vita, ovvero al nostro ego. Che è una malattia, non una possibilità che ci è offerta alla nascita.

(Luca Bagatin)

La pubblicità commerciale è un insulto all'intelligenza umana. E' una forma di lavaggio del cervello.

Il fatto che sia largamente usata quale pratica per accrescere ricchezza, significa che tale ricchezza è fondata sulla stupidità e su tutto ciò che la veicola.

(Luca Bagatin)

In generale non ho mai considerato troppo svegli quelli dell'estrema destra e dell'estrema sinistra, in Italia.

Ho sempre pensato fossero degli "utili idioti" al servizio inconsapevole del Potere.

Avevo 18 anni quando - da laico, libertario e socialista - lo pensavo e lo dicevo, ai giovani di AN e ai giovani di Rifondazione.

Prendendo da entrambi le distanze, politicamente parlando.

Oggi è tutto più chiaro.

Avete avuto al governo Bertinotti e la Meloni e sono stati i migliori amici degli USA e del capitalismo assoluto.

E io già ve lo dicevo 25 anni fa.

Ma dai!

Ma chi pensavate di prendere per il culo?

Ma dai!

Mi fate ridere da almeno 25 anni!

(Luca Bagatin)  

 


domenica 12 novembre 2023

La Colombia del socialista Gustavo Petro rafforza le relazioni con la Repubblica Popolare Cinese. Articolo di Luca Bagatin

 

Il presidente socialista colombiano Gustavo Petro ha visitato la Repubblica Popolare Cinese dal 24 al 26 ottobre scorso, invitato dal suo omologo Xi Jinping, con il quale si è incontrato il 25 ottobre per promuovere il rafforzamento delle relazioni bilaterali fra Colombia e Cina.

Rafforzamento delle relazioni basate, come riconosciuto da entrambi i leader, “sull'uguaglianza e su risultati vantaggiosi per tutti”.

La Cina ha peraltro invitato la Colombia ad aderire al partenariato globale per la cooperazione sull'energia pulita e lo sviluppo verde.

Il Presidente cinese Xi Jinping si è congratulato con la Colombia per l'assunzione della presidenza di turno della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC) nel 2025 e ha sottolineato la grande importanza dello sviluppo delle relazioni con la CELAC.

Il Presidente colombiano Gustavo Petro, da parte sua, ha affermato come la Colombia attribuisca grande importanza alla Belt And Road Initiative (BRI), ovvero alla Nuova Via della Seta promossa dalla Cina e si è detto felice di rafforzare la cooperazione con la Repubblica Popolare Cinese nell'ambito delle infrastrutture, dell'energia pulita e in altri settori, oltre che ad accogliere gli investimenti delle aziende cinesi in Colombia, che aiuteranno il Paese a migliorare la propria stabilità e crescita occupazionale.

Per quanto concerne il conflitto israelo-palestinese, il Presidente Petro condivide le preoccupazioni della Cina e si è detto pronto a lavorare con essa per una soluzione tempestiva del conflitto e per porre fine alle ostilità.

Luca Bagatin

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venerdì 10 novembre 2023

Il prof. Giancarlo Elia Valori, la Cina contemporanea e il mondo multipolare. Articolo di Luca Bagatin

Il prof. Giancarlo Elia Valori e il Presidente cinese Xi Jinping durante la visita ufficiale a Malta, febbraio 2009

Giancarlo Elia Valori, classe 1940, veneto nato da genitori toscani, è manager di prestigiose società italiane e estere.

Docente universitario di importanti atenei (a New York, a Gerusalemme e Pechino), osservatore e analista di politica internazionale, ha ricevuto, negli anni, riconoscimenti nazionali e internazionali quali la nomina – da parte del Presidente della Repubblica italiana - a Grande ufficiale e Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana; la nomina a Cavaliere del Lavoro; la nomina a Cavaliere della Legion d'Onore da parte del Presidente della Repubblica Francese François Mitterrand e numerose altre onorificenze, fra cui - nel 2002 - il titolo di “Honorable” della Académie des Sciences de l’Institut de France.

Autore, sin dagli Anni '60, di numerose pubblicazioni su economia, geopolitica, spiritualità e esoterismo, la Shoah e la lotta all'antisemitismo e il Risorgimento italiano, il prof. Valori è un'eccellenza italiana.

Presidente della Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica, amico degli umili e dei potenti, il prof. Valori – in quanto “rivoluzionario e alchimista dello Spirito”, come mi piace definirlo - potrebbe ricordare un po' sia il Principe di Sansevero Raimondo Di Sangro, esoterista, alchimista e illuminista, al quale egli stesso dedicò un saggio, nel 2014, che il Conte di origine portoghese Alessandro Cagliostro (che non fu certo l'imbroglione palermitano Giuseppe Balsamo, come vorrebbe certa vulgata e certa pessima storiografia).

Uomo di pace, dialogo e alchimia dello Spirito, appunto, il prof. Valori è una di quelle personalità in grado di illuminare questo triste mondo occidentale decadente, preda dell'insensatezza di un'Europa e di un'Italia tanto servili quanto senza cultura politica né prospettive.

Almeno sin da quando, dopo il 1993, decadde quella Prima Repubblica che ci regalò anche dolori, certamente, ma soprattutto ci regalò una classe politica lungimirante, colta, riformatrice, pragmatica e seria.

Un mondo occidentale che ha perduto ogni pragmatismo e ogni senso del buono, del bello e del vero, per lasciare – dietro di sé – solamente le macerie di guerre insensate; una sanità pubblica disastrata e appannaggio solo dei ricchi; città sempre meno sicure e prede della criminalità e delle baby gang; una scuola che ha smesso di formare e media e talk show rissosi, ideologici e privi di ogni forma di ragionamento, approfondimento e libertà di pensiero.

Leggo gli articoli del prof. Valori da diversi anni e sono per me fonte di grande ispirazione e consolazione, vista la profondità del suo pensiero e della sua apertura mentale.

Il 10 novembre alle ore 15.00, presso l'Auditorium Quilin della Facoltà delle Relazioni Internazionali dell'Università di Pechino – celebre per aver ospitato, nel 2006, il conferimento del Dottorato Onorario al prof. Henry Kissinger - il prof. Valori è stato insignito del titolo di Professore Benemerito della prestigiosa Peking University.

Tale onorificenza è stata concessa al prof. Valori dal Senato Accademico dell'Università, come riportato dal comunicato ufficiale, per l'“imponente e straordinaria attività del Professor Giancarlo Elia Valori, nella promozione della Pace, della solidarietà e della reciproca comprensione tra i popoli”.

Nell'occasione, egli ha tenuto un importante discorso – dal titolo “La Cina e il mondo contemporaneo” - nel quale ha spiegato il suo pensiero relativamente alla Cina contemporanea e alla necessità dello sviluppo di un mondo multipolare, pacifico e che promuova mutuo vantaggio per tutti i suoi abitanti.

E vorrei qui riportarne alcuni passi salienti, vista l'attualità e lucidità della sua analisi.

Nel suo discorso, il prof. Valori ha affermato che “rafforzare gli scambi culturali tra l’Italia e la Repubblica Popolare della Cina e gli altri Paesi è parte indispensabile del processo di modernizzazione che, considerato l’avanzamento che in Cina procede a passi da gigante, crea vantaggio per tutti i Paesi. (...) mantenendo la diversità della cultura mondiale e promuovendo la prosperità e lo sviluppo”.

Egli ha inoltre sottolineato la necessità di rafforzare l'amicizia e “la comprensione reciproca tra i Paesi e Popoli, favorendo relazioni amichevoli e cooperative con persone di tutti gli Stati del mondo, promuovendo la pace e lo sviluppo cercando di edificare un domani armonioso per tutti”.

Relativamente alla storia del socialismo con caratteristiche cinesi, egli ha affermato che “I punti salienti della storia cinese si possono riassumere nella presa di coscienza del Partito Comunista Cinese di essere uscito finalmente fuori dalle contraddizioni sia strutturali che sovrastrutturali, che hanno accompagnato la sua grandiosa lotta centenaria per il riscatto del Popolo e della Cina intera contro l’imperialismo occidentale, l’ex socialimperialismo sovietico, contro il colonialismo, il neocolonialismo.

La Repubblica Popolare della Cina e il Partito Comunista Cinese stanno dimostrando ai popoli calpestati dalle superpotenze del passato e di oggi, che è possibile affrancarsi dal dominazionismo di terzi attraverso la capacità di contare sulle proprie forze, pur essendo – come la Repubblica Popolare della Cina stessa – Paesi in via di sviluppo ed emergenti; ossia lottare per il multipolarismo in un mondo che non deve avere colonizzatori e colonizzati.”

Da attento conoscitore della Repubblica Popolare Cinese – che è stata anche oggetto di due suoi saggi, ovvero “L'eredità di Mao”, edito da Sugarco nel 1980 e “La via della Cina”, edito da Rizzoli nel 2010 – il prof. Valori ha spiegato che cosa differenzia il politici cinesi dal resto dei politici occidentali: “I politici cinesi sono persone che provengono da migliaia di anni di storia. Sono gli eredi dell’imperatore Qin Shi Huangdi, se non dell’Imperatore Giallo Xuanyuan Huangdi. Essi sono realistici e guardano al concreto e agli interessi del proprio Paese, in modo che si crei un’armonia fra le genti della terra, e nessuno possa sopravanzare gli altri”.

E non ha lesinato critiche ai politici del cosiddetto Occidente liberal-capitalista, in particolare europeo, ovvero: “I politici occidentali che si dice siano gli eredi del 1789, di rivoluzionario non hanno alcunché, e di concreto è il loro interesse al benessere di banche, e istituti di credito, anche a detrimento del welfare raggiunto dopo la II Guerra Mondiale, inoltre, si illudono di creare un’Europa unita e da ultimo, a traino dei diritti umani di odore statunitense, favoriscono gli interventi militari in Paesi lontani, dove stabilire il dominio del proprio referente senza scrupolo alcuno”.

In Italia, il prof. Valori ha giustamente nostalgia dei grandi uomini politici della Prima Repubblica e, infatti, nel suo discorso ha affermato che “per quanto riguarda noi italiani, il panorama è molto triste e di discosta dai grandi uomini politici del passato, quali Fanfani, Moro, Andreotti, Cossiga, Craxi e molti altri dell’opposizione”.

E, proseguendo la sua analisi relativa al PCC, ha fatto presente come le accuse mosse a quest'ultimo, da parte dei politici occidentali, di essere antidemocratico, siano totalmente fuorvianti e dettate dal pregiudizio politico: “Il più grande luogo comune sul PCC dei politici occidentali è che esso non sia democratico. Ovviamente per dir questo essi partono dal presupposto che la democrazia “vera” sia la propria. Quella che sgancia bombe sui popoli per imporla a ignoranti, arretrati e dittatori che, però, non siano loro amici. (…). A dire il vero le campagne diffamatorie contro la Repubblica Popolare della Cina sono dirette da Washington, e i Paesi della NATO e i loro governi, non possono far altro attraverso mass media, social network, stampa e televisioni che obbedire alla Casa Bianca. Il parere dei popoli di questi Stati ritengo sia molto differente”.

Molto interessante il passaggio del discorso del prof. Valori relativo ai rapporti privilegiati della Repubblica Popolare Cinese con i Paesi in via di sviluppo, in particolare l'Africa e del contributo dato da essa a questi ultimi, per il loro sviluppo ed emancipazione: “Non dimentichiamo il rapporto privilegiato della Repubblica Popolare della Cina con i Paesi in via di sviluppo, argomento che dà molto fastidio agli Stati Uniti d’America e ai Paesi già colonizzatori del passato. Nel fornire assistenza a Stati esteri, la Repubblica Popolare della Cina rispetta sempre la sovranità dei Paesi beneficiari, non pone vincoli di sorta e persegue risultati vantaggiosi per tutti. (...)

La cosiddetta “trappola del debito” cinese è una narrativa che gli Stati Uniti d’America e alcuni altri Paesi occidentali adottano per diffamare e calunniare la Cina, e interrompere la sua cooperazione con altri Paesi in via di sviluppo.

Il capitale occidentale costituisce il maggiore creditore dei Paesi in via di sviluppo. Secondo le statistiche del 2022 della Banca Mondiale sul debito internazionale, il 28,8% del debito estero in essere dell’Africa è dovuto a istituzioni finanziarie multilaterali e il 41,8% a creditori commerciali composti principalmente da istituzioni finanziarie occidentali. Questi due tipi di istituzioni insieme detengono quasi tre quarti del debito, il che li rende i principali creditori del debito africano. (...)

I dati del CARI (China Africa Research Initiative (CARI) presso la John Hopkins University di Baltimora (Maryland)) mostrano che la Repubblica Popolare della Cina detiene il 17% del debito estero complessivo dell’Africa, molto meno di quello occidentale. (...)

I Paesi occidentali non sono riusciti a promuovere veramente lo sviluppo economico, aumentare le entrate fiscali del governo e migliorare la bilancia dei pagamenti. Piuttosto, sono serviti come strumenti per controllare e causare danni in Africa.

La Repubblica Popolare della Cina rispetta sempre la volontà dei popoli africani e tiene a mente le reali esigenze dei loro Stati. Gli investimenti e i finanziamenti cinesi per l’Africa riguardano principalmente la costruzione di infrastrutture e i settori legati alla produzione”.

Per concludere, il prof. Valori, nel suo discorso presso l'Università di Pechino, ha messo a raffronto il pragmatismo del socialismo riformista cinese rispetto alla prospettiva liberal-capitalista occidentale odierna:

Oggi, lo ripetiamo, la differenza più significativa è tra la prospettiva internazionale cinese e quella liberale occidentale. Il socialismo in sé ha contenuti ideologici, storici, e tradizionali di integrazione ed è dedicato alla ricerca della cooperazione e della liberazione di tutti i popoli secondo i cinque principi della Conferenza di Bandung (18- 24 aprile 1955), sui quali la Repubblica Popolare della Cina ha sempre basato la sua politica estera con coerenza:

i) rispetto reciproco della sovranità e dell’integrità territoriale;

ii) non-aggressione reciproca;

iii) non interferenza reciproca negli affari interni di ciascuno;

iv) uguaglianza e reciproco beneficio;

v) coesistenza pacifica.

La prospettiva liberale, invece, persegue la globalizzazione in superficie, ma in realtà essa è guidata dai Paesi liberal-capitalisti occidentali al servizio dei loro interessi e delle proprie multinazionali. Al momento, i Paesi occidentali sviluppati a coda degli Stati Uniti d’America stanno apparendo come una forza anti-globalizzazione, il motivo è che scoprono che la globalizzazione si discosta sempre più dai desideri di colui che li domina”

A conclusione di ciò, il prof. Valori ha rilevato come le sfide che attualmente attendono il mondo sono la “sicurezza alimentare, la carenza di risorse, le esplosioni demografiche, l'inquinamento ambientale, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive, le pandemie e i crimini transnazionali” e che, per affrontarle, occorre “l'accordo unanime”.

Un discorso molto lucido e profondo, che, purtroppo, difficilmente troverete nei talk show nostrani e nelle sedi istituzionali odierne, così lontane dalla realtà.

Luca Bagatin

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martedì 7 novembre 2023

Il Maestro indiano Sathya Sai Baba e Bettino Craxi. Un'intervista di Luca Bagatin a Ananda Craxi

Sai Baba, Bettino Craxi e la moglie Anna

Erano i primi anni 2000 quando, i miei studi e le mie ricerche in campo esoterico e spirituale, mi portarono ad iscrivermi alla Società Teosofica, organizzazione internazionale fondata a New York e in India, nel 1875, dall'occultista russa Madame Helena Petrovna Blavatsky, la quale, peraltro, istruì alla teosofia anche i nostri eroi del Risorgimento, Giuseppe Garibaldi (che la iniziò alla Massoneria e con lei partecipò finanche alla battaglia di Mentana) e Giuseppe Mazzini.

In quel periodo frequentavo, a Pordenone, la casa di due anziani teosofi, la romana Gerarda Cesarini, detta amichevolmente Gegè, e il napoletano verace Oscar Martino, i quali erano entrambi citati in numerose opere dedicate al Maestro spirituale indiano Sathya Sai Baba.

In particolare le opere dello psicologo Giancarlo Rosati, massimo studioso italiano del fenomeno Sai Baba.

Gegè ed Oscar sono stati, infatti, i primi fondatori di un Centro intitolato a Sai Baba in Italia, negli anni '60 a Roma, in via Benedetto Musolino, quando ancora era poco conosciuto e questa simpatica coppia fu anche in assoluto la più ricevuta dal Maestro indiano.

Molti sono gli aneddoti che potrei ricordare di loro, come la loro amicizia – negli Anni '60 - con il deputato socialista democratico Mario Zagari e i numerosissimi oggetti d'oro che Sai Baba materializzò dalle sue mani e che loro donò, senza chiedere nulla in cambio.

Sai Baba non ha mai fatto alcun proselitismo. Io stesso scrissi un solo articolo su di lui, nel 2010, sulla rivista del mistero “Secreta Magazine”, quando ancora usciva in edicola.

Per comprendere meglio la figura di Sai Baba, vorrei riportare alcuni stralci di quell'articolo:

Chi è Sathya Sai Baba?
Un mistico? Un santone? Un guru?
Nella poliedrica varietà di sadhu e mistici che popola il vastissimo continente asiatico, è facile confondere Sai Baba con uno di loro.
Ma Sai Baba è – in realtà - molto di più.

Nato a Puttaparthi - un piccolo villaggio dell'Andra Pradesh, regione dell'India meridionale - il 23 novembre del 1926, sin da bambino, dall'età di 10 anni, dimostra di possedere poteri sovrannaturali.
Sai Baba, studiato da numerosissimi ricercatori da decenni, possiede infatti poteri cognitivi come la chiaroveggenza, la psicodiagnosi, la telepatia; poteri psicocinetici come la capacità di materializzare oggetti, apportarli, moltiplicarli, anche sotto l'occhio vigile di chi gli si trova di fronte.
Ma egli stesso non sembra dare alcuna importanza ai miracoli che compie. Sai Baba sembra compiere miracoli unicamente per focalizzare l'attenzione di chi lo ascolta, per lanciare un messaggio di unità fra tutte le religioni (simboleggiato anche dal Suo vessillo, il
Sarva Dharma: un fior di loto contornato dal simbolo dell'Om Indù; dalla Ruota buddhista; dal Fuoco zoroastriano; dalla Stella di David; dalla Luna e la Stella dell'Islam e dalla Croce cristiana)."Esiste una sola religione", afferma Sai Baba, "la religione dell'Amore. Esiste una sola razza, quella dell'umanità. Esiste un solo Dio, che è onnipervadente".(...)

Per mezzo delle frequentazione dei coniugi Martino, sono rimasto letteralmente rapito nella descrizione delle loro esperienze dirette con il Maestro. Quando ad esempio ad Oscar materializzò un anello d'oro, preziosissimo, sotto i suoi stessi occhi, o quando regalò ad entrambi una cornice d'oro recante la sua effige ricavata dalla povere dorata che Baba stesso lanciò in aria per poi ricomporsi, magicamente, fra le sue mani.
Sai Baba, chissà perchè, amava moltissimo Gegè ed Oscar. Una coppia di teosofi adorabile, semplicissima e sempre pronta a dare una mano al prossimo. Una coppia che fu peraltro, per anni, in contatto con Madre Teresa di Calcutta e con Padre Anthony Elenjimittam, ultimo discepolo vivente del Mahatma Gandhi, alle cui missioni elargirono gran parte del loro patrimonio.
Si recarono in India, a Puttaparthi, sino in età avanzata, 90 anni Oscar e 80 Gegè. E puntualmente, pur fra una marea di devoti in attesa di uno sguardo dal Maestro, furono ricevuti in udienza privata.
Oscar, uomo sensibilissimo, mi raccontò che confidò a Sai Baba che avrebbe voluto morire prima della moglie, perché non avrebbe sopportato il dolore della sua scomparsa. Fu allora che Sai Baba predisse loro che sarebbero morti l'uno a distanza di due soli giorni dall'altra. Prima sarebbe morto Oscar e successivamente Gegè.
La scena mi commosse molto.
Ricordo inoltre ancora con affetto quando - conoscendo la mia golosità - Oscar mi ricopriva letteralmente di dolciumi e Gegè, pur non essendo consigliabile per la sua salute, ne approfittava per mangiarne in quantità.
Volevo molto bene a Gegè ed Oscar, che per me erano come dei nonni ai quali confidavo veramente tutto e fu un duro colpo quando appresi della loro morte.
Il Messaggero Veneto di Pordenone del 10 gennaio 2006 titolava, a tutta pagina: "Muore di dolore due giorni dopo il marito. Gerarda Cesarini e Oscar Martino sono rimasti legati fino all'ultimo da un'incredibile storia d'amore". Nell'articolo, ovviamente, si parlava anche di Sai Baba e della sua previsione e di come la coppia fosse a lui legata.
Persino il prete, in Chiesa, nonostante Sai Baba sia fortemente criticato ed osteggiato dalla Chiesa cattolica, si prodigò in elogi nei confronti di questo particolarissimo Maestro indiano dalla folta e curiosa capigliatura”.

Gegè e Oscar mi raccontarono che il fratello di Bettino Craxi, Antonio, era un devoto da anni di Sai Baba e che fu per molti anni loro amico. Mi raccontarono che aveva messo radici nell'ashram (ovvero la comunità religiosa) di Sai Baba e i suoi figli erano cresciuti lì.

Ero molto colpito, perché, fin da quando ero adolescente, ero un socialista autonomista e, quindi, craxiano. Craxi e Giuseppe Garibaldi (che sapevo essere teosofo, oltre che massone) erano per me, fin da ragazzino, due figure storiche e politiche di riferimento e...lo stava diventando anche Sai Baba, sul piano spirituale e sottile. I pezzi di un assurdo puzzle si stavano ricomponendo, nella casa di Gegè e Oscar!

Ho avuto la possibilità, l'onore e anche la fortuna di conoscere, recentemente, Ananda Craxi, figlia di Antonio Craxi, nipote di Bettino e... cresciuta per vent'anni – assieme alle sue sorelle e al fratellino - dal Maestro Sai Baba. Le ho, dunque, voluto proporre questa intervista.

Ananda, scrittrice e critica letteraria, ha peraltro scritto un saggio autobiografico, “Fuori Posto”, di cui parla nel suo sito web (https://anandacraxi.it)

Un saggio purtroppo attualmente fuori catalogo, ma che meriterebbe di essere quanto prima ripubblicato e fatto conoscere al grande pubblico.

Con lei ho voluto ripercorrere gli anni della sua infanzia e, tramite le sue parole, far conoscere tanto l'insegnamento di Sai Baba, quanto ricordare il grande leader e statista socialista, Bettino Craxi.

Luca Bagatin: La tua storia nasce in India, luogo in cui sei nata e cresciuta. Lo devi in particolare a tuo padre Antonio, che si avvicinò all'insegnamento spirituale del Maestro indiano Satya Sai Baba e decise di andare a vivere nel suo ashram, a Puttaparthi, nel Sud dell'India.

Ma, come nacque, per tuo padre, l'amore per la figura di Sai Baba e cosa lo spinse a lasciare, con la sua famiglia, l'Italia?

Ananda Craxi: Sì, si può dire che la mia vita inizia nel 1978 in questa terra sacra e unica, l’India. Sono nata a Milano, ma a soli sei mesi di vita i miei genitori mi portarono in India, nel profondo sud, dove poi rimasi per i primi vent’anni della mia vita. Fu una scelta dei miei genitori. Mio padre in quegli anni era un uomo d’affari di successo e un dottore commercialista con un portafoglio di clienti molto ricchi appartenenti alla classe più alta della società milanese dell’epoca.

Nel 1973 ebbero il primo figlio, Andrea, che purtroppo era affetto dalla Sindrome di West. Erano disperati e cercavano una cura ad ogni costo. Non volendo escludere nessuna opzione, provarono anche ad andare nelle Filippine dai “maestri” che asserivano di poter curare il bambino manipolando la sua aura per guarirlo. Ogni tentativo risultò vano.

Una mattina, mia madre, trovandosi in una libreria a Milano, fu fermata da un signore anziano con una barba lunga e bianca che le presentò un libro intitolato “L’Uomo dei Miracoli” scritto dall’autore Australiano Howard Murphet. Le consigliò di leggerlo e lei decise di farlo come “ultima spiaggia”, in questa ricerca che le sembrava infinita per trovare un sollievo alla sofferenza del loro primogenito e di riflesso a loro.

Il mese seguente i miei genitori si recarono a Puttaparthi. in India. nello Stato di Andhra Pradesh. Da lì in poi si innamorarono degli insegnamenti d’amore universale di Sai Baba e mio padre decise di lasciare la sua vecchia vita di Milano per imparare e mettere in pratica, il più possibile, la Sua parola.

Luca Bagatin: Tu Ananda, il cui nome, in sanscrito, significa “Beatitudine” o “Felicità” - sei cresciuta negli insegnamenti del Maestro Sai Baba e lui stesso fu tuo tutore legale e “padre” adottivo per quasi vent'anni. Ci sono molti testi, anche di autorevoli studiosi e finanche teologi (fra i quali il noto Don Mario Mazzoleni, che, pur non abbandonando gli insegnamenti cattolici, si avvicinò molto alla spiritualità di Sai Baba), che lo hanno considerato un'incarnazione Divina sulla terra. In India, molti, lo considerano addirittura l'ultima incarnazione del Dio Krishna. Altri, invece, lo hanno considerato un truffatore. Tu, che hai vissuto accanto a lui per così tanti anni, cosa puoi dirci di Sai Baba?

Ananda Craxi: Questa è una bella domanda, Luca! È un compito arduo per me poterti rispondere con parole adeguate. Vedi, la “parola” è una mera espressione per spiegare un concetto che appartiene maggiormente ad una logica supportata dai canoni della nostra mente. È decisamente limitata rispetto a ciò che noi siamo veramente e cioè energia o Spirito, che è infinito. La mente è solo uno strumento che possediamo, come del resto il nostro corpo. Appartiene alla dimensione “materiale” che ci viene data in prestito per provare le esperienze sensoriali che viviamo ogni giorno. Apparteniamo senza alcun dubbio ad un'unica fiamma divina aldilà di ogni credo religioso o culturale. Siamo tutti connessi e spesso e volentieri non ci diamo il lusso di poterlo sperimentare, perché ci identifichiamo troppo con la nostra mente. Swami (come amorevolmente chiamavamo noi allievi Sai Baba) diceva: fermatevi a riflettere sul perché diciamo “questo è il mio corpo, il mio nome è... oppure la mia testa fa male”. La semplice verità è che noi non siamo né il corpo né la mente, li usiamo per fare questo viaggio terreno.
Swami mi diceva… “Se impari ad essere il maestro della tua mente, conquisti il mondo perché il mondo intorno a te è solo un riflesso di ciò che sei dentro”.

Per poter esprimere a parole “l’esperienza Sai Baba”, posso dire che è “casa”. Stargli vicino era come provare il potere di un amore infinito e universale reso tangibile, con il quale potevo interagire, giocando da bambina. Più avanti, crescendo, è diventato il mio unico punto di riferimento d’amore genitoriale e di vita, da allora fino ad oggi. Il suo esempio di vita è un invito quotidiano, per me, a restare in contatto con quella fiamma divina che ci unisce tutti. Mi stimola a vedere l'unione che esiste attraverso le diversità, facendo buon uso dei miei sensi, affinché possa contagiare anche inconsapevolmente coloro i quali convivono con me in questa mia esperienza di vita terrena, contribuendo alla verità assoluta. Luca, sapere è memoria e rimane a livello intellettuale, ma la vera crescita avviene attraverso l’esperienza dell’anima. E Sai Baba, per me, era questa esperienza.

Luca Bagatin: Come passavate, tu e le tue sorelle, le giornate nell'ashram di Sai Baba? Cosa ricordi di quegli anni?

Ananda Craxi: Le giornate passate nell’Ashram per le mie due sorelle e fratello piccolo erano scandite da disciplina e autocontrollo. Siamo stati cresciuti nel collegio di Sai Baba in un ambiente “molto spartano”, ma “molto dignitoso”. Il virgolettato rappresenta le esatte parole di come mio zio Bettino descrisse la nostra scuola quando venne a trovarci nel 1986. Per noi era normale seguire quelle regole militaresche non conoscendo altro, ma ti posso garantire che ci hanno forgiato a diventare degli adulti, a sopportare e superare prove dure della vita. La mia fortuna più grande è stata poter fare questa esperienza apparentemente dura agli occhi degli occidentali, ma sin da piccolissima mi ha portato a trascendere ciò che vedevo esternamente con i miei occhi fisici e a guardare dentro di me. Così ho potuto sviluppare una visione interiore, restando in contatto con la nostra vera natura. Poter attingere a quel calore d’amore infinito che vive dentro ciascuno di noi, mi ha fatto attraversare ogni tempesta.

Sarei però ipocrita se non dicessi che tale meravigliosa e unica esperienza di vita mi è costata la relazione con i miei genitori. Essendo stata cresciuta lontana da loro ho avuto problemi che trascino ancora oggi. Semplicemente loro pretendevano che noi figli fossimo perfetti a seguito dell’opportunità che ci davano di vivere in quel contesto privilegiato. E siamo tutt’altro che perfetti.

Luca Bagatin: Tuo zio Bettino venne a trovarvi in India e conobbe Sai Baba, nella cui casa fu ospite. Se la memoria non mi tradisce, il suo fotografo e amico, Umberto Cicconi, in un saggio ricordò due cose che mi colpirono particolarmente. La prima che fece uno scatto fotografico a Craxi e Sai Baba, senza autorizzazione di quest'ultimo, ma, quando sviluppò la foto, Sai Baba – curiosamente - non era presente nella foto. L'altra cosa fu il fatto che Sai Baba predisse, molti anni prima, la fine politica che avrebbe fatto tuo zio.

Cosa puoi dirci del loro incontro, di cui parli anche nel tuo libro biografico “Fuori Posto”?

Ananda Craxi: Sì, mio zio Bettino è venuto una volta a trovarci in India all’Ashram di Sai Baba. È stato accolto tra le braccia di Swami con grande amore e attenzione. Gli zii erano ospiti a casa sua e Swami aveva organizzato tutto fino all’ultimo dettaglio per la loro visita, persino i pasti da servire loro, cucinati dalla sua cuoca personale. Lo zio era stato in Cina per una visita ufficiale e poi decise di dirottare il viaggio di ritorno e passare in India a vedere come e dove eravamo sistemati. Da allora ci ha sempre chiamati “i miei nipotini Indiani”. Ha fatto visita alla nostra scuola e voleva sapere esattamente cosa mangiavamo e dove dormivamo. Swami ha ricevuto tutta la famiglia in maniera ufficiale con gli onori del caso, essendo lo zio all’epoca il Presidente del Consiglio.

Lo zio era molto curioso di capire che cosa avesse trovato suo fratello in Sai Baba per lasciare tutti i suoi affari fiorenti a Milano e per condurre una vita così rudimentale e semplice.

Disse a Sai Baba di essere una persona diffidente e non credente e Sai Baba lo rassicurò dicendogli che non serviva credere in nessuno se non alla sua stessa coscienza, che era Dio. Sai Baba gli disse espressamente che i suoi colleghi erano tutti falsi e che lui aveva un cuore buono ed era per questo che il popolo Italiano lo amava. Gli intimò anche di non dare le sue dimissioni e che la maretta che c’era all’epoca sulla sua persona si sarebbe calmata se fosse rimasto al Governo. Swami ribadì che lo zio avrebbe dovuto farlo non per sé ma per la sua patria che amava moltissimo. Purtroppo a marzo dell’anno seguente lo zio diede le sue dimissioni e poi scoppiò Tangentopoli.

L’obiettivo era quello di eliminarlo perché non era d’accordo con il disegno propostogli dallo “stato profondo” che prevedeva la distruzione dell’economia, cultura e identità dell’Italia. Ed eccoci ad oggi in uno stato pietoso. L’Italia è stata svenduta nel lontano 1992, nel famoso incontro sul Britannia grazie ai nostri onorevoli che hanno presieduto la Seconda Repubblica. Lo zio fece ogni cosa in suo potere per fermare questa ondata, inutilmente. È doveroso ricordare che era completamente da solo. I potenti tentacoli dello “stato profondo” avevano già ben stretto la loro presa attorno a coloro che avevano scelto di vendere la propria anima, scelta ottima e sbrigativa per molti. Bettino a differenza loro era un vero patriota ed uomo di principi, ha sacrificato la sua vita per i valori per cui ha vissuto. Si è sempre battuto, in tutta la sua carriera politica, per la libertà, la verità e la pace non solo in e per l’Italia, ma anche per molti altri popoli oppressi. Altro che criminale come i mass media lo avevano dipinto! Il popolo italiano si è bevuto fino all’ultima goccia la coppa di veleno preparatagli dai media e dal sistema giudiziario, che hanno trattato mio zio come un ladro da eliminare a tutti i costi. Questo è un capitolo della nostra storia molto umiliante e indegno. Purtroppo chi ne pagherà le conseguenze sono i nostri figli e future generazioni. Sarebbe bastato un briciolo d’amore da parte di ognuno di noi per la nostra identità come italiani nel mondo per evitare la nostra distruzione. Purtroppo l’Italia ha perso la sua stessa memoria di Paese sovrano e con questo sono finiti nel dimenticatoio tutti gli sforzi che i nostri predecessori hanno fatto per renderci un Paese grande, indipendente e dignitoso nello scenario mondiale. Luca, confermo che il fotografo personale non ha potuto portare a casa uno scatto senza il volere di Sai Baba. Il volere Suo regna su ogni cosa/persona, semplicemente perché è amore puro. L’amore è la nostra vera natura, arriviamo dall’amore e ci ritorniamo alla fine della vita terrena!

Luca Bagatin: Amati moltissimo da milioni di persone, ma allo stesso tempo odiati e calunniati da molte altre, Sai Baba e Bettino Craxi – figure molto importanti se non fondamentali, della tua vita - hanno, forse, molte cose in comune.

Non è un caso forse se, nel sito web dedicato al tuo libro scrivi, fra le altre cose: Scopri attraverso questa storia vera come trasformare le ingiustizie subite in un’armatura impenetrabile nel campo della vita assicurandoti la vittoria per sempre”. E aggiungi “I mass media possono distruggerci? Assolutamente! Hanno questo potere. Questo libro ti svela il segreto personale dell’autrice su come potresti scansare gli effetti disastrosi delle bugie togliendogli ogni possibilità di rovinare la tua vita”.

Cosa puoi dirci, in merito?

Ananda Craxi: È proprio così come tu scrivi, entrambe le figure sono state amate da molti e calunniate da altri. Ciò che unisce questi due personaggi secondo me è che Sai Baba diceva “La mia Vita è il messaggio” ed era esattamente così. Essendo la forma più pura di un amore universale ha vissuto tra noi per ricordarci che l’amore è sempre la risposta ad ogni quesito, in questo viaggio terreno che facciamo. Sai Baba non solo lo diffondeva come messaggio, ma era Lui stesso un esempio vivente dei cinque valori umani che sono la verità, la retta via, la pace, l’amore e la non-violenza. Mio zio ci ha lasciato con questa dichiarazione: “La mia Vita equivale alla Mia libertà”. Vuole essere un messaggio esemplare per ciascuno di noi per ricordare che siamo un Paese grande e per rimanere tale, è vitale mantenere la nostra libertà intatta per poterci esprimere nel mondo nel rispetto della libertà e identità altrui.

Se si studiano bene i fatti storici della carriera di mio zio, non la narrativa che ci hanno proposto, è palese come lui abbia vissuto con gli stessi principi di Sai Baba. L’amore per la sua patria ed il popolo Italiano lo ha spinto a scegliere la retta via basandosi sulla verità, sulla pace e sulla non-violenza.

Luca, se me lo permetti, mi rivolgo qui ai lettori. Ma vi siete mai chiesti perché Bettino Craxi è stato allontanato dall’Italia?

Vi siete mai chiesti perché un “criminale così pericoloso” non avesse avuto un processo giusto e perché non è mai finito in galera? Vi hanno raccontato che era scappato per paura di essere incriminato. Dunque perché la giustizia italiana non si è preoccupata di andare a prenderlo dato che non era un segreto che mio zio fosse in Tunisia? O forse ci è perfino sfuggito il significato di “latitante”? Il codice di procedura penale Italiano, all’art. 296 dice che “E' latitante chi volontariamente si sottrae alla custodia cautelare, agli arresti domiciliari, al divieto di espatrio, all'obbligo di dimora o a un ordine con cui si dispone la carcerazione”. Ebbene se leggete la testimonianza di Umberto Cicconi nel suo ultimo libro “Bettino Craxi - I suoi ultimi vent’anni”, saprete che mio zio è stato avvisato, gli hanno espressamente dato un invito a lasciare l’Italia e il fatto che sia partito da Roma con il suo passaporto regolare da cittadino Italiano per Tunisi, vi spiega quante falsità sono state raccontate su di lui. Addirittura mio zio chiese ai giudici di venire in Tunisia per processarlo, era pronto a rispondere a tutte le domande. Nessuno accolse tale richiesta.

La verità è che lui non doveva parlare! Non avendo nulla da nascondere rappresentava una minaccia troppo grande. Avrebbe svelato la natura della falsa rivoluzione della Seconda Repubblica, così il piano di eliminare una intera classe politica non avrebbe avuto successo. La memoria dei veri politici che hanno lasciato il loro sudore sul campo per renderci un Paese libero e grande dal dopoguerra, è stata sepolta. Vi invito a fare una carrellata, nella vostra memoria, di chi poi ha scaldato le poltrone del nostro governo nella cosiddetta Seconda Repubblica. Vi accorgerete che sono tutti personaggi tecnocrati, comici, imprenditori e venduti a un potere estraneo a noi. Mio zio la definiva “La mano Invisibile”! Bettino Craxi era troppo pericoloso perché non si è mai sottomesso a poteri esterni ed è stato l’unico politico italiano che ha risposto un secco “No” agli Stati Uniti (caso Sigonella), in qualche modo doveva pagare. Sì, l’ha fatto con la sua vita! Viva la verità, sempre!

Nel mio libro “Fuori Posto” racconto come per il solo fatto di chiamarmi “Craxi” ho dovuto subire umiliazioni e ingiustizie. Spiego come, con il tempo, io abbia imparato a rimandare ogni insulto al mittente senza sentirmi una vittima, senza dover necessariamente avere un confronto con loro. ma piuttosto lavorando su me stessa. Assicuro che chiunque lo faccia, si garantisce una vittoria sicura.

Luca Bagatin: Satya Sai Baba è noto per i suoi numerosi miracoli e poteri mistici. C'è chi pensa di essere riuscito a smascherarli e ritiene fossero truffe (non si capisce però ai danni di chi, visto che Sai Baba non ha mai chiesto danaro ma, anzi, ha spesso materializzato oggetti di valore, sempre donati ai suoi devoti), mentre altri (fra cui il sottoscritto), sono convinti che siano autentici e in più occasioni hanno avuto prova della loro autenticità.

Qual è il tuo punto di vista?

Ananda Craxi: Sì, lo confermo! Swami faceva i miracoli e materializzava oggetti. C’è chi diceva che fosse un truffatore e per la mia esperienza in vent’anni non ho mai visto nessuno danneggiato da questi poteri mistici. Ho solo visto tutti coloro che venivano in contatto con lui trarre benessere, gioia e conforto. Avendo solo amore da dare a tutti, ci incitava a credere in noi stessi e ripetutamente ricordava che queste materializzazioni le utilizzava per esprimere il suo amore. Ricordo un miracolo a cui assistetti personalmente, di un signore sulla cinquantina che arrivò nell’Ashram in sedia a rotelle per conoscere Sai Baba. Swami lo accolse davanti a tutti noi e passò la sue mani, contemporaneamente, su entrambe le gambe, molto rapidamente, dalla vita in giù. Subito dopo, Swami, gli disse: “Alzati”... Questo signore gli rispose che da molti anni non camminava e quindi non capì questa esortazione. A quel punto, Swami, cambiò tono e in modo perentorio gli “ordinò” di alzarsi… Era come se gli parlasse con la coscienza, trasmettendogli il credo, quella fiducia di potercela fare…e realmente ce la fece.

Senza andare nel tecnicismo del fenomeno della materializzazione, posso dire che nell’etere sono presenti tutti gli elementi. Il fatto che con i nostri occhi nudi non li vediamo, non significa che non esistano. Sai Baba diceva: “Quando materializzo oggetti applico un intento puro” e ribadiva che ognuno di noi dispone dello stesso potere. C’era però una differenza importante, che spiegava così: “Io so di avere questo potere, ma tu non hai ancora realizzato di possederlo”!

Luca Bagatin: Mai come in questo periodo storico, fra assurdi e sanguinari conflitti e una classe politica decadente, in Italia, Europa e in Occidente in generale, molto probabilmente, avremo necessità tanto di Sai Baba quanto di Bettino Craxi. Qual è il tuo pensiero in merito?

Ananda Craxi: Assolutamente, Luca! Oggi come non mai abbiamo un forte bisogno di prendere esempio sia dalla vita di Sai Baba che dall’esempio della vita e morte di mio zio. Entrambi sono personaggi che hanno vissuto rispetto ai principi che stavano loro a cuore, valori basati sull’umanità. Devo però menzionare che una differenza importante c’era tra i due e cioè Sai Baba era l’essenza della perfezione, mentre mio zio ha fatto degli errori, come facciamo tutti da umani.

Mio zio è senz’altro un esempio da seguire per come ha dimostrato al mondo di proteggere i suoi valori, Sai Baba è la versione più pura e assoluta di altruismo.

Luca Bagatin: Attualmente, di cosa ti occupi? Quanto hanno influito, nella tua vita, gli insegnamenti di Sai Baba e quelli di tuo zio Bettino?

Ananda Craxi: Mi definisco “una scrittrice fantasma”. Scrivo molto, leggo molto, studio e cerco di implementare i valori che ho appreso in India da Sai Baba. Nella tempesta di questa vita, quando è tutto nero ed il vento forte e le onde alte coprono il cielo, io so per certo che finirà per trasformarsi in un cielo sereno. Nel mentre, mi sorreggono le mie armi della gratitudine, della pazienza e dell’incorreggibile fede che tutto passa, che la dualità ci governa, che la notte precede il giorno e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.

Con questa certezza riesco a diventare testimone della mia stessa vita senza identificarmi con essa ove possibile. Anche se né Sai Baba né mio zio si trovano tra noi fisicamente, vivono più che mai nel mio cuore ed è tutto ciò che mi serve. Non hanno certamente vissuto invano, la loro impronta mi guida e guiderà senz’altro le generazioni a venire. La nobiltà d’animo lascia sempre il suo segno nell'eternità.

Ora vivo e lavoro in Spagna con mio marito. Forniamo servizi e assistenza a tutti coloro che desiderano trasferirsi in questa meravigliosa terra, la Costa del Sol, baciata dal sole 300 giorni all’anno. Ho anche deciso di portare avanti qui da noi una delle attività dei miei genitori, per amore e rispetto verso di loro. L’attività consiste nel mandare avanti un allevamento di Cavalli e Asini Miniature Americane. Oltre che diffondere questa razza poco conosciuta in Europa, ho la fortuna di accudire questi angeli zoccolati (mia madre li chiama così) e vivere insieme a loro. Sono un dono dal cielo e dei veri messaggeri di Dio. L’unica cosa che sanno fare è dare a noi umani amore e fiducia totale, non sanno giudicare e seguono il ritmo di madre natura.

Del resto, avendo vissuto in India nella casa del mio Grande Maestro, ho potuto toccare con mano l’amore puro che Lui provava per il suo grande amico a quattro zampe, un elefante indiano chiamato “Sai Gita” (significa “canzone divina”), che ricambiava lo stesso amore a Swami in maniera disarmante ed unica. Alla sua morte ho visto piangere Swami per la prima volta nella mia vita, manifestando una fragilità umana.

Questi animali sono migliori rispetto all’essere umano di oggi? Direi di sì, sono diventati in questo scenario mondiale di guerre, sangue, armi e odio, dei veri Maestri di Vita.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

Le foto a corredo del presente articolo sono state gentilmente concesse da Ananda Craxi

Sai Baba e Ananda Craxi bambina

Sai Baba e Ananda Craxi bambina

Sai Baba, Ananda Craxi bambina le sue sorelline e il fratellino

Sai Baba, Ananda Craxi bambina e le sue sorelline  

Ananda Craxi oggi

Le foto qui sotto fanno, invece, parte del mio repertorio di ricordi, di cui parlo nel mio articolo introduttivo


Oscar Martino, Gerarda Cesarini (detta Gegè) e Luca Bagatin, inverno 2005

Gegè e Luca Bagatin, inverno 2005