Pagine

martedì 28 febbraio 2017

A chi appartiene la vita ?

"A chi appartiene la vita ? La vita appartiene a ogni individuo libero di affidarla a chi vuole, in base a ciò che gli suggerisce la coscienza".

(Roberta Tatafiore)

 

lunedì 27 febbraio 2017

"Donna Anima". Poesia di Luca Bagatin del 17 luglio 2015

Guardo la luna, sento il richiamo del bosco.
E' come se avvertissi il tuo respiro.
E allora ammiro ancora una volta il cielo e le stelle
che ancor più belle mi guidano verso il pensiero di te.
Donna Anima.
Strega di Luce nella notte che tace.

(Luca Bagatin)

sabato 25 febbraio 2017

Quarto anniversario della morte fisica del Presidente Hugo Chavez: evento organizzato dall'Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia

In occasione del quarto anniversario della scomparsa fisica del Presidente del Venezuela Hugo Rafael Chavez Frias, desiderimo segnalare e promuovere un evento organizzato dall'Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, che si terrà venerdì 3 marzo prossimo alle ore 17.00 presso il Teatro Lo Spazio di Roma (Zona San Giovanni - Via Locri, 42/44).
Nell'occasione sarà proiettato il film "De Bolívar a Chávez: Hacia la segunda independencia".




Riportiamo inoltre qui di seguito l'articolo di Luca Bagatin del 30 gennaio 2015 dal titolo "Hugo Chavez e il Socialismo del Ventunesimo Secolo. Una prospettiva umanitaria e libertaria per uscire dalla crisi", che tratteggia la vita politica e l'opera del Comandante e Presidente Chavez (http://amoreeliberta.blogspot.it/2015/01/hugo-chavez-ed-il-socialismo-del.html). 


Hugo Chavez, ex Presidente del Venezuela di cui abbiamo diverse volte già parlato, ha ridato, dal 1999 al 2013, digità al suo popolo.
Un popolo sfruttato prima dal colonialismo spagnolo e successivamente dalle multinazionali statunitensi ed europee e da governi locali corrotti e corruttori.
Di Chavez, qui da noi, si sa sempre molto poco, come molto poco si conosce la Storia dell'America Latina degli ultimi decenni e di quel “Socialismo del Ventunesimo Secolo” ideato dal sociologo ed intellettuale Heinz Dieterich che, lungi dall'essere uno spauracchio del nuovo comunismo o della sinistra mondiale (Chavez non è mai stato comunista, bensì socialista libertario e bolivariano), è ed è stata una prospettiva anti-ideologica, oltre la destra e la sinistra. Una prospettiva nazional-internazionalista, anti-capitalista ed anti-imperialista.
Con l'avvento di Chavez al governo di questo fiero Paese latinoamericano – alla fine del 1998 - le cose, in tutto il Continente, sono via via mutate ed i leader socialisti nazionali, libertari ed umanisti hanno ben presto trionfato in pressoché tutti i Paesi dell'America del Sud: da Lagos e Bachelet in Cile; da Lula alla Roussef in Brasile; da Evo Morales in Bolivia, ai Kirchner in Argentina, a Mujica e Tabaré Vazquez in Uruguay sino a Rafael Correa in Equador.
Chavez che, nel 1992 tentò un colpo di Stato contro l'oligarchia corrotta al potere, diverrà Presidente democraticamente eletto pochi anni dopo e rimarrà in carica sino alla morte...ed anche oltre, se pensiamo che il suo successore Nicolas Maduro è ancora oggi al governo, pur fra luci ed ombre.
Ombre figlie di quel potere che lo stesso Chavez tentò di combattere, di quella corruzione anche interna al suo partito - prima il Movimento Quinta Repubblica e successivamente il Partito Socialista Unito del Venezuela - che pur egli tentò con ogni mezzo di allontanare.
Purtuttavia l'esempio di Chavez è ancora lì, come un faro nella notte di una globalizzazione che ingloba. Di un Sud America ferito nei secoli e di un Occidente “liberal” che, messo a confronto, sembra assai meno democratico ed assai meno pluralista. Un Occidente ove prevale un'austerità senza sentimento. Un Occidente prostituito all'economia ed alla finanza, che imbroglia ed imbriglia i suoi stessi cittadini, prede inconsapevoli del marketing e del consumismo, ovvero di un “piacere” effimero destinato ad annientarci.
Hugo Chavez ha ispirato la sua azione di governo a Simon Bolivar, “El Libertador” che sconfisse l'Impero di Spagna nei primi anni dell'800 e che divenne Presidente delle Repubbliche di Venezuela, Colombia, Bolivia, Ecuador, Panama e Perù.
Hugo Chavez che, lungi dall'avere un'ideologia preconfezionata (come non aveva un'ideologia preconfezionata lo stesso Bolivar, né il nostro Giuseppe Garibaldi che, negli anni, pur si ispirerà al socialismo umanitario e sansimoniano), aprirà le porte ad una vera Terza Via (alla faccia di quella “liberal” dei Clinton e dei Veltroni), ovvero a quel Socialismo del XXIesimo secolo che farà rifiorire il meglio di quella che nell'800 – in Europa – fu l'idea di emancipazione sociale della Prima Internazionale dei Lavoratori, alla quale aderirono socialisti, mazziniani, repubblicani, garibaldini ed anarchici.
Il governo di Chavez, lungi dall'essere rivoluzionario in senso stretto – visto che non riuscirà a superare il capitalismo e dunque l'economia di mercato – purtuttavia offrirà importanti prospettive al popolo venezuelano. E ciò attraverso la nazionalizzazione dell'industria petrolifera ed attraverso la fondazione di Missioni Sociali finanziate anche grazie ai proventi derivanti dal petrolio. Pensiamo alla Mision Barrio Adentro (letteralmente “dentro il quartiere”), dedicata all'assistenza sanitaria gratuita specie nei quartieri popolari, ove sono stati istituiti consultori medici famigliari, centri diagnostici integrati e centri ospedalieri specializzati. Il tutto grazie anche alla consulenza ed all'intervento di medici cubani (e non dimentichiamo che, a dispetto di quanto si tende a credere da noi, Cuba ha uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, sia in termini di efficienza che di risultati, con tassi di mortalità infantile fra i più bassi al mondo ed un ottimo sviluppo delle biotecnologie).
Pensiamo poi alla Mision Robinson, dedicata all'alfabetizzazione, che ha portato ad imparare a leggere e a scrivere un milione e mezzo di persone; alla Mision Ribas, dedicata a completamento degli studi secondari superiori; alla Mision Sucre dedicata al sostegno degli studenti di livello universitario.
Vi sono poi altre missioni sociali istituite dal Governo Chavez, quali la Mision Negra Hipolita, dedicata al recupero delle persone emarginate e la Mision Sonrisa, che mira a dotare di protesi dentaria le persone che non se le possono permettere economicamente.
Quale altro governo al mondo avrebbe fatto questo ? In quale altro continente se non nell'America Latina sfruttata, repressa, ma ove l'amore e la spiritualità – pur fra molta violenza e diffusissima criminalità – hanno sempre trovato un posto nel cuore di quei popoli ?
Si dirà che tali missioni sono state accompagnate anche a fenomeni di clientelismo e di corruzione ed è vero. Purtuttavia non a causa del Presidente Chavez che, quando ha potuto, ha rimosso i responsabili e lo ha fatto anche e soprattutto su pressione del popolo, coinvolto direttamente nel sistema delle Missioni, a livello volontaristico, sociale, politico, mutualistico, umano.
Un vero e proprio sistema di autogestione sociale, pur con tutte le sue possibili imperfezioni, certo.
E la medesima cosa è avvenuta per quanto concerne l'edilizia popolare, con la costruzione di moduli abitativi moderni e poco costosi.
E, aspetto importante da sottolineare, è che nelle Missioni sociali l'80% delle persone che vi lavorano e che le dirigono sono donne le quali, smessi i panni di mogli madri e di famiglia, danno ed hanno dato un profondo contributo alla cosiddetta “rivoluzione bolivariana” avviata dallo chavismo.
E proprio le donne – già in passato guerrigliere – hanno lottato in Venezuela anche per avere una congrua rappresentanza politica del 50% nei partiti e per la depenalizzazione dell'aborto.
Si pensi, a tal proposito, che la Costituzione Bolivariana promossa da Chavez nel 1999, prevede il diritto alla salute sessuale e riproduttiva delle donne, il riconoscimento del lavoro domestico e dunque la sicurezza sociale per le casalinghe, ovvero tutte cose che non erano riconosciute dalla legislazione precedente.
Questi, in sostanza, i risultati di quel “Socialismo del XXIesimo Secolo” che è declinato non come marxismo o come “dittatura del proletariato”, bensì come “socialismo ecologico”, come “socialismo libertario”, ovvero un processo che vede al centro l'individuo e non lo Stato, ove la proprietà privata è rispettata tanto quanto lo sono l'ambiente e gli animali.

Ed è proprio questo che lo pone in un'ottica che va oltre le ideologie sinistra-destra, al punto da far amare o aver fatto amare nel corso della Storia, personalità politiche quali Chavez, ma anche Che Guevara, Castro, Peron, Garibaldi, tanto a persone di destra che di sinistra, pur sapendo che proprio questi eroi combattenti erano oltre le ideologie, su un altro piano che li poneva al centro di una prospettiva politico-sociale umanitaria.
E forse è proprio questo che ha fatto paura, durante la Guerra Fredda, all'Urss ed agli USA, ed ancora oggi fa paura ad un'Occidente ove l'essere umano è messo in disparte e sostituito da parole quali “crescita”, “sviluppo”, “crisi economica”, “produttività”, in luogo di “decrescita”, “sviluppo del potenziale umano e sociale”, “crescita interiore” e così via.
E questa non è mera retorica “no-global”, anche perché chi scrive non ha mai militato nelle file noglobaliste, ma pura osservazione di fatti storico-sociali.
Interessante poi l'organizzazione della rappresentanza politica di base nel Venezuela chavista, ove si è giunti ad un pressoché superamento della democrazia rappresentativa, attraverso l'istituzione di Consigli Comunali aperti a tutta la cittadinanza locale. E si pensi che proprio in America Latina, a Porto Alegre in Brasile nel 1989, si è avuto il primo esempio di Bilancio Comunale Partecipativo, ovvero alla cui formazione partecipò la cittadinanza attiva stessa.
Altro che Movimento Cinque Stelle ! Altro che boutade grillesche tanto per accaparrarsi qualche voto e qualche sedia da scaldare in Parlamento pagata dai contribuenti !
Anche l'economia chavista è fondata su principi di equità, ovvero se un'azienda privata è inattiva e non è venduta dal proprietario oppure il proprietario non vuole riattivarla attraverso il contribito dello Stato, questa può essere espropriata e dichiarata di interesse nazionale e, spesso, è data in autogestione ai lavoratori medesimi.
Hugo Chavez ha potuto fare tutto questo, così come ha posto le basi per una possibile fondazione degli Stati Uniti dell'America Latina, attraverso continui dialoghi con Morales, con Lula, con i Kirchner, con Mujica, che fu suo grande amico e che oggi è considerato il miglior leader politico mondiale al punto che l'Italia gli ha dedicato il recente saggio “Le felicità al potere” (EIR edizioni), che sarà nostra cura recensire prossimamente.
E Chavez ha potuto fare questo grazie all'ampio consenso elettorale conquistato in oltre dieci anni di governo ed oltre a ciò di cui abbiamo parlato, ha varato anche leggi sulle unioni civili e contro l'omofobia. Leggi impensabili persino nella nostra “democratica” Italia.
Ma di questo in Occidente si parla poco. O se ne parla male. Si preferisce denigrare e/o oscurare.
Addirittura la trasmissione televisiva “Alo Presidente”, da noi, viene presentata come una “macchietta propagandistica”. Ed invece fu l'occasione per mostrare al popolo venezuelano un leader nella sua umanità, nella sua quotidianità. Fatta di battute istrioniche, di balli, di canti della tradizione caraibica, ma anche allo scopo di dar voce alla periferia ed alle periferie (dalle quali lo stesso Chavez proveniva) che da noi sono e rimangono emarginate e senza una voce, senza una rappresentanza, chiuse nel loro degrado urbanistico.
E si pensi che il sistema televisivo venezuelano è ben più pluralista del nostro, fondato sul duopolio/monopolio Rai-Mediaset, con programmi tutti uguali e senza alcun autentico scopo sociale e culturale.
Ed i numeri parlano chiaro: dal 1998 al 2008 in Venezuela la disoccupazione è stata ridotta dal 16% al 6%, la mortalità infantile è stata ridotta, l'analfabetismo è pressoché scomparso. Certo, il tasso di criminalità rimane ancora alto, l'inflazione è altissima, il calo del prezzo del petrolio sta creando molti problemi. Ma al popolo è stata offerta una prospettiva nazionale. Con delle basi culturali e sociali: bolivarismo e socialismo umanitario. Prospettive che andrebbero importate, specie se pensiamo che noi abbiamo avuto Garibaldi e Mazzini quali eroi nazionali, ma che abbiamo saputo vilipendere i loro ideali di un'Europa unita per prostituirla alle banche - Banca Centrale Europea in primis - ed al Fondo Monetario Internazionale, oltre che alle multinazionali ed ad un'immigrazionismo senza regole, foriero solamente di ulteriore sfruttamento dell'uomo sull'uomo e di povertà e degrado generalizzato.
L'America Latina dal 1998 ad oggi sta rinascendo: con Chavez prima e con Mujica oggi. La vera Primavera del mondo è tutta lì. La vera ricetta per uscire dalla crisi globale è tutta lì: amore per il popolo, potere al popolo, socialismo del ventunesimo secolo, nazionalismo, fine dell'austerità, fine del sistema politico ed economico fondato sulla prevaricazione e sul profitto, ovvero sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e delle risorse (sempre più scarse, peraltro). Riscoperta della natura e di un'autentica dimensione sociale (e non “social”, ovvero fondata sull'onanismo del web imposto da Facebook e da Twitter).

Luca Bagatin

La nuova espansione del simulatore geopolitico "Power & Revolution": l'Add on Edizione 2017. Articolo di Luca Bagatin

Di “Power & Revolution”, simulatore geopolitico per pc sviluppato dalla Eversim (www.eversim.com), nota casa produttrice francese di videogame “seriosi” ed educativi, parlammo già quasi un anno fa, al momento della sua uscita.
Come ricordammo, “Power & Revolution” propone al videogiocatore la possibilità di gestire una qualsivoglia nazione del Pianeta sia in termini politici che economico-sociali e legislativi, interpretando il ruolo del Capo di Stato e/o di Governo della nazione in questione. “Power & Revolution” permette fra l'altro al giocatore di interpretare il ruolo del capo di qualsivoglia partito di opposizione della nazione prescelta, oppure del capo dei rivoluzionari o degli indipendentisti nel caso in cui si decidesse di giocare lo scenario relativo ai colpi di Stato o alle lotte di liberazione/indipendenza nazionale.
Gli obiettivi dei gioco sono molto semplici da raccontare (meno semplici da raggiungere, proprio come nella realtà !). Nel caso in cui si decidesse di giocare lo scenario “governativo”, il nostro Capo di Stato avrà il compito di risollevare le sorti economico-sociali del Paese, senza incorrere in manifestazioni di piazza e/o in tentativi di colpi di Stato che comunqe in “Power & Revolution” avrà la possibilità di sedare e soffocare gestendo direttamente le operazioni di polizia e/o dell'esercito schierato a proteggere le varie città interessate dalla manifestazione. Per poter rimanere in carica, ad ogni modo, dovrà – come nella realtà – affrontare le elezioni e condurre, vittorioso, la sua campagna elettorale. E qui la simulazione di gioco è davvero realistica: innanzitutto dovrà raccogliere fondi per il suo partito attraverso il lancio di campagne di sottoscrizione o trovando sostenitori privati (non sempre legali...con il rischio di essere scoperto e quindi di perdere voti e sostegni !). Successivamente dovrà elaborare la sua strategia elettorale ed il suo programma, attraverso apparizioni televisive e comizi pubblici nei quali lo esporrà. In questo caso il giocatore dovrà scegliere le tematiche più “scottanti” da affrontare e farle presentare al suo Capo di Stato, il quale apparirà sullo schermo e parlerà ai suoi potenziali elettori, tentando di convincerli (evitando ad ogni modo di scontrarsi con la linea ideologica ufficiale del partito) sino a che...effettuerà il suo ultimo dibattito televisivo con il capo del maggiore partito di opposizione e dovrà sfidarlo in un match sulle proposte concrete che porrà ad entrambi l'intervistatore televisivo.
Alla fine i risultati delle elezioni, partito per partito, saranno visibili attraverso una grafica molto accattivante e sarà così decretato il vincitore che, nel caso fosse riconfermato il Capo di Stato da noi interpretato, potrà continuare a governare indisturbato sino alla fine del suo mandato.
La medesima sorte è riservata al capo del partito di opposizione che sceglieremo nell'apposito scenario. In questo caso il nostro compito sarà quello di contrastare le politiche governative, attraverso non solo i voti contrari in Parlamento, ma anche attraverso manifestazioni e sit-in di piazza e dichiarazioni televisive e sulla stampa (il simulatore prevede l'esistenza di un vero e proprio quotidiano di informazione aggiornato settimanalmente !). In casi estremi potremmo anche decidere di far passare il nostro partito alla clandestinità e quindi tentare un arduo colpo di Stato al fine di defenestrare il Capo di Stato in carica con la forza.
Altro scenario di “Power & Revolution” è quello relativo alle rivoluzioni, ove ci troveremo ad interpretare il capo di un qualsivoglia movimento terroristico o di liberazione nazionale esistente. Questo è uno scenario prettamente militare e quindi il nostro compito sarà quello di reperire il danaro sufficiente ad armare le nostre truppe, reclutare mercenari ecc... intessendo inoltre fitte relazioni internazionali e gestendo direttamente le nostre truppe alla conquista del Paese.
Gli scenari sono molto realistici ed attuali, ma sono resi ancora più realistici ed attuali nel nuovissimo capitolo della saga, ovvero nell'espansione “Add-on Edizione 2017”, con non solo interessanti cambiamenti che andremo a spiegare, ma anche nuovi scenari.
Il primo è quello relativo alla possibilità di impersonare il nuovo Presidente statunitense Donald Trump (ribattezzato simpaticamente nel gioco Ronald Drump), alle prese con le promesse che ha fatto in campagna elettorale. In questo caso, infatti, il giocatore, per vincere, dovrà mantenere tutte le promesse fatte nella realtà da Trump, senza scatenare rivolte, perdere il potere o danneggiare l'economia USA. Le promesse sono infatti esattamente quelle che Trump fece in campagna elettorale: riduzione della pressione fiscale delle persone fisiche e delle aziende; lotta all'immigrazione illegale; stimolazione dell'economia e tutto ciò con l'obiettivo di essere rieletto nel 2020 ! Dopo aver provato personalmente questo scenario, vi assicuro che l'impresa è tutt'altro che semplice, ma al contempo è davvero realistica e stimolante.
Altro interessante e attuale scenario è quello relativo alle elezioni francesi 2017, con la possibilità di impersonare uno dei tanti candidati reali alle elezioni presidenziali francesi, allo scopo di essere eletto oppure, eventualmente, nel caso di mancata elezione, la possibilità di sedere fra i banchi dell'opposizione e criticare le proposte di legge del governo, tentando di respingerle in Parlamento. L'unica pecca è forse l'impossibilità – all'opposizione – di fare proposte di legge e di farle votare in Parlamento.
Altro interessante scenario è quello relativo alla guerra in Siria ed Iraq aggiornata al 2017, avendo la possibilità di prendere in mano le sorti di una delle nazioni coinvolte dal conflitto o uno dei gruppi terroristici e/o di ribelli coinvolti e tentare di uscirne vittorioso oppure di porre fine al conflitto. Questo è uno scenario prettamente militare, anche se pone comunque una certa attenzione alle problematiche economico-finanziarie della nazione coinvolta.
Interessante modifica rispetto al gioco base apportata da questo “add-on” o “espansione”, è quella che permette al giocatore di conoscere il tasso di Felicità Interna Lorda della popolazione, che dipende dal grado di soddisfazione di questa nei settori pubblico/politici chiave: ricchezza del Paese, livello di educazione scolastica, tutela dell'ambiente, garanzie di diritti civili, situazione occupazionale, situazione sanitaria...
Altre modifiche al gioco base riguardano la possibilità del Capo di Stato di cambiare partito politico o di fondarne uno nuovo; la possibilità di prendere posizione a favore o contro un referendum di autodeterminazione; la possibilità di cambiare il nome e la bandiera di un Paese appena creato e diverse altre funzionalità gestionali.
Una espansione da non perdere per tutti gli appassionati di geopolitica e per tutti coloro i quali vorranno cimentarsi nell'impresa di trasformarsi, per alcune ore, in provette donne e uomini politici.
Ricordiamo che il gioco base “Power & Revolution” è acquistabile e scaricabile dalla piattaforma Steam al link: http://store.steampowered.com/app/467520/?snr=1_7_7_151_150_1, mentre l'espansione “Add on Edizione 2017” è scaricabile - una volta acquistato il gioco base - al link: http://store.steampowered.com/app/582150/.

Luca Bagatin

Un NON VOTO (d'amore e libertà) contro il sistema (ringraziando gli amici di "Rébellion")

Ringrazio gli amici e compagni di militanza della rivista francese Socialista Rivoluzionaria "Rébellion" per aver riportato sul loro sito ufficiale la mia traduzione italiana al loro appello al NON VOTO per le elezioni presidenziali francesi 2017.

Luca Bagatin
Amore e Libertà


Nessun candidato del sistema merita il vostro voto ! Appello dell’Rébellion per le elezioni presidenziali francesi

Le elezioni presidenziali francesi sono imminenti. Il bimestrale « Rébellion » ha lanciato un appello al non voto che mi sento e ci sentiamo di condividere: in Francia come in Italia e in tutta Europa, per rilanciare l’idea di democrazia popolare diretta; rifiutando la globalizzazione liberale che garantisce solo i ricchi; riaffermando che – alla base di qualsiasi politica economica – ci devono essere il bene comune e la giustizia sociale.  Riportiamo pertanto qui di seguito il testo dell’appello, tradotto in italiano e in lingua originale.
Traduction de Luca Bagatin de Amore e Libertà
tratto da http://rebellion-sre.fr/candidat-systeme-ne-merite-voix/
Mentre i lavoratori stanno lottando per conservare il posto di lavoro in tutta la Francia, mentre la miseria si deposita nel nostro paese, i politici liberali di Destra e Sinistra hanno occultato i problemi reali attraverso una campagna presidenziale scarsamente politicizzata. Hamon, Fillon e Macron: i candidati del sistema ! Che cosa propongono i candidati del sistema ? Delle leggi per i più forti e lo sfruttamento per tutti gli altri. Il loro programma comune ? Precarietà del lavoro, privatizzazione dei servizi pubblici, smantellamento del sistema scolastico, tagli alle pensioni ed alle indennità di malattia ! Al di là delle elezioni: lotta autonoma e popolare ! Dobbiamo uscire da questa impasse, superare un orizzonte bloccato e proporre un’alternativa credibile a questa grande carnevalata. Sulla base della difesa degli interessi popolari un programma di difesa del Popolo e della Patria che si fondi su tre assi portanti:
Il rifiuto della globalizzazione liberale che garantisce solo i più ricchi. L’affermazione che è il bene comune e la giustizia sociale che devono essere alla base di qualsiasi politica economica.
Il rifiuto della confisca della sovranità popolare europea da parte di istituzioni tecnocratiche e internazionali. La necessità di restituire al popolo la possibilità di essere artefice del proprio destino e di garantire la possibilità affinché esso possa partecipare attivamente e direttamente alle decisioni fondamentali che lo riguardano.
Il rifiuto della supremazia globalista sul mondo. Fare di tutto per garantire l’indipendenza della Francia e dell’Europa, attraverso l’emancipazione dal dominio atlantista ed attraverso il sostegno a tutte le lotte anti-imperialiste. Il popolo lotta ! Il popolo non vota !
Ci appelliamo a coloro i quali non sostengono i partiti del sistema affinché partecipino alla costruzione – attraverso l’azione comune – di una alternativa popolare, patriottica e rivoluzionaria al sistema. Per questo noi indirizziamo tale appello a tutte le forze vive al fine di marginalizzare la campagna presidenziale e lavorare tutti assieme per il futuro che si prepara !

giovedì 23 febbraio 2017

Nessun candidato del sistema merita il vostro voto ! Appello dell'OSRE per le elezioni presidenziali francesi

Le elezioni presidenziali francesi sono imminenti.
Il bimestrale "Rébellion", organo dell'Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE), ha lanciato un appello al non voto che mi sento e ci sentiamo di condividere: in Francia come in Italia e in tutta Europa, per rilanciare l'idea di democrazia popolare diretta; rifiutando la globalizzazione liberale che garantisce solo i ricchi; riaffermando che - alla base di qualsiasi politica economica - ci devono essere il bene comune e la giustizia sociale.
Riportiamo pertanto qui di seguito il testo dell'appello, tradotto in italiano e in lingua originale.

Luca Bagatin
Amore e Libertà



NESSUN CANDIDATO DEL SISTEMA MERITA IL VOSTRO VOTO !

Mentre i lavoratori stanno lottando per conservare il posto di lavoro in tutta la Francia, mentre la miseria si deposita nel nostro paese, i politici liberali di Destra e Sinistra hanno occultato i problemi reali attraverso una campagna presidenziale scarsamente politicizzata. Hamon, Fillon e Macron: i candidati del sistema ! Che cosa propongono i candidati del sistema ? Delle leggi per i più forti e lo sfruttamento per tutti gli altri. Il loro programma comune ? Precarietà del lavoro, privatizzazione dei servizi pubblici, smantellamento del sistema scolastico, tagli alle pensioni ed alle indennità di malattia ! Al di là delle elezioni: lotta autonoma e popolare ! Dobbiamo uscire da questa impasse, superare un orizzonte bloccato e proporre un'alternativa credibile a questa grande carnevalata. Sulla base della difesa degli interessi popolari un programma di difesa del Popolo e della Patria che si fondi su tre assi portanti:

    
Il rifiuto della globalizzazione liberale che  garantisce solo i più ricchi. L'affermazione che è il bene comune e la giustizia sociale che devono essere alla base di qualsiasi politica economica.

    
Il rifiuto della confisca della sovranità popolare europea da parte di istituzioni tecnocratiche e internazionali. La necessità di restituire al popolo la possibilità di essere artefice del proprio destino e di garantire la possibilità affinché esso possa partecipare attivamente e direttamente alle decisioni fondamentali che lo riguardano.

    
Il rifiuto della supremazia globalista sul mondo. Fare di tutto per garantire l'indipendenza della Francia e dell'Europa, attraverso l'emancipazione dal dominio atlantista ed attraverso il sostegno a tutte le lotte anti-imperialiste. Il popolo lotta ! Il popolo non vota !
Ci appelliamo a coloro i quali non sostengono i partiti del sistema affinché partecipino alla costruzione - attraverso l'azione comune - di una alternativa popolare, patriottica e rivoluzionaria al sistema. Per questo noi indirizziamo tale appello a tutte le forze vive al fine di marginalizzare la campagna presidenziale e lavorare tutti assieme per il futuro che si prepara !





Aucun candidat du système ne mérite votre voix !

http://rebellion-sre.fr/candidat-systeme-ne-merite-voix/

Pendant que les travailleurs luttent pour préserver leur emploi partout en France, pendant que la misère s’installe dans notre pays, les politiciens libéraux  de Droite comme de Gauche ont escamoté les véritable enjeux d’une campagne présidentielle bassement politiciennes.
Hamon, Fillon et Macron : les candidats du système ! 
Que proposent les candidats du système ? Des lois pour les forts et l’exploitation pour tous les autres. Leur programme commun ? Précariser l’emploi, privatiser le service public, démenteler l’école, réduire les retraites et l’allocation maladie !
Au delà des élections : La lutte autonome et populaire  !
Il nous faut donc sortir de cette impasse, dépasser un horizon bouché et proposer une alternative crédible  à  cette vaste mascarade. Sur la base de la défense des intérets populaires un programme de défense du Peuple et de la Patrie peut se dessiner autour de trois axes:

  • Le refus de la mondialisation libérale qui ne bénificie qu’aux classes les plus aisées. L’affirmation que c’est le bien commun et la justice sociale qui doivent être la base de toute politique économique.
  • Le refus de la confiscation de la souveraine populaire par des institutions technocratiques aussi bien internationales qu’ européennes . La nécessité de rendre au peuple  son destin et de garantir sa participation active et directe aux décisions fondamentales le concernant.
  • Le refus de la suprématie mondialiste sur le monde. Tout faire pour garantir l’indépendance de la France et de l’Europe, cela passant par l’émancipation à l’égard de la domination atlantiste et par un soutien à toutes les luttes anti-impérialistes.
Le Peuple lutte ! Il ne vote pas ! 
Nous appelons donc ceux qui ne se retrouvent pas dans les partis du système, à se prendre en main et à participer à la construction, à travers l’action commune, d’une alternative populaire, patriotique et révolutionnaire au système. Pour cela, nous adressons cet appel à toutes les forces vives pour mener en marge de la campagne présidentielle, un travail de terrain afin de contrer l’avenir que l’on nous prépare !

La differenza abissale fra il socialismo e la sinistra. Articolo di Luca Bagatin

Mai come oggi in Italia ed in Europa sarebbe bene chiarire una volta per tutte la differenza abissale fra il concetto di "sinistra" e "progressismo" - ovvero di capitalismo assoluto e di crescita economica illimitata a tutto svantaggio dei popoli e dei poveri – ed il concetto di "socialismo", ovvero movimento umanitario, popolare, populista ovvero di popolo ed in favore del popolo.
Di questi due concetti diametralmente opposti scrissi già in un articolo dell'aprile dello scorso anno in risposta, peraltro, alle idee del Governatore della Regione Toscana Enrico Rossi (http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/04/socialismo-del-xxi-secolo-contro.html).
Oggi vorrei tornarci, ribadendo il concetto e riassumendo i punti di quell'articolo nel quale parlavo in sostanza del PD italiano, ma anche dei vari partiti che in Europa si rifanno alla sinistra e di quanto questi siano completamente estranei, nei fatti, agli ideali sociali, socialisti, popolari e populisti portati avanti dai propugnatori della Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864 e questo per il fatto che, mentre i socialisti, gli anarchici, i mazziniani ed i garibaldini della Prima Internazionale erano persone provenienti dalle file del popolo e proponevano riforme sociali che andavano sostanzialmente a superare il sistema capitalisitico-borghese, le sinistre europee e le liberal-social-burocrazie progressiste non fanno che perpetrare politiche di deregolamentazione dei mercati, politiche precarieggianti, cosmopolitico-immigrazioniste e di sfruttamento della manodopera a basso costo. Lo notiamo da tutte le politiche portate avanti in questi anni dal PD, ma anche dai vari Blair, Hollande and Company: privatizzazioni selvagge; austerità; flessibilità del lavoro attraverso i vari Jobs Act e Loi Travail; rafforzamento delle élite e conseguente perdita di sovranità popolare; apertura indiscriminata delle frontiere e conseguente sfruttamento della manodopera straniera a basso costo; rafforzamento delle istituzioni europee a scapito delle diversità di ogni nazione e dei rispettivi popoli; politica estera invasiva nei confronti di Stati sovrani – che peraltro ha favorito il terrorismo internazionale come nel caso libico (ciò vale in particolare per la Gran Bretagna di Blair - colpevole peraltro di aver mentito al suo stesso popolo nella faccenda delle armi di distruzioni di massa in Iraq rivelatisi inesistenti – e per la Francia di Sarkozy e Hollande, rea non solo di aver barbaramente fatto uccidere Gheddafi, ma anche di sostenere Paesi legati al terrorismo come l'Arabia Saudita e di aver tentato di rovesciare il governo laico siriano di Assad).
Come ricordavo in quel mio articolo, dunque, se questa è la sinistra europea, per fortuna, il socialismo - da Pierre Leroux, Marx, Engels, Proudhon, Garibaldi, sino a Craxi, Hugo Chavez e Pepe Mujica - è altra cosa. E aggiungevo: Non a caso, mentre in Europa trionfava la sinistra capitalista e solo partiti non di sinistra come il Front National di Marine Le Pen e lo spagnolo Podemos rappresentavano e rappresentano i ceti popolari e proletari e per questo in crescita nei consensi, in America Latina abbiamo assistito ad un fenomeno opposto.
Ovvero al trionfo del Socialismo del XXI secolo, portato avanti da Chavez, Morales, i coniugi Kirchner, Mujica, Correa, Lula e Ortega. Forme differenti di socialismo fondate purtuttavia su una radice comune, ovvero la matrice latina, con influenze indios ed arcaiche, ma anche cristiane, garibaldine, sandiniste, proudhoniane e libertarie.
Ecco dunque, a parer mio, la necessità della rinascita di un socialismo né di destra né di sinistra, ma unicamente dalla parte dei popoli e dei poveri, così come peraltro portato avanti da anni dalla francese Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE) che edita l'ottima rivista bimestrale “Rébellion” (http://rebellion-sre.fr/) e di cui parlai in un altro articolo dell'estate scorsa: http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/08/rebellion-e-lorganizzazione-socialista.html.
Un socialismo – quello originario - che non aveva né ha nulla a che vedere con i totalitarismi novecenteschi, ma anzi ha contribuito a risollevare le sorti dell'America Latina combattendo il terzo totalitarismo: ovvero il totalitarismo neoliberale e capitalista, fulcro del modello unipolare statunitense e anglosassone che, per secoli e decenni ha depredato quelle terre anche finanziando e fomentando colpi di Stato autoritari.
Occorre dunque distinguere nettamente la sinistra – le cui origini sono illuministe e borghesi - dal socialismo democratico (inteso come propugnatore dell'autogestione e della democrazia diretta) e popolare, poiché non sono affatto sininimi e si prestano ad equivoci che, in Italia e in Europa, hanno fatto trionfare il capitalismo assoluto in nome dell'illuminismo borghese e dell'universalismo progressista e modernista. Il tutto a scapito dei ceti meno abbienti: costretti o a lavorare di più a fronte di salari, diritti e pensioni ridotte o costretti ad una disoccupazione endemica resa sempre più endemica dalla possibilità per le aziende o di delocalizzare in Paesi stranieri ove è economicamente più favorevole investire o sfruttando l'immigrazionismo, ovvero la manodopera straniera a basso costo.

Luca Bagatin

venerdì 17 febbraio 2017

Identità sessuale, economia, socialismo, amore e libertà: una risposta a Diego Fusaro. Articolo di Luca Bagatin

Ho stima e sono un lettore del maestro filosofico di Diego Fusaro, ovvero Costanzo Preve. Condivido molte sue tesi anticapitaliste e comunitariste, anche se non totalmente il suo pensiero, non essendo io marxista, ma facente parte della scuola socialista e repubblicana originaria, di ispirazione spirituale, cristiana (non cattolica !), teosofica e umanitaria da Pierre Leroux passando per Mazzini, Garibaldi sino a Evita e Juan Peron, Hugo Chavez e i leaders del Socialismo del XXI secolo.
Ad ogni modo non ho alcun pregiudizio intellettuale nei confronti di Diego Fusaro, come molti, troppi. Preferisco infatti leggerne e approfondirne il pensiero e, semmai, come in questo caso, dire ciò che penso in merito ad alcune sue prese di posizione.
Mi è capitato di leggere su un giornale italiano chiamato “Il Fatto Quotidiano”, un suo articolo (http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/15/transgender-perche-la-nostra-societa-li-santifica/3393324/) nel quale egli parla di “santificazione della figura transgender”. Ora, personalmente non capisco di cosa parli, in quanto del fenomeno transessuale (molto meglio usare un termine italiano comprensibile a tutti, scrivendo, appunto, in lingua italiana) trovo si parli sempre molto poco ed invece trattasi di fenomeno umano e sociale diffuso e del tutto normale e naturale che, come tale, esiste infatti anche nel regno animale (vedasi in merito, fra l'altro, il seguente articolo del compianto amico Peter Boom, che anni fa teneva sul mio vecchio blog una rubrica dedicata alla Pansessualità: http://www.floriterapia.com/ilvolodellasirena/the_theory_of_pansexuality.htm).
Nell'articolo di Diego Fusaro, il filosofo paragona il liberalismo economico al “liberalismo sessuale”, reo, a suo dire, di generare fenomeni che superano il concetto di “limite naturale” e ciò comporterebbe “l'elogio mediatico permanente della figura del transgender”.
Ora, come già scritto, non mi risulta che la figura della persona transessuale sia permanentemente elogiata. E, come la scienza dimostra, le persone transessuali sono perfettamente in linea con i fenomeni naturali.
Nel corso dell'articolo Fusaro parla di “deregulation sessuale” (anche qui, essendo l'articolo pubblicato in Italia, non si capisce perché non parlare di “deregolamentazione”, anziché usare termini anglofoni) e paragona la persona transessuale al migrante ed al precario (sic !).
Davvero una analisi a parer mio incomprensibile in quanto, mentre il precario e il migrante si trovano a vivere una condizione loro imposta dall'avvento del capitalismo assoluto e dalla deregolamentazione dei mercati conseguenza dell'egoismo umano, la persona transessuale si trova a vivere una propria indentità che, come tale, rivendica. E, in un quadro di rivendicazione delle identità/sovranità (aspetti che Fusaro dovrebbe difendere), è più che legittimo che la persona transessuale (così come la persona omosessuale o eterosessuale che sia) rivendichi la sua propria intima, naturale e personale identità sessuale.
Fusaro, nel suo articolo, invece, afferma che l'eterosessualità sarebbe vista come “vetusta” e, secondo dei fantimatici “gender studies” (che immagino si traduca in “studi di genere”), l'eterosessuale sarebbe ridefinito come “cisgender”, che mi risulta essere un neologismo che significherebbe “qualcuno a proprio agio con il genere che gli è assegnato dalla nascita”.
Beh e allora ? Buon per gli eterosessuali. E proprio per questo andrebbero capite quelle persone che non sono a proprio agio con il genere che gli è stato assegnato alla nascita. Semplicemente costoro si sentono di avere una identità diversa da quella che biologicamente è stata assegnata loro...e allora ? Sempre di identità si tratta e, come tale, va rivendicata, affermata e difesa.
Tutte le identità meritano di essere rivendicate perché rappresentano i colori dell'arcobaleno dell'universo mondo o, meglio, le colonne portanti dell'intera umanità.
Ma ciò non ha nulla a che vedere con l'avvento del capitalismo assoluto, che è fenomeno estraneo alle identità e che è fenomeno imposto e che fa leva sull'egoismo, che è il peggiore dei vizi che un essere umano possa avere e coltivare in quanto porta alla distruzione delle comunità; all'imposizione della propria visione della vita (e dunque della propria identità sulle altre); alla precarizzazione di ogni rapporto, pulsione, pensiero; all'avvento di quella società liquida e “migrante” che proprio Fusaro, erede filosofico di Preve, dovrebbe contribuire a sradicare.
E' qui che non riesco a comprenderne il pensiero e che lo trovo fortemente incoerente.
E trovo che i sostenitori di questa sedicente “teoria gender” dimostrino in realtà quanto sia difficile, in quest'epoca senza ideali, senza memoria storica e senza radici, riconoscere la propria intima identità e riconoscere la bellezza dell'identità altrui. Ovvero il diritto alla differenza, non già alla mescolanza e all'omologazione del pensiero unico di massa (politicamente corretto, massonofobo, omofobo, transofobo, misogino...proprio perché si ha paura – di volta in volta - della Massoneria in quanto portatrice di spirutualità originaria; dell'omosessuale perché diverso tanto quanto il transessuale, che magari può attrarre sessualmente anche un eterosessuale; perché si ha paura delle donne che oggi sono più emancipate...) ma alla differenza, ovvero all'armonia degli spiriti presenti in natura.
E' proprio attraverso il superamento delle ancestrali paure dell'essere umano che, invece, può fondarsi la Civiltà dell'Amore, che è poi un ritorno all'antico Eden, al Divino, all'angelico, che trascende la materia, intesa sia in senso economico che in senso sessuale e carnale.
Ed è qui che, forse, il marxismo, lungi dal rappresentare la via maestra al socialismo originario, ha finito per affiancare il capitalismo, che è materia, sfruttamento e bassi istinti.
La via maestra al socialismo originario, anche questa volta, ci viene insegnata da molti Paesi dell'America Latina del Socialismo del XXI secolo: Argentina, Uruguay, Brasile hanno legalizzato i matrimoni omosessuali; l'Ecuador ha inserito le unioni civili in Costituzione; il Venezuela chavista non è riuscito ad approvare la legge sulle unioni civili voluta da Chavez, ma almeno dal 1999 c'è una legge contro l'omofobia, come in Bolivia; a Cuba si discute da tempo di matrimonio omosessuale.
La via del Cristo, che è poi la via di Krishna, Buddha e di tutti i Grandi Iniziati, che è una via socialista umanitaria, è dunque la via di colui il quale non giudica il prossimo. Ma si limita – e non è poco – ad amarlo e a riconoscerne identità e diritto alla differenza.

Luca Bagatin

mercoledì 15 febbraio 2017

Alcune poesie d'amore e libertà alle mie muse. Di Luca Bagatin

DESIDERIO
poesia di Luca Bagatin a Maria José

Le mie mani fra i tuoi capelli.
La tua mano sulla mia.
La mia bocca fra le tue labbra.
La tua bocca sulla mia.
I miei occhi si perdono nei tuoi.
I tuoi occhi nei miei.
Le lenzuola avvolgono le tue gambe lisce,
che le mie mani accarezzano,
dolcemente
ma senza pudore.
Desiderio è il tuo nome, Maria.
E il mio è Amore.
 
SOGNO
poesia di Luca Bagatin ad Ale
 
 Poesia serale.
Poesia notturna.
Poesia che si posa laddove una rosa
fiorisce sull'urna.
Nell'urna riposa
qualcosa di antico.
Di antico e passato
e per sempre finito.
Ed io son rapito
dal sogno di te.
E ciò che un tempo era amaro,
dolce ora è.
 
MARIE C.
poesia di Luca Bagatin a Blandine
 
Nei tuoi occhi il cielo e l'inferno.
L'emozione e l'abisso.
Fiero sguardo di Valchiria.

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato dell'Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela



 Il Venezuela condanna le azioni del Governo Statunitense contro il Vicepresidente Tareck El Aissami
REPUBBLICA BOLIVARIANA DEL VENEZUELA
MINISTERO DEL POTERE POPOLARE PER GLI AFFARI ESTERI
COMUNICATO

La Repubblica Bolivariana del Venezuela rifiuta, condanna e protesta contro le decisioni arbitrarie ed extra territoriali prese dall’Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri (Office of Foreign Assets Control, OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stai Uniti (USA) nei confronti del Vicepresidente Esecutivo della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Tareck El Aissami.
Tali decisioni, volte a legittimare l'esistenza inaccettabile di un diritto imperialista e conferire poteri speciali ad enti del governo degli Stati Uniti, sono illegali e violano apertamente il diritto pubblico internazionale, le istituzioni internazionali e i principi fondamentali che regolano la comunità delle nazioni, come il rispetto dell'uguaglianza sovrana e dell'immunità degli Stati. Inoltre, esse rappresentano una grave aggressione contro il Venezuela.
Tali decisioni risultano offensive nei riguardi di un'alta autorità dello Stato e, senza dubbio, costituiscono un affronto ad un cittadino venezuelano onesto e meritevole. Le accuse mosse contro di lui non hanno alcun fondamento nella realtà, costituiscono una menzogna grottesca e rappresentano un atteggiamento che l'Impero nordamericano è solito utilizzare per aggredire. Tali decisioni, inoltre, formano parte di un complotto internazionale volto a minacciare un’importante autorità istituzionale e ledere l'esercizio delle funzioni della stessa.
L’organo statunitense, che intende governare al di fuori dal suo territorio, agisce impunemente d’accordo con la DEA, agenzia nota per la sua chiara collaborazione con i più importanti cartelli del narcotraffico colombiano e del mondo per la produzione e il traffico di droga. Da quando nel 2005 il Venezuela ha interrotto le sue relazioni con la DEA, il paese è riuscito ad intercettare una media di 55,7 tonnellate di droga l’anno, aumentando del 60% la sua efficienza in questo tipo di operazioni: per questo motivo, l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha riconosciuto il Venezuela come uno dei sei paesi con il più alto numero di sequestri di sostanze stupefacenti in tutto il mondo, oltre ad essere privo di coltivazioni illecite. Il Venezuela è uno dei pochi paesi del continente che ha promulgato una legge per intercettare, invalidare, immobilizzare e detenere gli aerei utilizzati per il traffico internazionale di stupefacenti, realizzando il sequestro di più di un centinaio di velivoli.
Il Vicepresidente Esecutivo della Repubblica Bolivariana del Venezuela è un autorevole esperto criminologo, noto per la sua eccezionale leadership nella gestione della sicurezza pubblica durante la presidenza del Comandante Hugo Chávez e per la sua lotta contro il narcotraffico e il paramilitarismo colombiano: ha consegnato alla giustizia più di 102 capi della droga e arrestato 21 trafficanti di droga, chiedendone l’estradizione dagli Stati Uniti.
Quest’atto illegale internazionale, commesso da un organo governativo statunitense, costituisce un evento senza precedenti nelle nostre relazioni bilaterali. L’Incaricato d’Affari dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Venezuela, che ha indirizzato la sua gestione a sovvertire l'ordinamento giuridico e costituzionale del nostro paese, cerca di ossigenare l’opposizione estremista venezuelana, ormai debole e spenta, per attuare un golpe politico contro le istituzioni democratiche venezuelane.
L’obiettivo di questa gravissima aggressione è colpire la sovranità dello Stato venezuelano, violando l’onore, la reputazione, la dignità e i diritti umani del Vicepresidente Tareck El Aissami.
È spiacevole e molto pericoloso che la burocrazia degli Stati Uniti, attraverso una collaborazione illegale con le fazioni estremiste e violente dell'opposizione venezuelana, continui a perpetuare gli errori storici commessi dall'ex Presidente Barack Hussein Obama contro il Venezuela.
Siamo un popolo pacifico, sosteniamo il principio dell’autodeterminazione, del rispetto della sovranità, dell’ordine e del diritto internazionale. Affermiamo, con determinazione, che non abbiamo mai tollerato né tollereremo alcuna aggressione contro il nostro paese, contro il nostro diritto di essere liberi o contro nessun fratello nato in questa terra di uomini e donne degni eredi della gloria di Simón Bolívar e Hugo Chávez.

Caracas, 14 febbraio 2017

Oficina de Prensa
Embajada de la República Bolivariana de Venezuela 
en la República Italiana
Tel: 06.8079797
Fax: 06.8084410
Twitter: @embavenitalia
Facebook: Embajada de la República Bolivariana de Venezuela en Italia

sabato 11 febbraio 2017

Lenin Moreno alla Presidenza dell'Ecuador: per una nuova Rivoluzione Civica. Articolo di Luca Bagatin

Il 19 febbraio prossimo si terranno, in Ecuador, le elezioni presidenziali ed il favorito è il candidato di Alianza Pais (Patria Altiva y Soberana, ovvero Patria Orgogliosa e Sovrana) Lenin Moreno, attuale Vicepresidente del governo presieduto da Rafael Correa.
Rafael Correa, di cui abbiamo peraltro già parlato in altri articoli (http://amoreeliberta.blogspot.it/2015/07/la-revolucion-ciudadana-in-ecuador-ed.html - http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/07/lecuador-della-revolucion-ciudadana-una.html), è l'economista leader della cosiddetta Revolucion Ciudadana, ovvero la rivoluzione civica che ha portato l'Ecuador, dal 2007 ad oggi, a rinegoziare il debito con l'estero; ridurre l'influenza straniera nel territorio (in particolare dei rapaci Stati Uniti d'America); ridurre il tasso di povertà ed analfabetismo e far approvare una Costituzione inclusivista e pienamente democratica che ha fra l'altro riconosciuto i diritti alle coppie di fatto eterosessuali ed omosessuali e superato l'individualismo neoliberista, includendo il diritto all'istruzione pubblica e gratuita per tutti e l'attuazione del modello socio-economico del Buen Vivir, ovvero la costruzione di un'economia popolare e solidale rispettosa dell'ecosistema e dei diritti dei lavoratori.
La Revolucion Ciudedana si inserisce a pieno titolo nel processo del cosiddetto Socialismo del XXI Secolo aperto da Hugo Chavez negli Anni '90 e proseguito con i successi economico-sociali portati avanti da Lula in Brasile, Evo Morales in Bolivia, José Mujica in Uruguay, Daniel Ortega in Nicaragua e nell'Argentina dei coniugi peronisti Nestor e Cristina Kirchner, che hanno gettato le basi – oggi purtroppo minate dall'avvento di governi neo-oligarchici come quello Macri in Argentina e le continue destabilizzazioni economiche ai danni del legittimo governo bolivariano del Venezuela – per un'America Latina libera dal neocolonialismo e dallo sfruttamento.
Rafael Correa, avendo esaurito il suo mandato, lascia il testimone al suo vice Lenin Moreno, ex imprenditore attento ai diritti dei disabili ed egli stesso costretto su una sedia a rotelle dal 1998 a seguito di un colpo di pistola a bruciapelo che lo ferì alle gambe in un tentativo di rapina ai suoi danni.
Lenin Moreno, oltre a presentarsi quale erede politico di Correa e dunque continuatore della Revolucion Ciudadana avviata dal partito di ispirazione socialista e civica Alianza Pais, propone un “piano per tutta la vita”, che garantisca ogni singolo cittadino per tutta la vita: una casa per tutti, soprattutto per i più poveri; un piano di sostegno alla maternità ed al lavoro giovanile attraverso prestiti agevolati; il raddoppio delle pensioni degli anziani; un Paese libero completamente dalla povertà ed investimenti nello sviluppo umano, migliorando ad esempio qualitativamente il servizio sanitario ed i servizi pubblici in generale e costruendo nuove università di studi tecnici, oltre che permettendo a tutti di poter sviluppare al meglio le proprie intrinseche capacità.
Un compito che certamente il candidato Lenin Moreno riuscirà a portare a termine, dimostrando ancora una volta al mondo che, l'Ecuador in particolare e l'America Latina del Socialismo del XXI Secolo in generale, sono l'unico modello sociale e popolare vincente per un mondo più civile, democratico e libero da ogni forma di oppressione. Perché è un modello che segue il cuore ed il sentimento e non il freddo, egoistico e criminale interesse materiale.

Luca Bagatin


giovedì 9 febbraio 2017

Evita Peron e il peronismo. Articoli di Luca Bagatin tratti dal quotidiano nazionale "L'Opinione delle Libertà" (nel video alcuni frammenti della vita di Evita, con in sottofondo la canzone "Maria Eva" di Ignacio Copani)

 

Evita Perón: la Santa
dei “descamisados”

di Luca Bagatin
23 maggio 2015POLITICA
 
Maria Eva Duarte de Perón: per tutti e per sempre Evita. Soprattutto per coloro i quali l’hanno amata. Il popolo dei descamisados in primis. Figlia illegittima di Juana Ibarguren, nata poverissima nel 1919 a Los Toldos, estrema periferia argentina, Evita imparò presto a conoscere le difficoltà della vita e a pagare il prezzo dell’essere poveri nell’Argentina degli anni Trenta. Nel 1936 esordirà in teatro e da allora intraprenderà, pur con scarso successo, la carriera di attrice e, con maggiore successo, negli anni Quaranta, l’attività radiofonica. Solo l’incontro con il generale Juan Domingo Perón (1944) le permetterà di comprendere la sua vera vocazione per la politica e per le attività sociali.
E da allora la sua vita cambierà per sempre, assieme a quella dei suoi descamisados, ovvero i più poveri fra i poveri d’Argentina. Con la vittoria alle elezioni del 1946 di Perón con il 53 per cento dei consensi, Evita si insedierà al ministero del Lavoro e si occuperà di diritti degli anziani, delle donne, dei bambini e, attraverso la Fondazione da lei istituita, si occuperà di assistenza sociale, oltre che occupersi attivamente dei problemi sindacali dei lavoratori argentini, acquistando e dirigendo, fra l’altro, il giornale “Democracia” e fondando il Partito Peronista Femminile. La sua vita fu però di brevissima durata. Evita morì infatti nel 1952, ad appena 33 anni, lasciandoci purtuttavia un documento fondamentale, che racchiude il suo amore per il popolo e per Perón, oltre che il suo testamento politico e spirituale: “La ragione della mia vita”, pubblicato nel 1951 e divenuto poi testo fondamentale nelle scuole dell’obbligo sino all’avvento delle dittature militari (1955), che cacciarono Perón e abolirono il Partito Peronista.
“La ragione della mia vita” è un inno al popolo ed alla dottrina giustizialista avviata da Perón per un’Argentina libera, economicamente giusta e politicamente sovrana attraverso la cooperazione fra il capitale ed il lavoro, in chiave alternativa al capitalismo imperialista ed al comunismo collettivista. Nelle sue pagine, Evita riporta frasi significative, spesso piene di amarezza nei confronti dell’esistenza delle deseguaglianze sociali: “Ricordo nitidamente la tristezza provata nello scoprire che nel mondo c’erano i poveri e i ricchi; e la cosa strana è che non mi addolorava tanto l’esistenza dei poveri quanto il fatto di sapere che, al tempo stesso, esistevano i ricchi”; oppure piene d’amore e sentimento: “... ho capito che non deve essere molto difficile morire per una causa che si ama. O più semplicemente: morire per amore”.
E ancora: “Quando sarà fatta giustizia non ci sarà più nessun povero” e, ricordando una celebre frase di Perón a proposito del messaggio d’amore del Cristo ed al cristianesimo praticato dagli uomini, scrisse: “Non è il cristianesimo ad essere fallito. Sono gli uomini che hanno sbagliato applicandolo male. Il cristianesimo non è ancora stato applicato rettamente dagli uomini perché il mondo non è mai stato giusto... il cristianesimo sarà una realtà quando l’amore regnerà tra gli uomini e tra i popoli; ma l’amore giungerà solo quando gli uomini e i popoli saranno giustizialisti”. La terza parte de “La ragione della mia vita” è invece dedicata alle donne ed al messaggio di emancipazione che Evita vuole loro impartire, denigrando la figura delle “femministe” inglesi, che si fanno uomini per tentare di emanciparsi.
Evita, diversamente, spiega alle donne che non devono affatto rinunciare alla propria femminilità, dolcezza, altruismo, amore per la propria famiglia e quindi all’orgoglio di essere donne. E vorrebbe che le casalinghe ricevessero una retribuzione, pagata da tutti i lavoratori e dalle donne medesime, che consentisse loro di essere economicamente indipendenti dagli uomini e vedessero così ricompensate le faccende domestiche e la cura dei propri figli, perché – ella afferma – la missione delle donne è quella di creare e non di sacrificarsi. In questo senso Evita scrive, nel suo saggio: “Non disprezzo l'uomo, né la sua intelligenza. Mi chiedo però: se in molti luoghi del mondo abbiamo creato insieme famiglie felici, perché non possiamo creare insieme un’umanità felice ? Questo deve essere il nostro obiettivo: guadagnarci il diritto di creare, insieme all’uomo, un’umanità migliore”. E ancora, ella scrive, a proposito degli stereotipi secondo i quali la donna viene dipinta: “... la donna non è vacua, leggera, superficiale, vanitosa... egoista, fatale, romantica (…) la donna autentica si rifugia nelle famiglie del popolo, di cui l’umanità si fa eterna. Questa donna non è esaltata dagli intellettuali. Non ha storia. Non dà ricevimenti. Non gioca a bridge. Non fuma. Non va all’ippodromo. È l'eroina che nessuno conosce. Neppure suo marito. Neppure i suoi figli! Di lei non si dirà mai nulla di raffinato, nulla di spiritoso. Al massimo, dopo che sarà morta, i suoi figli diranno: “Ora ci rendiamo conto di cosa era per noi”.
Parole forti, toccanti, che Evita scrive per descrivere donne come lei, donne del popolo, dimenticate persino dai propri uomini, ma che meritano riscatto. Proprio quel riscatto che lei fornirà loro attraverso il diritto di voto alle donne e con il Partito Peronista Femminile, composto da sole donne ed unito sono da suo marito Perón, l’uomo che ama e che fu una guida per coloro i quali, negli anni precedenti al suo avvento al governo, erano sfruttati dagli oligarchi e dagli imperialisti statunitensi ed europei. Evita Perón, pur non avendo avuto figli ed essendo morta molto giovane, è stata una vera madre per il suo popolo e lo è anche oggi, se pensiamo che la presidente dell’Argentina, Cristina Fernández de Kirchner, si ispira lei, come si ispira a lei il Movimiento Evita (www.movimiento-evita.org.ar) vicino ed a sostegno del partito della presidente Kirchner.
Vorremmo concludere questo ricordo di Evita con l’ultima frase del suo testamento al popolo argentino, estremamente toccante e commovente: “Le mie ultime parole sono le stesse del principio: voglio vivere eternamente con Perón e con il mio popolo. Dio mi perdonerà se preferisco restare con loro, perché anche lui è tra gli umili; in ogni descamisado ho sempre visto Dio che mi chiedeva un po damore e non gliel’ho mai negato”.

La dottrina di
Evita e Perón

di Luca Bagatin
28 maggio 2015POLITICA
 
La “Dottrina Peronista”, oltre ad essere il testo fondamentale del peronismo, fu la raccolta principale degli scritti e dei discorsi del presidente e generale Juan Domingo Perón (1895-1974), che governò democraticamente l′Argentina dal 1946 al 1955, prima di essere defenestrato ed esiliato dai regimi dittatoriali successivi.
La Dottrina Peronista, testo pubblicato nel 1947 e poi ripubblicato a più riprese anche dopo il ritorno di Perón in Argentina (1973), dopo il suo esilio forzato ed imposto dai dittatori che lo defenestrarono e durato ben 18 anni, è oggi testo purtroppo di difficile reperibilità nel nostro Paese (ma scaricabile in lingua originale dal sito ufficiale del Partito Giustizialista argentino). Tale testo, che consta di ben 670 pagine nella sue prima edizione, illustra la visione politica, sociale ed umanista di Juan Domingo Perón, il quale fonde in sé dottrine e suggestioni di ispirazione socialista, nazionalista, cristiana ed anarchica, dando così vita ad una nuova dottrina ideale di “terza posizione”, come egli stesso la amava definire, né di destra né di sinistra, che supera tanto la visione capitalista del mondo e dell′economia, che quella tipicamente marxista/comunista.
Già ne “Le venti verità del giustizialismo peronista”, Perón enuncia la sua visione di democrazia, ovvero dichiara che “la vera democrazia è dove il governo fa ciò che il popolo vuole e difende un solo interesse: quello del popolo”, sgomberando così il campo da ogni possibile equivoco su ciò che rappresentava e rappresenta il peronismo, che è stato l′esatto opposto di una dittatura totalitaria ed oligarchica. Per Perón ed il peronismo, esiste una sola classe di individui: quelli che lavorano e che producono, per il bene della nazione e dunque a beneficio del popolo medesimo ed in questo senso promuove - come peraltro fece il nostro Giuseppe Mazzini nel suo “Doveri dell′Uomo” (1860) - l′unione fra capitale e lavoro, ovvero un′alternativa reale al capitalismo, pur senza sfociare nel livellamento collettivista. In questo senso Perón, nella sua “Dottrina”, promuove il ruole del sindacato e del sindacalismo attivo e pone una critica alla società capitalista definendola “né cristiana né civile” ed a quella comunista affermando che l′unico scopo del comunismo è quello di “dominare il popolo” ed è per questo che il suo ideale si riassume nel trinomio: “Vogliamo un′Argentina socialmente giusta, economicamente libera e politicamente sovrana”. Ciò che infatti egli riuscirà ad ottenere durante i suoi dieci anni di governo, realizzando un giusto equilibrio fra diritti degli individui e quelli della comunità.
Pur essendo laico, al punto che durante il suo mandato soppresse l′educazione religiosa nelle scuole, introdusse il divorzio e legalizzò la prostituzione - tutte cose che gli costarono una scomunica da parte del Papa dei cattolici Pio XII - la sua visione rimase sempre cristiana, al punto da enunciarlo nei suoi discorsi, che concorreranno a formare la sua “Dottrina”. Il Presidente Perón riteneva infatti che solo una visione “cristiana e profondamente umanista” potesse contrastare lo sfruttamento dell′uomo sull′uomo tipico del capitalismo ed al contempo lo sfruttamento dell′uomo da parte dello Stato tipico del comunismo, ovvero solo una visione basata sulla “giustizia” e sull′“amore”, valori cardine del giustizialismo peronista, inteso appunto come dottrina di “giustizia sociale” e di “aiuto sociale”. Ridicole poi le accuse mosse a Perón da parte dei suoi nemici di xenofobia o di filo-nazismo, al punto che egli scrisse e dichiarò, l′8 dicembre del 1945: “Non abbiamo pregiudizi razziali. Gli uomini decenti e di buona volontà saranno sempre accolti in questa patria generosa e buona”.
Interessante poi la promozione del cooperativismo da parte della “Dottrina” di Perón, che apriva all′autogestione delle imprese da parte dei lavoratori, oggi una realtà in molti Stati dell′America Latina. In attesa della pubblicazione in lingua italiana di una nuova edizione della Dottrina Peronista, non possiamo non notare delle similitudini fra il pensiero mazziniano e quello peronista. Entrambi di matrice laica e cristiana al contempo. Entrambi di matrice nazionalista nel senso di esaltazione dei valori specifici di ciascuna nazione e di ciascun popolo sovrano. Entrambi rivolti appunto ai popoli, spesso oppressi, tanto dal giogo straniero quanto dagli opposti imperialismi.
Si pensi che fu Perón a definire “Terzo Mondo” i cosiddetti “Paesi non allineati”, invitandoli ad emanciparsi - come aveva fatto l′Argentina - e ad opporsi democraticamente all′oppressione ed all′influenza statunitense e sovietica, così come Mazzini invitò i popoli di tutta Europa a ribellarsi ai loro sovrani e, tanto Perón quanto Mazzini invitarono gli operai, i lavoratori tutti ad associarsi in libere cooperative ed a concorrere alla formazione di una Patria giusta, libera e sovrana. Interessanti tali similitudini e francamente mi stupisce che nessuno storico serio - tranne il sottoscritto che è uno storico per passione, ma non certo un cattedratico - le abbia mai notate. Sarebbe interessante, oggi, viste le similitudini fra Argentina ed Italia, proporre agli studenti dei due Paesi uno studio comparato della “Dottrina Peronista” e dei “Doveri dell’Uomo” mazziniani.
Sono certo che, quantomeno la presidentessa argentina Cristina Fernandez de Kirchner, erede diretta della tradizione peronista, la quale, assieme al defunto marito Néstor ha – pur fra moltissime difficoltà – risollevato le sorti del suo Paese (riducendo la povertà, la fame e analfabetismo), sarebbe certamente favorevole. E sono parimenti certo che i nostri studenti imparerebbero finalmente e davvero i valori della giustizia, della libertà, della tolleranza e della fratellanza fra i propri simili. Aspetti di cui, mai come oggi, abbiamo urgente necessità.