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martedì 27 febbraio 2024

Riflessioni socialiste. Di Luca Bagatin

 

Il socialismo è un metodo che, fra le altre cose, permette all'essere umano di tenere a bada l' ego.

L'ego è quella patologia, purtroppo non ancora classificata come tale, con la quale l'essere umano viene al mondo.

E che genera tutti gli squilibri presenti nel mondo.

(Luca Bagatin)

Ormai persino l'intelligenza artificiale scrive libri.

Cosa pretendiamo, noi, che scriviamo per mestiere da quasi 25 anni?

Che ci documentiamo, che ci roviniamo la vista, la schiena e le dita per studiare e passare interi giorni al computer?

Cosa pretendiamo se macchine di merda, inventate da gente irresponsabile (perché chi promuove la tecnologia, senza porre limiti, è pericoloso e irresponsabile) ormai finiscono per sostituirci?

La tecnologia, l'automazione tecnologica, sono patologie. Sono il trionfo dell'ego umano e di come la mente umana sia perversa e controversa (lo studio non serve a nulla se non conosci e migliori prima te stesso).

Quando ce ne renderemo conto avremo smesso persino di vivere, oltre che di sognare.

(Luca Bagatin)

Accettare la vecchiaia e la fine di qualcosa è la cosa più difficile al mondo, in particolare per le civiltà occidentali e moderne.

Non ditelo a me, perché sono aspetti che non accetterò mai o mai completamente.

E che mi hanno scavato dentro.

Invidio molto quelle civilità che non sentono il passare del tempo. Che sono eternamente giovani, perché i loro componenti muoiono prematuramente e senza pena.

Penso che le civiltà arcaiche fossero più forti delle nostre, proprio per questo.

Penso che dovremmo completamente cambiare il nostro punto di vista, per stare psicologicamente meglio.

Accettare la fine, considerare la morte nostra compagna, smetterla di pensare di voler allungare eternamente la nostra vita e la nostra giovinezza.

 
(Luca Bagatin)

Il liberale si crede libero.

In realtà è un servo doppiamente.

Della sua miopia e della sua ideologia.

PS: non lo dico per pregiudizio, ma per aver studiato da liberale, essere cresciuto da liberale e, infine, aver aperto gli occhi da persona pensante con la propria testa.

 
(Luca Bagatin)

Socialismo non è statalismo, ma superamento dello Stato (sino alla sua completa estinzione) e del mercato.

È abolizione della dittatura dei politici e delle loro leggi e abolizione del dominio del danaro sui rapporti sociali e umani.

E' superamento dell'ego. E' trionfo dell'amore.

(Luca Bagatin)

https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/670930/ritratti-del-socialismo/

lunedì 26 febbraio 2024

Un ricordo di Bettino Craxi a 90 anni dalla nascita

Quella che segue è l'intervista che il canale YouTube di Ancora Italia, diretto da Arturo Ferrara, ha realizzato al sottoscritto, alla mia cara amica Ananda Craxi e allo scrittore Lamberto Rimondini.

Ringrazio sia Ananda per avermi suggerito la partecipazione all'intervista, che il canale per avermi dato l'opportunità di parlare di Bettino Craxi e del glorioso Partito Socialista Italiano dei cari bei tempi andati, in veste di autore del saggio "Ritratti del Socialismo" (https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/670930/ritratti-del-socialismo).

Per il resto, vorrei comunque precisare che non ho nulla a che fare con il partito Ancora Italia, che, fino a qualche giorno fa, non conoscevo. Penso anzi che, in generale, le mie posizioni socialiste democratiche, risorgimentali e libertarie, raccontate anche nel video stesso, oltre che in tutti i miei saggi, siano assai distanti dalle loro. Così come sono distante da alcune posizioni espresse nel video stesso.

Il dialogo e l'approfondimento, ad ogni modo, fanno sempre bene a tutti.

Detto ciò, vorrei rimarcare che, ciò che manca oggi in Italia e Europa, purtroppo, come sottolineo nella video-intervista che segue, sono le idee, le progettualità e il pragmatismo dell'unico Centro-Sinistra che l'Italia abbia mai conosciuto, dal 1946 al 1993.

Tali idee, progettualità e pragmatismo sono state distrutte, appunto, nell'anno di disgrazia 1993.

Luca Bagatin

lunedì 19 febbraio 2024

ETERNITA'. Poesia di Luca Bagatin

ETERNITA'

poesia di Luca Bagatin 

 

Lo vedo correre

Sopra l'arcobaleno.

Fondersi con il Cielo

Il tuo gatto

Dalle forti fusa.

E' così che percepisco

Che un'Anima

Sia essa umana che animale

Passi la sua Eternità.

In realtà

Esiste solo l'Eternità.

Non esiste nemmeno la materia

Che ci circonda.

Esiste un'unica Anima.

Eterna.

Che sei tu che mi stai leggendo, che sono io, che è il tuo gatto, il tuo cane,

Qualsiasi essere tu ami o abbia amato.

La materia, la razionalità, ci fanno soffrire

Perché ci fanno percepire

La perdita di chi abbiamo amato.

Ma, in realtà, la sofferenza è transitoria.

Non abbiamo mai perduto nessuno

Perché niente è perduto.

Tutto è con noi

Eternamente.

Tutto è dentro di noi.

L'Eternità è quell'Amore

Che unisce la nostra Anima

A quella di chi amiamo

E abbiamo amato.

Il tuo gatto Vasya

E' là

In quell'Eternità.

E in quella Eternità

Ci sei tu

C'è tutto l'Amore

Che, tu e lui, vi siete donati

Nel corso degli anni.

Luca Bagatin

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domenica 18 febbraio 2024

Il dissidente russo Eduard Limonov, il 22 febbraio prossimo, avrebbe compiuto 81 anni. Articolo di Luca Bagatin

 

Lo scrittore dissidente russo di fama internazionale, Eduard Limonov, il 22 febbraio di quest'anno, avrebbe compiuto 81 anni.

L'ultimo e definitivo numero della rivista statunitense “Esquire”, in Russia, che uscì nell'aprile 2022 (prima di chiudere la versione russa, a causa delle assurde sanzioni), gli dedicò la copertina con il titolo: “La vita e il posto nella Storia del grande scrittore russo” e, recentemente, è stato realizzato un film ispirato alla sua vita - “Limonov: The Ballad of Eddie”, scritto dal regista polacco Paweł Pawlikowski, diretto dal regista russo Kirill Serebrennikov e interpretato dall'attore britannico Ben Whishaw (celebre per aver recitato nei film “The Danish Girl”, “Il ritorno di Mary Poppins” e “La vita straordinaria di David Copperfield).

Il film, peraltro, è ispirato al romanzo-biografia “Limonov”, del francese Emmanuel Carrère, del 2011, edito in Italia da Adelphi. Romanzo che, in verità, Limonov non considerava per nulla, in quanto lo riteneva scritto dal punto di vista di un “ricco borghese” e dichiarò di non averlo mai voluto leggere.

Da dire che, già nel 2018, il regista italiano Mimmo Calopresti gli dedicò un docu-film, ove accostò Limonov alla figura di Pier Paolo Pasolini.

Limonov, alla sua morte, avvenuta il 17 marzo 2020, aveva all’attivo oltre 60 libri. Prevalentemente romanzi a sfondo autobiografico.

Ma chi fu Eduard Limonov, al quale ho dedicato – due anni fa - persino il mio penultimo saggio “L'Altra Russia di Eduard Limonov – I giovani proletari del nazionalbolscevismo” (https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/617218/laltra-russia-di-eduard-limonov-2/)?

Dissidente integrale, negli Anni ’70, si fece volutamente espellere dall’URSS per approdare negli USA, ove vivrà di scrittura e di umilissimi lavori, assieme al compagna dell’epoca, Elena Schapova, la quale diverrà presto una modella e oggi è moglie di un nobile italiano.

Fu autodidatta, sarto, attivista trotzkista, comunista indipendente, redattore di giornali, maggiordomo di un miliardario e, per un periodo, visse persino da senzatetto.

Visse a Parigi negli Anni ’80, con la seconda moglie (la prima fu Anna Rubinstein, che sposò negli Anni '60), la cantante e scrittrice Natalya Medvedeva, e successivamente, negli Anni ’90, partecipò alla guerra civile nell’ex Jugoslavia a sostegno della Repubblica Federale di Jugoslavia e alla guerra di Transnistria, a sostegno della Repubblica Socialista Sovietica Moldava di Pridnestrovie. Successivamente, tornato in Russia, prese parte alla resistenza popolare in difesa del Parlamento russo, fatto bombardare da Eltsin.

Nel 1992 collaborò con Vladimir Zirinovskij, leader del Partito LiberalDemocratico russo, ricevendo la nomina a “Ministro della Sicurezza” del governo ombra creato dallo stesso Zirinovskij. Presto ne prese le distanze, spiegandone le ragioni nel saggio “Limonov contro Zirinovskij”.

L’anno successivo, invece, organizzò un gruppo di poveri, sbandati, emarginati, punk ed ex punk delusi dal crollo dell’Unione Sovietica e vittime dell’avvento dei liberalismo oligarchico.

Un gruppo di giovani e giovanissimi, prevalentemente artisti autodidatti, musicisti, pittori, scrittori, che si ispiravano e ascoltavano la musica di David Bowie e Viktor Coj e leggevano le opere di Aleister Crowley, del Marchese De Sade, di Gabriele d'Annunzio, di Yukio Mishima, di William S. Burroughs, di Jack Kerouac e di Hunter S. Thompson. E che, dunque, trovarono in Limonov il loro profeta artistico, il loro padre, una guida che aveva attraversato tutte le generazioni che amavano e che li facevano sentire vivi: quella beatnik, hippie, punk e cyberpunk.

Quel nucleo di “desperados”, nel 1993, prenderà il nome di Fronte Nazionale Boscevico e, nel 1994, di Partito NazionalBolscevico (PNB), unendo i principi del nazionalbolscevismo di Ernst Niekisch (ex deputato socialidemocratico e primo oppositore, in Germania, del totalitarismo hitleriano), a quelli della controcultura punk e beatnik.

Limonov, il filosofo Aleksandr Dugin (prima di andarsene dal partito e prendere le distanze da Limonov), il cantante e chitarrista punk rock Egor Letov e il musicista e attore Sergey Kuryokhin (oltre che numerosi altri artisti, scrittori e musicisti, molti dei quali diventeranno celebri nella Russia post-sovietica), saranno, dunque, i maggiori animatori del PNB e del suo giornale controculturale “Limonka” (“Granata”) e riusciranno, via via, ad aggiudicarsi le simpatie di quei giovani delusi dall’avvento di Eltsin al potere e della conseguente distruzione economico-sociale della Russia, che si avviava – come tutte le altre Repubbliche post-sovietiche - a divenire – contro la volontà dei cittadini - un Paese liberal-capitalista e oligarchico.

Il Partito NazionalBoslcevico sarà bandito in Russia, nel 2007, con l’infondata accusa di “estremismo”. Ma, nel settembre 2021, la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU), con sede a Strasburgo, ha dichiarato che lo scioglimento del Partito NazionalBolscevico (PNB) è da considerarsi una violazione dei diritti umani e ha condannato le autorità russe a pagare un risarcimento ai giovani figli adolescenti di Limonov e ai dirigenti del partito di allora.

La CEDU ha infatti stabilito che vietare il PNB fu un atto “sproporzionato e non necessario in una società democratica” e ha fatto cadere ogni accusa attribuita al partito dalla giustizia russa, ovvero le accuse infondate di “estremismo”, “incitamento all’odio” e “appelli a disordini di massa”.

Dopo una breve alleanza con i liberali di Kasparov e Kasyanov - oltre che con i comunisti di Viktor Anpilov – nella coalizione democratica “Altra Russia” (il nome è tratto da un saggio politico dello stesso Limonov, del 2003), Limonov e i suoi giovani militanti organizzeranno, nel 2010, il partito “L’Altra Russia” che, dopo la sua morte, ha assunto la denominazione “L’Altra Russia di Eduard Limonov”. Collocato a sinistra e spesso alleato, in varie manifestazioni, a diversi partiti comunisti russi, non rappresentati alla Duma, il parlamento russo.

Ancora oggi partito di opposizione fra i più perseguitati in Russia (ed ai quali è impedito presentare liste elettorali), il partito di Limonov propone – fra le altre cose – una forma di socialismo popolare e democratico, fondato sull'anticapitalismo e sulla nazionalizzazione dei settori chiave dell'economia; il rispetto dell’articolo 31 della Costituzione che sancisce la libertà di riunione e manifestazione; la fine dell’autoritarismo imposto dal governo Putin e la riunificazione delle Repubbliche ex sovietiche, liberandole da ogni forma di russofobia e nazionalismo di estrema destra. Aspetti che, per primo, Limonov denunciò nel 1992, facendo presente come il crollo dell'URSS stava aprendo le porte al nazionalismo anti-sovietico e anti-comunista, a forme di separatismo sciovinista e russofobo e a possibili nuovi conflitti fra popolazioni che, grazie all'URSS, vivevano tutte – pacificamente – sotto lo stesso tetto.

La compianta giornalista Anna Politkovskaja sui nazionalbolscevichi di Limonov ebbe a scrivere:

Mi sono ritrovata a pensare di essere completamente d'accordo con ciò che dicono i Nazbol. L'unica differenza è che a causa della mia età, della mia istruzione e della mia salute, non posso invadere i ministeri e lanciare sedie.

(...) I Nazbol sono soprattutto giovani idealisti che vedono che gli oppositori storici non stanno facendo nulla di serio contro l'attuale regime. Questo è il motivo per cui si stanno radicalizzando.

(...) I Nazbol sono probabilmente il gruppo di sinistra più attivo, ma il loro nucleo si è ridotto da quando molti sono stati arrestati e imprigionati.

(...) I Nazbol sono giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che permettono di guardare con fiducia all'avvenire morale del Paese”.

Eduard Limonov di Anna Politkovskaja scrisse:

"(...) Cosa ha fatto Anna Politkovskaja per noi ? Ci ha fatti conoscere nella società. Ci ha spiegati alla gente, perché ci ha riconosciuti prigionieri politici. Ha ricreato nei suoi articoli l'atmosfera di un terribile processo contro i giovani della Russia. Questo processo di massa non avveniva sulla nostra terra dalla fine del XIX secolo. E così rinasceva nel XXI secolo".

(...) Il 7 ottobre 2006 Anna Politkovskaya fu uccisa all'ingresso della casa dove abitava. Sono andato al cimitero. C'erano già tutti i nazionalbolscevichi di Mosca. E quelli che sono riusciti a venire dalle zone limitrofe. I ragazzi mi hanno consegnato fiori di garofano bianco. Poi si è svolta la processione funebre. Il ritratto di Anna Politkovskaja è stato portato da una nostra compagna nazbol, che indossava occhiali in una cornice in metallo. Molto simili a quelli della Politkovskaja".

In Italia, in questi ultimi anni, opere di Limonov sono state editate da Sandro Teti, che continuerà, negli anni a venire, a pubblicare sue opere.

Fra queste ricordiamo il romanzo dai contorni noir e erotici “Il Boia” e “Zona Industriale”, nel quale l'autore racconta il periodo trascorso dopo l'uscita dal carcere di Lefortovo e il ritorno nel suo malmesso e fatiscente appartamento, sito nella periferica zona industriale moscovita di Syri.

Limonov, infatti, non si è mai arricchito e non gli è mai interessato vivere negli agi, nonostante la sua ultima moglie sia stata l'affascinante attrice, cantautrice e modella Ekaterina Volkova, amante del jet set, e dalla quale ha avuto due figli, Aleksandra e Bogdan.

Sandro Teti ha curato anche la prefazione al mio già citato saggio “L'Altra Russia di Eduard Limonov”, edito da IlMioLibro e uscito, come dicevo, due anni fa, che cerca di cogliere l'anima artistica e controculturale del Nostro.

L'ultima compagna di Limonov, alla quale è sempre stato sempre fedele, fu Fifì, alla quale dedicò una raccolta di poesie erotiche - “A Fifì” - appunto, con l'affascinante fanciulla in copertina, nuda, di spalle.

Limonov e Fifì saranno anche protagonisti del numero 100 della rivista “Rolling Stones”, l'uno accanto all'altra, con lei, completamente nuda, di spalle.

Nel suo soggiorno statunitense, negli Anni '70, Limonov conobbe il poeta e editore della Beat Generation Lawrence Ferlinghetti (il quale gli consigliò un finale diverso per il suo romanzo “Sono io, Edika”, tipo l’omicidio di una persona famosa, anziché la frase “Affanculo tutti!”) e Andy Wharol.

Recentemente, le edizioni Bietti, hanno ripubblicato, di Eduard Limonov, uno dei suoi saggi più attuali e emblematici: “Grande Ospizio Occidentale”.

Scritto alla fine degli Anni '80, il “Grande Ospizio Occidentale” denunciato da Limonov altro non è che il peggiore degli inferni possibili. Ovvero la nostra società Occidentale, liberal capitalista, che il Nostro osserva e ha osservato sin dagli Anni '70, quando si fece espellere dall'URSS e approdò negli Stati Uniti d'America.

L'Ospizio di Limonov, come ho ricordato anche in una mia recensione al saggio, altro non è che una società sorvegliata dall'Amministrazione, che garantisce ai Malati (i cittadini) ogni tipo di piacere e comfort, utilizzando così quella violenza soft – attraverso l'esaltazione di un Popolo senza opinioni, amante del progresso e del piacere illimitato - che lo stesso Hitler uzilizzò contro i tedeschi della sua epoca, mascherando così tutto l'orrore autentico del Regime.

Un Ospizio nel quale tutto è permesso, ovvero niente è davvero permesso, come affermava Pasolini. In cui i media e i giornali permettono “libertà di parola”, ma effettivo spazio lo trovano solo coloro i quali hanno i mezzi finanziari per poter raggiungere le masse. Oppure, venendo alla nostra epoca dei “social”, tutti possono scrivere contro l'Amministrazione dell'Ospizio, ma questo non smuoverà la situazione di una virgola.

Nell'Ospizio denunciato da Limonov l'uomo è svirilizzato, addomesticato dalla pubblicità commerciale, dalla televisione, dalla musica pop, dai reality show (denunciati già nel 1988-89 da Limonov!).

Egli è coccolato in modo che non si ribelli mai e poi mai, se non a parole. In questo senso, coloro i quali Limonov definisce Agitati (ovvero l'opposto dei Malati), quali ad esempio il leader socialista libico Gheddafi (che Limonov paragona al nostro Giuseppe Garibaldi e all'eroe latinoamericano Simon Bolivar, altri Agitati da sedare e combattere, secondo le regole dell'Ospizio), vanno vilipesi e bollati come criminali, terroristi, selvaggi, barbari e chi più ne ha più ne metta.

Persino il sistema del voto elettorale, secondo Limonov, è inutile. Ovvero non è altro che una legittimazione dell'Amministrazione dell'Ospizio, la quale propone candidati incolore, de-ideologizzati, nessuno dei quali vuole davvero cambiare alla radice il sistema.

La maggioranza dei cittadini non ha un'opinione, per mancanza di voglia e incapacità” - scrive Limonov - “Vota in funzione di opinioni prefabbricate, elaborate dall'Amministrazione e suggerite dai media”. E, spesso, ne consegue, che la gran parte dei Malati-elettori abbia persino rinunciato ad andare a votare (Limonov riporta, in merito, i dati elettorali di Francia e USA alla fine degli Anni '80, epoca in cui ha scritto il suo saggio, rilevando come in Francia votasse la metà degli aventi diritto al voto, mentre negli USA gli elettori effettivi fossero addirittura una minoranza).

“E' illogico” - prosegue Limonov - “far eleggere i dirigenti dell'Ospizio a un Popolo così influenzabile: non è lo stesso Popolo, d'altronde, che il 30 gennaio 1933 ha dato il potere, con elezioni “libere e democratiche”, a un certo leader tedesco?”. Sottolineando, dunque, come l'elettoralismo possa addirittura portare al potere – con il voto “democratico” (si fa per dire) – i peggiori dittatori.

E Limonov, eterno profeta, come lo fu Pasolini, punta il dito contro l'uomo bianco, borghese, ricco e “civlizzato”, il quale “è convinto di poter capire qualsiasi conflitto sul pianeta dopo aver dato una rapida occhiata alla televisione o leggiucchiato un paio di trafiletti su qualche giornale. Non è cosciente delle conseguenze negative del proprio intervento nella vita dell'Africa, del fatto che la civiltà europea non è estranea alla moltiplicazione delle Vittime”.

E, con ciò, Limonov sottolinea come l'Amministrazione dell'Ospizio, attraverso i media, si ponga sempre dalla parte delle Vittime...ma solo se non provengono da Africa, America Latina e Asia, ovvero quelle realtà che non fanno parte dell'Ospizio.

Le realtà estranee all'Ospizio, infatti, secondo Limonov, hanno mantenuto il loro senso comunitario, aracico, ribelle, agitato, estraneo all'ammorbamento prodotto dal benessere materiale, dalla tecnologia, da un lavoro alienante che costringe le persone (i Malati dell'Ospizio) – dalla culla alla casa di riposo – a produrre sempre di più, distruggendo così sempre più risorse naturali e l'ambiente.

L'Ospizio, secondo Limonov, in nome dell'ideologia del progresso e della prosperità, ha veicolato un piacere effimero, che ha annientato - negli esseri umani che ne fanno parte - ogni senso di sofferenza e dolore. Condizioni necessarie, all'essere umano, per crescere, emanciparsi ed essere realmente felice, in quanto realmente artefice del proprio destino, attraverso il superamento degli ostacoli e delle difficoltà che la vita e la Natura che lo circonda gli offre.

Limonov ci mette dunque in guardia – sin dai lontani Anni '80 - da una modernità e ci sta auto distruggendo.

Intervistai Eduard Limonov nel 2018 e con me non fu propriamente simpatico. Fu, infatti, un'intervista difficile. Non ci teneva affatto ad essere simpatico con il prossimo, soprattutto con chi lo ammirava. E, l'ho capito dopo, aveva ragione lui.

Lui che disse a Emmanuel Carrère che la sua era "una vita di merda" e che se volevano scriverci un libro o farci un film, facessero pure, ma a lui non interessava affatto. Così come non gli interessava che cosa pensassero gli altri di lui.

A lui interessavano i suoi "giovani ragazzi proletari", i nazionalbolscevichi. Di cui sognava di essere alla testa fin da quando, nel 1981, lo scrisse nel suo "Diario di un fallito".

Ovvero scrisse di voler essere alla testa dei looser e perdenti di tutto il mondo. Che cercano un riscatto (come lo cercano tutti i popoli diseredati). In nome della loro esistenza disperata, del loro amore per l'arte e per una vita vissuta appieno – per quanto difficile economicamente – senza le regole imposte dall'Ospizio.

Era una persona semplice, Limonov. Un eterno ribelle che, anche a 81 anni, avrebbe dimostrato sempre non più di 18 anni, nello spirito. E ha, ancora oggi, tutto da insegnare a un mondo, quello Occidentale, folle e alla deriva.

Luca Bagatin

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sabato 17 febbraio 2024

Giordano Bruno, martire del libero pensiero. Articolo di Luca Bagatin


 
Giordano Bruno fu un frate domenicano di Nola noto per la sua visione gnostica dell’Universo e condannato al rogo dalla Chiesa cattolica ed arso vivo a Campo de’ Fiori in Roma il 17 febbraio 1600, per il solo fatto di aver affermato che: “Cristo non era Dio ma un mago incredibilmente abile” e che “L’universo è infinito e contiene un numero similmente infinito di mondi, e che tutti sarebbero abitati da esseri intelligenti” oltre che per la sua visione di Dio come immanente ovvero che “il Divino che è il Tutto, e del Tutto che è il Divino”.

Giordano Bruno fu un libero pensatore gnostico che attinse le sue Conoscenze per mezzo dell’esperienza diretta (unione con il Divino) e dei suoi studi ermetici (da Ermete Trismegisto, il Dio Thot degli Egizi) e i quali meriterebbero un articolo di approfondimento a parte.

Mi limito, qui, a riportare solo alcune nozioni, che auspico possano essere utili a coloro i quali vogliano approfondire l’argomento e al fine di ricordare questo martire del Libero Pensiero e della libera ricerca spirituale.
A ricordarlo, oggi, in Campo de’ Fiori, il celebre monumento voluto e realizzato nel 1889 dallo scultore e Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia di fede repubblicana-mazziniana Ettore Ferrari. Il quale, significativamente, volle orientare lo sguardo di Giordano Bruno verso la Basilica di San Pietro in Vaticano: la culla dei suoi accusatori e assassini.

Mai come in quest'epoca neo-oscurantista (perché dogmaticamente “liberale”, ma molto poco democratica) abbiamo bisogno di celebrare Giordano Bruno e necessità del pensiero libero, da ogni forma di Potere e da ogni forma di mercato.

Luca Bagatin

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venerdì 16 febbraio 2024

Rafforzati i rapporti fra Norvegia e Cina, nel solco della pace e di un mondo prospero. Articolo di Luca Bagatin

 

All'inizio di febbraio, il Ministro degli Esteri norvegese, Espen Barth Eide, ha visitato la Repubblica Popolare Cinese e incontrato il suo omologo, il Ministro degli Esteri Wang Yi.

Il Ministro Wang ha sottolineato come la visita di Eide dimostri l'importanza delle relazioni fra i due Paesi e di come quest'anno ricorra il 70esimo anniversario dell'instaurazione di tali relazioni.

Il Ministro Eide ha fatto presente come, le relazioni fra Cina e Norvegia, siano maturate e di come la Norvegia aderisca alla politica di una sola Cina e sostenga il dialogo costruttivo al fine di promuovere un maggiore sviluppo delle relazioni fra i due Paesi.

Entrambe le parti, peraltro, concordano sulla necessità di un cessate il fuoco immediato a Gaza e nell'aumento sostanziale dell'assistenza umanitaria verso le popolazioni civili colpite, avviando, congiuntamente, un processo politico che porti alla soluzione a due Stati, in cui tanto il popolo israeliano che quello palestinese possano vivere in sicurezza e pace.

Il Ministro Eide ha incontrato, inoltre, il Vicepremier Ding Xuexiang e il Ministro del Dipartimento internazionale del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese Liu Jianchao.

Quest'ultimo ha affermato che il PCC è disposto a rafforzare i rapporti con il Partito Laburista norvegese, di cui Eide è esponente, oltre che con gli altri maggiori partiti norvegesi, in modo da promuovere lo sviluppo delle relazioni bilaterali.

Altri aspetti toccati negli incontri sono stati la cooperazione in ambito economico, commerciale, ambientale e sportivo e il sostegno al multilateralismo, nell'ottica della promozione della pace e di un mondo più inclusivo e prospero.

Il Ministro cinese Wang Yi è peraltro impegnato, in questi giorni, in un tour europeo che comprenderà Germania, Spagna e Francia.

Luca Bagatin

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martedì 13 febbraio 2024

Ugo Intini ci ha lasciati. Articolo di Luca Bagatin

 

Ugo Intini ci ha lasciati. Così come pochi giorni fa ci ha lasciati Nerio Nesi.

Storico esponente del Partito Socialista Italiano, quando ancora un vero partito socialista degno di questo nome esisteva ancora – in Italia e Europa - a lungo direttore dei giornali socialisti “Avanti!” e “Il Lavoro”, collaborò con Bettino Craxi, negli Anni '80, come responsabile dell'informazione e portavoce del PSI.

Nel 1994 – dopo lo scoppio della falsa rivoluzione di Tangentopoli e l'annientamento del PSI - fondò la Federazione dei Socialisti e, nel 1996, assieme a Gianni De Michelis, Fabrizio Cicchitto, Margherita Boniver e altri, fondò il Partito Socialista, che si collocò in posizione autonoma rispetto ai poli di centrodestra e centrosinistra.

Nel 1998, allontanandosi dal partito di De Michelis, partecipò alla fondazione dei Socialisti Democratici Italiani e venne eletto alle politiche del 2001. Successivamente, nel 2005, fu fra i promotori della Rosa nel Pugno, assieme a Marco Pannella e, nel 2007, aderì al Partito Socialista Italiano di Enrico Boselli, collocandosi all'interno dell'alleanza ulivista.

A differenza di Gianni De Michelis, non ho conosciuto personalmente Intini, ma, politicamente, le nostre strade si sono incrociate. Ho letto diversi suoi saggi, fra cui l'interessantissimo “Craxi. Una storia socialista”, ripubblicato nel 2000 e ho partecipato – quando ero giovanissimo – ai primi tentativi di rifondazione di una forza socialista in Italia, guidata da De Michelis.

Quando Intini scelse di andare verso l'Ulivo, il PD e i suoi alleati, non riuscii più a seguirlo, perché non ritenevo (né ritengo possibile) che i socialisti si collocassero con le peggiori forze anti-socialiste, anti-craxiane, borghesi e padronali, che hanno sempre finto di definirsi “di sinistra”, pur non essendolo mai state, nei fatti.

Per il resto, negli anni in cui lui andò verso il carro di Prodi – passando per Pannella – io pressoché mi ritirai dalla politica attiva, convinto (come lo sono oggi) che non vi fosse più spazio per una forza socialista, perché ormai il conformismo del finto centrosinistra e del conservatore e inconcludente centrodestra, avevano preso il sopravvento.

Non si poteva, insomma, ricostruire ciò che, nel 1993, era stato distrutto per sempre. E tale distruzione era stata operata proprio da quei poteri interni e internazionali, come ebbe a dire Bettino Craxi, che andavano dall'estrema destra all'estrema sinistra italiane, passando per i Poteri forti economici, finanziari, statunitensi e centro-europei. Al punto che, come ho scritto in numerosi articoli e saggi, in UE, il socialismo, non esiste più.

Intini, come molti ex socialisti, purtroppo, non lo comprese.

La sua scomparsa rende, in ogni caso, questo Paese più povero intellettualmente.

In una tragica, orrida e disgustosa epoca storica che si trascina ormai da trent'anni, in cui il personale politico, economico e intellettuale ha raggiunto – in un Occidente non più democratico - il suo livello più basso, un esponente della gloriosa, responsabile e lungimirante generazione nata negli Anni '40 che se ne va, è una perdita enorme.

Temo non nasceranno più generazioni così, almeno in questo povero continente alla deriva.

Ci rimangono i libri, per chi avrà la pazienza di studiarli.

Luca Bagatin

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lunedì 12 febbraio 2024

Ghali rompe gli schemi mediatici e viene criticato. Articolo di Luca Bagatin

 

C'è voluto un giovane rapper, Ghali, per rompere gli schemi di un Festival, come sempre, noioso e piatto.

Ghali – artista che nella mia ignoranza nell'ambito della musica moderna, non conoscevo - ha usato il mezzo televisivo, come faceva nei cari vecchi tempi Adriano Celentano. Per lanciare un messaggio sociale, politico, di pace e nonviolenza.

Ha fatto ciò che auspicavo in un mio recentissimo articolo (https://amoreeliberta.blogspot.com/2024/02/il-web-e-la-comunicazione-televisiva-e.html). Usare il mezzo di comunicazione di massa e non esserne usati. Non esserne manipolati. Discostarsi dal caravanserraglio pubblicitario-commerciale-mediatico al servizio del Potere.

Il carrozzone Rai, ovviamente, si dissocia da tale messaggio. Il carrozzone Rai, che andava privatizzato decenni anni fa – magari, ancor meglio, dato in gestione direttamente a chi ci lavora, ovvero agli artisti, ai tecnici, agli autori, ai registi... – si dissocia, perché il Festival lo vuole per com'è: un evento mediatico-commerciale triste e noioso (“La noia”, ottimo brano di Angelina Mango, descrive benissimo, nel titolo, ciò che rappresenta il Festival di Sanremo, così come tutti i programmi pre-confezionati a iniziare dai talk show e dai tg, che non offrono alcuna formazione, ma vuota informazione ad uso e consumo del caravanserraglio mediatico).

Ghali, facendo parlare il suo simpatico alieno, ha detto semplicemente ciò che da mesi dice il Presidente socialista del Brasile Lula. Ciò che ha ribadito anche il Presidente socialista della Colombia Gustavo Petro, quello del Messico Obrador, ciò che afferma la Repubblica Popolare Cinese. Paesi che, tanto quanto la diplomazia Vaticana, si stanno adoperando per il cessate il fuoco in Medioriente.

Un messaggio di pace, contro governi sconsiderati che fanno parlare le bombe contro l'inerme popolazione civile.

Un messaggio che trasmette un'artista. Così come ha sempre fatto l'artista e musicista britannico Roger Waters. Come hanno fatto moltissimi artisti, nella Storia. Un nome fra tutti: John Lennon.

Usare l'arte e la propria popolarità per lanciare messaggi sociali. Non ideologici, ma pragmatici, civili, democratici.

Che è ciò che manca da tempo in una UE preda di una sorta di assurdo maccartismo mediatico, che uccide il libero pensiero e, dunque, la democrazia e l'arte.

Negli Anni '70, '80 e persino '90, usare i media per far passare messaggi sociali, era spesso la regola. Lo faceva persino, a modo suo, il grande Cavallo Pazzo Mario Appignani (la cui storia merita di essere ricordata, così come ho voluto fare in diversi articoli).

Poi tutto si è ammorbato.

Viviamo in tempi oscuri, cupi e tristi. In cui l'ideologia fondamentalista (di ogni colore); l'abbassamento del livello culturale, intellettuale e politico; la tecnologia, hanno soppiantato il dialogo, il confronto, l'elevazione intellettuale, l'approfondimento, la ricerca sui libri (e non attraverso strumenti meccanici).

Viviamo in tempi orrendi e irresponsabili, in cui si investe in armi, ma non in sanità (sempre più allo sbando, ed è gravissimo!), ricerca, formazione.

Questo dovrebbe scandalizzare e far rabbrividire.

Ma nessuno farà nulla, purtroppo. Soprattutto ai piani alti. A parte criticare un giovane rapper.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

venerdì 9 febbraio 2024

Il web e la comunicazione (televisiva) e digitale oggi. Articolo di Luca Bagatin

Il mondo di oggi corre veloce. Si dirà che è una banalità, che è sempre andata così.

Il fatto è che corre a una velocità sbagliata o, meglio, squilibrata.

Molti delle mia generazione, che ha ormai superato i quarant'anni da qualche tempo, sono stati i cosiddetti “pionieri” del web, del mondo dei blog, in particolare, quando ancora non esistevano i “social”.

Quando in internet ci bazzicavamo in pochi, sul finire degli Anni '90 e i primi anni 2000.

Quando non c'erano regole né filtri, c'era più libertà, anche di opinione e allo stesso tempo c'erano meno pericoli di oggi.

Quali pericoli? Il pericolo delle truffe online, ma anche delle manipolazioni operate dall'intelligenza artificiale e dagli operatori della pubblicità commerciale, spesso ingannevole, oppure delle notizie create ad arte per aumentare i cosiddetti “click”.

Del resto è notizia recente che le ricerche sul motore di ricerca Google sono drammaticamente peggiorate a causa della cosiddetta spazzatura SEO, proprio perché molti vogliono fare incetta di “click”, per monetizzate con il marketing, facendo apparire, però, contenuti con una pessima qualità del testo.

Sul web, vent'anni fa, ci divertivamo a sperimentare.

Non eravamo bombardati da fastidiosissima pubblicità commerciale, per leggere un sito o per guardare un video su YouTube.

Scrivevamo pensieri, barzellette, riflessioni. I primi articoli seri ho iniziato a scriverli così. E all'epoca – quando creai il mio primo blog (che arrivò, negli anni, persino a superare il milione di visite) - scrivevo da un bar, non disponendo di una connessione casalinga.

E soprattutto non pensavamo a “monetizzare”. Non volevamo guadagnare da ciò che facevamo. Anzi, non volevamo nemmeno la pubblicità sui nostri blog, se possibile.

Molti di noi, fra cui il sottoscritto, la pubblicità sui propri siti/blog, non l'hanno voluta nemmeno dopo.

Perché la banalizzazione dei contenuti, ovvero l'abbassare il proprio pensiero alle necessità commerciali, significherà anche guadagnare dei soldini, ma significa anche perdere in termini di qualità e in termini di onestà intellettuale.

Tutto questo discorso mi è tornato alla mente riflettendo su un paio di cose almeno.

La prima è il Festival di Sanremo, che ho sempre visto come la sagra della noia mortale (tanto quanto i talk show) e della banalità.

Perché? Perché, appunto, i contenuti, sono fatti ad arte per far parlare del programma, a scopo commerciale. Non per approfondire il contenuto (che potrebbe essere anche il contenuto di una canzone!). La canzone, ovvero il festival della canzone, diviene così un pretesto per costruirci, attorno, ben altro.

E' un po' come la politica degli ultimi trent'anni in Europa, che si è completamente americanizzata (e la bassa, se non addirittura bassissima, qualità del personale politico – di maggioranze e opposizioni - si vede eccome!).

I contenuti non esistono. Esiste la ricerca della rissa, del pettegolezzo, dello scontro vuoto e pretestuoso. Della spettacolarizzazione, insomma. Lo slogan e la promessa per attirare voti. Poco importa se, quello che viene detto, non è fattibile o contraddice ciò che si era detto prima.

Mi chiedo quanti ci riflettano, su questo.

Sono convinto meno dell'1% della popolazione. Ma non perché “la gente non ha tempo”, ma perché molti spesso, amano inconsapevolmente o meno, essere ingannati, manipolati, usati. Deformati attraverso un'informazione banale e pre-confezionata, anziché adeguatamente formati attraverso l'approfondimento.

L'approfondimento, infatti, richiede fatica, pazienza, tempo, capacità di mettere in discussione OGNI punto di vista. A iniziare dal proprio.

E' l'esatto opposto della mediaticità della televisione, del web e di quella negazione dell'arte e dell'intelligenza umana chiamata “pubblicità”, sia essa commerciale o politica (ormai sono la stessa cosa, potremmo dire).

Riflettevo sul fatto che a Adriano Celentano non hanno mai fatto condurre un Festival di Sanremo, ed è un peccato.

Perché lui avrebbe sovvertito tutte le regole del gioco televisivo, come ha sempre fatto.

Avrebbe fatto lunghi monologhi su tematiche serie, attuali e concrete, scandalizzando il pubblico, come ha sempre fatto nei suoi programmi (pagando anche di persona).

Allo stesso tempo, probabilmente, si sarebbe sottratto alle domande dei giornalisti e avrebbe disertato quelle inutili conferenze stampa.

Avrebbe avuto pochi ascolti? Meglio ancora!

Sarebbe stato un vero successo! Anzi, il vero successo.

Un punto di partenza per rimettere in discussione il modo di fare televisione, informazione, cultura ai tempi d'oggi.

Celentano sarà sempre un grande artista internazionale, proprio perché capace di USARE il mezzo televisivo e non essere usato dallo stesso.

Ed è la stessa ragione per la quale non esistono più politici seri e degni di questo nome. Alchimisti dello spirito e quindi dell'arte politica, capaci di USARE la politica per il bene della collettività. E non viceversa, come avviene da tempo, ove sono usati tanto da poteri esterni, quanto condizionati da un'opinione pubblica priva di ogni tipo di formazione, ma imbottita di vuota informazione e delle sciocchezze che vengono partorite ormai da ogni dove, ad uso e consumo della pubblicità commerciale e delle mode.

L'altro aspetto sul quale riflettevo è il pericolo dell'intelligenza artificiale. Un'IA che è addirittura in grado di creare, partendo da zero, modelle, attori, cantanti, sostituire i doppiatori e persino gli scrittori!

L'avvento della follia delle macchine contro l'intelligenza umana è già fra noi, purtroppo.

Non si tratta di essere neo-luddisti, ma di riflettere sui profondi squilibri che ha causato e sta causando gran parte della tecnologia legata al web.

Pensiamo a come i “social” abbiano persino condizionato il modo di vivere delle persone. Che si parlano sempre meno, sono sempre più nervose e rese “folli” da pseudo-confronti che avvengono in rete.

Certamente i “social” sono un pericolo per la salute mentale, ma la colpa è della collettività intera e persino di quei genitori che permettono ai loro figli minorenni di fare uso dello smartphone. Ansia, stress, depressione, riduzione dell'autostima, alcuni dei sintomi che recenti studi hanno rilevato essere associati all'uso massiccio dei “social”, nuova droga moderna, in quanto in grado di dare inconsapevole assuefazione.

Ora, spero di non risultare bacchettone, ma le riflessioni che ho voluto mettere, nero su bianco, derivano proprio dalla mia esperienza ventennale nel settore, sia del web che videoludico e nella mia osservazione di quanto le nuove tecnologie e quelle a venire possano garantire più squilibri (in termini di salute mentale; di perdita di posti di lavoro; di perdita della volontà di molte persone di voler cercare un lavoro, in quanto ormai assuefatte dalle macchine; di dipendenza fisica o addirittura psicologica dalle macchine...) che benefici. Benefici che sono sicuramente immediati, ma, come ogni cosa immediata, destinata a finire molto presto, lasciando un forte amaro in bocca.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

mercoledì 7 febbraio 2024

Evoluzione anti-tecnologica. Riflessioni alternative al mondo moderno e ai suoi pericoli. Di Luca Bagatin

Mi auguro che, un giorno, sempre più persone comprenderanno i danni fatti all'essere umano (oltre che all'ambiente) dalla tecnologia.

La tecnologia è come la crescita economica. Non solo non è illimitata, ma crea squilibri profondi, sotto ogni punto di vista.

Se la gran parte della comunità scientifica non lo spiega e non lo ammetterà mai, è perché la tecnologia (come la crescita economica) crea benefici immediati (in particolare economici).

Benefici che, nel lungo periodo, sono destinati a trasformarsi in problemi enormi.

Lo stesso allungamento dell'aspettativa di vita è un problema serio, ma ci si rifiuta di vederlo come tale.

La stessa influenza che la tecnologia ha sulla mente umana ci rifiutiamo di notarla.

Quando noteremo tutto ciò sarà troppo tardi.

Ma dalla fine di ogni civiltà, un'altra civiltà è destinata a rinascere.

E sono convinto che quella tecnologica, presto o tardi, sia destinata a implodere su sé stessa.

(Luca Bagatin)

L'ideologia confonde sempre e serve unicamente alle persone insicure e deboli di mente.

Spesso, infatti, l'ideologia serve per confondere le masse e viene spessissimo usata dal Potere (politico, religioso, economico), per dividere e comandare.

L'ideologia è una infezione.

Il socialismo, diversamente, è un metodo fondato su educazione e elevazione delle masse.

Non è una ideologia.

E chi lo ha usato o lo dovesse usare come ideologia, è in malafede.

(Luca Bagatin) 

In generale ho simpatia per i governi paternalistici. Quelli in cui, chi comanda, se proprio deve comandare, lo fa per il bene di tutta la comunità, senza ricercare il consenso di tutti e, quindi, senza fare vuote promesse (che sicuramente non può mantenere).

In questo senso ho simpatia tanto per i governi socialisti e le repubbliche popolari, quanto per le monarchie dell'Ancien Régime e in particolare per gli Imperi di Napoleone I e Napoleone III e ciò senza che vi sia alcun tipo di contraddizione.

Anche i governi italiani della Prima Repubblica erano, tutto sommato, piuttosto paternalistici e ciò li rendeva sicuramente migliori rispetto ai governi venuti dopo.

In generale, nel bene o nel male, è comunque sempre meglio un governo paternalistico, piuttosto che un governo di liberali incapaci egoriferiti, che ricercano un vuoto consenso da gente non certo migliore di chi la governa.

(Luca Bagatin)

Se le direttive cosiddette "green" non vanno incontro alle esigenze dei cittadini, allora sono pessime direttive.

E poco importa se servono a inquinare meno.

Non puoi pensare di imporre direttive se queste impediscono alle persone di vendere la propria casa perché non risponde a quelle direttive.

Allo stesso tempo non puoi pensare di imporre direttive se queste implicano costi elevati per gli agricoltori o i cittadini in generale.

Se proprio vuoi imporre quelle direttive allora, chi le impone, dovrebbe essere disposto a RISARCIRE i cittadini danneggiati.

Andrebbe infatti, a parer mio, previsto che ogni politico che vota in favore di tali direttive debba essere OBBLIGATO a pagare di tasca propria per i problemi che crea la direttiva che intende far attuare.

La responsabilità civile e penale del politico dovrebbe essere PERSONALE, per OGNI atto commesso nell'esercizio delle sue funzioni.

A quel punto, un politico, ci penserà almeno 1000 volte prima di imporre e votare una direttiva.

(Luca Bagatin) 

Non c'è niente da fare, ma ho una profonda repulsione per il ricorso spasmodico alla chirurgia estetica da parte di molte e molti.

Le donne che si rifanno zigomi e labbra mi sembrano degli uomini travestiti. Delle caricature carnevalesche.

La stessa cosa per gli uomini, che finiscono per assomigliare a caricature di donne.

Non capisco questa moda, che sembra un eterno, grottesco, carnevale.

Sarò ignorante quanto volete, sarò retrò, ma sono cose che trovo grottesche, come il (pur bellissimo) film di Mauro Bolognini, "Gran bollito".

(Luca Bagatin)