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lunedì 28 dicembre 2015

Per salvare il Pianeta occorre puntare alla decrescita. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

La situazione è critica e stiamo forse andando verso un punto di non ritorno.
Mai come in questi ultimi tempi stiamo vedendo e subendo i danni dovuti al surriscaldamento globale, ai cambiamenti climatici ed allo smog: già l'abbiamo visto con un caldo da record l'estate scorsa ed oggi lo vediamo con un inquinamento da record in Pianura padana come non mai nella cosiddetta “terra dei fuochi”; con le inondazioni in Gran Bretagna; con tornado e inondazioni in Texas e continui terremoti in Asia. La lista dei danni causati dal cambiamento climatico è lunga e potrebbe diventare, nel corso dei prossimi anni, davvero critica per l'intero Pianeta. Una situazione, in sostanza, forse ancor più preoccupante del terrorismo dell'Isis perché potrebbe mietere molte più vittime e modificare radicalmente il nostro modo di vivere.
La cosa sembra preoccupare solo di recente i politicanti i quali, a parte qualche misura inuile e palliativa come la circolazione delle automobili a targhe alterne, sembrano non fare altro.
Da tempo poniamo una seria critica al sistema economico globale dell'accumulazione della ricchezza e della crescita economica che, nei fatti, si traduce in industrie di ogni tipo che inquinano. E che, invece, senza tanti giri di parole, andrebbero chiuse e riconvertite. Pensiamo alla situazione critica della Cina capital-comunista, oltre che all'impero del capitalismo globale, ovvero gli USA, massimo responsabile, assieme alla Cina e all'India (ove il pessimo governo ha ridotto i controlli sull'inquinamento delle fabbriche) del surriscaldamento del Pianeta e del cambiamento climatico. Pensiamo alla distruzione della foresta Amazzonica, autentico polmone verde del Pianeta e ad interi ettari di verde, di boschi, di foreste in tutto il globo terrestre in nome di un progresso che, nei fatti, è una vera sconfitta e un vero regresso per tutti gli esseri viventi.
Ci stiamo scavando la fossa con le nostre mani in nome di un benessere effimero e di una crescita che rende solo una piccola parte del pianeta ricco, grasso, grosso e fottutamente opulento alla faccia dei miliardi di persone che da secoli sono sfruttate, private del loro sostentamento, della loro cultura e persino delle loro colture.
Ecco, forse anche noi dovremmo imparare a vivere come loro e tornare alle colture agricole, ovvero alle culture originarie degli antichi popoli della terra. Puntando dunque alla decrescita economica, come prospettato da decenni dall'economista francese Serge Latouche e sostenuto anche dal filosofo Alain De Benoist, il quale afferma, fra le altre cose: “Decrescita non significa arresto di ogni attività economica o la fine della storia. Bisogna solo abituarsi a moderare il nostro modo di vivere, cioè capire che “più” non è sempre sinonimo di “meglio””.
Per vivere meglio e magari evitarci un cancro ai polmoni o altrove, in sostanza, occorre pensare ad un nuovo equilibrio fra uomo e natura, ponendosi il problema della sovrappopolazione de Pianeta e puntando ad un'economia basata sull'autogestione, sulla cooperazione, sul baratto, sulla cosiddetta economia del dono praticata anche ai giorni nostri, peraltro, dalle società matriarcali ancora esistenti. Ovvero un'economia che non crei bisogni indotti, bensì soddisfi i bisogni necessari a vivere. L'esatto opposto dell'economia di mercato che, nei fatti, ci sta portando al baratro sotto il profilo umano, sociale, materiale e, non ultimo, sotto il profilo della salute.
Detta così sembra pura utopia, ce ne rendiamo conto, specie in una società capitalistico-borghese fondata sull'egoismo, sui bisogni indotti e sui bassi istinti, ove i politicanti di turno trovano cosa buona e giusta l'”aumento dei consumi” quando, in realtà, ciò si traduce in una nuova schiavitù del lavoro, in aumento dell'inquinamento (e dunque dei cambiamenti climatici), in accumulo della ricchezza in mano a pochi banchieri e politicanti loro satelliti e sodali.
Ecco che, allora, questa utopia può rappresentare l'unica via di fuga da un punto che rischia di diventare di non ritorno ed ove l'unico responsabile, l'unico terrorista, rischia di essere rappresentato dall'essere umano stesso.

Luca Bagatin

lunedì 21 dicembre 2015

Solstizio d'Inverno

Siamo al Solstizio d’Inverno, dal latino sostitium, composto da sol-, “sole” e -sistere, “fermarsi”, che quest’anno cade o meglio si eleva, poiché in astronomia il sole raggiunge, si declina al massimo lungo l’eclittica, esattamente alle 05,48, ora italiana, di martedì 22 dicembre.
Se avete un po' di pazienza e voglia di leggere, vi voglio porgere i miei auguri facendo una banale dissertazione sui significati di questa ricorrenza. Cerchiamo sempre di usare tolleranza poiché questo ci permette di conoscere l’altrui punto di vista e lo spirito muratorio è e deve essere fondato sul valore in aggiunta e non sulla negazione e depauperazione dell’essere e dei suoi valori e questo ce lo insegna molto bene anche la cristianità.
Il solstizio è importante da tutti i punti di vista.
Astronomicamente il Solstizio d’Inverno dà inizio alla stagione invernale, anche se meteorologicamente l’inverno inizia con il 1° di dicembre. E’ il giorno più corto dell’anno, anche se apparentemente ci appare tale il 13, Santa Lucia, nel quale giorno il tramonto è anticipato, ma non la durata complessiva del tempo di luce solare.
La notte più lunga dell’anno significa che, da quel momento, la Luce inizia a riacquistare vigore, aumenta la durata come tempo di esposizione luminosa, rispetto alle ore di buio. Lentamente, in circa tre mesi, l’allungarsi del periodo di luce porterà la durata del giorno ad equiparasi a quella del periodo di notte e poi la Luce a sopravanzare nettamente il buio, fino al Solstizio d’Estate, per poi riperdere vigore sino al prossimo solstizio …
Questa alternanza di Luce ed oscurità ha sempre infiammato le nostre meningi e originato speculazioni, filosofia, credenze e substrati religiosi sin dall’antichità.
Per molti popoli il Solstizio d'Inverno è il passaggio dalle Tenebre alla Luce, è da questo giorno che il sole resta progressivamente sempre più a lungo nel cielo allungando così le nostre giornate. Questa è una festa di luce, dai profondi messaggi iniziatici ed esoterici legati al risveglio interiore. Secondo la tradizione cristiana le porte Sostiziali sono controllate dai due Giovanni; il Battista al solstizio estivo e l'Evangelista a quello invernale. Il solstizio stesso è chiamato "la porta", un tempo custodita dal guardiano Giano Bifronte (con l'avvento del cristianesimo il romano Giano dai due volti ha ceduto il posto ai due Giovanni) che sono il simbolo di una contemporanea esistenza di due dimensioni, che durante i solstizi si congiungono e le porte sono aperte ed è permesso il varco.
In Scandinavia, La festa di Juul era una festa pre-cristiana che celebrava il solstizio d'inverno con l'accensione di fuochi. I fuochi erano destinati a simboleggiare la proprietà vivificante del calore e luce del Sole. La parola "Juul" è l'origine della parola "Yule", che significa "Natale".
I cristiani hanno cercato di sostituire le celebrazioni pagane esistenti con il Natale, celebrando in quel periodo la nascita di Gesù, conosciuta come la "vera luce del mondo".
In realtà, in molte culture e tradizioni religiose, il solstizio d'inverno è utilizzato per segnare l'inizio di un anno. Il solstizio d'inverno significa rinascita , un tema che può essere trovato in molti festeggiamenti invernali: il Sol Invictus per i pagani; i Saturnalia nell'antica Roma (dal 17 al 23); il Natale per il cristianesimo; Yule nel neopaganesimo.
In Gran bretagna, a Stonehenge, sopravvivono gli imponenti ruderi di un tempio druidico: due cerchi concentrici di monoliti che raggiungono le 50 tonnellate. L'asse del monumento è orientato astronomicamente, con un viale di accesso al cui centro si erge un macigno detto "pietra del calcagno" (Heel Stone, detta anche Fryar's Heel, Tallone del frate). Al solstizio d’estate il sole si leva al di sopra della Heel Stone. Stonehenge, insomma, sarebbe non solo un tempio, ma anche un calendario.
A Nabta Playa vi è un circolo calendariale, dove due monoliti hanno allineamento Nord-Est in direzione del sorgere del sole il 21 giugno e risulta essere più antico di Stonehenge di almeno mille anni.
Tracce di culti solari si incontrano in tutto il mondo, dalla Polinesia all’Africa alle Americhe e giungono fino ai nostri giorni: per gli eschimesi il Sole è la Vita mentre la Luna la Morte, in Indonesia il Sole si identifica con un uccello e con il potere del volo, tra le popolazioni africane primitive la pioggia è il seme fecondatore del dio Amma, il Sole, creatore della Terra.
Per gli Inca, la divinità Inti è il Sole, sovrano della Terra, figlio di Viracocha, il creatore, e padre della sua personificazione umana, l'imperatore. Attorno a Cuzco, capitale dell'impero, sorgono i "Mojones", torri usate come "mire" per stabilire i giorni degli equinozi e dei solstizi. A Macchu Picchu, luogo sacro degli Inca, si può ancora vedere il "Torreon", una pietra semicircolare incisa per osservazioni astronomiche, e l'"Intihuatana", un orologio solare ricavato nella roccia.
Per i Maya il Sole è il supremo regolatore delle attività umane, sulla base di un calendario nel quale confluiscono credenze religiose e osservazioni astronomiche per quell'epoca notevolmente precise.
Tra gli indiani d’americal Sole è simbolo della potenza e della provvidenza divine. Presso gli Aztechi è assimilato a un giovane guerriero che muore ogni sera e ogni mattina risorge, sconfiggendo la Luna e le stelle; per nutrirlo il popolo azteco gli offriva in sacrificio vittime umane. Leggende analoghe, anche se fortunatamente meno feroci, si trovano ancora tra le popolazioni primitive nostre contemporanee. Gli stessi Inuit (eschimesi) ritenevano fino a poco tempo fa che il Sole durante la notte rotolasse sotto l'orizzonte verso nord e di qui diffondesse la pallida luce delle aurore boreali: convinzione ingenua, ma non del tutto errata, visto che è stato studiato come le aurore polari siano proprio causate da sciami di particelle nucleari proiettate nello spazio ad altissima energia dalle regioni di attività solare. Tutto il culto degli antichi Egizi è dominato dal Sole, chiamato Horus o Kheper al mattino quando si leva, Ra quando è nel fulgore del mezzogiorno e Atum quando tramonta. Eliopoli, la città del Sole, era il luogo sacro all'astro del giorno, il tempio di Abu Simbel fatto costruire da Ramses II nel tredicesimo secolo avanti cristo, era dedicato al culto del Sole.
Il Solstizio d‘Inverno è una festa del ciclo solare che cade quando le ore diurne sono al loro minimo, mentre le notti sono più lunghe; si può dire che dal punto di vista celtico, o comunque del mondo antico, l’alternanza del periodo luce – buio e l’alternanza Samos – Giamos fanno parte degli eventi naturali e hanno quindi un’influenza sugli atteggiamenti umani.

Anche se il Solstizio d’inverno, a primo acchito, può apparire come il Trionfo del buio sulla luce, in realtà è il momento nel quale le giornate ricominciano ad allungarsi e le notti ad accorciarsi; è un momento di passaggio che prelude al cambiamento, un segno di risveglio e di gioia, anche se le notti saranno ancora lunghe per un po’ di tempo. L’eterno ciclo notte – giorno, buio – luce, freddo – caldo, morte – rinascita, fa parte della natura e quindi affonda nel cuore della cultura celtica.
Plinio il Vecchio descrive la cerimonia della raccolta del vischio presso i celti; i druidi vestiti di bianco tagliano con un falcetto d’oro il vischio dagli alberi su cui si trova, deponendolo su dei panni bianchi. La cerimonia viene fatta nelle notti con la luna splendente e termina con il sacrificio del toro bianco. Siamo in un periodo dell’anno segnato dalla forte contrapposizione buio – luce, il vischio si presenta di un bel colore verde in mezzo agli alberi che nella stagione invernale perdono le foglie: è quindi un trionfo della vita in mezzo alle piante spoglie in riposo.
Siamo in un momento estremamente importante e denso di significati. Il solstizio, in celtico Yule, rappresenta un passaggio fondamentale per tutte le persone impegnate sul sentiero spirituale, da comprendere ed interiorizzare. È il momento in cui la luce vince l'oscurità, il momento in cui la dea partorisce il bambino sacro, il momento in cui la vibrazione della speranza si diffonde come un'onda sulla Terra. Passaggio essenziale sulla Ruota dell'anno, il miracolo del sole che nasce è celebrato ancora oggi in tutto il mondo, con riti che variano da cultura a cultura, pur mantenendo intatto il messaggio di base.
Siamo alla Natività di Cristo, non a caso, è celebrata, pure con storica esattezza, il 25 dicembre, a pochi giorni da Yule.
Importante, a questo punto, è ricordare il culto di MITRA, culto che ha origini molto antiche, intorno al 1400 a.C. Come forma originaria indo-persiana e che ha poi avuto una profonda rielaborazione romana con le religioni misteriche databili dal I° secolo avanti cristo sino al V° secolo di era volgare. Molto può servire di confronto e di confusione, Mitra è nato da una vergine, al solstizio d’inverno “Shab-e-Yalda o il 25 dicembre, ma è nato adulto. Nel mito zoroastriano è rappresentante del divino Ahura-Mazda, è il “Giudice delle anime”, protettore della verità e dei giusti dalle forze demoniache. Da ultimo consideriamo anche che Mitra nasce da una roccia affiancato da due testimoni assistenti mitologici e Cristo è onorato alla nascita dai pastori, in entrambi i Culti è presente il battesimo, anche se in forme e con valenze differenti.
Nella storia di Maria che dà alla luce Gesù, simbolo di rinascita e speranza per tutti i cristiani, possiamo leggere una metafora di ciò che accade in natura. Troviamo la stessa metafora raccontata nei miti pagani, secondo cui il vecchio sole muore, per lasciare il passo al sole bambino, che nasce all'alba del Solstizio dal grembo di Madre Terra. Questa storia di vita, morte e rinascita è la stessa che ha ispirato il mito egiziano di Iside, Osiride ed Horus. Quest'anno, durante il portale solstiziale, assisteremo ad un altro evento magico ed pregno di significati. Il 25 dicembre, notte del Santo Natale, potremo godere di una magnifica luna piena. Si tratta di un evento che non accadeva dal 1977 e si ripeterà solo nel 2034. Quest'anno la Dea, dopo aver donato al mondo il frutto del suo grembo, si mostra a noi nella sua veste più bella. Mentre il sole, simbolo del maschile, rinasce dall'utero della Dea, la luna, simbolo del femminile, raggiunge la pienezza. La luna piena di dicembre è conosciuta anche come luna fredda o luna della neve.

sabato 19 dicembre 2015

E' l'ora dei popoli affamati dalla globalizzazione e dal capitalismo. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Lo diciamo e lo scriviamo da tempo, da molto tempo: è l'ora dei popoli. Dei popoli affamati e affratellati.
Qualsiasi sia stato l'esito elettorale, è l'ora dei Podemos e di Marine Le Pen e di tutti coloro i quali si battono contro un'Europa oligarchica, globalista e capitalista. L'Europa del debito pubblico impagabile.
E' l'ora di Pablo Iglesias, leader dei Podemos spagnoli, che si è da sempre ispirato alla Rivoluzione Bolivariana e democratica di Hugo Chavez e dei leader dell'emancipazione dell'America Latina e che, come vado affermando anch'io nell'ambito del pensatoio “Amore e Libertà” (in merito al quale ho scritto un recente saggio, con prefazione di Antonio Tiberio Dobrynia), sono alla base di una nuova idea di democrazia: partecipativa, nazionale, popolare, socialista libertaria e umanitaria.

E' l'ora, dunque, di mettere da parte le vecchie etichette destra-sinistra; di decretare uno “Stato di felicità permanente”, rispolverando un vecchio slogan degli Indiani Metropolitani; è l'ora di smetterla di credere ai falsi profeti alla Grillo, già stipendiati dalla Rai-Tv; di smetterla di sostenere figure autoritarie come Matteo Renzi o come quel Berlusconi che ripropone una nuova accozzaglia di moderati oppure quegli pseudo-estremisti che già hanno mal governato questo Paese come la Meloni e Salvini e che, peraltro, quando erano al governo, hanno fatto esattamente l'opposto di quanto vanno predicando oggi.
E' l'ora della partecipazione attiva delle intelligenze stanche di subire un'inutile austerità che ingrassa unicamente il sistema capitalista speculativo e finanziario ed i politicanti di turno.
E' l'ora di abolire – di comune accordo – il debito pubblico, come afferma l'intellettuale francese Alain De Benoist, in quanto impagabile anche con misure di austerità che stanno uccidendo letteralmente il cittadino. Pensiamo ai numerosi casi di suicidio di piccoli imprenditori o di coloro i quali hanno perduto il posto di lavoro.
E, anche se può sembrare una provocazione, sarebbe l'ora che la BCE diventasse, più che un istituto di credito (di quale credito gode poi ?), un istituto di beneficenza, in grado di regalare danari agli Stati ed ai cittadini che ne hanno bisogno. Che sono tanti e troppi, a differenza dei pochi banchieri e dei pochi politicanti di Bruxelles, Washington, Mosca o Pechino, che si crogiolano da sempre nel loro gioco preferito: il Risiko. Sulla pelle dei lavoratori, dei poveri, degli oppressi costretti a migrare a causa di guerre da loro non volute, non cercate, non certo finanziate.
Questa è la Civiltà dell'Amore che sogniamo. Una civiltà libera da povertà e oppressione. Una Civiltà contrapposta, dunque, alla società del piacere effimero e dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Una Civiltà che vada oltre la destra e la sinistra e che sappia coniugare la laicità con la spiritualità. Spiritualità che, lo ricordiamo, non ha nulla a che vedere con qualsivoglia dogma religioso che da secoli opprime le menti ed è spesso all'origine di violenza e di prevaricazione.

Luca Bagatin

venerdì 18 dicembre 2015

La religione è incompatibile con la civiltà e con la spiritualità




Continuo a pensare che l'origine di tutti i problemi di "civiltà" sia la religione.
La religione è incompatibile con la civiltà.
Anche perché la religione (ovvero il dogma, figlio del Potere), non ha nulla a che vedere con l'umanità e la spiritualità.


(Luca Bagatin)

sabato 12 dicembre 2015

Marine Le Pen: la nuova Marianna di Francia che piace agli sfruttati, ai laici, ai libertari e a tutti gli oppositori della globalizzazione e del capitalismo. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

A temerla sono, in sostanza, gli euroburocrati, i finti socialisti come Valls e Hollande – venduti al capitale e al Fondo Monetario Internazionale, già diretto dal finto socialista Dominique Strauss-Kahn, già noto per i suoi numerosi e vergognosi scandali a sfondo sessuale – e gli pseudo-repubblicani alla Sarkozy, già noti per aver bombardato la Libia sovrana di Gheddafi e la sua popolazione inerme, consegnandola, di fatto, ai terroristi di Daesh.
Stiamo parlando della nuova Marianna di Francia, ovvero di Marine Le Pen.
Marine, come scrivemmo già in altri articoli, guida un Front National completamente rinnovato che, se definire “di destra” è errato, definirlo “xenofobo” è totalmente fuorviante.
Il Front National di Marine Le Pen è infatti un partito sovranista, laico, repubblicano e persino socialista, visto che guarda alle politiche sociali e degli alloggi molto più che gli esponenti del PS francese, tutti presi nel non contraddire le politiche di austerità imposte dalla BCE e dal FMI.
Certo, Marine pone al primo posto l'identità, la nazionalità e la meritocrazia, ovvero tutte cose che hanno sempre sostenuto nei tempi d'oro della Francia i De Gaulle ed i Mitterrand, ovvero l'esatto opposto dei sedicenti “repubblicani” e dei sedicenti “socialisti” della Francia odierna.
La stessa Flavia Perina, qualche giorno fa sull'Huffington Post, ricordava come Marine Le Pen si definisca “né di destra né di sinistra”, sino al punto di scrivere, sulla sua pagina Facebook alla voce tendenza politica “altro”. E la stessa Perina afferma come il Front National, checchè ne pensino i vari Salvini, Meloni e Berlusconi di casa nostra, non ha nulla a che vedere con il clericale e sfascista centrodestra italiano, al punto che la Le Pen ha scelto, come suo vice, Florian Philippot, omosessuale dichiarato (oltre che già simpatizzante del Front de Gauche di Jean-Luc Mélenchon) e come lei stessa sia favorevole alla legge sulle unioni civili.
Marine Le Pen fa dunque breccia fra vittime della globalizzazione e del capitalismo: sui giovani, sugli abitanti delle periferie e delle banlieue, sugli anziani, sulle donne. Su coloro i quali, in sostanza, sono stati snobbati sia dalla destra di Sarkozy che dalla sinistra di Hollande.
E si oppone fortemente al TTIP, ovvero al trattato di libero scambio USA-Unione Europea, che di fatto ingloberebbe l'Europa nel mercato statunitense, con immensi svantaggi per i nostri mercati, le produzioni locali, l'ambiente e i diritti dei lavoratori.
Da notare, peraltro, che la Le Pen è una lettrice ed estimatrice di Antonio Gramsci e che ai suoi comizi, spesso, si sono viste bandiere ed effigi raffiguranti Che Guevara, Mu'Ammar Gheddafi e Hugo Chavez, ovvero i leader storici del socialismo libertario e nazionale.
Come ha giustamente scritto Flavia Perina, infatti, Marine Le Pen ha conquistato il Quarto Stato della Francia. Quello che, nel mondo (in)globalizzato, non ha più una voce. Un mondo (in)globalizzato che infatti ha generato povertà e nuovo sfruttamento anche e soprattutto in quel Terzo Mondo preda delle ruberie delle multinazionali ed i cui conflitti hanno generato un'immigrazionismo utile solo alle grandi imprese sfruttatrici.
Sono dunque assoluamente sciocchi ed irresponsabili le dichirazioni del premier francese Valls quando afferma che una vittoria di Marine Le Pen segnerebbe una guerra civile in Francia. La guerra civile rischia di essere generata dalle politiche globaliste, fallimentari e di sfruttamento portate avanti proprio da Valls, Hollande e prima di loro da Sarkozy e Chirac.
Confidiamo, dunque, in una ventata nazionale e popolare che porti prossimamente Marine Le Pen all'Eliseo e che il Front National prosegua nella sua evoluzione storico-politica, magari comprendendo davvero che i Matteo Salvini capital-fascisti (che hanno già mal-governato l'Italia), non hanno davvero nulla a che vedere con la politica portata avanti da Marine e dai suoi sostenitori.

Luca Bagatin

giovedì 10 dicembre 2015

"Pensieri di lotta e di non-governo": aforismi libertari e antimperialisti by Luca Bagatin (tratti da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Il pensiero si evolve. La cultura, invece, ha radici antiche.

Se Colombo non avesse scoperto l'America, oggi i Nativi sarebbero vivi.

Chi è a favore del capitalismo o è ricco o è ingenuo. E l'ingenuo è sempre più pericoloso.

Al capitalismo di sinistra preferisco il socialismo di destra.

mercoledì 9 dicembre 2015

In memoria di Riccardo Schicchi articolo di Luca Bagatin del 9 dicembre 2013 (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)


Il 9 dicembre del 2012 moriva Riccardo Schicchi, soprannominato il “Re del porno”.
In realtà Schicchi detestava la parola “pornografia”, preferendole il termine “erotismo” e “trasgressione”.
Trasgressione delle regole imposte da una (in)cultura bigotta e repressa, quella italica, che lui combatterà per tutta la vita, attraverso il suo lavoro e le sue iniziative.
Riccardo Schicchi ed Ilona Staller-Cicciolina, fondando l'Agenzia Diva Futura, nei primi Anni '80, sdoganarono l'erotismo e lo portarono persino il televisione ed in politica, scatendando così una delle più grandi provocazioni che siano mai state ideate e realizzate nel nostro Paese.
Fecero forse ciò che oggi, nei Paesi dittatoriali o pseudo-democratici, fanno le attiviste di “Femen”, mostrando i loro seni nudi, per contrapporsi alla violenza della politica antidemocratica, antilaica, antilibertaria.
Pochissimi, anzi quasi nessuno sa o ricorda che fu Riccardo Schicchi a ideare la prima lista verde-ambientalista in Italia, nel 1979, ovvero la Lista del Sole e a realizzarne il simbolo, ovvero quel Sole che Ride che, attualmente, è di proprietà dei Verdi (dopo essere transitato per i Radicali).
La Lista del Sole, infatti, fu il primo tentativo del duo Schicchi-Staller di fondare un partito libertario-ambientalista in un Paese incivile come il nostro. Quell'esperienza, del resto, portò Schicchi ed Ilona a candidarsi nelle liste del Partito Radicale, nel 1987, ove Cicciolina sarà eletta con ben 20.000 preferenze.
Un'esperienza diversa e alternativa, che farà sì che in Parlamento di discutsse finalmente di educazione sessuale nelle scuole, di affettività e sessualità per i detenuti, di introduzione dell'ora di storia delle religioni in luogo dell'ora di religione. Un'esperienza che pur non fu colta appieno nemmeno dai Radicali (specie i più bigotti), i quali rimarranno contrariati dal libertarismo del duo Schicchi-Staller e che, tempo dopo, nel 1991, porterà alla nascita del Partito dell'Amore – fondato da Riccardo Schicchi e da Mauro Biuzzi – ed il cui leader carismatico diverrà Moana Pozzi.
Riccardo Schicchi rimarrà ad ogni modo celebre per aver lanciato e promosso numerose artiste dell'eros e – grazie al suo amore per i “contrasti” ed un'ammirazione spasmodica per l'universo femminile - per averle trasformate in vere e proprie “eroine eteree”. Mai volgari. Quasi delle fatine uscite da un libro per ragazzi, solo in chiave erotica. Pensiamo a Ilona Staller-Cicciolina, appunto, vera e propria “fricchettona romantica”, a Ursula Davis-Hula Hop (che recitò anche in un film del celebre regista Piero Vivarelli), a Ramba, a Petra, a Baby Pozzi ed alla stessa Moana.
Donne che rimangono e rimarranno nella memoria di coloro i quali le amano e le hanno amate.
L'esperienza artistica di Diva Futura, oltre che quella politica di Riccardo Schicchi penso non debbano essere dimenticate e tantomeno relegate a quello che comunemente viene definito “trash”.
Il trash, la vera pornografia, come amava ricordare lo stesso Schicchi, era altro. Era la disonestà intellettuale e morale della politica e di certa cultura “ufficiale”.
Quella politica e quella cultura che, nemmeno in punto di morte, resero omaggio a questo grande fotografo, artista, talent scout, libertario e politico italiano.

Luca Bagatin

domenica 6 dicembre 2015

Non la pensiamo come Marine Le Pen, ma non ci dispiace. Purché si allontani dal fascismo di Salvini e abbracci il libertarismo, il Socialismo del XXIesimo secolo ed il Garibaldinismo di "Amore e Libertà"

Non la pensiamo come lei su molte cose, in particolare sui diritti civili.
Purtuttavia riconosciamo che Marine Le Pen ha saputo, meglio di altri, in Francia e in Europa, intercettare il voto dei diseredati e degli oppressi. Diseredati e oppressi da una globalizzazione senza amore e da un sistema economico di mercato che uccide.
Per questo, auspicando che possa mutare ulteriormente il DNA del suo partito, il Front National, e, definendosi "non di destra" e laica, possa allontanarsi dal capital-fascismo dei Salvini ed ispirarsi, piuttosto, ai valori libertari del Socialismo del XXIesimo, del Peronismo, del Kirchnerismo, del Garibaldinismo che sono propri del nostro pensatoio "Amore e Libertà".

"Socialisti & Democratici" stampella del governo capital-fascista renziano. Ovvero lontani anni luce dal Socialismo del XXIesimo Secolo lanciato da Chavez. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)


Si chiamano “Socialisti & Democratici” e già quella & commerciale fa capire il tratto commerciale e alquanto capitalisteggiante dell'operazione.
Sono le nuove stampelle sinistre del Pd, ovvero del governo capital-fascista attuale. Ed infatti il loro simbolo è la fotocopia di quello del Pd, con l'aggiunta della già citata & commerciale e della rosa socialista al posto del rametto d'ulivo piddino.
Già la rosa è parecchio lontana dal garofano socialista di craxiana memoria, il quale richiamava gli ideali della Comune di Parigi e della Rivoluzione portoghese dei garofani. Il garofano, infatti, era un autentico simbolo popolare e operaio e Bettino Craxi, defenestrato proprio dai post-comunisti amici dei capitalisti e dell'alta finanza oggi al governo, negli Anni '80 e '90, fu l'unico ad opporsi alle privatizzazioni selvagge e ad un sistema economico che privilegiasse la finanza internazionale.
Ecco quindi gli ex socialisti Marco Di Lello, Lello di Gioia e Giuseppe Lauricella, già aderenti al Psi nenciniano – altra stampella del governo più conservatore e capitalista della Storia italiana – far nascere l'ennesimo gruppuscolo parlamentare che, con la benedizione della pur affascinante Ministra Boschi, si propone di sostituire i sinistri Fassina, D'Attorre e Civati. Tutti personaggi, anche loro, lontani anni luce dal socialismo libertario e, sino a pochissimo tempo fa, sostenitori del renzismo.
Evidentemente in Italia, dopo Bettino Craxi - che pur si trovò a lottare all'interno di una coalizione composita formata da una Dc conservatrice e da un Pri spadoliniano filo atlantista (che dimenticò spesso le sue origini garibaldine e mazziniane, ovvero nazionali e filo operaie), oltre che a lottare contro l'opposizione del Pci, spesso subalterno alla grande impresa - il socialismo è definitivamente scomparso.
Lo scriviamo praticamente ogni anno, da quando Bettino morì e si volle per forza affibbiargli l'indegno marchio della latitanza.
Da allora, ad ogni modo, iniziò a soffiare, in Europa ed in Italia, il vento capitalista della BCE e della globalizzazione, sostenuto a piè sospinto anche e soprattutto dai partiti di sinistra e sedicenti socialisti alla Blair ed oggi alla Hollande ed alla Renzi, lontanissimi anni luce dal Socialismo Euromediterraneo degli Anni '80, il quale dialogava con i Paesi arabi ed era diffidente nei confronti degli USA ed ostile alla finanza internazionale.
Un vento capitalista che ha spazzato via Gheddafi e che oggi vuole spazzare via Assad, aprendo ancora una volta le porte ad un immigrazionismo che favorisce solo la grande impresa, genera sfruttamento e danneggia i meno abbienti. E spalancando le porte ad organizzazioni criminali e terroristiche senza controllo. L'abbiamo visto, lo stiamo vedendo.
Questa la situazione dei sedicenti socialisti europei e della “sinistra” di casa nostra (fatta eccezione per il nuovo leader laburista inglese Jeremy Corbyn), che ha fatto sì che in Francia le classi meno abbienti rivolgessero – e come dar loro torto - la loro attenzione alla pasionaria Marine Le Pen, che, dichiarandosi apertamente “non di destra” oggi di fatto incarna in Francia una visione più credibile per battere il capitalismo rispetto ai cosiddetti “socialisti”.
In America Latina, diversamente, il Socialismo del XXIesimo Secolo, lanciato dal venezuelano Hugo Chavez nel 1998 e propagatosi in tutto il continente attraverso l'elezione del brasiliano Lula e poi della Roussef, dei peronisti argentini Nestor e Cristina Kirchner, di Tabaré Vasquez e di José Mujica in Uruguay, di Correa in Ecuador, del sandinista Ortega in Nicaragua e di Evo Morales in Bolivia, ha dimostrato come il vero socialismo delle origini – ovvero autogestionario, popolare e nazionale – abbia saputo ridurre povertà, analfabetismo, esclusione sociale e persino aprirsi ai diritti degli omosessuali (vedi l'Argentina e l'Uruguay) e legalizzando la cannabis (vedi il caso dell'Uruguay). Tutte cose delle quali la stessa Le Pen “non di destra”, anziché inseguire ridicoli modelli capital-valbrembani alla Salvini, dovrebbe e potrebbe far tesoro.
Certo, la strada è molto lunga ed in America Latina sembra che si rischi di tornare indietro. Lo vediamo con la sconfitta del peronismo in Argentina e ciò sta nuovamente aprendo le porte al capitalismo ed allo sfruttamento dei più deboli.
Ma certamente il Socialismo del XXIesimo Secolo non ha nulla a che spartire con i “Socialisti & Democratici” renziani, i quali, oltre ad essere delle semplici stampelle governative, nulla hanno a che spartire con i diritti dei più deboli.

Luca Bagatin

lunedì 30 novembre 2015

Il Peronismo: giustizia sociale, indipendenza economica e sovranità nazionale ! Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

In Argentina, “peronismo”, significa giustizia sociale, indipendenza economica e sovranità nazionale.
Prova ne è il fatto che, sino a qualche settimana fa, il partito che fu di Peron, ovvero il Partito Giustizialista, governava il Paese risollevandone le sorti, in particolare riducendo povertà e analfabetismo.
In Italia, purtroppo, a causa di una falsa interpretazione, il termine “peronista” è stato spesso associato al fascismo, al berlusconismo e, recentemente, persino al renzismo. Ovvero a quanto di più lontano ci possa essere dalla dottrina e dal governo di Juan Domingo Peron, che resse le sorti del Paese dal 1945 sino al 1955.
Un decennio storico e dai risultati encomiabili.
Un decennio ricordato da Alfredo Helman, argentino, classe 1935, che vive da moltissimi anni in Italia per ragioni politiche e che, essendo comunista da sempre (militò anche con Che Guevara ed il suo nome compare anche in “Diario in Bolivia” del Che), non è tacciabile di aprioristiche simpatie peroniste.
Nel suo “Il Peronismo 1945 – 1955: una storia argentina raccontata agli italiani” (Edizioni Clandestine), Alfredo Helman, attraverso fatti e dati numerici reali, documenta quanto di positivo ha attuato il peronismo in quel decennio storico.
Risultati che hanno portato un Paese agricolo come l'Argentina, con la terra nelle mani di pochi ricchi oligarchi, a diventare paese industriale con un benessere diffuso in particolare fra i ceti poveri e operai, con un aumento del reddito – dal 1943 al 1954 – del 55%, un aumento medio del PIL del 4% ed il passaggio del debito pubblico dal 68% al 57% nei dieci anni di governo di Juan Domingo Peron, il quale, attraverso una serie di nazionalizzazioni, dalle banche alle ferrovie sino alla flotta mercantile ed alla produzione di petrolio, riuscì ad a far passare il controllo dell'economia dalla Gran Bretagna che di fatto ne muoveva i fili, al governo argentino stesso, il quale, fra l'altro, incoraggiò molto il cooperativismo agricolo.
In questo modo, in sostanza, l'Argentina smise di dipedere dall'estero, evitò di indebitarsi con le potenze straniere, aumentò le esportazioni ed avviò una politica estera di equidistanza sia dagli Stati Uniti d'America che dall'URSS (la famosa Terza Posizione antimperialista rilanciata più volte da Peron).
Alfredo Helman, nel suo saggio, spiega come il peronismo nacque grazie al supporto degli operai, della Confederazione Generale del Lavoro (CGT) e delle classi meno agiate, oltre che del nascente Partito Laburista, il quale propose per primo la candidatura alla Presidenza della Repubblica del Generale Peron, il quale aveva già a suo tempo preso parte – attraverso il Gruppo degli Ufficiali Uniti – al colpo di stato militare contro il governo corrotto del conservatore Ramon Castillo, ricoprendo, successivamente all'esito positivo del colpo di stato, la carica di Ministro del Lavoro e del Benessere Sociale.
Fu così che Peron, nelle prime elezioni democratiche e senza brogli della storia Argentina, quelle del 1946, sarà eletto Presidente con il 52% dei consensi e iniziando ad attuare una politica in favore dei più deboli, degli anziani, dei bambini, attraverso la lotta all'analfabetismo e all'esclusione sociale, degli operai, ai quali saranno garantiti per la prima volta tutti i diritti di ferie pagate, malattia, pensione ed infortuni, l'introduzione della tredicesima mensilità, oltre che una legge contro i licenziamenti 57 anni prima dello Statuto dei Lavoratori italiano, oggi smantellato dal renzismo ! Oltre che garantendo aumenti del budget sanitario e costruendo abitazioni per coloro i quali non potevano permettersele.
E sarà anche così che il Partito Laburista si scioglierà presto nel Partito Peronista o Partito Giustizialista.
Helman riconosce qui la forte miopia di socialisti e comunisti argentini, i quali a quel tempo e spesso anche dopo – trovandosi scavalcati “a sinistra” - guardarono con sospetto la politica peronista, finendo per allearsi con la destra conservatrice che porterà al colpo di stato del 1955 che provocherà la messa al bando del peronismo, la sanguinosa dittatura militare e l'esilio di Peron in Spagna. Alfredo Helman ritiene infatti che, se socialisti e comunisti argentini avessero appoggiato Peron, le cose sarebbero andate molto diversamente e forse la dittatura antiperonista si sarebbe potuta evitare.
Aspetto non secondario della politica di Peron, fu poi la ricerca di un'unità economica, politica e sociale dell'America Latina, tentando di mantenere ottimi rapporti con i Paesi limitrofi. Politica costantemente osteggiata, per ragioni economiche, tanto dalla Gran Bretagna quanto dagli USA.
Alfredo Helman non dimentica di citare l'opera della prima moglie di Peron, Evita, la quale ancora oggi e forse anche più del marito, è ricordata dagli argentini con particolare affetto.
Evita, di fatto, condizionò molto l'attività del marito in senso sociale e proletario, giungendo spesso a dialogare direttamente con gli operai in sciopero e garantendo, attraverso la sua Fondazione, assistenza agli umili ed ai bisognosi. Assistenza che Evita odiava definire “carità”, ma semplicemente “restituzione di quanto ai poveri era stato negato dai ricchi e dagli oligarchi”.
Ed è assolutamente veritiero il fatto che, quando Evita morì, nel 1952, anche il peronismo delle origini cominciò ad affievolirsi. Non è un caso che, durante la dittatura militare che portò alla messa al bando del peronismo per 18 anni successivi, sino al 1973, si costituirono numerose bande partigiane peroniste definite “Montoneros” ed intitolate a in particolare a Evita.
Il saggio di Helman, edito una decina di anni fa, ovvero nel momento in cui in Argentina fu eletto il Presidente peronista Nestor Kirchner, al quale di fatto il saggio stesso è dedicato, si conclude con l'auspicio che i leader socialisti dell'America Latina del XXIesimo secolo, da Kirchner a Lula, passando per Chavez, Morales, Tabaré Vasquez e altri, possano essere ricordati come gli antichi Libertadores latinoamericani: da Simon Bolivar a José Marti.
Personalmente, visti i risultati ottenuti dal 2000 ad oggi, penso davvero che il Peronismo ed il Socialismo del XXIesimo secolo, abbiano trionfato in America Latina. Parlano i fatti: riduzione della povertà, riduzione dell'analfabetismo, maggiore indipendenza economica, abbassamento del debito pubblico, aumento del PIL.
Certo, l'Argentina, dopo gli ottimi governi di Nestor e Cristina Kirchner, oggi, con la vittoria del centrodestra del conservatore Marci, rischia di tornare indietro di decenni e già lo stiamo vedendo con la nomina a Ministro dell'Agricoltura dell'ex direttore della Multinazionale OGM Monsanto.
Purtuttavia sono convinto che lo spirito peronista che ancora pervade il fiero popolo argentino saprà porre un argine alle storture dei fautori di un mercato senza umanità e senza amore.
Uno spirito socialista e nazionale che in Venezuela, alle imminenti elezioni legislative, mi auguro confermi la vittoria del fronte chavista, contro l'oligarchia di destra.
Uno spirito, quello peronista e socialista nazionale, che purtroppo è lontano anni luce dalla nostra Europa, la quale, da una parte ha visto la sinistra tradizionale vendersi al capitalismo più becero (vedi i vari Blair, Hollande, Renzi, Schulz) e dall'altra una destra che ha da sempre difeso la grande impresa a scapito dei più deboli e dei lavoratori.
Abbiamo decisamente molto da approfondire e da imparare. A partire soprattutto dal fatto che la vera democrazia non è il governo della maggioranza o dei ricchi, bensì il governo del popolo. Di un popolo alla ricerca della giustizia sociale, dell'indipendenza economica e della sovranità nazionale.

Luca Bagatin

giovedì 26 novembre 2015

Sui conflitti, sulla democrazia, sulla religione, sulla libertà, sull'economia. Riflessioni di Luca Bagatin (tratte da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)


Democrazia è governo di popolo.
Non governo della maggioranza.


Non credo in nessuna religione.
Per questo credo in Dio.

I conflitti, ogni tipo di conflitto, nascono dalla nefasta propensione umana dell'invadere la sfera altrui. E ciò può avvenire in molti modi: giudicando il prossimo, facendogli violenza nelle innumerevoli forme possibili (da quella verbale a quella fisica), disturbando o interessandosi agli affari altrui, rompendo le cose altrui (sia metaforicamente che fisicamente) ecc...
Chi si fa gli affari propri campa cent'anni.
Chi non se li fa, finisce per creare situazioni di conflitto e spesso non campa a lungo o, quantomeno, ci auguriamo che ciò non accada.
Una società che voglia evitare i conflitti deve imparare a non essere una società di rompicoglioni (nelle più varie forme possibili).


(Troppa) libertà (di scelta) è schiavitù.

Penso che l'unica lotta efficace alla disoccupazione si trasformarla in tempo libero. E che ci guadagno ? Tempo libero. E come vivo ? Con il baratto. E cosa baratto ? Ciò che non serve a te, ma serve ad altri. E viceversa.

L'Italia è il Paese delle infarstrutture inutili e dannose (vedi TAV e probabile ponte di Messina). Da decenni osservo anche la realizzazione di inutili rotonde stradali e quant'altro...e poi i Comuni italiani, le Province e le Regioni sono sempre lì a battare cassa e a lamentarsi !
I danari pubblici andrebbero usati per una cosa sola: fare stare bene i cittadini, non i politici e le aziende appaltatrici !

lunedì 23 novembre 2015

Ritratto politico senza ritrattare nulla. Ovvero: quando entrai nelle Ur-Lodges e scoprii che trattavasi di un'agenzia per pornoattori. Riflessioni massonocritiche e neogeologiche by Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Sono nato bianco, ma, non per questo, sono razzista né sono lavato con Perlana (a mano e/o in lavatrice).
Non vado a votare il che farebbe di me un menefreghista, in realtà lotto per la vera democrazia rappresentativa: quella che rappresenta tutti quanti.
Sono eterosessuale e per questo mi incazzo se qualcuno ce l'ha con gli omosessuali.
Non sono sindacalizzato e questo perché sono in grado di lottare contro i padroni senza alcuna mediazione.
Non sono di alcuna religione e proprio per questo credo in Dio, senza farmi tante pippe mentali.
Non sempre rifletto. Preferisco seguire il cuore, anticamente dell'amore.
Tengo molto alla mia ignoranza che mi fa bene ar core e alla panza.
Vorrei vivere con la sicurezza che la stupidità sia punita, ma non mi illudo...viviamo pur sempre nel “mondo reale”, mica in un videogioco !
Penso che ciascuno abbia il diritto di vivere in pace e a pancia piena e di esercitare il lavoro che meglio gli si confà.
Ritengo che la difesa di un Paese sia inutile e superata in un mondo nel quale la stupidità e l'egoismo umano siano stradicati.

Sono per l'autogestione dei mezzi e dei fini. Volendo anche dei confini. Sono per il socialismo realistico.

Penso che l'unica lotta efficace alla disoccupazione si trasformarla in tempo libero. E che ci guadagno ? Tempo libero. E come vivo ? Con il baratto. E cosa baratto ? Ciò che non serve a te, ma serve ad altri. E viceversa.
Non credo alla legge di mercato basata sulla domanda e sull'offerta, bensì alla legge naturale basata sulla domanda e la risposta che, se posta ad un soggetto ricco da parte di un soggetto povero deve essere, automaticamente affermativa. Domanda: Ho fame, hai qualcosa da darmi ? Risposta: Certo, con piacere ! :D
Mi piace dire e dare ma soprattutto baciare lei di cui non vi dirò mai il nome perché son cazzi miei. Glielo scriverei in una lettera da utilizzare come testamento. Non necessariamente massonico.
Amo il disimpegno perché, chi è troppo impegnato, non ha tempo di far l'amore.
So di essere controcorrente e che la maggioranza non la pensa come me. Ma sapete che vi dico ?
FANCULO ALLA MAGGIORANZA !

mercoledì 18 novembre 2015

Le assurdità del settimanale cattolico "Tempi": "Imagine" di John Lennon inneggerebbe alla violenza. Ma fateci il piacere ! Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

L'assurdità, fra i dogmatici ed i complottisti di ogni risma, sembra regnare sovrana da sempre.

Solitamente serve a riempire i giornali e i siti web e a creare allarmismo. Fomentando, spesso, nuove divisioni.

E' il caso del settimanale cattolico "Tempi" che addita la bellissima “Imagine” di John Lennon a inno di violenza. In un articolo apparso il 17 novembre scorso, infatti, l'articolista di “Tempi” si avventura in un'assurda analisi addirittura teologica del testo della canzone del compianto cantante inglese, rilevando, fra le altre cose che... “è un vero e proprio inno alla violenza, per molteplici motivi che per essere compresi devono suddividersi in due parti, quelli ex fide e quelli ex ratione, cioè quelli che costituiscono una critica alla luce della fede e quelli che costituiscono una critica alla luce della ragione. Alla luce della fede, infatti, negare il paradiso o l’inferno è qualcosa di radicalmente antireligioso in genere, ed anticristiano in particolare, specialmente se si propugna una visione per cui ciò che conta è solo il cielo sopra di noi, ovvero nella più rosea delle ipotesi una visione panteistica ed emanazionista, ma nella più scura una materialistica ed ateistica della vita e del mondo”.

Desideriamo inoltre riportare altri passi dell'assurda analisi:
(…) “Lennon in sostanza rifugge l’essere dell’uomo, e quindi nega la sua verità e, come insegna la storia, ogni volta che viene negata la verità si compie una violenza, nel caso di specie una violenza culturale, ma per questo non meno esecrabile”. (...)

E l'articolista così prosegue: “l’idea che non ci debbano essere nazioni, è una idea violenta – non a caso alla base dell’internazionalismo socialistico rivoluzionario tra XIX e XX secolo – in quanto nega l’essere relazionale e politico dell’uomo come tale già scoperto dalla razionalità del pensiero greco che in Aristotele ha avuto modo di esprimere il suo massimo vertice” (…). Ed ancora:l’idea che non ci debba essere la proprietà è anch’essa una idea violenta – non a caso alla base di molti movimenti politici e ideologici che in nome di questo principio hanno portato più morte e devastazione di quelle a cui pensavano di rimediare – poiché nega una delle espressioni dirette del diritto naturale, cioè quel diritto che per natura, per la natura dell’essere umano, attiene alla retta ragione, cioè alla razionalità umana”.
Fermiamoci qui.
L'articolista di "Tempi", evidentemente, ignora la visione spirituale di John Lennon, paladino degli sperimentatori spirituali degli Anni '60 e '70 e che attinge dai Veda indù e dal Buddismo. Una visione che, giustamente, non comprende né paradiso né inferno o, meglio, i medesimi sono parte del Tutto. Una visione non dogmatica per eccellenza che invita le persone a immaginare un universo ove vi sia un'unico cielo (Divino) sopra di noi. Ed ove non vi siano religioni né dogmi. Ma puro spirito. Come negli insegnamenti di tutti i Grandi Iniziati fra cui il Cristo medesimo.
Ove vi sia violenza in tutto ciò, davvero non sappiamo. E non vediamo nemmeno ove Lennon abbia una "visione anticristiana", visto che il Cristo medesimo – lungi dall'essere il fondatore di una qualsivogli religione - mai parlò di paradiso e di inferno nei termini indicati dal dogma religioso cattolico. Dogma introdotto infatti molti secoli dopo la morte del Cristo stesso, nell'ambito del famoso Concilio di Nicea, presieduto dall'Imperatore romano Costantino.
Proseguendo nell'analisi proposta dal settimanale "Tempi" della canzone di John Lennon, non comprendiamo davvero perché mai l'idea utopistica e libertaria contenuta in “Imagine” che non esistano nazioni, dovrebbe essere un'idea violenta. Anzi. E' un invito alla fratellanza fra i popoli, senza distinzioni di nazione, razza, credo religioso, sesso e, aggiungeremmo, orientamento sessuale.
Idem per quanto concerne l'altra idea libertaria contenuta in “Imagine” relativa alla frase “immagina un mondo senza la proprietà”. E' questa un'idea violenta o, piuttosto, una prospettiva di equanimità, di fratellanza, di eguaglianza ove nessuno lucra economicamente sul suo simile ? Un'idea che, peraltro, più volte è stata suggerita anche dal Papa dei cattolici Francesco, in accordo con gli insegnamenti originari del Cristo ?
Poco importa se l'idea sia stata adottata anche dai più vari movimenti politici. John Lennon non era un politico o un capo religioso (che poi spesso è la stessa cosa), ma un artista, un poeta, un libero pensatore libertario e gnostico.
O forse è proprio questo che dà fastidio alla stampa ortodossa cattolica (non dissimile da quella islamica in questo senso), custode di un dio patriarcale, padre padrone, che nega l'uguaglianza dei suoi figli e li obbliga a seguire astrusi dogmi di..."fede" ?
Non è questa, piuttosto, l'origine della violenza ? L'origine delle guerre di religione dalle crociate sino a quella Santa Inquisizione che torturò e uccise migliaia di vittime innocenti in nome di un Dio che la Chiesa cattolica stessa dimostrava di bestemmiare o di non conoscere, negando così gli insegnamenti medesimi del Cristo, portatore di Luce, Fratellanza e Amore ?
Fra le assurdità che abbiamo letto, questa merita di essere ricordata.
In un momento storico ove occorrerebbe essere uniti in nome di un Amore e di una Fratellanza che non abbiamo mai praticato, vale la pena ancora dare ascolto ai poeti. Da John Lennon a Pasolini. Dal Cristo al Buddha. Da Jack Kerouac a Gandhi.

Luca Bagatin
www.lucabagatin.ilcannocchiale.it

 

martedì 17 novembre 2015

Riflessioni terzomondiste: by Luca Bagatin (tratte da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Non vi può essere vera cultura dei diritti se, nel mondo, vi sono ancora bambini che soffrono, che muoiono, che hanno fame. E la stessa cosa vale per donne e uomini, trattati come carne da macello e schiavi della dittatura del Potere, del Danaro, della Religione.

Mi occupo di (contro)cultura e (anti)politica il che significa che la politica cosiddetta "ufficiale" non solo non mi interessa ma la ritengo marginale e poco utile per le persone.
Se volete possiamo anche parlarne, ma, sinceramente, preferisco parlare di cose serie.

Mi auguro che Hollande e Sarkozy si pentano amaramente della loro politica estera.
La Libia, ricordiamolo, subì un vero e proprio atto di guerra da parte del governo francese.
Il popolo francese NON fu mai consultato in merito !

L'unica perversità che conosco sono le Religioni Monoteiste Istituzionalizzate. La mia unica religione è l'Amore.

Oggi va bene essere francesi, ma occorreva essere libici quando la Libia sovrana veniva invasa dalla Francia.
Il terrorismo non lo compiono i popoli.
Ma i politicanti.

Forse Roma, più che di un sindaco, necessiterebbe di poteri speciali a forze dell'ordine e a forze armate, per obbligare le persone poco educate a rispettare la legge.

Chi attacca o uccide una persona pacifica e inerme non è né un uomo né un militare.

Leggo che i politicanti non sanno che cosa fare dell area Expo. Ma scusate, costruire case da dare a chi non ne ha, sarebbe chiedere troppo ?


Li hanno chiamati "dittatori", ma, se avessero studiato ed approfondito le loro storie, avrebbero notato che Mu'Ammar Gheddafi e Josip Broz Tito, erano dei riformatori sociali che attuarono, rispettivamente, in Libia e in Jugoslavia, l'autogestione delle imprese e dell'economia, sostenendo i ceti più poveri della popolazione.
Rimanendo autonomi sia dal blocco sovietico che da quello capitalista.
A rappresentare un Terzo Mondo libero e sovrano.

venerdì 13 novembre 2015

Evo Morales: non è tempo di monarchie e di banchieri. E' l'ora dei popoli ! (articolo tratto da www.librered.net del 10 novembre 2015)

Il presidente Evo Morales ha detto lunedi scorso che non è più il tempo delle multinazionali e dei grandi imperi, bensì è il momento dei popoli.

Dopo un incontro in Francia con il presidente Francois Hollande, Morales ha spiegato che nella sua nazione ora comandano gli indigeni e che le ricchezze appartengono al popolo.

"I movimenti sociali organizzati hanno salvato la Bolivia. Ritengo che in questo nuovo millennio non sia più il tempo di monarchie e banchieri. È giunto il momento che a comandare sia il popolo ", ha sottolineato.

Prima di visitare la Francia, il presidente Evo Morales ha iniziato il suo tour europeo in Germania, Irlanda e Italia, ove ha conseguito importanti accordi economici ed energetici per la Bolivia.

Il Presidente boliviano ha ribadito che le risorse idriche e naturali non possono essere privatizzate. "La ricchezze non vengono importate, ma rimangono in Bolivia. Questo significa democratizzare", ha detto.

Morales ha sottolineato che nel suo Paese il livello di povertà è sceso dal 78% al 18% e l'obiettivo da raggiungere è arrivare al 9% nel 2020.

Il Presidente boliviano ha infine sottolineato che la sua presenza sul suolo francese non significa che è venuto a chiedere aiuti, ma a chiudere importanti accordi bilaterali che gli permetteranno di sviluppare ulteriormente la nazione.

"Con grande rispetto per le nostre nazioni sorelle, come Argentina, Ecuador, tra gli altri, devo dire che entro la fine di quest'anno, la Bolivia sarà il primo Paese in crescita economica del continente, grazie alle politiche sociali ed il sostegno del popolo" ha detto.


Il presidente ha anche osservato che la politica non dovrebbe essere un business, ma un servizio. "Per noi deve rappresentare un sacrificio, un impegno. Abbiamo la responsabilità, come governo, di cambiare i vecchi schemi. Un altro mondo è possibile solo quando i politici cominciano a cambiare ", ha detto.

Egli ha sottolineato l'importanza di una migliore distribuzione della ricchezza e la lotta alla povertà a livello globale, rammaricatosi che queste cose si affrontino solo durante le conferenze mondiali, le quali dovranno comunque affrontare crisi in diversi settori: condizioni economiche, sociali e climatiche.

Morales, partecipando alla 38a sessione della Conferenza Generale dell'UNESCO in Francia, ha fatto appello all'Agenzia e gli altri organismi internazionali come l'ONU e la FAO, di non divenire strumenti di dominazione globale che si preparono ad invadere, anziché ad integrare le nazioni.


Allo stesso modo ha in particolare sollecitato l'UNESCO a punire coloro i quali rubano o vendono beni culturali dei Paesi inseriti nell'elenco. "Abbiamo recuperato diversi beni culturali in Bolivia, ed intendo proseguire su questa linea". ha sostenuto.

Tra gli accordi firmati lunedi dal presidente boliviano e il suo omologo francese Francois Hollande, si evidenzia l'accordo della nazione boliviana con l'Agenzia francese per lo sviluppo, così come l'acquisto di radar per migliorare la lotta contro il traffico di droga ed il contrabbando.

Si evidenzia anche un accordo preliminare con la francese Total per garantire l'investimento di almeno un miliardo di dollari per l'esplorazione delle riserve di petrolio e di gas di quasi 13 trilioni di piedi cubici fino al 2019.

Oltre a ottenere il sostegno nella disputa marittima con il Cile, il presidente francese ha detto che il dialogo è la via per risolvere le divergenze.