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martedì 29 maggio 2018

"Nonostante tutto". Poesia di Luca Bagatin

E' difficile dirti
che ti penso.
Nonostante tutto.
Nonostante il tempo
che passa.
E' difficile,
come è difficile parlarsi,
spiegarsi.
Le persone si chiudono,
ed io stesso non sono immune
a tale pratica.
Ti ho cercata.
Non ti ho trovata.
Sei nel mio cuore.
E lì rimarrai.
Nonostante tutto.
Nonostante il tempo
che passerà.

Luca Bagatin

Una alternativa socialista, populista e democratica all'Unione Europea dei mercati. Articolo di Luca Bagatin

Non ci vuole certo uno storico per capire che questa Europa non è affatto l'Europa dei popoli fratelli sognata e auspicata da Mazzini e Garibaldi, due esponenti che, pur fra varie divisioni, contribuirono, assieme a Bakunin, Proudhon, Marx ed Engels, a dar vita alla Prima Internazionale dei Lavoratori, nel 1864.
Quell'idea di Europa, che era anche l'idea del Presidente francese Charles De Gaulle, oltre che del socialista Bettino Craxi, ovvero sovrana, sociale, onesta e affratellata è stata spazzata via, prima dai nazifascismi e successivamente dai liberal-capitalismi che ci hanno regalato una Unione Europea che, lungi dal rispondere ai bisogni dei popoli e dei poveri, risponde ai mercati, agli spread, alle multinazionali, agli investitori, al Fondo Monetario Internazionale.
Ed ecco che i seguaci dell'UE, questi europeisti in reatà unicamente liberal-capitalisti, agitano a sproposito il rischio "populista", non ricordando o volutamente non volendo far ricordare che - storicamente e nei fatti - il populismo fu, dall'800 ad oggi, in Russia come negli Stati Uniti d'America e in Europa, un movimento di ispirazione contadina, operaia, popolare, socialista originaria e autentica, così come ricordano anche i saggi di Alain De Benoist e Jean-Claude Michéa, che ho peraltro a lungo recensito ed argomentato in vari articoli (http://amoreeliberta.blogspot.com/2017/08/populismo-lultimo-saggio-di-alain-de.html - http://amoreeliberta.blogspot.com/2018/05/il-socialismo-autentico-e-originario.html).
I popoli ed i poveri, dunque, non si riconoscono più in questa Unione Europea per il semplice fatto che essa è lontana e finanche opposta ai loro bisogni. E lo è perché ha aggravato la crisi, perché la disoccupazione è dilagante, perché incoraggia una immigrazione che si tramuta in sfruttamento ed insicurezza, perché i governi liberal-capitalisti (quello Macron in testa) stanno distruggendo quei pochi servizi pubblici e quei pochi diritti sociali che ancora esistono.
Non rendersene conto è semplicemente miope. Così come è miope non rendersi conto che i popoli ed i poveri vogliono semplicemente una cosa: più democrazia. A loro non interessa più una sedicente idea di libertà sbandierata negli Anni '90, che, con la caduta del comunismo ha reso ad Est ricchi solo pochi oligarchi e ad Ovest ha permesso di raccogliere la ricchezza nelle mani di pochi e ha garantito - ad Est come ad Ovest - la totale perdita di sovranità nazionale degli Stati. Ai popoli ed ai poveri interessa, finalmente, decidere il proprio destino.
L'Unione Europea ed i politici che la sostengono sembrano non rendersene conto. Così come sono sordi di fronte ad ogni apertura alla Russia che, con la Siria, è attualmente l'unico baluardo contro il terrorismo islamico.
I sogni di Mazzini, Garibaldi, Bakunin, Proudhon, Marx, Engels, sembrano invece essersi avverati piuttosto nell'America Latina socialista che resiste. E lo fa democraticamente, ascoltando il popolo e facendolo partecipare direttamente ai processi economico-sociali, a Cuba, in Venezuela, in Bolivia, in Uruguay, e ciò nonostante l'opposizione di Washinghton, che non può accettare che un popolo possa decidere per sè e rifiutare le logiche del Fondo Monetario Internazionale.
E così dovrebbe e potrebbe fare l'Africa, grazie ai numerosi gruppi panafricani che si rifanno alle idee socialiste e democratiche di Sankara, Gheddafi, Lumumba, Nkrumah, Samora Machel, Mandela e molti altri, che hanno sacrificato la loro vita per i rispettivi popoli, uscendo dalla logica del profitto.
Uscire dalla logica del profitto. Chiedere democrazia diretta. Uscire dalla logica del capitale e raggiungere la logica del cuore. La logica dell'amore, ovvero dell'unica vera libertà.

Luca Bagatin

lunedì 28 maggio 2018

Libertà autentica è libertà dalla materia, ovvero dal profitto, dalla crescita, dalla concorrenza

Oggi l'economia è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi per produrre delle cose perlopiù inutili, che altri lavorano a ritmi spaventosi, per poter comprare, perché questo è ciò che dà soldi alle società multinazionali, alle grandi aziende, ma non dà felicità alla gente.

(Tiziano Terzani) 

Abbiamo sacrificato i vecchi Dei immateriali, e ora stiamo occupando il tempio del Dio-Mercato. Lui organizza la nostra economia, la nostra politica, le nostre abitudini e ci fornisce mutui e carte di credito che ci danno un’apparente felicità

(José "Pepe" Mujica, ex Presidente socialista dell'Uruguay) 

Il golpe europeo

In questo video del giugno 2013, tratto dal canale youtube di TRC Giornale, il Segretario del Partito Comunista Marco Rizzo presenta il suo saggio "Il golpe europeo" (Dalai editore).
Un video e un saggio di scottante attualità e contemporaneità.



"Il nemico principale dei poveri e dei popoli è il sistema liberale, con le sue contraddizioni, il suo intimo e radicato razzismo, il suo egoismo, la sua pretesa idea di libertà, che in realtà nega a chi ad esso non si assoggetta"
(Luca Bagatin)

"L'Europa sta mentendo quando afferma che difende il Bene, la democrazia, i diritti degli uomini. L'Europa, infatti, sta uccidendo i paesi dissidenti, i diversi paesi, i diversi uomini. L'Europa persegue il bene con tutti i mezzi del male. L'Europa è in profonda crisi, in crisi di coscienza"
(Eduard Limonov)

"Finché l'uomo sfrutterà l'uomo, finché l'umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui"
(Pier Paolo Pasolini)

"Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore"
(Pier Paolo Pasolini)

venerdì 25 maggio 2018

In memoria di Peter Boom (31 marzo 1936 - 26 maggio 2011)

Sono passati sette anni dalla morte fisica di Peter Boom, libero pensatore, scrittore, paroliere, cantante, attore, Babbo Natale presso il reparto pediatrico dell'ospedale di Viterbo, militante omosessuale e teorico della pansessualità.
Peter, che è stato negli ultimi anni della sua vita un mio caro amico e collaboratore del mio vecchio blog, è anche fra le figure ispiratrici del nostro pensatoio "Amore e Libertà".
Nel ricordarlo desidero riportare l'articolo che scrissi il 27 maggio 2011, ad un giorno di distanza dal suo passaggio oltre il Velo di Maya, nonché un breve video del maggio 2012 nel quale lo ricordo.

Luca Bagatin 



Ciao Peter, ti voglio bene !
di Luca Bagatin
27 maggio 2011

Ho appreso ora di una triste, tristissima notizia.
Una di quelle notizie che, quando arrivano, non te le aspetti: ti fanno crollare il mondo addosso.
Un mondo di affetti, di sincere amicizie, di collaborazioni culturali indissolubili.
Peter Boom è deceduto ieri sera nella sua casa di Bagnaia.
Rileggendo quest'ultima frase mi sembra ancora impossibile. Mi aveva scritto solo ieri un commento sul mio blog e ci eravamo sentiti al telefono solo qualche giorno prima.
I suoi amici mi hanno detto che, sino a ieri, stava bene. Poi il suo cuore non ha retto.
E' difficile per me scrivere queste righe nelle quali vorrei dire quanto a Peter ho voluto bene. E' stato per me un padre, un amico, un fratello.
E' sempre stato il primo, fra le persone che conosco, ad avere avuto una parola buona per me, specie nei momenti del bisogno.
Anche nei momenti in cui non volevo sentire nessuno, lui, con pazienza, iniziava a chiamarmi a casa o al cellulare sino a che non rispondevo. E, con un sorriso e qualche battuta, riusciva a tirarmi sù il morale.
Mi mancherà, e moltissimo, il suo accento olandese. Mi mancheranno moltissimo i suoi articoli sulle libertà sessuali, sulla pansessualità ed i diritti civili che, settimanalmente, pubblicavo sul mio blog da oltre tre anni. Mi mancheranno i commenti - sempre molto arguti - che quotidianamente lasciava sul mio blog.
Il mio blog, senza la collaborazione di Peter Boom, non sarà più lo stesso.
Mi aveva confidato che in questo periodo, peraltro, stava scrivendo un libro nel quale parlare, senza pregiudizi, della sua Teoria della Pansessualità
e di cui ci rimane il suo ottimo sito web http://digilander.libero.it/pansexuality. La vita di Peter Boom è stata una vita vissuta in pienezza e totale libertà. E' stato investigatore privato, cantante, attore, doppiatore, militante omosessuale.
Solo ieri, ironia della sorte, ero presente alla proiezione, presso Cinemazero a Pordenone, di un documentario che ricordava l'epopea del FUORI !, il primissimo movimento di liberazione omosessuale in Italia. Peter ne fu parte attiva, negli anni '70, al punto da essere anche il primo a realizzare un disco gay con la canzone "Lui ama lui".Peter ha, recentissimamente, avuto la possibilità di vedere il successo dell'ultimo film di Nanni Moretti - Habemus Papam - che anche lui ha magistralmente interpretato, recitando i panni del Cardinale O'Neil. Vedremo Peter ancora al cinema ad ogni modo e fra non molto, con "Appartamento ad Atene" di Ruggero Dipaola e di cui vi parlerò quanto prima.E' stato per me un onore essere il primo a venire a conoscenza delle sue nuove collaborazioni cinematografiche, che hanno rinverdito la sua cinquantennale carriera nel cosiddetto Mondo dello Spettacolo.
Vorrei dire molte cose e, questo, non sarà l'ultimo articolo che dedicherò a Peter.
E' stata una fra le poche persone importanti che hanno riempito ed influenzato la mia vita.
Ciao Peter, ti voglio bene.


Luca Bagatin


lunedì 21 maggio 2018

"L'Unione del Cuore". Poesia di Luca Bagatin

Donna dal mantello rosso,
capelli neri al vento,
profondi occhi azzurro verdi.
Cosa mi impedisce di proferirti parola ?
Il timore di un rifiuto ?
Il timore del giudizio ?
Il timore dell'amore ?
No di certo.
L'amore non conosce
o, meglio, non dovrebbe conoscere
timore.
L'amore non dovrebbe conoscere
nemmeno il desiderio.
Che è aspetto terreno,
lontano dal Divino.
E così, attraverso Te,
ovvero attraverso il simbolo che rappresenti,
quale Donna Anima,
incarnazione terrena della Dea,
riscopro me stesso.
Ed entro nel sogno.
Entro laddove una rosa
fiorisce nell'urna.
Laddove riposa qualcosa di antico.
Ritrovandomi oltre lo spacchio,
oltre il velo dell'illusione.
Oltre quella materia che ci separa
dal Cristo.
Solo allora saremo uniti.
Uniti nell'Amore.

Luca Bagatin

Il socialismo, in Venezuela, resiste. Articolo di Luca Bagatin

Il socialismo, in Venezuela, resiste.
Nonostante la guerra economica, le sanzioni e le speculazioni operate dall'emisfero capitalista del Pieneta - Stati Uniti d'America in primis - in quanto risulta inaccettabile che un popolo latinoamericano si sia liberato, nel corso degli anni, delle politiche del Fondo Monetario Internazionale, si sia riappropriato della propria sovranità e delle proprie risorse energetiche. E lo abbia fatto attraverso il socialismo, come ai tempi di Bolivar, di Sandino, di Allende, di Castro, di Guevara e di Evita e Juan Peron.
Il socialismo, in Venezuela, resiste attraverso la nuova vittoria del Presidente Nicolas Maduro che, con il 67,6% dei consensi, ha vinto nuovamente le presidenziali di domenica 20 maggio scorso (anticipate rispetto alla scadenza naturale di dicembre, peraltro).
Maduro, denigrato nell'emisfero capitalista, è amato dal popolo latinos, dagli strati sociali più deboli che, grazie al chavismo, hanno visto elevare le proprie condizioni economico-sociali, nonostante le sanzioni imposte da quegli USA che hanno sempre trattato l'America Latina come il proprio personale "cortile" di casa.
Ma l'America Latina socialista si è riscattata da tempo, perché il socialismo che la pervade è quello autentico, popolare, populista, genuino, originario, di ispirazione bolivariana, garibaldina, cristiana, libertaria e umanitaria.
Un socialismo che l'Europa ha dimenticato da molti decenni, governata da una destra ed una sinistra autoreferenziali e rappresentanti unicamente dei ceti sociali medio-alti ed elitari.
Maduro, come ha scritto di recente sul quotidiano spagnolo "El Pais", ha dichiarato che il Venezuela è una democrazia popolare, non classista, alternativa alle élite, la quale ha garantito missioni sociali, abitazioni, servizi e scuole pubbliche e, per rispondere alla guerra economica ha introdotto una criptovaluta denominata Petro, sostenuta dal petrolio nazionale del Paese, ovvero basata su una fonte economica reale.
Lo stesso ex Premier spagnolo socialista José Luis Rodriguez Zapatero (forse l'ultimo dei governanti autenticamente socialisti in Europa), osservatore internazionale e da tre anni mediatore del processo di dialogo e di pace fra la maggioranza e l'opposizione venezuelana si è detto stupito del comportamento dell'Unione Europea nei confronti dell'attuale leadership socialista. Del resto sarebbe assurdo non riconoscere il risultato elettorale di domenica scorsa, avvenuto con voto elettronico, dal quale si evince una schiacciante vittoria di Maduro, candidato del Gran Polo Patriotico (coalizione di partiti formata dal Partito Socialista Unito del Venezuela, dal Partito Comunista del Venezuela, oltre che da movimenti di ispirazione indigena, socialdemocratica, socialista rivoluzionaria e bolivariana); seguito dal rappresentante del centrosinistra Henri Falcon, alla guida di Avanzada Progresista con il 21,15%; dall'imprenditore Javier Bertucci, rappresentante di "El Cambio" con il 10,7% e dal candidato della sinistra radicale "Unidad Politica Popular 89" Reinaldo Quijada con lo 0,4%.
L'astensione è stata alta, è vero, ovvero del 54%, ma pur sempre inferiore rispetto a quella con la quale si elegge da tempo un Presidente negli USA e non lontanissima da quella della Francia delle ultime presidenziali. Questo dato, ad ogni modo, dovrebbe spingere il governo socialista riconfermato a rendere ancora più partecipe il popolo relativamente alle decisioni politiche ed economiche interne e a riavviare un dialogo costruttivo con quell'opposizione più moderata e meno legata ad interessi capitalistici, oltre che intervenire con incisività nei casi di corruzione e di insicurezza pubblica, problemi certamente da non sottovalutare in Venezuela.
Il socialismo - che è poi il nostro garibaldinismo repubblicano del cuore - ad ogni modo, resiste e auspichiamo possa tornare nuovamente protagonista anche in Brasile e in quell'Argentina che il liberal-capistalista Macri sta facendo tornare indietro di decenni.
Hasta la Victoria Siempre, nel nome di Bolivar, Garibaldi, José Martì, Sandino, Guevara, Peron e Chavez !

Luca Bagatin

mercoledì 16 maggio 2018

Democrazia è sovranità. Sovranità è socialismo. Socialismo è amore. Amore è libertà. Riflessioni di Luca Bagatin

La libertà, nel mondo materiale, trovo sia pura illusione.
L'essere umano può tendere verso la libertà, ma mai raggiungerla. La libertà non è un orgasmo !
L'unica vera libertà è quella dello Spirito.
Nei tempi moderni non esiste alcuna libertà. Ma solo schiavitù: del mercato, della pubblicità, delle mode, della tecnologia, del sesso...L'Amore è libertà. Ma l'Amore, è di questo mondo ?


Personalmente non credo nel relativismo, così come non credo nell'ateismo.
Penso siano specchietti per le allodole promossi dal modernismo e dal progressismo per illudere le masse. La libertà è prima di tutto interiore. Il massimo che si può e si dovrebbe poter ottenere in questo mondo - e non è poco - è quell'emancipazione materiale e sociale indispensabile a ciascuno di noi per sostenerci ed elevarci spiritualmente. Solo allora, allorquando ci saremo elevati, raggiungeremo l'Amore, ovvero la libertà.

La prima volta che lessi Alain De Benoist fu sulle colonne della rivista socialista Critica Sociale.
Imparai, via via, ad approfondire il socialismo originario, che è populismo, nel senso più positivo del termine.
Scoprii così intellettuali quali Michéa, Dugin, Limonov, Clouscard e riscoprii Pasolini, Gramsci, Orwell, Mazzini, Proudhon, Marx, Engels, Bakunin.
Negli ex socialisti di oggi - ormai capitalisti e liberali - non vedo nulla di quello spirito (che purtuttavia aveva per molti versi Bettino Craxi).
E non mi stupisce che, in Europa, i cosiddetti “socialisti”, non abbiano saputo difendere i popoli ed i poveri, ma, anzi, abbiano attuato privatizzazioni, precarizzazione del lavoro, austerità. Ovvero tutti quegli aspetti caratterizzanti la modernità d'oggi, ovvero il capitalismo assoluto.
Socialismo è socializzazione. Socialismo è autogestione. Socialismo è democrazia diretta e popolare. Non va dimenticato.
Se proprio personalmente dovessi politicamente definirmi, oggi, direi dunque che mi sento un socialista originario, autogestionario e conservatore.

Trovo sia preferibile il politicamente scorretto al politicamente corrotto.

Penso che tornerà ad esserci un po' più di democrazia quando l'Europa non ci chiederà più niente e tornerà ad essere un'espressione geografica, ovvero ogni Paese tornerà ad essere sovrano.
Condizione base affinché un popolo possa autogovernarsi. E l'autogoverno, come l'autogestione, è la base della democrazia, che è governo di popolo, con il popolo, per il popolo.


Luca Bagatin

lunedì 14 maggio 2018

"L'Innocenza e l'Amore". Poesia di Luca Bagatin

Nei tuoi occhi, il calore di un abbraccio,
E' il tenero abbraccio di chi sa ascoltare.
Nella tua voce, il suono della mite armonia.
E' l'armonia che il Creatore seppe infondere nei cuori.
Nei tuoi gesti, la semplicità e l'amore di una madre.
E' la semplicità e l'amore che accolgono un figlio.
Nei tuoi pensieri, tutto il mondo è compreso.
E' il mondo nella sua interezza, nelle sue bellezze come nelle sue brutture.
Chi sei tu, se non l'Innocenza ?
L'Innocenza osserva.
L'Innocenza non giudica.
L'Innocenza è quell'amore,
che gli esseri umani ancora non riescono a fare proprio,
che non comprendono.
Ma che, per tutta la loro vita, ricercano.

Luca Bagatin

Il Venezuela al voto. Favorito ancora una volta il socialismo bolivariano ! Articolo di Luca Bagatin

Il Venezuela si avvia, il 20 maggio prossimo, alla sua ventiquattresima elezione democratica in diciannove anni.
Il favorito nei sondaggi è, con oltre il 50% dei consensi, il socialista Nicolas Maduro, che guida la coalizione chavista del "Gran Polo Patriotico" e attuale Presidente della Repubblica, la cui coalizione ha già stravinto le elezioni amministrative del 15 ottobre scorso.
Maduro, amato dal suo popolo come dimostrano i numerosi i bagni di folla festante nei comizi in giro per il Paese, non è certo amato dalle élite dell'emisfero capitalista dei pianeta, in quanto, coerentemente con le riforme avviate dal suo predecessore Hugo Chavez, ha saputo ridare dignità e sovranità al Paese, in alternativa al governo dell'economia fondato sul profitto.
Maduro, come ha scritto di recente sullo spagnolo "El Pais", ha ricordato come il Venezuela bolivariano sia una democrazia popolare, non classista, alternativa alle élite, la quale ha garantito abitazioni, servizi e scuole pubbliche, nonostante la guerra economica in atto da anni, volta a destabilizzare il Paese ed anche per questo il governo ha risposto attraverso l'introduzione della criptovaluta denominata Petro, sostenuta dal petrolio nazionale prodotto nel Paese.
Gli altri candidati principali in corsa alle Presidenziali venezuelane sono l'ex sindaco di Iribarren e governatore di Lara, Henri Falcon, ex socialista ed ora candidato del cartello elettorale di centrosinistra "Avanzada Progresista", Javier Bertucci, imprenditore e leader religioso evangelico, candidato di "El Cambio" e Reinaldo Quijada, candidato di "Unidad Politica Popular 89", direttore del gruppo editoriale Aporrea, chavista ma critico nei confronti di Maduro, criticando l'introduzione della criptovaluta Petro quale strumento capitalista e ritenendo che l'attuale governo non sia più rivoluzionario ed abbia smesso di costruire il socialismo.

Luca Bagatin

giovedì 10 maggio 2018

Eduard Limonov: un dissidente dalla parte dei deboli. Articolo di Luca Bagatin

Eduard Limonov, al secolo Eduard Veniaminovich Savenko è, per il sottoscritto, il simbolo più fulgido del nostro tempo, così come in passato lo furono Gabriele d'Annunzio e Pier Paolo Pasolini.
Di lui e del suo partito, il Partito Nazionalboscevico, scrissi entusiasticamente già qualche anno fa, definendolo scrittore anti-intellettuale e anti-politico nel senso più positivo del termine.
Oggi ritorno a parlare di Limonov, scrittore e dissidente russo, e non smetterò di farlo nei mesi a venire credo, in quanto il suo ultimo libro - "Zona industriale" - edito da Sandro Teti, è in questi giorni presentato in Italia dallo stesso Limonov, il quale è uscito dal suo Paese natale dopo ben vent'anni.
Eduard Limonov è uno scrittore di 75 anni portati benissimo. Un dissidente integrale, impossibile da inquadrare e che non ama le etichette. E' un nazionalista moderato, un socialista "dalla linea dura", un anticapitalista capace di unire i valori della destra patriottica e della sinistra sociale tipici del Socialismo Russo, che è poi il miglior socialismo originario europeo dell'Ottocento: quello del populismo russo del XIX secolo, quello di Pierre Leroux, di Marx, Engels, Bakunin, Proudhon di cui parlano scrittori queli Michéa e De Benoist.
Limonov è un intellettuale dei nostri tempi senza pretese se non quella di promuovere la sua visione eurasiatica e nazionalbolscevica del mondo. Un autodidatta, ex teppista amante della letteratura e della poesia nell'URSS degli Anni '60, che negli Anni '70 si farà volutamente espellere per approdare negli USA ed ove vivrà di scrittura e di umilissimi lavori, assieme alla ex moglie Elena (che, come segnala anche il suo sito ufficiale web www.tout-sur-limonov.fr, si trovava fra il pubblico romano alla presentazione di "Zona industriale" del 7 maggio scorso).
Negli USA, Limonov, inizierà a frequentare circoli culturali e alla moda e raggiungerà la prima notorietà nel 1979, attraverso il romanzo "Sono io, Edika", uscito postumo in Italia nel 1985 con il provocatorio titolo "Il poeta russo preferisce i grandi negri".
Bisessuale dichiarato, Limonov non smetterà mai di scandalizzare volutamente il pubblico con il suo linguaggio a tratti scurrile, violento, provocatorio, erotico all'estremo, ma anche profondamente sensibile.
La scrittura e la vita di Limonov sono per molti versi state segnate dagli abbandoni sentimentali prima di Elena Schapova e successivamente della cantante Natalia Medveva, che lo sposò negli Anni '80.
Forse anche queste delusioni lo spingeranno a divenire un "poeta soldato", come d'Annunzio, partecipando negli anni '90 alla guerra civile nell'ex Jugoslavia a fianco dei serbi e successivamente tornando in Russia ed organizzando un gruppo di poveri, sbandati, emarginati, punk ed ex punk delusi dal crollo dell'Unione Sovietica e vittime dell'avvento dei liberalismo oligarchico. Quel nucleo di "desperados", nel 1992, prenderà il nome di Fronte Nazionale Boscevico e, nel 1994, di Partito Nazionalbolscevico (PNB) e sarà ispirato alle teorie eurasiatiste del filosofo Aleksandr Dugin ed a quelle culturali e sociali della Nuova Destra di Alain De Benoist, ovvero un'unione fra un programma economico socialista autentico (superamento del capitalismo, giustizia sociale, lavoro collettivo, proprietà in comune) ed una visione nazionale in politica interna in grado di dare priorità allo Stato sull'economia ed una maggiore centralità della Russia in Europa.
Limonov, Dugin ed il cantante e chitarrista punk rock Egor Letov saranno dunque i maggiori animatori del PNB e del suo giornale controculturale "Limonka" ("Granata") e riusciranno via via ad aggiudicarsi le simpatie dei nazionalisti e dei comunisti delusi dall'avvento di Eltsin al potere e della conseguente distruzione della Russia in favore degli oligarchi e delle politiche globaliste e imperialiste degli USA e della NATO.
Il Partito Nazionalbolscevico sarà successivamente, con l'avvento di Vladimir Putin al governo, il maggior oppositore di quest'ultimo, al punto da ricevere il plauso sia di Elena Bonner, vedova del dissidente Andrej Sacharov, che della giornalista Anna Politkovskaja, la quale definirà i Nazbol dei "giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che permettono di guardare con fiducia all'avvenire morale del Paese".
Giovani coraggiosi e dissidenti al punto che il PNB sarà l'unico partito in Russia ad essere messo fuorilegge nel 2007 e molti dei suoi componenti saranno arrestati, fra cui lo stesso Limonov nel 2001 accusato di un inesistente traffico d'armi e ciò gli costerà ben due anni di carcere. E' in questi anni che scriverà altri dei suoi romanzi fra cui il "Libro dell'acqua", "Diario di un fallito" ed in particolare "Il trionfo della metafisica - memorie di uno scrittore in prigione".
Il suo ultimo libro, "Zona industriale", oltre a parlare della sua avventurosa vita, racconta anche dell'incontro con un ratto bianco femmina che gli ricorda gli ex compagni di cella e che egli decide di chiamare Krys, la quale odora di bucato appena tirato fuori dalla lavatrice in quanto ama mangiare il sapone. Le pagine dedicate a Krys sono forse le più tenere scritte da un autore che, sotto la scorza del "duro" ha un vero animo sensibile, che pur nella sua gioventù ha voluto nascondere.
Limonov ha vissuto sino al 2005 con Krys, morta un anno dopo suo padre e tre anni prima di sua madre, nel piccolo e umido appartamento moscovita dove lo scrittore vive, nella zona industriale Siry.
Limonov non si è infatti mai arricchito ed ha sempre odiato la ricchezza, nonostante abbia frequentato ambienti alla moda e la sua ultima moglie sia stata l'attrice Ekaterina Volkova, dalla quale ha avuto due bellissimi figli.
Eduard Limonov, divenuto famoso in Occidente negli ultimi anni grazie alla biografia romanzata scritta da Emmanuel Carrère, pubblicata in Italia da Alelphi, nella quale purtuttavia egli non si riconosce mimimamente, non ha comunque mai smesso di fare politica, divenendo, assieme ad Aleksandr Dugin (con il quale ha politicamente rotto, ma con il quale mantiene comunque una visione politica simile), Alain De Benoist, Jean-Claude Michéa e la rivista francese socialista rivoluzionaria "Rébellion", punto di riferimento di una galassia politico intellettuale vasta e che sempre più affascina le nuove generazioni. Una galassia oltre la destra e la sinistra, in grado di abbracciare: suggestioni eurasiatiche; un'alternativa sociale ad una Europa e ad un mondo unipolare oligarchico-liberale; un ritorno al socialismo autentico ed originario, che è populismo nel senso autentico ed originario del termine, ovvero politica di popolo e per il popolo.
Non a caso Limonov si definisce un "dissidente dalla parte dei ribelli e dei deboli" e ricorda come in Russia, mentre lui è stato condannato a quattro anni di carcere di cui due scontati interamente (è uscito anticipatamente per buona condotta), il cosiddetto dissidente filo-occidentale Navalny è stato condannato al massimo a quindici giorni.
Oggi Limonov, che non ha mai lesinato critiche anche agli Stati Uniti d'America ed alla loro assurda pretesa di destabilizzare il mondo, ritiene che quello di Putin sia un potere assolutista, ma attualmente senza alternative e che in realtà la Russia sia governata da trenta famiglie. Ad ogni modo, nonostante al Partito Nazionalbolscevico sia impedito presentarsi alle elezioni (anni fa riuscirono a presentarsi in una composita alleanza unita da elementi liberali, socialisti, nazionalisti e comunisti denominata "L'Altra Russia", ma ottenendo pochi consensi), militanti nazionalbolscevichi rimangono comunque attivi in ogni parte dell'ex URSS, come ad esempio nella guerra in Ucraina a sostegno dei ribelli del Donbass contro i nazionalisti Ucraini. Qui i nazionalbloscevichi sono coordinati fra l'altro da Zachar Prilepin, anch'egli grandissimo scrittore e dissidente, che in Italia ha pubblicato con Voland bellissimi romanzi di storie e vite di periferia della Russia post-sovietica.
Negli ultimi anni, Limonov, è stato fermato diverse volte per manifestazioni non autorizzate contro il Cremlino e temeva che ciò gli impedisse di essere presente in Italia, in questo periodo, per le presentazioni del suo libro organizzate da Sandro Teti e che lo vedranno protagonista anche al Salone del Libro di Torino.
Limonov sembra dunque una figura in bilico, scrivevo all'inizio dell'articolo, fra d'Annunzio e Pasolini. Fra il "poeta soldato", l'esteta rivoluzionario innamorato della sua idea ed al contempo dell'emancipazione degli oppressi ed il poeta di vita, di strada, l'intellettuale dissidente.
Limonov non è un intellettuale da salotto, questo è certo. E' un autodidatta, antiborghese, anticonformista, anarcoide, socialista autentico.
Ultimo ma non ultimo dei rivoluzionari del momento presente nel quale viviamo. Il momento che De Benoist ha definito, giustamente, "momento populista" nel senso più positivo del termine: quello del riscatto dei poveri, dei popoli, degli opporessi da ogni oligarchia.

Luca Bagatin

lunedì 7 maggio 2018

"Riflessi incondizionati - Parte prima" di Luca Bagatin

SCRITTURA

Scrivo e leggo assiduamente sin da quando avevo 14 anni.
Sono sempre stato un tipo irrequieto e curioso.
Non ho mai scritto pensando o sperando di essere letto. L'ho sempre fatto per far colpo sulle ragazze.
Oggi ho meno voglia di scrivere, perché mi interessa far meno colpo.
Mi dicono che sono un tipo ironico, ma in realtà non ho mai capito l'ironia.
Mi piacciono i giochi di parole. Le assonanze, le consonanze e le dissonanze sono sempre state uno dei metodi che ho usato per comunicare con il mondo esterno.
Un mondo che non ho ma capito.
Ma la cosa che mi ha sempre reso davvero orgoglioso di me, è che non mi ha mai accettato.

FRATELLANZA

Lo spirito di fratellanza. Questa frase ha sempre colpito il mio immaginario. Forse perché non ho mai avuto fratelli e i tre fratellastri che ho in giro per il mondo hanno sempre preferito ignorarmi.
Peggio per loro. Io non ho perso nulla nel non conoscerli, direi. E ho i miei buoni motivi per dirlo.
La fratellanza per me è un sentimento. E' come l'amicizia, ma più profondo.
Se l'amicizia è una cosa rara, la fratellanza è una cosa praticamente utopistica. Come l'amicizia, ad ogni modo, è un aspetto sbandierato a destra e a manca, spesso o quasi sempre ipocritamente.
Perché ?
Perché sembra brutto dire che si nasce soli e si muore soli. Si preferisce, spesso, vivere nell'illusione di essere, quantomeno, "ben accompagnati".

DONNE

Le donne mi sono sempre piaciute molto. Questa frase l'ho scritta e ripetuta non so quante volte.
Mia madre ricorda ancora che, quando ancora ero bambino e vedevo una bella ragazza, le gridavo, in romanesco: "ABBONAAAA!". Non so se sia vero e non so chi me lo avrebbe insegnato. E' un aneddoto simpatico.
Deb diceva che sono la reincarnazione di Casanova e che eccetera. In realtà, a dispetto delle apparenze, non credo nella reincarnazione. E se anche ci credessi penso che sarebbe una vera stronzata.
Ho conosciuto diverse donne e sin da piccolo preferivo la compagnia femminile. Penso di conoscere abbastanza bene la psicologia femminile da poterne descrivere pregi e difetti.
E' solo un dato di fatto, come quello che non vado d'accordo con le femministe ma adoro le lesbiche. E l'empatia è reciproca.

PAURA

I film di paura hanno un loro fascino. Mi mettono allegria. Sarà che l'inquietudine è la sensazione che prevale da sempre (sempre !) nel mio animo.
Se sei inquieto ti dicono che allora sei profondo. Sì, come un pozzo. Nero.
Non c'è niente di utile nell'essere profondi, anche se non credi che l'"utile" sia un concetto gradevole o interessante. Non c'è niente di interessante, allora, diciamo, nell'essere profondi.
Se sei profondo, il massimo che ti piò capitare, è di affondare. Il minimo è di scrivere qualcosa di decente.
Che non fregherà a nessuno.

GATTI

Il gatto o, meglio, il felino, è secondo me l'essere vivente più maestoso che esista. Perché intelligente, simpatico, a volte grasso, altre volte magro, coccoloso oppure aggressivo il gatto è dotato di una personalità poliedrica in grado di renderlo l'essere più degno di attenzioni di questa terra. Non è un caso se gli Antichi Egizi lo consideravano sacro o se molte Tradizioni l'abbiano considerato magico.
Il gatto è l'animale di compagnia, per eccellenza, delle persone sole. Ma ben accompagnate. Da un gatto o, ancora meglio, da una tribù di gatti che a loro volta producono altri gatti.
Sono un po' di anni che non ho la possibilità di avere un gatto mio, purtuttavia do da mangiare a molti randagi.
I gatti di oggi non sono più socevoli come quelli di venti, venticinque, trenta anni fa. Non ti si avvicinano più, non si fanno più accarezzare, non ti fanno più le fusa anche se dai loro da mangiare e lo fai con tutto l'amore di cui sei capace, perché un gatto merita solo amore, che altro ? Vogliono da mangiare e basta. Hanno paura, anche loro. Scappano. Temono l'essere umano ?
Non li biasimo.

DESTRA E SINISTRA

Non mi sentivo di sinistra nemmeno quando, oltre venti anni fa, militavo in partiti di sinistra.
In realtà per carattere sono sempre stato un conservatore. Persino da ragazzino, conservavo di tutto. Non ho mai buttato via niente. E mi è sempre piaciuta la frugalità, mai lo spreco, mai l'abbondanza.
Questo faceva di me già allora, credo, un socialista conservatore.
Infondo, al di là delle cose che studi, che approfondisci nel corso degli anni, ciò che ti caratterizza sono le esperienze dirette e il carattere. Ero uno che stava per i fatti suoi, che non rompeva al prossimo, il che poteva fare di me un individualista e in parte era vero. In realtà cercavo anime a me simili.
Sarà per questo che, negli anni, qualcuno mi ha associato al "partito radicale", forse uno dei pochi partiti ai quali non mi sono mai iscritto. Perché caratterialmente ero simile a Pannella, di cui sono stato amico. Più che altro, come ho sempre detto, del "partito radicale" l'unica cosa che trovavo interessante era Cicciolina, ma questa è un'altra storia che non ho voglia di raccontare.

SESSUALITA'

Il sesso, più che un bisogno, è un sogno. Il desiderio realizzato di qualche cosa di inconscio che si libera attraverso degli organi deputati alla riproduzione umana.
Non ho mai capito i tabù legati al sesso.
Non ho nemmeno mai capito la mercificazione dei corpi. Ma, del resto, non ho mai capito perché qualche cosa debba necessariamente essere in vendita in generale (nel sesso in particolare).
Non ho mai capito altre cose.

SEDUZIONE

Cri una volta mi ha detto che avevo un atteggiamento seduttivo e sono scoppiato a ridere.
Non so corteggiare, al massimo scrivo poesie.
La seduzione dovrebbe portare a qualcosa. Portarsi a letto qualcuno ? Avere una storia sentimentale con quel qualcuno ? Ottenere il riconoscimento di qualcuno attraverso un atteggiamento seduttivo ?
Le persone, nella vita, cercano riconoscimento. Non sanno riconoscersi, né riconoscere, ma cercano riconoscimento.
E' solo un dato di fatto. Ce ne sono molti altri.

SOCIALISMO E' POPULISMO. POPULISMO E' LIBERTA'

Il termine lo inventò Pierre Leroux, ex carbonaro, operaio tipografo e filosofo francese dell'Ottocento.
Il socialismo non è di sinistra, come ha scritto Jean-Claude Michéa, spiegandone le ragioni.
La sinistra è borghese, la destra è oligarchica. Il socialismo è democratico in quanto popolare e populista.
Il populismo è libertà. Libertà di cosa ? Da che cosa ? Del popolo di autogestirsi e di autogovernarsi. E' libertà dal bisogno, dall'oppressione, dai condizionamenti.
La libertà può solo essere ricercata, mai ottenuta sino in fondo, nell'universo materiale.
La libertà è socialista. L'oppressione è liberale.
E' un dato di fatto che scopri quando capisci che il sistema economico capitalista fotte i poveri senza farli minimamente godere.

POESIA

Mi è sempre piaciuto dedicare poesie alle mie Muse.
Chi sono le mie Muse ?
Hanno molti nomi, molti volti, molti corpi.
Sono le donne sulle quali volevo far colpo e che mi hanno, inconsapevolmente, esortato ad iniziare a scrivere.
Non ho mai pensato di aver scritto davvero poesie artistiche, erotiche, profonde. Ho scritto delle cose ispirate. A volte mi chiedo se i giornali che me le hanno pubblicate lo abbiano fatto solo per riempire un vuoto, il che può anche essere. Io non chiedo mai. Io scrivo.
Una volta ad un convegno politico, moltissimi anni fa (era il 1999 ?), mi chiesero di intervenire ed io iniziai leggendo una poesia. Il pubblico non capì.
Esattamente come io, oggi, non capisco la politica europea.

EUROPA

Le ragazze francesi e russe mi affascinano moltissimo. Anche quelle spagnole e di colore.
Non mi sento europeo, al massimo mi sento eurasiatico, forse anche perché i miei tratti somatici ed il mio carattere non è così lontano da quello dei Paesi dell'est, come mi disse una volta Ilona.
L'America Latina, anche se non completamente integrata in un unico continente unito, è riuscita a liberarsi dal colonialismo e dal neocolonialismo attraverso ricette socialiste e democratiche, ovvero assembleariste.
In Europa, invece, sembrano rimpiangere ad est il comunismo e ad ovest una sana sovranità nazionale.
I politici europei sono lontani anni luce dalla realtà delle persone.
E' un dato di fatto, sembrerebbe.

SALOTTI

Non ho un salotto. Non ho mai frequentato salotti. Sicuramente non frequenterai salotti buoni. Da ragazzino andavo d'accordo con gli ultimi della classe ed i bulletti.
Sedermi su un divano mi fa male alla schiena. Provate a vivere per trent'anni nell'umidità, ma non mi lamento.
Dato di fatto: sedicenti amici o contatti che si trovano nella stessa città in cui vivi tu e evitano di incontrarti (consapevolmente o inconsapevolmente).
Amici o contatti stranieri che invece fanno di tutto per incontrarti anche se vivono a km e km di distanza da te. E ci riescono.
Anche se non hai un salotto.

POPOLI

Personalmente non sono monarchico, ma rispetto persino quegli Stati che per Storia e tradizione si sono dotati di una monarchia.
Penso che democrazia sia rispetto della Storia, della tradizione e della cultura altrui e propria.
Ovviamente per quei popoli che hanno una cultura e una tradizione, non per quelli che hanno sradicato culture originarie.
Nessun popolo è esente da un passato.
E più un passato è antico più merita rispetto. È così anche per gli esseri umani.
Nessuno rispetta più gli anziani. Sarà la paura di invecchiare.
La modernità non fa altro che farci sprofondare nella paura.

 
Luca Bagatin

giovedì 3 maggio 2018

Il socialismo autentico e originario spiegato dal filosofo Jean-Claude Michéa. Articolo di Luca Bagatin

Con "Il nostro comune nemico - Considerazioni sui giorni tranquilli" (titolo originale "Notre ennemi, le capital"), edito di recente in Italia da Neri Pozza, il filosofo orwelliano, socialista ed ex aderente al Partito Comunista Francese Jean-Claude Michéa, si riconferma il miglior interprete del socialismo autentico e originario e ciò attraverso la sua incessante denuncia del sistema della crescita economica illimitata; dell'accumulo di capitale che genera conseguente sfruttmento e dell'ideologia del progresso, nata con la Rivoluzione Francese ed all'origine della sinistra borghese e della destra oligarchica, entrambe contrapposte al popolo ed ai suoi rappresentanti: populisti, socialisti e comunisti i quali - come già dimostrato da Michéa nei suoi predecenti saggi ("Il vicolo cieco dell'economia" (Elèuthera, 2012) e "I misteri della sinistra" (Neri Pozza, 2015)) - lungi dal rappresentare la sinistra, sono da sempre i migliori interpreti delle necessità delle classi popolari e dell'uscita immediata dal capitalismo.
La sinistra, storicamente asservita alle logiche del capitale e della borghesia ed oggi in tutta Europa miglior interprete dell'avvento del capitalismo assoluto è, sin dai tempi della repressione (ordinata da governi di sinistra) della Comune di Parigi (1870) e del Movimento Spartachista giudato da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht (1919), la maggiore oppositrice del socialismo originario e autentico costituito originariamente da operai e contadini, i quali finirono per allearsi ai borghesi della sinistra liberale e progressista, in un abbraccio mortale, unicamente in chiave antimonarchica e antireazionaria in particolari momenti storici (l'Affaire Dreyfus in primis, l'avvento dei fascismi ecc...).
Nel saggio, a tal proposito, Michéa rammenta che, sino al 1921, la SFIO, ovvero la Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (che darà poi origine al Partito Socialista Francese) ci teneva a precisare di essere un partito "di lotta di classe e rivoluzione" e che "nè il blocco delle sinistre nè il ministerialismo", condannati entrambi, "troveranno la minima possibilità di successo tra i suoi ranghi".
Ciò accadde in Francia (ove lo stesso Partito Comunista Francese si definirà "di sinistra" solo negli ultimi decenni), ma accadrà via via in tutta Europa, portando ai giorni nostri i cosiddetti "partiti socialisti", ormai abbandonata la lotta di classe e le antiche rivendicazioni portate avanti dagli aderenti alla Prima Internazionale (ricorda lo stesso Michéa che mai nel corso della loro vita Marx, Engels, Bakunin, Proudhon si definirono "di sinistra") a diventare i maggiori sostenitori dei vari Jobs Act, Loi Travail, precarizzazione del lavoro, liberalizzazioni e deregolamentazioni selvagge, austerità, distruzione dell'ambiente in nome della crescita economica, perdita delle identità attraverso la promozione del consumismo e dell'immigrazionismo ecc...
Nel saggio, Jean-Claude Michéa, spiega dunque come la sinistra liberale abbia fatto suo il modello ipercapitalista, giovanilista e di neo-sfruttamento di Goldman Sachs e della Silicon Valley e ravvisa, invece, la necessità di un ritorno a Marx per combattere una modernità foriera di alienazione e schiavitù portatrice di instabilità ed insicurezza (economica, sociale, lavorativa, famigliare, sentimentale...) fomentata anche dai sedicenti "social"network che riuniscono gli individui unicamente in quanto esseri separati e non contribuiscono affatto alla socializzazione ed a creare autentici legami sociali, civili, umani, fondamento di ogni democrazia e di ogni "società decente" nel senso che Orwell forniva a tale termine quale base di ogni comunità civile, solidale e fraterna.
Accanto a Karl Marx e George Orwell, i pensatori di riferimento di Michéa - per un ritorno ad un sano socialismo originario - sono Marcel Mauss, antropologo socialista e teorico dell'economia del dono e Guy Debord, con la sua critica alla "società dello spettacolo" e della "dissoluzione di tutti i legami sociali". Un socialismo originario che si contrapponga, dunque, al "nostro nemico comune", ovvero al capitalismo liberale che ha unito, politicamente, culturalmente e socialmente quelle élite sia di destra che di sinistra, già denunciate dal sociologo Christopher Lasch negli Anni '90 (si veda in merito la mia recensione al suo saggio fondamentale: http://amoreeliberta.blogspot.it/2018/01/la-rivolta-delle-elite-il-tradimento.html) e che, secondo Michéa "non hanno più altro ideale concreto da proporre se non la dissoluzione continua e sistematica dei modi di vivere specifici delle classi popolari stesse - e la dissoluzione delle loro ultime conquiste sociali - nel moto perpetuo della crescita globalizzata, sia essa ridipinta di verde o coi colori dello sviluppo sostenibile, della transizione energetica e della rivoluzione digitale".
Jean-Claude Michéa denuncia dunque una società nella quale nessuno si preoccupa più per l'altro e nella quale prevalgono egoismo ed interesse privato e contrappone tale tipo di società a modelli tradizionali e più arcaici, radicati nelle comunità popolari rivalutate anche dello stesso Marx negli ultimi anni di vita e fondamento base per ogni possibile rivoluzione socialista. Modelli popolari fatti di aiuto reciproco, mutualismo e spirito del dono fra amici, parenti, vicini di casa, colleghi...
Nel saggio Michéa non manca di sottolineare le motivazioni per le quali le classi popolari europee, nel corso dei decenni, si sono via via rifugiate nell'astensionismo di massa (non ultimo, se pensiamo a casa nostra, il caso delle elezioni regionali del Friuli, nel quale non ha votato nemmeno la metà della popolazione) o nel voto a partiti cosiddetti "antisistema" o "populisti" e ciò in quanto le classi popolari hanno via via preso coscienza di quanto sopra già scritto, ovvero dei tentativi sistematici dei "partiti del blocco liberale" di dissolvere ogni conquista sociale delle classi popolari e nel tentativo di distruggere il loro modo di vivere attraverso l'imposizione del modello globalista, capitalista selvaggio, immigrazionista (di sfruttamento dunque di quell'esercito industriale di riserva denunciato da Marx, ovvero la manodopera straniera a basso costo, foriera di nuove lotte fra poveri e a tal proposito si rammentino le lotte anti-immigrazione portate avanti storicamente dal Partito Comunista Francese e dal suo Segretario Generale Georges Marchais) e di austerità...perché "ce lo impone l'Europa" (una Europa infatti globalista, capitalista, liberale, antisociale, antisocialista, elitaria) o, peggio ancora, "il mercato", "la globalizzazione" ecc...
In tutto ciò sarà proprio la sinistra europea a raccogliere la bandiera del globalismo, del capitalismo assoluto e così via e ciò in nome del "progresso", della "modernizzazione", della "crescita economica" (che non è affatto infinita e illimitata, come credono i liberali della sinistra !) e sostituendo le antiche lotte di emancipazione del lavoro e del salario dei socialisti originari con riforme civili quali "il matrimonio per tutti", l'"utero in affitto" e la fecondazione assistita (con tutte le loro ricadute in termini economico-capitalistici ed utili unicamente a quelle classi sociali che, economicamente, se le possono permettere) ecc...
Non è un caso, come sottolinea Michéa, se i partiti di sinistra, in Francia e non solo, sono votati massicciamente nei quartieri ricchi e "à la page" e se il voto operaio si è via via spostato o verso l'astensione o verso l'estrema destra e se un esponente della sinistra liberale come Emmanuel Macron, uomo dei poteri finanziari, ha affermato - come riportato da Michéa medesimo nel saggio - che essere di sinistra oggi significa fare tutto ciò che è in nostro potere affinché "ogni giovane abbia voglia di diventare miliardario".
Michéa, nel suo saggio, plaude a movimenti socialisti quali lo spagnolo Podemos, ispirato ad Antonio Gramsci, al socialismo populista del filosofo argentino Ernesto Laclau ed alle rivoluzioni socialiste dell'America Latina degli ultimi vent'anni. Egli ravvisa in Podemos un partito in grado di superare i vecchi steccati dei partiti borghesi della destra e della sinistra e di parlare direttamente alle classi popolari attraverso un linguaggio concreto, non ideologico e fondato su bisogni reali, così come lo erano i movimenti socialisti dell'Ottocento, fondato su una progressiva uscita dal sistema capitalista e su una democrazia realmente diretta.
Oltre a ciò, Jean-Claude Michéa, denuncia il sistema liberale e capitalista quale portatore, attraverso la concorrenza, di situazioni di monopolio ove "c'è sempre un vincitore" e ciò a totale discapito del cittadino, del consumatore e del lavoratore e rammenta come il termine "populista", oggi manipolato dai media in senso spregiativo, ha diversamente e storicamente sempre rappresentato il fondamento del socialismo popolare e democratico. In tal senso, l'Autore, segnala il saggio degli italiani Fruttero e Lucentini, pubblicato negli anni '70, "La prevalenza del cretino", i quali presentano in esso l'idea di "decenza comune" nel pensiero di Orwell quale esempio di: "socialismo umanitario, populista, un po' anarchico, senza tessere né dogmi, basato, alla fin fine, sull'abbraccio fraterno, sull'ardente stretta di mano fra compagni e amici".
Questa, in sistesi, potrebbe essere la filosofia dello stesso Michéa che, con "Il nostro comune nemico", presenta al lettore i pericoli del capitalismo assoluto e della modernità liberale di ieri e di oggi e la necessità di uscirne attraverso un ritorno a quella decenza comune che solo il socialismo originario - oltre e contrapposto alla destra, alla sinistra ed alle elite economiche e finanziarie - seppe incarnare.

Luca Bagatin