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mercoledì 28 novembre 2018

Il popolo contro le élite: continua la protesta dei Gilet Gialli. Articolo di Luca Bagatin

Non si arresta il movimento di protesta popolare dei Gilet Gialli, movimento cittadino spontaneo, senza colore politico, che da giorni sta infiammando la Francia e che sabato 1 dicembre intende riportare ancora una volta le persone in piazza.
E' la Francia rurale e delle periferie unita alla Francia dei cittadini comuni, giovani, anziani, di ogni classe sociale, i quali rivendicano, oltre ad una diminuzione del prezzo del carburante, anche molto altro. Ovvero una riforma della Quinta Repubblica, attraverso l'introduzione di una assemblea cittadina che sostituisca il Senato; l'innalzamento del salario minimo; la parità di salario fra maschi e femmine; l'innalzamento dell'età pensionabile; l'abolizione del pesticida denominato glifosato, tossico e introdotto dalla Bayer-Monsanto.
Ormai appoggiata anche dai maggiori partiti d'opposizione, dal Rassemblement National alla France Insoumise e dal maggior sindacato francese, ovvero la CGT, il movimento dei Gilet Gialli è il risveglio del popolo contro le élite liberali, della destra e della sinistra capitalista, incarnate dal governo Macron-Philippe, ovvero da quello che da più parti è stato definito il "governo dei ricchi" e che ormai gode di appena il 25% di popolarità.
Nei giorni scorsi, in appoggio al movimento dei Gilet Gialli, sono intervenuti anche i filosofi francesi Jean-Claude Michéa, orwelliano e marxista, già in passato iscritto al Partito Comunista Francese e autore molto critico nei confronti della sinistra, che non ha mai esitato a definire capitalista e borghese e Alain De Benoist, esponente di spicco della cosiddetta Nuova Destra (pur non essendo affatto di destra).
Michéa ha scritto una lettera aperta, nella quale ravvisa il carattere popolare e apartitico del movimento dei Gilet Gialli, sicuramente critico nei confronti della deriva liberal-capitalista intrapresa dalla Francia da decenni e portata avanti tanto dai governi di destra, quanto da quelli di sinistra. Egli fa presente che l'attuale governo Macron, in sostanza, li incarna entrambi, se pensiamo che il consigliere principale di Macron è Mathieu Laine, uomo d'affari della City di Londra, il quale ha curato la prefazione alle opere di Margaret Thatcher tradotte in francese. Michéa definisce infatti l'attuale governo Macron come "thatcheriano di sinistra"e ritiene che abbia peggiorato di gran lunga le condizioni dei francesi che, non a caso, oggi si ribellano in massa.
Jean-Claude Michéa
Relativamente al fatto che la protesta sia nata inizialmente per l'aumento del prezzo del carburante, il filosofo francese scrive, nella sua lettera, fra le altre cose: "...è chiaro, infatti, che la maggior parte dei gilet gialli non prova nessun piacere a dover prendere ogni giorno l’auto per andare a lavorare a 50 km da casa, per andare a fare la spesa nell’unico centro commerciale esistente nella sua regione e in genere situato in piena campagna a 20 km di distanza, o per fare una visita dall’unico medico che non è ancora in pensione e il cui studio si trova a 10 km dalla sua abitazione. (Prendo questi esempi dalla mia esperienza nelle Landes! Ho anche un vicino di casa che vive con 600 euro al mese e deve calcolare sino a quale giorno del mese può ancora andare a fare la spesa a Mont-de-Marsan, senza fermarsi in mezzo alla strada, a seconda della quantità di diesel – il carburante dei poveri – che può ancora comprare). Scommettiamo invece che sono i primi a capire che il vero problema sta precisamente nell’attuazione sistematica, per 40 anni,da parte dei successivi governi di destra e di sinistra, del programma liberale che ha a poco a poco trasformato il loro villaggio o il loro quartiere in un deserto sanitario, privo di qualsiasi centro di rifornimento di generi di prima necessità, e dove la prima azienda ancora in grado di offrire qualche posto di lavoro mal retribuito si trova a decine di chilometri di distanza (se ci sono dei “progetti per le periferie” – e questo è un bene – non c’è ovviamente mai stato nulla di simile per questi villaggi e cittadine – dove vive la maggior parte della popolazione francese – ufficialmente destinati all’estinzione dal “senso della storia” e dalla “costruzione europea”!)".
Alain De Benoist
Il filosofo Alain de Benoist, interpellato dal sito "Boulevard Voltaire", è sulla stessa lunghezza d'onda del collega e amico Michéa e plaude anch'egli ai Gilet Gialli. Rileva che, per la prima volta nella storia francese, esiste un movimento trasversale di cittadini - con un consenso popolare fra il 70 - 80% dell'opinione pubblica - che non ha scelto alcun interlocutore partitico o sindacale e ciò sembra spaventare sia partiti che sindacati, in quanto per la prima volta risultano del tutto marginali nella lotta politica e sembrano essere pressochè del tutto snobbati.
De Benoist plaude dunque a tale "auto-organizzazione popolare", senza capi, autenticamente populista in quanto proveniente direttamente dal popolo, senza tribuni. Un movimento che - come egli afferma - si contrappone sia alla "sinistra moralista" che alla "destra delle classi agiate".
Un movimento che, infatti, viene disprezzato e screditato dalle classi dominanti.
Come ha affermato lo scrittore e leader nazionalbolscevico Eduard Limonov, del resto, vi è da dire che, da tempo, "Non esiste né sinistra né destra. Esistono il sistema e i nemici del sistema". Ovvero c'è il popolo, che necessita di riapproprarsi della propria democrazia, cioè del proprio potere decisionale e di una dimensione sociale dell'esistenza e, dall'altra parte, le élite liberali, capitaliste, autoreferenziali e oligarchiche che, nei decenni, si sono poste alla testa dell'attuale sistema di capitalismo assoluto, il quale ha svuotato le tasche dei cittadini, le loro coscienze, la loro sovranità e il loro potere decisionale, oltre che l'ecosistema e le identità culturali.
In Francia sembrano dunque averlo compreso.

Luca Bagatin



giovedì 22 novembre 2018

Ernst Niekisch e la resistenza al nazismo. Articolo di Luca Bagatin

Fra le correnti politiche che, per prime, si opporranno al nazifascismo, non possiamo che annoverarne una particolarmente trascurata dalla storiografia sia marxista che liberale e ciò probabilmente in quanto estranea alle due visioni, per quanto per molti versi abbia attinto al marxismo, quantomeno nella sua visione sociale.
Parliamo infatti del Nazionalbolscevismo, corrente il cui massimo esponente fu certamente Ernst Niekisch, oltre che Karl Otto Paetel.
Niekisch, originario della Bassa Slesia, fu inizialmente deputato della socialdemocrazia tedesca degli Anni '20. Nel 1917, si iscrisse infatti alla SPD e, nel dopoguerra, sosterrà l'ala più radicale dei socialisti indipendenti, i quali guardavano con simpatia alla Russia bolscevica e ad un avvicinamento fra la Germania e l'URSS e, in questo senso, puntavano ad una alleanza con i comunisti del KPD.
A Niekisch va infatti il merito di aver elaborato il concetto che, per emancipare i lavoratori tedeschi, fosse necessario emancipare la Germania dalle potenze dell'Intesa, le quali le avevano imposto l'iniquo Trattato di Versailles, il quale aveva fatto perdere la sovranità alla Germania e l'aveva costretta a pagare una cifra astronomica quale risarcimento di danni di guerra e, dunque, resa preda di una terribile crisi economica.
Al fine di emancipare la Germania, secondo Niekisch, occorreva dunque guardare all'Unione Sovietica e ad un modello anticapitalista e socialista autentico.
Fu così che, nel corso degli Anni '30, nasceranno vari circoli nazionalbolscevichi - una curiosa unione fra elementi socialisti rivoluzionari e amanti del prussianesimo bismarkiano, che tanto aveva contribuito all'edificazione del primo stato sociale tedesco - attorno in particolare a diversi organi di stampa fra cui il più famoso e legato al Niekisch, sarà Widerstand, ovvero Resistenza. La resistenza dei nazionalbolscevichi sarà dunque triplice: contro il capitalismo borghese, contro l'influenza della Chiesa cattolica e contro l'avanzare del nazismo hitleriano. Nel 1932, Niekisch darà alle stampe il suo primo opuscolo anti-hitleriano, ovvero "Hitler, una fatalità tedesca", che costituisce uno studio critico dell'ascesa del nazismo al potere.
L'anno successivo, ovvero il 30 gennaio 1933, il giorno in cui Hitler sarà nominato Cancelliere, un manipolo di nazionalbolscevichi distribuirà per le strade di Berlino un opuscolo dal titolo "Il manifesto nazionalbolscevico", con in copertina un curioso simbolo composto da una falce e da un martello che incrociavano una spada. Quella ad ogni modo sarà l'inizio della fine del movimento nazionalbolscevico, da allora in poi perseguitato dai nazisti. Il giornale Widerstand, infatti, cesserà le pubblicazioni poco dopo, nel 1934 e Niekisch, dopo una serie di viaggi in Europa, al suo ritorno in Germania nel 1937 sarà arrestato con l'accusa di attività cospirativa contro il regime. Rinchiuso poi in un campo di concentramento si salverà - quasi del tutto cieco e semiparalizzato - solo grazie all'intervento dell'Armata Rossa nell'aprile del 1945 e si iscriverà al KPD nell'estate successiva, contribuendo a dare vita alla Repubblica Democratica Tedesca e alla nascita della SED, nata dalla fusione fra socialisti e comunisti della Germania Est.
Nel 1946 Niekisch diverrà un rispettabile membro e studioso della Repubblica socialista, iniziando ad insegnare presso l'Università Humboldt di Berlino Est, guidando l'Istituto di Ricerca sull'Imperialismo. Entrerà ad ogni modo in polemica con la Repubblica nel 1953, a seguito della sanguinosa repressione antioperaia voluta dall'uomo forte della DDR Ulbricht e da allora si trasferirà a Berlino Ovest, proseguendo la sua opera di critica e dissidenza interna al capitalismo, all'occidentalizzazione e all'americanizzazione del sistema e ciò gli causerà ulteriore isolamento intellettuale, motivo per il quale la sua opera è, ancora oggi, scarsamente ricordata e valorizzata.
Ciò almeno sino ai giorni nostri, nei quali la casa editrice NovaEuropa ha pubblicato - per la prima volta in Italia - il suo opuscolo "Hitler, una fatalità tedesca", unitamente alla ripubblicazione della sua opera più ampia, ovvero "Il regno dei demoni", pubblicato per la prima volta ad Amburgo nel 1953 e ripubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1959.
Opere uniche e che rendono onore a questo grande autore resistente, al contempo anticapitalista e antinazista, ovvero socialista autentico, il quale, nell'ambito di quella che viene definita Rivoluzione Conservatrice, seppe costituire una nuova corrente politica - il nazionalbolscevismo - capace di andare oltre le ideologie e porre le basi per una critica a tutti i totalitarismi del '900: da quello nazifascista a quello liberal capitalista, passando per il socialismo reale nella sua forma più brutale e inumana, che egli vide in azione nella DDR di Ulbricht.
Ne "Il regno dei demoni", ripubblicato con tanto di illustrazioni di Andreas Paul Weber, che ritraggono spesso un Hitler demoniaco e scheletri in uniforme nazista, il Nostro - fra le altre cose - denuncia sia il carattere borghese, capitalista e imperialista della dottrina hitleriana, dietro la quale si nasconde la borghesia ricca e conservatrice ed il carattere razzista e antisemita, che volutamente divide il popolo tedesco, i suoi lavoratori e proletari e li mette gli uni contro gli altri, fecendo così il gioco della borghesia sfruttatrice.
Niekisch ama invece l'anima russa e l'ordine prussiano, con il loro senso dello Stato e l'esercito popolare e, pur non sentendosi e non essendo un marxista in senso classico, recupera dal marxismo l'umanesimo e l'idea di emancipazione sociale.
Morirà nel 1967 e l'originalità del suo pensiero, libera da ogni ideologia precostituita, merita di essere conosciuta.
Ha ispirato, nel corso degli anni, intellettuali come Jean Thiriart e, più di recente il filosofo Aleksandr Dugin e lo scrittore Eduard Limonov che, con il chitarrista Egor Letov, negli Anni '90, in Russia, daranno vita al Partito Nazionalbolscevico, elaborando una critica al materialismo e al totalitarismo borghese, liberale, comunista e fascista e si sono posti quali guida di un movimento di sottoproletari e di giovani delusi dall'avvento del capitalismo assoluto nell'ex URSS, in chiave eurasiatista e multipolare, alternativa rispetto al blocco statunitense e capitalista.
Le idee di Niekisch hanno inevitabilmente influenzato per molti versi anche l'attuale maggiore partito d'opposizione russo, ovvero il Partito Comunista della Federazione Russa (KPFR) di Gennady Zjuganov, il cui programma e pensiero è stato spesso contiguo e influenzato dallo stesso Dugin, che contribuirà anche alla redazione del saggio di Zjuganov "Derzava", pubblicato in Italia con il titolo "Stato e Potenza".

Luca Bagatin

lunedì 19 novembre 2018

Il popolo contro le élite: dai gilet gialli in Francia all'avanzata dei comunisti in Russia. Articolo di Luca Bagatin

E' accaduto già di recente in Russia, in contrapposizione rispetto alle politiche liberali e di austerità imposte dal governo e sostenute dal Fondo Monetario Internazionale (aumento Iva e età pensionabile): alle elezioni amministrative c'è stata infatti una avanzata dei comunisti nelle urne e un arretramento del partito liberal-capitalista di Putin e Medvedev, oltre che da tempo un incremento delle proteste di piazza da parte di movimenti nazionalbolscevichi e socialisti.
Sta accadendo in Francia, ove la destra e la sinistra capitaliste - rappresentate dal governo Macron-Philippe, ormai ad appena il 25% di popolarità - stanno incassando le proteste dei cosiddetti "gilet gialli", movimento popolare spontaneo e trasversale, contro l'aumento del prezzo del carburante e le politiche oligarchiche del governo in favore dei ricchi (si pensi anche alla già contestata Loi Travail, il Jobs Act francese).
La Francia rurale e delle periferie, in sostanza, si sta svegliando. Ovvero la maggioranza dei francesi (il 74% si è dichiarato favorevole a queste proteste). Quelli che in massa alle presidenziali del 2017 non sono andati a votare (e sarebbero stati il partito pressochè maggioritario) e quelli che hanno votato per Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon (i quali hanno dato il loro appoggio alla protesta di piazza), ovvero per i partiti con un minimo di programma sociale e percepiti come un po' più popolari e populisti, che, se volessero ottenere un qualche risultato elettorale, farebbero bene a mettere da parte anacronistiche divisioni ideologiche e unirsi in un unico raggruppamento, oltre le ideologie e contro destra e sinistra capitaliste, anche assieme al piccolo partito dei Patrioti di Florian Philippot, al Polo di Rinascita Comunista e all'Unione Popolare Repubblicana di Asselineau.
Scenario simile è accaduto in Italia, ove la destra e la sinistra capitaliste - Pd e Forza Italia in primis - sono state sonoramente sconfitte. L'attuale governo, pur non essendo minimamente populista e/o socialista, sembra voler contrapporsi alle misure di austerità imposte dall'Unione Europea e attuare alcune misure sociali - comunque non socialiste - (reddito di cittadinanza), ma al contempo seguitare con misure di stampo liberal-capitalista (flat tax) e non presentando un progetto di radicale alternativa per il Paese.
Ad oggi, ad ogni modo, in Europa siamo ben lontani dall'avere un movimento autenticamente socialista e populista, ovvero anticapitalista e democratico autogestionario, come poteva essere ai tempi del nostro Risorgimento durante la Repubblica Romana, ai tempi della Comune di Parigi o nella Russia di fine '800 e inizio '900, oppure negli USA dei primi del '900.
Venti di questo tipo sono soffiati nell'America Latina del XXI secolo, attualmente subendo un leggero arretramento con Bolsonaro in Brasile e Macri in Argentina, laddove la classe media, emancipatasi grazie al socialismo populista, è stata irriconoscente nei confronti dei propri emancipatori (Lula in Brasile e i Kirchner in Argentina) e ha preferito rivolgersi alla destra capitalista, quella che purtroppo sta distruggendo le conquiste sociali, non ultima la cacciata dei medici cubani dal Brasile, coloro i quali curano ad oggi milioni di poveri e il taglio dei servizi sociali in Argentina.
Ad ogni modo i popoli ed i poveri sembrano finalmente non stare più a guardare e voler essere partecipi, democraticamente, dei processi politici che li riguardano.

Luca Bagatin

venerdì 16 novembre 2018

Libertà dello Spirito. Riflessioni socialiste di Luca Bagatin

Sono un integralista della libertà e della democrazia.
Per me puoi fare tutto ciò che vuoi, nel rispetto del prossimo (libertà).
Ciascun componente della comunità deve avere altresì la possibilità di decidere (democrazia).
Sono per la totale autogestione dell'economia e del governo da parte di ogni componente della comunità.
Sono dunque per il superamento di ogni forma di mercato e di Stato.
In questo senso penso di essere in linea con diversi aspetti dell'analisi di Marx, Bakunin, Proudhon, Mazzini, Garibaldi. Ritenendo superate e superabili le diatribe storiche che li videro all'epoca divisi o contrapposti. 

(Luca Bagatin)

Per anni ci hanno raccontato che l'immigrazione e l'emigrazione erano fenomeni normali e giusti.
In realtà sono fenomeni assurdi e conseguenza della povertà.
Se la povertà fosse abolita, l'emigrazione e l'immigrazione semplicemente non esisterebbero.
La povertà esiste perché c'è sempre qualcuno più ricco di altri, che assorbe le risorse della collettività.
Occorre innanzitutto abolire la ricchezza dei pochi.
E abolire la mentalità che porta alla ricerca della ricchezza e all'accumulo di ricchezza.

(Luca Bagatin) 

Il progresso è l'ideologia della crescita materiale.
L'evoluzione, specie se interiore, è un percorso spirituale.
Personalmente sono contro ogni progresso.
Sono un conservatore dello Spirito. 

(Luca Bagatin) 

lunedì 12 novembre 2018

Come può, uno sguardo, fermare il tempo ? Poesia di Luca Bagatin

Osservare
tu che guardi
lontano.
Osservare
e ricercare
nel tuo sguardo
qualcosa che mi ricorda
il tempo.
Osservare
il tempo che scorre
come un fiume.
Il fiume dei tuoi capelli.
Il profumo
che li avvolge.
Osservare
e chiedersi dove.
Dove ti ho incontrata
la prima volta ?
I pensieri volano
i pensieri corrono.
Il tempo che scorre
mi spaventa
un poco.
Ma osservando
il tuo sguardo
il tempo sembra fermarsi.
E allora mi chiedo
come possono degli occhi
degli occhi chiari come i tuoi
fermare il tempo.
Solo un cuore che batte.
Il mio.
Solo un cuore.
Senza più il passare
del tempo.

Luca Bagatin

Amministrative russe: ancora una vittoria per il Partito Comunista. Articolo di Luca Bagatin

L'introduzione dell'aumento dell'Iva e dell'età pensionabile hanno segnato profondamente il partito di governo Russia Unita, espressione di Vladimir Putin e dell'autoritario liberal-capitalismo russo, che per la prima volta ha visto subire forti arretramenti alle elezioni amministrative del settembre scorso.
In tutte le regioni il Partito Comunista della Federazione Russa (KPFR), ovvero i comunisti patriottici duri e puri, guidati da Gennady Zjuganov, ha infatti incrementato i suoi voti, attestandosi fra il 17% e il 27% circa - e in alcune ha addirittura superato il partito putiniano Russia Unita, come ad esempio nella regione di Ulyanovsk, (ottenendo il 36,3%, mentre Russia Unita si è fermata al 34%); nella regione di Irkutsk (34% ai comunisti contro il 28% dei putiniani) e nella città di Togliattigrad, Russia Unita è passata addirittura dal 65% al 28,7%, mentre i comunisti si sono attestati al primo posto con il 35,8%.
Nella Repubblica di Chakassia il KPFR - candidando il trentenne Vladimir Konovalov - aveva ottenuto il 44,8% contro il 32,4% del candidato Viktor Zimin di Russia Unita, il quale al ballottaggio tenutosi domenica 11 novembre scorso, ha ben pensato di evitare addirittura di candidarsi, temendo una sonora sconfitta. Sulla scheda del ballottaggio, dunque, era presente solo il nome di Konovalov "contro tutti i candidati". Con una affluenza superiore rispetto al primo turno (43,3% contro il 41,8% del turno precedente), il candidato comunista ha ottenuto il 57,7% contro il 42,3% che ha votato contro.
Ancora non chiara la situazione a Primor'ye, ove al ballottaggio sembrava avesse vinto il candidato comunista con il 51,6%, ma la vittoria - subito contestata dal KPFR - era stata consegnata al candidato putiniano e dunque le elezioni dovranno essere ripetute entro la metà di dicembre.
I risultati ad ogni modo confermano un ottimo trend dei comunisti, i quali, assieme al partito nazionalbolscevico Altra Russia di Limonov e al Fronte di Sinistra di Udaltsov - partiti ai quali è sempre stata impedita la candidatura alle elezioni - sono stati in questi mesi in prima linea nella contestazione delle misure antisociali e di austerità introdotte dal governo Putin-Madvedev.

Luca Bagatin

domenica 11 novembre 2018

Autogestiamo i servizi pubblici. Articolo di Luca Bagatin

L'11 novembre i cittadini romani sono stati chiamati a votare un referendum consultuvo sul trasporto pubblico urbano. I sostenitori del Sì, in sostanza, vorrebbero che il servizio di trasporto pubblico fosse svolto - attraverso una gara d'appalto - da soggetti privati; mentre i sostenitori del No vorrebbero mantenere la cose come stanno oggi, ovvero mantenere il servizio di trasporto nelle mani della società pubblica Atac.
La società pubblica Atac, si noti, fu fondata dal Sindaco mazziniano Ernesto Nathan - il miglior Sindaco che la Città Eterna abbia avuto sino ad oggi - allo scopo di garantire il servizio di trasporto a tutti, a prezzi calmierati.
E' chiaro che, il privato, vuole fare profitto e non è certo sinonimo di efficienza. Prova peraltro ne è la volontà della Gran Bretagna di fare marcia indietro relativamente alle varie concessioni e privatizzazioni del comparto pubblico, le quali hanno portato ad aumenti delle tariffe, riduzione della produttività e dell'occupazione. Al punto che la Gran Bretagna ha ri-nazionalizzato - almeno temrporaneamente - parte del servizio ferroviario.
La malagestione di Atac è tutta politica, ovvero relativa al malgoverno delle giunte di destra-sinistra succedutesi negli anni, le quali dovrebbero essere richiamate a risponderne, e non ha nulla a che vedere con l'inefficienza nel pubblico.
Già quattro anni fa, a gennaio del 2015, scrissi un articolo - pubblicato anche dal quotidiano nazionale L'Opinione (http://amoreeliberta.blogspot.com/2015/01/assenteismo-e-disservizi-autogestiamo-i.html - http://www.opinione.it/politica/2015/01/11/bagatin_politica-11-01) - parlando della questione servizi pubblici nella Capitale, proponendo una strada ancora mai attuata, ma che potrebbe essere estesa a tutta Italia e, ancor meglio, a tutta Europa, ovvero l'autogestione dei servizi pubblici da parte dei cittadini.
In particolare scrissi: "(...) Occorrerebbe abolire il perverso sistema delle gare d'appalto, foriero nel nostro Paese di corruttela, ovvero occorrerebbe far gestire i servizi pubblici direttamente ai cittadini stessi, attraverso apposite assemblee alle quali i residenti dei rispettivi Municipi potrebbero partecipare. In questo modo, ovvero rendendo i vari enti (Ama, Atac, Acea...) completamente autogestiti dai cittadini medesimi, il personale preposto – composto a sua volta di cittadini con pari diritti e doveri – diverrebbe a quel punto responsabile diretto nei confronti del servizio offerto. Se un dipendente è sgarbato o inefficiente, insomma, ne dovrebbe direttamente rispondere al cittadino a cui ha offerto il servizio inadeguato, pena una decurtazione dello stipendio o un possibile rischio di licenziamento.
In questo modo, finalmente, i vari enti pubblici – a Roma, ma volendo questa cosa potrebbe essere estesa a tutte le città italiane – non sarebbero più soggetti al controllo politico, ovvero non rientrerebbero più nella cosiddetta “macchina del consenso” che, spesso, ha favorito l'assunzione dei cosiddetti “amici degli amici”.
Le assunzioni potrebbero anzi avvenire semplicemente in modo trasparente, diretto, controllabile da parte di ogni cittadino residente, anche online volendo. Ed i servizi erogati, essendo controllati/autogestiti dai cittadini medesimi, difficilmente potrebbero risultare scadenti proprio in quanto a scapito del singolo e dunque della collettività nel suo complesso.
Una proposta semplice, radicale, solo apparentemente utopistica in quanto siamo troppo abituati a delegare agli altri, anziché assumerci le nostre responsabilità.
La medesima cosa vale peraltro per i sistemi elettorali: noi deleghiamo sempre ad altri, ai politici, ai governanti, con un voto che, di fatto, va spesso a favorire/eleggere il più ricco, il più paraculo, il politico che sa vendersi (o svendersi) meglio. Ma che, alla fine, si fa gli affari suoi e che spesso non ha mai lavorato in vita sua !
Diversamente, con un sistema ricalcato sull'Agorà dell'Antica Grecia, ovvero fatto di assemblee popolari, di quartiere, senza un governo centrale e centralizzato, il cittadino-contribuente sarebbe costretto ad assumersi le sue responsabilità: civiche, civili, politiche, ideali, pecuniarie e così via.
Esempio di autogestione da parte dei cittadini - anche delle imprese private peraltro, oltre che di diversi servizi pubblici - esistono peraltro da diversi anni in America Latina (in Venezuela e Uruguay in primis). Paesi con una cultura peraltro non così dissimile dalla nostra ed ove sino ad alcuni decenni fa la corruzione politica la faceva da padrone.
Oltretutto è da Porto Alegre in Brasile che si è avuta, nel 1989, la prima esperienza di bilancio parcetipativo, ovvero la parcecipazione attiva dei cittadini nell'elaborazione della politica municipale".
Un sistema di autogestione in grado di superare sia le inefficienze della politica che la volontà di profitto del privato. Un sistema che potrebbe essere esteso ad ogni settore a livello europeo: dalle costruzioni pubbliche, passando per il settore dell'energia e della telefonia. Un sistema socialista partecipativo e dunque pienamente democratico ed al servizio del cittadino, il quale avrebbe tutto l'interesse di mantenerlo sotto controllo ed efficiente. Con tariffe calmierate, basse e fisse, ovvero alla portata di tutti ed il cui scopo sarebbe unicamente il servizio della comunità per la comunità medesima.

Luca Bagatin

giovedì 8 novembre 2018

"La più sublime forma d'arte è l'erotismo". Aforisma di Luca Bagatin

"La più sublime forma d'arte è l'erotismo, perché coniuga l'immagine con l'immaginazione"  
(Luca Bagatin)


Foto di Antonio Rodriguez
Modella: Maria José Peon Marquez 
Aforisma di Luca Bagatin

Manuela Saenz: Eroina latinoamericana raccontata in due saggi. Articolo di Luca Bagatin

Note sono - almeno a coloro i quali si interessano e occupano di lotte risorgimentali e di emancipazione sociale ottocentesche - le vicissitudini che portarono l'Eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi (1807 - 1882), in America Latina, a lottare contro l'Impero del Brasile e per la liberazione dell'Uruguay, anche assieme alla moglie Anita (Ana Maria de Jesus Ribeiro de Silva, 1821 - 1849), la quale diverrà così l'Eroina dei Due Mondi.
Noto è anche che, ben prima di lui, un altro Eroe, un altro Liberatore, ovvero Libertador, contribuirà all'indipendenza della gran parte dell'America Latina dal giogo spagnolo, divenendo Presidente di gran parte delle neonate Repubbliche latinoamericane: Venezuela, Colombia, Bolivia, Ecuador, Panama e Perù. Parliamo di Simon Bolivar (1783 - 1830), il quale, come Garibaldi, trovò la sua Anita nell'ecuadoriana Manuela Saenz Aizpuru (1797 - 1856), passata alla Storia come la Libertadora del Libertador.
Di tale figura femminile eroica, spesso trascurata dalla storiografia ufficiale, parlano i due saggi della studiosa Maddalena Celano, ovvero "Manuela Saenz: l'altro volto dell'Indipendenza latinoamericana", edito da Edizioni Accademiche Italiane e che si avvale della prefazione del prof. Diego Battistessa dell'Instituto Universitario de Estudios Internacionales y Europeos Francisco de Vitoria Coordinador Académico del Máster en Acción Solidaria Internacional
y de Inclusión Social dell'Università Carlos III de Madrid e "Manuela Saenz Aizpuru - Il femminismo rivoluzionario oltre Simon Bolivar" edito da Aras, testo, quest'ultimo, più divulgativo e meno accademico, rivolto ad un pubblico più ampio.
Figlia illegittima, pur dalle nobili origini; vittima di un matrimonio combinato che la porterà a divorziare in giovane età, Manuela Saenz fu - con il suo temperamento indomito e anticonformista - agitatrice politica, cospiratrice, spia, soldatessa e amante del più noto Generale latinoamericano dell’epoca, ovvero il già citato Simon Bolivar.
Maddalena Celano, nel suo saggio, che si avvale di numerose fonti storiografiche, fra cui quelle fornite dal noto scrittore e saggista uruguayano Eduardo Galeano (1940 - 2015), rileva che dal 1860, quattro anni dopo la morte, la memoria storica di Manuela Saenz venne praticamente cancellata dalla storiografia e dalla letteratura ufficiale e sarà solo merito dello storico Victor Wolfgang von Hagen (1908 - 1985) se la sua figura sarà per molti versi riportata alla luce della Storia.
Spirito ribelle quello di Manuela Saenz, la quale, cresciuta in un convento a seguito della morte della madre - Maria Joaquina Aizpuru - fuggirà da questo all'età di 17 anni, nel 1815 ed in seguito sarà costretta a sposare un medico inglese - James Thorne - come nei desideri di suo padre, il nobile Simon Saenz Vergara. Molto presto, nel 1822, si separerà dal marito, iniziando così ad abbracciare le lotte rivoluzionarie contro la dominazione spagnola dell'Ecuador - oltre che lottando per i diritti delle donne, divenendo dunque una fra le prime paladine dell'emancipazione femminile della Storia - e conobbe dunque Simon Bolivar, del quale divenne compagna sino alla di lui morte, avvenuta nel 1830.
Con Bolivar viaggiò in Perù e partecipò alla gran parte delle battaglie che porteranno alla liberazione dell'America Latina dalla dominazione spagnola. Morirà di difterite nel 1856, ventisei anni dopo il compagno e si manterrà traducendo e scrivendo lettere su commissione, vendendo tabacco e realizzando ricami e dolci su ordinazione. Sarà spesso visitata e ammirata da personaggi illustri fra i quali il già citato Giuseppe Garibaldi - che dalle gesta di Bolivar e di Manuelita trarrà ispirazione per le successive lotte risorgimentali italiane - e lo scrittore Herman Melville.
I saggi di Maddalena Celano, oltre a darci contezza della vita di questa Eroina immortale, ci presentano aspetti intimistici, profondamente romantici e a tratti persino erotici e con qualche punta di gelosia del rapporto con Simon Bolivar, attraverso un ampio epistolario - frutto dei periodi di separazione fra i due, causati dalle lotte contingenti - e fonti inedite.
Nei saggi non mancano, inoltre, analisi politologiche relative alle lotte di emancipazione femminile condotte da Manuela Saenz, le quali si sono inevitabilmente riverberate nella lotta per l'emancipazione femminile odierna in America Latina, nonché analisi relative al bolivarismo, inteso nel senso più ampio e attuale, come processo che - dall'avvento al governo del Presidente Hugo Chavez in poi - ha caratterizzato la politica sociale e socialista del Venezuela del XXI secolo.
"Manuela Saenz: l'altro volto dell'Indipendenza latinoamericana"e "Manuela Saenz Aizpuru - Il femminismo rivoluzionario oltre Simon Bolivar", sono dunque due saggi che colmano non poche lacune, se pensiamo che gli ultimi saggi su tale storica figura sono stati scritti e editati all'estero prevalentemente negli Anni '80 e '90, se escludiamo l'ottimo e forse unico saggio pubblicato in Italia sull'argomento: "Libertadora ! - Storia di Manuela Saenz" di Toni Klingendrath, edito da Stampa Alternativa nel 2010.


Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it

Ai seguenti link due interviste di Luca Bagatin alla studiosa Maddalena Celano, realizzate negli scorsi anni, su Cuba e dintorni: 

lunedì 5 novembre 2018

Contro il pensiero unico liberal-capitalista il Forum del Pensiero Critico, per una alternativa Socialista. Protagonisti: Cristina Kirchner, Dilma Roussef e José "Pepe" Mujica. Articolo di Luca Bagatin

Con la recente vittoria alle elezioni presidenziali brasiliane del liberal-capitalista Jair Bolsonaro, il sogno di una America Latina socialista, anticapitalista e sempre più unita e integrata sembra via via sfumare. Ciò fa il paio con le politiche globaliste del liberal-capitalista argentino Mauricio Macri - ormai sempre più legato al Fondo Monetario Internazionale ed alle sue politiche di deregolamentazione e austerità - e al voltafaccia del premier equadoriano Lenin Moreno il quale, pur eletto nelle file socialiste e correiste, sta attuando una politica di stampo capitalista e filo statunitense, tradendo il suo mandato elettorale.
A resistere solo Cuba, il cui nuovo Presidente Miguel-Diaz Canel ha riaffermato i valori fondanti della Rivoluzione socialista e la prosecuzione del processo sociale e di emencipazione del suo popolo; il Venezuela bolivariano e socialista di Maduro; il Nicaragua sandinista di Ortega; la Bolivia indigenista e socialista di Morales e l'Uruguay del socialista Tabaré Vasquez.
Di fronte all'avanzare del globalismo in America Latina e ormai in tutto il mondo - dagli USA all'Europa sino alla Russia putiniana capitalista - dal 19 al 23 novembre si terrà a Buenos Aires in Argentina il Primo Forum Mondiale del Pensiero Critico, ovvero una sorta di "anti- G20": un incontro anti-globalizzazione con la presenza di intellttuali e politici alternativi al liberal-capitalismo.
L'incontro, organizzato dal Consiglio Latinoamericano delle Scienza Sociali, vedrà protagoniste l'ex Presidentessa dell'Argentina, la peronista Cristina Kirchner e l'ex Presidentessa del Brasile, la socialista Dilma Roussef, oltre che l'ex Presidente dell'Uruguay - il presidente povero e dei poveri - José "Pepe" Mujica.
Oltre a costoro saranno presenti, quali relatori: la Presidentessa delle Nonne di Plaza de Mayo Estela Carlotto; il vocepresidente della Bolivia Alvaro Garcia Linera; il leader spagnolo di Podemos Pablo Iglesias; la candidata alla vicepresidenza del Brasile per il Partito dei Lavoratori Manuela D'Avila; l'ex Presidente della Colombia Ernesto Samper; l'avvocato argentino e attivista per i diritti civili, ambientali, sociali e umani Juan Grabois; l'antropologa femminista Riga Segato; il giornalista Ignacio Ramonet; il candidato di sinistra alla presidenza della Colombia Gustavo Petro ed il fondatore di Podemos Juan Carlos Monedero.
Molte altre presenze prestigiose sono attese e sarà una occasione per discutere e elaborare proposte per una prospettiva alternativa rispetto all'ineguaglianza, all'ingiustizia ed alla perdita di democrazia fomentate dalla globalizzazione capitalista, ovvero proposte alternative rispetto ad una politica volta a garantire unicamente i ceti sociali più ricchi e oligarchici.

Luca Bagatin


"Dal porno al forno, ovvero: quando cucinai un orgiastico e succulento kebab al signor Pompino Andreoli": racconto by Luca Bagatin e Lucia "Rehab" Conti

Il 12 marzo 2007, ovvero una vita fa, scrissi sul mio vecchio blog - www.lucabagatin.ilcannocchiale.it - un racconto che ho ritrovato quasi per caso, avendolo poi riproposto - sempre sullo stesso blog - il 20 maggio 2014 (http://lucabagatin.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=2811754).
Il racconto in questione - che ripropongo ai lettori di "Amore e Libertà" - lo scrissi a quattro mani assieme alla vocalist dei Betty Poison, Lucia "Rehab" Conti, peraltro co-protagonista del mio saggio "Ritratti di Donna" e, rileggendolo, devo dire che è un vero spasso !
Il protagonista - Baglu - è inevitabilmente il mio alter ego dell'epoca. Anche Bazardelleparole - nella vita scrittore e sociologo - è un personaggio esistente, che allora era il mio migiore amico e in quegli anni ci ritrovavamo sempre in un bar, oggi chiuso da tempo, a elaborare progetti e idee e a parlare di cultura e di politica.
Con gli anni ci siamo persi di vista, sia con Baz che con Lucia. Ma non li ho mai dimenticati e li ringrazio ancora per avermi ispirato questo e altri racconti surRenali.

L. B.


DAL PORNO AL FORNO, OVVERO: QUANDO CUCINAI UN ORGIASTICO E SUCCULENTO KEBAB AL SIGNOR POMPINO ANDREOLI
racconto by Luca Bagatin e Lucia "Rehab" Conti  


Luca Bagatin
Mi trovavo come ogni mattina a scrivere al bar Spock di Via XXX Aprile, di fronte al mio computer portatile, fra una boccata di sigaretta (l'accadimento si svolge prima dell'entrata in vigore del Decreto Antifumo Minchia) ed un sorseggiamento pressoché continuo di uno zuccheratissimo caffé al ginseng. Ero in attesa dell'arrivo dell'amico e socio d'affari Bazardelleparole che doveva fornirmi una soffiata che avrebbe definitivamente incastrato il Primo Cittadino Lello Grambordello, ovvero la prova provata di una sua relazione equivoca con Monsignor Sanguinaccio.
Nell'attesa della sua venuta (Bazar è un tipo messianico) stavo scrivendo un pezzo sull'arrivo degli alieni a casa della cantante (si fa per dire) Viola Valentino. Un articolo di cronaca viola (figurativamente parlando) insomma, che sarebbe uscito l'indomani sul "Menzognero Inedito".
Allo Spock come al solito arrivò il rompiglioni di turno che mi si avvicinò ignorando il fatto che se c'è una cosa al mondo che mi fa innervosire è l'essere interrotto mentre sto scrivendo, pergiunta concentrato di fronte ad un computer.
Lucia "Rehab" Conti
"Ma lei è... Baglu ! Il noto giornalista-scrittore..e patatinpatatanpataton..." grida una voce alle mie spalle (che mi fa venir voglia di spegnergli il mozzicone della mia cicca accesa in faccia in un repentino gesto a tradimento).
"See...Sono io...", proferisco senza scostare gli occhi dalla tastiera e proseguendo nel mio lavoro.
"Piacere, Pompino. Pompino Andreoli" e mi allunga (non siate maliziosi !) la sua mano.
"Fellatio per gli amici, scommetto ! In ogni caso, il piacere è tutto suo. Che vuole da me signor Pompino ? Guardi che io mi occupo di servizi giornalistici nel senso di reportage. Non certo di...altro tipo di servizietti !" gli gridai contro girandomi di scatto e vedendo un omone paffuto e pelato con gli occhialoni tondi tondi.
Il Pompino pareva bello pomposo.
"Non raccolgo !", mi rispose seccato.
"Ecco, bravo, con la panza che si ritrova è meglio che eviti di raccogliere qualche cosa, altrimenti le sue brache potrebbero rimetterci..."
"Signor Baglu ! Guardi che io sono Pompino Andreoli, produttore cinematografico di hardcore e sarei qui...sono qui per proporle un affare !"
"Sono categoricamente eterosessuale (non sono tipo che discrimina ma, mettiamo i puntini sulle ipsilon !). Gli "affari" non mi interessano. Onde per cui...Signor Succhione...".
"Signor Pompino, prego !"
"Prega ? E allora preghi, e magari pure in ginocchio !"
La tensione fra noi cominciava a crescere ed io avevo pure una gran voglia di fumare. Mi venne un attacco d'ansia quando mi accorsi che avevo finito le cicche.
"Lei fuma, Mr. Fell ?"
" Mr Fell ? A dire il vero...no"
Questo qui mi stava sempre più sullo stomaco (per non dire sugli zebbedei, che "fa poco fino" direbbero a Napoli). Dalla cucina avanzò Suleyma Banhanan Halam, la giovane cuoca d'origine araba.
Un gran bel pezzo di figliola, senza dubbio, ma decisamente troppo giovane per uno come me che sa riconoscere i propri limiti. Non feci in tempo a salutarla che il pomposo grassone le cinse la vita e la sollevò palpeggiandola un po' ovunque: "Ho trovato la protagonista ! Lei signorina è perfetta !".
Suleyma era una ex danzatrice del ventre darkettona ed ex tossica, passata da poco agli spini ed allo Xanax (ciò che la rendeva particolarmente interessante ad un ex psicanalista junghiano come me...ma questa è un'altra storia).
Nel mentre in cui il signor Pompinio la sollevò, ad ella parea di librarsi nell'aria come un uccello...Ed invece l'uccello era colui il quale la teneva in braccio: un gran cazzone e per giunta porco quanto le fettone di salame affumicato servite al banco del bar Spock.
"La ragazza è perfetta per l'interpretazione di Cleopatra nel film holliwoodiano che sto per produrre...e lei signor Baglu potrebbe scriverne la sceneggiuatura !"
La cosa non mi entusiasmava per nulla.
"Film holliwoodiano ? Ma lei non ha detto di occuparsi di film hard ?" "..." il Pompino arrossì. Poi a voce bassa: "Vero...ma film holliwoodiano fa più scena...e poi la ragazza è perfetta per..." E poi ad altissima voce: "Trattasi di un film ad altissimo livello artistico e culturale...."
Suleyma pereva rapita dalle parole dell'Andreoli. Toccava a me liberarla. In quel momento arrivò Bazardelleparole.
"Heilà Bag !"
"Helà Baz ! Hai il materiale su Granbordello ?"
"Già… in dieci anni sono diventato/a un altro/a. E il motivo qual è?"
"Cazzo dici Baz, ti sei bevuto il cervello ?"
"No, è solo che pensavo che potevamo rimettere in piedi il nostro laboratorio di poesia creativa..."
"Lascia perdere. Ricordi com'è andata l'ultima volta ? Per poco non ci impallinavano. Io ci ho la pellaccia dura ma tu..ci hai una certa età. Allora, dimmi, il materiale l'hai con te ?"
"No, purtroppo. Non qui...l'ho dimenticato a Svanito (Svanito al Tegumento, il paese in cui abita Bazar. Ndr). Bazar è sempre stato un tipo a tratti evanescente (oltre che messianico).
Fu così che gli presentai il signor Pompino Andreoli e, come prevedevo, se ne fregò altamente preferendo rivolgere le sue attenzioni a Suleyma.
"Piecere siorrinna come sta ? Ha visto il qui presente Baglu che fisico aitante che ci ha ? Magari potrebbe portarla ad Haiti questo week-end...."
Bazardelleparole ha sempre avuto una grande capacità a farmi vergognare in pubblico, soprattutto di fronte al gentil sesso. Epperò (che non si scrive ma si dice) era un amico che infondo ambiva solo ad una cosa: a papparsi il pranzo di nozze di un mio immaginario matrimonio con chicchessia.
L'importante era l'abbondanza e la qualità del pasto. Rigorosamente biologico.
Il produttore cinematografico di filmini hard Pompino Andreoli proseguì nel decantare le lodi del suo putribondo film fatto di scene orgiastiche sadomaso che secondo la sua mente scimmiesca avrei dovuto sceneggiare.
Bazar si addormentò sul bancone. Ne approfittai per prendere il barattolo di aringhe sott'olio sul bancone per rovesciarlo in testa al Pompino....
Immediatamente l’uomo trasfigurò sotto l’impatto lavico di tutto quell’unto. Strizzai gli occhi, mettendolo meglio a fuoco: “Ma lei… lei… non è il Pompino che sembra… è tutt’altro genere di Pompino !!!”.
La colata d’olio d’aringhe avvolgeva il volto pacioso dell’Andreoli, modificandone lentamente l’aspetto come in un gioco di prestigio: dalla sommità del capo si scollarono lunghe ciocche (ciocche ?!?!?!) serpentine. Gli occhiali tonditondi caddero e si ruppero, dalle guance e dalle mandibole si sganciarono (precipitando con un tonfo) sei etti e sessanta di protesi di silicone e il porcello che non più di due minuti prima stava palpeggiando allegramente quel grandissimo pezzo di Aishaecoute-moi della cuoca, assunse gradualmente le sembianze di un riccioluto analista comportamentale.
“Non ci posso credere!!!” urlai, folgorato.
Bazar aprì gli occhi, sussultando “Cazzo, socio… ti avevo chiesto di svegliarmi solo in caso di sviluppi rilevanti…”
“E non ti sembra uno sviluppo rilevante, QUESTO?!” puntai l’indice contro l’ex obeso mutaforme che intanto cercava frettolosamente di guadagnare l’uscita.
Lo anticipai lanciandogli addosso i 245 fascioli (rilegati in cuoio piombato della collana “L’albero di Natale spiegato ai Tuareg”).
K.O.. Al tappeto. Punto e partita. Game Over.
“Baz, ho il piacere di presentarti PAOLANTONIO GIANCHECCA, psicoterapeuta mediatico, conservatore, astrologo dei vip, nonché consigliere, confidente e compagno di merende parrocchiali del nostro amato primo cittadino LELLO GRAMBORDELLO (tadadadààààn!!!)!!!”
… gli occhi di Bazar si spalancarono (ancor più di quel che sono già)… “Cazzo, ho dimenticato un cd sul cruscotto !!! Col caldo che c’è rischio di fottermelo ! Scusa Baglu…” e un attimo dopo non c’era già più (ma questo lo scoprii ben più tardi).
Ignaro dell'assenza di Bazar, proseguii, meglio di Sherlock Holmes: “Sulle spalle complici di quest’ometto, caro Baz, spalle al momento spedite nel mondo dei sogni insieme al resto del corpo, Grambordello piange da tre anni tutte le sue lacrime, maledicendo gli occhi languidi di Monsignor Saguinaccio. In amore, com’è arcinoto, c’è che fugge e c’è chi insegue… a quanto pare il nostro prelato è quello con le ali ai piedi…”
"I reattori, caro mio...I REATTORI !!!", la voce proveniva da terra, dal groviglio appiccicoso di opuscoli e vestiti troppo larghi in cui lo psico-cerusico, semi-rinvenuto, si dibatteva.
Paolantonio Granchecca cercò di giustificarsi: “In tre anni mai un fiore, mai un gesto carino, mai una premura !!! Sempre via, sempre di corsa, mai una volta che si fosse fermato a cena da Lello… sempre una scusa pronta per andarsene: un intervento contro i Pacs da provare davanti allo specchio, un film sonoro al cineforum degli Arcivescovi “perché chissà quando ci ricapita !”, la benedizione del presepe di polistirolo … addirittura una volta l’ha piantato in asso tra le frasche perché si è ricordato di dover rammendare il cappuccio bianco”
”Quale cappuccio?! Parla, è meglio!!!”, intervenni incazzoso”
“Quello che mette quando va a bruciare quelle croci col tondino nei giardini delle femministe...”
“Non ci posso credere.” (un Baglu incredulo o solamente miscredente ?!? NdA).
“Lo dico anch’io ! Per queste cose esistono le perpetue !!! No, la verità è che ha cessato di amarlo…” e così dicendo l’ex Pompino si sollevò sulle ginocchia, si frugò nelle tasche della giacca, estrasse un fazzoletto a pois e ci si soffiò il naso proseguendo poi nel discorso: “Purtroppo il mio fraterno amico Grambordello da quell’orecchio non ci sente… si illude… e nel frattempo sta diventando lo zimbello della città !!!”
Mi accesi una sigaretta.
“E tu, anima pia di un can barbone, hai cercato almeno di evitare che il suo più grande nemico lo sbattesse in prima pagina con tutto l’ambaradàn dei suoi vizietti privati…”
“Vedo che hai afferrato”
“Intrufolandoti nella mia vita sotto mentite spoglie per spiarmi e ostacolarmi, VERO?!”(ed io ODIO che qualcheduno s’intrufoli nella mia intricatissima vita).
“Non permetterò a un ateo dissociato, bilancia ascendente pesci, per giunta, di rovinare due tra le persone più influenti di questa città”.
Espirai elaborate volute di fumo a forma di cassapanca fiorentina del diciannovesimo secolo
“Cominciamo a mettere i puntini sulle ypsilon ! Innanzitutto sono uno gnostico asociale, acquario ascendente toro ! Hai capito, Baz ? Il vero cavallo di Troia era un figlio di troia con indosso un travestimento insospettabile. Giuro sul Graal che sembravi veramente un porcone stupra-tope!!!”
E così il Gianchecca ex Pompino Andreoli: “Mi avevano detto che eri un pervertito e uno scambista. Dovevo pur guadagnarmi la tua fiducia. Ma non sai che fatica!!! E strusciarmi contro quella donna, poi…” sbirciò con lieve disgusto la silhouette della giovane cuoca, che ci dava le spalle (annoiata più che sorpresa) per riguadagnare la cucina, proseguendo “…a volte mi chiedo se il Sindaco Grambordello si renda conto di quanto gli sono amico !”
”Non me ne frega una cippa e pergiunta lippa ! Quando è stata l’ultima volta che i piccioncini si sono visti ?”
“Da me non saprai nulla, pervertito scambista in arte Baglu !” A quelle parole gli tirai un ceffone che lo fece roteare su sé stesso.
“Pervertito ci sarai tu e scambista ci sarà Bazar. E ora, rispondi: l’Arcivescovo si trova in città al momento ?”
“Possiamo anche fare notte….nun te risponno !!!!”
“Hai ucciso tu Miss Violetta Vomitoire sul panfilo Maria Cristina di Sassonia”?”
“CHI?!?!”
“… scusa. Sono andato clamorosamente off topic. E comunque adesso basta con la commedia. Baz, le manette!”
“Non c’è.”
“Chi?”
“Il tuo amico Bazar. Se ne è andato da un pezzo”.
Ecco che mi guardai intorno disorientato: “Mannaggia al clero, e….da quando ?!” “DALL’INZIO!!!” e, con un balzo felino, Andreoli in Gianchecca mi sorprese piombandomi addosso e disarmandomi di tutte le mie buone intenzioni (per via del fatto che non avevo in quel momento armi da farmi sottrarre). Rotolammo sul pavimento per un po’, quindi l’astrologo-analista riuscì ad avere la meglio assestandomi un colpo in testa con uno dei 245 fascicoli sparsi al suolo (quello sulle palle natalizie decorate stile danese). E così, caddi in un deliquio agitato di pochi secondi, che furono però sufficienti al mio avversario per sparire rumorosamente, facendo rimbombare le scale dell bar.
Quando rinvenni vidi Bazar che mi osservava dall’alto. Teneva in mano un cd deformato e storto: “Fuso, cazzo. Sembra un cd di Dalì. Ma che ci fai lì a terra?”
“… ”
“Va beh, Baglu… io vado a dormire in un vero letto. Sono a pezzi. Svegliami se ci sono sviluppi…”
“…rilevanti. All right Baz, ricevuto !”.
Il resto della storia è ormai leggenda. Metropolitana.
La tresca di Monsignor Sanguinaccio con il Sindaco Grambordello fu da me svelata per mezzo di un articolo-bomba che fu pubblicato sulla prima pagina del locale quotidiano “Menzognero Inedito”. Dopodiché, alle elezioni successive il sindaco Granbordello venne comunque rieletto con il 70 % dei consensi (il pueblo, spesso, è bue e con il suo sadomasochistico voto sa benissimo farsi bua da solo), mentre il sottoscritto giornalista-scrittore patatinpatatonpatatan fu costretto a cercarsi un altro posto per lavorare in quanto il bar Spock venne definitivamente chiuso dai Nas in quanto si scoprì che i succulenti Hamburger preparati dalla giovane cuoca Suleyma Banhanan Halam erano farciti con ragni e lombrichi cotti al vapore.
Inutile aggiungere che, da buon buongustaio, mi fidanzai qualche tempo dopo con la cuoca ed aprii con lei un ristorantino friul-calabrese in Transilvania. Ma questa è un’altra storia che vi racconterà l’amico Bazardelleparole: non a caso di professione sociologo & scrittore animatore di centridiurni e notturni.
Ne converrete che la fantasia testé utilizzata per produrre codesto racconto, abbonda (come il riso, ma quello nella bocca degli stolti !). Purtuttavia non scordate mai che la realtà supera sempre di gran lunga la fantasia, dalla quale, in ogni caso, non si discosta mai del tutto.