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lunedì 27 maggio 2019

E' uscito il saggio socio-politico di Luca Bagatin "AMORE E LIBERTA' - Manifesto per la Civiltà dell'Amore"

E' uscito ufficialmente il mio terzo saggio, nato esattamente a sei anni dalla fondazione di questo blog/pensatoio. Blog/pensatoio che è l'origine stessa del libro, che, infatti, si intitola "AMORE E LIBERTA' - Manifesto per la Civiltà dell'Amore".
Non mi dilungo molto nelle spiegazioni, salvo dire che tale saggio è, nei fatti, il manifesto del "rossobianchismo". Come rosso e bianco sono i colori prevalenti del simbolo di "Amore e Libertà" (realizzato, su mia indicazione, sei anni fa, dallo scrittore Martin Rua), contornato di 26 cuori bianchi, con al centro Lei, l'Eroina dei Due Mondi, Anita Garibaldi.
Il rosso del socialismo e della passione, che rappresenta la Libertà e il bianco della purezza del cuore, simbolo dell'Amore.
Non mi dilungo oltre, salvo fare presente che la prefazione è curata dall'amico principe Antonio Tiberio Dobrynia e che la copertina e l'impaginazione sono state realizzata dall'amico poeta Massimiliano Giannocco, del quale curai la prefazione della raccolta di poesie "Baluginii" lo scorso anno.
Il contenuto del saggio è presto riassunto: 

Il saggio è - attraverso la raccolta di numerosi articoli, scritti dall'Autore nel corso degli anni - un'analisi dell'attuale situazione politica globale e non solo. E' una risposta all'attuale crisi della politica, della rappresentanza, dei sentimenti umani e civili. E' un inno al populismo inteso come politica di popolo e per il popolo. E' un manifesto inteso come manifestazione pubblica di amore, di libertà e di civiltà contrapposta alla barbarie liberale e materialistico-borghese.
Nel testo sono presentate analisi e idee, ma non solo. Vi è raccontata la vicenda umana, politica e sociale di figure storiche che, per una ragione o per l'altra, hanno incarnato gli eterni valori di Amore e Libertà.

Il saggio è acquistabile unicamente al seguente link, in formato cartaceo: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/

E' dedicato alla memoria di Anita e Giuseppe Garibaldi e a una donna che ho nel cuore, Alessia, alla quale è dedicata la poesia introduttiva e che, assieme alla prefazione, vorrei qui di seguito riportare.
Buona lettura, d'Amore e Libertà.

Luca Bagatin

SOGNO

(ad Alessia)

Poesia serale.
Poesia notturna.
Poesia che si posa laddove una rosa
fiorisce sull'urna.
Nell'urna riposa
qualcosa di antico.
Di antico e passato
e per sempre finito.
Ed io son rapito
dal sogno di te.
E ciò che un tempo era amaro,
dolce ora è.

Prefazione di A. Tiberio di Dobrynia

Eretico. Nel senso “che sceglie”. Atto di colui che non cede alle opinioni e alle ideologie comuni.
Eretico, perché libero di scegliere: vincolato solo al suo pensiero e a una via che non conosce bivi incerti, perché pur dentro sentieri battuti è capace di aprirsi piste non convenzionali, nuove quanto ovvie, semplici, ma per ciò stesso incomprese ai molti.
Eretico: così si definisce Luca Bagatin nell’incipit di questo suo nuovo saggio. E lo è, senza finzioni o maschere di compiacenza, tanto da farne della sua eresia intellettuale un sistemico progetto.
Tra etica ed estetica sospesa, forma e sostanza possono riorganizzarsi nell’energia più rivoluzionaria che si possa immaginare: Amore. Amore quale atto di volontà (la “scelta”) e da questo la Libertà, che è fenomeno del primo, perché dall’uno scaturisce l’altra e non viceversa.
Da qui sorge l’idea da parte dell’Autore di fondare il movimento Amore e Libertà - eresia per eccellenza! - un pensatoio fuori dai luoghi comuni, da rotte sclerotizzate, che scorre irrefrenabile su nuove carte nautiche dell’anima. Coniugando costellazioni politiche, storiche, massoniche, sentimentali, erotiche, spirituali, laiche, creative, visionarie, in alternative alchimie antisistema che possano approdare a quell’isola felice (che ancora non c’è) della “Internazionale dell’Amore”, contrapposta alle terre morte e devastate della perdente ideologia materialista del “Lavoro”, da superare con formule e algoritmi spaventosamente semplificati, in una sola definizione: con la “Civiltà dell’Amore”.
Se vogliamo risalire alle idee di liberazione della coscienza alla base del pensiero di Luca Bagatin, a ritroso nel tempo occorre andare sulle tracce di quella cultura underground newyorkese degli anni ’50-’60 che nel fenomeno della Beat Generation trovò il massimo esponente nello scrittore Jack Kerouac, le cui opere hanno segnato un tempo mitico, insieme a Ginsberg, Corso, Ferlinghetti, scuotendo le certezze di un mondo in decadimento con versi forti urlati dalla strada, dagli inchiostri acidi, sui ritmi esistenziali di musiche affacciate all’immaginario, e restituendo all’individuo un valore altro d’indipendenza interiore, e sostituendo all’abbattimento psicologico provocato da un marcio sistema politico e finanziario, un’alternativa e sana follia: capace di ribaltare sterili dogmi e riconquistarsi e riconoscere le proprie stelle.
Da qui, l’Autore percorre esperienze sociopolitiche e di libera creatività che attraversano i momenti più importanti della sua vita, da adolescente prima a maturo pensatore oggi. Ed eccolo negli entusiasmi del primo impegno, vicino ai giovani comunisti, ai verdi, ai circoli ambientalisti, ai radicali, ai repubblicani e liberalsocialisti, ai movimenti laici, spiritualisti, e delle pornostar. E poi ad introspezionarsi e vergare pagine d’argute riflessioni sui temi controversi del capitalismo borghese e del materialismo proletario, sugli aspetti migliori di grandi personaggi più vicini al suo intimo sentire, più vicini al cuore del popolo.
Allora, pagina dopo pagina di Amore e Libertà - critico e irriverente pamphlet sociopolitico – l’Autore evoca con magistrali incantesimi emozionali le rarefatte figure della Triade più emblematica delle principali incarnazioni di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza: Casanova, Garibaldi, Cagliostro. A questi s’alza un coro d’armonia suggestiva, intramontabile di pensiero e idee. Da Mazzini a Simon Bolivar, da Peron a Evita, Chavez, Anita Garibaldi, la Blavatsky e così a seguire…
L’anima dei Popoli ribolle ma l’evoluzione è ribelle. La politica dell’America Latina ha saputo affrancarsi dalle logiche partitocratiche, dai poteri forti che annientano le società civili; da qui dall’oceano, per contro, l’Europa ancora soggiace allo sguardo dell’invisibile Medusa, e l’unione delle genti da tanti intellettuali auspicata, è ancor miraggio nella desertica schiavitù morale ed economica degli stati sopraffattori. Nella letteratura anti sistema, l’Autore non dimentica di argomentare anche con il filosofo francese Alain De Benoist e il suo J’accuse al mostro dalle mille facce del potere bancario e di certa mala politica che lo sostiene, che domina incontrastato il mercato, il libero commercio, la speculazione internazionale, il debito pubblico, controllando e lucrando sulla moneta di scambio come fosse sua esclusiva proprietà, così conducendo gli stati privati della loro sovranità nazionale a perire sotto una montagna di debiti insanabili, e spingendo i popoli inconsapevoli verso il baratro di crisi economiche spesso volute a tavolino, individui da tartassare, dissanguare e distruggere alle fondamenta della loro libertà, dignità, diritti umani.
Una terza via possibile, verso la dorata Civiltà dell’Amore è necessario ricercare, ma interclassista, e non più di scontro di ideologie perverse franate ormai sotto i colpi di una mutata realtà che anela riprendersi sé stessa, interamente, libera d’orpelli di cattivi pensatori e dommatiche zavorre, sì che possa risvegliarsi libera ed evolvere, dal cencio imprigionato d’ogni Adamo, una Umanità Nuova.

A. Tiberio di Dobrynia




Ricordiamo che il saggio è acquistabile unicamente al seguente link, in formato cartaceo: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/

Europee 2019. Hanno vinto i non votanti e gli euro-critici. Alcune riflessioni. Articolo di Luca Bagatin

Il dato più significativo, anche in queste elezioni europee, come nella maggior parte delle consultazioni elettorali degli ultimi decenni, rimane la vittoria dei non votanti. In Italia si attestano al 44%, in Francia a quasi il 50%. In Europa il partito del non voto è grossomodo ovunque il primo partito, con almeno – se non di più - il 40% dei non voti.
Ciò significa semplicemente che, quanto vorrebbero i cittadini, ha poco a che vedere con quanto vogliono i politici.
In Francia, da sei mesi, lo sta dimostrando il movimento dei Gilet Gialli che, lungi dal voler essere rappresentato da qualsivoglia lista elettorale (solo nominalmente esistevano delle liste “gialle”, ma non avevano nulla a che vedere con il movimento ufficiale), di settimana in settimana rappresenta la più ampia opposizione civica e popolare all'oligarchia euro-liberale. Non a caso, la Francia, è Paese nel quale la metà degli aventi diritto si astiene. Con una Le Pen che vince, ma che, in termini assoluti, conta l'11%. Tanto quanto Macron.
Anche in Italia, invero, le cose non vanno troppo diversamente. Salvini vince, ma, in termini assoluti, la Lega conta del supporto di circa il 18% degli italiani (9 milioni circa su 51 milioni circa). E il PD del 12% circa (6 milioni circa su 51 milioni circa). La maggioranza assoluta degli italiani, dunque, sceglie di non scegliere nessuno. Esattamente come nel resto di una Europa, la quale è una entità ancora molto lontana da ogni tipo di democrazia diretta (e che con gli sbarramenti elettorali non permette nemmeno a tutti gli elettori di esprimere il proprio voto !) e dalla volontà reale dei popoli.
Anche la Gran Bretagna ha visto una bassa affluenza alle urne e comunque, anche qui – dopo un continuo tira e molla durato mesi, fra la ormai dimissionaria May e l'Unione Europea – vi è stata l'affermazione di un partito anti-europeista, ovvero il Partito Brexit di Nigel Farage, peraltro ricevendo da tempo anche il sostegno del socialista George Galloway, già leader dell'anticapitalista Partito del Rispetto, dimostrando che chi vuole la Brexit non è di destra, non è xenofobo, ma semplicemente è persona di buonsenso, che non accetta di sottostare alle oligarchie.
Altro dato interessante è, per quanto riguarda l'Italia, l'aumento dei voti del pur piccolo Partito Comunista di Marco Rizzo, unico nel nostro Paese a presentarsi coerentemente contro l'Unione Europea e per l'uscita dalla NATO e beccandosi persino il plauso (e a quanto pare anche il voto) di Vittorio Sgarbi. Unico a presentarsi alternativo non solo alle destre liberal capitaliste, ma anche alle sinistre liberal capitaliste. Non a caso in Europa è collegato al KKE, partito comunista greco che si è sempre battuto contro il sinistrismo borghese di Tsipras e le sue politiche antisociali.
Il PC è infatti passato da uno 0,3% delle scorse elezioni politiche a uno 0,9% delle attuale elezioni europee, più che raddoppiando i voti e incrementandone circa 130.000 e ciò senza pressoché fare campagna elettorale nei grandi media, non avendone i mezzi ed essendone spesso ignorato.
Ciò ha dimostrato che, quando i comunisti riprendono in mano la bandiera socialista originaria, anticapitalista, antiborghese e non accettano alleanze o collaborazioni con le sinistre (da sempre borghesi e fighette tanto che sono state pesantemente sconfitte in Italia e in tutta Europa), sono in grado di crescere e di divenire punto di possibile aggregazione anche per chi, storicamente, mai è stato comunista o mai è stato di sinistra, ma vorrebbe una alternativa popolare, populista nel senso migliore del termine e autenticamente socialista.
La strada è ancora lunga. Molto lunga. Ma è pur sempre un punto di partenza.

Luca Bagatin

sabato 25 maggio 2019

Il socialismo dell'Amore e della Libertà di Gabriele d'Annunzio e Alceste de Ambris

"Ribellione – ecco la nobiltà dello schiavo.
(...) Il vostro amor della vita sia l'amore della vostra più alta speranza: e la vostra più alta speranza sia il più alto pensiero della vita!
Che importa vivere a lungo? Quale guerriero vuol'essere risparmiato?" 


(Gabriele d'Annunzio)

"Noi vogliamo lo sviluppo integrale, completo, autonomo del sindacato operaio, fino a farne l’elemento costitutivo principale e l’organo direttivo della nuova società dei produttori liberi ed uguali per la quale combattiamo. Essi [i socialisti] intendono che il sindacato non abbia da essere che uno strumento per i miglioramenti parziali ed illusori, che la classe operaia può ottenere più dalla benevolenza della classe padronale e dall’intervento statale che dalla propria forza, rivolta ad un’audace conquista. La vera trasformazione sociale essi intendono che debba essere compiuta nello Stato e dallo Stato, con una serie di misure legislative e con una estensione sempre cosciente dei poteri dello Stato che dovrebbe arrivare a sostituirsi al capitalismo privato, evocando a sé la dirigenza di tutta la produzione e di tutto lo scambio, nonché la distribuzione della ricchezza. Quale punto di contatto vi è fra questa concezione statolatrica e autoritaria del divenire sociale, e la concezione sindacalista, antistatale e libertaria? Nessuno. Noi andiamo dunque per opposta via, ad una meta opposta a quella dei [socialisti] riformisti. Noi vogliamo annullare il potere oppressivo dello Stato; essi vogliono moltiplicarlo ed aumentarlo fino a farne il regolatore supremo di tutta la vita sociale. Noi miriamo alla conquista dell’autonomia e della libertà integrale dei gruppi produttori, e dell’individuo in seno a questi gruppi; essi mirano ad instaurare la più terribile tirannia che abbia mai visto il mondo." 

(Alceste De Ambris, 1912)

Vedi anche: 

martedì 21 maggio 2019

L'Ambasciatore venezuelano in Italia Rodriguez si dimette: "Esco senza rancore e senza soldi". Articolo di Luca Bagatin

Un anno fa il socialista Nicolas Maduro veniva rieletto Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, con un'ampia maggioranza di oltre il 60% dei voti e, proprio in occasione di tale anniversario, alcuni giorni fa, il Presidente ha proposto di indire elezioni anticipate per il rinnovo dell'Assemblea Nazionale, il cui mandato scadrà nel 2020. Egli ha inoltre dichiarato: “da una parte affrontiamo aggressioni, bugie, persecuzioni ed embargo da parte dell’imperialismo, e dall’altra lavoriamo instancabilmente per fornire al nostro popolo case, salute, istruzione, occupazione, pensioni, sicurezza sociale e stabilità politica”.
Nonostante i recenti tentativi di golpe, da parte di soggetti che hanno deliberatamente scelto di non presentarsi alle scorse elezioni presidenziali, il governo in carica è infatti riuscito a mantenersi in sella e a garantire continuità e stabilità.
Purtuttavia, le ingiuste e assurde sanzioni a livello internazionale, da parte di chi si rifiuta di riconoscere un governo legittimamente eletto, in quanto autenticamente socialista, pesano e continuano a pesare.
E, proprio per questo, oltre che per problemi di salute, l'Ambasciatore venezuelano in Italia, Isaias Rodriguez, 77 anni, già Vicepresidente della Repubblica ai tempi di Hugo Chavez, si è visto costretto a rassegnare le sue dimissioni, in quanto, a causa di dette sanzioni, non è più in grado di pagare i dipendenti dell'Ambasciata e di sostenere i costi dell'affitto della sede.
Nella sua lettera di dimissioni, indirizzata al Presidente Maduro, Rodriguez ha espresso “immenso rispetto per la battaglia combattuta” dal governo del Venezuela “contro l'Impero declinante”.
Non sono mancate, ad ogni modo, parole critiche, non già nel socialismo bolivariano e chavista, ma nell'eccessivo “marketing” che circonda il governo.
Questi alcuni dei passi della sua lettera, riportata interamente dal sito Aporrea.org (https://www.aporrea.org/venezuelaexterior/n342186.html): “La sua causa, che è mia, mi ha trattenuto come un campo di forza, come una calamita. Con fede assoluta mi sono aggrappato al chavismo, come un tavolo in questo oceano di contraddizioni che circonda il suo governo. Sono venuto, tuttavia, a capire definitivamente che non posso trasformare l'acqua in vino, né resuscitare i morti. Molti dei suoi discepoli hanno pochissimi apostoli, e cioè quando ci chiediamo tutti: è la chiesa o il dio che sta fallendo ?”.
E prosegue, spiegando che, all'età di 77 anni, preferisce ora dedicarsi a fare il nonno dei suoi nipotini: “Voglio che tu sappia, che io sono e sarò al tuo fianco. Ma spiritualmente. È il mio turno di essere un nonno. L'ho rinviato a lungo e non voglio morire senza esercitare questo ufficio che è stato ritardato dalla politica. Mi iscrivo alla Forza Spirituale delle Operazioni Speciali per i Nipoti. Ho bisogno che molti di loro siano in grado di raccontare e scrivere storie di questo tempo, vissute dal 1998 fino alla data in cui sottoscrivo questa lettera”.
Ed ancora: “La fede, presidente, è una lezione, ma anche una scelta. Non ho nulla da rimpiangere; Sono stato felice di regalarmi una delle più belle cause della vita: la libertà del mio paese. Volevo essere un compagno fedele e non un adulatore dilettante e timoroso”.
Isaias Rodriguez e Luca Bagatin
Isaias Rodriguez lascia dunque il suo incarico “senza rancore e senza soldi”, come scrive. Facendo peraltro presente che persino sua moglie ha dovuto vendere i vestiti che il suo ex marito le aveva donato, al fine di potere resistere alle senzioni statunitensi e al fatto che, il loro conto bancario italiano, causa dette sanzioni, è stato chiuso.
Conclude con queste parole, l'ex Ambasciatore Rodriguez, la sua lettera al Presidente Maduro: “Vado "nudo", come l'ala di un pipistrello, come se un'onda turbolenta mi spingesse; senza alcun tormento, con la verità dell'intimo, delle giuste e delle convinzioni intatte. Giuro che continuerò a perfezionare la mia dignità per riconoscerla nei miei silenzi e possederla fino ai miei ultimi giorni, e usarla come scudo e ascia contro gli avversari (non ho nemici Presidente)”.
Ho avuto modo di intervistare Isaias Rodriguez due volte, alcuni anni fa, e sono stato ospite a pranzo nella sua casa romana, donandogli – nell'occasione - uno dei miei saggi, “Ritratti di Donna”.
L'ho trovato persona squisita, gentile, dalla grande onestà intellettuale e soprattutto persona di grande cultura letteraria. Egli, oltre ad essere stato un politico e un giurista, è anche un poeta.
E, come i poeti, esce dalla scena pubblica per ritirarsi nell'intimità del focolare domestico. Senza onori, senza danari, fra l'affetto dei suoi cari e delle persone che lo stimano e continuano a stimarlo.

Luca Bagatin

venerdì 17 maggio 2019

"Limonov e Pasolini": un docu-film di Mimmo Calopresti sulla vita di Eduard Limonov. Articolo di Luca Bagatin

“Limonov e Pasolini”, questo il titolo del docu-film di Mimmo Calopresti - regista celebre per i suoi film e documentari di carattere sociale - che sarà proiettato oggi 17 maggio alle ore 19.00, presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma.
Limonov, celebre scrittore, attivista e rivoluzionario russo, si racconta e lo fa visitando i luoghi simbolo della Roma di Pasolini, nell'ambito del tour di presentazione del suo romanzo autobiografico “Zona industriale”, edito da Sandro Teti, che si tenne esattamente un anno fa.
Eduard Limonov, al secolo Eduard Veniaminovich Savenko è un personaggio che, con Pasolini, ha dei forti punti di contatto. Egli stesso afferma: “Secondo me è possibile, con una lieve forzatura, paragonare la mia vita a quella di Pasolini: un uomo-scandalo, una persona di grande talento che veniva accusata continuamente di tutti i peccati possibili, non importa se fossero veri o falsi”.
Limonov ha sempre dato scandalo o, meglio, “scandalo”. Lo ha fatto nella sua Russia, dissidente da sempre, e in giro per il mondo. Sin dagli Anni '60/70 quando fu vagabondo e poi maggiordomo di un miliardario di New York; lo ha fatto negli Anni '80, quando fu scrittore bohémien a Parigi; e lo ha fatto ancora negli Anni '90, quando fu combattente nella guerra di Transnistria (in sua difesa) e in quella dell'ex Jugoslavia, dalla parte dei serbi. Per poi tornare in Russia e qui fondare il Partito NazionalBolscevico (PNB), assieme al filosofo Aleksandr Dugin e al chitarrista Egor Letov, aggregando i giovani delle periferie russe, delusi dal crollo dell'URSS e dall'avvento del capitalismo assoluto. Aggregando quelle generazioni “perdute”, gli emarginati, i punk, i dissidenti, i libertari, alle quali si rivolgeva anche Pasolini e dando loro una bandiera, contro il consumismo, contro l'omologazione, contro la decadenza liberale.
Giovani nazionalboscevichi capaci di occupare – goliardicamente - persino le sedi del Potere e che Anna Politkovskaja difenderà a spada tratta e definirà: "giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che permettono di guardare con fiducia all'avvenire morale del Paese".
Congresso di “Altra Russia”. Fra i molti attivisti, al centro, seduto, Eduard Limonov
Giovani che, ancora oggi, seguono Limonov nel suo partito nazionalbolscevico “Altra Russia”, sorto dopo lo scioglimento del PNB voluto dal governo liberale di Putin. Partito che ancora oggi non viene riconosciuto, dal Potere, come movimento che può presentarsi alle elezioni (l'ultima giustificazione pare sia stata una fantomatica mancanza di documentazione o di firme). Ma composto di attivisti che lottano in Donbass contro l'autoritarismo del governo ucraino e che lottano in patria per una Russia diversa, socialista, e in diverse manifestazioni lo fanno marciando assieme ai comunisti del KPFR e agli attivisti del Fronte di Sinistra.
Limonov, oggi 76 enne, il quale si fece ben due anni di carcere con l'accusa di un inesistente traffico di armi, si definisce un nazionalista moderato, un socialista “dalla linea dura”, un anticapitalista capace di unire i valori della destra patriottica e della sinistra sociale tipici del Socialismo Russo, che è poi il miglior socialismo originario europeo dell'Ottocento: quello del populismo russo del XIX secolo, quello di Pierre Leroux, di Marx, Engels, Bakunin, Proudhon di cui parlano scrittori queli Michéa e De Benoist.
Egli va molto fiero di essere un "dissidente dalla parte dei ribelli e dei deboli" e di aver creato “un partito senza politici di professione. Ma basato sulla Punk Generation” e, dopo ben 25 anni di assenza, ha rivisitato Parigi alcuni giorni fa, al fine di esprimere il suo sostegno alla lotta civile e sociale dei Gilet Gialli.
L'omaggio che Mimmo Calopresti fa a questo grande scrittore e attivista contemporaneo è dunque di inestimabile valore civile, artistico e politico.
Una ventata di aria sana in un'Europa – per citare Limonov medesimo – in “crisi di coscienza” in quanto, egli afferma, “L'Europa sta uccidendo i paesi dissidenti, i diversi paesi, i diversi uomini”.
Pensiamo alla Siria, ma, ancor più, al Venezuela socialista, che questa Europa sanziona e non riconosce.
Anche a Limonov e Pasolini, oltre che a molte altre figure del socialismo e del libertarismo, fra l'altro, saranno dedicati dei capitoli del mio prossimo saggio “Amore e Libertà – Manifesto per la Civiltà dell'Amore”.

Luca Bagatin

mercoledì 15 maggio 2019

Pasolini e Limonov. Due eroi dissidenti d'Amore e Libertà

"Secondo me è possibile, con una lieve forzatura, paragonare la mia vita a quella di Pasolini: un uomo-scandalo, una persona di grande talento che veniva accusata continuamente di tutti i peccati possibili, non importa se fossero veri o falsi" 

(Eduard Limonov)
 

Due capitoli del mio prossimo saggio "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore", tratti dai miei relativi articoli, sono dedicati a questi due grandi personaggi, ispiratori anche del presente blog/pensatoio.

Luca Bagatin


http://amoreeliberta.blogspot.com/2018/07/zona-industriale-di-eduard-limonov.html


Limonov a Parigi, nei giorni scorsi, in visita ai Gilet Gialli. Emblematica e emozionante la canzone partigiana "Bella ciao", cantata da alcuni Gilet 

domenica 12 maggio 2019

Ancora un ricordo di Mario Appignani, Cavallo Pazzo


Questa è una foto storica.
Fra Marco Pannella e Oriana Fallaci c'è Mario Appignani, al XX secolo Cavallo Pazzo.
Fra un politico di razza e una fine giornalista c'è un freak, uno "sconciato", uno di noi, che forse meglio di altri ha incarnato, per averle vissute sulla sua pelle, molte lotte di liberAzione.
Figlio di una prostituta, cresciuto in un brefotrofio fra violenze e umiliazioni di ogni genere, Appignani divenne il simbolo e il portavoce della lotta contro gli orfanotrofi lager.
Con il suo spirito autodidatta e battagliero fu uno dei leader degli Indiani Metropolitani.
Primo dei disturbatori televisivi. Romanista incallito.
Nel mio imminente saggio "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" un intero capitolo è dedicato a lui (il mio pezzo è riportato anche alla voce di Wikipedia "Mario Appignani", tratto dal quotidiano "L'Opinione delle Libertà"), come anche a lui è dedicato il pensatoio da me fondato, "Amore e Libertà", appunto.
Cavallo Pazzo è nei nostri (bianchi) cuori perché è uno di noi. Un fricchettone che molto ha sofferto e che ha sempre pensato con la sua testa.

Luca Bagatin

sabato 11 maggio 2019

In memoria di un socialista: Gianni De Michelis. Articolo di Luca Bagatin

Gianni De Michelis e Luca Bagatin (2004)
Gianni De Michelis è passato oltre il velo della materia.
Era un socialista di altri tempi. Quanto ancora, in Italia, esisteva un Partito Socialista e quando la politica italiana aveva ancora un suo peso in Europa e nel mondo.
Fu, nel corso degli Anni '80, Ministro delle Partecipazioni Statali (quando ancora lo Stato contava qualcosa e la politica comandava sull'economia e non viceversa !), Ministro del Lavoro, Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri.
Ventenne – negli Anni '60 - aderì al Partito Socialista Italiano, collocandosi in quegli anni nella corrente di sinistra, denominata “Alternativa Socialista”, allora guidata da Riccardo Lombardi e nella quale erano presenti anche i socialisti rivoluzionari.
Nel 1976 appoggiò la candidatura di Bettino Craxi a Segretario del PSI e divenne componente della Direzione Nazionale del Partito. Negli Anni '80, oltre che più volte Ministro, sarà presidente del gruppo socialista alla Camera dei Deputati.
Coinvolto nella falsa rivoluzione di Tangentopoli, sarà sottoposto a diversi procedimenti giudiziari, ma spesso fu assolto. Denuncerà sempre, assieme a Craxi, il clima avvelenato di quegli anni, teso a colpire unicamente i partiti di governo e in particolare quel PSI che, se da una parte voleva modernizzare l'Italia, smarcandosi dalle “chiese” democristiana e comunista (ma già da tempo non più comunista e via via sempre più liberal-capitalista), dall'altra mirava a una politica estera multipolare, smarcata dagli USA e parimenti denunciava l'avanzare della globalizzazione neoliberale e le sue pericolose derive, che avrebbero portato – con il successivo avvento del capitalismo assoluto - a una diffusa povertà, alla sudditanza dell'Italia a poteri stranieri ed economici e all'immigrazione di massa.
Il PSI di Craxi e De Michelis fu infatti profetico e, forse per questo e per questo suo voler contrastare l'avanzare dei Poteri Forti economici, finanziari e mediatici, spazzato via in un sol colpo da una falsa rivoluzione che, nel 1993, segnerà la fine definitiva della politica dei partiti e l'inizio di una nuova stagione – nella quale viviamo tutt'oggi – fatta di personalismi, di ricerca del consenso attraverso meri slogan, dell'economia che governa sui popoli e che annichilisce e avvilisce i poveri.
Nel 1996 Gianni De Michelis, nonostante l'esilio ad Hammamet di Bettino Craxi, assieme ad altri socialisti di area craxiana (fra cui Luca Josi, Margherita Boniver e Ugo Intini), rifonda il Partito Socialista, il cui simbolo sarà composto di sette garofani, il sole nascente e un libro. In quegli anni rinascono anche le pubblicazioni socialiste storiche “Critica Sociale” (ancora oggi diretta dall'amico Stefano Carluccio) e “L'Avanti” (oggi di proprietà di Critica Sociale). La collocazione del nuovo partito è autonoma, ma guarda con simpatia all'area laico-socialista di Forza Italia. Sono molti, infatti, i forzisti che escono dal partito berlusconiano e ritornano al Partito Socialista.
A molti ciò può sembrare un paradosso, come scrisse Fabrizio Cicchitto in un suo saggio (“Il paradosso socialista. Da Turati a Craxi a Berlusconi”, Edizioni Liberal, 2003). In realtà i socialisti non sono mai stati di destra, ma nemmeno potevano definirsi storicamente di sinistra. In Italia, in particolare, non potevano collocarsi dalla parte dei loro carnefici postcomunisti alleati alla sinistra DC e sostenere il nascente prodismo e le privatizzazioni selvagge proposte dall'allora (falso) centrosinistra. Craxi, non a caso, si oppose strenuamente a quelle privatizzazioni, poi attuate dai governi successivi alla sua scomparsa politica.
Nel 2001 Gianni De Michelis sarà fra i fondatori e Segretario nazionale del Nuovo PSI, assieme alla Boniver, a Bobo Craxi e a Claudio Martelli. Il partito si collocherà nell'area di centrodestra. Certo, Berlusconi lascerà poco o nessuno spazio ai laici e ai socialisti di De Michelis al punto che, credo, oggi quel Nuovo PSI non esista nemmeno più o sia durato comunque molto poco.
In quegli anni io stesso, esattamente nel 2004, mi avvicinai a quel partito. Vi rimasi molto poco, pochi mesi, in quanto non condivisi le politiche dei vecchi notabili a livello locale nella mia città, allora Pordenone. Ad ogni modo ebbi il tempo di conoscere di persona Gianni De Michelis, di cui avevo letto pressoché tutti i saggi e trovandovi spunti interessanti, sia sulla politica interna che su quella estera.
Conservo ancora una foto (quella qui sopra) nella quale, ad una riunione pubblica del Partito, nella città di Pordenone, parlo accanto a lui, il quale mi fece poi i complimenti. Era il periodo delle europee (le ultime alle quali sarei andato a votare !) e allora il Nuovo PSI (Socialisti Uniti per l'Europa) prese ben il 2% dei voti e, non essendovi allora sbarramenti di sorta, elesse due deputati, fra cui lo stesso De Michelis.
Di acqua sotto i ponti, da allora, ne è passata molta. I miei ideali liberalsocialisti sono, negli anni, evoluti nel socialismo puro, originario e anticapitalista. Ad ogni modo la mia formazione craxiana e il mio rispetto per quelle figure politiche, nel bene o nel male, è sempre rimasto.
De Michelis, poi, era un personaggio piuttosto trasgressivo e irriverente e ciò lo e me lo rendeva particolarmente simpatico, anche da Ministro.
Amava le belle donne e le discoteche. Scrisse, nel 1988, per Mondadori, con prefazione di Gerry Scotti, la guida ai locali notturni “Dove andiamo a ballare questa sera ?”. La cosa scandalizzò molti, ma lui certo non se ne curava. Capelli lunghi e spirito libertario. Anche questo era il PSI di quegli anni. Un partito non ingessato, contro il bigottismo, aperto alla trasgressione che lo porterà ad essere spesso vicino al Partito Radicale (di quegli anni, molto diverso da quello di oggi o di ciò che ne è rimasto !) di Marco Pannella.
Mi dispiace che Gianni se ne sia andato. Era una grande mente e una grande persona. Forse solo in questi anni, di totale decadenza della politica italiana e europea, ce ne rendiamo davvero conto.

Luca Bagatin

lunedì 6 maggio 2019

Pensieri, riflessioni, introspezioni sparse di Luca Bagatin

Con le donne eterosessuali sono spesso entrato in conflitto. Le mie relazioni sentimentali sono infatti durate pochissimo, causa continue incomprensioni.
Diversamente, sono sempre stato in sintonia con lesbiche e bisessuali, consapevoli della propria bisessualità.
Mi sono spesso innamorato di loro e spesso sono stato ricambiato. Ma, non essendo una donna, si è trattato solo di relazioni, anche in quel caso, piuttosto brevi.

Basta polemiche su fascismo e antifascismo !
Avete rotto.
Il perché ho smesso da anni (e dico sul serio) di interessarmi (e di scrivere) di politica italiana è che le banalità che ascoltavo avevano per me raggiunto un limite massimo.
Ancora mi arrivano, nonostante io cerchi di ignorare gran parte di ciò che proviene dalla politica italiana (però se leggi Facebook o ti capita di accendere la TV è inevitabile che giunga qualcosa).
A quando un po' di risveglio dell'intelligenza e di superamento della banalità ?
A quando la scoperta del vero nemico, ovvero del liberal capitalismo, del danaro e dell'odio atavico dell'essere umano sull'essere umano (o, peggio, contro gli animali) ?
Sono pessimista per natura e per osservazione del genere umano.
La mia risposta è quindi un rammaricato "A mai".

Trovo il fascismo degli antifascisti altamente pericoloso.
Lo dicevano già i radicali (quelli veri e dei vecchi tempi) e soprattutto Pasolini.
In Italia ancora non si è capito un cazzo.
Ora sapete perché noi libertari siamo da sempre ritenuti degli appestati. Perché un po' meno superficiali della massa.
E lo siamo con orgoglio. 

All'avere ho sempre preferito essere. L'avere non l'ho mai capito, perché anche se hai qualcosa, prima o poi, la vita ti costringe a lasciarla comunque. Ciò che sei, invece, rimane. Quantomeno nella memoria di qualcuno.

Luca Bagatin

sabato 4 maggio 2019

Gilet Gialli ancora in piazza. Sostenuti anche dal mondo dell'arte e della cultura. Articolo di Luca Bagatin

Il popolo francese ancora in marcia contro il governo dei ricchi di Macron.
Per i Gilet Gialli è la ventiseiesima settimana di protesta. Ben sei mesi di proteste ininterrotte e di denunce di violenze da parte delle forze di polizia contro manifestanti inermi.
E' stato addirittura diffuso un video su Youtube nel quale si vede un poliziotto lanciare un sampietrino contro i manifestanti, il primo maggio. Una scena inaudita, l'ennesima, dopo che, nei mesi scorsi, la ventenne studentessa di filosofia Fiorina Jacob Lignier e uno dei leader dei Gilet Gialli, Jerome Rodrigues, feriti dai lacrimogeni della polizia, hanno perso un occhio.
Persino l'ONU, attraverso l’Alto commissario per i diritti umani Michelle Bachelet, aveva sollecitato “un’indagine approfondita su tutti i casi segnalati di uso eccessivo della forza”.
I Gilet Gialli sono stati accusati, dal Ministro dell'Interno Christophe Castaner, di aver “invaso”, nelle manifestazioni del primo maggio, un ospedale e di aver danneggiato le sue strutture. Accusa rivelatasi totalmente infondata. Le ricostruzioni dei fatti e i video hanno infatti rilevato che diverse decine di Gilet Gialli si sono riversati presso l'ospedale della Pitié-Salpetriere non certo per danneggiarlo, quanto piuttosto per proteggersi dalle cariche violente della polizia.
Il Ministro dell'Interno ha tentato inutilmente di scusarsi, affermando “Non avrei dovuto usare il termine attacco, ma piuttosto di intrusione violenta che ha scioccato il personale sanitario. Accettare di ritrattare le mie parole, non mi crea problemi”. In realtà nemmeno di intrusione violenta non si è trattato.
Sono pertanto in molti a richiedere le dimissioni del Ministro Castaner. Primo fra tutti il leader de La France Insoumise Jean-Luc Mélenchon, il quale ha affermato che Castaner “è un bugiardo, oltre a essere un incompetente”. La senatrice verde-comunista Esther Benbassa ha definito su Twitter Castaner “Pinocchio” e l'esponente dei Repubblicani Bruno Retailleau ha scritto che “il ministro dell'Interno deve smetterla di gettare olio sul fuoco e spiegarsi sulle sue dichiarazioni smentite dai fatti”.
Nel frattempo, 1400 firme sono state pubblicate sul quotidiano “Libération” in calce a un appello di “artisti, creatori e creatrici” riuniti nel collettivo “Yellow Submarine”, ispirato a John Lennon e alle sue battaglie libertarie (il testo al seguente link: www.nousnesommespasdupes.fr). L'appello ha per titolo “Non siamo sciocchi” e sottolinea come il movimento civico e spontaneo dei Gilet Gialli sia “un movimento senza precedenti nella Quinta repubblica”, un movimento “che il potere tenta di screditare e reprime duramente mentre la violenza più minacciosa è quella economica e sociale”. E si conclude con queste parole: “Usiamo il nostro potere, quello delle parole, della parola, della musica, dell'immagine, del pensiero, dell'arte, per inventare una nuova narrativa e sostenere coloro i quali lottano nelle strade da mesi. Niente è scritto. Disegniamo un mondo migliore”. Fra i primi firmatari dell'appello le celebri attrici Juliette Binoche e Emmanuelle Beart e gli scrittori Edouard Louis e Annie Ernaux.
Ancora una volta il governo Macron esce sconfitto e si ritrova l'opposizione netta nelle piazze, in Parlamento e quella del panorama culturale e artistico francese. O Macron deciderà di dimettersi, fare mea culpa e indire nuove elezioni, oppure la situazione in Francia è destinata e diventare sempre più preoccupante e sempre meno democratica.

Luca Bagatin

giovedì 2 maggio 2019

Lo sviluppo è insostenibile. Conservazione (dell'ambiente, dei sentimenti, del socialismo originario) unica rivoluzione


"Non si ripeterà mai abbastanza che ciò che distrusse la famiglia nel mondo moderno, fu il Capitalismo [...] È il Capitalismo che ha portato le tensioni morali e la competizione affaristica tra i sessi, che ha sostituito all'influenza del genitore l'influenza del datore di lavoro; che ha fatto sì che gli uomini abbandonassero le loro case per cercare lavoro; che li ha costretti a vivere vicino alle loro fabbriche o alle loro ditte invece che vicino alle loro famiglie; e soprattutto che ha incoraggiato per ragioni commerciali, una valanga di pubblicità e di mode appariscenti che per loro natura uccidono tutto ciò che erano la dignità e il pudore dei nostri padri e delle nostre madri"

(Gilbert Keith Chesterton)

E' uscito il nuovo numero della rivista francese "Rébellion" !

E' uscito l'ultimo numero della rivista bimestrale francese "Rébellion" degli amici dell'Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE) (www.rebellion-sre.fr)


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mercoledì 1 maggio 2019

Lunga vita al Primo Maggio !

"Compagne, compagni: Ancora una volta sono nella lotta, di nuovo sono con voi, come ieri, oggi e domani. Sono con te per essere un arcobaleno di amore tra la gente e Perón; Sono con voi per essere quel ponte di amore e felicità che ho sempre cercato di essere tra voi e il capo degli operai"

(Evita Peron, 1 maggio 1952. Suo ultimo discorso)

 

Senza il socialismo è il mercato che governa i popoli. Articolo di Luca Bagatin

http://amoreeliberta.blogspot.com/2019/04/senza-il-socialismo-e-il-mercato-che.html