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giovedì 30 giugno 2016

Comunicato che riceviamo e volentieri pubblichiamo: "Gianicolo il colle "aureo" della cultura internazionale, della sacralità e della memoria". Iniziativa del Grande Oriente d'Italia.

Il Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia vi segnala il prossimo appuntamento
Venerdì 1 luglio 2016 Ore 19.00 Incontro in occasione della pubblicazione del volume
GIANICOLO IL COLLE "AUREO" DELLA CULTURA INTERNAZIONALE, DELLA SACRALITÀ E DELLA MEMORIA
A cura di Carla Benocci e Marcello Fagiolo (Artemide Edizioni)
PARCO DI VILLA IL VASCELLO (Via di San Pancrazio, 8 – Roma)


Interverranno: CARLA BENOCCI (Storica dell’Arte), MARCELLO FAGIOLO (Università di Roma “Sapienza”), GIUSEPPE MONSAGRATI (Università di Roma “Sapienza”)
Conclusioni di STEFANO BISI Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia
N.B. Chi non volesse più ricevere l’informativa del Servizio Biblioteca, è pregato di rinviare un messaggio con la richiesta di esclusione dalla mailing list.
Grande Oriente d'Italia - Palazzo Giustiniani
Servizio Biblioteca
villa il Vascello via di S. Pancrazio 8 00152 Roma:
telefono +39 06 5883214 (diretto); +39 06 5899344/5-215 (interno) fax +39 06 5818096;

martedì 28 giugno 2016

Intervista esclusiva di Luca Bagatin a Mr. Tisanoreica: Gianluca Mech

Gianluca Mech non è il classico imprenditore. E' un personaggio al contempo comune ed eclettico. Creativo, elegante, curioso. Del resto, chi ha guardato l'ultima edizione dell'“Isola dei Famosi”, avrà notato la sua spiccata vocazione all'ascolto. Ma anche il suo coraggio nel calarsi un una situazione ed in un ruolo che, con la sua attività professionale e personale, c'entrano davvero poco.
Gianluca Mech è Mr. Tisanoreica, titolare dell'omonima azienda conosciuta e diffusa in tutto il mondo, seguita da molti personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e della politica (fra cui il Lider Maximo Fidel Castro e da suo figlio Alex !), divulgatore scientifico, scrittore, personaggio televisivo ed anche attore nel ruolo di sé stesso nell'ultima edizione de “Il bello delle donne” che andrà in onda il prossimo autunno sul piccolo schermo.
Ho avuto dunque la possibilità di intervistarlo, amichevolmente, ringraziandolo anche per aver fatto da “testimonial” del mio secondo saggio “Ritratti di Donna” (Ipertesto Edizioni).
Gianluca Mech e Luca Bagatin

Luca Bagatin: La famiglia Mech è erede di una tradizione erboristica plurisecolare. Come nasce e si tramanda questa tradizione ? Puoi parlarcene, brevemente ?
Gianluca Mech: Diciamo che originariamente la formula galenica che utilizziamo, chiamata “Decottopia”, fu un segreto tramandato e di proprietà di una ristretta comunità protestante piemontese originaria della Svizzera. Tale segreto fu poi tramandato alla famiglia Bonardo, che, nei primi anni del '900, prenderà il nome di Balestra e successivamente Mech.
Fu il mio bisnonno, Balestra, appunto, che, nel 1911, vendeva nei mercati come ambulante, il cosiddetto “Fernet Balestra” che conteneva la forumula galenica chiamata “Decottopia”, in quanto composta da dieci piante officinali. Il “Fernet Balestra” era in sostanza un liquore senza alcol e senza zucchero, utilizzato per la depurazione, oppure per la tosse, la gastrite e, negli Anni '50, fu sviluppata una particolare linea di prodotto dimagrante.

Luca Bagatin: Tu hai ulteriormente sviluppato la “Decottopia”. In un'epoca ipertecnlogica come la nostra fa sensazione, per così dire, che un'azienda fondi il suo successo proprio su una formula che ci fa tornare alla natura, ovvero riscoprire le nostre radici. Puoi parlarcene, brevemente ?
Gianluca Mech: Iniziamo con il dire che anticamente era praticata la medicina tradizionale, la quale era in sostanza una sorta di medicina preventiva e che andava a curare le cause della malattia, senza preoccuparsi dei sintomi della stessa. Successivamente, nell'800, venne scoperta l'allopatia, ovvero la medicina in grado di curare i sintomi della malattia. La “Decottopia”, in sostanza, si basa proprio su questo, ovvero sui principi attivi delle piante in grado di curare i sintomi.
Fu quando mio padre morì di ictus in quanto obeso, che ebbi l'idea di utilizzare la “Decottopia” per controllare la chetosi, ovvero facendo in modo di eliminare i carboidrati attraverso prodotti derivanti dalle piante.
Riuscii ad ottenere un piccolo finanziamento dalla Camera di Commercio di Vicenza e decisi di intraprendere un'attività di ricerca per studiare la chetosi presso l'Università degli Studi di Padova e ciò con non pochi ostacoli, visto che l'Italia è la patria della dieta mediterranea, eccellente sistema di alimentazione, ma che fonda le sue radici nell'uso di carboidrati.
Oggi, ad ogni modo, abbiamo un nostro Istituto di Ricerca sulla chetosi proprio presso l'Università degli Studi di Padova.

Luca Bagatin: Sei conosciuto da molti anni ormai quasi più come personaggio televisivo che come erborista, imprenditore e divulgatore scientifico. Come mai questa scelta ? C'è in te un po' di vanità, per così dire ? Oppure è un modo per vincere una certa timidezza ?
Gianluca Mech: Ti dirò che in realtà mi ispiro a Giovanni Rana, che è un imprenditore che “ci mette la faccia” nel presentare i suoi prodotti e nel presentarsi al pubblico. Pensa che, dopo l'“Isola dei Famosi” l'ho anche conosciuto, a Verona, e mi ha confessato di ricordarsi di mio nonno che vendeva il “Fernet Balestra” al mecato ! Mi ha fatto molto piacere !

Gianluca Mech e Luca Bagatin
Luca Bagatin: Cosa ti ha spinto a partecipare all'ultima edizione dell'”Isola dei Famosi” e a recarti in Honduras ?
Gianluca Mech: Sull'Isola ho potuto finalmente essere me stesso. Non rappresentare più la mia azienda, ma essere semplicemente Gianluca Mech. E' stata una prova di verità, per farmi conoscere ai clienti per come sono.

Luca Bagatin: Il tuo eclettismo ti ha portato finanche a calarti nel ruolo di attore, tanto che in questo periodo sei impegnato nelle riprese dell'ultima edizione della fiction “Il bello delle donne”, nel ruolo di te stesso. Come mai, ancora una volta, una scelta così, per molti versi, lontana dal tuo vissuto professionale ?
Gianluca Mech: Sì, ho accettato anche questa sfida. Reciterò nel ruolo di me stesso, esperto in nutrizione e stili di vita, al fianco di Manuela Arcuri, fornendo peraltro ai telespettatori diversi consigli generali sul benessere e l'erboristeria.
Amo, per così dire, “educare divertendo”, ovvero rassicurare i miei clienti sulla bontà delle soluzioni di salute che propongo, presentandomi né più nè meno per come sono e fornendo consigli utili a tutti.

Luca Bagatin: Da molti anni hai dichiarato pubblicamente la tua omosessualità. Hai mai pensato di usare la tua popolarità in favore dei diritti civili degli omosessuali ? Pensi che sia ancora molto difficile, oggi, in Italia, dichiararsi omosessuale ?
Gianluca Mech: Diciamo che per anni mi sono sentito marginalizzato e represso. Ho iniziato a lavorare a 18 anni, ma ho preso coscienza di me solo a 40 anni. Essere dichiaratamente omosessuali a Montebello Vicentino, quando ero ragazzino, non era certo cosa facile e sono stato spesso discriminato ed emarginato. Per molto tempo questa cosa mi ha pesato molto, incidendo anche sulla mia autostima. Era come vivere in un ambiente tossico pensando però che fosse “normale e naturale”. Se vivi in una società omofobica finisci per pensare che ciò sia normale e che lo sbagliato sia tu !
Solo con il Gay Pride del 2000 posso dire di aver preso coscienza di me e non mi sono più nascosto. Arrivato in una grande città come Roma, poi, ho avuto la possibilità di liberarmi di tutti gli assurdi condizionamenti omofobici.
Finalmente questo Papa, che peraltro rispetta gli omosessuali, richiamandosi al Vangelo di San Paolo ha dichiarato: “Chi siamo noi per giudicare ?”. Io ho perso anche due dipendenti a causa dell'omofobia fra l'altro e sono felice che oggi i tempi siano molto cambiati e migliorati in merito al punto che molti omosessuali, quando escono, non vanno più esclusivamente nei locali gay, ma frequentano anche eterosessuali.
Gianluca Mech e Luca Bagatin
Non sono un attivista in senso stretto,ma cerco di dare un contributo alla causa. Come quando me la presi – andando sotto il palco di un'assemblea di Confindustria - con il Sindaco di Venezia Brugnaro, il quale sproloquiava di fantomatiche teorie gender e di utero in affitto, anziché parlare di economia e problematiche serie d'interesse per le imprese !

Luca Bagatin: E lui che rispose ?
Gianluca Mech: La sua fu la classica risposta evasiva da politico, ma da allora perlomeno smise di parlare di certe assurdità.

Luca Bagatin: Come si definirebbe Gianluca Mech ?
Gianluca Mech: Sono una persona curiosa del mondo, per certi versi un creativo. Mercedesz Henger, sull'Isola, mi ha addirittura paragonato a suo padre Riccardo Schicchi per la mia creatività, pensa. E soprattutto amo molto “contaminare”,“accostare” cose anche lontane fra loro, accollandomi ogni rischio (sorride).

Luca Bagatin

lunedì 27 giugno 2016

L'incomunicabilità nei rapporti di coppia e fra i sessi. Articolo di Luca Bagatin

Noto molto maschilismo di ritorno, che cela una paura fottuta per le donne, che si conoscono (e spesso si fanno conoscere) sempre meno.
Spesso noi maschietti eterosessuali siamo spaventati dal mondo femminile, inutile nasconderlo. Ma i conflitti si superano affrontandoli e approfondendo.
Mai come in questa epoca vi è abuso dell'immagine e totale incomunicabilità fra i sessi.
Le donne sembrano fintamente emancipate o chiuse a riccio nei confronti del mondo maschile, o diffidenti e ciò – a onor del vero - è sia causato dai retaggi della cultura patriarcale, sia spesso talvolta dall'inaffidabilità conclamata di molti maschi nel prendersi i rischi di una relazione o, ancor peggio, di pretendere di averne e gestirne più di una.
Purtuttavia è assurdo che ancora oggi si possa pensare ai ruoli imposti e, senza scomodare l'arcaica ed assurda figura dell'uomo padre padrone, è assurdo anche pensare che un uomo debba per forza proteggere una donna, accudirla, guidarla, che è cosa a cui molte donne ancora oggi assurdamente anelano. E parliamo di protezione spesso economica, oltre che fisica e psicologica e ciò le rende illusoriamente emancipate ed illusoriamente libere. Illusoriamente in quanto ciò le rende, ancora una volta, prigioniere e mercificate. E rende indirettamente prigionieri, in un ruolo imposto da chissà quale assurda credenza e/o tradizione, anche gli uomini.
E' altrettanto assurdo, peraltro, che un uomo ambiasca ad una donna per forza dolce e remissiva e/o procace e disposta a tutto o, eventualmente, al contrario, accetti di essere sottomesso o di sottomettere, così come va molto in voga in questi anni in cui il genere sadomaso sembra andare per la maggiore in quanto, forse, non si è in grado di stabilire un certo equilibrio entro sé stessi ed all'interno della coppia. Ed allora si sottomette, si pretende e si prende tutto dall'altra persona, come se questa fosse una macchina e non un essere umano indipendente e cosciente.
O peggio ancora si sceglie la via del cosiddetto “poliamore” e/o degli scambi di coppia, che è un modo per non voler ammettere i propri fallimenti sentimentali ed i propri squilibri emotivi.
Vi è da dire, poi, che anche una certa sensibilità maschile non sempre è compresa dalle donne e nemmeno una certa galanteria. E questo è uno dei tanti aspetti riguardanti l'incomunicabilità fra i sessi ed i ruoli imposti che sembrano non prevedere che un uomo possa essere sensibile, romantico, galante senza per forza un secondo fine. Talvolta sembra persino assurdo, per alcune donne, che un uomo possa essere un soggetto pensante, al punto che spesso talune donne preferiscono scegliere uomini forti, prestanti fisicamente, diretti, sedicentemente misteriosi, persino ricchi economicamente, ma non sempre o spesso altrettanto prestanti e ricchi intellettualmente. Forse ciò perché un uomo non sempre intelligente e colto è meglio gestibile e/o soddisfa meglio taluni bisogni materiali.
Ed anche qui rientriamo in un ennesimo rapporto di sottomissione e di incomunicabilità, dunque di squilibrio emotivo, sentimentale e affettivo colmato attraverso la mera materialità.
I rapporti, tutti i rapporti, che siano umani, sentimentali, affettivi o sessuali, necessitano poi di calma, tempo e di contatto diretto. La virtualità, la fuggevolezza dei rapporti, non fa che favorire l'incomunicabilità.
La società ipertecnologica, capitalistica, globalizzata e internettizzata, che è poi la società che ha generato la flessibilità/precarietà lavorativa ed il cosmopolitismo lavorativo (ovvero l'obbligo di spostarsi continuamente per lavoro), oltre che la vita frenetica ed il consumismo, non fa che rendere ogni tipo di rapporto di pessima ed infima qualità. Ogni rapporto è fuggevole, effimero, consumistico, appunto, ove i tradimenti sono spesso all'ordine del giorno, così come le separazioni ed i divorzi.
Occorre dunque fermarsi un attimo. Lasciare da parte il lavoro e la frenesia, per concentrarsi sugli affetti. Chi lavora troppo non fa l'amore ! E ciò con buona pace di quanto cantava Celentano negli anni che furono ! Lasciate un po' da parte la virtualità, le chat, le discussioni online, i forum, i blog, facebook, twitter, gli smartphone, il sesso virtuale, la pornografia (che poi sembra ormai essere sinonimo dei “social” precedenti) e/o quanto ne consegue, per uscire di casa: incontratevi, parlatevi di persona, confrontatevi, vedetevi, toccatevi, baciatevi, amatevi, persino litigate se è il caso: ma fatelo vis-à-vis. Direttamente, guardandovi in faccia.
La realtà parallela, compresa quella lavorativa, è e rimane parallela. E' e può essere utile per alcune ore al giorno, ma non può sostituire la vita di ciascuno. Non può sostituire i sentimenti, i pensieri, le azioni quotidiane. Il vivere civile è, in sostanza, preferibile rispetto al vivere di illusioni e consumismo che generano ulteriore incomunicabilità fra le persone e persino fra i sessi. Il sesso virtuale, sia detto per inciso, quale commento en passant, con il tempo inibisce una sana vita sessuale e/o di coppia, generando totale disinteresse per la stessa.
Vivere, in sostanza, è infinitamente meglio che condividere su Facebook.
Ma la qualità della vita passa dalla qualità dei rapporti umani, civili, sentimentali, affettivi: da ricercare e ricostruire completamente. Così come vanno ripensate completamente le fondamenta della nostra stessa società.

Luca Bagatin

venerdì 24 giugno 2016

Referendum Brexit: un esempio di democrazia diretta da estendere a politica ed economia globale. Articolo di Luca Bagatin

Non si possono mettere assieme capra e cavoli. La capra, spesso, finisce per mangiarseli.
E' forse questa l'interpretazione da dare al referendum sulla Brexit, vinto da coloro i quali non vogliono più che la Gran Bretagna faccia parte dell'Unione Europea.
Non possiamo mettere mettere assieme Paesi e culture diverse e farlo per meri interessi economicistici di banchieri, grandi imprese ed investitori. E questo è quanto è stato fatto in tutti questi anni, con un'Unione Europea germanocentrica, allargata a Paesi dell'Est e fra un po' anche all'antidemocratica Turchia. I minestroni economicistiti, non funzionano. E non sono accettati dal popolo inglese, la cui maggioranza ha deciso, appunto, di uscirne.
La democrazia vorrebbe e contemplerebbe il fatto che a tutti i Paesi fosse data la possibilità di decidere con appositi referendum sulla permanenza o meno nell'UE. E questo con buona pace del Senatore Mario Monti che, se ci riferiamo alle sue dichiarazioni in merito, non ama per nulla la democrazia e forse sono piuttosto politici come lui – che rinnegano la volontà popolare - il vero pericolo per l'Europa.
La democazia ed il rispetto della stessa passano anche per l'esito del referendum britannico sulla Brexit, dunque. E tale volontà democratica può essere spesso opposta rispetto alla volontà di economisti e politici, i quali sono dei meri mediatori e tali dovrebbero rimanere, ovvero dovrebbero unicamente servire i cittadini ed eseguire ciò che i cittadini decidono.
La democrazia diretta, ovvero la democrazia autentica, ad ogni livello, sarebbe dunque auspicabile perché i problemi vanno condivisi. Solo un popolo consapevole, direttamente, dei suoi problemi, può riuscire a superarli. Un popolo schiavo di politica ed economia è un popolo inconsapevole ed in balìa di decisioni altrui, ovvero dei ricchi e dei potenti di turno, i quali oggi piangono per i risultati drammatici delle Borse, che hanno fatto loro perdere non pochi quattrini.
Solo i cittadini ed i rispettivi popoli, con le loro diversità e specificità dovrebbero avere la possibilità di decidere e di governare, in apposite assemblee e comitati popolari aperti a tutti. E tali popoli dovrebbero cooperare, dialogare, aiutarsi con spirito fraterno, ma ben consapevoli delle loro diversità e specificità, senza assurde fusioni economicistiche a vantaggio dei ricchi investitori.
Occorre proteggere e garantire i meno abbienti, che ormai sono la maggioranza degli europei e fornire loro un reddito di cittadinanza, che li faccia sentire parte di una comunità da costruire su solide basi fraterne, ovvero fatta di garanzie fondate su solidi doveri civici e di cittadinanza. E qui torna utile l'insegnamento, nelle scuole, dei “Doveri dell'uomo” di Giuseppe Mazzini, un testo diretto al cuore degli operai e dei poveri e di scottante attualità. Occorre difendere i piccoli produttori, in Europa ed ovunque, martoriati dalle multinazionali e dalla grande distribuzione, favorita dai processi capitalisti e di globalizzazione.
Occorre peraltro comprendere che i debiti pubblici di ogni Stato sono impagabili e, come tali, vanno condonati e aboliti. Ci rimetteranno i ricchi investitori, certo, ma ne trarranno beneficio i cittadini. Lo spirito del dono e della cooperazione dovrebbe prevalere rispetto a quello del diritto privato di matrice liberale, dell'economia e del rigore.
Questa la lezione che si dovrebbe riuscire a trarre.
Esattamente un anno fa, in un mio articolo apparso anche sul quotidiano nazionale “L'Opinione delle Libertà” (http://www.opinione.it/politica/2015/06/20/bagatin_politica-20-06.aspx) e dal titolo “Una alternativa all'Unione globalista”, proponevo, in alternativa all'UE, un'Unione dei Paesi Euromediterranei e latini, molto più vicini fra loro per Storia, cultura, tradizioni e ciò in un rinnovato dialogo con il mondo ellenico, latino, latino-americano e terzomondista, al fine di sconfiggere la fame, l'immigrazionismo, il terrorismo, la povertà, l'esclusione sociale, ovvero tutte cose che – come scrissi allora – non sono risolvibili attraverso l'accettazione supina delle regole del mercato capitalista, le quali generano sradicamento sociale ed indentitario di interi popoli, obbligano i governi ad accettare le politiche del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e della Federal Reserve e rischiano di instaurare fantomatici mercati transatlantici che di fatto impongono, ancora una volta, le volontà di Washington al mondo intero.
Un'unione alternativa tanto al blocco nordamericano che a quello putiniano e che anzi, possa dare qualche lezione di emancipazione anche a quei due blocchi che, come ai tempi della Guerra Fredda, fronteggiandosi, hanno da sempre affamato i popoli del mondo e finanche i rispettivi popoli.
Questo può essere definito populismo, certo. E lo è, ma nella sua accezione positiva ed originaria del termine, giacché il populismo fu movimento di ispirazione socialista nato alla fine dell'800 in Russia per rappresentare i contadini ed i servi della gleba.
Oggi siamo tutti dei servi che devono essere in grado di liberarsi, spezzando le loro catene e guardando ad un avvenire fatto di autogestione dell'economia, delle imprese e della politica, ovvero di democrazia diretta e libertà civica proprio perché rispettosa dei doveri civici di ciascuno nei confronti del proprio Paese e dell'Umanità intera.

Luca Bagatin

giovedì 23 giugno 2016

Milo Moiré: l'artista arrestata che libera la sessualità (repressa) e mette a nudo la società pornocratica. Articolo di Luca Bagatin

Vi scandalizzerete !
Farà scandalo una modella che si fa masturbare in pubblico in un'epoca in cui il sesso è sempre più slegato dall'amore e in cui non si fa più sesso di qualità !
Farà scandalo come ai tempi in cui ci fu chi si battè contro la legislazione ipocrita sul “comune senso del pudore”.
Farà scandalo perché il sesso non è libero, perché le vostre menti asessuali e asessuate non sono libere; perché la sessualità non è posta al centro del Pianeta e della politica e, meglio ancora, dell'economia.
Farà scandalo e la chiamerete mercificazione, ma la mercificazione comporta il ricevere qualcosa in cambio, spesso in danaro. Ma l'artista svizzera Milo Moiré non si fa pagare. Si fa dolcemente e pubblicamente masturbare. La pornocrazia non è questa, bensì la mentalità bigotta e oscurantista.
La pornocrazia è la violenza contro le donne, è l'ipocrisia, è il terrorismo globale fomentato dal danaro, dall'ideologia, dalla religione. La pornocrazia è la politica e l'economia.
Non certo un corpo nudo che si fa titillare amorosamente.
E così, invece, la società pornocratica punisce il corpo e l'arte surreal-sessuale e arresta Milo Moiré che si stava esibendo a Londra, a Trafalgar Square.
La solerzia della polizia inglese, che non fu così solerte nel proteggere, invece, la giovane deputata laburista Jo Cox, minacciata da mesi da un neonazista squilibrato.

Luca Bagatin


mercoledì 22 giugno 2016

La Massoneria dell'America Latina e dei Paesi latini: un esempio di emancipazione sociale. Articolo di Luca Bagatin

La Massoneria, nella Storia dell'emancipazione dell'America Latina, ha sempre giocato un ruolo cruciale, così come in tutti i Paesi latini ove il peso dell'aristocrazia e della Chiesa cattolica hanno oppresso i popoli, lasciandoli nell'ignoranza e nella più cieca povertà.
Meglio, si potrebbe dire, che taluni massoni latini – probabilmente proprio grazie agli insegnamenti Libero Muratori di Libertà, Fratellanza e Uguaglianza e di adogmaticità massonica – hanno provveduto ad emancipare quei popoli oppressi, garantendo loro un futuro.
E' così che nelle file massoniche annoveriamo figure quali Simon Bolivar (1783 – 1830), che nel 1806 divenne Gran Maestro della Loggia Madre di San Alessandro di Scozia all'Oriente di Parigi; José Martì (1853 – 1895) , eroe dell'indipendenza cubana ed affiliato ad una Loggia di Madrid; José de San Martin (1778 – 1850), eroe dell'indipendenza di Argentina, Cile e Perù, iniziato alla Massoneria in Inghilterra e successivamente affiliato alla Loggia Lautaro, composta da militari indipendentisti e fondata dal già patriota venezuelano e combattente assieme a Bolivar Francisco de Miranda (1750 - 1816); il nostro Giuseppe Garibaldi (1807 – 1882), iniziato nella Loggia “L'Asil de la Vertud” e successivamente affiliato alla Loggia “Les Amis de la Patrie” di Montevideo, in Uruguay, ed anch'egli, assieme alla moglie Anita, contribuì all'indipendenza di quelle terre.
L'elenco, come possiamo notare, è lungo se consideriamo che abbiamo qui citato solo alcune delle personalità massoniche più illustri fra gli emancipatori latini.
In epoca più recente l'America Latina ha annoverato massoni illustri in Augusto César Sandino (1895 – 1934) eroe nicaraguense in lotta contro il dittatore Somoza e fondatore del sandinismo, oggi al governo del Nicaragua; Salvador Allende (1908 – 1973), già Presidente del Cile; numerosissimi rivoluzionari castristi cubani, fra cui, pare, anche Che Guevara (1928 - 1967) e l'indimenticato Presidente dell'Argentina Juan Domingo Peron (1895 - 1974), nei suoi ultimi anni di vita.
Anche il compianto Presidente del Venezuela moderno, Hugo Chavez (1954 - 2013), confessa – in uno dei suoi interventi, nel 2008 - di essere stato massone affiliato alla Gran Loggia di Ciudad Bolivar. Del resto i suoi principi cristiani ed al contempo libertari, lo pongono quale continuatore dell'opera di Bolivar (al quale egli stesso e la sua Rivoluzione si ispirarono), San Martin e de Miranda, così come peraltro anche dichiarato dal Gran Maestro della Gran Loggia di Francia Michel Barat in un'intervista ad un giornale venezuelano.
La Massoneria latina, proprio per la sua particolare storia legata all'emancipazione sociale e contigua agli ideali repubblicani, laici e democratici - i quali si concretizzarono ovunque nella richiesta e nell'ottenimento del suffragio universale, nella riduzione dell'orario di lavoro, nell'istituzione della scuola pubblica, laica e gratuita per tutti, nella richiesta della legislazione sul divorzio (in Italia sarà ottenuto solo molti anni dopo, nel 1970, alla faccia della presunta influenza massonica nel potere politico !) e nella moralizzazione della vita pubblica - avrà dunque un peso fondamentale nella Storia sia dell'America Latina che della nostra Penisola italiana, oltre che della Francia napoleonica, comunarda e successivamente gollista (pensiamo ad esempio al massone e anarchico Pierre-Joseph Proudhon ed alla rivoluzionaria della Comune di Parigi Louise Michel, iniziata alla Massoneria nel 1904).
Diverso, invece, il discorso della Massoneria di matrice anglosassone, più legata alla tradizione latomistica ed esoterica e meno propensa ad avere, nelle sue fila, liberomuratori impegnati politicamente e socialmente.
La Massoneria, nel suo complesso, ad ogni modo, non si occupa né di politica né di religione. E' pur vero, ad ogni modo, che nel suo seno gli ideali di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza propugnati dal conte Alessandro di Cagliostro nella Francia pre-rivoluzionaria, hanno contribuito a formare generazioni di uomini e ben presto - una volta aperte le Logge femminili e miste - anche di donne pensanti.
Tutte cose purtroppo sconosciute ai più o, meglio, negate dai media sempre pronti a dipingere massoni e Massoneria quali agenti di un sedicente Nuovo Ordine Mondiale a vantaggio dei potenti.
Ebbene, si sappia che la Massoneria è quanto di più lontano vi sia dal potere. Al massimo e senza affatto discostarci dalla realtà, possiamo dire che essa è un contro-potere. Iniziatico, spirituale, civico e civile.
La Storia, le donne e gli uomini che l'hanno fatta, ad ogni livello, ce lo insegnano. Anche se si studia poco e se viene oscurata dai tanti, troppi “operatori della comunicazione” nostrani e dai tanti, troppi autori di libri da supermercato o di trasmissioni televisive gossippare e ciarlatane che deformano la realtà. Gettando fango sugli eroi.

Luca Bagatin

venerdì 17 giugno 2016

Vogliamo l'Europa dei popoli fratelli o quella delle élite economico-politiche ? Articolo di Luca Bagatin

Quanto accaduto in Gran Bretagna in queste ore è terribile. L'omicidio di una giovane deputata laburista, Jo Cox, da parte di un neonazista, è seriamente deprecabile, oltre che sconvolgente. Tanto più quando apprendiamo che, la stessa, era oggetto di minacce da mesi. Minacce bellamente ignorate dalla polizia britannica.
La follia di un neonazista, simpatizzante dell'apartheid sudafricano peraltro, non può comunque inficiare le giuste ragioni di chi non vuole l'Europa delle plutocrazie.
La Gran Bretagna di Cameron, dunque, un po' come tutta Europa, deve seriamente fronteggiare la minaccia di un nuovo vento neofascista e neonazista, alimentato da un'immigrazione incontrollata e che spaventa e che è foriera, come abbiamo già scritto in un altro articolo, di sfruttamento dell'uomo sull'uomo e per questo va arrestata.
O i popoli europei scelgono di essere solidali fra loro, oltre le volontà dei loro governanti, oppure non se ne uscirà facilmente.
O vogliamo l'Europa dei popoli fratelli, oppure quella delle élite economico-politiche e, se scegliamo il primo caso, occorre ripensare completamente al modello di sviluppo economico, che deve essere votato all'uscita dal capitalismo ed all'autogestione delle imprese e ad un modello che guardi ad politica partecipativa ed attiva da parte dei cittadini, in luogo dei mediatori politico/partitici.
Diversamente saremo schiavi dell'utilitarismo economicista, che sfrutta il lavoro a basso costo offerto dall'immigrazione generata da guerre e povertà scatenata dall'Occidente opulento e dal commercio delle armi.
L'Europa che sognavano i nostri Padri repubblicani e socialisti libertari - Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi - non era certo l'Europa dei governanti, degli investitori in Borsa, delle imprese che pretendono la crescita illimitata sulle pelle dei lavoratori, dei consumatori, degli immigrati. Una crescita che in Francia ha portato, come già in Italia, ad una legge sul lavoro – la Loi Travail – che smantella i diritti dei lavoratori in nome della competitività dei mercati. Mercati che vanno, invece, aboliti, in nome dell'umanità, dei diritti e dei doveri di cittadinanza dei popoli europei che devono finalmente appropriarsi della propria sovranità economica e politica.
Utopia, si dirà, perché i cittadini non sono capaci di autogestirsi. E' proprio così ? In Francia sembrano invece voler rivendicare le proprie conquiste sociali e così in Belgio. Ed in Spagna l'ottimo risultato del partito civico Podemos sembra andare in questa direzione e così l'Austria che per la prima volta ha eletto un Presidente verde critico nei confronti delle politiche di austerità.
L'Italia, diversamente, sembra rimasta ferma o quasi, ammansita dalle promesse e dalle misure di un Pifferaio magico che fa il gioco delle tre carte togliendo da una parte e aggiungendo dall'altra.
La sua Capitale, poi, mi appare sempre come una città isolata, lontana dalla realtà, dalla mentalità isolata, fatta di gente isolata e che tende a isolare senza rendersene conto, pur con eccezioni importanti, in quanto ho notato che sempre più spesso, a Roma e non solo, molte cose che dovrebbero essere curate dal Comune, sono invece curate dai residenti. Penso ad esempio al verde pubblico o ad alcune strade che sono state pulite o rimesse a nuovo (un parco cittadino persino arredato) con il contributo diretto dei cittadini.
Ciò significa, a parer mio, che la politica e le istituzioni italiane sono diventate sterili, spesso inutili ed inutilmente costose, come quelle di Bruxelles che sindacano sulla lunghezza di questo o quell'ortaggio, ovvero su questioni lontane dai bisogni reali delle persone.
E' forse il momento di dare spazio ai cittadini ed alla comunità attiva. E' forse il momento di permettere ai cittadini di decidere del proprio destino, senza più essere cullati dall'illusione di essere governati. E' forse il momento di diventare un'autentica comunità di persone pensanti.

Luca Bagatin

martedì 14 giugno 2016

Immigrazionismo, ovvero logica conseguenza del capitalismo e del neocolonialismo. Articolo di Luca Bagatin

Il numero di immigrati che continua a morire nel Mediterraneo continua a salire. E così anche il flusso di migranti senza un futuro, approdati sulle nostre coste.
Una vera e propria deportazione forzata e di massa. Che va arrestata.
Deportazione causata da povertà e guerre causate direttamente e/o indirettamente dall'Occidente (si pensi alle guerre in Libia e Siria che hanno peraltro favorito il terrorismo fondamentalista internazionale) e dalle politiche del Fondo Monetario Internazionale, che si rifiuta di fare l'unica cosa sensata e che già leader africani quali Thomas Sankara richiedevano negli Anni '80: condonare il debito che soffoca i popoli ed i Paesi poveri.
Deportazione causata da guerre sia tribali che occidentaliste, che va arrestata attraverso la proibizione della vendita di armi ai Paesi del Terzo Mondo e con la progressiva riconversione delle industrie di armi nei nostri Paesi.
Deportazione causata dal capitalismo e dalle multinazionali, che hanno di fatto nuovamente colonizzato l'Africa ed il Terzo Mondo, come un tempo fecero le grandi Potenze europee.
Deportazione che favorisce unicamente la criminalità organizzata e le imprese che sfruttano e sfrutteranno la manodopera immigrata a basso costo.
Deportazione che causa lo sradicamento forzato di interi popoli dalle loro terre d'origine per giungere in un Occidente i cui usi e costumi sono diversi.
La diversità è sempre una ricchezza. Il mescolamento forzato non lo è per nessuno.
L'illusione della società multienica - generata dal capitalismo attraverso la diffusione dell'edonismo, del libero commercio e delle guerre - non genera cultura e condivisione, ma solo confusione e perdita delle identità.
Guardiamoci bene dal diventare come gli Stati Uniti d'America, crogiolo massimo di incultura, confusionismo e macelleria sociale. Il fenomeno dell'immigrazionismo, come ricorda il filosofo Alain De Benoist, non è altro che immigrazione incontrollata e forzata. Generata, come dicevamo, dal colonialismo, dal neocolonialismo, dalle guerre e dallo sfruttamento del Terzo Mondo e che si è tradotta in esodi di massa che portano danari solo alle imprese e perpetuano lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e lo sradicamento identitario di tutti. E ciò genera e genererà nuove lotte fra poveri. Poveri che in Europa sono esponenzialmente in aumento, con l'Italia che annoverava a marzo di quest'anno – come rilevato dall'Istat – 1 milione e 470 mila famiglie residenti indigenti (oltre 50.000 le persone senza dimora, peraltro).
Il liberoscambismo economico e le sedicenti politiche di accoglienza hanno dunque fallito e sono foriere di diseguaglianze, di morti e di sfruttamento, con buona pace di quanto afferma la Presidentessa della Camera Laura Boldrini, rappresentante di quella sinistra che ha scelto la strada del capitalismo e del liberalismo assoluto, ovvero delle libertà garantite solo ai ricchi.
Occorre, dunque, ripensare completamente la politica economica europea, che guardi ad una uscita progressiva dalla logica del capitale, per aprire una stagione fondata sull'autogestione delle imprese e la cooperazione fra i popoli. Se l'Europa sarà unita su queste logiche, allora sarà un'Europa unita e solidaria. Diversamente continuerà ad essere l'Europa dei ricchi, dell'impresa privata e delle lobby. L'Europa della troika che affama i popoli.
Occorre, come afferma Jean-Claude Michéa, rompere con la logica dell'utilitarismo e dell'economicismo, rompendo con l'individualismo borghese anticomunitario, recuperando il socialismo di Marx, Sorel, Proudhon, Mazzini e George Orwell (che è peraltro la strada che intraprese la Libia di Gheddafi ed il Socialismo del XXI secolo latinoamericano, osteggiato ancora oggi dagli USA), chiudendo finalmente con la logica totalitaria del lavoro flessibile e precario generato dalla concorrenza fra le imprese, ovvero dalla logica del mercato.
Logica che, tornando all'inizio del nostro articolo, sta generando le deportazioni di massa di immigrati alle quali stiamo assistendo. Con le conseguenti sofferenze che ben costoro conoscono e che nel medio lungo-periodo conosceremo tutti.

Luca Bagatin

venerdì 10 giugno 2016

In memoria di Giacomo Matteotti e dei fratelli Carlo e Nello Rosselli. Articolo di Luca Bagatin

10 giugno 1924. 9 giugno 1937.
Date importanti nelle quali videro la morte personaggi coraggiosi, antifascisti della prima ora.
I fratelli Carlo e Nello Rosselli furono fieri oppositori del Fascismo sin dagli esordi, così come lo fu il deputato socialista Giacomo Matteotti, trucidato dalle camice nere il 10 giugno 1924.
Carlo e Nello Rosselli, teorici del socialismo liberale e militanti del Partito d'Azione e delle Brigate partigiane Giustizia e Libertà, uccisi in Francia il 9 giugno 1937.
Giacomo Matteotti, socialista turatiano e prima vittima del criminale Benito Mussolini.
Come Matteotti, i Rosselli, furono peraltro anticomunisti riformisti ed oggi e sempre andrebbero ricordati ed emulati, pur in quest'Italia che ne vorrebbe oscurare la memoria, al punto che, nei libri di testo scolastico, sono ricordati solo marginalmente
Il messaggio di questi martiri dell'antifascismo liberalsocialista ci giunge come pura ed autentica voce di speranza e di verità incontestabile, alternativa alla violenza, alle violenze di ogni totalitarismo.
"Uccidete me: ma l'idea che è in me non la ucciderete mai", ricorda Giacomo Matteotti ai dittatori d'ogni colore politico, ai catto-clerico-talebani d'oggi e ieri. Uccidete. Fate strage di verità, attraverso le vostre menzogne, ipocrisie e calunnie. Ma le idee permangono e così tutti coloro i quali continuano a portarle avanti.
Di Nello Rosselli, appassionato storico repubblicano, vorrei ricordare l'ottimo volume "Mazzini e Bakunin" (in libreria è disponible l'edizione dell'Einaudi), che è un saggio utilissimo per chiunque voglia approfondire le radici storiche del Liberalsocialismo e del Repubblicanesimo in Italia, che sono poi le origini dell'operaismo nel nostro Paese. Si tratta di un testo storico-politico che ripercorre -appunto - l'origine del movimento operaio italiano che, contrariamente a quanto ha voluto farci credere una certa storiografia marxista, ha origini mazziniane e garibaldine: repubblicane quindi, così come il colore rosso, mutuato poi da socialisti e comunisti, che fu per la prima volta utilizzato dai seguaci del Mazzini e di Garibaldi.
La storia del movimento operaio delle origini, a partire dalle Società Operaie e di Mutuo Soccorso, si interseca e si fonde con le lotte Risorgimentali per la libertà e l'emancipazione dall'Impero Asburgico, dalla Chiesa e dalla Monarchia Sabauda.
In "Mazzini e Bakunin", l'ottimo Rosselli ripercorre quegli avvenimenti storici a partire dall'analisi dei due protagonisti dell'Italia risorgimentale: il repubblicano e Apostolo dell'Unità d'Italia Giuseppe Mazzini, con la sua vocazione alla democrazia ed all'unione fra capitale e lavoro e l'anarchico russo Michail Bakunin, che fu all'origine del movimento libertario italiano ed europeo. Figure emblematiche e per certi versi contrapposte, ma a loro volta unite, assieme ai socialisti ed ai marxisti, nella Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864, i cui ideali oggi andrebbero recuperati e contrapposti al capitalismo globalista che ingloba i popoli ed i poveri.
"Mazzini e Bakunin" è certamente un testo illuminante e tutto sommato di semplice lettura per tutti coloro i quali vogliano conoscere un pezzo di Storia patria troppo spesso negato e misconosciuto, così come lo è “Socialismo Liberale” di Carlo Rosselli, che, assieme ai “Doveri dell'Uomo” di Mazzini andrebbe studiato nelle scuole per far comprendere alle giovani generazioni che, per un presente ed un futuro migliore, l'unica alternativa è la democrazia autentica, il sacrificio, il dovere, la libertà unita all'emancipazione sociale.

Luca Bagatin

mercoledì 8 giugno 2016

Il Venezuela bolivariano e sovrano va difeso. Articolo di Luca Bagatin

Luca Bagatin alla manifestazione pro-Venezuela
Il Venezuela è sottoposto, da tempo, ad una guerra economica volta a destabilizzare il governo democraticamente eletto di ispirazione bolivariana e chavista.
Lo abbiamo scritto altre volte, ma spesso lo abbiamo fatto in modo isolato rispetto alla stragrande maggioranza dei media, che poco informa su quanto sta accadendo in Venezuela e in tutta l'America Latina che, negli ultimi diciassette anni, grazie all'avvento di governanti socialisti, libertari e peronisti, ha visto riscattare i suoi popoli. Riscattarli economicamente, socialmente, moralmente e culturalmente.
Purtuttavia la scelta di molti Paesi, quali il Venezuela, di uscire dal Fondo Monetario Internazionale e l'aver intrapreso la strada del Socialismo del XXI secolo, ovvero l'alternativa anti-schiavista al neocolonialismo capitalista, non è mai piaciuta né alle multinazionali né al governo degli Stati Uniti d'America, che ha sempre fatto di tutto per togliere di mezzo prima Hugo Chavez ed oggi il governo presieduto da Nicolas Maduro.
Il 7 giugno scorso si è tenuta a Roma, nella centralissima Piazza Vidoni, proprio accanto a Largo Argentina, una manifestazione organizzata in collaborazione con l'Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela, a sostegno del popolo Venezuelano e del suo governo ed alla quale, oltre a chi vi scrive, hanno partecipato numerosi esponenti venezuelani, ecuadoriani, boliviani, brasiliani e di altre nazionalità - latinoamericane e non - da secoli sfruttate dall'imperialismo nordamericano.
Una manifestazione colorata e ricca delle bandiere di questi popoli fieri, che chiedono solo di non tornare in dietro, bensì di proseguire nella strada dell'emancipazione sociale.
I problemi economici in Venezuela, negli ultimi anni, sono evidenti. Sono per la gran parte causati proprio dal boicottaggio e sabotaggio nordamericano e delle multinazionali, come ai tempi del Cile di Allende, per dimostrare che “il socialismo non funziona” e che occorre “una svolta liberista”, come sta facendo il governo argentino dell'oligarca Macri, il quale sta distruggendo le conquiste sociali del peronismo e del kirchnerismo. E contro questo tentativo eversivo e golpista è importante battersi e diffondere la notizia che ci sono sedicenti “democrazie” che vogliono una nuova Libia e una nuova Siria latinoamericana ove poter svolgere i loro sporchi affari.
Dall'altra parte, ad ogni modo, come ricordato anche dallo studioso Angelo Zaccaria, il crollo del prezzo del petrolio in Venezuela dimostra che è necessario che il governo investa altrove: in agricoltura e nelle energie rinnovabili ad esempio, come avrebbe voluto peraltro Hugo Chavez.
I fenomeni di corruzione civile e militare, poi, vanno arrestati al più presto e non possono essere taciuti.
Il processo bolivariano e chavista, dunque, deve essere in grado di rinnovarsi. Ed i militanti ed esponenti del partito di governo, il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), forti dei risultati delle primarie interne che hanno visto eleggere numerosi esponenti giovani e giovanissimi (spesso sotto i 30 anni), devono riuscire a trovare una nuova leadership che sappia guardare oltre Maduro, che purtroppo non è Hugo Chavez, il quale ha saputo, nei suoi anni di governo tragicamente arrestati dalla sua prematura morte, traghettare il popolo fuori da ogni difficoltà e barbarie. E ciò in particolare al fine di non essere travolti alle prossime elezioni, perché se il PSUV viene sconfitto è l'America Latina dei popoli ad essere sconfitta.
Occorre che il PSUV riprenda in mano lo spirito che fu di Hugo Chavez e del giovanissimo deputato chavista Robert Serra, barbaramente ucciso a pugnalate a soli 27 anni assieme alla sua compagna nel 2014. Occorre che il PSUV guardi, in sostanza, oltre Maduro e torni a dialogare con il suo popolo, che, mai come oggi, necessita di unità e di un rinnovato spirito libertario e bolivariano.
Occorre anche che ciò si sappia in Italia e in Europa, affinché queste siano solidali con il popolo vanezuelano e chavista. Perché i diritti dei popoli passano anche e proprio attraverso un nuovo modo di vedere il mondo ed un nuovo modello di sviluppo: autenticamente democratico, solidarista, civile, libertario, peronista e socialista del XXI secolo.

Luca Bagatin


Alcune foto della manifestazione di Roma a difesa del Venezuela bolivariano e sovrano 
(foto realizzate da Maddalena Celano)


Luca Bagatin

Luca Bagatin






lunedì 6 giugno 2016

Hanno vinto i non votanti: a quando una loro rappresentanza diretta ? Articolo di Luca Bagatin

I risultati parlano chiaro: da Roma a Napoli, passando per Milano e Torino e non solo, ancora una volta, stravincono i non votanti con percentuali che vanno dal 43% al 46%.
Ancora una volta, in sostanza, il primo partito non è il Cinque Stelle, il Pd o Forza Italia, bensì è il partito del NON VOTO e questo è il dato che troppo spesso si tende a nascondere o a sminuire sotto il profilo mediatico ed invece dimostra come abbiano vinto quei cittadini che, stanchi della politica delle ruberie locali e dell'autoritarismo autoreferenziale ed antisociale del governo centrale, hanno preferito dare un chiaro segnale di dissenso alla politica nostrana ed al sistema dei partiti, dei movimenti e dei politici.
Come scrivo da tempo, anche nell'ambito del pensatoio che ho fondato tre anni fa “Amore e Libertà” (www.amoreeliberta.blogspot.itwww.amoreeliberta.altervista.org), ritengo sia dunque necessario fornire un'adeguata rappresentanza civica, civile e politica anche e soprattutto ai non votanti, in quanto largamente maggioritari rispetto a tutti gli altri partiti e movimenti.
Un sistema potrebbe essere ad esempio l'attribuzione dei seggi che potrebbero spettare ai non votanti a tutti i cittadini aventi diritto al voto, estraendoli a sorte. Oppure l'attribuzione dei seggi spettanti nei Consigli ai non votanti, attribuendoli ai non votanti medesimi, estratti sempre a sorte, come nell'Agorà dell'Antica Grecia, culla della democrazia.
E così a Roma, ad esempio, quel 43% di non voti potrebbe essere occupato nel Consiglio comunale da altrettanti cittadini comuni estratti a sorte. E così il 46% di non voti nel Consiglio comunale di Milano e così via. Diversamente si toglierebbe la possibilità alla stragrande maggioranza dei cittadini che hanno liberamente scelto di non dare deleghe in bianco ai politici, di essere rappresentata democraticamente.
Bisognerebbe, in sostanza, far sì che le singole intelligenze delle persone, dei cittadini, possano parlarsi, confrontarsi, approfondire, autogestirsi, attraverso il buonsenso tipico delle Agorà greca.
Sarebbe peraltro interessante che, progressivamente, si arrivasse ad abolire le elezioni stesse (come peraltro suggerito anche dall'intellettuale belga David Van Reybrouck, che ha scritto un saggio in merito edito in Italia da Feltrinelli, “Contro le elezioni”) e si favorisse la nascita di assemblee popolari estratte a sorte, fra tutti i cittadini compresi fra i 18 ed i 65 anni e di comitati popolari composti da chiunque voglia dire la sua ed incidere nella gestione del Paese sul modello, peraltro, del “Bilancio Partecipativo”, già attuato in numerosi Comuni italiani ed a Porto Alegre in Brasile.
Per la prima volta si permetterebbe così, dunque, alle singole intelligenze, di avere un posto all'interno del Parlamento, dei Consigli Regionali e Comunali. E dunque di costituire, via via, una base per una prima assunzione di responsabilità politica e civile da parte della cittadinanza attiva.
Questa, in sostanza, l'attuazione della vera democrazia.
E tutto ciò al di là del solito imbroglio partitico-mediatico-elettorale che, di fatto, rappresenta una vera e propria "delega in bianco" che i cittadini, ormai a larghissima maggioranza, hanno dimostrato e stanno dimostrando di non volere più.

Luca Bagatin

domenica 5 giugno 2016

"Liberiamoci dallo schiavismo e dalla prostituzione (intellettuale, fisica e morale) !" Riflessioni e aforismi di Luca Bagatin

In generale non sopporto fascisti e comunisti ideologizzati.
Sono inutilmente livorosi, sciocchi e banali. Oltre che inconcludenti.
La via dell'anticapitalismo passa per la condivisione delle idee e per la compartecipazione di TUTTI. Le ideologie sono utili solo al Potere.


Non ho alcun rispetto per le religioni in quanto esse non rispettano l'essere umano.



Se pensate che le elezioni siano una forma di democrazia, allora state freschi !


La società multienica - generata dal capitalismo attraverso la diffusione dell'edonismo, del libero commercio e delle guerre - non genera cultura e condivisione, ma solo confusione e perdita delle identità.
Guardiamoci bene dal diventare come gli Stati Uniti d'America, crogiolo massimo di incultura, confusionismo e macelleria sociale.

Il fenomeno dell'immigrazionismo non è altro che immigrazione incontrollata e forzata. Generata dal colonialismo, dal neocolonialismo, dalle guerre e dallo sfruttamento del Terzo Mondo e che si è tradotta in esodi di massa che portano danari solo alle imprese e perpetuano lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e lo sradicamento identitario di tutti.


La prostituzione, nel mondo capitalista, è già legale.
Lo è quando andate a lavorare e portate a casa uno stipendio che vi lega al sistema commerciale ad esempio.
Penso sarebbe ora di debellare questa piaga schiavista !

Qualche giorno fa parlavo di politica con l'amico Roberto Giuliano.
Pur essendo entrambi simpatizzanti craxiani, differiamo parecchio sulla visione del socialismo, che per Roberto è mera distribuzione delle ricchezze, per me è socializzazione dell'economia e della politica, ovvero restituzione del potere ai cittadini e dei mezzi di produzione ai lavoratori.
Penso che la visione di Roberto (che è quella dei cosiddetti socialisti europei e delle sinistre europee) sia, in realtà, una resa al capitalismo assoluto ed alle teorie redistributive liberali di Keynes che, ad ogni modo, anziché superare l'esistenza delle classi sociali, le mantengono inalterate. Così come mantengono inalterati i rapporti di forza e di potere: da una parte i cittadini ed i salariati e dall'altra i potenti e gli imprenditori.
Occorre, a mio avviso, superare tutto ciò e costituire una società di liberi (anche dal salario e dai rapporti di prostituzione/lavoro) ed eguali (esseri umani pensanti).