martedì 31 gennaio 2017

In difesa degli ideali mazziniani e garibaldini, ovvero repubblicani e socialisti rivoluzionari e umanitari. Articolo di Luca Bagatin

Desidero rispondere alle considerazioni dell'amico Giacomo Properzj, relativamente al suo articolo apparso su Pensalibero.it il 30 gennaio scorso dal titolo “La speranza muore dopo di noi o è già morta da un pezzo ?” (http://www.pensalibero.it/la-speranza-muore-gia-morta-un-pezzo/)
Nell'articolo Giacomo Properzj si riferisce alla galassia repubblicana, che - egli scrive - oggi non è più praticamente rappresentata in parlamento se non da alcuni senatori che fanno riferimento al leghista o ex leghista Tosi (sic !) - ovvero la negazione per eccellenza del mazzinianesimo e del garibaldinismo - ed ai quali il Partito Repubblicano “ufficiale” ha concesso loro la denominazione – scrive l'amico Properzj - in cambio di una quota del finanziamento istituzionale che viene dato al gruppo (sic !).
Ora, tralasciamo qui le miserie di questi aspetti che già farebbero rabbrividire eroi e combattenti quali Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi ed i loro discepoli che – per fortuna – mai costituirono partiti o partitini elettoralistici (e mai presero finanziamenti pubblici, al punto che Mazzini morì poverissimo e così Garibaldi che, dimessosi da deputato, sdegnato per un parlamento ed un governo corrotto, tornò nella sua Caprera a fare l'agricoltore), ma si batterono costantemente per l'emancipazione dei più deboli, degli oppressi, dei lavoratori e per l'onore e la libertà degli italiani tutti.
Giacomo Properzj prosegue nel definire i mazziniani d'oggi (ma non tutta la base dell'Associazione Mazziniana Italiana, per fortuna dico io) come “ancora sanamente ancorati all'antica e credono alla società occidentale e atlantica, nella sua difesa (leggi NATO), nel mercato globale e nel progresso tecnologico (...)”.
Ora, lette queste righe allibisco e non posso non intervenire, proprio da erede e custode quantomeno sul piano ideale e culturale (ormai la politica italiana è poca cosa e non mi interessa punto) degli ideali mazziniani e garibaldini originari (ovvero repubblicani e socialisti rivoluzionari e umanitari).
La NATO è una nefasta alleanza a guida straniera (statunitense) che, lungi dall'essere stata utilizzata come mezzo di difesa è stata, specie negli ultimi decenni, usata come mezzo di offesa di popoli sovrani: ad esempio nell'ex Jugoslavia, in Iraq, in Libia e in Siria.
In Libia, in particolare, la NATO ha contribuito a defenestrare l'unico oppositore al terrorismo islamico, oltre che leader laico e socialista al governo, ideatore e fautore (altro che dittatore !) della democrazia popolare diretta (la Jamahiria), ovvero il Rais Mu'Ammar Gheddafi.
La stessa cosa vale per la Siria guidata dal Partito Baaht (Partito del Risorgimento Arabo Socialista) che fu partito fondato da Michel Aflaq, il quale si ispirò proprio agli ideali risorgimentali di Giuseppe Mazzini (oltre che a Marx e a Nietzsche) e argine al fondamentalismo islamico da sempre.
L'unico repubblicano autentico del dopoguerra che si oppose allo strapotere della NATO e degli Stati Uniti d'America sul suolo europeo fu l'indimenticato Presidente francese Charles De Gaulle (i cui eredi hanno ne hanno presto tradito la memoria, come ebbe lui stesso a dire peraltro), non a caso riferimento ideale del repubblicano mazziniano Randolfo Pacciardi. Ma questo, gli eredi del PRI, sembrano averlo dimenticato da tempo.
Il mercato globale, esaltato dall'amico Properzj, poi, assieme alla cosiddetta “sociatà occidentale” (ma si noti che occidentale è anche l'America Latina del Socialismo del XXI secolo, di cui ho molto scritto in questi anni e che mi appare l'unico luogo nel quale si siano inverati, per molti versi, i sogni mazziniani e garibaldini), mi risulta abbia causato solo nuove povertà, nuove precarietà e squilibri sociali, oltre che nuove forme di deportazione e di sradicamento degli esseri umani di cui il fenomeno dell'immigrazionismo – indotto dal sistema capitalistico e dalle politiche nefaste portate avanti dal Fondo Monetario Internazionale - è il fenomeno più eclatante e drammatico.
Stupisce che non ci si renda conto che il capitalismo è il vecchio/nuovo totalitarismo da abbattere, per fondare una società di cittadini in grado di e di autogovernarsi (attraverso appositi comitati e assemblee popolari aperte a tutti) e di autogestirsi attraverso l'unione fra il capitale (soprattutto umano) ed il lavoro (che ciascuno dovrebbe avere la possibilità di scegliersi a seconda delle attitudini e delle aspirazioni) in piena concordia con gli ideali non solo mazziniani, ma anche portati avanti da Evita e Juan Peron nel periodo più florido che l'Argentina conobbe, prima delle sanguinarie dittature militari antiperoniste.
Quanto al progresso tecnologico, amato dall'amico Properzj, a me appare come un vero regresso che ha annichilito e rimbambito le menti con i cosiddetti “social-network”, che hanno lo stesso valore onanistico del bar dello sport, uccidono il pensiero e sdoganano la corbelleria libera; per non parlare dei vari smartphone i Ipod (non so se si scrive così, non ne ho mai voluto possedere uno) che, assieme ai “social” di cui sopra, hanno ridotto la comunicazione verbale, gestuale, umana, a masturbazione da tastiera e dunque a nuove forme di isolamento sociale.
Non mi sembra, in sostanza, che i tempi siano cambiati in meglio. Mi sembra invece che l'eroismo dei nostri padri (risorgimentali, ma non solo) sia stato dimenticato, a volte vilipeso, altre volte deriso, mentre l'ignoranza – attraverso una scuola trasformatasi in diplomificio universale – la faccia sempre più da padrone.
Mi sembra invece che ad essere protagoniste nell'epoca in cui viviamo siano: la precarietà (sociale, famigliare e sentimentale); l'individualismo (che ha disgregato famiglie e comunità); lo sradicamento culturale (che ha distrutto usi e costumi autoctoni per scopiazzarne altri ad uso e consumo delle mode e del mainstream); l'edonismo ed il mercantilismo, che sono poi gli specchietti per le allodole per le nuove classi di sfruttati, siano essi giovani o immigrati da immettere nel tritacarne della “crescita economica globalista”, ovvero nella nuova catena di montaggio delle sfruttamento delle menti e dei corpi.
La yankizzazione della nostra Italia, ma anche dell'intero continente europeo, in sostanza, ci ha trasformati in degli sradicati depurati dalla nostra millenaria cultura che, lungi dal voler esportare, rappresentava e rappresenterebbe il nostro tesoro più prezioso (altro che la merce ! Altro che il vil danaro !).
Quanto alla costruzione degli Stati Uniti d'Europa, tale progetto mi appare una autentica chimera. Prima di tutto perché, come ho descritto, vi sono problematiche assai serie nelle quali intervenire, in secondo luogo in quanto in Europa vi sono identità, culture ed economie assai diverse e, dunque, difficilmente integrabili.
Diverso fu, invece, il tentativo purtroppo al momento non riuscito ma ancora in cantiere, di intregrazione Latinoamericana tentato negli Anni '50 da Juan Domingo Peron e negli Anni '90 da Hugo Chavez attraverso l'ALBA, ovvero l'Alleanza Bolivariana delle Americhe ed altri organismi simili. Il Socialismo del XXI secolo latinoamericano ha peraltro moltissimi punti in comune con il mazzinianesimo (si legga la medesima “Dottrina Peronista”, di cui scrissi un articolo per il quotidiano
L'Opinione) ed il garibaldinismo, esaltato da Chavez in più occasioni assieme al bolivarismo.
Molto altro si potrebbe dire, ma mi fermo qui, essendo ad ogni modo consapevole di non aver scritto nulla di nuovo e che quanto ho scritto servirà, comprensibilmente, a poco.

Luca Bagatin

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