giovedì 13 settembre 2018

Alle amministrative russe avanzano i comunisti, alternativa al liberal-capitalismo oligarchico. Articolo di Luca Bagatin

Mentre l'Unione Europea si appresta a varare sanzioni contro l'Ungheria, le quali, come ogni sanzione economica, finirà per danneggiare unicamente il popolo e forse persino per rafforzare il governo autoritario di Orban - il quale farà la vittima - e non a caso sono contrastate dai partiti comunisti d'Europa, in particolare dal Partito Operaio Ungherese e dal Partito Comunista Portoghese, in Russia alle elezioni amministrative di domenica 9 settembre, il liberal-capitalismo del partito di Putin Russia Unita sembra subire un arretramento, grazie all'avanzata dei comunisti patriottici del Partito Comunista della Federazione Russa (KPFR), guidato dal granitico Gennady Zjuganov.
Domenica 9 si è votato in 80 regioni. In tutte il KPFR ha incrementato i suoi voti, come segnala il sito dell'Associazione Marx21, riportando il commento del Vicepresidente del KPFR Ivan Melnikov - attestandosi fra il 17% e il 27% circa - e in alcune ha addirittura superato il partito putiniano Russia Unita, come ad esempio nella regione di Ulyanovsk, (ottenendo il 36,3%, mentre Russia Unita si è fermata al 34%); nella regione di Irkutsk (34% ai comunisti contro il 28% dei putiniani); nella Repubblica di Chakassia (31% al KPFR contro il 25,5% di Russia Unita). Nella città di Togliattigrad, come segnala Yurii Colombo su "il manifesto", Russia Unita passa addirittura dal 65% al 28,7%, mentre i comunisti si attestano al primo posto con il 35,8%.
Certo, a Mosca, pur con una astensione record del 70%, ha vinto il candidato putiniano, ma il candidato del Partito Comunista si è piazzato comunque al secondo posto.
Il merito del KPFR - come ricordavo in un altro articolo alcune settimane fa (http://amoreeliberta.blogspot.com/2018/08/il-risveglio-dellopposizione-socialista.html) - è di aver guidato in questi mesi la battaglia contro l'aumento dell'Iva (passata dal 18% al 20%) e dell'età pensionabile, che è passata da 60 a 65 anni per gli uomini e da 55 a 63 anni per le donne.
Gennady Zjuganov
Le politiche di austerità e di deregolamentazione imposte negli anni dal governo liberal-capitalista russo, non dissimili da quelle della gran parte dei governi europei e da quello USA, sono dunque rifiutate e rispedite in gran parte al mittente e, fortunatamente, a differenza che in Europa, il voto è intercettato dai comunisti e non da coloro i quali fomentano politiche neo-autoritarie.
Sarebbe interessante fosse l'inizio di un nuovo possibile ritorno del socialismo, ovvero di superamento del capitalismo che, dagli Anni '90 ad oggi, ha portato unicamente alla messa in vendita di ogni cosa, persino della dignità dei lavoratori, aumentando la precarietà, la disoccupazione e le tariffe in ogni settore.
Forse la strada è ancora lunga, ma, ad ogni modo, i neo-proletari di tutto il mondo stanno ricominiciando a svegliarsi.

Luca Bagatin

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