mercoledì 4 febbraio 2015

La "Società delle Donne di Ipazia" ed il suo Manifesto. Intervista esclusiva di Luca Bagatin alla co-fondatrice e Presidente Enza D'Alonzo (tratta da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)



Ipazia fu, per l'Antichità, l'equivalente al femminile di Giordano Bruno. Fu una martire del libero pensiero. Fu una filosofa uccisa dal fanatismo religioso – tema di strettissima attualità, peraltro – del IV-V secolo d.C.

A Ipazia, Enza d'Alonzo - editore della “Gaia Scienza” - assieme a Giuliana Tomasicchio e a Francesca Ferri, ha dedicato una nuova associazione interculturale tutta al femminile: la “Società delle Donne di Ipazia”, appunto.

Il Manifesto dell'associazione è molto interessante, sia sotto il profilo culturale che politico-ideale.

E' un'associazione che si richiama innanzitutto ad Alain de Benoist, l'intellettuale francese fondatore della Novelle Droite, la Nuova Destra, ovvero un connubio fra tematiche tipiche della destra, ecologismo, socialismo e comunitarismo. Una chiave di lettura, che, in sostanza, definirei de-ideologizzata ed alternativa alle ideologie tipiche del Novecento, che hanno voluto dividere il mondo in blocchi contrapposti.

Il Manifesto delle Donne di Ipazia propone, dunque, una Cultura Felice, ovvero una rivoluzione culturale che abbraccia il multiculturalismo, ma a partire dalla valorizzazione della propria intima ed orgogliosa identità.

Molteplici sono le tematiche trattate dal Manifesto, che vanno dalla valorizzazione della famiglia (con una forte critica agli abusi di certi servizi sociali), sino al riconoscimento delle unioni civili di coppie etero ed omosessuali. Tematiche che vanno a toccare anche laecondizione dei detenuti nelle carceri - in particolare delle madri detenute - sino ai diritti di cittadinanza per gli stranieri ed alla valorizzazione del patriomonio artistico ed ambientale del nostro Paese.
Un'associazione che, in sostanza, come enunciato nelle premesse del Manifesto stesso, guardi all'affratellamento dei popoli, ad una società più giusta e più umana, diversamente moderna, attenta ai diritti della donna e dell'uomo in un rapporto non più conflittuale.
In questo senso ho voluto proporre un'intervista amichevole alla fondatrice dell'Associazione, ovvero a Enza D'Alonzo.

Luca Bagatin: Bene Enza, prospettive ambiziose quelle della Società delle Donne di Ipazia. Ma, dimmi, come nasce l'idea di fondare un'associazione di donne e, peraltro, di dedicarla ad Ipazia, personaggio spesso dimenticato?

Enza D'Alonzo: Ipazia, è stata martire del chiuso e becero bigottismo fanatico della sua epoca. Figura di spicco, ed ahinoi, poco conosciuta oggi, era - per dirla con termini moderni - una " dura" che andava di villaggio in villaggio per far conoscere il suo messaggio filosofico, progressista e anticlericale.
Avvolta nel suo mantello nero, era instancabile nel portare avanti i suoi ideali di libera pensatrice.
Donna di indole fiera, di libero pensiero e vasta sapienza, rare doti dell'epoca, specie per una donna; dovettero ammazzarla, torturarla e strapparle gli occhi da viva per tentare di bloccare con la morte il suo spirito indomito. Ignorando che una mente così elevata e luminosa sopravvive sempre all’oscurantismo del suo tempo.
Le "Donne d’Ipazia", si richiamano appunto, simbolicamente, a questa splendida espressione di universo femminile: per forza, grinta, determinazione, spirito creativo e innovativo.

Luca Bagatin: Come dicevo vi ispirate allo scrittore Alain de Benoist ed alla “nuova destra”. Come mai la necessità di rifarvi ad un certo tipo di valori che, per molti versi, comprendendo ideali apparentemente contrapposti (una visione di destra ed una visione comunitaria/socialista), vanno di fatto oltre le ideologie?

Enza D'Alonzo: Perché le ideologie fanno morire l'azione. Il pensiero da cui scaturisce l'azione non può essere di destra o di sinistra e a volte langue e muore, consumandosi in salotti pseudo- intellettuali. In questo periodo storico le cose fanno dette...e fatte: in maniera giusta, concreta e solidale.
Il nostro programma va oltre la “nouvelle droite” di Alain de Benoist. E’ un programma sensato, che addirittura potrebbe sembrare di sinistra, ammesso che mettersi al servizio degli altri, aiutando i bisognosi e i più deboli creando nuove opportunità lavorative, sia un programma di sinistra o non invece di semplice buon senso.
Perché aiutare chi ha sogni infranti e incubi diurni, vuole semplicemente significare: "al di là del bene e del male", al di là di destra e sinistra, concentrati solo sullo scopo principale, cioè ciò che è davvero giusto e doveroso fare.

Luca Bagatin: Qual è, in sostanza, lo scopo (e/o gli scopi) primario (i) della vostra associazione?

Enza D'Alonzo: L’odierna società divide in maniera manichea i buoni dai cattivi. I cattivi sono ovviamente gli ultimi, i negletti, i paria. Le “Donne d’Ipazia” vogliono ridare la speranza e la dignità dell'esistenza ai perdenti, ai più sfortunati, a coloro che devono riabilitarsi, creando opportunità concrete.

Intendiamo portare avanti un forte impegno civile, con una specifica piattaforma di servizi (centrati sull'utente) rivolti a tutti i cittadini italiani e agli stranieri: dai percorsi di sostegno per le detenute madri da reinserire nella società civile, alla tutela della famiglia, dei minori, della donna, dei cosiddetti "cittadini invisibili", ossia coloro i quali hanno perso casa, lavoro e speranza, ma non la loro dignità.

Al progetto di una banca civile per una micro-finanza etica, onde attuare un concreto piano di sostegno e finanziamento etico alle famiglie già formate o in corso di formazione, che versano in stato di difficoltà economica.

Uno sportello di consulenza legale h24. Progetti territoriali e ridisegno bio-culturale delle realtà urbane, sociali, turistiche, ecoambientali, orti urbani, free energy, etc.. All’organizzazione di eventi filantropici mirati, allo studio insomma di problemi e soluzioni concrete per il miglioramento della qualità della vita. La realizzazione di una Libera Università Interculturale.

All’ambizioso progetto della prevenzione e assistenza sanitaria specializzata, con la realizzazione di un Ospedale Sociale d’Ipazia per le fasce metropolitane più deboli, da far nascere inizialmente nel cuore cittadino di Bari, sostenuto da amici medici di tutta eccellenza internazionale nelle loro competenze e qualificato personale volontario, e con l’aiuto di fondi UE che stiamo individuando…

E tanto altro ancora, che si può trovare illustrato nel nostro sito web ufficiale: www.donneipazia.net.

Luca Bagatin: Noto spesso che parlate di cultura dei diritti ed anche di multiculturalismo, ma fortemente ancorato al recupero della propria identità. Pensi che si siano perduti, nell'Occidente cosiddetto “democratico”, questo tipo di valori? E, se sì, perché a tuo parere ?

Enza D'Alonzo: Certamente, i valori si stanno purtroppo perdendo. Alla vecchia e cara cultura dei nostri avi, assistiamo oggigiorno ad una generale omologazione di massa ed azzeramento delle diversità e qualità personali. Il sistema dominante ci vuole tutti uguali e tutti in fila. Il “diverso” è visto con sospetto e viene monitorato e controllato costantemente, perché nella loro logica perversa non deve sfuggire, non può e non deve pensare con la propria testa. Devi essere una rotella dell'ingranaggio, far parte di un appiattimento generalizzato.

Lo straniero è visto con sospetto, spesso con paura, ma ciò dipende da un falso concetto di democrazia occidentale che trova proprio nel multiculturalismo il proprio limite. Sì perché sarebbe invece preferibile parlare di interculturalismo, termine più appropriato a dare l’idea di quella necessaria dialettica civile fra i vari popoli che, nel rispetto delle rispettive tradizioni, preservando le rispettive identità, porti ad uno scambio di conoscenze e narrazioni che possa essere vero arricchimento culturale per entrambi, e non promiscua miscela di antagoniste ignoranze.

La tumultuosa società del nostro tempo confonde tutto, si eliminano polarità, generi, gerarchie, classi, ruoli, differenze, peculiarità...invece di armonizzare ognuno e ogni cosa in un tutto naturale, in cui ogni personalità si ponga come strumento insostituibile di un’orchestra universale, senza perdersi individualmente nel mare del nulla, ma ritrovandosi in sintonia nell’armonia del tutto. Viceversa, si provocherà il caos, l'indefinito, il noto Kali Yuga, l’età oscura, predetto millenni addietro nei libri sacri della tradizione Indù.

Luca Bagatin: Il valore delle donne. L'associazione è dedicata alle donne, in primis e, come sai, la figura femminile è figura a me cara al punto che le ho dedicato un saggio, “Ritratti di Donna”. Pensi che le donne siano il punto cardine per cambiare il mondo, ovvero siano in grado di mutare i rapporti di forza che per molti versi opprimono la nostra società (cultura patriarcale, media, potere, politica, sfruttamento del corpo femminile a scopo commerciale, marketing...)?

Enza D'Alonzo: La donna è parte della natura, ma ancor più è lei Natura stessa. Non la si può imbrigliare. Ma solo conoscere. Perché scorre, dall’Alfa all’Omega.
Diamo alla luce figli e quando non siamo in gestazione fisica partoriamo idee, progetti, propositi, strategie.
Fa parte della nostra tradizione e cultura l'accudimento della prole, la vicinanza agli anziani ed ai più deboli, la tolleranza, la comprensione per il compagno della propria vita, la comprensione della vita.
Già aver raggiunto le quote rose in politica ritengo che sia un buon risultato, tenendo presente che all'inizio del secolo ci era addirittura negato il voto, perché, come dice Simon de Beavoir, siamo il "Secondo sesso".
Sempre più donne stanno oggi ai posti di comando, senza peraltro perdere tutto ciò che connota più strettamente la natura femminile; anzi ritengo che gestiscano il ruolo ottenuto esercitando una inconscia "economia domestica", dove l'oculatezza, la riservatezza, e la lungimiranza sono sempre principi solidissimi e validi.
Nessuno però, deve porre limiti di alcun tipo, perché il limite tocca imporselo ciascuno di noi, quando si arriva a conoscere con socratica convinzione e con estrema consapevolezza, ciò che può fare e ciò che non può fare.
Il mondo può cambiare, sì, ma prima dobbiamo cambiare noi stessi.
Da qui il senso e il compito sacrale della donna.


Luca Bagatin

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