Sandra Milo, Ugo Intini, Lino Jannuzzi, Ottaviano Del Turco, Filippo Panseca e, oggi, Paolo Pillitteri.
Sono troppi i Compagni socialisti che questo orrendo 2024 ci ha portato via.
Compagni, alcuni dei quali erano miei amici o, comunque, avevo avuto modo o di conoscere o di avere, con loro, alcuni scambi epistolari.
Paolo Pillitteri, che ci ha lasciati il giorno stesso del suo compleanno, lo avevo conosciuto personalmente vent'anni fa, presso la redazione milanese del quotidiano nazionale “L'Opinione delle Libertà”.
All'epoca, 25 enne, muovevo i miei primi passi nel mondo del giornalismo e iniziai a collaborare - a livello nazionale - proprio con “L'Opinione” (oltre che con “L'Avanti!”). Diretto da Arturo Diaconale e condiretto proprio da Paolo Pillitteri.
Pillitteri era un Compagno di militanza socialista anche per chi, come me, quando il PSI scomparve, era appena adolescente. Perché socialisti si nasce e si è sempre orgogliosi di esserlo.
Con o senza tessera. Con o senza partito.
Ricordo che, vent'anni fa, nel suo ufficio milanese, parlammo a lungo di cinema, di cui era esperto e appassionato. Ma non solo.
Parlammo di suo cognato Bettino, di Pietro Nenni e dei padri e delle madri del socialismo italiano, ovvero di Filippo Turati, Angelica Balabanoff e Anna Kuliscioff, della quale egli scrisse un'appassionata biografia, edita da Marsilio nel 1986.
Ammiravo Paolo Pillitteri sin da quando ero bambino e leggevo di lui (avrò avuto 9 o 10 anni), oltre che del PSI, nella stampa degli Anni '80 e, per me, fu un onore conoscerlo e collaborare al suo giornale, oltre che veder pubblicate sue e mie riflessioni sulle stesse pagine di un libro che Rubbettino pubblicò in quegli anni, dal titolo: “Democrazia e libertà. Riflessioni laiche”.
Con Pillitteri condivisi peraltro, pur per un breve periodo, almeno per me, la rinascita del PSI, nell'esperienza di rifondazione operata dal grande Gianni De Michelis, altra figura che conobbi in quegli anni e di cui fui amico.
Paolo Pillitteri, classe di ferro 1940, siciliano di nascita, ma milanese di adozione, oltre ad alternare la sua attività di critica cinematografica e giornalistica, fu, sin dai tempi dell'università, attivissimo in politica. Ricordo di aver visto in qualche libro una sua foto, giovanissimo, con il megafono in mano e i piedi su una cattedra.
Nel 1965 sposò Rosilde Craxi, sorella di Bettino e, 1969, aderì al Partito Socialista Unificato e, dal 1971 al 1975, aderirà al Partito Socialista Democratico Italiano.
Nel 1975 darà vita al Movimento Unitario di Iniziativa Socialista che confluirà nel PSI nel 1976, anno in cui Bettino Craxi diventerà Segretario e darà vita a quel nuovo corso socialista, che riporterà il Partito Socialista Italiano ad essere protagonista della vita politica italiana e internazionale.
Un Partito Socialista Italiano autonomista, per la promozione della sovranità nazionale, della pace internazionale, del multilateralismo, della modernizzazione, dei diritti dei popoli oppressi (popolo palestinese in primis), dei diritti civili e sociali per tutti.
Pillitteri ricoprirà, nella sua Milano, la carica di Assessore con delega all'edilizia privata e successivamente al bilancio e farà parte della giunta comunale milanese sino al 1980.
Celebre, di quegli anni, una foto che lo ritrae assieme all'illustre esponente socialista democratico milanese Renato Massari e Andy Warhol, nell'atto di consegnare a Warhol un premio.
Pillitteri sarà, successivamente, eletto alla Camera dei Deputati nel 1983 e, succedendo al grandissimo e indimenticato Sindaco socialista Carlo Tognoli, ricoprirà la carica di Primo Cittadino nel 1986, con una giunta di Centro-Sinistra, sostenuta, oltre che dal PSI, anche da DC, PSDI, PRI e PLI.
Nel 1987, in disaccordo con la DC, darà vita a forse una delle prime giunte di sinistra in Italia, sostenuta, oltre che dal Partito Socialista Italiano, anche dal Partito Comunista Italiano e dalla Federazione dei Verdi (quando i Verdi erano ancora una cosa seria e non avevano ancora aderito al liberal capitalismo assoluto).
La Milano di quegli anni passerà alla Storia come “la Milano da bere”, in realtà o, forse proprio per questo, saranno gli anni del massimo sviluppo, efficienza e modernizzazione della città, sotto ogni punto di vista.
Un successo che premierà il PSI alle elezioni comunali del 1990, facendogli conquistare il 20% dei consensi.
Nel 1992, anno del Centenario del PSI, Pillitteri sarà rieletto deputato.
Sarà, purtuttavia, l'inizio della fine del socialismo e della democrazia in Italia, per come l'avevamo conosciuta negli anni precedenti.
Pillitteri sarà coinvolto in quella che Bettino Craxi definì la “falsa rivoluzione di Tangentopoli” e sarà allontanato per sempre dalla vita politica.
Continuerà, comunque, la sua attività di giornalista, saggista e critico cinematografico, oltre che la sua docenza di Storia del Cinema presso la Liberà Università di Lingue e Comunicazione IULM.
Ho voluto bene a Paolo Pillitteri, come ho detto spesso anche a sua nipote Ananda Craxi, con la quale ho spesso avuto recenti scambi telefonici.
La sua generazione è ed è stata l'ultima delle generazioni valide in questo Paese e in questo Occidente ormai folle e sconsiderato.
Il suo socialismo, allo stesso modo, difficilmente penso potrà rinascere, in Italia e nella gran parte degli altri Paesi europei.
Molti o, meglio, pochi di noi riescono ancora, in modo indipendente, a portare avanti questa fiaccola, contornata di tanti garofani rossi.
Una fiaccola (e uso il termine fiaccola non a caso, ricordando quella gloriosa del Partito d'Azione, nobile esperienza socialista democratica del dopoguerra), che non si spegnerà mai, pochi o molti che siamo. Pochi o molti che saremo.
Un garofano rosso all'occhiello. Il socialismo nell'anima.
Luca Bagatin
Nessun commento:
Posta un commento