martedì 1 luglio 2025

Il socialismo dai colori cinesi descritto dal Sen. Vittorino Colombo. Articolo di Luca Bagatin

 

Che “il socialismo dai colori cinesi”, come ebbe egli stesso a definirlo, fosse profondamente lungimirante e da ammirare e approfondire, se ne accorse già il Senatore della Democrazia Cristiana e già più volte Ministro, oltre che Presidente del Senato, Vittorino Colombo (1925 - 1996).

Egli del resto fondò la rivista “Mondo Cinese”, nel 1973, quale pubblicazione dell'Istituto Italo Cinese, per approfondire quella interessante realtà, che si stava evolvendo.

Ho avuto modo di leggere, in questo periodo, un suo interessante saggio, pubblicato nel 1986 dalle Edizioni del Sole24 Ore, dal titolo “La Cina verso il 2000 – Il socialismo dal colori cinesi”.

Tale saggio è particolarmente interessante, perché, parlandoci della nuovo corso riformista socialista cinese, impresso da Deng Xiaoping, ma già precedentemente da Zhou Enlai, ci sono tutte le basi della Repubblica Popolare Cinese odierna di Xi Jinping.

Una Cina che il Sen. Colombo visitò e approfondì a lungo e della quale rimase affascinato, non solo per la lungimirante gestione economica, votata al servizio della comunità, ma anche per una politica estera anti-egemonica, contraria all'ingerenza negli affari interni dei singoli Stati, volta al rispetto della sovranità di ogni Paese e votata al disarmo globale.

Nel suo saggio, il Sen. Colombo ci parla di una Cina che guardava alla modernizzazione e all'armonia, in ogni ambito. Che aveva imparato dal suo passato feudale, dalla sottomissione all'Occidente imperialista, da quella nei confronti del militarismo giapponese e dalle sue innumerevoli lotte intestine.

E che coniugava, come coniuga, confucianesimo e marxismo, aspetti che mirano a “distruggere l'egoismo”, cuore pulsante della concezione borghese del mondo, per far prevalere l'interesse comune.

In tutto ciò, il Sen. Colombo, intravede molto aspetti e punti in comune con il pensiero cristiano benedettino, pur lontano anni luce dalla Cina e da una Cina socialista che consente libertà religiosa, ma la considera un fatto privato.

La Cina socialista presentata dal Sen. Colombo, è votata allo sviluppo economico e delle forze produttive, alla ricerca di un “equilibrio delle relazioni” e in cui “il rispetto dei diritti e dei doveri è assoluto”.

Il Sen. Colombo descrive anche il suo incontro con i dirigenti socialisti cinesi dell'epoca.

Di Zhou Enlai ricorda il suo essere un intellettuale puro, che aveva partecipato alla rivoluzione sociale maoista, che aveva portato, nel 1949, alla nascita della Repubblica Popolare Cinese.

Grande mediatore, Zhou Enlai, dotato di profondo pragmatismo e logica, con il Sen. Colombo si intrattiene a parlare di politica italiana e europea, al punto da arrivare ad elogiare il ruolo di De Gasperi nella sua promozione dell'Europa unita.

L'unità europea, infatti, sembra essere molto sostenuta dalla Cina socialista. E lo è perché, come spiega Zhou Enlai al Sen. Colombo, essa può essere utile all'Europa per smarcarsi dalle due superpotenze imperialiste, gli USA e l'URSS.

E Zhou gli spiega come, infatti, ci sia necessità di multilateralismo e di “superamento di un mondo bipolare” e di come occorra lavorare per un mondo pacifico e fondato sui “cinque principi della coesistenza pacifica”, da egli stesso enunciati alla Conferenza di Bandung, fondati sull'amicizia fra le nazioni, sulla base del mutuo rispetto.

Il Sen. Colombo racconta poi dei suoi colloqui con il leader cinese Deng Xiaoping, il quale gli spiega come la Cina sia impegnata a lottare contro ogni forma di egemonia, da qualsiasi parte provenga e si sofferma a descrivere la nuova generazione di leader cinesi, fra i quali Zhao Zyang, sostenitore delle riforme tanto quanto Deng Xiaoping.

Quest'ultimo, del resto, gli spiega come il comunismo cinese non abbia modelli di riferimento precostituiti, ma venga costruito ogni giorno, imparando dai fallimenti e dai successi.

Un comunismo non ideologico, ma volto alla ricerca di una società giusta e armoniosa, oltre che al benessere globale.

Molto diverso rispetto a quello occidentale/europeo, che Zhou Enlai riferisce essere “revisionista”, in quanto subordinato all'URSS e per nulla autonomo, mentre ogni Partito Comunista, nel mondo, dovrebbe seguire la propria strada e la propria via al socialismo, senza essere subordinato a nessun altro partito.

E Deng Xiaoping non lesina frecciate anche al cosiddetto “eurocomunismo” elaborato dal PCI di Berlinguer, dal PCF di Marchais e dal PCE di Carrillo e che il leader cinese non ritiene affatto essere comunismo.

E critiche profonde del leader cinese vanno a movimenti come le Brigate Rosse, che considera organizzazioni terroristiche volte a destabilizzare l'Italia e l'Europa, completamente estranee al marxismo-leninismo e al maoismo, in quanto Marx, Lenin e Mao, mai avrebbero approvato modalità terroristiche.

“La Cina verso il 2000 – Il socialismo dal colori cinesi” del Sen. Vittorino Colombo è, poi, profondamente interessante perché analizza la Storia dell'edificazione del socialismo in Cina, sin dai tempi di Mao. E analizza il pensiero stesso di Mao, con grande lucidità e profondità e come esso abbia profondamente gettato le basi per l'edificazione della Cina moderna.

Certo, al netto delle esagerazioni e degli eccessi avvenuti durante la Rivoluzione Culturale, che peraltro ebbe a subire lo stesso Deng Xiaoping.

Nel saggio, inoltre, non mancano le analisi e l'approfondimento relativo all'economia socialista di mercato, introdotta da Deng Xiaoping, Chen Yun e dalla classe dirigente socialista riformista e che sarà la chiave del successo dell'economia cinese.

Pianificazione e mercato. Settori chiave dell'economia saldamente pubblici, pianificazione economica e, allo stesso tempo, promozione degli investimenti privati e liberazione delle forze produttive attraverso un'economia di mercato volta a favorire piccole e medie industrie e l'attività agricola.

Il saggio del Sen. Colombo, per chi avrà la pazienza di ricercarlo e leggerlo, è sicuramente strumento utile per approfondire il socialismo cinese di ieri e quello di oggi.

Senza sciocchi pregiudizi, senza sciocche ideologie e apprendendo lezioni dalla Storia e dall'esperienza.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

Scrivere con coerenza, dignità e senso dell'onore. Di Luca Bagatin

 

Scrivo su testate giornalistiche da circa 25 anni e ho evitato di fare carriera, perché significa dover rispondere e rendere conto a qualcuno.
Personalmente rispondo e rendo conto solo alla mia coscienza.
E così ho sempre lavorato. Da 25 anni a questa parte.
Riportando i fatti e/o scrivendo sulla base delle mie analisi, frutto di argomentazione.
La stessa cosa ho fatto scrivendo e pubblicando i miei cinque saggi, in particolare gli ultimi, i cui diritti non cederò mai a nessun editore, perché all'editoria privata ho imparato a non credere molti anni fa. 
Le ideologie le lascio ai preti o a chi ha una mentalità da prete. Ho le mie idee, ma le ideologie mi disgustano. Specie se estreme e specie se tirate per la giacchetta dalle destre, dai centri e dalle sinistre. Che sono, infondo, la stessa identica cosa.
Scrivere costa fatica, ma non tutti lo sanno o capiscono.
Io ho iniziato a scrivere sui blog e per varie testate giornalistiche, all'interno di un bar, quando non avevo la connessione internet a casa.
Poi ho scritto in una casa senza riscaldamento, quando non avevo la possibilità di metterlo.
Adesso scrivo, in estate, a 30 gradi fissi, perché la casa in cui sto è rovente.
Ho scritto e scrivo da 25 anni in ogni condizione possibile, in ogni stagione e con ogni condizione psicofisica (e non sto esagerando, solo che i fatti miei non li racconto). 
Permetterete che, quando ciò che scrivo non viene apprezzato e/o viene censurato, me la prendo e molto.
È così che me ne sono andato e senza rimpianti dal quotidiano L'Opinione; da La Voce Repubblicana; da Pensalibero quando Cariglia mi censurava, salvo rientrarvi molti anni dopo; dalla rivista Il Guastatore e dal Secolo Trentino. Per un'altra testata, invece, ho deciso alcuni anni fa, che mi sarei occupato solo ed esclusivamente di videogiochi. Preferendo non scrivere altro. Perché non avevo voglia di perdere tempo a duscutere e poi, non condividendo comunque la linea editoriale, mi va bene scrivere, lì, solo di quello.
In generale sono e sono stato molto copiato e molto censurato, allo stesso tempo. In nessun caso, ad ogni modo, rimango a guardare passivamente. Anzi. 
Oggi mi tocca smettere di collaborare con Electomagazine, per gli stessi motivi che mi hanno portato a smettere con altre testate. 
La coerenza è tutto nella vita. La coerenza, il senso di dignità e onore personale.
Ci resta solo quello, perché tutto il resto, quando ci si ammala o si muore o vengono meno i nostri cari, vi assicuro che non conta nulla.
Ma nessuno ne è mai abbastanza consapevole.