giovedì 10 luglio 2025

Eutanasia del socialismo riformista o necessità del recupero di un socialismo autentico e rettamente inteso? Articolo di Luca Bagatin

 

Un amico, che conosco da oltre vent'anni, di area liberale e con il quale – su posizioni opposte - discuto spesso di politica, mi ha segnalato un articolo del 9 luglio scorso, a firma Marco Gervasoni, sull'Huffington Post, dal titolo “Eutanasia del socialismo riformista”.

E' un articolo che merita attenta analisi e critica e ringrazio il mio amico per avermelo segnalato, perché mi permette di aprire un'analisi sulla fine – a mio avviso voluta - del socialismo in Italia e in Europa e su un suo possibile recupero, almeno sul piano intellettuale.

L'articolo si rifà a un recente convegno, organizzato da Gennaro Acquaviva della Fondazione Socialismo, dal titolo “Le idee del socialismo ci salveranno”.

Convegno a parte, Gervasoni spiega come oggi “i partiti socialisti, socialdemocratici, laburisti, sono in preda a una lenta eutanasia”. E sottolinea come essi retrocedano non in favore di una “destra democratica e liberale”, ma di una destra “nazionalista e populista”.

Poi, facendo un breve excursus del socialismo dall'800 ai giorni nostri, spiega come ad un certo punto, con Blair, Jospin e Schroder, ma anche con D'Alema e Veltroni (che pur socialisti non sono mai stati, ammesso che siano stati davvero comunisti, aggiungerei), il socialismo ha iniziato a “tradire sé stesso”.

Ovvero, l'articolista spiega come il tema principale dei partiti socialisti non sia più stata la lotta alle diseguaglianze, ma la promozione delle “libertà” (compresa quella di “creare nuove diseguaglianze”).

Gervasoni spiega come questo, inizialmente, abbia pagato sul piano elettorale, ma, con il tempo, quando i lavoratori e i cittadini nel loro complesso, hanno iniziato a comprendere che le politiche di questa “nuova sinistra” hanno finito per peggiorare le loro condizioni di vita, iniziarono o ad astenersi, o a rivolgere il loro voto alla destra “nazionalista populista, reazionaria e xenofoba”.

E aggiunge che, più gli elettori si spostavano verso questa destra e più i cosiddetti “socialdemocratici” diventavano centristi o rincorrevano le politiche della destra.

E cita il caso di Matteo Renzi che “da sinistra”, ha abolito l'Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Il riformismo è morto”, spiega Gervasoni, ma ha successo il “socialismo populista” in America Latina, che però non riesce ad affermarsi in Europa.

E conclude dicendo che, forse basterà cambiare nome al PD e al posto della “d” metterci la “s” di socialista.

L'articolo è in sé interessante, per quanto non condivisibile in alcuni punti, in particolare la conclusione. Il PD non è un partito socialista, ma un partito liberal capitalista più o meno di destra.

Ma, per capirlo e per capire come siamo arrivati a questa cosiddetta “eutanasia socialista”, occorre analizzare l'articolo nella sua interezza – come mi appresto a fare - e per farlo occorre avvalersi dell'autorevolezza di almeno due autori, dei quali ho molto scritto, in articoli e saggi: il filosofo orwelliano Jean-Claude Michéa e Pier Paolo Pasolini.

Jean-Claude Michéa, in almeno due saggi, “Il nostro nemico comune” (da me recensito qui: https://amoreeliberta.blogspot.com/2018/05/il-socialismo-autentico-e-originario.html) e “I misteri della sinistra” (da me recensito qui: https://amoreeliberta.blogspot.com/2016/02/il-socialismo-non-e-di-sinistra-parola.html), ha ottimamente spiegato il fenomeno per il quale – e non da oggi – c'è stata un'implosione in senso liberal capitalista della sinistra europea, che ha negato ogni forma di socialismo, al punto che, possiamo dirlo, autentici partiti socialisti, in Europa, non esistono pressoché più, se non di nome (escludendo i partiti socialdemocratici del premier slovacco Robert Fico e del Presidente della Repubblica slovacca Peter Pellegrini – inguistamente espulsi dal PSE, ma questo la dice lunga - e poco altro, come ho spesso spiegato).

Rifacendomi al pensiero di Michéa, scrivevo, in proposito nel mio articolo: “La sinistra, storicamente asservita alle logiche del capitale e della borghesia ed oggi in tutta Europa miglior interprete dell'avvento del capitalismo assoluto è, sin dai tempi della repressione (ordinata da governi di sinistra) della Comune di Parigi (1870) e del Movimento Spartachista guidato da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht (1919), la maggiore oppositrice del socialismo originario e autentico costituito originariamente da operai e contadini, i quali finirono per allearsi ai borghesi della sinistra liberale e progressista, in un abbraccio mortale, unicamente in chiave antimonarchica e antireazionaria in particolari momenti storici (l'Affaire Dreyfus in primis, l'avvento dei fascismi ecc...).

Nel saggio “Il nostro nemico comune”, a tal proposito, Michéa rammenta che, sino al 1921, la SFIO, ovvero la Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (che darà poi origine al Partito Socialista Francese) ci teneva a precisare di essere un partito "di lotta di classe e rivoluzione" e che "né il blocco delle sinistre né il ministerialismo", condannati entrambi, "troveranno la minima possibilità di successo tra i suoi ranghi".

Ciò accadde in Francia (ove lo stesso Partito Comunista Francese si definirà "di sinistra" solo negli ultimi decenni), ma accadrà via via in tutta Europa, portando ai giorni nostri i cosiddetti "partiti socialisti", ormai abbandonata la lotta di classe e le antiche rivendicazioni portate avanti dagli aderenti alla Prima Internazionale (ricorda lo stesso Michéa che mai nel corso della loro vita Marx, Engels, Bakunin, Proudhon si definirono "di sinistra") a diventare i maggiori sostenitori dei vari Jobs Act, Loi Travail, precarizzazione del lavoro, liberalizzazioni e deregolamentazioni selvagge, austerità, distruzione dell'ambiente in nome della crescita economica, perdita delle identità attraverso la promozione del consumismo e dell'immigrazionismo ecc...

(...). “In tutto ciò sarà proprio la sinistra europea a raccogliere la bandiera del globalismo, del capitalismo assoluto e così via e ciò in nome del "progresso", della "modernizzazione", della "crescita economica" (che non è affatto infinita e illimitata, come credono i liberali della sinistra!) e sostituendo le antiche lotte di emancipazione del lavoro e del salario dei socialisti originari con riforme civili quali "il matrimonio per tutti", l'"utero in affitto" e la fecondazione assistita (con tutte le loro ricadute in termini economico-capitalistici ed utili unicamente a quelle classi sociali che, economicamente, se le possono permettere) ecc...

Non è un caso, come sottolinea Michéa, se i partiti di sinistra, in Francia e non solo, sono votati massicciamente nei quartieri ricchi e "à la page" e se il voto operaio si è via via spostato o verso l'astensione o verso l'estrema destra e se un esponente della sinistra liberale come Emmanuel Macron, uomo dei poteri finanziari, ha affermato - come riportato da Michéa medesimo nel saggio - che essere di sinistra oggi significa fare tutto ciò che è in nostro potere affinché "ogni giovane abbia voglia di diventare miliardario”.

Lo scrittore dissidente russo Eduard Limonov, altra figura della quale ho molto scritto, del resto scriveva: Perché i partiti comunisti e socialisti sono degenerati? Perché dicono le stesse cose dei liberali, hanno gli stessi obiettivi. Se i nostri nemici ideologici predicano la produttività è stupido predicare ancora più produttività”.

Invero, sono le stesse identiche analisi che il marxista Pier Paolo Pasolini fece nel testo che, il 4 novembre 1975, avrebbe dovuto leggere – se non fosse stato barbaramente ucciso due giorni prima – al Congresso del Partito Radicale.

Testo che fu comunque letto e messo agli atti e nel quale possiamo trovare queste profetiche parole, fra le tante: “(...) Io vi prospetto - in un momento di giusta euforia delle sinistre - quello che per me è il maggiore e peggiore pericolo che attende specialmente noi intellettuali nel prossimo futuro. Una nuova "trahison del clercs": una nuova accettazione; una nuova adesione; un nuovo cedimento al fatto compiuto; un nuovo regime sia pure ancora soltanto come nuova cultura e nuova qualità di vita.

Vi richiamo a quanto dicevo alla fine del paragrafo quinto: il consumismo può rendere immodificabili i nuovi rapporti sociali espressi dal nuovo modo di produzione "creando come contesto alla propria ideologia edonistica un contesto di falsa tolleranza e di falso laicismo: di falsa realizzazione, cioè, dei diritti civili".

Ora, la massa degli intellettuali che ha mutuato da voi, attraverso una marxistizzazione pragmatica di estremisti, la lotta per i diritti civili rendendola così nel proprio codice progressista, o conformismo di sinistra, altro non fa che il gioco del potere: tanto più un intellettuale progressista è fanaticamente convinto della bontà del proprio contributo alla realizzazione dei diritti civili, tanto più, in sostanza, egli accetta la funzione socialdemocratica che il potere gli impone abrogando, attraverso la realizzazione falsificata e totalizzante dei diritti civili, ogni reale alterità. Dunque tale potere si accinge di fatto ad assumere gli intellettuali progressisti come propri chierici. Ed essi hanno già dato a tale invisibile potere una invisibile adesione intascando una invisibile tessera”.

Come scrissi in un mio articolo di analisi a questo testo (leggibile qui: https://amoreeliberta.blogspot.com/2023/11/pier-paolo-pasolini-profeta-contro-il.html): “E' il Pasolini in dialogo con Pannella, ma anche critico nei confronti dei radicali che, se allora sembravano difendere i diritti di chi non sapeva di avere diritti, via via diventeranno partito del capitalismo assoluto, senza aver compreso o avendo del tutto dimenticato la lezione pasoliniana che poneva al centro la contrapposizione fra lo sfruttato e lo sfruttatore e, il Nostro, prenderà sempre le difese dello sfruttato e lo farà, forse fra i pochi intellettuali marxisti finanche del suo tempo - assieme al filosofo comunista francese Michel Clouscard - denunciando l'avvento di quel "nuovo fascismo" che nei fatti sarebbe stato il consumismo, l'edonismo, il materialismo borghese, il capitalismo assoluto”.

Ecco dunque i germi, già denunciati allora, di un sinistrismo borghese liberal capitalista (ovvero una nuova forma di destra funzionale al consumo e alla negazione dei diritti sociali, sostituendoli con effimere libertà civili, spesso appannaggio dei più ricchi), estraneo alla tradizione socialista originaria dei Proudhon, Garibaldi, Mazzini, Bakunin, Marx ed Engels, paladini della Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864, ma anche degli Aleksandr Herzen, socialista populista russo, amico di Mazzini e Garibaldi e populista rettamente inteso, ovvero “dalla parte del popolo e per il popolo”, come storicamente sono sempre stati tutti i socialisti delle origini.

Come dalla parte del popolo e per il popolo sono i socialisti autentici latinoamericani come Lula, Hugo Chavez, il compianto José “Pepe” Mujica, Juan Domingo ed Evita Peron e i loro eredi oggi (come la Kirchner, ingiustamente incarcerata, come Lula a suo tempo, come Correa, come la fine che avrebbero voluto fare a Bettino Craxi....) e moltissimi altri, che hanno saputo coniugare: giustizia sociale, autogestione delle imprese, economia socialista di mercato, settori chiave dell'economia saldamente nelle mani pubbliche. Come nella Cina socialista riformista, da Deng Xiaoping a Xi Jinping, ormai avviata a diventare la prima potenza mondiale e a presentarsi quale non egemone, ma cooperante ed inclusiva, a differenza degli USA, ancora fermi alla mentalità della Guerra Fredda.

Un socialismo che, volutamente, fu fatto implodere in tutta Europa a partire dal 1993, con la falsa rivoluzione di Tangentopoli; con lo snaturamento del laburismo britannico da parte del guerrafondaio liberal capitalista Blair (e oggi con Starmer); con le persecuzioni dei socialisti e dei comunisti nei Paesi dell'Est ormai passati al capitalismo assoluto, dopo la distruzione dell'URSS voluta da settori liberal capitalisti del PCUS (Jakovlev, Gorbaciov, Eltsin), non più comunisti, o mai stati comunisti...

Poi ci si stupisce se molti elettori potenzialmente socialisti si astengono o votano a destra?

Posso dire che personalmente, socialista da quando avevo 14 anni, dopo il governo D'Alema, che fece bombardare ciò che rimaneva della Jugoslavia, preferii avvicinarmi (prima di diventare un astensionista convinto, quale sono ancora oggi) ai socialisti berlusconiani. 

Conobbi e diventai amico di Gianni De Michelis e lessi con avidità gli editoriali che Bettino Craxi scriveva su “L'Avanti!”, da Hammamet, contro ogni guerra e ogni bomba ed anche quelli dell'ottimo ex Ministro del PSDI Luigi Preti. E lessi avidamente un romanzo verità di Bettino che consiglio caldamente e che spiega molte cose, “Parigi – Hammamet”, da me qui recensito: https://amoreeliberta.blogspot.com/2020/02/parigi-hammamet-il-thriller-inedito-di.html.

Ancora oggi avremmo necessità di quello spirito dialogante tipico del socialismo della Prima Repubblica, altro che armi alle autocrazie (che non fanno parte né dell'UE, né della NATO) o a chi bombarda popoli inermi in Medio Oriente!

Avremmo necessità di socialismo, ma rettamente inteso e senza equivoci liberal capitalisti e/o guerrafondai.

Un socialismo come quello di Bettino Craxi, di Giuseppe Saragat (che, come Turati, non amava affatto la parola riformista e che nel suo discorso a Palazzo Barberini, nel 1947, disse, come riporta Giuseppe Averardi in “I socialisti democratici”: “Quanto più il proletariato sarà democratico, tanto più troverà alleati, tanto più sarà forte. Oggi si pensa che l'ultima parola della saggezza politica sia il riformismo anti-democratico. Noi pensiamo invece che debba essere la democrazia anti-riformista”) di Roberto Tremelloni, di Mario Bergamo, di Luigi Mariotti, di Pietro Longo, di Hugo Chavez, di Lula, di Jeremy Corbyn e così via, come vado scrivendo da un bel po' di annetti.

Altro che aggiungere una “s” alla “d” del PD!

Occorre riannodare i fili di ciò che è stato volutamente distrutto (pensiamo anche alla tragica defenestrazione del socialista Gheddafi in Libia e a quella del laico-socialista Assad in Siria, per lasciare spazio al caos e agli islamisti...ma amici di un Occidente che il socialismo non lo ha mai amato né voluto).

Che un socialismo autentico, in Europa, possa rinascere, ci credo molto poco. Che sia presente, in molti Paesi del mondo, invece, è una realtà.

Forse perché Paesi che hanno imparato dalla loro Storia e cultura, oltre che dalle disavventure dei rispettivi popoli. E, chi impara dalla propria Storia e dall'esperienza, ha in mano il presente e futuro.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

Nessun commento:

Posta un commento