lunedì 12 giugno 2017

In Francia e alle amministrative italiane vince il non voto. Che necessita, evidentemente, di auto-rappresentanza. Articolo di Luca Bagatin

A vincere, diciamolo chiaro, è stata l'astensione.
Lo è stata, clamorosa, in Francia, con un astensionismo di oltre il 50% e lo è stata anche in questa tornata di amministrative in Italia.
Macron, dunque, vince e si prenderà la maggioranza assoluta dei seggi nell'Assemblea Nazionale francese con il 16% netto, ovvero è stato votato da solo il 16% degli aventi diritto al voto. E' questa democrazia ?
Un anno esatto fa scrissi un articolo (http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/06/hanno-vinto-i-non-votanti-quando-una_6.html) nel quale analizzavo i risultati delle amministrative da Roma a Napoli passando per Torino, ed evidenziavo ancora una volta come, a prevalere, fosse il partito del non voto. E come questo necessiti, se di democrazia vogliamo parlare, di una rappresentanza, ovvero di una auto-rappresentanza.
In massa, i cittadini, sempre meno interessati alle alchimie dei partiti alla ricerca di leggi elettorali a loro più convenienti, sembrano infatti disgustati dall'attuale offerta politica e ciò, evidentemente, non solo in Italia, ma anche in una Europa ove a muovere i fili sono sempre più organismi sovranazionali - dall'Unione Europea al Fondo Monetario Internazionale - sia distanti dalle necessità dei popoli, ma anche sempre più richiedenti misure di austerità dannose per i cittadini medesimi, i quali invece necessitano di politiche sociali, di rinnovata sovranità nazionale e di democrazia partecipativa.
In questo senso siamo infatti di fronte ad un deficit di democrazia in quanto siamo di fronte ad un deficit di rappresentanza che, come indicavo in quel mio articolo ed in altri precedenti, potrebbe essere colmato non già più attraverso deleghe elettoralistiche a politici ed ai loro partiti, bensì attraverso assemblee popolari aperte a tutti e decentrate al massimo, in modo tale che la periferia abbia voce e rappresentanza in capitolo e prevalga su un centro sempre più elitario.
In questo senso proponevo, dunque, la necessità di fornire un'adeguata rappresentanza civica, civile e politica anche ai non votanti, in quanto largamente maggioritari rispetto a tutti gli altri partiti e movimenti.
Come già scrissi, riporto testualmente: Un sistema potrebbe essere ad esempio l'attribuzione dei seggi che potrebbero spettare ai non votanti a tutti i cittadini aventi diritto al voto, estraendoli a sorte. Oppure l'attribuzione dei seggi spettanti nei Consigli ai non votanti, attribuendoli ai non votanti medesimi, estratti sempre a sorte, come nell'Agorà dell'Antica Grecia, culla della democrazia.
E così a Roma, ad esempio, quel 43% di non voti potrebbe essere occupato nel Consiglio comunale da altrettanti cittadini comuni estratti a sorte. E così il 46% di non voti nel Consiglio comunale di Milano e così via. Diversamente si toglierebbe la possibilità alla stragrande maggioranza dei cittadini che hanno liberamente scelto di non dare deleghe in bianco ai politici, di essere rappresentata democraticamente.

Bisognerebbe, in sostanza, far sì che le singole intelligenze delle persone, dei cittadini, possano parlarsi, confrontarsi, approfondire, autogestirsi, attraverso il buonsenso tipico delle Agorà greca.
Sarebbe peraltro interessante che, progressivamente, si arrivasse ad abolire le elezioni stesse (come peraltro suggerito anche dall'intellettuale belga David Van Reybrouck, che ha scritto un saggio in merito edito in Italia da Feltrinelli, “Contro le elezioni”) e si favorisse la nascita di assemblee popolari estratte a sorte, fra tutti i cittadini compresi fra i 18 ed i 65 anni e di comitati popolari composti da chiunque voglia dire la sua ed incidere nella gestione del Paese sul modello, peraltro, del “Bilancio Partecipativo”, già attuato in numerosi Comuni italiani ed a Porto Alegre in Brasile.
Per la prima volta si permetterebbe così, dunque, alle singole intelligenze, di avere un posto all'interno del Parlamento, dei Consigli Regionali e Comunali. E dunque di costituire, via via, una base per una prima assunzione di responsabilità politica e civile da parte della cittadinanza attiva.
Questa, in sostanza, l'attuazione della vera democrazia.
E' chiaro che, per elevare le coscienze, ovvero per formare i cittadini alla vita civica e politica, sarebbe prioritaria ed utile la costituzione di scuole di formazione politica, culturale, spirituale ecc... totalmente gratuite ed accessibili a tutti. I partiti elettoralistici stessi – che perderebbero ogni loro funzione - e le loro Fondazioni potrebbero in questo senso essere riconvertiti in scuole di formazione politica sin da ora, peraltro.
Far cadere i vecchi steccati ideologici e formare le coscienze ad una auto-rappresentanza autogestita, appare dunque come la cosa più utile al fine di ripensare in senso sempre più democratico ed aperto il confronto pubblico che, in assenza di una rappresentanza diretta, civica e civile, rischia di deteriorarsi e nello sfociare in pericolose derive autoritarie o di piazza.
Ciò sembra ad ogni modo al momento non preoccupare mimimamente i politici tanto italiani quanto francesi che, con nemmeno il 50% di votanti, ritengono ad esempio che Marcon sia legittimato ad avere la maggioranza assoluta del Parlamento (sic !).
Ciò ci appare quantomeno azzardato e degno di profonda riflessione.

Luca Bagatin

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