venerdì 5 giugno 2020

Referendum costituzionale in Russia: comunisti e nazionalbolscevichi contro la riforma autoritaria di Putin. Articolo di Luca Bagatin

Il 1 luglio, in Russia, si terrà il referendum per l'adozione della modifica alla Costituzione introdotta nel 1993.
Si tratta della riforma voluta dal Presidente Vladimir Putin, volta a preservare il suo potere anche dopo la fine del suo mandato presidenziale, ovvero dopo il 2024.
La gran parte degli emendamenti presentati – già dalla fine del gennaio scorso - avevano ricevuto la forte opposizione di piazza in particolare dei nazionalbolscevichi di Altra Russia, il partito guidato dallo scrittore Eduard Limonov – scomparso nel marzo scorso - del Fronte della Sinistra e, alla Duma, del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), guidato da Gennady Zjuganov.
Prima dell'emerganza Covid 19, il referendum, si sarebbe dovuto tenere il 22 aprile.
Il Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), negli scorsi giorni, ha rimarcato la sua contrarietà alla riforma costituzionale, invitando gli elettori a votare contro.
Il Vicepresidente del Comitato centrale KPRF, Dmitri Nóvikov, in un comunicato ha infatti fatto presente che gli emendamenti voluti da Putin sono “solo una nuova edizione della Costituzione di Boris Eltsin (1993) e non hanno soddisfatto le speranze della società per cambiamenti più significativi”. Egli ha altresì aggiunto che “Non abbiamo votato per la Costituzione di Eltsin imposta nel 1993. Questo documento è coperto dal sangue dei difensori della Camera dei Soviet, da un'incendiaria guerra in Cecenia e dalle lacrime degli umiliati e derubati. Essa ha legittimato la privatizzazione da parte dei ladri, ha aperto le porte al pogrom sociale dell'economia, della medicina, della scienza, della cultura e dell'istruzione. In tutti questi anni, solo il nostro partito ha costantemente combattuto per una riforma della Costituzione basata sul principio: Dare potere e proprietà al popolo”.
I comunisti russi ritengono inoltre che “sia necessario costituire un governo di unità del popolo; nazionalizzare i settori chiave dell'economia; ripristinare la pianificazione strategica e tattica; imporre un budget di sviluppo; rilanciare scienza e cultura, istruzione e investire nell'assistenza sanitaria; rifiutare l'aumento dell'età pensionabile; sostenere le imprese pubbliche”.
Prima dell'emerganza Covid 19, come già accennato, anche il partito nazionalbolscevico “Altra Russia” si era espresso contro la riforma costituzionale, con manifestazioni di piazza, facendo ad ogni modo presente che, a loro avviso, nessun nuovo emendamento alla Costituzione avrebbe potuto comunque cambiare la situazione socioeconomica del Paese, fatta di ampie disparità sociali fra ricchi e poveri, né quello che in un comunicato definirono “regime politico di arbitrarietà burocratica di polizia istituito in Russia negli ultimi 30 anni”.
Secondo il Centro Levada, istituto di sondaggi indipendente russo, il 61% dei russi dovrebbe partecipare al referendum (il quorum richiesto per la sua validità è del 50%). I sostenitori del SI attualmente si attesterebbero al 44%, mentre i sostenitori del NO al 32%.
Ad ogni modo, ad oggi, i comunisti crescono nei sondaggi e nei consensi, mentre il governo liberal autoritario di Putin, vista anche l'emergenza Covid 19, gestita in modo piuttosto altalenante, rimane in caduta libera.

Luca Bagatin

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