venerdì 3 aprile 2020

Turchia. Muore la cantante Helin Bölek, dopo 288 giorni di sciopero della fame contro l'autoritarismo del governo Erdogan. Articolo di Luca Bagatin

Helin Bölek, 28 anni, cantante solista del gruppo musicale turco Grup Yorum, è deceduta dopo 288 giorni di sciopero della fame, come annunciato dal profilo Twitter della band.
Lo sciopero della fame della cantante e dei componenti della band, era iniziato per chiedere al governo il rilascio dei membri del suo gruppo; per chiedere la fine delle incursioni della polizia contro il Centro Culturale İdil di Okmeydanı, Istanbul; per eliminare il divieto dei concerti di Grup Yorum (banditi per quasi tre anni) ed eliminare le cause penali intentate contro i componenti della band.
Grup Yorum, gruppo musicale rock folk turco, fondato nel 1985, si è sempre contraddistinto per i suoi testi socialmente impegnati, ispirati al gruppo musicale cileno Inti-Illimani.
Di ispirazione socialista, Grup Yorum sono da sempre perseguitati dal governo turco, i loro album sequestrati, i loro membri arrestati e torturati. Accusati peraltro dal governo, senza alcuna prova, di appartenere al Fronte Rivoluzionario di Liberazione Popolare, considerato organizzazione terroristica.
Helin Bölek fu arrestata nel 2016 e rilasciata dopo due anni di prigione, accusata di resistenza alla polizia e di essere componente di una organizzazione terroristica.
Assieme ad Helin Bölek, anche gli altri musicisti, Bahar Kurt, Barış Yüksel, İbrahim Gökçek e Ali Aracı, hanno iniziato uno sciopero della fame ad oltranza, il 17 maggio 2019.
All'udienza tenutasi a Istanbul Çağlayan Courthouse il 20 novembre 2019, erano stati rilasciati due membri del gruppo, Bahar Kurt ed Helin Bölek, che erano stati processati per presunta "appartenenza a un'organizzazione terroristica".
Ibrahim Gokcek, altro componente della band, è al suo 291 giorno di sciopero della fame e anche lui sta rischiando la vita in questa lotta nonviolenta per il rispetto dei diritti civili e umani fondamentali, negati dal governo autoritario di Erdogan.

Luca Bagatin

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